Lorenzo Piras
Il presidio-veglia alla fine ha avuto luogo.
Sotto il Palazzo di via Roma, proprio dove il 2 ottobre, sospinti dalla folla, i plichi con le quasi 211mila firme della legge di Pratobello erano stati consegnati alla segreteria del Consiglio regionale, gli attivisti della Rete e dei comitati arrivati dalla Gallura, da Uta e dall'Oristanese hanno manifestato durante tutta la giornata e nella notte appena trascorsa per favorire la discussione in Consiglio della proposta di iniziativa popolare.
Non è mancata un'iniziativa plateale: l'avvocato Michele Zuddas, che dagli albori della protesta ha sposato i principi della Pratobello 24, ha deciso di iniziare lo sciopero della fame.
La decisione
Il legale, che con il tempo è diventato una delle anime più attive del movimento popolare, ha reso pubblica la sua scelta "a sorpresa": «Con un cuore pesante ma pieno di determinazione, annuncio l'inizio di uno sciopero della fame, un gesto di protesta pacifica e profondo, che durerà fino all'approdo della legge di iniziativa popolare Pratobello 24 in Consiglio regionale», ha detto.
«Questa legge, sostenuta da 211mila firme, rappresenta non solo un progetto normativo, ma una vera e propria voce del popolo sardo contro la speculazione energetica che minaccia il nostro futuro e il nostro territorio».
I motivi
Il perché di questa decisione estrema è chiaro: «Il mancato riconoscimento del valore politico della Pratobello 24 da parte della presidente della Regione e l'assoluto disprezzo dei principi democratici che dovrebbero reggere qualsiasi legge di iniziativa popolare», ha aggiunto Zuddas.
«È inaccettabile che una questione così cruciale venga posta in secondo piano, mentre si privilegiano le imposizioni centraliste romane e il contestabile decreto Pichetto Fratin. La nostra voce merita di essere ascoltata. Le 211mila firme non sono solo numeri, ma testimonianze di una comunità che chiede giustizia, rispetto e la possibilità di determinare il proprio destino. Non possiamo e non dobbiamo permettere che le nostre speranze vengano soffocate sotto il peso di scelte politiche calate dall'alto. Con questo sciopero della fame non cerco solo di attirare l'attenzione sulla Pratobello 24: desidero anche rinnovare il nostro impegno collettivo per difendere i valori democratici, per affermare il potere della partecipazione popolare e per reclamare un futuro di libertà e autodeterminazione per la Sardegna. A distanza di un mese dalla consegna delle firme, la legge Pratobello 24 pare sia già dispersa nel Palazzo. Occorre alzare la voce e di sostenere questa causa che è di tutti i sardi».
I manifestanti
Tra i manifestanti non poteva mancare Maria Grazia Demontis, dei coordinamenti galluresi, tra le principali fautrici del movimento: «Il motivo profondo che ci ha portato qui a una veglia simbolica sotto il Palazzo è per dare un forte segnale di resistenza e di rispetto ai sostenitori della Pratobello che non possono manifestare il loro dissenso con noi magari per ragioni di lavoro», ha spiegato Demontis. «Non ci arrenderemo davanti alle meline della politica». Lapidario Davide Meloni, del comitato di Uta: «Con questa iniziativa sorveglieremo sulle sorti della Pratobello 24». Oggi dalle 16 sotto il Consiglio regionale sarà replicato il flash mob della croce di liberazione della Sardegna. Ad annunciarlo è Davide Fadda, del Presidio del popolo sardo del porto di Oristano. La mobilitazione ha ripreso la sua marcia.
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