venerdì 17 giugno 2016

COUNTERPUNCH: VENEZUELA, TRA CRISI E PROPAGANDA

COUNTERPUNCH: VENEZUELA, TRA CRISI E PROPAGANDA

vocidallestero


La difficile situazione economica e politica del Venezuela viene raccontata in modo martellante dalla propaganda –specialmente in USA– come il destino inesorabile di un paese che voglia essere indipendente e darsi un ordinamento socialista. CounterPunch mette in luce altri elementi. L’economia venezuelana è cresciuta fortemente sui proventi del petrolio, con poca diversificazione, ed è ora facile vittima della politica del basso prezzo del greggio instaurata da un gruppo di paesi (capeggiati dagli USA) per destabilizzare in particolare Russia e Iran. Le alternative, come ad esempio la produzione agricola, sono però difficili: con TTIP e simili gli USA stanno costruendo un impero economico globale da cui gli outsider saranno esclusi.



di José L. Flores, 14 giugno 2016

La crisi economica e politica in Venezuela sta mostrando ben pochi segnali di risoluzione. Allo stesso modo, il modo propagandistico di descrivere questa crisi sta mostrano ben pochi segnali di terminare. Ma perché il Venezuela si trova in questa grave situazione? I media statunitensi continuano a dire che la crisi è il risultato della rivoluzione bolivariana di Hugo Chavez e delle politiche comuniste di redistribuzione, che vengono messe in atto e mantenute dal presidente Nicolas Maduro. Tuttavia qui si tratta di una situazione sfaccettata e con molti fattori all’interno. Uno non può dare la colpa di ogni male economico del Venezuela a Maduro, come ovviamente non può dare ogni colpa all’opposizione di destra. Una cosa sicura è che l’economia del Venezuela non è mista, e dipende troppo dai proventi del petrolio. Questa dipendenza dal petrolio, assieme all’ostilità che gli USA hanno verso il Venezuela e il suo popolo, hanno reso l’economia venezuelana facilmente vulnerabile alla manipolazione straniera.

È opinione unanime, sia a sinistra che a destra, che l’economia del Venezuela sia troppo dipendente dal petrolio e debba essere diversificata. Tuttavia, la conclusione sul modo in cui si sia arrivati a questa situazione economica è più contestata. Per esempio, per quale motivo il Venezuela non ha un forte settore agricolo? Il Venezuela importa gran parte del suo cibo e l’industria è in declino fin dagli anni ’50. L’importazione di cibo sarebbe dunque un dato di fatto, con o senza la rivoluzione bolivariana. A questa conclusione si giunge semplicemente osservando la tendenza statistica. I prodotti agricoli tradizionali del Venezuela includono mais, riso, caffè, canna da zucchero, verdure, manzo, maiale e pesce. Sono tutti ottimi ingredienti per un fiorente settore agricolo. Tuttavia il Venezuela non può competere sui mercati internazionali, e nemmeno nel proprio mercato interno, in quanto a prodotto agricoli. Ciò è dovuto a un settore agricolo statunitense fortemente protezionista e pesantemente sussidiato, che viene ulteriormente solidificato dai cosiddetti “accordi di libero scambio” che si stanno ora ratificando in tutto il mondo. Mentre il resto del mondo deve adeguarsi alle politiche neoliberiste del laissez faire, gli USA si affidano a forti sussidi al mercato. Non potendo competere dal punto di vista della produzione agricola, il Venezuela importa il cibo e lo paga coi proventi del petrolio. Purtroppo, il governo ha messo in gioco tutto il proprio futuro con i proventi del petrolio, e l’economia è completamente soggetta a quanto essi rendono sul mercato.

Gli Stati Uniti hanno duplicato la loro produzione di petrolio nell’ultimo decennio. Dato che anche la Russia è in una situazione simile a quella del Venezuela, con un’economia basata sul petrolio, sta anch’essa pompando grandi quantità di petrolio dal sottosuolo, per cercare di mantenere in piedi la propria economia. È noto anche che l’Arabia Saudita sta a sua volta estraendo petrolio alla massima capacità possibile. L’offerta è ai massimi, e la domanda è scarsa, anche grazie all’affidamento di certe industrie a fonti energetiche alternative e alla diffusione di automobili più eco-compatibili. Inoltre, la scarsa domanda ha portato a un declino negli investimenti. Questi fattori concomitanti hanno portato a bassi prezzi del petrolio, e dunque a bassi proventi per il Venezuela. Di recente l’Iran, il Venezuela e l’Ecuador hanno sollecitato la creazione di un cartello dell’OPEC finalizzato a ridurre la produzione di petrolio al fine di mantenere i prezzi ad un livello più alto. L’OPEC ha rifiutato di procedere in questo senso, soprattutto per decisione dell’Arabia Saudita e dei suoi alleati del Golfo. Si dà il caso che i vari dittatori del Medio Oriente siano alleati degli USA, e che l’Iran, il Venezuela e l’Ecuador siano bersagli delle politiche economiche statunitensi.

