sabato 20 aprile 2013

La zona franca delle bancarelle: la Sardegna come Livigno


Sa Defenza condivide la visione esposta de DR. Carboni quando dice:
...oggi necessita progettare la zona franca, fare un business plan, un progetto operativo, nel quale siano previsti tutti i particolari, non ultimo quello dell'occupazione prevista. Cruciale è quindi capire che non è una zona franca di consumo che ci serve , come a Livigno, ma una zona franca alla produzione ed esportazione, come ad esempio a Shannon in Irlanda o più articolata al turismo e all'agroindustria e ai servizi, come nelle Canarie, se si vuole creare un nuovo modello di sviluppo ed uscire dalle macerie attuali e dalla disoccupazione dilagante.

La zona franca delle bancarelle: la Sardegna come Livigno

MARIO CARBONI


La risposta europea alla richiesta del Presidente Cappellacci di inserire la Sardegna nell'Art.3 del Codice doganale europeo al pari di Livigno e Campione d'Italia è stata negativa. 
Non poteva essere altrimenti dato che la Commissione europea nulla può nei riguardi dei territori extradoganali che sfuggono alla sua giurisdizione perché fuori dal territorio doganale europeo. 

Per evitare la cortese bacchettata sarebbe bastato leggere più righe dell'Art.3 del Codice ed approfondire la differenza fra territorio extradoganale e le aree considerate come extradoganali quali sono le zone franche. Infatti si potrebbe supporre che il confine politico di uno Stato coincida con il suo territorio doganale ma così non è. 

All'interno del territorio doganale europeo esistono invece territori parte del territorio politico di Stati membri come Danimarca, Germania, Spagna,Francia ed Italia, che non fanno parte del loro territorio doganale e sono territori extradoganali. 

Puntualmente elencati nell'art. 3 del Codice doganale europeo essi sono: le isole Færøer e la Groenlandia, l'isola di Helgoland e il territorio di Büsingen, Ceuta e Melilla, Saint-Pierre e Miquelon e Mayotte,Livigno e Campione d'Italia. 

Il Codice doganale europeo oltre a questi territori che sono posti fuori dalla linea doganale europea non soggetti alle sue norme doganali e considerati come territori esteri e appunto extradoganali de factoprevede che vi siano altri territori denominati zone franche che fictio iuris sono solo considerati come posti fuori dalla linea doganale europea .

Le zone franche sono previste dal Codice doganale europeo nell'articolo 167 ove si precisa che solo gli Stati membri possono destinare talune parti del territorio doganale della Comunità a zona franca o autorizzare depositi franchi. 

Ai territori elencati nell'Art.3 ed ai previsti nell'Art. 167 corrisponde una diversa situazione giuridica. Nei primi che sono extradoganali per loro natura, di fatto totalmente sottratti alla giurisdizione giuridica doganale dello Stato a cui politicamente appartengono sono consentiti l'uso ed il consumo di merci estere in franchigia di dazio. 
Nei secondi ove insistono le zone franche, tutte le attività sono sottoposte ad una giurisdizione limitata perché assimilati ai territori extradoganali per finzione di legge, sono vietati l'uso ed il consumo delle merci estere in franchigia di dazio se non previsto nelle loro leggi istitutive. 

Confondere queste due differenti fattispecie di zone extradoganali e non capirne la genesi e le differenze può portare a gravi errori e confusioni. 
Delle prime indicate nell'art.3 del Codice doganale europeo bisogna conoscerne le particolari condizioni storiche che le hanno originate, le posizioni geografiche, i rapporti interstatali e confinari nei quali sono inserite, gli esiti di antichi rapporti coloniali e gli irrisolti problemi di decolonizzazione, senza confonderle con le zone franche che sono tutt'altra cosa. 

Questa confusione ha raggiunto livelli dannosi in Sardegna con l'idea, sbagliata e limitativa, diffusa recentemente nel prefigurare la zona franca sarda come assimilabile alle condizioni di Livigno e Campione d'Italia, Comuni rispettivamente di 6.068 e 2.121 abitanti, mentre la Sardegna durante l'estate supera i due milioni. 

Su Livigno e Campione come ideale di zona franca, corrono anche diverse leggende metropolitane diffuse per mirare in Sardegna non a una zona franca di sviluppo, che aumenti il PIL, gli investimenti, le esportazioni, l'occupazione e il benessere, ma per prospettare una zona franca delle bancarelle che aumenterebbe la sua dipendenza dall'esterno, il sottosviluppo e la disoccupazione. 

Ciò che per questi due particolarissimi Comuni è stata una medicina per la Sardegna sarebbe un veleno mortale.


lunedì 15 aprile 2013

SARDINYA: Cade un altro tabù sui crimini di Stato nel Salto di Quirra (Pisq): approfittare del disastro ambientale per potenziare il poligono.


15 aprile, ore 10, SIT-IN mensile, Cagliari Piazza Carmine
fronte sede rappresentanza del Governo

VERITA’ e GIUSTIZIA 
per gli uccisi da veleni di guerra e di poligono 
  FERMARE la STRAGE di STATO
Cade un altro tabù sui crimini di Stato nel Salto di Quirra (Pisq):
approfittare del disastro ambientale per potenziare il poligono.

L’intervento della Procura e del Gip di Cagliari - sequestro delle piste del Pisq, il generale comandante indagato - conferma le nostre previsioni. La messa in sicurezza delle aree dove la contaminazione è ampiamente dimostrata e ammessa persino dalle Forze Armate, imposta dalla Procura di Lanusei, è stata distorta e indirizzata, sostiene la Magistratura, a “fini ben diversi da quelli di tutela della salute”.  l’intuito popolare indica questi fini: predisposizione delle opere di costruzione della “Pista tattica multifunzionale”, altrimenti detto la costruzione ex novo dell’aeroporto militare, annoso progetto sempre respinto dalla popolazione, funzionale al potenziamento del poligono e all’incremento delle attività belliche. In Italia, variegati pezzi di Stato sono da sempre maestri nella turpe arte di usare e/o provocare disastri ambientali per trarre profitti per sé e per pochi a discapito della collettività. La Protezione Civile guidata da Bertolaso è solo la scuola più nota.

