martedì 10 settembre 2013

TRIVELLAZIONI GAS: ATTENZIONE AL PROGETTO ELEONORA, CHI C'E' DIETRO QUESTO "PROGETTO" E COSA COMPORTA LA SUA ATTUAZIONE?

TRIVELLAZIONI GAS: ATTENZIONE AL PROGETTO ELEONORA, CHI C'E' DIETRO QUESTO "PROGETTO" E COSA COMPORTA PER LA NOSTRA TERRA LA SUA ATTUAZIONE?

La situazione politico economica sarda versa nel degrado, a motivo di una esacerbata classe politica incapace di gestire l'esistente e incapace di progettare futuro,  questi politicanti sono disattenti alla politica estera, e possono per  motivi di partito cadere nella trappola nepotista, e sostenere le esigenze delle  multinazionali petrolifere e delle tecnologie deturpanti dell'ambiente;

Abbiamo sentore che lo schieramento del commissario europeo del PdL Tajani, svegliatosi dopo un torpore decennale nel parlamento EU, si schiera improvvisamente a favore del fraking , che sia un sostegno alla  progetto di politica invasiva del nostro territorio attuata dalla SARAS con il Progetto Eleonora? Lo vedremo.

Il commissario europeo Antonio Tajani, dopo aver dormito per due decenni nel parlamento d'Europa, si risveglia e dichiara al Daily Telegraph: "siamo di fronte ad un massacro industriale sistemico" da parte di chi?  dell'Europa nei confronti dell'Italia e dei paesi del sud Europa; Tajani (chiediamoci al servizio di quale registro paga è, per fare queste dichiarazioni pro fraking? ndr) ha avvertito che la corsa donchisciottesca in Europa per le energie rinnovabili  spinge i costi dell'energia elettrica a livelli insostenibili, lasciando in difficoltà competitiva l'Europa nei confronti dell'America,  la quale si avvantaggia della rivoluzione del fraking  di scisto bituminoso, favorendo la riduzione dei prezzi del gas naturale negli Stati Uniti  dell'80%.

"Sono a favore di una agenda del giorno verde, ma questa non può essere  un atto irremovibile quasi fosse una religione. Abbiamo bisogno di una nuova politica energetica. Dobbiamo smettere di fingere, perché non siamo in grado di sacrificare l'industria europea per obiettivi climatici che non sono realistici, e non vengono applicati in tutto il mondo ",  ha detto Tajani al Daily T. durante il Forum Ambrosetti dei responsabili delle politiche globali presso Villa D'Este sul Lago di Como. 

la SARAS è,  sicuramente beneficiaria delle dichiarazioni del Kommissario Tajani, la maggiore situazione industriale sarda, già ora non  rispetta l'ambiente e il territorio che la ospita, figuriamoci poi se le danno le autorizzazioni di fraking , già ora non è soggetta alle naturali leggi dello scambio  paritario, come necessità è dovuta una condizione di servitù come quella cui siamo sottoposti, e dopo?   

Partiamo da questo dato esposto da Tajani durante i lavori al Forum Ambrosetti a Villa d'Este il 6-7-8 cm 013, per lanciare un SOS forte ai politici sardi se interessati a salvaguardare la nostra SARDINYA da progetti insensati e nefasti dello status benefico che esiste nella nostra terra, di darsi da fare e agire per non far dare queste autorizzazioni allo scempio.

Chi deve controllare siffatta azienda, le alleanze da essa stipulate e con chi, i progetti che idea?
Noi pensiamo che questo scopo sia insito nel compito del governo della regione (RAS) in quanto regione autonoma e legislatrice, deve avere sotto controllo il territorio conoscerne le problematiche e attribuirne i diritti e doveri a chi vi staziona, soggiorna o abita stabilmente.

La SARAS in quanto industria petrolifera deve essere soggetta alla legge sulla tutela dell'ambiente e del lavoro e la produzione di agenti nocivi per la salute pubblica e a tutti quegli agenti correlati al rispetto del territorio nel suo stato di soggiorno a tempo determinato nel Paese.

E' inaccettabile che una multinazionale petrolifera, stante alla partnership con la Rosneft e associate, possa agire indisturbata nel saggiare il territorio sardo senza che abbia una barriera tecnico-morale accettabile allo sfruttamento delle materie prime del sottosuolo sardo; 


il fracking come funziona dopo la trivellazione
Abbiamo una vasta casistica del fraking, la fratturazione, detta in inglese frack job (o frac job), viene eseguita dopo una trivellazione entro una formazione di roccia contenente idrocarburi, per aumentarne la permeabilità al fine di migliorare la produzione del petrolio o del gas da argille contenuti nel giacimento e incrementarne il tasso di recupero.

Abbiamo testimonianze e prove che l'uso di questa tecnologia è deleteria e pericolosa per il territorio ove essa viene usata. 
Un singolo pozzo per le acque di scarico legate all’attività di fracking per l’estrazione dello shale gas avrebbe provocato ben 167 terremoti nei dintorni di Youngstown, in Ohio, nel corso di un solo anno di attività.A sostenerlo è uno studio, appena pubblicato sul Journal of Geophysical Research, realizzato da Won-Young Kim, ricercatore presso la Columbia University. Spiega lo studioso:
I recenti terremoti nella regione di Youngstown, Ohio, sono stati indotti dalle iniezioni di fluido in un profondo pozzo di iniezione. La causa è l’aumento della pressione lungo le faglie sotterranee preesistenti situate nelle vicinanze del pozzo stesso.

Ecco l'opposizione sensata e dovuta del popolo sardo,  al progetto Saras chiamato Eleonora.

Sa Defenza altro non può che informare la popolazione sulla pericolosità di siffatto progetto e chiedere che il governo sardo blocchi e rifletta a quali interessi rispondere.  

Noi non abbiamo dubbi a quali interessi dovrebbe rispondere il governo sardo , perché essendo il governo espressione popolare , non deve far altro che  rendere conto ai suoi elettori;  e non agli interessi dei  petrolieri e di prodotti che vogliono imporre alla Sardinya lo shale gas da fraking , con tutti i danno per l'ambiente e alla popolazione ivi residente; 

postiamo anche alcuni articoli per mostrare a tutti che interessi si muovono dietro quelle sigle che parrebbero delle semplici aziende che danno lavoro, ma che in realtà  viaggiano interessi di miliardi di euro e dollari.

La SARAS vende il 34% delle sue azioni a Rosneft, la quale è in pertnership con ExxonMobil, ENI , e Statoil.... 

Buona lettura e riflettete perchè abbiamo bisogno della vostra capacità intellettiva e del discernimento che porta alla consapevolezza diffusa.

NO AL PROGETTO ELEONORA, NOCIVO E DELETERIO PER IL NOSTRO TERRITORIO ED I SUOI ABITANTI!

SA DEFENZA




1° logo a sx Rosneft e partner ExxonMobil, Eni, Statoil
Rosneft: Partnership internazionale sulla piattaforma russa
Il giacimento Havis consentirà a Eni (Rosneft) di rafforzare la propria leadership nei progetti a olio e gas nell'area Questi progetti sono parte della più ampia cooperazione tra Eni e Rosneft sancita nell’ambito dell’accordo di cooperazione strategica firmato tra le parti il 25 aprile 2012San Pietroburgo, 21 giugno 2013 – Il Presidente di Rosneft, Igor Sechin, e l’Amministratore Delegato di Eni, Paolo Scaroni, alla presenza del Presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin, hanno firmato oggi al Forum economico internazionale di San Pietroburgo l’atto di perfezionamento degli accordi per la conduzione congiunta da parte delle due società delle attività esplorative nell’offshore russo del Mare di Barents (licenze di Fedynsky e Central Barents) e del Mar Nero (licenza di Western Chernomorsky).

CHI è ROSNEFT?
http://it.wikipedia.org/wiki/Rosneft

Rosneft (in russoРоснефть[?]) è una compagnia petrolifera di proprietà in maggioranza del governo russo; la sede principale si trova a Mosca, nel distretto Balchug in prossimità del Cremlino. La Rosneft è diventata negli anni 2000 la maggiore industria petrolifera russa dopo aver acquisito all'asta le attività della Yukos. Nel marzo 2013, a seguito dell'acquisizione della TNK-BP, è diventata la più grande società petrolifera quotata, con una produzione di circa 4 milioni di barili al giorno.[1][2]Rosneft effettua operazioni di estrazione e produzione sull'isola di Sakhalin in Siberia, e nel sud della Russia, inclusa la Cecenia. Possiede due raffinerie: la raffineria in Tuapse, sul Mar Nero, si occupa della raffinazione di oli pesanti della Siberia occidentale; un altro stabilimento in Komsomol'sk-na-Amure è la raffineria più orientale della Russia. Rosneft controlla compagnie di spedizione, reti di distribuzione e di marketing. La compagnia si sta espandendo all'estero, con attività in KazakhstanAlgeriaVenezuela[3] e Italia dove diventa socio di minoranza con una quota del 21% della Saras.[4]Nel maggio 2013 la compagnia aveva una capitalizzazione sulla borsa di Londra di circa 46 miliardi di sterline (circa 54 miliardi di euro). [5]Note
  1. ^ Rosneft finalizes TNK-BP deal, becomes world’s largest oil producer, 21 marzo 2013. URL consultato in data 25 marzo 2013.
  1. ^ Vladimir Soldatkin, Rosneft pays out in historic TNK-BP deal completion, 22 marzo 2013. URL consultato in data 25 marzo 2013.
  1. ^ Geological Exploration, Rosneft, 27 maggio 2013. URL consultato il 27 maggio 2013.
  1. ^ http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2013-06-23/saras-firma-intesa-rosneft-084112.shtml?uuid=Ab5rce7H
  1. ^ ROSNEFT GDRSLondon Stock Exchange, 27 maggio 2013. URL consultato il 27 maggio 2013.