Immaginate che istituzioni come Wall Street, il Dipartimento della Difesa, il Dipartimento di Stato, il Dipartimento dell’Agricoltura e dell’Energia stiano semplicemente guardando tutto questo tumulto dall’esterno, senza parteciparvi. Dato il coinvolgimento degli Stati Uniti nell’America latina, non vi sembrerebbe abbastanza strano? Considerate le relazioni tra Venezuela e Stati Uniti negli ultimi due decenni. È ben noto che gli USA hanno finanziato e promosso, tramite i loro apparati di intelligence, ampie proteste in Venezuela. Cosa farebbe il governo statunitense se si scoprisse che il Venezuela finanzia e promuove il movimento “Black Lives Matter” [movimento contro la violenza verso gli afroamericani, NdT] nelle rivolte di Ferguson? Gli USA misero in atto un colpo di stato contro Hugo Chavez in Venezuela, colpo di stato che fortunatamente durò solo un paio di giorni. Immaginate che Maduro stia lavorando di concerto coi Repubblicani e con l’esercito USA per cacciare il Presidente Obama. Come reagiremmo? Al momento gli USA e il loro alleati all’Organizzazione degli Stati Americani stanno cercando di cacciare fuori il Venezuela revocandogli lo status di membro dell’organizzazione. Immaginate che il Venezuela stia lavorando invece con i propri alleati per cacciare gli USA fuori dall’ONU. Come reagirebbe il governo statunitense?

Nel 2005 il Venezuela offrì tonnellate di cibo, miliardi di dollari in petrolio, acqua, esperti medici ed equipaggiamento per aiutare le vittime dell’uragano Katrina. In che modo gli USA stanno rendendo il favore al popolo venezuelano, nel momento in cui la carenza di medicinali sta costando vite umane, non c’è cibo nei negozi e il governo sta crollando? Il maggiore fornitore alimentare a proprietà privata, Empresas Polar SA, sta sollecitando sostegno dall’estero. Queste richieste vengono ignorate nonostante i dirigenti di Empresas Polar SA siano capitalisti amici e alleati degli Stati Uniti. Quando la società civile crollò a New Orleans e la Louisiana era nel caos, il Venezuela stava offrendo aiuto alle vittime. Questo aiuto risultò molto utile, dato che nel frattempo le ricchezze USA erano tutte impegnate a distruggere l’Iraq e ad assassinare i cittadini iracheni. Ora che è il Venezuela ad avere bisogno di aiuto, gli USA non offrono nulla.

Maduro gioca col fuoco quando mette l’esercito in allerta o ammonisce sul rischio di possibili invasioni straniere. Gli Stati Uniti adorano invadere altri paesi e assassinare i cittadini. Maduro non dovrebbe provocare così il sanguinario leader militare degli Stati Uniti. Il Venezuela ha un bisogno disperato di diversificare la propria economia e tornare a contare sull’agricoltura, costruire delle infrastrutture e tornare alla manifattura. Forse Maduro dovrebbe fare un passo indietro come presidente e rassegnare le dimissioni. Ad ogni modo, se venisse scelto Henrique Capriles come presidente, uomo che sta sollecitando l’esercito venezuelano a sbarazzarsi di Maduro con un colpo di stato, e che è una figurina dell’intelligence USA, la situazione in Venezuela diventerebbe ancora peggiore. Il Venezuela non sistemerà la propria economia semplicemente abbandonando il programmi sociali bolivariani, così come vorrebbe l’opposizione. Gli USA non sono usciti dalla Grande Depressione eliminando i programmi sociali o tagliando le spese. Al contrario, gli USA uscirono dalla Grande Depressione con forti spese pubbliche, ampi programmi sociali e di investimento.

