Di Mariella Camedda
La guerra non è dei Popoli e non è per i Popoli.
Non sono i Popoli a tracciare confini, innalzare muraglie, stabilire frontiere, creare dogane, implementare passaporti.
Non è il colore della tua pelle, la lingua che parli, la religione che professi, il cibo che mangi a fare di te un mio nemico.
Queste semplici considerazioni, che certo tutti condividiamo, sono la struttura della realtà, del nostro vivere quotidiano per le strade delle città, dentro i negozi, nelle nostre stesse famiglie dove tuo figlio magari lavora in Cina, o in Spagna o in Lituania. Dove tua figlia... magari ....ha il marito americano, o moldavo, o estone e i tuoi bellissimi nipotini hanno la pelle di un altro colore.
Ecco allora che la guerra appare per ciò che realmente è: ossia un altro tassello di quell'infame progetto che vuole i popoli divisi, terrorizzati, immiseriti, indeboliti, malati, insomma funzionali alla stabilità di questo potere sovrastante. Chiamatelo liberismo, globalismo, neocolonialismo economico-culturale..... il fine non cambia. Nel mondo in cui viviamo, generato da quella che Gramsci definì "egemonia liberale", dominato dal controllo totale, dal "grande fratello" che tutto vede e tutto giudica, il pensiero liberale maschera la vera natura totalitaria e repressiva di queste forme di governo che nulla hanno a che fare con la volontà dei popoli e la richiesta di democratica, pacifica convivenza.
E poiché il fine giustifica i mezzi tutto è lecito. Trincee, bombe, virus, vaccini poco importa. Sono tutti figli della stessa volontà: quella che ti vuole eternamente impaurito, destabilizzato, senza identità sociale, culturale, storica; che ti vuole prono ad ogni nuovo diktat che riguardi la salute, la società, il cibo, il sesso, la politica internazionale......Il pensiero dominante richiede "obbedienza" e il dovere di immolarsi al "democratico" bene comune. Per il bene comune devi perdere i tuoi diritti, dimenticare le tue origini, rinnegare la tua stessa natura fisica, consacrarti al dogma supremo della scienza. Per il bene della terra devi smettere di produrre, di muoverti, di mangiare cibo vero. Per il bene delle nazioni devi accettare senza discussioni il paradigma che le guerre e i bombardamenti siano l'inevitabile tramite della pace.
Da anni la stessa matrice promuove i conflitti a cui impotenti continuiamo ad assistere, da anni origina e giustifica l'infamia delle guerre traendo profitto da tutto ciò che ne consegue. Che si tratti delle multinazionali delle armi o delle big pharma farmaceutiche, come già detto, il fine non muta. Depopolamento, impoverimento, precarietà strutturale ed economica. E se nel gioco infame uno dei mezzi comincia a perdere di efficacia, necessariamente ricorrere ad un altro, inasprendolo fino a rasentare la follia, è per questo sistema, inevitabile. Infatti, in questi ultimi tre anni la follia che ha percorso la nostra vita non ha paragoni storici, così come folle è l'escalation di un conflitto che non trova alcuna giustificazione se non nella arrogante e sovversiva volontà di una élite, perversa e immorale, che tira i fili delle strutture internazionali che governano l'intero occidente.
Far fronte comune contro la guerra, contro il tentativo di accendere un nuovo conflitto mondiale, significa far fronte comune per salvare l'esistenza del genere umano tutto. Significa avere la consapevolezza di essere chiamati a combattere per il diritto ad una vita degna di essere vissuta per noi, i nostri figli e le generazioni a venire.
La guerra non è dei Popoli e non è per i Popoli.
Non sono i Popoli a tracciare confini, innalzare muraglie, stabilire frontiere, creare dogane, implementare passaporti.
Non è il colore della tua pelle, la lingua che parli, la religione che professi, il cibo che mangi a fare di te un mio nemico.
Queste semplici considerazioni, che certo tutti condividiamo, sono la struttura della realtà, del nostro vivere quotidiano per le strade delle città, dentro i negozi, nelle nostre stesse famiglie dove tuo figlio magari lavora in Cina, o in Spagna o in Lituania. Dove tua figlia... magari ....ha il marito americano, o moldavo, o estone e i tuoi bellissimi nipotini hanno la pelle di un altro colore.
Ecco allora che la guerra appare per ciò che realmente è: ossia un altro tassello di quell'infame progetto che vuole i popoli divisi, terrorizzati, immiseriti, indeboliti, malati, insomma funzionali alla stabilità di questo potere sovrastante. Chiamatelo liberismo, globalismo, neocolonialismo economico-culturale..... il fine non cambia. Nel mondo in cui viviamo, generato da quella che Gramsci definì "egemonia liberale", dominato dal controllo totale, dal "grande fratello" che tutto vede e tutto giudica, il pensiero liberale maschera la vera natura totalitaria e repressiva di queste forme di governo che nulla hanno a che fare con la volontà dei popoli e la richiesta di democratica, pacifica convivenza.
E poiché il fine giustifica i mezzi tutto è lecito. Trincee, bombe, virus, vaccini poco importa. Sono tutti figli della stessa volontà: quella che ti vuole eternamente impaurito, destabilizzato, senza identità sociale, culturale, storica; che ti vuole prono ad ogni nuovo diktat che riguardi la salute, la società, il cibo, il sesso, la politica internazionale......Il pensiero dominante richiede "obbedienza" e il dovere di immolarsi al "democratico" bene comune. Per il bene comune devi perdere i tuoi diritti, dimenticare le tue origini, rinnegare la tua stessa natura fisica, consacrarti al dogma supremo della scienza. Per il bene della terra devi smettere di produrre, di muoverti, di mangiare cibo vero. Per il bene delle nazioni devi accettare senza discussioni il paradigma che le guerre e i bombardamenti siano l'inevitabile tramite della pace.
Da anni la stessa matrice promuove i conflitti a cui impotenti continuiamo ad assistere, da anni origina e giustifica l'infamia delle guerre traendo profitto da tutto ciò che ne consegue. Che si tratti delle multinazionali delle armi o delle big pharma farmaceutiche, come già detto, il fine non muta. Depopolamento, impoverimento, precarietà strutturale ed economica. E se nel gioco infame uno dei mezzi comincia a perdere di efficacia, necessariamente ricorrere ad un altro, inasprendolo fino a rasentare la follia, è per questo sistema, inevitabile. Infatti, in questi ultimi tre anni la follia che ha percorso la nostra vita non ha paragoni storici, così come folle è l'escalation di un conflitto che non trova alcuna giustificazione se non nella arrogante e sovversiva volontà di una élite, perversa e immorale, che tira i fili delle strutture internazionali che governano l'intero occidente.
Far fronte comune contro la guerra, contro il tentativo di accendere un nuovo conflitto mondiale, significa far fronte comune per salvare l'esistenza del genere umano tutto. Significa avere la consapevolezza di essere chiamati a combattere per il diritto ad una vita degna di essere vissuta per noi, i nostri figli e le generazioni a venire.
La matrice.
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