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domenica 26 ottobre 2025

Draghi espone la UE e detta le linee politiche prospettiche guerrafondaie


Il discorso di Draghi tra le righe vi si afferma che, dopo la constatazione del fallimento più completo della UE nella politica economica , climatica e federale, bisogna sostenere le élite aziendali ( complesso industriale  militare) dei vari paesi che sono pronte all'evoluzione tecnologica nella produzione di armi, a cui bisogna dare enormi finanziamenti in modo abbondante affinchè  permetta loro di avanzare velocemente, verso la politica (del deep state) già esposta dalla portavoce UE  Ursula Von der Leyen, in prospettiva della guerra alla Russia, questo è quanto si legge dalle sue parole, e per questo è stato premiato, mostrandosi servo fedele delle oligarchie globaliste aschenazite khazariane
SaDefenza

IL DISCORSO DI MARIO DRAGHI IN SPAGNA :

«Oggi la prospettiva per l'Europa è tra le più difficili che io ricordi. Quasi ogni principio su cui si fonda l'Unione è sotto attacco. Il mondo intorno a noi è cambiato radicalmente, e l'Europa fatica a rispondere. Abbiamo costruito la nostra prosperità sull'apertura e sul multilateralismo: ora affrontiamo protezionismo e azioni unilaterali. Abbiamo creduto che la diplomazia potesse essere la base della nostra sicurezza: ora assistiamo al ritorno della potenza militare come strumento per affermare i propri interessi. 

Abbiamo promesso leadership nella responsabilità climatica: ora vediamo altri ritirarsi mentre noi sosteniamo costi crescenti. Dopo la grande crisi finanziaria e quella del debito sovrano, la Bce, anche grazie al suo mandato europeo, si è evoluta in un'istituzione più federale: è stata anche avviata l'unione bancaria. Ma da allora, le nostre sfide sono diventate sempre più complesse e ora richiedono un'azione comune da parte degli Stati membri. 

Da molti anni non abbiamo modificato la nostra governance. Oggi siamo una confederazione europea che semplicemente non riesce a far fronte a tali esigenze. Questo lascia responsabilità a livello nazionale che non possono più essere gestite efficacemente. E anche se volessimo trasferire più poteri all'Europa, questo modello non ci offre la legittimità democratica per farlo. Un nuovo federalismo pragmatico è quindi l'unica strada percorribile. 

Un federalismo basato su temi specifici, flessibile e capace di agire al di fuori dei meccanismi più lenti del processo decisionale dell'Ue. Sarebbe costruito da coalizioni di volenterosi attorno a interessi strategici condivisi. Immaginate Paesi con settori tecnologici forti che concordano su un regime comune che consenta alle loro imprese di crescere rapidamente. Nazioni con industrie della difesa avanzate che uniscono ricerca e sviluppo e finanziano appalti congiunti. 

Leader industriali che co-investono in settori critici come i semiconduttori, o in infrastrutture di rete che riducono i costi energetici. Questo federalismo pragmatico permetterebbe a chi ha maggiore ambizione di agire con la velocità, la scala e l'intensità delle altre potenze globali. E, fatto altrettanto importante, potrebbe contribuire a rinnovare lo slancio democratico dell'Europa stessa».

(Mario Draghi a Oviedo, in Spagna, ha ricevuto il Premio Princesa de Asturias per la Cooperazione internazionale)



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