sabato 6 dicembre 2014

George Soros: L'Unione europea è un esperimento di Governace internazionale, "fallita" ...

George Soros: L'Unione europea è un esperimento di Governace internazionale, "fallita" ...

Steven MacMillan
journal-neo.org
tradusiu editau
de Sa Defenza

L'Unione Europea, frutto delle élite occidentale, è in disintegrazione? A causa dei problemi economici persistenti, l'ascesa di "risentimento popolare" in tutto il continente, e le conseguenze politiche dopo il colpo di stato illegale in Ucraina e la successiva impopolare guerra economica alla Russia, l'Unione Europea è sul punto di sfasciarsi.

In un'intervista a France 24, il miliardario gestore di hedge fund, e fondatore di  Open Society Foundation, George Soros , rivela che l'Unione europea non è riuscita a realizzare i desideri della élite e dei molti che in Europa ora guardano "la Russia come un modello di riferimento ":

L'investitore e filantropo miliardario  George Soros parla a FRANCE 24 sulla minaccia rappresentata da Vladimir Putin.

"Dobbiamo riconoscere che L'Unione [europea] , è un nobile, esperimento di buone intenzioni della governance internazionale, ma, ha fallito, e non ha realizzato quel che aveva promesso. Vi è un tale delusione che persino la Russia può essere una valida alternativa. "(3.21 nella intervista)

Soros prosegue dicendo che molti in Europa - tra cui  l'UK Independence Party (UKIP) con il leader Nigel Farage in Gran Bretagna, il Front National con la Presidente  Marine Le Pen in Francia, così come "un sacco di gente in Germania" -  trovano che l'idea di "una più stretta cooperazione con la Russia sia piuttosto interessante ".

L'Europa è in crisi da anni e il risultato di questa ultima fiammata con la Russia potrebbe determinare il futuro della stessa UE. In un articolo pubblicato sul New York Review questo mese dal titolo: svegliati, Europa , Soros rileva che dopo la crisi finanziaria del 2008 e le successive politiche nefaste di austerità imposte dalla troika , "il risentimento popolare" e il supporto ai partiti anti-europei è risorto:
"L'Unione europea in generale e la zona euro, in particolare, hanno perso la loro strada dopo la crisi finanziaria del 2008. Le regole di bilancio che attualmente prevalgono in Europa hanno suscitato un forte risentimento popolare. I partiti anti-europei sono quasi al 30 per cento dei seggi alle ultime elezioni per il Parlamento Europeo, e fino a poco tempo fa non esprimevano alcuna realistica alternativa all'UE. Ora la Russia rappresenta un'alternativa e una sfida fondamentale ai valori e ai principi su cui l'Unione europea era stata originariamente fondata .... E' anche giunto il momento per l'Unione europea di guardarsi per fare autocritica... La burocrazia dell'Unione europea non ha più il monopolio del potere ed ha poco o nulla di cui andare fiera. "

Le élite hanno sempre più paura di possibili rivolte popolari in tutto l'Occidente che cercano di "cooptare e deviare", come riferisce P. J. Watson su Infowars. Così mentre la rabbia continua a montare contro l'inettitudine e l'immoralità del governo, l'élite tenterà di "cooptare" i movimenti affinché siano organici e tenterà di creare movimenti politici artificiosi per guidarne e neutralizzare le "passioni popolari".

L'UE: prolungamento del potere anglo-americano

L'Unione europea è il frutto di una élite internazionale che sono impegnati  nel processo di costruzione di un impero mondiale da oltre un secolo. L'UE serve come "coraggioso esperimento di governabilità internazionale in cui lo stato legalitario,  sostituisce il nazionalismo e l'impiego della forza ". L'UE è un esperimento di sostituzione dei paesi nazionali con un unione che deve essere amalgamata usurpando la sovranità  emergente in tutto il mondo, tra cui il North America Union e di un eventuale Middle Westren Union , in un impero mondiale. L'organo esecutivo della UE - la Commissione europea - è un "filiale" del Royal Institute of International Affairs (RIIA), il governo britannico parallelo [ombra] che si sforza della conquista globale.

