Maurizio Blondet
26 Ottobre 2025
Roberto PECCHIOLI
Alcuni giorni fa l’ISTAT ha diffuso una non-notizia. Il periodico rapporto demografico sull’Italia segnala dati ancora più devastanti rispetto agli anni passati. Il calo delle nascite segna un altro primato negativo: meno 6,3 per cento di nuovi italiani rispetto alle risultanze drammatiche del 2024, a loro volta peggiori di quelle degli anni precedenti. E’ in atto l’estinzione del nostro popolo. Sino a pochi anni fa la pubblicazione dei dati eraaccompagnata dall’indifferenza; ora siamo allo stadio dello stupore. Ridicolo, insopportabile segno di incoscienza e irresponsabilità. Sorpresa- falsa, falsissima- come se il tracollo demografico, la volontà di non avere figli, quindi eredi, successori, non fosse l’esito inevitabile di una processo culturale e politico coltivato per decenni.
L’Italia e l’Europa, e il mondo centrato sull’individualismo – non fa figli e il potere non
vuole genitori. Da quasi mezzo secolo ripetono che avere figli è una scelta personale, libera,
non dovuta. Promuovono ogni causa nemica delle nascite, dall’aborto libero e gratuito alla
contraccezione farmacologica sino a modelli di vita egoistici, fondati sul breve termine, sul
successo individuale, sulla vita come vacanza, sul disimpegno, l’irresponsabilità, il
consumo immediato, sui “diritti”, poi fingono meraviglia se i popoli si comportano
esattamente come è stato loro insegnato.
La novità, nell’anno di grazia 2025, è che al coro stavolta si è unita parte della politica di
sinistra. Improvvisamente si sono accorti non che è importante la sopravvivenza della
nostra nazione – parola e concetto che aborrono- ma che la denatalità nuoce al sistema
pensionistico al collasso e all’istruzione che non sa più chi istruire. Non che l’altra metà del
cielo politico faccia meglio: schiava dell’individualismo liberale, ha negato il problema per
anni e oggi non sa affrontarlo per subalternità culturale e per non dispiacere i suoi
padroni: vorrei, ma non posso. I fatti , però, valgono più di ogni argomento: una coppia
con figli paga più tasse, ha meno libertà, non gode di diritti sociali, tanto meno di prestigio.
E’ una minoranza folcloristica nella civilizzazione in frantumi che idolatra l’individuo senza
legami.
La maternità è una catena che immobilizza le donne, la paternità è ridotta a bancomat.
Tutti invocano più asili, più strutture sociali, perfino (timide) misure fiscali favorevoli a chi
ha figli. E’ giusto e a lungo termine dà qualche risultato, ma è il modo sbagliato,
gelidamente materiale, di affrontare il problema, nientemeno che la persistenza biologica,
storica, culturale della nostra gente.
Prima hanno ucciso la famiglia e irriso il ruolo di padre e madre, considerato i figli un fardello da evitare in nome della realizzazione personale, della liberazione da ogni vincolo, dalla responsabilità. Poi arrivano i numeri e chi ha appiccato l’incendio ( tre generazioni, ormai!) piange lacrime di coccodrillo.
Come se la causa della denatalità fosse misteriosa, un destino cinico e baro. Come se non
avessero trascorso decenni a demonizzare la famiglia, i ruoli genitoriali, il sacrificio e la
fatica. Grida al disastro demografico chi ha promosso e applaudito ogni passo della
dissoluzione della comunità e dello spappolamento della società. Precarizzazione del
lavoro, sradicamento dai luoghi e dalla cultura di origine, culto della carriera, infantilizzazione, narcisismo centrato sull’Io– minimo e insieme ipertrofico-demonizzazione del ruolo genitoriale. Mettere su famiglia non è più un’ aspirazione.
L’idea stessa è derisa, considerata la sconfitta delle ambizioni, dei sogni, dei piaceri e dei desideri.
Chiedersi perché non nascano più bambini dimostra stupidità . La crisi non è biologica, è
ideologica-culturale. Il modello vincente è il soggetto isolato dipendente dal successo, dal
denaro, nomade dei desideri e della vita, alla ricerca di effimeri piaceri, nemico degli
impegni di lungo periodo.
Una vecchia pubblicità diceva che un diamante è per sempre. Anche un figlio, ma a
differenza del minerale prezioso non si può rivendere o custodire in cassaforte. Tutto ciò
che è “per sempre” è aborrito dall’homo occidentalis senza padri e senza eredi. Ovvio che
abbia costruito una società che punisce chi genera altri esseri umani. Parlano h.24 di
inclusione, ma escludono la maternità dal mondo del lavoro; celebrano la libertà sessuale
ma odiano la sua conseguenza naturale, la nascita di nuove vite. Forse per questo
preferiscono l’inversione sterile e mettono a disposizione ogni mezzo che eviti la temuta
conseguenza del mettere al mondo i propri figli.