Saras firma intesa per jv con Rosneft


Il petrolio "italiano" parla sempre più russo. Perché il legame tra l'italiana Saras e la moscovita Rosneft continua a rafforzarsi. Nel corso del Forum economico internazionale di San Pietroburgo l'ad di Saras, Massimo Moratti, e il presidente di Rosneft, Igor Sechin, hanno firmato un accordo per creare una joint venture paritetica (al 50%) per le attività commerciali su grezzo e prodotti petroliferi. Sarà operativa nel 2014. L'obiettivo, oltre alle operazioni di trading basate su impianti e logistica esistenti, è favorire l'ingresso in nuovi mercati. 
A margine della firma Moratti ha dichiarato: «Questa joint venture rafforzerà il posizionamento strategico della Saras e sarà un motore per lo sviluppo commerciale, generando sinergie importanti grazie alla complementarietà delle due società». 
Saras - che capitalizza 938 milioni di euro e ha chiuso i primi tre mesi del 2013 con ricavi in calo del 14% a 2,67 miliardi e un margine operativo lordo a 54,4 milioni (-51%) - è tra i primi nella raffinazione in Europa con una delle più grandi raffinerie di petrolio in Sardegna, forte di una capacità di 300mila barili al giorno (circa il 15% di tutta la capacità di raffinazione italiana). 
Rosneft è la più grande compagnia petrolifera russa con un giro d'affari nel 2012 di 75,3 miliardi di euro e un utile netto di 8,4 miliardi. In settimana ha firmato un contratto da 270 miliardi di dollari con la Cina per la fornitura di petrolio nell'arco di 25 anni e ha siglato, sempre a San Pietroburgo, un'intesa con Eni per la conduzione di attività esplorative nell'offshore russo del Mare di Barents e del Mar Nero. 
Con Saras lavorava a una joint-venture già dal dicembre 2012. Nel frattempo i rapporti si sono ancor più consolidati. A metà giugno si è infatti conclusa con successo l'Opa (Offerta pubblica di acquisto) di Rosneft per rilevare il 7,3% del capitale di Saras al prezzo di 1,37 euro per azione per un controvalore di 94,5 milioni di euro. L'operazione ha ricevuto adesioni per oltre 213,7 milioni, pari al 308,46% dei titoli oggetto dell'opa. 
Ed è seguita all'accordo del 15 aprile in base al quale il gruppo moscovita aveva rilevato il 13,7% dalla famiglia Moratti per 178,5 milioni di euro. Così, ad oggi, il gigante russo detiene il 20,99% della società petrolifera italiana che comunque rimane sotto il controllo della Angelo Moratti sapa forte di una quota del 50,02% sul capitale.


I Moratti aprono ai russi: a Rosneft il 13,7% di Saras

ilgiornale.it.i-moratti-aprono-ai-russi-rosneft Mar, 16/04/2013Prevista anche un'Opa su un altro 7,3%. Gian Marco e Massimo conservano il 50% e incassano 16,4 milioni. Inter per ora esclusa, ma in futuro un' alleanza è possibileSocio russo per la famiglia Moratti. I fratelli Massimo e Gian Marco Moratti hanno scelto il colosso petrolifero Rosneft come alleato per rilanciare il loro gruppo. Da tempo si attendeva che i Moratti aprissero il capitale della società, in difficoltà nel core business della raffinazione a causa della caduta verticale dei consumi petroliferi.
fratelli Moratti






E così, dopo aver appena chiuso il secondo bilancio in rosso, Massimo e Gian Marco si sono decisi all'alleanza con Mosca. Non certo un sodalizio improvvisato visto che, in dicembre, la stessa Saras aveva firmato - proprio con Rosneft - una lettera d'intenti per la costituzione di una joint venture per sviluppare nuovi mercati e attività nel settore oil. Con i russi, poi, più di un big dell'industria italiana ha stretto alleanze strategiche. Da Eni a Fiat fino a Erg, sorella di Saras nella raffinazione.Nel dettaglio, l'ingresso di Rosneft in Saras avverrà in due mosse. La prima riguarda l'acquisto (il 23 aprile) di una quota pari al 13,7% del capitale di Saras detenuto da Angelo Moratti Sapa, Gian Marco Moratti e Massimo Moratti. Un contratto di compravendita che prevede il passaggio di 130.290.883 azioni Saras per 178,49 milioni. A Gian Marco Moratti e Massimo Moratti, che hanno venduto tutte le azioni detenute (6 milioni ciascuno), andranno 8,22 milioni a testa. Mentre nella cassaforte di famiglia finiscono i restanti 160 milioni. Un'operazione - messa a punto con i consulenti Four Partners e Cleary Gottlieb - che consentirà ai Moratti di mantenere attraverso la Sapa una quota di maggioranza del 50,02%. Ma non finisce qui. I russi hanno, infatti, deciso di lanciare un'offerta pubblica di acquisto volontaria parziale su 69.310.933 azioni di Saras a un prezzo di 1,37 euro ad azione, lo stesso prezzo corrisposto in favore dei Moratti. Questo secondo step interessa gli azionisti di minoranza e, considerato che la Angelo Moratti Sapa non apporterà le proprie azioni in adesione all'offerta, questi potranno vendere le proprie quote Saras nella stessa proporzione delle azioni complessivamente vendute dai tre soggetti protagonisti della prima fase.Ma chi sono i soci minori che potrebbero vendere? Stando ai dati Consob, le Generali con il 3,086% e la Bank of New York Mellon Corporation con il 2,081%. L'operazione però sarà al riparto ed è dunque per ora difficile calcolare le diluizioni. In ogni caso, Saras avrà un socio forte con cui rilanciare il business. «Crediamo che questa operazione sia un importante passo per la costruzione di una collaborazione di lungo periodo tra Rosneft e Saras» ha commentato il presidente di Rosneft, Igor Sechin. Quanto alle possibilità che i russi salgano ancora nel capitale, nulla è da escludere anche se per ora fonti vicine all'operazione lo escludono. In ogni caso, i primi a beneficiarne sono i Moratti. L'operazione aumenterà, infatti, l'incasso realizzato dalla famiglia Moratti dalla quotazione in Borsa sette anni fa. Nel 2006 l'Ipo, molto discussa e contestata, era avvenuta a 6 euro per azione. Vendendo il 33,4% della società, i Moratti incassarono 1,65 miliardi. Considerando i dividendi e l'accordo russo, in totale, in sette anni, i Moratti hanno quindi guadagnato 2,12 miliardi. Il valore della società, invece, complice anche la crisi, è sceso sotto 1 euro. Ieri, invece, il titolo ha raccolto i frutti dell'annuncio chiudendo la seduta in rialzo del 6,71% a 1,041 euro. Quanto ai risvolti sulla galassia della famiglia Moratti, ieri Massimo ha escluso un coinvolgimento dei russi nella compagine azionaria dell'Inter spiegando chiaramente che «i soci russi vanno bene in Saras». Ma un legame ormai si è creato e l'Inter, sfumata la pista cinese, prosegue la ricerca di un socio.Nel caso i russi decidessero di acquisire una rete distributiva in Italia una quota in un club calcistico sarebbe la strada maestra per valorizzarne il marchio. La centralità del mercato moscovita ha assunto tra l'altro una connotazione sistemica non solo per Saras, ma anche per Pirelli. Due società legate dai ruoli intrecciati di Marco Tronchetti Provera e della famiglia Moratti nella governance che va da Gpi all'Inter. Rosneft e Pirelli hanno firmato un nuovo accordo per la costruzione del primo flagship store Premium in Russia all'interno della nuova stazione di servizio di Rosneft a Sochi.


La metamorfosi di Saras i Moratti sciolgono la 

Sapa e aprono la strada agli eredi.

repubblica.Luca Pagni
9.9.13

DOPO L’INGRESSO DEL COLOSSO RUSSO DEL PETROLIO ROSNEFT, CAMBIA ANCHE IL MODELLO INDUSTRIALE. OLTRE ALLA RAFFINAZIONE CI SARANNO NUOVI BUSINESS, A PARTIRE DALL’ESTRAZIONE DI GASMilano Se si escludono il periodo della fondazione, nel lontano 1962, e il clamoroso flop della quotazione del maggio del 2006, il gruppo Saras non aveva mai accumulato così tanti interrogativi sul proprio futuro come nei mesi caldi di quest’estate. Nella società controllata dalla famiglia Moratti è in corso una rivoluzione; anche se silenziosa e assai felpata, com’è sempre stato nella tradizione di questa famiglia milanese che non ama stare al centro dei riflettori e ancor meno è solita frequentare i salotti della finanza di relazione. Ma non ci sono dubbi sul fatto che Saras uscirà dalla serie di operazioni decise negli ultimi tre mesi dal presidente Gianmarco e dall’amministratore delegato Massimo completamente trasformata. Sia dal punto di vista della catena di controllo, con lo scioglimento dell’accomandita e il passaggio delle azioni ai figli. Sia sotto l’aspetto finanziario, con l’ingresso del nuovo socio russo, il colosso del petrolio Rosneft, che ha rilevato il 20,99 per cento della società. Per arrivare al progressivo cambiamento del modello industriale, dove la raffinazione non sarà più il mono-business che per quasi cinquant’anni ha fatto guadagnare soldi a palate ai Moratti. La mutazione in atto, del resto, è principalmente figlia della recessione che sta azzerando i margini della lavorazione del petrolio in tutta Europa. Sia per il crollo della domanda in seguito alla crisi, sia per la concorrenza da parte delle grandi raffinerie dell’estremo oriente. Saras è riuscita, fino a ora, a salvarsi rispetto ad altri concorrenti europei che hanno cominciato a chiudere impianti, perché possiede la raffineria più efficiente del Vecchio Continente, in quel di Sarroch in uno degli angoli più belli della Sardegna a pochi chilometri da Cagliari, capace di raffinare fino al 15 per cento del fabbisogno totale italiano di benzina e gasolio. Nonostante questo, da tre anni il gruppo non distribuisce dividendi ai soci. E anche il primo semestre del 2013 si è chiuso con un risultato netto in rosso per 200 milioni. Lo stesso piano industriale prevede che il risultato netto delle attività di raffinazione rimarranno negative anche per tutto il 2013 (per circa 60 milioni), salvo poi invertire la tendenza a partire dal 2014 con un più 23 milioni che diventeranno 67 l’anno successivo ancora. Oltre alla trasformazione, in negativo, del mercato di riferimento, i due fratelli Moratti hanno cominciato a fare i conti con il passare del tempo. E a pensare alla successione. Da un lato, sta assumendo sempre più deleghe il direttore generale Dario Scaffardi. Dall’altra, è stato riorganizzato il rapporto con gli eredi. Di fatto, è stata sciolta l’accomandita di famiglia, la Angelo Moratti Sapa che aveva in pancia la quota di controllo di Saras, scesa al 50,1 per cento della capitalizzazione dopo l’ingresso di Rosneft, che era controllata dai due fratelli, oltre che dai rispettivi figli a cui fa capo la nuda proprietà. Ora, il patrimonio dell’accomandita è stato assegnato pariteticamente a due società di nuova costituzione che fanno capo ai due rami della famiglia. In questo modo si anticipa la “successione” in tutti i sensi, tenendo conto della liquidità dell’accomandita. Come ricostruito da Il Sole 24 Ore, la Sapa aveva incassato 178 milioni per la cessione del 13% di Saras a Rosneft, con una plusvalenza di 137 milioni. Inoltre va tenuto presente che alla fine del 2012, sempre la Sapa aveva in bilancio immobilizzazioni per 124 milioni riferibili al pacchetto del 62% di Saras (ora sceso al 50 per cento), molto distante dalle valutazioni di Borsa, visto che tutta la società vale circa 900 milioni, per cui la metà circa 450. L’ingresso dei russi è legato alla svolta industriale della società. Non potendo più contare solo sulle attività di raffinazione, i Moratti hanno lavorato al rapporto con Rosneft - che ha un giro d’affari di 73 miliardi di euro e utili per 8 miliardi - in due tappe. Alla fine del 2012, hanno dato vita a una joint venture paritetica per tutte le attività commerciali su grezzo e prodotti petroliferi. Questo significa, oltre alle attività di trading basate su impianti e logistica già esistenti - il tentativo di aggredire nuovi mercati. Ma vuol dire anche avere accesso alle riserve di Rosneft, idrocarburi di alta qualità necessari affinché gli impianti di Sarroch possano produrre con buoni margini di redditività. Inevitabile il passaggio successivo, con l’ingresso di Rosneft nel capitale di Saras avvenuto tra la primavera e l’estate di quest’anno. Anche se finora non se n’è parlato, l’ingresso con un 20 per cento delle quote mette un ipoteca sul futuro del gruppo una volta che i Moratti dovessero decidere di passare la mano. Intanto, è servito - come si è visto - per fare cassa, visto che i due fratelli ai vertici del gruppo l’anno scorso hanno anche deciso di ridursi lo stipendio (da 2,5 a 1,5 milioni annui). Nonché per dare un po’ di ossigeno al titolo in Borsa, anche se l’effetto Rosneft a Piazza Affari è durato poco. Il mercato si è prima portato quasi ai livelli dell’opa volontaria sul 7,29% comprato da Rosneft in Borsa, a 1,37 euro per azione Mentre il rimanente è stato rilevato direttamente dai Moratti allo stesso prezzo). Salvo poi calare anche in seguito ai deludenti risultati trimestrali della società. La quotazione è così tornata non lontana dai minimi storici e viaggia sotto l’euro. Anni luce da quei 6 euro con cui la prima tranche di titoli fece il suo esordio a Palazzo Mezzanotte. Ma la revisione del modello industriale prevede anche l’ingresso di Saras nel campo dell’esplorazione e ricerca di idrocarburi, congelando al momento la strada degli investimenti nel settore dell’energia eolica. I Moratti puntano ancora una volta sulla Sardegna, dove gli esperti pensano ci siano 10 miliardi di metri cubi di gas nel sottosuolo (il consumo complessivo dell’Italia è ora di 70 miliardi all’anno). Saras investirà nei prossimi anni fino a 10 milioni, e i tecnici sono già al lavoro nell’area di Arborea, dove si presume le riserve siano attorno ai 3 miliardi di metri cubi. È stato chiamato progetto Eleonora, dal nome della nobildonna che governò questa parte della Sardegna nel XIV secolo. Per diventare operativo, il giacimento non dovrà passare l’esame dei tecnici ma anche quello dei comitati locali, contrari per i pericoli cui potrebbero andare incontro le coltivazioni di questa zona prettamente agricola. In attesa dei successi nel campo del gas e dell’inversione di tendenza nella raffinazione prevista per il prossimo anno, Saras ha trovato un’altra strada per mettere da parte un tesoretto con cui traguardare il 2013 con una certa tranquillità. Tutte le attività industriali sono state passate sotto la Sarlux, la controllata cui faceva capo fino ad ora l’impianto di cogenerazione di Sarroch. Ora hanno in pancia anche gli impianti di raffinazione, cosicché Saras diventerà solo una holding. 

