mercoledì 19 febbraio 2014

Renzi, le lobbies di potere e la fine della democrazia. Possibile che nessun quotidiano ne parli?

Renzi, le lobbies di potere e la fine della democrazia. Possibile che nessun quotidiano ne parli?


Decidere quale sia il peggior quotidiano nazionale è un’impresa difficile. Se la giocano in tanti per il podio. 

Probabilmente LaRepubblica è in testa a tutti sulla disinformazione, seguita subito dopo da Il Corriere della Sera che, in quanto all’elusione di notizie rilevanti, non ha rivali. 

Il Giornale non è un giornale, La Stampa dovrebbe chiudere, Il Fatto Quotidiano s’impegna ma potrebbe fare di più, L’Unità si dichiara di sinistra ma è di destra, Il Manifesto è di sinistra fin quando non diviene sconveniente, Il Messaggero e compagnia bella tutti servi del sistema. 
Ah si c’è Libero: mi vergognerei a comprarlo anche se fossi berlusconiano convinto. 

E’ possibile che nessun quotidiano dia risalto allo scandalo Barca-De Benedetti che mette in luce quali poteri ci siano realmente dietro la nostra politica? Possibile che nessun quotidiano metta in risalto il fatto che Renzi, in pochi anni, abbia ricevuto miliardi di euro da strane associazioni? 

Possibile che nessun quotidiano evidenzi il fatto che Renzi faccia convegni a porte blindate con banchieri ed elite dell’alta finanza? 

Avrebbero l’obbligo morale, se si trattasse realmente di giornali e giornalisti, di spiegare chi è Michael Ledeen, la mente della politica estera di Renzi
Ledeen è stato consulente strategico per CIA e Casa Bianca, teorico della guerra all’Iraq durante l’amministrazione Bush, consulente del ministero degli esteri israeliano

Implicato in scandali come Iran-Contra e Nigergate e P2 di Licio Gelli. Secondo il New York Post (non parliamo di Repubblica o Corriere della Sera) Renzi è appoggiato dalla destra repubblicana americana, gli ambienti delle lobbies ebraiche. Per approfondimenti si veda pure l’eccellente dossier di Franco Fracassi.

Poi ci sono Franco e Marco Bernabè, padre e figlio, che hanno ottimi legami con Israele. C’è Marco Carrai, amico di Renzi e suo finanziatore da anni; ha veri e propri contatti commerciali in Israele

C’è Davide Serra della Morgan Stanley, una delle banche responsabili della crisi mondiale, a guidare Renzi sul piano economico
Ci sono Diego Della Valle, Carlo De Benedetti, Fedele Confalonieri, Vittorio Colao e tantissimi altri nomi dell’elite della finanza e banchieri dietro Renzi

Ma non è finita qui. 

Perché forse per i quotidiani, per i media mainstream e per i tg è normale che in Italia il Presidente del Consiglio si cambi a piacimento dei poteri forti e non a scelta popolare (vedi elezioni democratiche), per noi invece non è normale

Soprattutto se consideriamo che la rotazione Bersani poi Letta poi Renzi la sta decidendo un partito, il PD, che è stato votato da 8,6 milioni di persone, il 17% degli aventi diritto al voto. 1 italiano su 6

Peggio ancora se consideriamo che Renzi è stato “votato” (se votazioni regolari si possono chiamare) e quindi scelto da 2 milioni di persone nelle primarie PD

Il 4,2% degli italiani aventi diritto al voto ha scelto Renzi. 

Bella democrazia.


SI REALIZZA IN SARDEGNA IL PROGETTO DI VELTRONI. DUE SOLI CONTENDENTI IN UN'AULA LEGISLATIVA . ANTEPRIMA PROPIZIATORIA PER RENZI-BERLUSCONI

SI REALIZZA IN SARDEGNA IL PROGETTO DI VELTRONI. DUE SOLI CONTENDENTI IN UN'AULA LEGISLATIVA. ANTEPRIMA PROPIZIATORIA PER RENZI-BERLUSCONI.

A. Boassa.


Un partito progressista e un partito conservatore secondo il modello della "grande democrazia" americana , litigiosa sì ma concorde nell'accettazione del neoliberismo e nella volontà di dominio imperiale.


La percentuale altissima di assenteismo si accorda del resto ai desiderata di Mieli che riteneva confacente alle democrazie mature una percentuale non superiore al 50%.


Si dirà che non si tratta ancora di partiti ma di coalizioni . Ma data la complessità politico-culturale del sistema sia in Sardegna che in Italia sarebbe stato velleitario in questa fase fare piazza pulita dei partitini .



Servono sia al partito progressista sia al partito conservatore per poter vincere la contesa , propagandare mediaticamente l'idea di una libera capacità di espressione multipolare che naturalmente nei momenti decisionali chiave dovrà essere zittita o per lo meno arrangiata dal partito di riferimento appellandosi ai diktat di Bruxelles e di Francoforte

Riuscirà il duo Renzi-Berlusconi a procreare una legge elettorale che soddisfi gli appetiti di Veltroni ...e non solo ? Il cruccio che potrebbe arrecare questa legge ventura è che probabilmente non riusciranno ad estromettere il 5Stelle dal Parlamento a meno che non li si scoraggi prendendoli a botte in aula (tanto Boldrini non vede e non sente) e diffamandoli con le televisioni di partito . 