I demografi si accorgono ormai anche della “carenza di potenziali genitori”. Non è loro
compito scoprire il perché. Lo sanno i semplici, le persone normali. La nonna di chi scrive,
nata alla fine dell’Ottocento, ultraottantenne, osservando i primi segnali del fenomeno, si
chiedeva: ma chi manderà avanti il mondo, se non fate figli? Siamo un popolo e una
civilizzazione stremata che non crede più nel futuro. Quindi smette di generare, in senso
biologico innanzitutto, e poi spirituale, culturale, di inventiva, di voglia di vivere. Un’epoca
di passioni tristi, un vuoto sterile che sgomenta chi ha vissuto l’epoca precedente. Un
mondo vecchio non solo anagraficamente, che finge dispiacere per le culle vuote
continuando a praticare la cultura che le ha svuotate.
Perché, si chiede ciascuno, dovrei avere figli proprio io? Ci pensi qualcun altro, io devo
pensare al successo, al fine settimana, alle vacanze esotiche, a cambiare partner per
provare emozioni nuove. Compro un cane ed ecco risolto il problema dell’affettività.
Impegna meno, campa meno. Molti sono stati persuasi da una propaganda battente che
l’uomo è il cancro del pianeta. Inquina, produce anidride carbonica, distrugge la natura:
meglio non procreare. Incultura di morte, nichilismo gaio. Se proprio mi innamoro, meglio
una convivenza provvisoria, senza impegni. Tutto passa in fretta nella società liquida,
anche l’amore, spesso scambiato per passione o attrazione. E se mi nasce un figlio, mica lo
posso buttare via. Meglio evitare o abortire. Chi ha eroicamente un figlio, spesso non può
permettersi il secondo o il terzo – Dio ci scampi- perché mancano i soldi, perché la casa è
troppo piccola, il lavoro è a tempo determinato. Non ci ricordiamo che prima, nel buio
passato, un padre manteneva la famiglia con uno stipendio e spesso si riusciva anche ad
andare in vacanza. Non alle Seychelles o a Cortina, ma nei mille luoghi bellissimi vicini alle
nostre città.
Chi domina il mondo ha deciso che siamo troppi e vuole abbattere a miliardi (!!!) i capi di
umanità eccedenti. Lo dicono tranquillamente gestori di fondi economico-finanziari (Larry
Fink di Black Rock, oligarchi della tecnologia (Bill Gates) intellettuali di servizio (Yuval
Harari). Quindi, perché preoccuparsi se non nascono bambini ? E’ un vantaggio, è il
mondo di domani. Artificiale, transumano, cioè antiumano. Perché riprodurci se siamo la
metastasi del pianeta? Perché avere figli, se impedisce la settimana bianca, svuota il
portafogli , intralcia carriera, piaceri, libertà, se produce doveri nel tempo dei diritti, se
vincola per sempre a un essere pieno di pretese che ci chiama papà o mamma, genitore 1 e
2? Perché inquietarsi per le statistiche? Se il sistema pensionistico traballa e quello
economico ha bisogno di braccia e cervelli, basta importare esseri umani adulti dal resto
del mondo. Problema risolto. Meglio ancora, sostituire la nostra nazione e gran parte
dell’umanità con robot e macchine dirette dall’Intelligenza Artificiale. Saremo più ricchi,
più comodi e non staremo più stretti. Oops, saranno più ricchi (Fink, Gates e gli altri
oligarchi) saranno più comodi , staranno più larghi. Gran parte di noi verrà eliminata.
Senza figli, della nostra assenza non si accorgerà nessuno.
Nota di Blondet:
Quando nacqui nel 1944, in piena guerra, mia madre aveva 20 anni e mio padre 23. Abitavano a Gorla, presso Sesto San Giovanni zona industriale densa e perciò sotto i bombardamenti USA che fecero strage di bambini nella locale scuola. e infatti di lì a poco sarebbero stati senza tetto e abitato per anni in una stanza requisita in una villetta la cui proprietaria era in Austria…Lavoravano in una impresa industriale militare gestita temporaneamente dalla SS il cui proprietario, Rag Peghetti, sarebbe stato ucciso dai partigiani rossi in quanto “fascista” mentre era a letto, la Repubblica Sociale finiva e la “resistenza” trionfava in questo modo.
Se fossi stato adulto allora, avrei sconsigliato papà e mamma di fare figli.. ma no n si sarei stato.

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