Il Venezuela sta attraversando un periodo molto difficile e ha bisogno di aiuto dalla comunità internazionale e di solidarietà dai cittadini degli altri paesi. In definitiva il Venezuela dovrà prendere delle decisioni difficili, ma non è responsabilità degli USA quella di sovvertire l’economia e il popolo venezuelano. Gli Stati Uniti dovrebbero piuttosto offrire aiuto e risarcimenti. Se gli USA stanno usando mezzi di guerra economica contro la Russia, l’Ecuador e il Venezuela, questa non è certo la prima volta. Tuttavia, il governo degli Stati Uniti deve essere riconosciuto di fronte a tutto il mondo per quello che è, sanguinario, tirannico, ingerente, torturatore, spione e militarista.

mercoledì 15 giugno 2016

I MEDIA NEGANO, MA NUMEROSI TESTIMONI SI CHIEDONO, QUANTI FOSSERO I TIRATORI NEL MASSACRO DI ORLANDO

I MEDIA NEGANO, MA NUMEROSI TESTIMONI SI CHIEDONO, QUANTI FOSSERO I TIRATORI NEL MASSACRO DI ORLANDO 

Claire Bernish





I titoli dei media tradizionali indicano e consolidano il loro racconto su un singolo tiratore, responsabile della carneficina alla discoteca di Orlando, mentre i dettagli richiamano, altro che la storia ormai ufficiale, ovvero, che la questione deve essere presa in considerazione nei diversi aspetti.

Mentre dubbi vengono sollevati, su Omar Mateen, sul ruolo avuto durante l'attacco, le testimonianze oculari - durante la varie fasi e senz'altro soggettive, considerando il caos del momento dell'attacco - non concordano con l'opinione unanime di azione solitaria.

"Voglio dire, io sono abbastanza sicuro che è stata più di una persona," il testimone Janiel Gonzalez ha detto uno stuolo di giornalisti. "Come ho detto, ho sentito due pistole sparare, allo stesso tempo," e ha proseguito , indicando, con le dita, avanti e indietro da dove provenivano gli spari , dalle diverse direzioni.

Inoltre, ha spiegato, che in preda al panico, al Clubgoers,  ha avuto grande difficoltà ad uscire durante la sparatoria, che ha stimato della durata di otto minuti - un sacco di tempo per un tiratore, per ricaricare più volte. Quando Gonzalez e gli altri fuggitivi  hanno finalmente trovato una porta nascosta dietro ad una tenda,
C'erano probabilmente 50 persone che cercano di scavalcarsi, l'un sopra l'altro, solo per cercare di riuscire e sfuggire da quel posto, ma c'era un ragazzo che teneva bloccata la porta. Il ragazzo manteneva la porta in modo da non farci uscire.
Quando hanno chiesto perché stava bloccando la loro unica via d'uscita - mentre i colpi  sembravano avvicinarsi - Gonzalez ha detto che l'uomo ha risposto loro: "No, voi ragazzi dovete stare dentro . Resta dentro " Disperati, il gruppo ha chiesto di spostarsi per dare loro una uscita sicura - ma il fermo rifiuto dell'uomo nel farlo ha suscitato una seri domanda.

Come ha spiegato Gonzalez, il fatto che c'era un fucile semi-automatico, e non una pistola, impiegato nella sparatoria, gli fece rendere conto che questo doveva essere un criminale pieno di odio - e poi ho "fatto due più due, e mi sono detto, che forse questo tipo cerca di impedirci di lasciare il club, lo faceva perché stavano lavorando insieme. "

Megyn Kelly di Fox News ha intervistato l'uomo, Luis Burbano, che ha ammesso di aver bloccato l'uscita, e gli chiede : "Tu tenevi le porte in modo che il tiratore non potesse uscire, ma non avevi alcuna preoccupazione che, in questo modo stavi di fatto impedendo alle persone in fuga dal tiratore di uscire?"

"Sì, ehm ... sì. E' stato un mio pensiero. C'era sbattere, c'era da spingere la porta. Ho avuto un pensiero; ma a quel punto in quell'attimo, ho solo provato a fare quello che pensavo sarebbe stato meglio fare in quel momento ", perché, come ha spiegato, la porta si apre in un vicolo molto stretto e avrebbe creato un inganno. Burbano era preoccupato da fatto che aprire la porta desse una via di fuga al tiratore e che potesse fuggire, così ha pensato da tenerla chiusa, non pensando alle vittime.