Comunque sia , per chi si interessa dei problemi della pace e delle avventure belliche così ampiamente e sciaguratamente diffuse nel pianeta , ricordo che, al di là delle parole di circostanza , in Sardegna, nell'aula legislativa ora si sono accomodati due partiti che non sono interessati realmente alla pace . Quirra e Teulada saranno sempre di più bombardate e devastate


Si tenterà forse di nuovo di piazzare i radar e si aumenterà la presenza militare nell'isola (vedi Mauro) . E per quanto riguarda l'oltre isola (a titolo esemplificativo) si pensi al progetto "irrinunciabile" di quell'orrore che è la Stazione di telecomunicazioni satellitari di Niscemi . E per quanto riguarda le missioni di pace si pensi al sostegno finanziario e militare ai terroristi Jihadisti che in Siria hanno compiuto delle stragi grazie anche alla collaborazione dei partiti di governo .



Qualche buona notizia ? 

Il successo di Michela Murgia forse , la tenuta morale di due partiti indipendentisti ...e l'assenteismo forse non è solo indifferenza...
Ma la sinistra antagonista che fa ? 

A Cagliari come a Roma e così difficile incontrarsi per prendere almeno un cappuccino al bar ?

martedì 18 febbraio 2014

ELETZIONI SARDINYA: Vincono le élite, (il PD rappresenta gli interessi delle élite private) mentre la maggioranza del popolo geme e s'astiene.

ELETZIONI SARDINYA: Vincono le élite, (il PD rappresenta gli interessi delle élite private) mentre la maggioranza del popolo geme e s'astiene.
Vàturu Erriu Onnis Sayli



Quanto s'è realizzato non è il massimo per la Sardinya
Si vede una classe di élite che avanza, e riempie di demagogia la pancia vuota del popolo sofferente.

La forte astensione denota un sentimento di forte opposizione alla casta politica, ora addirittura più elitaria.

Il blog Sa Defenza ha  ripreso l'opposizione giudiziaria alla legge elettorale fatta dal ParIS di Doddore Meloni, denunciandone la malversazione politica dei contenuti tutti atti a favorire  una maggioranza esclusiva, accaparratoria e antidemocratica.

Doddorela legge Statutaria N1. Pubblicata sul B.U.R.A.S. IL 14 Novembre 2013.(legge elettorale regionale.) In particolare voglio evidenziare la scarsa 
considerazione del concetto democratico sancito e garantito sul diritto universale di ogni persona, Garanzia, difesa in tutto il mondo dai governi democratici, ma non garantita gia' dal momento della loro candidatura,dai candidati alla Presidenza del Governo Sardo.
La legge statutaria elettorale della Regione Sardegna, emanata ai sensi dell'art. 15 dello Statuto speciale della Sardegna, nel capo I riguardante il sistema elettorale, all’art. 1, rubricato “Elezione del Presidente della Regione e del Consiglio regionale”, al 7 comma così dispone:“1. Il Presidente della Regione  e il Consiglio regionale sono eletti contestualmente a suffragio universale e diretto con voto personale, eguale, libero e segreto.2. Il Consiglio regionale è eletto con voto attribuito a liste circoscrizionali concorrenti ciascuna collegata, a pena di esclusione, ad un candidato alla carica di Presidente della Regione.3. Il Presidente della Regione è eletto sulla base di candidature individuali regionali.4. E’ eletto Presidente della Regione il candidato presidente che ha ottenuto nell’intera Regione il maggior numero di voti validi.5. Il Presidente della Regione e il candidato alla carica di Presidente della Regione che ha conseguito un numero di voti validi immediatamente inferiore fanno parte del Consiglio regionale.6. Alla coalizione collegata al presidente eletto è attribuito un premio nei casi e con le  modalità previste dall’articolo 13.7. Sono esclusi dall’attribuzione dei seggi: a) i gruppi di liste che fanno parte di una coalizione che ottiene meno del 10 per cento del totale dei voto validi ottenuti da tutti i gruppi di liste a livello regionale; b) i gruppi di liste non coalizzati che ottengono meno del 5 per cento del totale dei voti ottenuti da tutti i gruppi di liste a livello regionale”.
Col senno di poi , forse sarebbe stato meglio fare dura opposizione prima a questa legge, si doveva sostenere l'opposizione giudiziaria e chiedere con forza un giusta legge rappresentativa di tutti i sardi.

La Murgia s'è accorta della trappola della legge elettorale , ma forse essendo molto positiva durante la sua campagna elettorale non ne era pienamente cosciente, oggi i buoni risultati della coalizione Sardegna Possibile evidenzia l'antidemocraticità della legge voluta dalle élite.. (finanziarie e bancarie). 


Le dichiarazioni di Michela Murgia si evincono da sè,  su che legge sia, questa Statutaria N1,  quando dice: "Sette mesi fa non esistevamo, ora siamo al 10 per cento e solo una legge antidemocratica e liberticida impedirà che che i molti sardi che ci hanno scelto siano rappresentati da noi in Consiglio regionale. Quel voto è preziosissimo perché misura la speranza di cambiamento, la voglia di uscire dalla gabbia, il bisogno impellente di rimettere al centro la Sardegna e i sardi."
La consapevolezza che la legge elettorale sia una porcata la si può vedere anche dalle parole espresse di Mauro Pili che ha  ha sfiorato il 6%, più delle quattro liste che lo sostenevano Unidos, Fortza Paris, Mauro Pili presidente e Soberania, che hanno raggiunto il 5,43%.