Nell’occasione del passaggio, gli asset sono stati rivalutati ai valori correnti, con una differenza di 354 milioni che sono stati allocati in un’apposita riserva da conferimento. Potranno servire per coprire eventuali perdite a fine anno, o anche a distribuire un dividendo. Giusto per non fare brutta figura con i russi subito, alla prima stagione. Nei grafici qui sopra, i principali azionisti della Saras e l’andamento del titolo in Borsa nell’ultimo anno Nella foto qui sopra, un’immagine della raffineria di Sarroch in Sardegna di proprietà della Saras Qui a sinistra, l’andamento dei conti trimestrali e semestrali della Saras nell’anno in corso a confronto con gli analoghi periodi del 2012

Progetto Eleonora
http://www.saras.it/saras/uploads/images/Progetto%20Eleonora_0.pdf
La società titolare del Progetto EleonoraSaras è il titolare del Progetto Eleonora e del relativo “Permesso di ricerca” ed è quindi responsabile dell’intero progetto. Sargas, società del Gruppo Saras, utilizzata per la realizzazione di alcune attività di ricerca specifiche, ha fornito in passato alcuni servizi tecnici ed operativi nella realizzazione delle attività di ricerca per individuare la presenza di metano nel sottosuolo della Sardegna.Il Gruppo Saras, attivo nel settore dell'energia, è uno dei principali operatori indipendenti europei nel campo della raffinazione del petrolio. È tra le primissime aziende, per attività ed occupazione della Sardegna.Direttamente, ed attraverso le proprie controllate, il Gruppo vende e distribuisce prodotti petroliferi sui mercati Italiano, Europeo, ed Extra-Europeo.Nell'ultimo decennio, il Gruppo Saras ha affiancato alle tradizionali attività di raffinazione di petrolio, la produzione di energia elettrica, anche da fonti rinnovabili.Il Gruppo opera inoltre nel settore dei servizi di ingegneria industriale e di ricerca scientifica per i settori petrolifero, dell'energia e dell'ambiente.
- Che cos'è
È un progetto per la ricerca di gas naturale nel sottosuolo della provincia di Oristano.Quelli individuati nella piana di Arborea sono giacimenti di tipo convenzionale, come ne esistono tanti nel mondo. Contengono solo gas naturale e non petrolio greggio, ma soprattutto non richiederanno tecniche di perforazione particolarmente invasive. AdArborea non ci sarà alcuna operazione di fracking. L’Italia è ricca di giacimenti di questo tipo.Gli studi completati da Saras indicano, con un alto margine di probabilità, la presenza nel sottosuolo del comune di Arborea di un giacimento costituito da cinque serbatoi geologici a profondità diverse (tra i 600 e i 2.850 metri) della capacità di circa 3 miliardi di m 3 di gas.b- Cosa è stato fatto in passato
Negli anni scorsi, Saras ha completato una serie di studi geologici nella provincia di Oristano che ha permesso agli specialisti di conoscere la struttura e la natura degli strati geologici del sottosuolo. In particolare sono state realizzate:• Due campagne d’indagine sismica a riflessione. Una esplorazione dettagliata e condotta con le più moderne tecnologie che ha permesso di capire la struttura geologica del sottosuolo e identificare i potenziali giacimenti di gas naturale.L’acquisizione di quasi 500 chilometri di linee sismiche ha restituito un’immagine del sottosuolo sino alla profondità di 6 chilometri.• Rilevazioni geochimiche. Dai suoli e dalle acque nella piana di Oristano sono stati prelevati oltre 200 campioni dei gas presenti. Tutte le analisi hanno confermato la presenza di metano termogenico, cioè che proviene dagli strati profondi del sottosuolo.In tutti i 200 campioni non è stata rilevata la presenza di idrogeno solforato (H2S).
c- Metano in Sardegna
Sulla base degli studi effettuati è stato possibile individuare nel bacino sedimentario della piana di Oristano strutture idonee a contenere una potenzialità complessiva di gas naturale superiore alla decina di miliardi di m3, di cui il potenziale giacimento che verrà esplorato dal pozzo Eleonora ne rappresenta solo una una parte.Strutture di capacità anche maggiore sono state individuate nelle parti più profonde del Campidano meridionale. La potenzialità mineraria di tali strutture, evidenziata in via preliminare solo attraverso indagini indirette, dovrà essere quantificata attraverso nuove e successive campagne di esplorazione appositamente progettate.d- Cosa chiediamo di fare oggi Saras ha chiesto l’autorizzazione per realizzare un solo pozzo esplorativo nella piano diOristano, con l’obiettivo di confermare la presenza del gas naturale e la sua qualità.La fase di esplorazione prevede solo opere temporanee della durata complessiva di circa 6 mesi, di cui circa 50 giorni di perforazione vera e propria.Nello specifico sarà creata una piazzola della dimensione di circa 10.000 metri quadrati.Al centro del piazzale sarà dislocato l’impianto di perforazione per realizzare l’unico pozzo previsto in questa fase di ricerca. All'interno dell’area saranno inoltre allestiti, in appositicontainer (prefabbricati e modulari), gli uffici, insieme agli impianti ausiliari, all'officina, al serbatoio per il gasolio, alle vasche fluidi di perforazione e acqua, al parco tubi.
L’iter autorizzativi
Sulla base delle leggi in vigore nel settore petrolifero, Saras opera attraverso un Permesso di Ricerca. Si tratta di un titolo minerario che consente la sola attività di esplorazione e che viene rilasciato dalle Autorità e dagli Enti Locali competenti (Regione Sardegna, d’intesa con gli altri Enti coinvolti) dopo un esame approfondito dei dati di Progetto e del Programma dei lavori di ricerca da realizzare.Ottenuto questo “titolo” preliminare, Saras ha potuto iniziare la ricerca del metano nell'area di Permesso.Nel 2007 sono state quindi richieste le autorizzazioni specifiche per ognuna delle fasi del Programma dei lavori previste, ad esempio le indagini sismiche e le ricerche geochimiche che sono già state completate.Nel 2011, Saras ha chiesto l’autorizzazione per poter perforare il pozzo esplorativo, avviando - dopo aver effettuato una fase di screening - la fase di Valutazione d’ImpattoAmbientale (V.I.A.), come richiesto dalla stessa Regione Sardegna.Se la V.I.A. sarà positiva, significa che i tecnici indipendenti della Regione avrannoconfermato la compatibilità ambientale dell’attività di perforazione del pozzo esplorativo, cioè l’assenza di rischi per la salute e la sicurezza dell’ambiente e dei cittadini.Una volta acquisito e perfezionato il Permesso di Ricerca si potrà procedere allo svolgimento della sola attività esplorativa.Non sarà quindi possibile per Saras procedere in automatico alla fase di estrazione del metano.Se verrà trovato il gas, Saras chiederà la successiva autorizzazione ovvero la concessione mineraria a estrarre il gas naturale rinvenuto, per la quale dovrà essere avviata un’ulteriore apposita V.I.A..Per poter procedere con l’estrazione del metano, Saras dovrà quindi:• redigere un progetto definitivo della fase di estrazione e degli impianti necessari sulla base dei dati tecnici e scientifici che emergeranno dall'esplorazione;• richiedere un’autorizzazione specifica alla Regione Sardegna per la concessione alla coltivazione mediante la concessione mineraria a estrarre il gas naturale trovato.• avviare una seconda procedura di compatibilità ambientale (V.I.A.) del progetto di estrazione e distribuzione del metano in Sardegna. 5
2. L’ attività di esplorazione
a- Dove sarà perforato il pozzoLa piazzola sarà costruita a 350 metri dallo stagno di S’Ena Arrubia, al di fuori delle zone protette con vincoli di natura ambientale (circa 200 metri dalla zona SIC) e a 400 metri didistanza dalla prima abitazione.Pur essendo vicina a un’area di pregio naturalistico, la sua localizzazione è stata scelta per ridurre al minimo le attività di perforazione e il loro impatto sull'ambiente. Infatti,solamente da quel particolare punto è possibile raggiungere con unica a perforazione tutti e 5 i serbatoi geologici sovrapposti di metano. Cambiando sito sarebbe invece necessarioperforare 2 o addirittura 3 pozzi, con un inevitabile aumento dell’impatto ambientale, oltre che con un allungamento della durata del cantiere.b- Cosa sarà realizzato nella piazzolaDopo aver rimosso con cura lo strato superficiale di terreno (circa 20 centimetri), che sarà tenuto da parte per il suo riutilizzo futuro, nella piazzola di perforazione sarà sistemata tutta l’attrezzatura di perforazione, le apparecchiature ausiliarie e di servizio.• La piazzola sarà completamente isolata dal terreno da uno speciale telo totalmente impermeabile e da una soletta di cemento dotata di canaline per raccogliere tutta l’acqua, anche quella piovana, e quindi evitare qualsiasi contaminazione del terreno.• L’impianto di perforazione, alto 30 metri, sarà montato al centro della piazzola. È stato scelto un impianto del tipo elettro-idraulico, il più moderno oggi disponibile sul mercato, dotato di sistemi per il risparmio energetico e per la riduzione del rumore.• Gli apparecchi ausiliari, già contenuti in container prefabbricati e rimovibili al termine delle operazioni, saranno allestiti all'interno della piazzola. Si tratta di: generatori autonomi di elettricità, vasche dei fluidi di perforazione con le pompe (completamenteisolate dal terreno), vibrovaglio per separare i fanghi dalla terra scavata dagli scalpelli, i contenitori per raccogliere gli inerti e l’eventuale acqua che dovesse provenire dal pozzo.• Gli uffici, i servizi (spogliatoi, magazzini, servizi igienici) e i laboratori di analisi saranno sistemati in container coibentati e completamente rimovibili.c- La perforazione del pozzoNella fase di esplorazione, Saras adotterà tutte le misure e le migliori tecnologie per ridurre al minimo l’impatto ambientale e il rischio per la comunità.La tecnica di perforazione è molto semplice: una torre sostiene delle aste con uno scalpello, la cui rotazione scava lo strato di terreno che attraversa; variando la rigidità e la direzione delle aste è possibile deviare lo scavo del pozzo dalla sua verticale o farlarientrare in verticale.Nel caso di Arborea, il pozzo verrà deviato con una inclinazione massima di 35° rispetto alla verticale per raggiungere i livelli individuati dagli studi geologici.- Nessun rischio di contaminazione delle falde e degli strati geologiciLa perforazione del pozzo non comporta rischi di contaminazione o di interferenza tra le falde acquifere e nemmeno di messa in comunicazione di strati geologici di profondità diverse. Questo perché:• Grazie al suo peso, sempre maggiore della pressione dei gas e dei fluidi contenuti nei pori e nelle fratture delle rocce attraversate, il fluido di perforazione impedisce fuoriuscite accidentali: è un vero e proprio tappo che sigilla il foro.• Le falde superficiali e profonde saranno completamente isolate e protette dall'infissione nel terreno, fino a 50 metri circa, di un tubo guida e fino a fondo foro da tubi d’acciaio.• I tubi di acciaio telescopici con diametri decrescenti rivestiranno il foro del pozzo per tutta la sua profondità e verranno cementati alla roccia incassante. In questo modo il pozzo sarà totalmente isolato, per tutta la sua profondità (2.850 metri).
- Fluido di perforazione
Durante la perforazione, il foro viene riempito da un fluido con peso specifico adatto ad evitare che i fluidi naturalmente presenti nel sottosuolo (acque e gas di tipo diverso) possano risalire accidentalmente in superficie e sfuggire nell’ambiente. Il fluido diperforazione serve anche per riportare in superficie i detriti prodotti dallo scavo e perimpedire che il peso del terreno attraversato lo richiuda.Il fluido è composto da argilla bentonitica, un sostanza che ha la funzione di sostenere lepareti del foro e isolare fisicamente le falde e gli strati geologici attraversati. E’ la stessasostanza che normalmente viene usata in Sardegna per la perforazione dei pozzi adacqua. Si aggiungono anche additivi in percentuali inferiori all’1%. Sono sostanze che nonhanno rischi ambientali, alcuni di loro sono usati negli alimenti.Il peso del fluido di perforazione viene calcolato sulla base delle pressioni che siregistrano man mano che si procede con la perforazione. Visto che ad Arborea lapressione è quella idrostatica, cioè normale, e cresce di 1 atmosfera per ogni 10 metri di profondità, si userà un fango non troppo denso. Questo impedirà la risalita accidentale delgas in qualsiasi situazione. Una volta in superficie, il fluido di perforazione viene setacciato da vagli vibranti e riciclato nella perforazione per limitare il consumo di acqua e materiali.f- Tubi di rivestimento (“casing”)Con il procedere della perforazione, il foro viene completamente isolato dalle rocce con l’inserimento di tubi in acciaio speciale che vengono cementati al contatto con le rocce per evitare qualsiasi tipo di perdita o di fuoriuscita. Per sigillarlo ermeticamente alla roccia viene usato un cemento speciale. Il “casing” riveste il pozzo per tutta la sua profondità.