Così, mentre le azioni di Burbano sono forse motivate ​​dal 'fare la cosa giusta', ha messo in pericolo direttamente la vita delle persone intrappolate all'interno. Stava lavorando di concerto con l'aggressore o gli aggressori? Probabilmente no. Doveva affrontare le conseguenze del bloccare uno dei pochi luoghi sicuri, di uscita, perché le persone dentro sfuggissero a un tiratore? Senza dubbio.

Per quanto riguarda la descrizione fatta , forse più di un tiratore era stato coinvolto, Gonzalez in realtà non era solo.

Un secondo testimone ha descritto in un'intervista andata in onda su Today Show , " Doveva esserci più di una persona , anche perché [gli spari] erano troppo continuati ... E' come se fossi in un poligono di tiro e tutto quello che senti è solo, BOOM, bang, bang ... non riesco nemmeno descriverlo per bene. "





"I don’t think anybody really knew what was going on": Orlando shooting witness describes the scene

Nelle riprese acquisite da più testimoni fuori del club, la polizia sembrava essere impegnata in uno scontro a fuoco con una materia ignota. Mateen, tuttavia, è stato ucciso all'interno del club, secondo la maggior parte clienti.
"Stanno sparando davanti e dietro," la persona ripresa dal video può essere sentita dire che più di una raffica di arma da fuoco si sentiva in sottofondo. "Oh. Mio. Dio. Stanno sparando avanti e indietro. "

Potrebbe anche questo dare credito ai clienti sulla presenza di molti attaccanti?

Ancora un altro testimone oculare del massacro si è fatto avanti per descrivere gli eventi per ABC News '20/20 - e il suo dettagliato resoconto potrebbe essere critico. Dopo che Mateen ha raccolto i telefoni degli ostaggi, secondo un testimone, ha chiamato sia le forze dell'ordine che una stazione di notizie e ha detto, "l'America deve smettere di bombardare ISIS ... in Siria."

"Poi ha chiamato qualcuno che conosceva," ha ricordato l'uomo, "e ha rammentato che era il quarto tiratore, e che gli [sic] altri tre, ha citato, credo anche un nome femminile, che stava giocando con la  morte anche se aveva un giubbotto antiproiettile. E poi ha detto che c'erano tre cecchini là fuori in attesa che arrivassero i poliziotti  per sparare a loro".
E anche un altro testimone degli eventi ha descritto la situazione come con più tiratori. Notando il gran numero di colpi di pistola che risuonavano, al testimone è stato chiesto da Infowars , "Allora, credi che ci fosse più di un uomo armato lì?"

"Credo ,"  ha risposto il giovane  "perché è  impossibile, per me, che una persona spari con due pistole". Ha anche descritto, vedendo la foto di Mateen sui social media, di avere il sospetto che l'indagine ha fatto in modo di non far sembrare credibile, con la ricostruzione materiale, l'impiego di due armi necessarie per tenere conto della raffica di spari che sono stati uditi.


"Non sarebbe riuscito a sparare con due pistole", ha ipotizzato.

Decidete voi stessi, come sempre, quello che dicono i clienti -  contraddice il racconto corrente principale ora uniformato - cosa potrebbe significare.

Ma ricordate, questo, mettere in discussione quello che stanno per imboccarci il governo e i media delle corporate è irriguardoso per le vittime. Piuttosto, è per rispetto dei morti e dei feriti che le parti adeguate devono essere chiamate a rispondere - l'accuratezza e di fatto di importanza fondamentale al fine che la giustizia possa essere servita appropriatamente


Claire Bernish scrive per TheFreeThoughtProject.com , dove questo articolo è apparso per prima .

''LA UE, UNO STRUMENTO DEI FORTI PER SFRUTTARE I DEBOLI'' STRAORDINARIO ARTICOLO SCRITTO DA BORIS JOHNSON

''LA UE, UNO STRUMENTO DEI FORTI PER SFRUTTARE I DEBOLI'' STRAORDINARIO ARTICOLO SCRITTO DA BORIS JOHNSON

il nord


Pubblichiamo integralmente l'articolo apparso in Gran Bretagna del leader del fronte del #Brexit, #Boris_Johnson. E' la più lucida e spietata analisi della Ue delle profonde ragioni per abbandonarla al suo infausto destino, mai scritta.