Mauro Pili di UNIDOS, già deputato della R.I. ed ex Presidente della RAS dichiara con amarezza: " Vorrei dirvi: l’urlo della vostra coscienza vale più di qualsiasi vittoria… Abbiamo contrastato, da soli e contro tutti, i nemici veri della Sardegna, quelli di dentro e quelli di fuori. Abbiamo rigettato il bavaglio che volevano imporci, con il silenzio e l’inganno, con l’arma più vile della propaganda. Hanno tentato in ogni modo di fermarci. Non ci sono riusciti…  Ci sarà tempo per analizzare i risultati, per decidere come portare avanti la nostra sfida."
Pier Franco Devias de l FIU, non dice nulla sula legge, ma rinforza un giudizio negativo per i d candidati delle élite Pigliaru e Cappellacci, ed afferma:"Lui e Cappellacci sono uguali, li distingue solo la particolarità degli interessi che rappresentano, ma restano entrambi servitori dell’Italia".  Niente cambierà: "Nulla fa pensare a uno stop dell’emorragia di sardi che emigrano per cercare lavoro, né che si possa fermare l’invasione di prodotti stranieri, che la lingua sarda avrà un futuro o che spariranno le servitù militari."

Il Movimento Zona Franca  esprimeva la presidenza del professore Gigi Sanna, dopo la spaccatura dovuta alla scelta della Drsa. M. Rosaria Randaccio di schierarsi con Cappellacci, ci dice e racconta:
Amici del Blog, questo ho scritto oggi nel mio 'diario' per il movimento. Serve qui un po' per informare e un po' per dare qualche risposta a chi è rimasto un po' sorpreso della mia discesa in campo dopo tanto tempo di inattività partitica (non politica). Si dice, a chiacchiere, che bisogna rinnovare la politica. La si rinnova scendendo tutti in campo e appassionandoci per il bello e per l'onesto. Per sconfiggere la cosa più indecente del mondo della politica: il cosiddetto 'pragmatismo', cioè l'arte dei meschini e dei gaglioffi. 
A Santa Giusta eravamo all'inizio (creazione 'formale' del movimento politico) un centinaio di persone. Quasi tutti attivisti. Oggi il Movimento Zona Franca -Ballu tundu, con la sua discesa in campo, può contare su quasi 6000 (seimila) simpatizzanti. Sparsi un po' in tutta l'isola. Il numero sarebbe stato molto più consistente se -come si sa - una donna scellerata e linguacciuta, di capacità politica zero ( e i fatti l'hanno dimostrato), non avesse affidato una parte del movimento al Cappellacci e soprattutto al Berlusconi che lo ha fatto letteralmente naufragare con il suo atteggiamento televisivo grottescamente mafioso. 
I 6000 simpatizzanti riteniamoli la base di partenza di un progetto economico - politico e culturale (come da programma) che ormai, del tutto libero dalle pastoie del padrinaggio cappellacciaro, potrà fare al completo la sua strada in tutta autonomia e in piena libertà. Sono ora gli 'orgolesi' dalla schiena diritta i vincitori non i servetti lecca pentole dalla mala lingua e dalle parole in libertà. 
Queste elezioni hanno dunque sancito, non solo per quello che ci riguarda, la morte del 'pragmatismo' servile con il fallimento definitivo della politica di coloro che tradiscono lo spirito indipendentistico appoggiandosi al più forte. Gavino Sale e, purtroppo, lo storico, da tempo non più riconoscibile, Partito Sardo hanno fatto, sia a sinistra che a destra la fine che hanno fatto: scomparso l'uno e dimezzato l'altro. 
Sul leaderismo (cioè su chi confonde da oltre un decennio il vasto cielo e la luce con il suo cervello) non aggiungo nulla a quello che ho detto tante volte e che è stato scritto ieri anche da Appeddu.Diverso, ma non tanto, è il discorso sul tentativo di Michela Murgia che ha avuto soprattutto il torto di spiazzare tutto il movimento 'teorico' partendo per prima e come prima della classe. 
Ma già da oggi non è più tempo delle 'critiche' (quante me ne dovrei fare per primo io!) ma quello della 'mano tesa' e soprattutto 'tenta'. Con Pigliaru ci aspetta (non ci vuole molto a capirlo) il quinquennio più grigio e fallimentare della storia della Sardegna; con un Centro destra allo sbando, cioè del tutto incapace di proporsi come opposizione.

I risultati di queste elezioni sono questi, secondo quanto si dice sull'unione sarda:

Ecco da chi potrebbe essere formato il Consiglio regionale.
Il quadro non è completo perché la composizione esatta dipenderà dal calcolo dei resti.

Di certo si va verso un consiglio regionale con 36 onorevoli che sostengono Francesco Pigliaru (un seggio è assegnato al candidato presidente). 
Alla coalizione che ha sostenuto Ugo Cappellacci dovrebbero andare 24 consiglieri (uno sarà il candidato presidente). 
Non hanno ottenuto neanche un seggio Sardegna possibile di Michela Murgia e la Coalizione del popolo sardo di Mauro Pili, che avrebbero dovuto tagliare il traguardo del 10 per cento delle preferenze, ma si sono fermate rispettivamente al 6,8 e al 5,4 per cento. Fuori anche Pier Franco Devias e Gigi Sanna (sarebbe bastato il cinque per cento perché avevano solo una lista di riferimento). Il Fronte indipendentista unidu ha raccolto lo 0,69 per cento e il movimento Zona Franca lo 0,73. 

