Di Mariella Camedda
Prodromo di una morte annunciata:
La Sanità Pubblica
Anni cinquanta: l’Italia, devastata dai bombardamenti alleati, si avvia alla ricostruzione. Un progetto difficile, forse irraggiungibile. Eppure, dagli anni cinquanta in poi, è l’Italia con Enrico Mattei e l’ENI a collocarsi in prima fila nel campo della ricerca energetica internazionale. Grazie a figure come Felice Ippolito è tra i primi tre paesi al mondo nel campo del nucleare civile e con l’industria di Olivetti e il suo brillante ingegnere Mario Tchou, di origini italo cinesi, costruiamo il primo computer da tavola.
Allo stesso tempo, a livello sanitario, con Domenico Marotta, chimico e scienziato italiano, direttore dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) dal 1935 al 1961, l’Italia realizzerà un Istituto Sanitario Nazionale che addirittura attira i premi Nobel della Pace.
Destini singolari e a cui la Storia darà singolari incroci:
<<Perché Mattei verrà ucciso in un cosiddetto incidente aereo, Olivetti morirà improvvisamente mentre in treno viaggia verso la Svizzera, Mario Tchou, il dominus di tutto il settore elettronico dell’Olivetti, morirà in un incidente stradale, mentre Ippolito e Marotta verranno spazzati via da inchieste giudiziarie che poi si riveleranno essere assolutamente destituite di fondamento.>> (Gianfranco Peroncini-L’omicidio di Enrico Mattei)La strada per il declino era stata forzatamente tracciata e, di fatto, mai arrestata.
E’ cosi che, nell’ultimo ventennio abbiamo assistito, o meglio vissuto, all’inesorabile degradarsi di un servizio sociale, di quell’inestimabile bene comune che era il nostro Servizio Sanitario. Colpito con precisione chirurgica, al di là degli schieramenti al Governo, da tagli, restrizioni, chiusure variamente giustificate e caldeggiate con ogni mezzo e trappola propagandistica, spacciate come ineluttabili ad una pubblica opinione resa colpevole di chiedere un “diritto ad alto costo”, “un lusso”.
Destrutturata, impoverita in quantità e qualità, al fine di giustificare il dirottamento verso le “più efficienti strutture private”, la Sanità pubblica affronta oggi, alla luce di questi ultimi anni, un evidente e quanto mai drammatico ulteriore pericolo.
Ossia quello di aver perso di vista la sua stessa cometa: il RISPETTO DELLA PERSONA UMANA.
Di praticare una POLITICA SANITARIA che ha, da tempo, disconosciuto il suo fine primario: nello specifico operare per assicurare e una “DEGNA VITA”, e una COMPASSIONEVOLE e DEGNA MORTE, a tutti i cittadini al di là delle condizioni sociali, economiche, culturali, religiose.
Una POLITICA SANITARIA che non è frutto delle esigenze del territorio e dei suoi abitanti, ma di direttive imposte da Organizzazioni sovranazionali. Organizzazioni che, come abbiamo constatato anche in questi ultimi anni, tengono in pugno gli stessi Governi; governi e governanti ormai incapaci di esprimere e di far valere una qualsiasi legittima forma di “tutela” anche di fronte alla chiusura di strutture, ambulatori, ospedali, alla cronica carenza di personale in tutto il comparto, al progressivo smantellamento dell’assistenza medica di base e agli ormai evidenti ed insostenibili disagi a cui i cittadini sono sottoposti; pensiamo a quanti hanno a che fare con patologie croniche o necessitano dell’assistenza domiciliare, un vergognoso quotidiano calvario.
Una POLITICA SANITARIA che, disconoscendo la dimensione umana e caritatevole della professione medica, è diventata pratica di protocolli e di cartelli definiti “Piani Nazionali”.
Ultimo fra tutti, il PIANO NAZIONALE DI PREVENZIONE VACCINALE 2023/2025, e relativo Calendario nazionale di vaccinazione (PNPV), che nel completo silenzio dei media e della cosiddetta comunità scientifica, dei medici e degli stessi pediatri, è oggi al tavolo delle Regioni in vista della sua prossima approvazione in sede della Conferenza Stato-Regioni.
Sa Defenza, gruppo di cittadini attivo sul territorio, ha infranto questo muro di omertà e levato la sua voce, dando vita ad un documento portato all’attenzione di tutti gli Enti e gli organismi coinvolti, allo stesso Governo e, naturalmente, all’Assessore alla salute della Sardegna, prof. Carlo Doria. Documento che raccoglie, documentandole appunto, le criticità etiche, giuridiche, scientifiche di questo Piano.
<<Come individui, cittadini, genitori noi de Sa Defenza - dichiara Valter Erriu portavoce del gruppo, - con il documento e la relativa richiesta di un tavolo d’incontro e la nostra chiamata a raccolta dei cittadini, sia presso la sede dell’Assessorato, sia presso il Tribunale vogliamo affermare che la Sanità, in quanto bene pubblico, non può ridursi a politiche finalizzate alla realizzazione e al mantenimento di un Piano Vaccinale, di cui, inoltre, a tutt’oggi, nonostante fosse previsto dalla stesse legge 119, la cosiddetta legge Lorenzin, non è stato effettuato alcun controllo sui reali benefici; un Piano dicevo espressione di Enti non elettivi, sovranazionali, finanziati in maggioranza da organismi privati in grave conflitto di interesse.>>Come dargli torto. Un nome per tutti l’OMS. Gran parte dei finanziamenti dell’OMS, infatti, attraverso il meccanismo del partenariato privato, vengono da sponsor e aziende che sulla SALUTE fanno business e che quindi, ovviamente, decidono come verranno utilizzati i lori soldi. La Fondazione Gates, per esempio, la Bill e Melinda Gates Foundation, secondo sponsor in assoluto, e la Gavi anch’essa una creatura costituita nel 2000 dal nostro ben noto filantropo e divenuta nel 2011 Cooperazione pubblico-privata per le vaccinazioni, che ne è il quarto finanziatore. Questo da un punto di vista puramente formale. In realtà, approfondendo i legami fra le varie associazioni, corporazioni, fondazioni emerge un vero e proprio “cartello” di oltre un miliardo di dollari all’anno, che vede il filantropo per eccezione, Bill Gates appunto, con i suoi coinvolgimenti in GAVI, CEPI*, UNICEF, ROTARY, al fine, il vero e unico “contribuente”.