"Alla conferenza del partito Tory dell’anno scorso ho attirato l’attenzione su di una statistica preoccupante sul modo in cui sta cambiando la nostra società. È la proporzione tra lo stipendio medio dei top manager del Ftse100 e quello del suo dipendente medio – ribadisco, medio – in azienda. Questa proporzione sembra in fase di esplosione a un ritmo straordinario, inspiegabile e francamente sospetto. Platone diceva che nessuno dovrebbe guadagnare più di cinque volte di chiunque altro.

Be’, Platone si sarebbe stupito dalla crescita della disuguaglianza aziendale odierna. Nel 1980 la proporzione era 1 a 25. Nel 1998 era salita a 47. Dopo 10 anni di Tony Blair e Peter Mandelson – e del loro atteggiamento “intensamente rilassato” nei confronti degli “schifosamente ricchi” – i massimi dirigenti delle grandi aziende britanniche guadagnavano 120 volte la retribuzione media dei dipendenti di basso livello.

Lo scorso anno la proporzione è arrivata a 130.


Quest’anno – stappando una bottiglia di champagne – i pezzi grossi hanno sfondato la barriera magica di 150. Il Ceo medio del Ftse100 si porta a casa 150 volte lo stipendio del suo dipendente medio – e in alcuni casi molto di più. Non usiamo mezzi termini: queste persone guadagnano così tanti più soldi degli altri nella stessa società, che volano su jet privati e costruiscono piscine sotterranee, mentre molti dei loro dipendenti non possono nemmeno permettersi di acquistare alcun tipo di casa.

C’è un signore là fuori che guadagna 810 volte la media dei suoi dipendenti. 

Cosa sta succedendo? È solo avidità, o favori reciproci dei comitati di remunerazione? Non c’è dubbio che ci racconteranno, come sempre, che questi sono “i prezzi di mercato”. Ma ho notato un’altra cosa di questi uomini del Ftse100 (e ho paura che siano quasi sempre uomini): che sono sempre felicissimi di sfilare per Downing Street e dichiarare la loro eterna devozione verso la Ue. Firmano entusiasticamente lettere ai giornali, spiegando come sia fondamentale che restiamo nella Ue. Credono che la Ue faccia bene al loro business.

Ma come, esattamente?


Il mercato unico è un microcosmo di bassa crescita.
E’ cronicamente affetto da un elevato tasso di disoccupazione. I paesi della Ue sono gli ultimi della fila in quanto a crescita tra i paesi dell’Ocse; ed è incredibile che ci siano 27 paesi extracomunitari che hanno goduto di una crescita più veloce delle esportazioni di merci verso la Ue della Gran Bretagna, a partire dall’avvio del mercato unico nel 1992, mentre 20 Paesi hanno fatto meglio di noi nell’esportazione di servizi.

Far parte della Ue non è poi così conveniente per le aziende britanniche. Perciò che cosa piace della Ue a questi pezzi grossi? Sostanzialmente due cose. 1. A loro piace l’immigrazione incontrollata, perché aiuta a mantenere bassi i salari dei lavori meno qualificati, e quindi aiuta a controllare i costi, e quindi ad 2. assicurarsi che vi sia ancora più grasso da spartirsi per quelli che comandano. Un rifornimento costante di solerti lavoratori immigrati significa non doversi preoccupare più di tanto delle competenze o delle aspirazioni o della fiducia in sé stessi dei giovani che crescono nel loro paese.

E in quanto clienti di Learjets e frequentatori di salotti esclusivi, essi non sono solitamente esposti alle tipiche pressioni causate dall’immigrazione su larga scala, come quelle sull’intrattenimento, sulla scuola o sugli alloggi. Ma poi c’è una ragione ancor più sottile – il fatto che l’intero sistema di regole Ue è così lontano dai cittadini e opaco, che i pezzi grossi possono volgerlo a loro vantaggio al fine di mantenere le loro posizioni oligarchiche e, tenendo lontana la competizione, spingere la propria busta paga ancora più in alto.

Nel loro ottimo libro “Perché le Nazioni falliscono”, Daron Acemoglu e James A. Robinson spiegano come istituzioni politiche trasparenti siano essenziali per l’innovazione e la crescita economica. Distinguono tra le società “inclusive”, dove le persone si sentono coinvolte nelle loro democrazie ed economie, e società “esclusive”, dove il sistema è sempre più manipolato da una élite per proprio esclusivo vantaggio. L’Ue sta cominciando ad assumere alcune caratteristiche delle società “esclusive”. E’ dominata da un gruppo di pochi politici internazionali, lobbisti e affaristi.