Étienne Davignon, ex Commissario Europeo ed influente architetto dell'integrazione europea, ha rivelato che la  conferenza annuale anglo-americana - del gruppo Bilderberg - " ha contribuito a creare l'euro nel 1990.. "Soros stesso è invischiato con l'impero mondiale ombra, visto che  dirige l'European Council on Foreign Relations , oltre ad essere pesantemente coinvolto con il Council on Foreign Relations in USA

Le conseguenze della guerra economica alla Russia

L'Europa è scenario di grandi irate proteste da parte degli agricoltori  colpiti duramente dalla assurda decisione politica USA-UE di imporre sanzioni alla Russia in seguito all'illegale colpo di stato occidentale a Kiev. In risposta alle sanzioni occidentali, la Russia ad Agosto ha imposto un divieto di importazione di prodotti alimentari  dai paesi che sostengono le sanzioni, con la  conseguente forte discesa dei prezzi alimentari  perché i prodotti alimentari  sono stati riversati nel mercato  per il determinato crollo della domanda a Est. Questo divieto non sarebbe mai stata applicato da Mosca se l'Occidente non avesse rovesciato il governo di Kiev, e poi  attuando le sanzioni contro il paese. La perdita di commercio a causa di esportazioni mancate di prodotti alimentari  è venuto a costare all'UE,  si stima in 6,6 miliardi dollari l'anno ,  a livello sociale non è quantificabile la portata dell'impatto negativo nel settore agricolo  in un continente in cui  è già  sensibile  e fragile.

La Francia negli ultimi mesi  è  percorsa  da numerose proteste, poiché il tenore di vita continua a scendere, anche a motivo del divieto di esportare alimentari in Russia. Gli agricoltori in Bretagna hanno incendiato gli uffici delle imposte , hanno scaricato cavolfiori, carciofi e letame davanti agli uffici governativi durante una protesta di metà settembre, a causa di frustrazione delle politiche governative. Sempre in Francia si stima che circa 36.000 persone hanno partecipato a una protesta a livello nazionale dall'inizio del mese in cui di nuovo s'è gettato letame e verdure marce all'esterno degli edifici del governo locale, in parte a causa delle mancate esportazioni di prodotti alimentari in Russia.

Anche in Spagna si sono  viste le proteste del settore agricolo sulle sanzioni russe, i sindacati contadini hanno svenduto le patate in eccedenza fuori del supermercato  della multinazionale francese Carrefour a Granada. Le associazioni  degli agricoltori protestavano contro i bassi prezzi pagati dalla Carrefour  delle loro colture, inoltre il Fondo di emergenza della Commissione europea non copre la perdita economica dovuta alla mancata  esportazione delle patate a causa della politica delle sanzioni. Le proteste erano anche per  le mancate esportazioni dei prodotti agricoltori dovute alle sanzioni alla Russia.

Il dissenso e l'opposizione alle politiche della UE sono molto più ampie, di quanto  sono invece dovute alle  sanzioni alla Russia; tantè vero che  " si potrebbe sostenere che la maggioranza dei cittadini è contraria alle attuali condizioni "del continente. L'austerità ha decimato l'Europa meridionale e le manifestazioni anti-austerità sono diventate un appuntamento costante nella vita di molti europei. A ottobre, a Napoli si è assistito a manifestazioni di migliaia di persone che scendono in piazza contro la riunione della Banca centrale europea (BCE), dove i manifestanti  chiedevano di mettere fine all'austerità e dell'alto tasso di disoccupazione .

Dopo la crisi finanziaria del 2008 la disoccupazione e il disprezzo verso la classe politica si è diffusa in tal maniera in tutto il continente europeo che potrebbe innescare una rivoluzione nei prossimi anni. Non c'è dubbio che l'élite farà tutto quanto in loro potere per sostenere l'Unione Europea e tentare di "cooptare" qualsiasi movimento che sfida l'ordine prestabilito, ma questo può essere comunque inefficace a contenere la rivolta imminente ...



Steven MacMillan è uno scrittore, ricercatore, analista geopolitico indipendente e redattore del The Analyst Report, in particolare per la rivista online “New Eastern Outlook” .


giovedì 4 dicembre 2014

SARDINYA: LA POVERTA' DI IDEE E LA MANCANZA DI COMPASSIONE PORTA ALLE STRAGI DEGLI INNOCENTI "LIBERI" CAVALLINI DELLA GIARA DI GESTURI...

SARDINYA: LA POVERTA' DI IDEE E LA MANCANZA  DI COMPASSIONE  PORTA ALLE STRAGI DEGLI INNOCENTI "LIBERI" CAVALLINI  DELLA GIARA DI GESTURI...

Tutti noi Sardi abbiamo dentro i nostri occhi lo spettacolo che ci appare salendo sull'altipiano della Giara nel vedere i cavalli e cavallini liberi di percorrere e scorrazzare in lungo e in largo  tutta la piana della Giara... immagini da film.