La  Procura di Cagliari ha messo in luce la bieca volontà di vertici militari, ministri della Difesa, Governi - sostenuti dalle truppe degli ascari sardi desiderosi di droni, i robot assassini volanti da aggiungere agli aerei di guerra scorrazzanti nei cieli della Sardegna - di raggirare, piegare ai loro scopi, trarre vantaggi dal terremoto originato dall’eruzione delle verità nascoste, i crimini e scempi del Pisq documentati dalla Procura di Lanusei. L’appropriazione militare di strade comunali, spacciata come finalizzata alla tutela della salute pubblica, è ancora oggetto d’indagine. Sono scandalosamente nude le manovre per approfittare del disastro ambientale, ormai non più occultabile, volgendolo in occasione di espansione e consolidamento del poligono della morte, garanzia della sua intangibilità.

Indigna il coro osannante la “radicale bonifica” sbandierata dai politicanti, fatta sistemando recinzioni e cartelli di divieto d’accesso.
 Ripugna la tracotanza, la certezza dell’immunità, di farla franca, di farsi beffe della legalità, di riuscire ad affossare il lavoro della Procura di Lanusei, d’impedire il rinvio a giudizio e lo svolgimento del processo. A Lanusei, il prossimo 22 aprile, il gup Nicola Clivio, dovrà accogliere o respingere la richiesta del pm Fiordalisi affinché ordini “ l’ immediato sequestro probatorio dell’area demaniale del Poligono Salto di Quirra con blocco di ogni attività militare nelle aree ad alta intensità militare fino al giorno in cui il Perito nominato dal Giudice completerà i “nuovi” campionamenti”,  l’ennesima indagineinutile ai fini dell’accertamento dei reati contestati, utile però a procrastinare la scomoda decisione di rinviare a giudizio gli indagati eccellenti. Realisticamente il PM valuta che la perizia decisa dal Giudice “difficilmente potrà impiegare un tempo inferiore ai due o tre anni “ e calcola che per almeno otto dei venti indagati scatterà la prescrizione. 


Ferisce il servilismo e/o l’insipienza delle Autorità locali scattate sull’attenti, prima, per avvallare il Piano di Monitoraggio truffa (2008-11) messo sotto accusa dalla Procura di Lanusei, poi, nella conferenza dei servizi, per coprire con il silenzio e l’inerzia lo scempio delle piste abusive e l’inganno della “messa in sicurezza” incriminati dalla Procura di Cagliari.

Registriamo l’ennesimo atto criminoso dello Stato italiano, perpetrato tramite “il servitore dello Stato” Comandante del Pisq, mirato a rinsaldare e perpetuare la schiavitù militare della Sardegna, il ruolo di campo di guerra e campo di sterminio del popolo sardo dove la legalità è sospesa.

Noi non cessiamo di esigere che il Governo assuma le sue responsabilità, l’obbligo di porre fine e riparo al disastro ambientale e alla strage provocata dalle devastanti attività militari, adotti con urgenza le misure sintetizzate nello slogan portante del sit in mensile e degli incontri con il rappresentante del Governo, l’acronimo
 SERRAI (CHIUDERE)

      S      Sospensione delle attività dei poligoni dove si sono registrate le patologie di guerra;
      E      Evacuazione dei militari esposti alla contaminazione dei poligoni di Teulada, Decimomanno-Capo Frasca, Quirra
     R      Ripristino ambientale , bonifica seria e credibile delle aree contaminate a terra e a mare;
      R      Risarcimento alle famiglie degli uccisi, ai malati, agli esposti, Risarcimento al popolo sardo del danno inferto all’isola.
     A      Annichilimento , ripudio della guerra e delle sue basi illegalmente concentrate in Sardegna in misura iniqua;
  I        Impiego delle risorse a fini di pace. 


Comitato sardo Gettiamo le Basi , tel 3467059885; 

Famiglie militari uccisi da tumore, tel 3341421838 

Comitato Amparu (Teulada) 3497851259; 

Comitato Su Sentidu (Decimo) 3334839824 ;




martedì 9 aprile 2013

SPANIATURAS, CUNTIERRAS, incapa SCUTULLADURAS - Dischente, un corso professionale di sardo online


SPANIATURAS, CUNTIERRAS, incapa SCUTULLADURAS - Dischente, un corso professionale di sardo online

da Massimo Pistis 

Una realtà importante per la tutela della lingua sarda negli ultimi dieci anni è stato s’Ufitziu de sa limba sarda de sa Provìntzia de Aristanis, sportello aperto nel 2004 e portato avanti con competenza e creatività dai dott. Marinella Marras e Salvatore Cubeddu. 

Nel 2012 anch’esso ha risentito dei contraccolpi della crisi, che sfibra in primis i servizi culturali, pietre angolari di una società democratica che non abbiamo, evidentemente superflui per questo stato capitalista senza capitale. La matematica non è un’opinione, si suol dire: il capitalismo è riuscito a farla diventare tale, mescolandola con speculazione, illusionismo e destrezza.