Queste persone si conoscono a vicenda. Essendo parti di grandi aziende, possono permettersi di assumere qualcuno per seguire le complesse regole che vengono da Bruxelles. Possono fissare appuntamenti coi responsabili delle Commissioni. Possono perfino incontrarli alle conferenze o agli eventi – il più famoso di questi è Davos. In questo senso, hanno un immenso vantaggio rispetto alla maggioranza delle aziende del paese.

La maggior parte delle aziende (e in effetti la maggior parte degli inglesi) non hanno alcuna idea di chi lavori per la Commissione, o di come mettersi in contatto con queste persone, e non saprebbero distinguere i loro euro-parlamentari da dei marziani. Solo il 6% delle aziende britanniche in realtà esportano in Ue, e ciò nonostante il 100% di esse deve sottostare al 100% delle leggi Ue, che si tratti di aziende piccole o grandi – un peso normativo che costa circa 600 milioni di sterline alla settimana.

La scorsa settimana ho visitato la Reid Steel, un’azienda britannica di successo a Christchurch, nel Dorset. Esportano acciaio per costruire ponti in Sudan, alberghi alle Mauritius, hangar di aerei in Mongolia. L’unica cosa che li frena, dicono, sono le regole Ue – generate attraverso un incomprensibile processo che coinvolge i lobbisti di grosso calibro, le grosse multinazionali e i governi di paesi stranieri. Non vedono l’ora di uscire dall’Ue, e hanno ragione. Pensano che le altre nazioni Ue stringerebbero rapidamente nuovi trattati commerciali. E che le aziende britanniche, liberate dalle catene europee, finirebbero per esportare in Europa di più anziché meno di quanto facciano ora.

Naturalmente, i pezzi grossi del Ftse100 firmeranno per poter rimanere in Ue: a livello personale stanno diventando sempre più ricchi – sfruttando manodopera immigrata per le loro aziende e manipolando le regole Ue a vantaggio dei grandi attori, gli unici a poterle comprendere – mentre i meno fortunati hanno invece visto una diminuzione in termini reali delle loro retribuzioni. Questa è una delle ragioni per le quali la Ue ha una bassa innovazione, bassa produttività e bassa crescita. Se volete sostenere gli imprenditori, i faticatori, gli innovatori, i lavoratori, le imprese dinamiche e fiorenti dell’Inghilterraallora votate per uscire dalla Ue il 23 giugno, e date a questi parassiti il calcio nel sedere che si meritano".


Articolo titolato nel testo originale - qui tradotto - “L’Ue, uno strumento dei forti per sfruttare i deboli”. Ed è l'appello agli inglesi pubblicato anche sulla pagina Facebook dell'autore.

Boris Johnson attualmente è un parlamentare britannico eletto tra i conservatori. Johnson è stato anche sindaco di Londra fino a maggio 2016.


martedì 14 giugno 2016

Benjamin Fulford: Stati Uniti e Nazioni Unite, la mano del potere ostile, la stretta finale per il cambio di gestione

Benjamin Fulford: Stati Uniti e Nazioni Unite, la mano del potere ostile, la stretta finale per il cambio di gestione 

benjamin fulford
14 Giugno 2016


Aggiornamento speciale: Da ultimo, i Rothschild, hanno risposto al contatto. 