In attesa che gli uffici elettorali procedano con la proclamazione degli eletti riportiamo un'ipotesi di composizione della nuova assemblea regionale.

CENTROSINISTRA - Nel Pd a Cagliari entrano Piero Comandini; Valter Piscedda; Cesare Moriconi; Lorenzo Cozzolino; Gigi Ruggeri. A Sassari: Gianfranco Ganau; Gavino Manca; Salvatore Demontis; Luigi Lotto. A Nuoro: Roberto Deriu; Daniela Forma A Oristano: Antonio Solinas, Mario Tendas. Medio Campidano: Sandro Collu; Rossella Pinna. In Gallura: Giuseppe Meloni Nel Sulcis: Pietro Cocco In Ogliastra: Franco Sabatini Gli eletti di Sel A Cagliari Francesco Agus; Eugenio Lai A Sassari: Daniele Cocco Nel Sulcis: Luca Pizzuto Gli eletti dei Rossomori: A Cagliari Paolo Zedda A Nuoro: Emilio Usula Gli eletti di Rifondazione sinistra sarda A Cagliari Fabrizio Anedda a Sassari Giommaria Deriu Gli eletti del Centro democratico A Cagliari: Anna Maria Busia A Sassari: Roberto Desini Gli eletti dell'Italia dei Valori A Sassari: Francesco Paolo Dore Per il Partito dei sardi A Sassari: Pier Mario Manca A Oristano: Augusto Cherchi Per il Partito socialista A Cagliari Mondo Perra Per la Base A Nuoro Efisio Arbau Per l'UPC A Sassari Gaetano Ledda Per IRS A Sassari entra Gavino Sale  
CENTRODESTRA - Forza Italia: a Cagliari: Alessandra Zedda; Stefano Tunis, Edoardo Tocco; Alberto Randazzo a Sassari: Antonello Peru; Marco Tedde a Oristano Oscar Cherchi; a Nuoro: Pietro Pittalis Gallura Giuseppe Fasolino nel Sulcis Ignazio Locci Gli eletti dell'UDC: a Cagliari Giorgio Oppi; a Sassari: Gian Filippo Sechi a Oristano: Gianni Tatti nel Sulcis Gigi Rubiu Per Fratelli d'Italia: a Cagliari: Paolo Truzzu Per i Riformatori a Cagliari: Michele Cossa a Oristano: Attilio Dedoni a Nuoro: Luigi Crisponi Per l'Uds: a Cagliari: Mario Floris Per il Partito sardo d'azione a Cagliari: Christian Solinas a Sassari: Marcello Orrù Per il Movimento Sardegna zona franca a Cagliari: Luca Sanna

domenica 16 febbraio 2014

E' ARRIVATO IL CURATORE FALLIMENTARE (LE OPERAZIONI DEI "POTERI FORTI" ALL'OMBRA DI RENZI)

E' ARRIVATO IL CURATORE FALLIMENTARE (LE OPERAZIONI DEI "POTERI FORTI" ALL'OMBRA DI RENZI)

DI MAURO BOTTARELLI

ilsussidiario.net


Rieccoci, cari lettori, dopo qualche giorno di assenza per malanni. Quasi risolti, quindi si torna tra poco alla normalità. 
Nessun problema con ilsussidiario.net che da anni ormai è casa mia e, finché vorranno, continuerà a esserla. Ogni tot anni, anch’io mi ammalo e ho bisogno di riposo.


Oggi, però, nonostante tutto non potevo esimermi dallo scrivere un breve articolo dedicato all’operazione Renzi. Avete visto che, come vi avevo detto, il curatore fallimentare è arrivato prima del 2015? Certi ambienti hanno fretta. Ma sono generosi. 
Queste ore ci dimostrano una cosa: per migliorare la valutazione di un Paese non serve far migliorare la sua economia, competitività, tasso di occupazione o di attrattività verso investimenti esteri. 
Basta conoscere le persone giuste, farsi gli amici giusti e tac, i rating migliorano così, per miracolo.

Moody’s, infatti, l’altro giorno ha sì mantenuto la nostra valutazione di credito a Baa2 ma ha rivisto al rialzo l’outlook, passato da negativo a stabile
Il tutto senza colpo ferire, a parte l’anomalia tutta italiana del terzo governo di seguito senza mandato popolare. Ma tant’è, certi mondi hanno superato i riti novecenteschi come il suffragio universale: qui si è fatto cadere un governo in quattro e quattr’otto - non che ne sentirò la mancanza, di Saccomanni in testa - non per ragioni di sopravvenuta sfiducia nelle aule parlamentari, ma per il libro di Alan Friedman, una sorta di assist davanti alla porta per Silvio Berlusconi, quando di fatto si contraddice con prove video il presidente Napolitano sul timing del suo primo contatto con Mario Monti per sondare la disponibilità a sostituire il Cavaliere: non in pieno volo dello spread, ma a maggio, quando Deutsche Bank vendette 7,5 miliardi di titoli di Stato italiani, avendo anche la tenera accortezza di dire ai mercati en plein air che stava contemporaneamente coprendosi con credit default swaps. Come dire, stanno crollando e noi scarichiamo. 

Insomma, magari non un golpe come proclamato da Berlusconi, ma oggi ci sono le evidenze dei fatti che sia stata un’operazione eterodotta molto ben congegnata.