Appare evidente, dunque, quale e quanta possa essere l’influenza di questi soggetti sulle materie, sulle decisioni e di conseguenza sulle azioni dello stesso OMS. Come l’Agenda di Vaccinazione Universale, la ricordate? Quella di cui l’Italia è diventata paese capofila con l’allora Ministro alla salute, la Lorezin. Fu lei nel 2014, sulla spinta della presidenza Obama, a sottoscriverla svendendo un intero popolo ad un progetto che nulla ha a che fare con la salute pubblica; un progetto che abbraccia la vaccinazione di massa, eletta a panacea di ogni male, programmandone la graduale applicazione attraverso strategie politiche, sociali, economiche. Un progetto portato avanti alacremente, manipolando l’opinione pubblica, influenzando e dirigendo le figure a vario titolo coinvolte. Ordine dei medici, associazioni, laboratori di ricerca, istituzione scolastiche, università, enti di formazione e aggiornamento, mezzi di informazione e così via. Niente è stato lasciato al caso.
Dalla Legge 119 del 2017, conosciuta come la legge Lorenzin, relativa all’imposizione dei 10 vaccini pediatrici, purtroppo, nulla sembra essere cambiato, nulla sembra essere avvenuto e nulla sembra essere messo in discussione. Infatti, anche questo nuovo Piano segue, senza se e senza ma, l’Agenda tracciata dall’OMS e fa tesoro, senza minimamente metterlo in discussione, del parere del Comitato Nazionale per la Bioetica.
Guarda caso, anche questo un organo, fondato nel ’90 dall’allora Presidente del Consiglio, con funzioni di consulenza e totalmente sfuggente, sia per mansioni sia per nomine, al controllo pubblico. Senza considerare che il parere in questione risale ad un documento del 2015.
Giova allo stesso tempo ricordare che, l’OMS è stato concepito per servire i Paesi quale organo di consulenza e non per dare loro istruzioni e vincolarne le decisioni, usurpandone a tutti gli effetti le legittime sovranità e come un tempo, la sovranità individuale e i diritti umani, erano concetti fondanti della salute pubblica, comunemente esercitati attraverso rappresentati eletti e conservando i diritti inalienabili della persona nelle decisioni sul proprio corpo.
E’ il momento dunque, raccogliendo il richiamo di Sa Defenza, di levare la nostra voce, la voce di un intero popolo, affinché le risposte della Sanità Pubblica tornino a dipendere interamente dai valori e dalle priorità della popolazione, non da organismi stranieri, dai funzionari messi a capo o dai loro designati totalmente svincolati dal controllo dei cittadini e soggetti a conflitti di interesse, influenza e pregiudizio.
Nota
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File: Coalition for Epidemic Preparedness Innovations (2017, Davos)
Coalizione per le innovazioni nella preparazione alle epidemie
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File originale (1 200 × 800 pixel, dimensione del file: 175 KB, tipo MIME: image/jpeg)
English: Launch of the Coalition for Epidemic Preparedness Innovations, CEPI in 2017 at the World Economic Forum in Davos, Switzerland.
Data 17 gennaio 2017
Fonte https://panoramaglobal.org/tag/cepi/
Autore Ciaran McCrickard
La Coalizione per le innovazioni nella preparazione alle epidemie (in inglese Coalition for Epidemic Preparedness Innovations, CEPI) è una fondazione che raccoglie donazioni da organizzazioni pubbliche, private, filantropiche e dalla società civile, per finanziare progetti di ricerca indipendenti per sviluppare vaccini contro le malattie infettive emergenti (EID).[3][4]
Il CEPI si concentra sulle malattie prioritarie dell'Organizzazione mondiale della sanità (OMS), che includono: il coronavirus correlato alla sindrome respiratoria del Medio Oriente (MERS-CoV), il coronavirus 2 della sindrome respiratoria acuta grave (SARS-CoV-2), il virus Nipah, il virus della febbre di Lassa e il virus della febbre della Rift Valley, nonché il virus Chikungunya e l'ipotetico agente patogeno sconosciuto Malattia X.[5][4] Gli investimenti della CEPI richiedono anche un equo accesso ai vaccini durante le epidemie [6] nonostante i successivi cambiamenti della politica CEPI potrebbero aver compromesso questi criteri.[7]
Il CEPI è stato concepito nel 2015 e lanciato ufficialmente nel 2017 al World Economic Forum (WEF) di Davos, in Svizzera. È stato co-fondato e cofinanziato con 460 milioni di dollari dalla Bill and Melinda Gates Foundation, dal Wellcome Trust [2] e da un consorzio di nazioni composto da India,[1] Germania, Giappone e Norvegia, a cui l'Unione Europea (nel 2019) e Regno Unito (nel 2020) si sono successivamente uniti.[2] Il CEPI ha sede a Oslo in Norvegia.]
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