Diverse le attività portate avanti in questi anni da s’Ufitziu con risorse relativamente scarse, ricordiamo su Postali de sa Limba Sarda (tour in corriera nelle scuole della provincia per far conoscere la storia della lingua e la legge che la tutela), i corsi territoriali di formazione per i dipendenti pubblici, ma aperti a tutti i cittadini, sas Dies de sa Limba Sarda (eventi culturali diffusi), pubblicazioni, conferenze, consulenza e interazione con is Ufitzius comunalis (ormai ben 83 su 88 paesi) e tanto altro.

Ma il fiore all’occhiello de s’Ufitziu provìntziali è il portale e-learning Dischente, ovvero un corso di formazione completo di e in lingua sarda online, rivolto in un primo momento al personale della pubblica amministrazione, ma ormai aperto a tutti, basta una semplice registrazione sul portale www.dischente.or.it, alla quale segue il rilascio di una password di accesso.

Il corso, predisposto nel 2007 e online dal 2010, è già stato utilizzato da decine di utenti. Recentemente è stata presentata la seconda edizione, già in rete, con un ampliamento dell’originale e due nuovi moduli, nel complesso tratta ben 505 argomenti.

Il primo modulo, ormai collaudato, riveduto e approfondito è composto da 42 lezioni vocali complessive con supporto grafico. Le prime 31 sono condotte da tre qualificati esperti: Antonello Garau, Gianfranca Piras e Michele Ladu, che, spiega un comunicato “pertocant custos argumentos: sa tutela de sas limbas de minoria, sa situatzione linguìstica de oe in die in Sardigna, sa fonètica, sas normas de base de sa Limba Sarda Comuna, s'ortografia, su repertòriu linguìsticu, s'interlinguìstica sardu italianu, sas partes de su discursu”. Il modulo è arricchito da 4 lezioni di Duilio Caocci sul sardo nella letteratura, la storia, i premi letterari, la poesia e da 7 lezioni di Filippo Sechi sulla LSC (limba sarda comuna) e il rapporto lingua sarda scritta e orale.

“A s'acabbu de onni letzione”, prosegue la nota de s’Ufitziu “onni dischente podet torrare a controllare cantu tempus at dedicadu a su cursu, cantos isbàllios at fatu e in cales esertzìtzios, podet torrare a fàghere sos esertzìtzios pro megiorare su puntègiu e sa pagella, podet controllare su resurtadu de onni letzione e de su cursu intreu”.

Il secondo modulo contiene 24 learning object di Antonio Garau "chi pertocant s'anàlisi lògica e grammaticale, sos cumplementos, sas prepositziones, chistiones de morfosintàtica"; altre 7 sui verbi di Simone Pisano; 3 di Maurizio Virdis "chi pertocant sa partzidura diatòpica de sa limba sarda".
Infine, il modulo 3 include nove lezioni di Antonio Garau sul sardo nella pubblica amministrazione e la pianificazione linguistica.

Oltre ai moduli il corso comprende degli approfondimenti "B'at ischedas subra sos ditzionàrios e vocabulàrios sardos, sas limbas de minoria in su web e sa fonètica de su sardu cun cartas subra sa metafonia e su vocalismu (maistros: Gianfranca Piras, Michele Ladu, Maria G. Cossu)"; inoltre si possono scaricare saggi sulla lingua sarda di diversi autori.

Si tratta di un corso serio e professionale, portato avanti con competenza, impegnativo e per questo efficacemente formativo, alla fine del quale con un esame da prenotare in Provincia, si può, superandolo, ricevere un attestato.
Il sito contiene anche una chat, che permette ai corsisti di interagire tra loro o di comunicare con lo sportello linguistico.

Per informazioni si può anche utilizzare la @mail ufitziu@dischente.or.it.
Riguardo al servizio la Provincia ha recentemente pubblicato anche un’opera in sei volumi, che riporta il corso con tutta una serie di approfondimenti tematici, saggi e informazioni.


(da Nuovo Cammino del 17.03.2013)

sabato 6 aprile 2013

VELENI DI QUIRRA, SARDIGNA NATZIONE SI COSTITUISCE PARTE CIVILE


 
SARDIGNA NATZIONE 
Email  sardignanatzione@tiscali.it - Situ   www.sardignanatzione.eu
Sedes --Via S. Giovanni 234 – 09100 Cagliari  - Coordinadore  Natzionale – Tel/fax  - 0784/415249 - 348/7815084 - 339/4232098
                  












VELENI DI QUIRRA

ARRIVA IL PRIMO AUTOTRENO DI SABBIA 
IN FASE DI UDIENZA PRELIMINARE

E’ iniziato l’insabiamento dell’uso indebito del poligono di Quirra che ha comportato accumulo sul territorio, e non solo, di imponenti quantitativi di rifiuti speciali di ogni tipo, l’accertata presenza di sostanze tossiche, di polveri generate dalle combustioni eseguite all’interno del Poligono, tali da ricondurre il fatto  all’ipotesi delittuosa del “disastro”. 

Una super perizia per bloccare un magistrato anomalo. Dando per scontata l’onesta del superperito Mario Mariani, ingegnere nucleare, di fatto tutto l’impianto accusatorio del pm D. Fiordalisi rischia di essere sommerso da un mare di carte sulla valutazione delle perizie precedenti e sui campionamenti e analisi di tracce che ormai sarà impossibile trovare. Il tutto servirà per nascondere che l’impianto accusatorio si basa principalmente sulla constatazione dei danni reali e devastanti causati dalla presenza del poligono su persone e territorio.

Vogliono cancellare il nesso tra causa ed effetto. Non potendo nascondere il “disastro”, perchè evidente e misurabile, vogliono arrivare al non luogo a procedere  costruendo l’incertezza del nesso tra il disastro e l’uso indebito del poligono.

Lo stato da dalla parte degli imputati di disastro e non dalla parte dei cittadini danneggiati. Siamo all’assurdo, lo stato non solo non si costituisce parte civile ma usa i soldi dei contribuenti danneggiati per pagare i migliori avocati in difesa di coloro che hanno causato il danno e costringe i danneggiati ad ulteriori spese processuali e peritali.