Oggi, però, siamo esterrefatti dalle immagini di morte che la denuncia dell'amico deputato Mauro Pili ci pone dinnanzi; i cavallini di cui eravamo abituati a vedere scorrazzare liberi belli e sani , non lo sono più... anzi, sentiamo cosa ci racconta la denuncia di Mauro.

SA DEFENZA
Sardinya: Cavallo della Giara 
mauro.pili

l deputato di Unidos MAURO PILI pubblica nuove immagini drammatiche sui cavallini della Giara

PILI: FERMARE LA STRAGE DEI CAVALLINI DELLA GIARA

DA STAMANE SULLA GIARA ASL ED ESCAVATORI PER SEPPELLIRE I CAVALLINI MORTI IN MEZZO AL BOSCO

SUBITO UN PIANO DI MICROCHIP PER SALVARE QUESTO IMMENSO PATRIMONIO

“Da stamane escavatori e Asl sulla Giara per seppellire i cavallini morti. Nascondere il tutto sembra l’unica preoccupazione di queste ore. Si stanno recuperando quelli che abbiamo individuato ieri e altri che si trovano in tutta l’area intorno al laghetto ormai prosciugato.
Dopo timidi tentativi di minimizzare stamane è scattata l’operazione sotterrare tutto. Una scelta discutibile anche sul piano sanitario. A questo si aggiunge l’assenza totale di un piano strategico per salvaguardare questo immenso giacimento naturale.

Per fare questo non bisogna intervenire solo in emergenza ma occorre un piano serio per la salvaguardia di questo straordinario parco naturale. E’ inaccettabile che periodicamente si verifichi questa strage di cavallini della Giara. E ora bisogna avviare una seria azione che deve mettere al riparo i cavallini da questa perenne incuria.
E’ indispensabile avviare subito un piano di microchip per l’intero patrimonio equino presente sulla Giara.
Il patrimonio deve essere gestito in termini scientifici e sanitari senza rischiare alcun tipo di ulteriore strage. Del resto dal 1 gennaio 2013 i cavalli in base a regolamenti europei dovranno necessariamente essere muniti di microchip e comunque identificati e identificabili. Occorre fare urgentemente un provvedimento che consenta di impiantare nei cavalli un microchip che consenta l’individuazione e il controllo sanitario e alimentare, oltre che a prevenire abigeato e furti.
Serve un piano per fare della Giara un parco universale per la tutela di questo unico e straordinario patrimonio che può generare ricchezza e sviluppo economico e occupazionale di grande rilevanza. Occorre in tutti i modi fermare una strage che sta lentamente consumando il più grande patrimonio naturalistico della Sardegna. Le nuove drammatiche immagini che ho pubblicato stamane testimoniano la gravità della situazione e ogni tentativo di minimizzare quello che sta accandendo, chi lo fa ha solo l’obiettivo di nascondere le proprie responsabilità”.
I cavallini della Giara sono un patrimonio dell’umanità e non possono essere lasciati abbandonati a se stessi, all’incuria e alla negligenza di un territorio privo di qualsiasi tutela a partire dal carico di bestiame (vacche e non solo) sovradimensionato rispetto alle risorse alimentari presenti. 

Lo ha detto stamane il deputato di Unidos Mauro Pili che ha pubblicato sul profilo Facebook nuove immagini sul dramma che sta colpendo i cavallini della Giara.

"Qualcuno come capita spesso in queste ore cercherà di minimizzare la strage di cavallini, solitamente lo fanno coloro che cercano attenuanti alle proprie responsabilità. E' semplicemente indecente che si debba arrivare sempre a questa drammatica situazione per intervenire. Non esiste nessun piano serio per salvaguardare la Giara, ne per regolare il suo utilizzo a partire da tutto il pascolo abusivo che si registra sull'altopiano. Non esiste un piano per monitorare questo straordinario patrimonio, dal microchip per l'identificazione e il controllo al presidio costante di un vero e proprio parco Naturale unico nel suo genere. Tutto questo con interventi organici e strutturali eviterebbe situazioni drammatiche come queste, dove, secondo alcuni tecnici, le stesse condizioni di intervento sanitario appaiono non all'altezza della gravità come nel caso di questo povero cavallino nelle immagini salvato ma costretto ancora a ferite aperte gravissime. Tutto questo deve essere fermato per il bene di un patrimonio unico al mondo”.
SEGUONO LE IMMAGINI DEI POVERI CORPI E DEI RESIDUI  DEI CAVALLINI DELLA GIARA MORTI DI FAME E MALATTIA E LASCIATI LI A MARCIRE



























































Mauro Pili ha avuto il coraggio di denunciare questa catastrofe senza pari, e mentre espone i fatti con un reportage fotografico e video qualche personaggio angusto e privo di coscienza e umanità lo accusa di di raccontare frottole... incredibile dove arriva la stupidità umana.