Questo è ciò che i Rothschild hanno riferito sulla situazione attuale, ad un membro di WDS in Asia:
"Erano 04.40 locali. Finalmente siamo entrati in contatto con loro. Orario strano di sicuro. Ho parlato con il segretario personale di Nat. Sono sicuro che la chiamata è stata reindirizzata. Questo è ciò che mi mi è stato comunicato 'siamo consapevoli di ciò che voi e il vostro contatto a Tokyo desiderate. Siamo d'accordo e stiamo lavorando con gli altri membri della famiglia per rendere questo possibile. Siamo anche consapevoli della situazione attuale. La Golden Lily è pronta per la raccolta. La prima delle 3 è in fase di preparazione . Il gruppo che pensa di poter ottenerla, non lo riceverà. Esso sarà integrato nel cambio di consegne con il nuovo piano. Ogni nuovo distretto avrà le proprie riserve, per la loro nuova moneta. Ciascun distretto farà parte di un paniere di valute asiatiche, che saranno sostenute con diverse materie prime. Invieremo il nostro rappresentante in corso per incontrarvi, sappiamo come raggiungervi. Dopo di che, voi e il vostro contatto a Tokyo sarà in potrete incontrare direttamente Nat, se lo desiderate. Si prega di attendere "stand-by".
Ho il suo nome. Almeno quello che mi ha dato ... Lei sembra inglese, dall'accento della sua parlata. Non so che cosa si dovrebbe fare con queste informazioni. Probabilmente rilasciarne una parte di esse, e tenerne fuori una parte, che riguardano fatti o denominazioni , occultate, xxx per ora. Sembra che i numeri siano stati verificati in uscita e sono ovviamente a conoscenza di quello che è stato detto negli aggiornamenti settimanali ...  così come delle nostre conversazioni? "
Così in altre parole, i Rothschild hanno finalmente deciso di sostenere una massiccia campagna per porre fine alla povertà, fermare la distruzione ambientale e innescare una espansione esponenziale dell'umanità nel universo. Questo è un bene per la nuova realtà del pianeta. Vi terremo informati su eventuali ulteriori sviluppi.

Lo storico rapporto inizia:

I negoziati per un nuovo sistema finanziario sono in stand-by, e i controllori del vecchio sistema sembrano essere finiti o si stanno preparando  a occultarsi. Ciò significa che al momento, della stesura di questo report,  non è chiaro se ci sarà una transizione pacifica verso un nuovo sistema finanziario o un ostile presa in consegna del vecchio sistema.

Lo scenario di questi negoziati, ora in attesa, è una situazione sempre più caotica negli Stati Uniti, in Medio Oriente e in Europa, con il fallimento del sistema finanziario occidentale che comincia ad interessare la stabilità sociale ed economica.

La situazione negli Stati Uniti è particolarmente critica con una lotta di potere intensa che è diventata visibile anche sui media delle corporate. Questo si può vedere anche su alcuni media controllati dai Khazariani come il New York Times e il Washington Post che riportano una realtà molto diversa da quella di media, come il Wall Street Journal e ABC TV o la catena dei quotidiani McClatchy a livello nazionale. Il primo, per esempio, riferisce che Hillary Clinton è il candidato presidenziale ufficiale del PD, Democratic Party, mentre i secondi sono concentrati maggiormente sulla inchiesta penale della Fondazione Clinton, ecc. Il più chiaro segno di spaccatura nella struttura di potere, però, avviene alla casa Binca. Il "facente funzioni-presidente" Barack Obama ha dato la sua approvazione pubblica per Hillary Clinton, e appena dopo un'ora viene emessa la notizia, dal portavoce dell'ufficio stampa della  Casa Bianca, che la Clinton era sotto inchiesta penale.

https://www.washingtonpost.com/news/the-fix/wp/2016/06/06/make-no-mistake-hillary-clinton-will-clinch-the-democratic-nomination-on-tuesday/

http://www.foxnews.com/politics/2016/06/10/white-house-confirms-criminal-probe-over-clinton-emails-shreds-campaign-claim.html



Il fallimento del 2 maggio della Corporation STATI UNITI D'AMERICA si fa sentire in modo sempre più evidente. Ad esempio, molti dei quasi 50 milioni di americani che fanno affidamento sugli aiuti alimentari per sfamare le loro famiglie stanno sperimentando anomalie con le loro *cards questo mese, in quella che è sia un cyber-attack in un tentativo di rubarne il denaro. Un altro esempio di furto legalizzato, a danno delle  carte di credito degli americani, avviene con l'utilizzo di dispositivi ad alta tecnologia della polizia passati per fermare le auto multare il passeggero a distanza. Ci sono anche segnalazioni di anomalie nelle reti di telefonia mobile e sui sistemi GPS degli Stati Uniti evidente segno di intensa cyber-guerra.