SAREMO PARTE CIVILE.  Se si andrà a processo, purtroppo ne abbiamo forti dubbi, i sardi di Sardigna Natzione Indipendentzia, che come prevede lo statuto, è da sempre impegnata nella difesa della gente e del territorio della Sardegna, non solo dall’uso coloniale che ne fa lo stato italiano ma anche da ogni tipo di aggressione che possa comprometterne la salute dell’ambiente de dei cittadini, in sede processuale, come ha già fatto  in udienza preliminare, contro i 20 indagati per i veleni di Quirra, tramite l’avvocato Chicco Paolini, si costituiranno parte civile. I sardi di SNI si costituiranno parte civile in quanto,  le polveri, contenenti anche uranio impoverito ed altri metalli pesanti,  generate dalle esplosioni di proiettili a frammentazione e sublimazione sono talmente sottili, nano particelle, che trasportate facilmente dal vento per molti chilometri e filtrate  negli alimenti prodotti nella zona e nelle acque, possono essere state respirate o ingerite da qualunque sardo.

SARDIGNA NATZIONE SI COSTITUIRA’ PARTE CIVILE 

Casteddu 06-04-2013  annu 151° D.I. SARDIGNA NATZIONE INDIPENDENTZIA

sabato 30 marzo 2013

ZONA FRANCA PORTUALE ESTESA A TUTTA LA CITTA' A CAPODISTRIA IN SLOVENIA, PERCHE' NON IN SARDEGNA? Fiscalità di vantaggio e Zone franche

ZONA FRANCA PORTUALE ESTESA A TUTTA LA CITTA' A CAPODISTRIA IN SLOVENIA, PERCHE' NON IN SARDEGNA?

de Mario Carboni

La notizia d'agenzia riportata di seguito chiarisce che è possibile estendere le zone franche previste nei sei porti sardi alle intere città. E' proprio ciò che sta succedendo a Capodistria. Questa è la strada principale nell'immediato. Immaginatevi la Zona franca di Cagliari, estesa a tutta l'area industriale del CACIP e a tutta l'area vasta urbana Cagliari-Quartu. 

Analoga misura per fare une esempio a Portotorres-Sassari, Olbia-Golfo Aranci, Oristano e Arbatax e PortoVesme, non sarebbe già al 90% una zona franca integrale? Per il resto basterebbe un'altra norma d'attuazione dell'Art.12 dello Statuto per estenderla al 100% della Sardegna per le dogane, fiscalità diretta ed indiretta ed altre defiscalizzazioni compreso il consumo sopratutto di prodotti energetici.
Si tratta solo di una questione politica.

ZONA FRANCA A CAPODISTRIA ESTESA A TUTTA LA CITTA'
Una zona Franca a Capodistria, della quale il porto potrebbe però usufruire solo indirettamente, perché nello scalo sloveno esiste già un simile regime agevolato. La precisazione arriva dalla stessa Luka Koper, società di gestione del porto di Capodistria, dopo la visita di martedì da parte del neo ministro sloveno per l’Economia, Stanko Stepišnik, al sindaco del Comune rivierasco, Boris Popovi›. 

Il ministro Stepišnik ha annunciato che il nuovo governo avrà una politica molto diversa da quello precedente nei confronti del porto di Capodistria e dei progetti per il Litorale. Durante la visita è stato sottoscritto un accordo per l’accelerazione dei più importanti progetti infrastrutturali, tra i quali la trasformazione della città di Capodistria in una zona franca doganale. Nell’ambito dei colloqui, il Comune di Capodistria ha dichiarato che non si opporrà ai piani di sviluppo del porto e in particolare al prolungamento del Molo Primo e alla costruzione del terminal passeggeri.

La notizia in un primo momento aveva fatto pensare a interventi sul regime doganale dello scalo, con le conseguenti considerazioni in merito alla concorrenza che si sarebbe generata nei confronti dello scalo triestino. 

Ma una precisazione in tal senso arriva da Sebastian Sik, responsabile delle Relazioni esterne di Luka Koper: «In realtà per il porto non cambia nulla, anche perché – ha precisato Sik chiarendo quello che sembra essere stato un malinteso – per lo scalo la Zona Franca esiste già, ma ciò che si vuol fare è estenderla alla città». 
Se l’ipotesi dovesse concretizzarsi, dunque, il porto di Capodistria potrebbe eventualmente riceverne un beneficio indiretto, poiché ad oggi gli investimenti nella zona franca sono riservati a Luka Koper, società controllata dallo Stato sloveno che gestisce lo scalo. 
Dopo che la notizia è rimbalzata dai media sloveni a quelli italiani, ieri mattina era stata la stessa presidente dell’Autorità portuale di Trieste, Marina Monassi, a commentare quella che potrebbe essere una novità importante – in termini di concorrenza – anche per il porto di Trieste. «Lo vedo come uno stimolo, complimenti al gruppo dirigente di Luka Koper, se riescono ad ottenerlo sono stati bravi. Hanno capito – ha detto la presidente dell’Authority triestina – quanto è importante avere una Zona Franca. 
Ad ogni modo se loro attraggono clientela questo può essere un vantaggio anche per il porto di Trieste e per gli altri porti del Napa (Venezia e Fiume, oltre agli stessi Trieste e Capodistria, ndr). L’Alto Adriatico potrebbe così diventare un grande polo di attrazione per i traffici marittimi».