E ora perché questa accelerazione che disarciona Enrico Letta in un giorno spedendo l’enfant prodige a Palazzo Chigi a tempo di record, fino a ieri sembrava addirittura prima della riapertura dei mercati? Basta guardare alcuni nomi del toto-ministro, come quello di Lucrezia Reichlin, economista di assoluta capacità ma che era in procinto di entrare nel board della Banca d’Inghilterra, istituto guidato da Mark Carney ma che sarebbe stata “caldamente” raccomandata a Matteo Renzi da Mario Draghi in persona. 

E, come sapete, sia Draghi che Carney sono ex alti dirigenti Goldman Sachs

C’è da governare prima gli interessi e poi il caos che sta arrivando, cari lettori e chi meglio di Matteo Renzi: ambizioso, capace di imporsi e assolutamente pronto ad abbassare il capo di fronte ai desiderata della finanza internazionale e della Germania.

Ci sono ancora da privatizzare le controllate statali, mettere bene a punto la di fatto privatizzazione di Bankitalia che garantirà alla Bundesbank di vedersi riconsegnato l’oro che la Fed non può ridarle perché perso nei paradisi e nelle vaults mai così vuote, visto l’appetito di oro fisico dell’Asia. 

E poi ci sarà da governare la correzione dei corsi azionari, destinata a tirare un sonoro schiaffone a chi si farà trovare con in mano carta da parati deprezzata.

C’è poi la Grecia di cui abbiamo recentemente parlato, c’è il bluff della Spagna e del Portogallo, c’è la crisi dei mercati emergenti legata al “taper”.

C’è una dannata mole di lavoro da fare e siccome tutti sanno, Mario Draghi in testa, che non solo la deflazione è dietro l’angolo ma che l’Italia è davvero “too big to fail”, quindi va commissariata, ecco l’operazione Friedman-Renzi. 

E sapete una cosa, penso ci sia la possibilità che alcuni grandi soggetti internazionali, quelli che hanno fatto reggere finora il Ftse Mib in rally e lo spread stabile, domani se le politiche interne italiane dovessero proseguire, potrebbero essere tentati di mandare un bel segnale ribassista come avvertimento. 

Direte voi, sarebbe come sconfessare la bacchetta magica di Renzi?

Non se, a contrattazioni chiuse (o magari ancora aperte, ormai vale tutto), un primario soggetto finanziario, magari proprio Deutsche Bank per mandare anche un chiaro segnale politico, emettesse un comunicato. 


Io me lo vedo più o meno così: «Il nuovo governo che va per formarsi in Italia gode di credibilità assoluta, anche grazie alla presenza annunciata di personaggi di primissimo ordine professionale, ma la litigiosità già innescata da soggetti che dovrebbero far parte proprio della nuova compagine di governo, manda ai mercati l’ennesimo messaggio di potenziale instabilità della politica italiana». Chissà. 


Enrico Letta deve aspettare solo pochi mesi, poi il suo premio di consolazione - la nomina a Commissario europeo - arriverà dopo il voto per il Parlamento di Bruxelles. Prevedo scintille, invece, tra Romano Prodi e Mario Draghi per la successione a Giorgio Napolitano al Colle. Vedremo chi avrà gli sponsor più pesanti.

Una cosa è certa, questa volta è commissariamento vero, anche senza visite della troika: la pena, in caso di inadempienza contrattuale, ve l’ho spiegata lo scorso maggio con questo grafico. Come ci hanno mandato lo spread a 575 nel 2011, così possono rifarlo. 

Anche domani.



Mauro Bottarelli
Fonte: www.ilsussidiario.net

sabato 15 febbraio 2014

MOVIMENTO ZONA FRANCA: BALLU TUNDU A MANU TENTA, SFIDA AL FUTURO ..

BALLU TUNDU A MANU TENTA, SFIDA AL FUTURO......
Vàturu Erriu Onnis Sayli 

S'è chiusa ieri sera a Orgosolo la campagna, breve, elettorale del Movimento Zona Franca -SARDINiA FREE ZONE- 
Auditorium Orgosolo
Si tirano le somme, in questa giornata invernale, dell'impegno estenuante e di tutte le  difficoltà affrontate sia nei giorni pre elettorali che durante questa difficile e oscurata campagna elettorale; attivisti , amici, simpatizzanti e candidati, si accalcano nell'Auditorium nel centro al paese, per ascoltare , gioire e ragionare dell'evento di domenica 16 febbraio, per la nazione sarda.

Orgosolo, paese barbaricino, conosciuto  per le sue lotte  antimilitariste e anticolonialiste, Pratobello docet, è il passepartout di questo movimento apartitico; movimento che ha nelle sue intenzioni  e programmi la voglia e l'intento di spazzare via la melma che questa casta politica incancrenita ha generato con il malgoverno da ormai troppo tempo;  casta malata e assetata di potere e denaro , dimentica dei doveri verso il popolo elettore. 


Orgosolo è un paese di eccellenza nell'ambito dell'economia rurale agropastorale e artigianale, un paese pregno di valori, che dell'elogio della libertà fa sua virtù; di cui il Movimento ZF condivide e rispecchia pienamente.

Il candidato Presidente Gigi Sanna ,un uomo di valore, sardista, grande studioso  di lingue antiche e traduttore dell'antica scrittura nuragica, uomo d'onore di fede e di grande dignità, parla pacatamente e diffonde il suo verbo, su come intende la visione della ZF , lo slogan che campeggia nei  manifesti de sa manu tenta, è la realtà della solidarietà che porge la mano tesa a tutta la comunità sarda. 