Gestione rifiuti e acqua di pozzo
I principali rifiuti sono costituiti da fluidi e detriti di perforazione. Tutti i rifiuti prodotti saranno raccolti temporaneamente in appositi bacini impermeabilizzati, per poi essere affidati a società specializzate autorizzate al successivo smaltimento.I rifiuti saranno smaltiti gradualmente nel corso delle attività, così da ridurre al minimo i quantitativi temporaneamente depositati in sito.AcqueL’approvvigionamento di acqua sarà assicurato tramite la fornitura a mezzo autobotte, senza gravare quindi sull'impiego della risorsa idrica per le attività locali. L’acqua, durante le attività in progetto, sarà utilizzata per gli usi civili, per il confezionamento dei fluidi diperforazione e dei cementi necessari alle attività e per le operazioni di lavaggio delle aree di lavoro. Tutte le acque cosiddette “di risulta” saranno raccolte e smaltite in appositestrutture.i- Emissioni in atmosferaLe uniche emissioni in atmosfera sono quelle dei motori diesel dei mezzi di cantiere e dei generatori di elettricità. Sono tutte emissioni controllate, al di sotto dei limiti di legge etemporanee, cioè ci saranno solo nella fase di perforazione.Se verrà trovato il metano un altra fonte di emissione in atmosfera potrebbe essere rappresentata dalla fiaccola, dove per 8 ore per ogni livello provato fino ad un massimo di40 ore non consecutive, verrà inviato e bruciato il gas naturale estratto. Il quantitativomassimo di metano bruciato in torcia sarà complessivamente di 50.000 metri cubi. Le emissioni saranno costituite principalmente da COx e NOx, in funzione della qualità del gas.
j- Rumore
Nel cantiere le sorgenti di rumore fisse sono i motori diesel, la torre di perforazione e le pompe. Le misure di controllo effettuate in pozzi di perforazione che usano lo stesso tipo di impianto scelto per Arborea confermano che ai confini della piazzola non saràavvertibile alcun aumento sensibile del clima acustico. La torre di perforazione è, infatti, dotata di appositi pannelli fonoassorbenti per la sua insonorizzazione. Anche in questo caso sono state previste misure di mitigazione e controllo per garantire il minor impatto possibile, ad esempio:Orientamento ottimale dell’impianto, per evitare di interessare soggetti sensibili al rumoreUtilizzo dell’impianto di perforazione elettro-idraulico, meno rumoroso rispetto all'impianto tradizionaleMotori e pompe dotati di schermature individuali fonoassorbentiSchermature del rumore verso abitazioniMonitoraggio del rumore nelle aree esterne- Minimo rischio per l’ambiente e per la salute pubblicaa. Pozzo a gasIn Italia, dal 1895 al 2010 sono stati realizzati 5.424 pozzi in terraferma. Dal 1978 al 2010 si sono verificati 4 eventi incidentali su 1.854 perforazioni realizzate e nessuno di questi ha riguardato un pozzo a gas (fonte MISE – db VIDEPI).b. Sicurezza
Il Progetto prevede una serie di misure di controllo e sicurezza per prevenire e gestire qualsiasi tipo di incidente. L’impianto, per esempio, è dotato di due sistemi, tra loro indipendenti, per il rilevamento di tutti i parametri operativi, compresa la registrazione dei sensori a gas e i comandi; e in caso di anomalie entrano subito in funzione i “blow out preventer”, valvole automatiche che si chiudono ermeticamente, sigillando così il pozzo.
H2S
Se gli analizzatori in continuo presenti nella piazzola di perforazioni e le analisi del metano estratto rilevassero la presenza di H2S superiore alla soglia di rivelabilità (2 ppm), il pozzo verrebbe messo in sicurezza e l’attività interrotta.Lo studio geochimico dei campioni prelevati nella piana di Arborea conferma che non ci sono composti solforati nei gas.L’impianto sarà comunque dotato, sin dalle fasi di inizio perforazione, di analizzatori che funzioneranno in continuo per intercettare la presenza di H2S o di altri contaminanti. Incaso dovesse essere rilevata la presenza di contaminanti oltre la soglia di misurabilità, i sistemi di sicurezza (valvole a chiusura automatica) sigilleranno ermeticamente il pozzo.d. Prova di produzioneUna volta trovato il gas, saranno realizzate alcune prove di produzione che dureranno complessivamente un massimo di 40 ore. Si effettueranno 8 ore di prova per ognuno dei 5 livelli raggiunti, per analizzare la quantità e la qualità del metano presente, oltre che per capire quanto se ne potrà produrre ogni giorno e a che pressione. In questa fase di prova di produzione, la legge impone che il metano estratto venga inviato ad una“fiaccola” per la sua combustione, per ridurre l’emissione di sostanze inquinanti. Il quantitativo massimo di gas inviato alla fiaccola sarà pari a 50.000 metri cubi.5- Cosa succederà se il pozzo non conferma la presenza del gasNel caso in cui il pozzo esplorativo dovesse risultare sterile, Saras provvederà alla chiusura mineraria del pozzo, alla rimozione totale del cantiere e al ripristino integrale dell’area utilizzata.La chiusura mineraria di un pozzo prevede che questo venga riempito a diverse profondità con alcuni tappi di cemento speciale lunghi sino a 100 metri. La successione di questi “tappi”impedirà anche in futuro la fuoriuscita di qualsiasi fluido profondo. Il mantenimento del“casing”, vale a dire del tubo d’acciaio speciale che sigilla la perforazione, eviterà, anche negli anni futuri, qualsiasi contaminazione tra strati geologici a profondità diversa.Nella stessa area di Oristano, i pozzi perforati negli anni Sessanta sono stati chiusi minerariamente e non hanno generato alcun impatto sull'ambiente (acque, suoli, atmosfera).Il progetto prevede il ripristino dell’area com'era prima di iniziare i lavori: si procederà col rimuovere completamente la platea in cemento, che sarà smaltito in discariche autorizzate, euna volta completata questa operazione verrà rimesso in siti lo strato di terreno superficiale che era stato scorticato ad inizio lavori6- Cosa succederà se il pozzo conferma la presenza del gasSe si trova il gas metano e le analisi confermano la sua buona qualità, si procederà in questo modo:• Per prima cosa il pozzo sarà messo in sicurezza montando le valvole di “testa pozzo” (che lo sigillano completamente) ed inserendo in posizione opportuna tappi metallici che ne impediscono l’apertura accidentale o intenzionale.• La piazzola sarà recintata, messa in sicurezza e sorvegliata.• Sulla base dei dati e delle informazioni tecniche e scientifiche emerse nella fase di ricerca, Saras redigerà un Progetto esecutivo della fase di Coltivazione (relativa alla produzione del gas naturale) e il relativo Studio di Impatto Ambientale (SIA).• Una volta realizzato lo Studio, sarà avviato un secondo iter autorizzativo che comprende una nuova Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) per l’intero Progetto di Coltivazione.• Le Autorità Regionali competenti, sulla base di questi dati, potranno decidere se il Progetto di Coltivazione (cioè la produzione di gas naturale) sia ambientalmente compatibile e quindi rilasciare l’autorizzazione necessaria.Senza questa seconda autorizzazione ambientale, Saras non potrà procedere con l’estrazione del metano.7- La fase di estrazione del gas naturaleLa fase di coltivazione del giacimento e di estrazione del gas naturale prevede: la perforazione dalla stessa postazione (piazzola) di 4 nuovi pozzi oltre a quello già esistente el’eventuale costruzione di un impianto di trattamento (se necessario).L’eventuale impianto per il trattamento del gas (disidratazione) occuperà un’area di 5.000 metri quadrati e sarà costruito in una zona già infra strutturata in un’area industriale (ad esempio la zona industriale di Oristano - porto).Più nello specifico, la fase di estrazione del gas naturale prevede la realizzazione delle seguenti attività o impianti:• La perforazione, dalla stessa piazzola utilizzata per la fase di ricerca, di un massimo di altri 4 pozzi. Una volta terminata la perforazione, i pozzi occuperanno un’area di circa 100 metri quadrati. Le “teste pozzo” saranno protette da una gabbia metallica alta 2 metri rispetto al piano campagna.• Le “teste pozzo” saranno collegate con l’impianto di trattamento da un metanodotto interrato.• Verranno realizzati due metanodotti di collegamento, uno tra i pozzi e l’impianto di trattamento e l’altro tra l’impianto e la rete locale di distribuzione del metano (bacini 19, 20 e 21).• L’eventuale impianto di trattamento sarà così composto:o stazione di ricevimento del metano e stazione di misura fiscaleo impianto per la separazione di gas/acqua, che serve per assorbire l’acqua eventualmente presente nel metano estratto: sarà a cloruro di calcio, un sale che assorbe completamente l’acqua e che limita l’uso di sostanze chimiche e che nongenera alcuna emissione in atmosfera o stazione di decompressione per adeguare la pressione del metano estratto a quella della rete localeo uffici e laboratorio apparati e sistemi di monitoraggio per la prevenzione di fughe accidentali di metano.
8- I vantaggi
a- Per la SardegnaIl metano eventualmente trovato ad Arborea sarà distribuito in Sardegna attraverso un collegamento con la rete di metanizzazione regionale in corso di completamento.La mancanza di gas naturale in Sardegna, unica regione in Italia a non possederne, continua a determinare una condizione di svantaggio sociale ed economico, sia per le attività industriali ed agricole sia per le famiglie. Per questo la disponibilità di una fonteenergetica più pulita e meno costosa rispetto a quelle tradizionali, come potrebbe accadere grazie al metano di Arborea, si tradurrà in un vantaggio per lo sviluppo sociale ed economico della Sardegna.
Il metano, infatti, potrà sostituire gli altri combustibili usati sino ad oggi con due vantaggi:
• Ambientale
Grazie al gas naturale ci saranno meno emissioni in atmosfera perché il metano è più pulito rispetto ai combustibili tradizionali usati oggi in Sardegna. E questo a fronte di un impatto ambientale delle attività di estrazione sostenibile e mitigato dall'applicazionedelle migliori tecnologie disponibili.
• Economico
Il metano costa circa il 25% in meno degli altri combustibiliIl gas naturale estratto dal pozzo di Arborea sarà distribuito ad industrie, attività del terziario, artigiani e famiglie sarde, attraverso la rete di metanizzazione che sta per essere completata; questo permetterà alle aziende di aumentare la competitività e ridurre i costi dell’energia e alle famiglie di risparmiare sulle bollette.b- Le misure compensativeLa realizzazione del Progetto, nel caso di ritrovamento del gas, comporterà, come previsto dalla legge, una serie di benefici diretti per i Comuni che ospitano gli insediamenti industriali necessari a produrre le fonti energetiche.Il Gruppo Saras verserà infatti alla Regione Sardegna una royalty annuale pari al 10% del valore del metano estratto. In base al costo attuale del gas, Saras verserà ogni anno una cifra tra 1 e 3 milioni di euro sulla base delle quantità di metano estratte. Una parte significativa di questa cifra verrà ridistribuita ai Comuni interessati (quello di Arborea in primis).Saras si è inoltre reso disponibile a concordare con la Regione Sardegna e gli Enti locali un adeguato insieme di misure di compensazione e riequilibrio ambientale, secondoquanto previsto dalla legge. Con trasparenza, Saras è disposto a sottoscrivere con gli Enti interessati un protocollo di intesa che riguarderà:• la realizzazione di opere di mitigazione ambientale, con l’obiettivo di rendere sostenibile al massimo grado le attività di ricerca e di estrazione;• la realizzazione di infrastrutture di pubblica utilità (ad esempio la realizzazione di impianti fotovoltaici sui tetti di scuole ed edifici pubblici, rinaturalizzazioni, opere di ripristino ambientale, etc.)In fase di produzione del metano sono previsti a livello occupazionale 15 addetti a tempo indeterminato, oltre agli occupati nell'indotto, per servizi di guardiania, manutenzioni, etc.Per la realizzazione delle attività di cantiere, Saras privilegerà le imprese presenti sul territorio (edilizia civile, movimento terra, montaggi, settore elettrico, etc.) 