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Cagliari 29.03.2013 ore 12.00 - 

Ufficio delle Dogane di Cagliari

Stamani ci siamo recati all’appuntamento fissato presso l’Ufficio delle Dogane di Cagliari, per mettere in ordine alcuni dettagli con il Responsabile Dott. Marcello Demuro, in attesa del prossimo tavolo tecnico a cui parteciperà anche l’Assessore Alessandra Zedda.

Visto che sarà innanzitutto necessario attendere la data del giorno 07.04.13, per avere conferma che quanto inviato dalla Regione Sardegna alla CEE, ci si è comunque accordati per la data dell’8 o del 9 aprile per i lavori del tavolo tecnico a cui parteciperanno il Responsabile delle Dogane di Cagliari, il Responsabile delle Dogane di Sassari, l’Assessore Alessandra Zedda e Giuseppe Marini,patrioti sardi,rapresentante medio campidano marrubiu ,legale,oviamente il tavolo e aperto ai tecnici pro zona franca e cordinatore comitati .Nel frattempo (la settimana dopo Pasqua) il Dott. Marcello Demuro responsabile dell’Ufficio delle Dogane di Cagliari, salirà a Roma al Ministero per raccogliere tutti gli elementi necessari per poter avere un Tavolo Tecnico di lavoro chiaro e operativo, senza dubbi sulla corretta esecuzione delle procedure necessarie per la definizione della Sardegna in Regime di Zona Franca Integrale. 

E’ stato molto importante anche avere avuto oggi la conferma da parte del Presidente Cappellacci, di aver voluto accogliere la nostra richiesta (del 06.03.13) per la chiusura di EQUITALIA nella Regione Sardegna con contemporanea riapertura dell’Ufficio dell’Agenzia delle Entrate della Sardegna, che oltre alla gestione dei debiti dovuti dai contribuenti sardi allo Stato, servirà anche per la gestione delle accise dovute sulla vendita e sull’acquisto dei carburanti. 

A breve contiamo di avere anche la firma dell’Assessore Alessandra Zedda per la convenzione Regione- CEE, per la messa in atto del Piano Jeremie, che consentirà di poter avere per le nostre imprese dei contributi dalla CEE a tasso zero da rendere in 30 anni.

Siamo soddisfatti del buon lavoro che si sta svolgendo in collaborazione con le Istituzioni e che porterà sicuramente ad avere a breve buoni risultati di vantaggio per le attività Sarde, che giorno dopo giorno stanno chiudendo o rischiano la chiusura.

Giuseppe Marini (Movimento Terra Libera)--

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Fiscalità di vantaggio e Zone franche

 di Salvatore Cherchi

L’Autore è presidente della provincia del Sulcis. Da La Nuova, 27/03/2013
Il regime di fiscalità di vantaggio, decretato dal Ministro Passera per le piccole imprese (sotto i cinquan­ta addetti) della Provincia dì Carbonia-Iglesias (ma anche di altre zone del Paese, a scala comunale) è fi­glio del Piano Sulcis preparato e portato dalla Pro­vincia e dai Comuni, all’Intesa con Regione e Governo, sottoscritta nel novembre scorso in un clima di inusitata tensione sociale. Ribadito che quell’Intesa è stata un atto di responsabilità, utile per il territorio e contro il tanto peg­gio tanto meglio, questo speciale regime fiscale merita qualche commento anche per le connessioni con il dibat­tito sulle zone franche.
Il punto di partenza è la grave crisi delle piccole e delle micro imprese che concentrano la gran parte dell’ occupa­zione. Fra i tanti indicatori negativi, richiamo la caduta de­gli investimenti in beni durevoli (fonte Società degli Studi di Settore). Nel triennio il Sulcis registra una contrazione del 72%; la Sardegna del 44%, l’Italia del 20%. Un chiaro segnale di sfiducia verso il futuro, fortissimo nel Sulcis, preoccupante nell’intera Sardegna.
Lo strumento fiscale, sebbene non sia una ricetta miracolosa ha effetti immediati sull’impresa.
La Provincia ha scelto uno strumento praticabile, per­ché compatibile con le regole europee e insieme utile, non chiudendosi in rivendicazioni massime ma lontane nel tempo se non proprio improbabili.

Lo strumento che non richiede autorizzazioni della Commissione UE è  quello della Zona Franca Urbana (ZFU) che permette l’agevolazione fiscale, anche al fun­zionamento e non solo all’investimento, nel limite della regola de minimis, cioè di un beneficio per l’impresa non superiore a 200mila euro nell’ arco del triennio. Le ZFU, ben note in Europa, proposte dal se­condo Governo Prodi e cancel­late da Berlusconi, sono di nor­ma limitate a un quartiere o a una Città. Nel caso Sulcis è stata introdotta, con legge e previo accordo con il Governo, una sperimentazione territoriale, UE compatibile. La praticabilità è stata inoltre assicurata, dall’ aver posto il costo per minori entrate dello Stato, a carico dei
fondi del Piano Sulcis, rinunciando ad altri possibili progetti.
Lo strumento è robusto. Per le piccole imprese, esistenti o nuove, determina la compensazione anche integrale di Irpef o Ires, Irap, Imu-stato e di una quota degli oneri sociali. Insomma per queste imprese è una vera e propria zona franca fiscale alla produzione. Lo strumento è utile anche per fare, entro certi limiti, politica per lo sviluppo. La durata temporale di applicazione (14 anni di cui cinque a beneficio pieno e poi a decrescere) è adeguata per pro­grammare obiettivi; la possibilità di introdurre riserve sui fondi disponibili a favore di nuove imprese o di determi­nati settori o di determinate aree (es. le zone per imprese) consente di fare scelte funzionali agli obiettivi.
Gli Enti locali, la Regione e il Governo, definiti strumen­to e copertura finanziaria, devono ora fare scelte coerenti con gli obiettivi del Piano Sulcis, basato su innovazione nell’industria e diversificazione nei settori in ritardo di svi­luppo. La sfida per il Sulcis è il cambio di passo e non solo, sfida per la verità, attuale in tante parti della Sardegna.
Penso infine che lo strumento delle ZFU debba essere rivalutato alla scala regionale e che dovrebbero essere spe­rimentati sul serio i cosiddetti punti franchi doganali (di li­mitata portata ma buoni per lavorazioni estero su estero) il cui decreto istitutivo risale al Governo D’Alema: un’era politica e trascorsa. Forse selve più impegno per usare ciò che già abbiamo.