Vi mettiamo a disposizione la visione della conferenza pubblica della chiusura della campagna elettorale del MOVIMENTO ZONA FRANCA con cui Gigi Sanna 
ha imbastito le sue critiche e proposte di questo movimento alla politica , alla casta, ai politici, e ai partiti che di moralità nulla hanno da mostrare più, parla dei motivi che hanno portato alla divisione del movimento ZF....






Telegraph: La crisi dell’Eurozona è Appena all’Inizio

Telegraph: La crisi dell’Eurozona è Appena all’Inizio 
vocidallestero.
Mentre ci vengono a dire che la crisi dell'Eurozona volge al termine, Jeremy Warner sul Telegraph analizza i numerosi segnali dello scontro titanico che si profila all'orizzonte tra le forze della sovranità nazionale e le élite del progetto UE, sempre più delegittimato e rovinoso.


 
A prima vista, sembrano mondi differenti. Il referendum svizzero contro la libera circolazione dei lavoratori, la sentenza della Corte costituzionale tedesca sui tentativi della BCE di salvare l'euro, e l'avvertimento alla Scozia che essa non potrà mantenere la sterlina se voterà per l'indipendenza - queste cose potrebbero sembrare scollegate, ma in verità sono tutte parte di uno stallo sempre più esplosivo tra le forze della sovranità nazionale da un lato e dell'integrazione politica ed economica dall’altro.

Mentre le elezioni di maggio daranno probabilmente luogo al Parlamento più euroscettico nella storia dell'UE, la lunga crisi economica e finanziaria europea minaccia di degenerare in una crisi politica totale. Secondo Berlino e Bruxelles, la notte oscura dell'anima europea  – la più grave crisi dalla seconda guerra mondiale – è ora essenzialmente superata, con la promessa di un'economia in lenta ripresa e una rinnovata armonia politica in arrivo. A mio avviso, essa è appena iniziata. L’epico tentativo europeo di imporre l'unione politica a paesi molto diversi tra loro sta per schiantarsi sull'onda delle difficoltà economiche, del malcontento popolare e della crisi finanziaria.

Praticamente tutte le unioni monetarie ben riuscite sono iniziate con l’unione politica, per poi mettere in comune le garanzie, le istituzioni, i sistemi fiscali, fino ad arrivare a una moneta comune. L’Europa, non c’è bisogno di dirlo, sta cercando di realizzarla al contrario; ha imposto l'unione monetaria a un'opinione pubblica ignara e adesso, tramite la conseguente crisi finanziaria, spera di aprirsi la strada a mazzate verso l’unione fiscale e politica che alla fine potrebbero farla funzionare, per arrivare in conclusione agli Stati Uniti d'Europa.

I sostenitori dell'indipendenza scozzese propongono un approccio ancora più strano. Vogliono rottamare quella che finora si è dimostrata un'unione politica e fiscale relativamente riuscita ma, per il momento almeno, mantenere la sterlina. Ieri, George Osborne, Ed Balls, Sir Nicholas Macpherson e altri membri dell’élite di Westminster si sono riuniti per consegnare il verdetto inevitabile: gli scozzesi non possono avere la sovranità nazionale e insieme l'unione monetaria con il resto del Regno Unito, qualunque regime fiscale possano mettere in atto per aiutare a sostenere una tale costruzione instabile. Devono scegliere tra autogoverno e unione economica.

È una scelta simile a quella che ora deve affrontare la Svizzera e, in effetti, tutta l'Europa. Anche in Germania, che in gran parte finora è sfuggita alle devastazioni della crisi dell'Eurozona, lo scisma sta diventando sempre più evidente.

La scorsa settimana, la Corte Costituzionale tedesca ha fatto una cosa straordinaria; ha affidato in outsourcing la valutazione finale della politica della BCE del “whatever it takes" per salvare l'euro alla Corte di Giustizia Europea. Questo passaggio apparentemente innocuo del testimone può essere letto in due modi. Per i fedeli del progetto europeo, è uno sviluppo positivo che rimuove una minaccia cruciale per l'evoluzione della moneta unica in una forma più sostenibile. La Germania sembra aver rinunciato al suo diritto di veto verso qualunque cosa che possa sembrare un finanziamento monetario dei governi in difficoltà, dando l'ultima parola alla Corte di Giustizia, che adottando quasi sempre un approccio integrazionista, quasi certamente darà il via libera.

Ma c'è una maniera meno ottimista di guardare alla sentenza della Corte tedesca, dal momento che essa contiene un dettaglio velenoso (in cauda venenum, dicevano i latini, ndt). Sì, la Corte di Giustizia deve decidere, ma i giudici tedeschi poi vanno avanti dicendo che le politiche della BCE sono di fatto un finanziamento monetario e sono quindi con tutta probabilità illegali.

Oltre a Dio e alla Bundesbank, non c’è altra autorità in  Germania più alta o più affidabile della Corte Costituzionale, così quando la Corte di Giustizia dovesse decidere di contraddirla, si giungerebbe a uno scontro titanico. La buona disposizione tedesca verso l’euro inizierebbe a spezzarsi.

Nei paesi più chiaramente colpiti dalla crisi finanziaria dell'euro, la disillusione per il progetto europeo e per le sue istituzioni è già estrema. I partiti centristi tradizionali stanno trovando sempre più difficile mantenere la linea.