sabato 7 settembre 2013

REDDITOMETRO, LA GESTAPO TRIBUTARIA DELLO STATO AUTORITARIO TRIBUTARISTA ITALIOTA E' AL VIA!


NON PER I RICCHI E' CREATO IL REDDITOMETRO MA PER DAR FILO DA TORCERE A VOI DISEREDATI 

 Riportiamo alcuni articoli, CHE INVITIAMO A LEGGERE PER BENE, che fanno chiarezza sul modo di agire della solita iniquità italiota, il REDDITOMETRO, come ben aveva spiegato un ministro dello scorso governo Monti non serve a scovare gli evasori tra i milionari, (perché a suo dire i,milionari non evadono) ma a scovare tutti quegli operai doppiolavoristi i commercianti che evadono non emettendo lo scontrino su merce che vale ben poco, e con tutti quelli che ereditano; oppure a motivo dell'insicurezza tantissimi cittadini si son presi i denari per mancanza di fiducia nelle banche o altre aziende del risparmio e li hanno in casa, ora loro se vogliono spendere passeranno per evasori , poverini loro! 

questa AGENZIA DELLE ENTRATE voluta da questi politicanti del malaffare e nullafacenti che si rubano lo stipendio in parlamento o al senato, come risposta alle accuse popolari della loro inutilità si vendicano mettendoti la loro GESTAPO al culo , così impari (caro cittadino) a non rompere i coglioni, dicono tra se, i politicanti italioti e ti creano questo MOSTRO gestito dal KAPO' BEFERA. 

 SOLO LA RIBELLIONE E LA INSURREZIONE POPOLARE POTRA' CAMBIARE LE COSE ALTRIMENTI RASSEGNATEVI A PERIRE SOTTO LE FAUCI DEL FISCO!

 un esempio della cronaca "Non ha battuto uno scontrino da 1,5; le chiudono l’attività per tre giorni", strilla un titolo. Siamo giusti però, la gelataia di Olbia è recidiva di evasione fiscale. Infatti ">negli ultimi 5 anni ha collezionato quattro verbali per evasione fiscale. In tutto questo periodo non ha emesso due scontrini da 1 euro, uno da 6,50 e uno da 1 euro e cinquanta. Per una evasione totale della faraonica cifra di € 1,50 di Iva (10%). Io ho protestato presso la Guardia di Finanza di Olbia, che mi ha comminato le multe sugli scontrini, mi hanno risposto che loro non possono farci niente e che è troppo tardi. Avrei dovuto fare tutto tramite il tribunale di Milano

AVETE CAPITO BENE SE VUOI FAR RICORSO DEVI ANDARE A MILANO...
COME PRIMA ARMA DI DISSUASIONE DAL RIVENDICARE I TUOI DIRITTI NON E' MALE... VINCONO LORO

SA DEFENZA 



ATTILIO BEFERA 

 Nel 2013 la pressione fiscale raggiungerà il 44,2% del Pil: un record mai toccato, ben 12,8 punti percentuali in più rispetto al 1980. 
 Lo denuncia la Cgia ... 

 NEL MENTRE IL POPOLO SOFFRE E GEME: 

LE INDAGINI SWG / Sette milioni di italiani si sentono poveri 
nuovavenezia.indagini-swg-

Crolla il potere d’acquisto per l’80% degli intervistati, un quarto delle famiglie non arriva a fine mese, una su due teme di perdere i risparmi accumulati negli anni Il clima sociale del Paese. 

La ripresa economica dell’Italia? Trequarti degli italiani esprimono pessimismo, un sentimento che cresce di giorno in giorno, dato che rispetto alla penultima rilevazione dell’Istituto Swg (gennaio 2013) ad aprile di quest’anno i pessimisti sono cresciuti del 6%. 

D’altra parte, in un’Italia che cambia, le famiglie si sentono sempre più in difficoltà, tanto che il 12% degli intervistati dichiara senza mezzi termini di sentirsi “povero”.

Un altro quarto del campione arriva a fine mese con “molta difficoltà”, mentre il 44% degli italiani (+4% sul 2012) a fine mese arriva, ma deve compiere i salti mortali per far quadrare i conti.

Un intervistato su cinque dice che il suo reddito gli consente di vivere con tranquillità, ma l’anno prima lo diceva un intervistato ogni quattro. In tale contesto, cresce inevitabilmente il disagio sociale (povertà, emarginazione, droga, alcolismo, violenza), almeno nella percezione dei cittadini. 

Infatti, più di tre italiani su cinque (63%) pensa che nel territorio in cui vive il disagio sia grave o abbastanza grave, anche se per un quarto degli intervistati il disagio non è “particolarmente grave”. 

Il 2013, comunque, mette in luce tutte le difficoltà del Paese, dato che l’83% del campione ritiene che nell’ultimo anno la situazione sociale sia peggiorata, una sensazione che ha soprattutto chi risiede al Sud. 

In particolare, secondo gli intervistati dall’Istituto Swg, sono aumentate le persone indigente, l’immigrazione e la violenza. 

Alla resa dei conti, però, la questione “sicurezza” (intesa nel senso più ampio del termine) divide in due il Paese. Il 49% degli italiani si sente molto sicuro (2%) o abbastanza sicuro (47%), mentre il 48% è poco sicuro (36%) o per niente sicuro (12%). 

Per circa metà del campione (46%) rispetto allo scorso anno non è cresciuta l’insicurezza, anche se una fetta quasi analoga (48%), si sente meno (34%) o molto meno (14%) sicura. 

