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martedì 6 giugno 2023

La libertà, uno spazio che lo stato non deve violare

Testo di MarianoAbis

La libertà è come la verità, non ha colori.

Affinchè il sogno di libertà non possa mai avverarsi, fetension spinge la gente a colorala, ora di rosso, ora di bianco, ora di nero.

La eterna logica del dividi e impera.
Chi si è destato dal loro sonno indotto sa che la libertà fa rima con verità, entrambe non hanno colori.
L'unico sentiero irto, pietroso e montagnoso, oltre che pericoloso, quello che ci piace percorrere, è quello che porta alla piena libertà, tutti gli altri sentieri sono strade di pianura adatti a ignavi sfigati perdenti e senza ambizioni. 

Noi siamo uomini e donne nati liberi, e liberi restiamo nella mente anche se ci presentano catene travestite da rassicuranti concessioni coloniali, zonafranchismi o autonomismi.

Quelle concessioni accontentano solo i servi che ottengono vantaggi dal colonizzatore, o chi ha rinunciato a ragionare, o chi appena viene liberato cerca subito un altro padrone.

Ci sono le cosiddette elite, e poi ci siamo noi, le elite popolari, quelli che si sono informati e che sanno come agire.


E se per un momento ho dato credito alla frase di un mio consorte, uno che condivide la sua sorte con la mia e con quella di tutto un gruppo, quando le oligarchie agiscono in maniera incomprensibile, allora tutte le mie certezze subiscono un duro contraccolpo.

Come quando le loro azioni sembrano dettate dal caso, come i numeri del bingo che ci illudiamo siano estratti a casaccio.

E quando certe azioni dei fetenti sono particolarmente inspiegabili, allora cerco di interpellarlo per capire se le sue impressioni sono in sintonia con quello che resta del mio nebuloso pensiero.

Certamente, non tutto quello che i fetenti ci comunicano è reale, ma bisogna dire che pur dall'alto della loro malvagità si comportano sempre in maniera onorevole, ci avvisano sempre delle porcherie che faranno.

Domani, o tra un mese, o tra vent'anni.

A loro basta che non entriamo in competizione con loro nello sfruttare il pianeta, che lavoriamo gratis per la loro moneta, ci consentono di consumare i loro prodotti che generalmente sono nocivi o plagianti, e che da bravi cittadini ogni cinque anni andiamo a votare i loro tirapiedi.

E stiamo bene nella nostra casa che nostra non è, protetti si, ma prestando attenzione alle grida esterne dei mostri che ci invitano a restare rintanati, e se qualche coraggioso esce di casa per diventare cacciatore spesso si ritrova a ricoprire il ruolo della preda.

E molto spesso chi ci da la caccia non è necessariamente il sistema, ma è proprio quel sottomesso che ci riproponiamo di favorire.

Lo stato, o il sistema che dir si voglia, ha stabilito le regole che ci impediscono di competere e affermare convintamente e concretamente che "io sono nato libero".
E allora non abbiamo altra strada da percorrere che quella di invertire i ruoli, da ora in poi il sistema lo creiamo noi, ci ritagliamo uno spazio che lo stato non deve violare.

Quello spazio di libertà lo chiameremo Natzioni Sardinnia, e sarà uno spazio inviolabile.

Da ora in poi i numeri li estraiamo noi, senza filtri e senza sotterfugi.


 

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