Ma sentiamo cosa ci dice di questi soggetti, Mauro:


non vi curate dei cialtroni

"qualcuno mi chiede di rispondere a qualche fallito cialtrone da prefisso telefonico che mi riserva attacchi violenti e ridicoli allo stesso tempo sulla strage dei cavallini della Giara. Vorrei dirvi: non perdete tempo con gente che non ha niente da dire e niente da fare. Impegnatevi per la vostra terra e per il nostro popolo a prescindere da chi ci vorrebbe imporci il silenzio. Abbiate il coraggio dell'azione politica, rompete i muri della vecchia politica, osservate, fatevi una vostra idea. Esporsi non è facile, ma se decidete di farlo, non risparmiate energie e passione. Unidos, a schiena dritta e testa alta."

malafede senza scrupoli

"quando un Sindaco, quello di Gesturi, arriva ad affermare che queste foto sono vecchie di anni e non realistiche vuol dire che è in malafede. Un bugiardo patentato, gente senza scrupoli che nasconde, con la complicità di altri, un disastro gravissimo. Queste immagini sono state documentate da me personalmente martedì mattina, come le altre pubblicate nello stesso giorno nella stalla di Setzu. Ovviamente ci sono i testimoni. Per questo motivo posso affermare senza tema di smentita che questo Sindaco dice il falso per nascondere incapacità e verità. Ho sempre sostenuto che la responsabilità di questo disastro non andasse cercata nei piccoli comuni chiamati ad amministrare senza soldi e senza uomini un patrimonio immenso, ma in chi, come la Regione ha il dovere di gestire la Giara come un'oasi straordinaria. Assistere a questa vergognosa pantomima che mira a nascondere tutto è indegno e insopportabile."

CECENIA: Attacco di militanti islamici in centro città, a Grozny uccise 19 persone

CECENIA: Attacco di militanti islamici in centro città, a Grozny uccise 19 persone 


lifenews
Tradusiu editau
de Sa Defenza

Almeno 19 persone sono morte dopo una sparatoria tra truppe russe e militanti islamici a Grozny, capitale della provincia russa della Cecenia.












Un edificio dei media brucia dopo l'attacco nel centro di Grozny stamane 4 dicembre. Elena Fitkulina, AFP / Getty Image

Aspri combattimenti tra le forze governative russe e i combattenti islamici è scoppiata nella provincia russa della Cecenia durante la notte.

I militanti, che si trovavano in diverse auto, sono fuggiti all'interno di una casa editrice in città, dove si sono barricati scambiando un pesante scontro a fuoco con la polizia, LIFEnews, lo ha ha riferito una rete di notizie con link dei servizi segreti russi.

Le forze russe hanno assediato la casa editrice con artiglieria pesante, anche se i media di stato hanno sostenuto che c'erano solo "cinque o sei" combattenti rintanati dentro.


Diversi altri militanti che si sono barricati all'interno di una scuola vuota sono stati "liquidati", hanno sostenuto funzionari russi. In tutto, nove militanti e dieci agenti di polizia sono stati uccisi nei combattimenti, riferisce la tass, e aggiunge che è possibile che il numero delle vittime dei militanti islamici potrebbero aumentare. Anche altri 28 poliziotti sono rimasti feriti, ci dicono dal centro di anti-terrorismo nazionale  Russo.


Il numero esatto di militanti nella città non era chiara. Un giornalista locale ha detto alla radio Ekho Moskvy che c'erano tra i 100  200 militanti islamici sparsi in tutta la città, ma i funzionari affermano che i numeri erano molto più ridotti e che sono stati tutti uccisi.

Utenti dei socialmedia hanno postato delle foto di quella che sembrava essere una macchina della polizia in fiamme.
Горящая машина сотрудников в Грозном.

La guerriglia potrebbe essere rimasta attiva fino a Giovedì mattina, sotto il video mostra il momento in cui il palazzo della casa editrice è stato in gran parte distrutto.



Dopo l'attacco di Giovedì, il governo ha imposto  a Grozny un "allarme rosso di sicurezza  antiterrorismo" in centro alla città.

L'annuncio consente che siano attuate  misure di sicurezza senza pari, in genere indica l'imminente utilizzo della forza pesante per reprimere disordini, secondo l'AP.