I problemi che preoccupano maggiormente i cittadini (domanda con possibilità di più risposte) sono soprattutto la disoccupazione (52%), le tasse e il fisco (37%), il costo della vita (33%), le prospettive per i giovani (31%), lo sviluppo economico (26%). 

Bassa la percentuale di chi si dice preoccupato dal fenomeno immigrazione. Creati 1,5 milioni di posti all'estero. 

L'Italia non conviene più. 
unionliberi 
Cgia Mestre

L'economia italiana continua a perder pezzi e ad ammazzare le sue aziende. Sono oltre 27 mila le imprese che hanno deciso di trasferire all'estero parte dell'attività produttiva dal2000. 

 Lo ha rilevato uno studio della Cgia di Mestre secondo il quale se in questi ultimi anni la crescita del numero delle aziende che delocalizzano è stato abbastanza contenuto, +4,5% tra il 2008 ed il 2011, nell'arco temporale che va dal 2000 al 2011, invece, l'incremento è stato molto consistente: +65%. Alla fine del 2011 ammontavano a poco più di 1,5 milioni i posti dilavorocreati oltre confine. 

 MOLTI VANNO IN FRANCIA
Il Paese più attrattivo per i nostri imprenditori è la Francia: sono 2.562 le aziende italiane che hanno trasferito parte della filiera produttiva oltre le Alpi. Dopo la Francia, tra i Paesi che hanno attirato gli interessi delle nostre imprese ci sono gli Stati Uniti (2.408 aziende), la Germania (2.099), la Romania (1.992) e la Spagna (1.925). La Cina è al settimo posto, con 1.103 imprese italiane che hanno sceltodi proseguire la propria attività produttiva in estremo oriente. 

 A PERDERE È SOPRATTUTTO IL NORD
Le Regioni più investite dalla fuga delle aziende verso l'estero sono quelle del Nord. In Lombardia se ne contano 9.647, in Veneto 3.679, in Emilia Romagna 3.554 e in Piemonte 2.806. Messe tutte assieme costituiscono oltre il 72% del totale delle imprese che hanno lasciato il Paese. Tra chi se ne va, quasi un'impresa su due (48,3% del totale) opera nel commercio all'ingrosso (in valore assoluto 13.124 aziende). Segue l'industria manifatturiera (28,6% del totale) e la logistica (6,2%del totale). 

 «COLPA DELLE TASSE E DELLA BUROCRAZIA».


QUESTO FISCO "INSUFFICIENTE" DANNO PER LO STATO
 In questo modo, la Lombardia ha perso 9.647 imprese, il Veneto 3.679, l’Emilia 3.554 e il Piemonte 2806. Il Nord-locomotiva è depotenziato, desertificato. Oscar Giannino, in un articolo sul Mattino di Napoli, segnala che le aziende fuggono anche al Sud: a centinaia non a migliaia come al Nord, ma al Sud erano già all’inizio dieci volte meno. No. Per i sinistri pagliacci della politica e per le Caste inadempienti e parassite, certamente Befera è il loro eroe, perché estrae dalla società i miliardi per i loro stipendi e privilegi; e per loro, il modello di esazione e persecuzione fiscale messo in piedi da Equitalia, «rende». 
Già: ma quanto «costa»? Quanto spende questo sistema fiscale con tutti i suoi strapotenti mezzi d’inquisizione invasivi, d’arbitrio accertativo, di retroattività, di messa a carico dell’accusato dell’onere di provare la sua innocenza? Quante risorse spreca, devasta e incenerisce? Costi del contenzioso, per esempio. Vedo da un giornale economico che quando un contribuente si oppone ad un accertamento e fa’ ricorso, «il Fisco vince in 4 casi su 10». Già. Però questo vuol dire che il Fisco così efficiente, si vede dare torto nel 60% dei casi. Quanto costa questa incompetenza arrogante? Leggo da un sito di fiscalisti: «Una volta che l’agenzia delle entrate muove una contestazione, per quanto fantasiosa sia, il contribuente è costretto per difendersi a due storture giuridiche: 1) pagare in anticipo il 30% della ipotetica sanzione per potersi rivolgere alla commissione tributaria e 2) avere l’onere della prova della propria innocenza».
Pensate solo al mancato introito fiscale. Al gettito che quel milione e mezzo di posti di lavoro poteva al nostro erario, e dà invece agli erari di Francia, Austria e Germania; aggiungeteci la massa di consumi che un milione e mezzo di salari possono alimentare e che invece ci mancano. 
Qualcuno ha mai fatto il conto? «Le tasse, la burocrazia, il costo del lavoro, il deficit logistico-infrastrutturale, l'inefficienza della pubblica amministrazione, la mancanza di credito e i costi dell'energia rappresentano degli ostacoli spesso insuperabili che hanno indotto molti imprenditori a trasferirsi in Paesi dove il clima nei confronti dell'azienda è più favorevole», ha spiegato il segretario della Cgia Giuseppe Bortolussi.  M. Blondet

 Redditometro al via, arrivano da lunedì le lettere per i sospettati di evasione 
unionesarda.it 

 Chi riceverà la lettera da parte dell’Agenzia delle Entrate dovrà presentare la documentazione per giustificare la sostenibilità dei redditi rispetto alle spese sostenute. Saranno circa 35mila gli accertamenti ogni anno. I contribuenti a rischio evasione dai primi giorni della prossima settimana riceveranno i questionari con le richieste di chiarimenti in relazione all'anno di imposta 2009 . Nel caso in cui, a fronte di spese sostenute superiori di oltre il 20% al reddito dichiarato, il contribuente non presenti una memoria difensiva credibile ed esauriente, scatterà la prima tappa della verifica vera e propria (sanzione da 258 a 2.065 euro per chi non risponde). In più diventa automatica l'impossibilità di utilizzare le successive prove a propria difesa sia in fase amministrativa sia in fase giudiziaria . 

QUAL E’ IL FINE - In sostanza il redditometro dovrebbe servire a comparare le spese di una famiglia con il suo reddito dichiarato e a segnalare se i due valori non sono coerenti. A questa analisi saranno sottoposti i redditi futuri e quelli a partire dall’anno 2009. Il principio che muove la contestazione dell'Agenzia è che "tutto quello che è stato speso nel periodo d'imposta in questione" deve essere stato "finanziato con redditi del periodo medesimo", fermo restando la possibilità per il contribuente di provare che le spese sono state finanziate con altri mezzi". Si terrà conto, inoltre, non delle "spese correnti" (soggette a troppe variabili e difficilmente dimostrabili dal contribuente stesso) ma di "fatti certi" e della "concreta disponibilità di beni di cui l'amministrazione possiede informazioni". A partire dai controlli sull'anno di imposta 2011 l'Agenzia godrà dei dati comunicati all'anagrafe dei conti da banche, fiduciarie, Sim e Sgr su conti correnti, saldi, movimenti. Ecco, secondo uno schema tratto dal Sole24Ore, che cosa può interessare al fisco rispetto a ogni singola voce . 

 LA CASA - Il titolo di proprietà e le spese tracciabili possono costituire un argomentazione richiesta dal Fisco. Meglio allora tenere da parte il rogito e tutti i documenti utili per dimostrarne l'acquisto. Anche se uno degli altri elementi-spia della capacità contributiva potrebbe essere rappresentato dalle spese per le case. Quali? Per esempio quelle per la ristrutturazione o per il risparmio energetico per le quali l'amministrazione finanziaria può "intercettare" le cifre portate in detrazione nella dichiarazione dei redditi. Da conservare la fattura che attesti la spesa e il bonifico (unico strumento di pagamento ammesso per ottenere il bonus). 

 AUTO E ALTRI MEZZI DI TRASPORTO - Tipo di alimentazione, cavalli fiscali, anno di immatricolazione, eventuali rate di leasing e periodo di possesso. Elementi validi sia per gli autoveicoli posseduti, sia per minicar, caravan, moto, aerei ed elicotteri da turismo, navi e imbarcazioni. Da conservare contratto d'acquisto o di leasing, libretto di circolazione e altre spese di manutenzione. 

ASSICURAZIONI E CONTRIBUTI - Sottoscrizione di polizze e versamento di premi e versamento di contributi (obbligatori, volontari, previdenza complementare). Per quanto riguarda i contributi possono essere chiamati in causa anche quelli versati alla colf.

 INVESTIMENTI – Spiega il quotidiano economico: meglio tenersi pronti a presentare ed eventualmente a giustificare il reddito di provenienza se non derivasse da quello guadagnato nell'anno per gli investimenti effettuati. Naturalmente il fisco dovrà tenere conto dei disinvestimenti effettuati nell'anno e nei quattro precedenti. Per esempio, nell'ipotesi di vendita di una casa, un terreno o anche un bene mobile è sempre un vantaggio in più se il corrispettivo “versato” dall'acquirente può essere facilmente ricostruito attraverso strumenti tracciati: assegno o bonifico bancario.

 ESTRATTI CONTO – E’ bene conservare tutto. Si possono utilizzare anche i sistemi di estratto conto online che consentono di avere i documenti sempre a portata di mano e di poter dimostrare le somme in entrata e in uscita. Il discorso è particolarmente importante, spiega il Sole24Ore, soprattutto per quei redditi che derivano da disinvestimenti o che sono tassati alla fonte, che non transitano in dichiarazione dei redditi e su cui il contribuente può avere l'esigenza di attestare la disponibilità. 



 Da un forum di tributaristi; È da qualche giorno che girando sempre tra commercianti ed artigiani mi viene detto che i commercialisti o i consulenti che siano, consigliano ad alcuni di CHIUDERE! Perché col fatturato che hanno, per di più probabilmente in perdita nel 2013, non saranno sicuramente congrui e si aspettano solo delle grane dall'Agenzia delle Entrate!. Già, è così. 

Se sei un artigiano e hai guadagnato meno dell’anno scorso, l’Agenzia non contempla che – esistendo la crisi mondiale, sovrapposta a quella europea e alla recessione italiana – è normale che paghi meno imposte. 

No: per l’Agenzia, non sei "congruo". E devi pagare come l’anno passato; devi pagare con soldi che non hai percepito, con profitti inesistenti. Sicché , si chiude. 

Ancora quest’anno, gli arroganti incompetenti riescono ad arraffarti la libbra di carne, a fotterti un pezzo di patrimonio e di riserva, ed esultano; l’anno prossimo, non potranno più. 
Sei scomparso, nullatenente. Ti hanno fatto passare dalla categoria dei contribuenti magari marginali, a quella degli assistiti. Sono dei geni.

 "L’Agenzia delle Entrate è composta da dirigenti e funzionari : i primi stipulano con l’Agenzia un contratto di natura privatistica; i secondi sono dei normali funzionari dello Stato. 

Ogni anno i dirigenti unitamente al direttore generale Attilio Befera stabiliscono gli obiettivi che l’Agenzia nell’anno successivo dovrà raggiungere(accertamenti, contenzioso, verifiche etc.). 