venerdì 29 marzo 2013

Eliseo Spiga: sesso, felicità la ricetta arriva dai nuragici


Eliseo Spiga: sesso, felicità la ricetta arriva dai nuragici 
comunitarius

de sa defenza

Le confessioni d'un sardo nato in Val d'Aosta iniziano col passo lieve e un tantino malinconico, dell'autobiografia.
Ma si frantumano subito per diventare altro:saggio antropologico, manifesto politico, pamphlet eretico.

Nulla di nuovo sotto il sole: Eliseo Spiga è sempre stato un irregolare e neppure adesso che viaggia in età di saggezza e distacco riesce ad essere saggio e distaccato.
La Sardegna come utopia (Cuec editore, 332 pagine, 16 euro) è un grido che va ascoltato. Grido ideale che partendo dai nuragici, sogna e spera un'isola che ne coltivi l'eredità cogliendo dal passato il senso di una esistenza radicalmente da quella nevrotica-competitiva-invidiosa di oggi.

Da qui la proposta di una Costituente neo-nuragica che metta insiemeuomini e donne di buona volontà , cancelli le storture dell'imperialismo (che oggi si chiama globalizzazione), azzeri la politica del precariato , la logica dello sfruttamento e della svendita: di uomini, merci, paesaggio e forza lavoro.Fosse un prete, Spiga potrebbe fare questo discorso , riveduto e corretto, in un'omelia domenicale.

Pescando dall'inferno quotidiano senza salvare nessuno, propone la vita come sogno: di libertà e giustizia, rispetto e fratellanza. Quanto al passato, ci vuole poco a scoprire chi è il vero mandante delle cose che vanno male: Chi comanda realmente in sardegna, chi manomette è senz'altro l'oligarchia mondiale dominante.

Senza fisionomia definita. Sen'anima, sopratutto. Un Caligola moderno ma come l'antico, posseduto dall'incubo. Unica legge, il dominio. Unico dio, il denaro. Unica lingua l'Inglese. E' l'umanità con unica testa, offerta alla scure.

Spiga è intellettuale che viene da lontano. Il primo quarto d'ora di celebrità gliel'ha regalato, nel 1968, un libricino intitolato Sardegna, rivolta contro la colonizzazione. Il prezzo era politico: cinquanta lire, la copertina naturalmente rossa , l'autore mascherato dietro uno pseudonimo (Giuliano Cabitza), l'editore nume rivoluzionario d'allora: Giangiacomo Feltrinelli.

Da quell'incontro è nata un'amicizia col timer: in meno di due anni è passata da un rapporto stretto nella comune visione di una sardegna nuova (e posssibilmente felice) alla rottura. Clamorosa: Feltrinelli stava nascosto in Carinzia nel timore di essere assassinato e Spiga, che era andato a trovarlo, gli rammentava i doveri del buon militante: vivere sempre in mezzo alle masse. Devi stare in Piazza Duomo, in mezzo alla gente, ventiquattr'ore su ventiquattro.

Il libro ha un sottotitolo: note di un cospiratore. Che non vuol dire complottista e nemmeno frustrato da una politica fallimentare a tempo pieno. Il segreto sta nel superare la muraglia cinese delle ideologie e vedere con occhi finalmente limpidi la realtà.
Eliseo Spiga ci è arrivato dopo mille esperienze: i circoli Città campagna, il partito comunista, le frange di un progetto epico che cercava la via per dimostrare che un'altro mondo è possibile. Basta volerlo.

In questo cammino, laicamente quaresimalista, non mancano i grandi incontri e, di conseguenza, i ritratti di autentici protagonisti della storia sarda recente: da Mario Melis (fumantino presidente sardista della giunta regionale) a Francesco Masala (poeta arrabbiato con molto anticipo e altrettanto seguito rispetto alla angry generation).

Ora che sona avanti negli anni, Spiga e Francesco Masala continuano a condividere l'idea distruttiva della società consumistica e una curiosa passione per le donne. I loro occhi, le loro fattezze, il timbro della voce mi hanno sempre trasmesso, anche a distanza, sentimenti di tenerezza e affetto, di creatività e creazione.

Masala invece ha confessato in un'intervista di addormentarsi contando gli amori della sua vita. Tutto questo, anche se non sembra, fa il paio col popolo dei nuraghi e dunque col revival di una cultura che si vorrebbe risorta e riportata in Sardegna.

Che c'entra l'amore? Per trovare una giustificazione, un'alibi, al nuovo mondo possibile (una via di mezzo tra gli hippy e il socialismo) Spiga cita a mani piene Giovanni Lilliu.
Non è stato lui a raccontare che la civiltà nuragica viveva di una sessualità insistita, che a quei tempi le donne erano libere perchè non esisteva il matriarcato? Nei tempi successivi, si annota amaramente, l'amore ha cominciato ad essere malamente frainteso tanto che ai giorni nostri è diventato difficile comprendere cosa veramente sia.

C'è malinconia per quella primordiale stagione:... la felicità dei sardi poggiava su una umana e mondana moralità da cui fluiva una concezione della vita sostanzialmente laica, libertaria, egalitaria, edonistica.