Un utente Twitter ha postato una foto di quello che sembravano essere mezzi corazzati da trasporto truppe  attraverso la città.
Ramzan Kadyrov, il forte leader della Cecenia, ha postato una foto di un cadavere su Instagram di quello che ha descritto come militante. "No ai banditi, saranno fatti fuori!", Ha scritto.




Kadyrov ha scritto in un altro post Instagram che sospetta che i militanti armati siano di un'altra regione.instagram.com

In un video pubblicato da Kavkaz Center, un popolare sito web per gli islamisti nel Caucaso, un uomo ha detto che i combattenti erano membri della Emirato del Caucaso, il più grande gruppo di ribelli nella regione.


L'uomo ha detto che i combattenti erano ceceni  vendicatori e donne che erano state "oppresse" nelle numerose "operazioni antiterrorismo" dalle forze russe nella regione dei militanti uccisi. "Abbiamo distrutto molti veicoli e  colonne armate e presi molti trofei", ha detto l'uomo.
Al mattino, però, i funzionari russi hanno tenuto a sottolineare che tutto era tornato alla normalità.

Al mattino, però, i funzionari russi hanno tenuto a sottolineare che tutto era tornato alla normalità.
Stringer / Reuters

Il presidente russo Vladimir Putin ha fatto solo un accenno di passaggio alla violenza nel suo  discorso sullo stato dell'unione , e ha espresso fiducia che "i ragazzi locali, delle forze dell'ordine avrebbero saputo  affrontarla a dovere." Kadyrov è anche riuscito dopo tre ore di volo da Grozny a Mosca a giungere in tempo per il discorso di Putin.
La TV russa ha ignorato i combattimenti a favore della copertura  del discorso di Putin, nel canale statale Rossiya 24.

Facendo  eco al presidente Putin che afferma che le potenze occidentali sono state coinvolte in una cospirazione guidata dagli Stati Uniti per distruggere la Russia, il parlamento ceceno ha accusato i paesi della NATO di organizzare l'attacco. "I sogni di Obama, [la cancelliere tedesca Angela] Merkel, e loro corresponsabili non riusciranno ad arrivare mai alla frutta finché il presidente Vladimir Putin e il suo più stretto alleato, capo della Cecenia e Eroe della Russia Ramzan Kadyrov  difenderanno gli interessi della Russia ", ha detto Duduvakha Abdurakhmanov in una dichiarazione della TASS.
Stringer / Reuters

L'attacco a Grozny è stato l'ultimo dopo un periodo di relativa pace.

Grozny ha sofferto due guerre civili brutali, con i separatisti che cercano di staccarsi dalla Russia. Dopo Mosca restaurato controllo federale su l'ex repubblica, pesante ricostruzione ha avuto luogo negli ultimi anni. E forti misure di sicurezza erano state accreditate con il mantenimento per rendere al minimo attacchi a Grozny, anche se quest'anno, la violenza è comunque aumentata.

Nel mese di ottobre, un uomo che veniva ricercato dalla polizia ha lanciato un attacco suicida, uccidendo se stesso e cinque ufficiali. Dodici altre persone sono rimaste ferite nell'attacco, avvenuto al di fuori di un concerto per celebrare il giorno della Città di Grozny.


mercoledì 3 dicembre 2014

NOI e il rapporto con il "SITUAZIONISMO"

NOI e il rapporto con il "SITUAZIONISMO"

Paolo Leone Biancu


I Situazionisti ci illuminano ancora

Tutto quello che una volta era vissuto direttamente ora è diventato una rappresentazione… Il consumatore reale si è trasformato in un consumatore di illusioni” (Guy Debord, 1967).

I Situazionisti, un gruppo rivoluzionario internazionale, molto critico verso la società capitalista, già parlavano negli anni 50 della “Società dello Spettacolo”, la quale alienava le persone attraverso un ambiente sociale mediato e mercificato.

I media e le merci, secondo le idee dei Situazionisti, ottundevano il pubblico e controllavano il desiderio.


Mezzo secolo dopo, abbiamo creato i Nuovi Media e un campo d’azione più vasto, che rende valide le affermazioni dei Situazionisti.

Nel nuovo millennio digitale, sembra che i desideri non siano controllati, ma accettati fin quando possono venire associati a un prodotto esistente nel mercato, incanalati e stimolati dai media.