Naturalmente in base agli obiettivi raggiunti i dirigenti avranno una percentuale. Nel caso un dirigente non raggiungesse gli obiettivi assegnati per due anni consecutivi gli viene tolto l’incarico e viene degradato. 

Di qui iniziano i problemi: 1) È stato abolito il «solve et repete» l’accertamento dopo 60 giorni diventa automaticamente esecutivo. 2) L’inversione dell’onere della prova. 

Quanto ai funzionari, dovendo raggiungere l’obiettivo numerico, sono «costretti» ad accertare ciascun contribuente selezionato: ad esempio viene selezionato un contribuente che ha in affitto un capannone, in base alla legge Bersani che permetteva di accertare il canone di locazione in base al valore normale, l’Agenzia ha accertato induttivamente il canone di locazione ai fini Irpef e nella stessa motivazione l’ha utilizzato anche ai fini Iva,ciò dimostra come la legislazione fiscale venga illegittimamente utilizzata. I funzionari che non si adeguano rischiano la censura e il contratto di lavoro". 


 UNA VERA E PROPRIA GESTAPO CHE INQUISISCE E RIDUCE IN ROVINA I MALCAPITATI: TU , IO, LUI , NOI, TUTTI...


venerdì 6 settembre 2013

Antonio Gramsci e il comunismo nazionale


Antonio Gramsci e il comunismo nazionale


di Michele Marsonet. Si è molto discusso nel passato anche recente di una presunta diversità del comunismo italiano dovuta alla lettura gramsciana del marxismo. Nessuno – e meno che mai il sottoscritto – intende contestare la grandezza di Gramsci il quale, non a caso, gode oggi di molta notorietà all’estero, e in particolare negli Stati Uniti. Tuttavia alcune delle parole chiave del suo pensiero sono quanto meno ambigue, per esempio “egemonia”. Gramsci parla apertamente nei Quaderni di un “apparato egemonico” da istituire. D’accordo, l’egemonia si fonda sulla convinzione. Resta tuttavia il fatto – davvero essenziale – che al proletariato spetta l’egemonia perché esso, ed esso solo, possiede la Verità. Agli altri non resta che riconoscerlo.
In Francia è stato detto che lo sviluppo politico del concetto di egemonia rappresenta un grande progresso filosofico oltre che politico-pratico, perché necessariamente coinvolge e suppone una unità intellettuale e un’etica conforme a una concezione del reale che ha superato il senso comune. Si noti inoltre che, secondo il pensatore sardo, senza l’intellettuale organico, ossia senza il partito politico come strumento di elaborazione, diffusione e sperimentazione filosofica, non è possibile costruire un “blocco intellettuale-morale che renda politicamente possibile un progresso intellettuale di massa”. Ne consegue che “i partiti sono gli elaboratori delle nuove intellettualità integrali e totalitarie, cioè il crogiolo dell’unificazione di teoria e pratica”.
Siamo dunque in presenza di alcuni che possiedono la giusta visione del mondo, e di altri che debbono essere convinti ad adottarla mediante una “pedagogia” che deve puntare più sulla persuasione che sulla forza. Non è detto, ovviamente, che l’operazione riesca. Che cosa succede in caso di fallimento? Gramsci parla di costruire il consenso mostrando qual è la via giusta. Tra la conoscenza della politica e la lotta per trasformare la filosofia della prassi in una “filosofia di massa”, che sia al contempo strumento di trasformazione culturale e di critica della civiltà capitalistica, non esiste una vera differenza.
Ecco quindi che il marxismo di Gramsci si propone di diventare globale e capace di dar vita a una nuova civiltà. Istituire un legame privilegiato tra filosofia e politica significa definire le condizioni di una trasformazione culturale completa, che riguarda proprio i rapporti delle masse col loro modo di vita inteso nell’accezione più vasta. Secondo alcuni, in carcere Gramsci rielabora gli elementi teorici e pratici di una nuova strategia, tendente a investire le contraddizioni dei paesi capitalistici avanzati e quelle del loro Stato, per fare della politica una “scienza totale”. Ma proprio questo è il punto. La politica non può mai essere una scienza totale, poiché è sempre agganciata a ben precise circostanze storiche ed è sempre racchiusa nei limiti della nostra condizione di esseri fallibili e portati all’errore.
“D’altronde – sostiene Gramsci ne Il materialismo storico e la filosofia di Benedetto Croce – l’organicità di pensiero e la saldezza culturale poteva aversi solo se tra gli intellettuali e i semplici ci fosse stata la stessa unità che deve esserci tra teoria e pratica, se cioè gli intellettuali fossero stati organicamente gli intellettuali di quelle masse”. Molti si sono poi chiesti cosa avrebbero fatto dei comunisti gramsciani al potere nel 1948, oppure come si sarebbero comportati se l’Italia fosse stata inclusa nel blocco sovietico. Ma se si mettono le carte in tavola, e ci si domanda perché Gramsci attribuisse agli intellettuali organici proprio “quelle” funzioni, non si può fare a meno di rispondere che è così poiché essi possiedono lagiusta – e unica – visione della società e della storia.
Snaturare Gramsci facendolo passare per un democratico o, addirittura, per un liberale significa in fondo rendergli un cattivo servizio.
Scriveva Giorgio Bocca nella sua celebre biografia di Palmiro Togliatti: “Togliatti e Gramsci hanno pronunciato nell’occasione (1924) due paragoni destinati a durare nella storia dell’Internazionale, raccolti da Stalin, conditi in tutte le salse conformistiche. Togliatti ha ancora una volta parlato in termini sprezzanti del socialismo riformista, ma precisando l’accusa di ‘ala sinistra della borghesia’, da cui verrà la teoria del socialfascismo. E Gramsci, parlando di Bordiga, ha stabilito per la prima volta l’assioma che tutti gli oppositori di sinistra sono dei trotskisti, ha legato per la prima volta una vicenda del partito italiano a quello russo ‘L’atteggiamento di Trotsky in un primo periodo può essere paragonato a quello attuale di Bordiga, una opposizione – anche mantenuta nei limiti della disciplina formale – da parte di personalità spiccate del movimento operaio può non solo impedire lo sviluppo della situazione rivoluzionaria ma può mettere in pericolo le stesse conquiste della Rivoluzione. Un Gramsci dalla logica staliniana, che anticipa i rischi mortali dell’autoritarismo e che andrebbe ricordata da chi ama dare di lui un’immagine esclusivamente democraticistica”.
In realtà Gramsci riprende il tema del ruolo degli intellettuali affrontato pure da Karl Mannheim, ma pervenendo a una conclusione opposta. Mannheim aveva attribuito all’intelligentsia una funzione mediatrice nei confronti delle ideologie in conflitto, resa possibile dal carattere “distaccato” proprio degli intellettuali. Gramsci li vedeva coinvolti nella lotta di classe, e pertanto organici al partito e alla classe da esso rappresentata. Da un lato dovevano contribuire alla costruzione di una visione del mondo che riflettesse gli interessi della propria classe. Dall’altro avevano il compito di criticare le concezioni del mondo che esprimono gli interessi delle classi avversarie. L’intellettuale era un organizzatore del consenso e un critico delle ideologie concorrenti nello stesso tempo. E, com’è noto, la differenza essenziale tra il marxismo e le visioni del mondo alternative risiede nella scientificità del primo.
Tale scientificità si è poi dimostrata illusoria. Alla storicizzazione dell’economia politica faceva da contrappunto il tentativo di costruire una scienza della società che ne individuasse le leggi oggettive di sviluppo e consentisse quindi di spiegarne i processi e di predire la direzione dello sviluppo futuro. In seguito si è visto che il nesso tra scienza della società e concezione generale della storia, da cui derivava la pretesa di determinare la direzione dello sviluppo storico, era basato su fondamenti illusori. Ora si può più facilmente capire che era proprio quel nesso a generare da un lato la forza del marxismo, e dall’altro la sua grande capacità di suggestione. Ma è pressoché impossibile assegnare alle suggestioni il ruolo di linee guida della ricerca, dal momento che le ipotesi interpretative non si possono equiparare a verità acquisite.
Featured image, Antonio Gramsci nel 1922.

Cascioli: Gesù? Mai esistito. La sua vita copiata dal rivoltoso Giovanni di Gamala.

Il cristologo Cascioli: Gesù? Mai esistito. La sua vita copiata dal rivoltoso Giovanni di Gamala.

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Luigi Cascioli


"La Storia ha insegnato quanto ci abbia giovato quella favola su Cristo" (Historia docuit quantum nos iuvasse illa de Christo fabula), avrebbe scritto papa Leone X in una lettera a Luigi, fratello del Cardinale Bembo. Una frase drammaticamente cinica, ma fondata, a quanto pare. Che cosa c’è dietro quest’incredibile ammissione, forse data per scontata da secoli tra gli altissimi “addetti ai lavori” della Chiesa, dell’assoluta mancanza di prove storiche della reale esistenza in vita di Gesù?
Ebbene, un cristologo davvero fuori del comune si è messo in testa di capire e di analizzare le Sacre Scritture solo in base alla logica, alla ragione, all'intelligenza. Ha studiato per decenni sulla scorta di tutti i documenti possibili e di una stringente razionalità quanto fosse vera quella cinica frase papale. Ed ha scoperto un vaso di Pandora: manomissioni di testi, sostituzioni di personaggi storici, pure e semplici invenzioni, e ogni altro genere di imbrogli che stanno dietro alla “creazione” del personaggio storico Gesù o Joshua, ebreo di Nazareth.

Quest’uomo è Luigi Cascioli, nato a Bagnoregio (Viterbo) nel 1934, bella figura di uomo onesto, idealista, laico, libero pensatore e anticlericale, scomparso ieri a Roccalvecce all’età di 76 anni. Il suo libro “La favola di Cristo”, bel dono che ci lascia in eredità, è l’unico che dimostra effettivamente, con centinaia di documenti, compresi i manoscritti di Kimberth Qumran (1947) e le cronache di storici come Giuseppe Flavio, Filone Alessandrino, Plinio il Vecchio e altri, che tale personaggio semplicemente non è mai esistito. Fu inventato a posteriori dai Padri di una Chiesa ormai dominante che non aveva più motivo per essere insieme rivoluzionaria e spiritualista, ma aveva bisogno di un mito più “terreno”, di un personaggio in carne ed ossa da dare in pasto ai fedeli, e anche d’un eroe “buonista” e non-violento.

Secondo la ricostruzione di Cascioli, si dovette, perciò, creare dal nulla un “Dio in Terra”, confezionando su misura una nascita plausibile – anche se miracolistica, avventurosa e troppo simile a quelle di tanti altri Dei-quasi-uomini dell'epoca – efficace pendant al “Dio nel cielo” che ormai aveva avuto successo. Pare infatti che prima di questa “creazione” biografica, Gesù fosse stato proposto come “disceso dal cielo all’età di 30 anni”. I sapienti cristiani provvidero, perciò a creare dal nulla, ma anche ad adattare, interpolare e falsificare documenti preesistenti.