I nostri antenati, a quanto pare, la vita se la godevano tutta . Come sottile piacere etico-culturale e come godimento corporale. Senza scialacquare e ssenza afflizioni metafisiche.

Su queste parole getta le fondamenta l'Utopia del terzo millennio, insomma la sardegna da far risorgere. I tempi sono stretti (tant'è che non manca un appello-ultimatum a Renato Soru) per abbandonare un modello di società che produce sardi tristi e sarditudine cupa oltrechè servile.

Per dare scheletro e forza al discorso, Spiga si lancia in un oceano di citazioni, non risparmia Bush e la Russia di Putin , svela impietosamente il fallimento degli imperi, sintetizza opinioni di economisti e filosofi, rovescia a valanga le teorie che hanno caratterizzato il secolo archiviato. Orizzonte felicemente visionario.

Con la consapevolezza di inseguire l'utopia e sapendo bene che questo zibaldone politico-letterario difficilmente sortirà effetti magici.

I Sardi continueranno in saecula saeculorum ad essere, a seconda dei casi, camerieri o fanti, banditi o carabinieri.

Con l'eccezione ogni tanto, rincuorante e liberatoria, di un martire gloriosu a 

che il paradiso c'è . Lontanissimo e per pochi.


 


giovedì 28 marzo 2013

Archeologia, dibattito sulla scrittura nuragica


Archeologia, dibattito sulla scrittura nuragica

Zucca: «Fino ad ora non c’è nessuna prova certa»
di Antonio Melonilanuovasardegna.
SASSARI. Che fossero guerrieri sembra certo, che praticassero agricoltura e pastorizia pure, forse studiavano perfino i movimenti celesti, ma sulla conoscenza della scrittura, per l’epoca nuragica, non esiste, allo stato attuale delle conoscenze, alcun riscontro oggettivo.
Farà discutere l’intervento dell’archeologo Raimondo Zucca pubblicato nell’ultimo numero del “Bollettino di studi sardi”, presentato nel dipartimento di Lettere dell’Università di Sassari. Nella lunga e dettagliata comunicazione, che apre l’ultima uscita della prestigiosa rivista, diretta da Giovanni Lupinu e Paolo Maninchedda, Momo Zucca, direttore della scuola di specializzazione in beni archeologici “Nesiotikà”, tirando le fila di un lungo e appassionato dibattito e incrociando i dati delle ricerche effettuate negli ultimi decenni, dice di essere convinto che i segni rilevati su alcuni manufatti, databili a cavallo tra il IX e VII secolo avanti Cristo, portati alla luce nell’isola, siano, in realtà, segni scrittori da attribuire a importazioni di origine cipriota.
«Ipotesi supportate da documentazione -spiega Zucca - in base alla quale ritengo più logico propendere per l’inesistenza della scrittura nuragica». Questione che, secondo l’archeologo, deve essere inquadrata nella seconda metà del II millennio avanti Cristo, periodo in cui si sviluppa la cosiddetta Cultura dei sardi. Epoca nella quale, anche in Sardegna, come in Italia, nella penisola iberica e a Cartagine, si rileva una ricca disseminazione di segni scrittori specialmente su vasi e brocchette a scogli. «Ma -tiene a precisare Momo Zucca - un conto è dire che si tratta di scrittura, altro è attribuirla con certezza ai nuragici». Naturalmente l’archeologo non esclude che «utilizzando alfabeti greci e fenici i sardi possano avere tramandato scritti, ma su questo versante non esiste, attualmente, alcuna evidenza, né possiamo escludere che in futuro se ne possano trovare». Posizioni che sembrano concludere una lunga stagione di polemiche fiorite, anche negli ultimi anni, su siti e blog specializzati, soprattutto dopo la pubblicazione della ricerca “Sardoa Grammata” dell’oristanese Gigi Sanna, per anni stimato insegnante di greco e latino al liceo classico. «A Sanna - prosegue Momo Zucca - va il merito di avere portato l’attenzione su alcuni reperti, ma credo di poter affermare che, in base ai riscontri, si tratti di segni di scrittura non sarda su oggetti d’importazione cipriota».
Il caso delle iscrizioni sulla tavoletta di Tzirocottu, manufatto in bronzo rinvenuto nell’Oristanese, di probabile origine bizantina, secondo la valutazione di Zucca, «potrebbe essere opera recente di abili falsari». Che i ciprioti fossero i più stretti partner commerciali dei sardi, nel 1200 avanti Cristo, è attestato anche dalle ricerche condotte dall’archeologa Fulvia Lo Schiavo sul finire degli anni Settanta del secolo scorso.
In quest’ottica emerge, dunque, per dirla con Attilio Mastino, rettore dell’Università Sassari, nonché esperto epigrafista, «il quadro di una Sardegna aperta al Mediterraneo, in particolare all’Iberia e all’Oriente, caratterizzata dalla presenza di reperti di cui, pur senza escludere niente, occorre chiarire contesto e circostanze di ritrovamento per avere ogni informazione utile alla ricostruzione di un’epoca rilevante per la storia dell’isola».

Sardinya: Quirra, richiesta di Fiordalisi: «Poligono sotto sequestro»

Il procuratore di Lanusei Domenico Fiordalisi ha chiesto il sequestro probatorio del poligono di Quirra. Il magistrato lo ritiene necessario per non pregiudicare i nuovi campionamenti sui terreni che ricadono nelle pertinenze dell'area militare.


esplosione nel poligono di Quirra

di Paolo Carta
www.unionesarda.it

Richiesta eclatante: è necessario il nuovo sequestro probatorio del poligono militare del Salto di Quirra. Lo ha sollecitato ieri mattina il Procuratore di Lanusei Domenico Fiordalisi al giudice per le udienze preliminari Nicola Clivio. Il motivo: «Occorre non pregiudicare i nuovi campionamenti di terreni, suoli e acque richiesti dal Tribunale di Lanusei al professore Mario Mariani del Politecnico di Milano». È il super perito chiamato dallo stesso gup a esprimere una valutazione sull'inquinamento dell'area militare durante l'udienza preliminare dell'11 marzo, ultimo atto del procedimento penale che vede venti indagati a vario titolo nel cosiddetto caso Quirra (generali, esperti, ex sindaci, medici). 