I Situazionisti percepirono che nel capitalismo le emozioni si trasformano in prodotti di mercato. Per recuperarle dobbiamo pagare.
Il mercato, pensavano, limitava le relazioni interpersonali, poi offriva un riflesso del reale senza autenticità, rendendoci affamati delle relazioni perdute.


Il bisogno di rapporti, oggi, trova espressione nei social network, che sembrano liberi e democratici.

Certo, molti servizi Internet sono gratuiti, ma considerando hardware, software, connessione Internet – più tempo e attenzione – il calcolo dei costi cambia.

In più, i Situazionisti osservarono che i soggetti sociali erano programmati per vivere una vita che di fatto fosse una rappresentazione della vita reale.
Attraverso la tecnologia, sono stati creati dei bisogni per poter vendere delle soluzioni.


E il mercato hi-tech non richiede più nemmeno molte merci, in quanto esiste digitalmente.

Pertanto, si può affermare che l’essere divenuti consumatori di illusioni è divenuto troppo evidente.

Possiamo concludere con questa affermazione di McLuhan





Una volta che consegnamo i nostri sensi e i nostri sistemi nervosi alle manipolazioni di coloro che cercano di trarre profitti prendendo in affitto i nostri occhi, le orecchie e i nervi, in realtà non abbiamo più diritti.” (McLuhan, Gli strumenti del comunicare, 1964).


martedì 2 dicembre 2014

L’Italia alla corte del diabolico Qatar

L’Italia alla corte del diabolico Qatar
Antonio Mazzeo

Per il ministro allo Sviluppo tedesco, Gerd Mueller, il Qatar è il “bancomat dell’Isil”, lo Stato Islamico dell’Iraq e del Levante che ha lanciato la guerra santa all’Occidente. Ancora più duro l’ambasciatore israeliano all’Onu, Ron Prosor, che sul New York Times ha definito l’emirato il “Club Med dei terroristi” internazionali. Ciononostante, ministri, militari, industriali e faccendieri italiani fanno a gara per ingraziarsi i favori del piccolo ma potente stato mediorientale.

Il 26 novembre, ad esempio, la ministra della Difesa Roberta Pinotti si è recata in visita ufficiale a Doha per incontrare i ministri qatarini generale Hamad Bin Ali Al Attiyah (difesa) e Khalid Bin Mohammed Al Attiyah (esteri). 
“Al centro dei colloqui, improntati alla massima cordialità, gli scenari di crisi regionali, con particolare riguardo a Iraq, Siria e Libia, e la cooperazione bilaterale in ambito Difesa”, riporta il sito del Ministero. “Italia e Qatar hanno avviato da tempo un dialogo e la visita del Ministro Pinotti ha contribuito a rafforzare e consolidare i rapporti di cooperazione esistenti anche nel settore della formazione e dell'addestramento del personale militare”. Temi centrali degli incontri, la controffensiva internazionale anti-Isis e gli “sviluppi della situazione nei Paesi della sponda sud del Mediterraneo e nel Medio Oriente”.
Undici giorni prima, la ministra Pinotti aveva ricevuto a Roma il generale Ghanim Bin Shaheen Al-Ghanim, Capo di Stato Maggiore delle forze armate del Qatar. Durante il breve tour in Italia, il Capo delle forze armate qatarine è stato pure ospite dell’ammiraglio Luigi Binelli Mantelli (Capo di Stato maggiore della Difesa) e del Centro Sperimentale di Volo dell’Aeronautica militare di Pratica di Mare, l’unico ente di consulenza della Difesa per le prove in volo dei velivoli e dei sistemi d’arma, l’addestramento e la sperimentazione nel settore della medicina aeronautica e spaziale, ecc.

Il 3 novembre era stato il viceministro Lapo Pistelli a raggiungere Doha per incontrare con il ministro degli Esteri Khalid Bin Mohammed Al Attiyah e alcuni imprenditori italiani che operano nella penisola arabica. “Il Qatar non è soltanto un attore fondamentale e imprescindibile per le prospettive di stabilizzazione della regione, ma anche un Paese molto ricco dove è più che opportuno esplorare ogni possibilità di collaborazione nel reciproco interesse”, dichiarava Pistelli. “Sul piano prettamente politico, questa prima sessione delle consultazioni politiche bilaterali è servita anche a comprendere meglio, nell’ottica del Qatar, le ragioni degli attuali conflitti nella regione, dalla Libia alla Siria all’Iraq, premessa necessaria all’individuazione dei meccanismi più appropriati per stemperarli”.

