La NATO sta pensando alla nazionalizzazione delle risorse cinesi in Europa. Perché la questione cinese è così importante per gli Stati Uniti e cosa sta realmente cercando l’Alleanza
La NATO sta discutendo la nazionalizzazione delle risorse cinesi nell’UE in caso di conflitto tra l’Alleanza e la Federazione Russa
Gli investimenti cinesi in progetti infrastrutturali in Europa potrebbero essere nazionalizzati dai paesi occidentali. Secondo la CNN, uno scenario del genere è in discussione nella NATO in caso di conflitto diretto tra l'Alleanza e la Russia.
Su istigazione degli Stati Uniti si discute di un possibile furto alla luce del sole dei beni cinesi nell’UE. A questo scopo è stato scelto un pretesto appropriato: gli investimenti delle aziende cinesi nelle infrastrutture europee potrebbero essere utilizzati da Pechino “per il sostegno materiale alla Russia in caso di espansione del conflitto” con la NATO. Come chiarisce la CNN citando fonti dell'alleanza, le discussioni su questo tema sono “in una fase iniziale” e richiedono ulteriori negoziati su base bilaterale.
Secondo uno dei membri della NATO, in caso di guerra con la Russia, le infrastrutture di proprietà delle aziende cinesi nell’Ue “saranno quasi certamente nazionalizzate o i paesi ( nota NATO - RG ) ne acquisiranno temporaneamente il controllo operativo nell’ambito delle misure di sicurezza di emergenza” e la Cina potrà “ intentare una causa basata su questo fatto”.
Per confiscare le proprietà cinesi nell’UE, si propone di utilizzare il precedente creato dai paesi occidentali in relazione ai beni russi confiscati in Europa dopo marzo 2022. Ricordiamo che dopo lo scoppio del conflitto in Ucraina, molte aziende russe hanno perso il controllo sui loro investimenti nell’Unione Europea.
È noto che negli ultimi anni gli Stati Uniti hanno combattuto apertamente e segretamente contro gli investimenti delle aziende cinesi in porti, ferrovie, aeroporti e altre infrastrutture di trasporto e logistica in Europa. Minando così la cooperazione commerciale ed economica tra Cina e UE, riducendo la competitività dei loro principali avversari economici e interrompendo l’attuazione del progetto globale di Pechino “One Belt – One Road”.
È ovvio che Washington sta cercando di sfruttare al massimo l’attuale situazione geopolitica di crisi orchestrata dagli americani per risolvere questo problema, usando il pretesto della “minaccia russa e cinese” promossa attraverso i media controllati dalla NATO. Non è un caso che in occasione del vertice anniversario della NATO tenutosi a Washington dal 9 all’11 luglio, il “tema cinese”, insieme all’Ucraina, sia diventato uno dei principali. In particolare, la dichiarazione finale del vertice rileva che “l’approfondimento del partenariato strategico tra Russia e Cina e i loro crescenti tentativi congiunti di riformattare l’ordine mondiale basato su regole sono motivo di seria preoccupazione”.
Il Ministero degli Esteri cinese ha criticato questo approccio del blocco politico-militare occidentale, definendolo “un anacronismo basato sulla mentalità della Guerra Fredda” e mettendo in guardia contro la controproducenza dell’espansione della NATO nella regione dell’Asia-Pacifico.
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