Nell’affascinante e stringente ricostruzione di Luigi Cascioli si scopre così che la figura del Gesù "inventato" a posteriori, molti decenni dopo la data stabilita per la sua nascita (poi, guarda caso, fatta coincidere per assicurarsi il successo popolare con le festività dei Saturnalia e del Sole Invitto alla fine di dicembre, come il dio Mitra e tanti altri) coincide in modo impressionante con quella di un certo Giovanni di Gamala (villaggio della regione del Golan), figlio di Giuda il Galileo e nipote del rabbino Ezechia, a sua volta discendente della stirpe degli Asmonei fondata da Simone, figlio di Mattia il Maccabeo.

Quello che scandalizza fin dall’inizio è che si tratta non di un nazareno, cioè d’un abitante di Nazareth, come vorrebbe la Chiesa, ma di un “nazareo”, nel significato proprio del termine: un rivoluzionario, uno zelota. Dunque, un violento. I discepoli cercarono in seguito di far derivare l’appellativo da Nazareth – è l'accusa – per confondere le acque. Ma dai Vangeli si vede che Nazareth è in cima a un monte e vicina al Lago di Tiberiade, mentre la vera Nazareth è in collina e dista quaranta chilometri dal lago. Possibile che tanti Padri della Chiesa, tanti intellettuali cristiani, non se ne siano accorti? La città di Gamala, invece, corrisponde perfettamente alla descrizione evangelica, stranamente sfuggita alla censura lessicale e alla omologazione dei Vangeli ufficiali.

Dunque questo Giovanni di Gamala, alias Gesù – secondo la stringente ricostruzione di Cascioli – era un fanatico rivoluzionario capo-banda degli Zeloti, vicini agli Esseni (quelli dei rotoli di Qumram), setta di banditi rivoluzionari ebrei armati (oggi li definiremmo terroristi) che si opponevano all’occupazione dei Romani con ogni mezzo, uccidevano senza pietà anche donne e bambini. I cosiddetti discepoli erano in realtà i capi banda di tale movimento politico-militare. Lo scopo era evidentemente quello di cacciare i Romani e di instaurare un Regno di Israele con a capo un re del partito zelota, cioè il Giovanni di Gamala-Gesù. Non per caso ironicamente definito dai soldati romani nella famosa targhetta sulla croce (INRI) “Rex Judeorum”. In realtà, più correttamente, era un pretendente, un candidato al Regno.

Nonostante le censure di un passato così imbarazzante, altre tracce eloquenti sono restate per errore nei Vangeli. Come l’episodio dei “discepoli” armati di spade all’Orto dei Getsemani, così non-violenti che uno di loro taglia di netto un orecchio ad un soldato. Naturalmente, erano duramente osteggiati anche dagli Ebrei. Praticavano il battesimo (Giovanni Battista), la comunione dei beni e vivevano secondo riti monastici sotto la guida dei Nazir o Nazirei o Nazareni. Siamo nel periodo delle Guerre Giudaiche.

D’altra parte, tutto torna storicamente: il padre di Giovanni da Gamala-Gesù era Giuda il Galileo, personaggio realmente esistito citato dallo storico ebreo Giuseppe Flavio (che invece non cita Gesù), fondatore del movimento ribellistico zelota, ucciso durante una rivolta antiromana. E Giovanni-Gesù aveva, guarda caso, tre fratelli chiamati Giacomo, Simone e Kefas (ossia Pietro), come i principali apostoli. Giovanni di Gamala costituì con essi una banda armata in rivolta contro l'occupazione romana. Gli apostoli sarebbero stati in realtà dei guerriglieri, accoliti del movimento zelota e chiamati banda dei Boanerghes. Come se non bastasse, Giuda Iscariota deriverebbe il suo appellativo da sicario, mentre Simone zelota denuncerebbe l'appartenenza alla setta zelota. I soldati Romani davano loro la caccia, ma quelli affrontavano con gioia il patibolo o la croce nella certezza di avere come ricompensa dopo la morte una vita eterna di beatitudine, un po' come oggi i terroristi dell’Islam. Finché quel Giovanni-Gesù fu catturato nell'orto del Getsemani e crocifisso.

Lo storico ebreo Giuseppe Flavio ci ha dato nella “Guerra giudaica” una preziosa informazione sull’esistenza di un rivoluzionario carismatico la cui figura si attaglia perfettamente a quella di Gesù. E due vicende simili in così poco spazio di tempo sarebbero impossibili. Dunque, per Giuseppe Flavio si trattava d’un « falso profeta egiziano. Arrivò infatti nel paese un ciarlatano che, guadagnatasi la fama di profeta, raccolse una turba di circa trentamila individui che s’erano lasciati abbindolare da lui, li guidò dal deserto al monte detto degli ulivi e di lì si preparava a piombare in forze su Gerusalemme, a battere la guarnigione romana e a farsi signore del popolo con l’aiuto dei suoi seguaci in armi. Felice prevenne il suo attacco affrontandolo con i soldati romani, e tutto il popolo collaborò alla difesa sì che, avvenuto lo scontro, l’egizio riuscì a scampare con alcuni pochi, la maggior parte dei suoi seguaci furono catturati o uccisi mentre tutti gli altri si dispersero rintanandosi ognuno nel suo paese. » (II, 13, 5)
Molte rivolte e azioni violente i primi Cristiani le organizzarono anche a Roma, dove a detta degli storici romani erano considerati come terroristi e banditi rivoluzionari. Però, come capita a tutti i rivoluzionari, decenni dopo, una volta al potere, furono gli stessi capi della Chiesa che cancellarono ogni riferimento alle imbarazzanti origini rivoluzionarie e violente del loro movimento.
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"Dopo le prove fornite dalla “Favola di Cristo” sulla non esistenza di Gesù, come si può ancora credere che i racconti riportati sui Vangeli, pieni di contraddizioni e grossolanità, siano la biografia di un personaggio storico? Seguendo una fede cieca molti cristiani preferiscono mettere l'accento sul “simbolismo” contenuto nei testi. [E forse lo stesso papa Leone X sopra citato era tra questi. NdR]. Quindi, in teoria è possibilissimo – deduciamo noi – che siano esistiti addirittura papi e cardinali che sapevano della non esistenza storica di Gesù, ma hanno taciuto o per paura dello scandalo indicile (e del rischio di essere deposti come pazzi), o rifugiandosi del carattere analogico, simbolico delle Sacre Scritture. Come per le “verità scientifiche” dell’Antico Testamento (la Bibbia). Ma se tutto è simbolico – conclude Johannès Robyn, presidente dell'Unione degli Atei di Francia – che cosa resta del personaggio?" Di un personaggio-Dio, aggiungiamo, dal cui nome deriva la parola e la fortuna del Cristianesimo.
Complemento efficace al lavoro di Cascioli è la minuziosa e filologica ricostruzione storica di Marco Guido Corsini, secondo il quale sarebbe fondata l'origine egiziana del capopopolo sedicente Messia. Il suo sito offre per certi punti una ricostruzione di Gesù come rivoluzionario ebreo “egiziano”. Gli indizi e le concordanze coi documenti storici sono affascinanti, così come inquietanti i tentativi della prima Chiesa di cancellarli, a partire dai Vangeli.
La Chiesa cattolica, in risposta, appare molto meno scandalizzata di quanto noi laici potremmo immaginare. Un tempo avrebbe mandato a morte l’incredulo. Oggi semplicemente obietta che neanche su Giovanni di Gamala, ci sono sicure fonti storiche, e che quindi contrapposta alla "favola di Cristo" c'è solo la "favola di Cascioli".

In quanto al libro “La favola di Cristo”, si può aggiungere che è molto avvincente, strutturato come un "giallo" storico "scientifico", e si rivela una miniera di impressionanti notizie concatenate tra loro. Un vero puzzle nel quale i vari tasselli vanno a incastrarsi in modo apparentemente perfetto. Se ne consiglia la lettura. Può essere acquistato presso la famiglia dell’autore, insieme agli altri suoi libri.
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Il giorno dopo la scomparsa di Luigi Cascioli, riteniamo che questo ricordo possa essere l’omaggio più giusto a lui dovuto. Fu un grande uomo. Grazie alla sua tenacia, al rigore razionale, e all’erudizione di questo studioso coraggioso, profondo conoscitore dei testi dei Vangeli e della Bibbia, che proprio lui ha dimostrato essere stata scritta in tempi molto più recenti di quanto racconta la leggenda. A lui va il nostro ricordo e la nostra ammirazione.

Sui rapporti tra Maria di Magdala e Giovanni, il capo-banda zelota (oggi diremmo fondamentalista e rivoluzionario ebreo, seguace della più stretta legge mosaica) su cui la Chiesa modellò secoli dopo la vita del personaggio inventato Joshua, alias Gesù, ISPIRITU ha ospitato un interessante articolo di Luigi Cascioli.
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.IN MEMORIA DI LUIGI CASCIOLI

di Peter Boom
Luigi Cascioli, nato il 16 febbraio 1934 a Bagnoregio (VT) è deceduto ieri nella sua casa di Roccalvecce (VT), e con lui abbiamo perso un appassionato ed erudito storico, specializzato soprattutto nel primo periodo cristiano.

Aveva scritto e pubblicato tre libri "La favola di Cristo" (inconfutabile dimostrazione della non esistenza di Gesù), "La morte di Cristo" e "La statua nel viale", dei quali sono stati stampati versioni in diverse lingue.


Attraverso approfonditi studi aveva dimostrato che Cristo non era mai esistito ed aveva a proposito denunciato la Chiesa Cattolica, nella persona di Don Enrico Righi, parroco-rettore della ex.Diocesi di Bagnoregio per abuso della credulità popolare (Art. 661 C.P.) e per sostituzione di persona (Art. 494 C.P.).


Ateo convinto, Luigi Cascioli (http://www.luigicascioli.eu) aveva voluto attaccare il cristianesimo con questa denuncia contro la Chiesa Cattolica, sostenitrice di un'impostura costruita su falsi documenti, quali la Bibbia ed i Vangeli, che aveva imposto con la violenza dell'inquisizione e con il plagio ottenuto con l'esorcismo, il satanismo ed altre superstizioni. Ultimamente Luigi Cascioli stava preparando un nuovo libro riguardante Fatima, da lui denominato altro grande imbroglio superstizioso-finanziario.


Luigi Cascioli, un uomo coraggioso, fino all'ultimo sulla breccia per divulgare le Sue idee, le Sue tesi storiche, delle quali si parlerà ancora a lungo.


Il Libero Pensiero vola ben oltre la morte terrena e questa consapevolezza ci dà la forza di esporre sempre con grande apertura mentale e la massima onestà le nostre idee. Non abbiamo dogmi e sappiamo tutti di poter sbagliare, ma siamo ben convinti che non si possa imbrigliare il nostro pensiero. Di questo fu grande testimone il filosofo Giordano Bruno, immolato dopo atroci torture sul rogo dall'Inquisizione cattolica. Oggi il rogo o la pena di morte, almeno nei paesi di civiltà occidentale non esiste quasi più, ma altri metodi perniciosi per bloccare il Libero Pensiero persistono, bloccando l'informazione su certe idee, frutto di lunghi studi, come quella di Luigi Cascioli sulla non esistenza di Gesù. 

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