Italia e Qatar sono legate da un accordo di cooperazione militare, ratificato dal Parlamento con voto bipartisan il 29 settembre 2011, che prevede l’organizzazione di attività d’addestramento ed esercitazioni congiunte, la partecipazione ad operazioni di peace keeping e lo “scambio” di una lunga lista di armi e munizioni, sistemi di telecomunicazione e satellitari, ecc.
L’ultima grande esercitazione bilaterale risale alla primavera 2014: gli uomini del Gruppo Operativo Incursori (il reparto d’eccellenza della Marina militare di stanza a La Spezia) hanno realizzato un’intensa campagna addestrativa a favore del team di pronto intervento della guardia dell’Emiro, conducendo “operazioni speciali di assalto ad unità navali e liberazione di ostaggi”. L’attività, pianificata e coordinata dal Comando Interforze per le Operazioni delle Forze Speciali, è stata svolta in alcuni poligoni terrestri e marittimi del Qatar e nelle aree addestrative liguri del Raggruppamento Subacquei ed Incursori Teseo Tesei”. “A sottolineare l’importanza degli accordi bilaterali italo-qatarini, alle esercitazioni hanno assistito il Capo ufficio generale del Capo di Stato Maggiore della Difesa, ammiraglio Donato Marzano, il Comandante del COFS, generale Maurizio Fioravanti, il Comandante di Comsubin, contrammiraglio Francesco Chionna e una delegazione di autorità militari qatarine”, riporta una nota del Comando della Marina militare italiana.

È soprattutto il complesso militare-industriale-finanziario nazionale a essere interessato al rafforzamento della partnership con il Qatar, uno dei maggiori acquirenti di sistemi di guerra a livello mondiale. Alla mostra internazionale riservata alle aziende del settore bellico “DIMDEX 2014”, svoltasi a marzo a Doha, le forze armate dell’emirato hanno firmato contratti per un valore complessivo di 23 miliardi di dollari, facendo razzia di carri armati “Leopard”, blindati obici semoventi, sistemi antimissile “Patriot”, elicotteri d’attacco “Apache”, cacciabombardieri di ultima generazione, velivoli “Boeing 737” per la sorveglianza aerea, navi veloci per il controllo costiero, missili “Hellfire”. Una delle commesse più rilevanti (2 miliardi di euro) ha riguardato l’acquisto di 22 elicotteri da combattimento NH90 prodotti dal consorzio NHIndustries costituito da Airbus’Eurocopter (62,5%), dall’olandese Stork Fokker (5,5%) e dall’italo-britannica AgustaWestland (32%), gruppo Finmeccanica. Al salone “DIMDEX”, presente il vicesegretario della Direzione nazionale degli armamenti, ammiraglio Valter Girardelli, un’altra azienda partecipata di Finmeccanica, MBDA Missile Systems, ha presentato il nuovo sistema di difesa costiera MCDS (Marte Coastal Defence System) basato sui missili antinave “Marte MK2/N” e “Marte ER”, anch’essi di produzione MBDA, ricevendo favorevole accoglienza da parte dei militari del Qatar e di altri Paesi del Golfo Persico.
Il “lancio” del sistema missilistico a Doha era stato preceduto dalla visita in Italia di una delegazione della Marina qatarina, interessata ad acquisire i missili “Marte” per armare gli elicotteri NH-90.Relativamente al business delle armi made in Italy, va pure segnalato che tra il 2012 e il 2013 AgustaWestland aveva consegnato alle forze armate del Qatar 21 elicotteri AW139, assicurando contestualmente l’addestramento degli equipaggi e la fornitura di parti di ricambio (valore complessivo della commessa 260 milioni di euro).

Nulla sembra imbarazzare il governo, le forze armate e gli industriali italiani. Neanche il fatto che il Qatar sia considerato da alcuni nostri alleati Nato ed extra-Nato come il paese che più di tutti ha fornito sostegno finanziario, armi, protezione e copertura internazionale a numerosi gruppi dell’estremismo islamico attivi in Africa e Medio oriente. Diplomatici e studiosi indipendenti hanno rilevato come l’emirato sia un sostenitore della discussa organizzazione della Fratellanza musulmana, particolarmente attiva in Egitto e Gaza. “Pur continuando a presentarsi come un prezioso interlocutore e partner economico per gli Stati Uniti e i Paesi europei, il Qatar ha coltivato rapporti con leader e realtà salafite attive nella regione”, afferma Gianmarco Volpe, autore di uno studio sulle politiche dell’emirato, pubblicato a marzo dal CeSI - Centro Studi Internazionali. “Va sottolineato, inoltre, il forte legame stretto dalla leadership qatariota con i vertici della Fratellanza musulmana. Fondata su solidi rapporti interpersonali (in particolare quelli che legano l’ex Emiro Hamad bin Jassim bin Jaber al‐Thani allo sceicco Yusuf al‐Qaradawi, esponente di spicco della Fratellanza in Qatar, l’alleanza tra Doha ed i Fratelli musulmani si è concretizzata dopo la rottura del movimento con l’Arabia saudita, avvenuta dopo la Prima Guerra del Golfo”. Il Qatar ha utilizzato i Fratelli musulmani per rafforzare il proprio ruolo politico-economico nel mondo arabo; contestualmente i Fratelli musulmani hanno trovato un rifugio sicuro a Doha e nella rete radiotelevisiva al‐Jazeera una voce autorevole per amplificare la propria visione politico-religiosa.