Uno dei punti sollevati nell'analisi del Tesoro sulla Scozia e la sterlina è che se l’impegno politico per l'unione monetaria viene giudicato carente, la speculazione finanziaria contro di esso diventerà auto-avverante, creando una fuga di capitali, peggiorando i problemi economici e aumentando le pressioni per un'uscita dall’unione.

Nell'Eurozona, è indubbia la volontà degli alti responsabili politici di far funzionare la moneta unica, ma essi sono sempre più distaccati dagli elettori e stanno costantemente perdendo la loro legittimazione. Questo progressivo scollamento tra la classe politica mainstream e la sua base si è evidenziato prepotentemente con la reazione all'esito del referendum svizzero. E' stata minacciata una rappresaglia immediata. E lo stesso genere di invettiva è stata riservata alle proposte britanniche di limitare la migrazione dei lavoratori.

Ma l’élite europea non può non sapere che tutti i paesi ad alto reddito voterebbero allo stesso modo degli svizzeri, se ne avessero la possibilità. L'arroganza dei leader politici, che pensano di sapere cosa è meglio per i loro elettori, poteva essere tollerabile finché l’Europa stava crescendo. Ma oggi sono solo portatori di un disastro economico, cosa che rende la loro posizione, e la legittimazione del progetto dell'Unione europea, sempre più vulnerabili.

Mettiamo insieme tutto questo, e vediamo un arretramento potenzialmente irresistibile verso i principi della sovranità nazionale in un momento in cui la sopravvivenza dell'euro richiede l’esatto opposto – maggiori livelli di integrazione economica, fiscale e politica. Si profila uno scontro titanico. E ci vengono a dire che la crisi dell'Eurozona è finita.
 

venerdì 14 febbraio 2014

LO SCIVOLONE DI MICHELA MURGIA SULLA ZONA FRANCA

LO SCIVOLONE DI MICHELA MURGIA SULLA ZONA FRANCA 

Mario Carboni
Michela Murgia candidata Presidente di Sardegna Possibile


 La candidata alla Presidenza Murgia rispondendo ad una domanda sulla Zona franca ha detto : " Il fatto stesso che l'abbia proposta Cappellacci dimostra che è una cosa poco seria non serve a nulla e non affronta in modo strutturale il reale gap che ha la Sardegna...
 Credo che sia il primo reale e grande suo scivolone in una campagna elettorale portata avanti senza approfondire molto e lasciando i grandi temi a dopo, al futuro, per non dividere un consenso cercato nei piani bassi del sardismo-sovranismo-quasi indipendentismo-rivendicazionismo inclusivista, che strizza l'occhio al l'elettorato di sinistra. 


 Una buona scelta per intercettare i voti in uscita da tante aree sociali diverse interessate dal nuovo vento sardista che sta spirando col quale inizia a surf-are anche una parte della borghesia cagliaritana che da compradora si converte a nazionalista soft

 Archiviata la guerra di successione contro Gavino Sale che la vide unita all'ideologo del non sardismo, non nazionalismo Francesco Sedda, dopo aver fondato Progres regola i conti con lo scrittore de "I sardi sono capaci di amare" che ne fuoriesce e poi fonda il Partito dei sardi e s'installa vittoriosa come leader di Progres e capeggia il progetto elettorale che la vede impegnata in tutta l'isola. 

 Con buoni risultati probabilmente, ma non tali da diventare Presidente né divenire il secondo più votato. 

 La candidata Presidente di un movimento che dimostra vitalità, capacità organizzativa elettorale, buona padronanza dei media e della comunicazione, sopratutto della nuova, riuscito nel suscitare interesse, speranze in tante fasce sociali giovanili e femminili anche perché vittima di una legge elettorale frutto del peggior Consiglio regionale della storia, presumo che non entrerà neppure come consigliere regionale nell'aula di Via Roma. 

 Di ciò me ne dispiace veramente, perché non pochi consiglieri regionali che saranno eletti potrebbero, come si soleva dire, allacciarle le scarpe. 

 È vero che le elezioni a volte sorprendono e potrebbe arrivare seconda. 

 Allora ne sarei felice perché entrerebbe nel Consiglio, in minoranza, un po' di aria fresca e spero a detrimento del centrosinistra e della sua dissoluzione che comprenderebbe gli aggregati indipendentisti da lei già combattuti nella recentissima guerra intestina dell'Irs

Sarei ancora più felice se il psdaz, vincendo il Presidente della coalizione della quale fa parte, si confermasse nel Consiglio regionale e al Governo della Sardegna. 

Il successo di Murgia, che anche se fosse inferiore ai suoi desideri, sarebbe un segnale importante per il sardismo, categoria entro la quale disdegna con forza di poter essere annoverata, per molti motivi che dovrebbero essere attentamente analizzati per un suo rilancio all'altezza del vento nazionalista sardo che sta spirando e che potrà essere intercettato con il referendum autogestito sull'indipendenza proposto dal psdaz

 Infatti, se si legge con attenzione la campagna elettorale di Murgia, si ricava la convinzione di una sua organicità alla sinistra italiana autonomista

 Tutti i principali temi sono quelli della sinistra urbana italiana radicale nelle sue componenti cattoliche e post comuniste. Per questo la sinistra la teme come il fuoco temendo la sottrazione di rilevanti consensi che le costeranno una bruciante sconfitta. 