POLIGONO SPENTO 

L'effetto del nuovo sequestro sarebbe lo spegnimento totale del poligono, la cessazione di ogni attività (esercitazioni delle forze armate e test di armamenti). In più lo sgombero dei pastori che, nonostante divieti e impegni ufficiali, secondo il Procuratore Fiordalisi «hanno riportato i loro animali a pascolare nei terreni contaminati da metalli pesanti in base alle analisi dei ricercatori dell'Università di Siena e della Sgs, mai messe in discussione neppure dai difensori e certificate dall'Arpas».

IL TRIBUNALE 

Il gup di Lanusei Nicola Clivio ha immediatamente preso atto della richiesta depositata ieri dal Procuratore Fiordalisi e ha anticipato la prossima udienza del procedimento penale al 22 aprile (in precedenza l'appuntamento con pm, indagati, difensori, parti civili e il professor Mariani era fissato per il 17 luglio). Tra meno di un mese il Tribunale dovrà esprimersi sulla richiesta di Fiordalisi, motivata in otto pagine fitte che riprendono in diversi punti un'inchiesta unica al mondo, che vede per la prima volta sotto indagine a largo spettro un'attività militare sospettata di aver creato negli anni un disastro ambientale capace di costituire un pericolo per la salute di militari e pastori. 

LE NOVITÀ 

Il pm Fiordalisi parte da una constatazione fresca fresca (datata ieri e avant'ieri) del Corpo forestale di Lanusei e della Questura di Nuoro, che hanno seguito passo passo l'indagine fin dal gennaio del 2011. «Il poligono non è stato recintato né messo in sicurezza o bonificato. Le situazioni di pericolo per la salute persistono eppure all'interno dell'area militare sono rientrati (abusivamente) i pastori e il loro bestiame».
 
IL SUPER PERITO 

Per consentire al professor Mariani di effettuare i nuovi campionamenti, secondo Fiordalisi «è necessario mettere sotto sequestro di nuovo l'intero poligono». Procedimento analogo a quello del 12 maggio del 2012, rientrato cinque mesi dopo su richiesta dei vertici del Ministero della Difesa con l'impegno dei militari, a quanto pare disatteso secondo il Procuratore, «di mettere in sicurezza la zona, di avviare la bonifiche, di impedire l'accesso ai pastori e ai loro animali, di non svolgere quelle attività ritenute pericolose e nocive (brillamento di munizioni desuete, test di oleodotti, prove dei razzi)».

I DUBBI 

Il Procuratore Fiordalisi mette nero su bianco anche alcune considerazioni: in diversi punti della richiesta presentata ieri al gup Clivio il pm ritiene che sia difficile per il professor Mariani completare in pochi mesi indagini che l'Università di Siena e la Sgs hanno svolto in un periodo di tempo molto superiore (anni). A pregiudizio di un'indagine penale «con venti indagati e undici capi di imputazione». Altra osservazione: la Procura non aveva mai disposto altri campionamenti, ma si è basata sulle analisi già svolte dall'Ateneo di Siena (2002-2004) e dalla Sgs (2008-2010), contestando le conclusioni e alcuni presunti falsi. «Oggi - rileva Fiordalisi - i nuovi campionamenti e le nuove analisi sono già inquinati dalle esercitazioni militari e dai movimenti di terra di alcune zone del poligono successive alle indagini ambientali già effettuate».
Fiordalisi chiede anche di pianificare i campionamenti affidati al professor Mariani e controllarli passo passo nel corso di udienze mensili davanti al Tribunale di Lanusei: «Le nuove analisi del terreno potrebbero essere svolte solo se assolutamente ritenute necessarie al professor Mariani, dopo una sua valutazione delle consulenze degli esperti del pm».
Il rischio scritto tra le righe è che altrimenti per il caso Quirra si arrivi a una verità troppo tardi. O mai.



Tra i venti indagati anche ufficiali  ed ex sindaci
Sono 20 gli indagati nell'inchiesta su Quirra. Nell'elenco i comandanti del poligono Fabio Molteni, Alessio Cecchetti, Roberto Quattrociocchi, Valter Mauloni, Carlo Landi e Paolo Ricci, accusati di omissione aggravata di cautele contro infortuni e disastri insieme ai comandanti del distaccamento di Capo San Lorenzo, colonnelli Gianfranco Fois e Francesco Fulvio Ragazzon, al responsabile del servizio di Prevenzione e protezione del poligono, il tenente Walter Carta (ex sindaco di Perdasdefogu), agli esperti dell'Università di Siena, Francesco Riccobono, Giuseppe Protano, Fabio Baroni e Luigi Antonello Di Lella; i chimici Gilberto Nobile e Gabriella Fasciani sono accusati di falso nell'ambito dei controlli ambientali affidati dalla Nato alla società per cui lavorano, la Sgs; i generali Molteni, Cecchetti e Quattrociocchi sono accusati anche di omissione d'atti d'ufficio per ragioni di igiene e sanità; il medico competente, il professore Pierluigi Cocco, è sospettato di omissione aggravata di cautele contro infortuni e disastri, omissione di atti d'ufficio e, insieme all'ex sindaco di Perdasdefogu, Walter Mura, di ostacolo aggravato alla difesa da un disastro e favoreggiamento aggravato.


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