Da più parti il Qatar viene accusato di tenere relazioni sin troppo ambigue con gruppi e fazioni pro-Isis, organizzazione che ha proclamato la rinascita del Califfato nei territori controllati. L’emirato è stato uno dei primi paesi ad invocare l’invio di una forza multinazionale in Siria a sostegno dei “ribelli” in lotta contro il regime di Bashar al-Assad.Attualmente, il Qatar sostiene apertamente il Free Syrian Army, espressione militare dei gruppi vicini alla Fratellanza musulmana, mentre ha messo a disposizione di alcuni diversi gruppi di ribelli una vasta area d’addestramento nel deserto, al confine con l’Arabia saudita. Il “campo”, dove operano formatori e “consiglieri” qatarini e statunitensi, sorge nei pressi della grande base di Al Adeid, utilizzata insieme a quelle di Assaliyah e Doha dalle forze aeree Usa per sferrare gli attacchi contro le postazioni dell’Isis in Iraq e Siria. Contemporaneamente, però, le autorità governative e le forze armate lasciano libertà di movimento in Qatar ai finanziatori di gruppi jihadisti alcuni dei quali apertamente schierati con l’Isis o come il Fronte al-Nusra che dal dicembre 2013 è classificato tra le “organizzazioni terroristiche” dal Dipartimento di Stato.

L’approccio spregiudicato del Qatar e la sua quantità di relazioni (spesse volte, tra di esse, apparentemente inconciliabili) sono frutto di una politica nella quale è del tutto assente qualunque limitazione ideologica”, aggiunge lo studioso del CeSi, Gianmarco Volpe. “La politica estera qatariota non si fa portatrice di alcuna particolare idea, né di alcun particolare disegno strategico. A essere veicolato è un indefinito messaggio di cambiamento, funzionale alle ambizioni di crescita internazionale dell’Emirato”.

Il diabolico comportamento del Qatar sta avendo effetti indesiderati nel conflitto iracheno e siriano. Missili antiaerei di fabbricazione cinese, fornite dal Qatar ai ribelli siriani, vengono utilizzati dai miliziani del Califfato islamico contro gli elicotteri e gli aerei dell’esercito nazionale dell’Iraq. “Si tratta in particolare dei missili portatili cinesi FN-6, che il Qatar aveva consegnato alle milizie legate ai Fratelli musulmani”, denuncia Analisi difesa. “Queste brigate sono confluite in gran parte nello Stato Islamico o nei qaedisti del Fronte al-Nusra, come hanno fatto la gran parte delle unità combattenti dell’Esercito Siriano Libero”. La rivista specializzata Jane’s Defense Weekly ha documentato come gli FN-6 siano stati utilizzati lo scorso anno per colpire in Siria elicotteri MI-8, aerei da trasporto e almeno un Mig-21, mentre negli ultimi mesi hanno abbattuto in Iraq elicotteri multiruolo MI-17, MI-35 da attacco e Bell 407 “Scout”.
Altrettanto gravi le responsabilità qatarine nei sempre più drammatici scenari di guerra in Libia. A metà settembre, il primo ministro libico Abdullah al-Thinni ha affermato che tre aerei militari del Qatar, pieni di armi pesanti, erano atterrati nell’aeroporto di Tripoli, al momento sotto il controllo di una fazione armata “ribelle”. Nel 2011, prima che la coalizione multinazionale a guida Nato avviasse la campagna di bombardamento in Libia, l’emirato aveva fornito armi e munizioni alle milizie anti-Gheddafi. L’Aeronautica militare del Qatar ha successivamente partecipato ai bombardamenti grazie a 6 cacciabombardieri Mirage 2000 rischierati nella base greca di Souda Bay.

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