 Non a caso Murgia ha sposato il tema più sinistro possibile in antagonismo all'eccesso di promozione di Cappellacci, il no alla Zona franca

 Ma la sua scelta rivela anche, ammesso che sia vera la strumentalità, anche una profonda ignoranza del tema zona franca che è alle origini più lontane e basilari dell'indipendentismo sardo e del progetto di una repubblica sarda che governi la sua fiscalità. Ignora evidentemente l'ABC della questione sia dal punto di vista economico che sopratutto politico

 Al contrario avrebbe potuto dire che la Zona franca può essere coniugata con diverse sensibilità e prospettive, con diversi percorsi e modulazioni, e che il suo punto di vista è diverso da quello di Cappellacci, anche in maniera radicale. 

 Ma allora avrebbe dovuto, in risposta alla domanda, illustrare il progetto di Zona franca da lei auspicato. 

 Invece, come a volte si esprime chi ignora ma vuole evitare che si noti , ha scelto con arroganza la negazione assoluta ( è una stupidaggine e non serve a nulla ) come ad esibire una grandissima competenza, con una caduta prima di stile che di contenuti, quasi che la Zona franca fosse nata con Cappellacci e ripetendo la demonizzazione ed il disprezzo del competitore politico, come fosse il diavolo o l'anticristo, facendo emergere i tratti fondanti della sua appartenenza culturale alla peggiore sinistra italiana illiberale

 Queste osservazioni scontano un punto di vista sardista che proprio sulla critica al zona franchismo di Cappellacci e di suoi alleati ha rotto l'alleanza di governo nella passata legislatura, dando prova di abbandono di poltrone a fronte di principi e patti programmatici posti in discussione. 

 Chissà forse un'eventuale posizione sulla Zona franca di Murgia sarebbe potuta risultare simile a quella sardista. 

 Cosa che la realtà ha mostrato non possibile in quanto, anche in questo e della stessa pasta della sinistra post comunista sarda ( dal 1948 e dalla Consulta almeno ) la posizione della Murgia sulla Zona franca si alimenta anche di un antisardismo " dae sas intragnas" che non è generico ma decisamente orientato contro il psdaz

 Ed è proprio l'antisardismo, al netto di tutte le critiche e osservazioni negative che si potrebbero fare a questa lista Progres che la esprime che caratterizzano nel profondo sia la candidata Presidente Murgia che il suo movimento. 

 Con un certo tatticismo che non guasta, conserva purtroppo ancora un modello organizzativo settario, non a caso da diversi critici accomunato a una scientology alla sarda, aggravato dal permanere del culto della personalità ( prima Sale, poi Sedda ed ora Murgia ) . 

 Ad aggravare il tutto, non avendo al proprio interno soci in grado di elaborare alcunché sul piano culturale e politico ( con posizioni sulla lingua sarda e sull 'identità nazionale a volte aberranti ) ma solo in grado di rimasticare malamente vecchi argomenti sardisti di dominio pubblico, circola nelle loro vene l'abbondante lascito velenoso dell'Ideologo transfuga nel partito dei sardi Francesco Sedda, ai cui principi ancora si rifanno, quali non sardismo, non nazionalismo, l 'odio per la bandiera dei quattro mori, il superamento della rivendicazione linguistica sarda in favore di una nazione sarda che parli italiano ed inglese,la distorsione fuori contesto della storia del sardismo, la convinzione che la storia dell'indipendentismo sia nata con loro, il disprezzo elitario per le idee e l'esistenza stessa dei competitori politici visti tutti come avversari e peggio moralmente inferiori. 

 Tutto questo ed altro ancora è concentrato nella spocchiosa dichiarazione di Murgia sulla Zona franca. Solo per questo merita di perdere e la sconfitta è auspicabile apra le strade politiche e le menti ad una riflessione che risponda a due semplici parole che i fanti della Sassari, esattamente un secolo fa' mettendo le basi del Psdaz, origine di tutto il sardismo anche di quello che non sa di esserlo, ci hanno trasmesso: Fortza paris.



GLI USA: PRESI CON LE MANI NEL SACCO

USA: PRESI CON LE MANI NEL SACCO

DI MIKE WHITNEY
counterpunch.org
“Fuck the EU”. Con queste parole la segretaria di Stato aggiunta, Victoria Nuland, massima responsabile americana delle relazioni con il Vecchio continente



Una registrazione segreta rivela il complotto sostenuto dagli Stati Uniti per ribaltare il presidente ucraino democraticamente eletto
"Nell’ultima figuraccia del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti e dell’ amministrazione Obama, l’Assistente Segretario di Stato Victoria Nuland è stata registrata mentre ordiva strategie per il partito ucraino all’opposizione insieme all’Ambasciatore Americano in Ucraina, Geoffrey Pyatt. Non si può più negare, quindi, che l’operazione di cambio di regime in Ucraina è, in un certo modo, diretta da Washington.  La conversazione registrata chiariva inequivocabilmente che,  mentre il Segretario di Stato John Kerry condanna qualsiasi ingerenza straniera negli affari interni dell'Ucraina, il suo Dipartimento di Stato è praticamente al comando dell’ intero processo.". – Daniel McAdams, “‘F** the EU" una registrazione rivela che sono gli Stati Uniti a guidare l’opposizione Ucraina”. Ron Paul Institute Tape Reveals US Runs Ukraine Opposition“, Ron Paul Institute.

Washington torna con i suoi vecchi trucchi. Si poteva pensare che dopo i fiaschi in Afghanistan e Iraq qualcuno del team politico avesse detto ai fantasisti di darci un pò un taglio. E invece no.


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