L'attacco false flag a Orlando, in Florida, dove 50 persone sarebbero state uccise, " le perdite non fermeranno o distrarranno" dalla campagna in corso per porre fine al controllo della mafia Khazariana negli Stati Uniti, dicono i funzionari del Pentagono. L'incidente di Orlando mostra la divisione, interna agli Stati Uniti, che molti media delle corporate descrivono come un attacco, di unico killer del ISIS "un musulmano radicale", mentre i siti di informazione internet, funzionari delle autorità e altre persone consapevoli hanno immediatamente riconosciuto come l'ennesima incidente di guerra psicologica, dei mafiosi Khazariani, un'operazione di false flag .
Il Pentagono e le agenzie conoscono, già i mafiosi Khazariani, chi sono i veri colpevoli dietro questo attacco, e conoscono che la via conduce a Israele, e alla capitale del mondo della mafia Khazariana in Svizzera.
Questo false flag ha avuto luogo subito dopo che il Top dei capi mafia Khazariani hanno concluso il loro incontro, al raduno Bilderberg di Dresda, in Germania.

Anche se non è nella lista ufficiale dei partecipanti, fonti della famiglia Rothschild confermano Nathaniel Rothschild ha presieduto la riunione per conto dello zio maggiore, e massimo capo Khazariano, il barone Jacob Nathaniel Rothschild. Il comunicato stampa ufficiale circa la riunione può essere vista qui:

http://www.bilderbergmeetings.org/press-release.html

L'unica cosa che possiamo aggiungere a questo, dalle nostre fonti è che nel corso della riunione si è discusso di una tassa globale che sarebbe stato data come necessaria per finanziare la fine della distruzione ambientale e della povertà. Inoltre hanno discusso dell'offerta cinese di 20.000 tonnellate di oro con uno sconto del 13% a condizione che di tale sconto del 10% sia utilizzato per impostare una futura agenzia di pianificazione e l'altro 3% andrebbe in commissioni, come accennato in precedenza in questa newsletter, fonti della famiglia Rothschild confermano.

La famiglia Rothschild in ogni caso girano con i loro mezzi. I funzionari della CIA dicono che nessuno risponde al telefono di tutte le società, della famiglia Rothschild, ai pubblici ufficiali. L'unico numero per contattare loro è quella del loro complesso familiare a Zug, in Svizzera e nel momento in cui stiamo scrivendo, nessuno risponde al telefono. Di seguito è riportata una immagine del complesso della famiglia Rothschild a Zug.



Ci sono anche segni che qualcosa di insolito sta per accadere in Inghilterra, forse in relazione ai Rothschild. Secondo Russia Today (probabilmente un sito russo)

https://www.rt.com/uk/345988-g4s-royal-mint-security/




L'esercito britannico è stato rimosso dalla protezione  della Royal Mint (in cui è custodito l'oro della Inghilterra) e sostituito con la società di sicurezza privata G4S. Questa è la società, dello scandalo, che creato pasticci nella sicurezza alle Olimpiadi di Londra. È anche dove il cosiddetto tiratore di Orlando lavorava.

Considerando la chiusura degli uffici Rothschild in Inghilterra, in Giappone e altrove, è buona congettura pensare che siano fuggiti in Svizzera con le riserve d'oro d'Inghilterra. Se questo è il caso vuol dire che, per la prima volta da quando i Rothschild, hanno fatto fortuna da insider trading dopo la battaglia di Waterloo, e gli fu affidato il controllo della Banca d'Inghilterra.

Questo potrebbe essere il motivo del vantaggio nei sondaggi in Inghilterra che favoriscono l'uscita dall'Unione europea nel referendum del 23 giugno. Se l'Inghilterra lascia l'UE diventerà un paese veramente indipendente di nuovo per la prima volta dal 1066. Gli eventi ce lo mostreranno.

Abbiamo sentito, da fonti del Secondo Reich tedesco, che i tedeschi hanno lasciato la Germania per formare colonie altrove dopo e poco prima della fine della seconda guerra mondiale, sono in procinto per tornare in Germania per ripristinare l'indipendenza della loro patria. Dicono anche molta tecnologia tedesca tenuta finora nascosta sta per essere rivelata. Fonti del Pentagono dicono che le forze USA stanno per essere sgomberate dalla base aerea di Ramstein in Germania, al fine di arrestare il traffico di droga della cabala dei Bush e quindi tagliare loro i fondi.

In ogni caso, le cose stanno così  l'intero sistema finanziario europeo vacilla e sta per crollare. L'ultimo rapporto della BRI dice che le banche internazionali hanno ridotto i prestiti in Europa di $ 276.000.000.000 nel corso del trimestre più recente.

https://www.bis.org/publ/qtrpdf/r_qt1606.pdf

Il sistema è già in bancarotta, non vi è probabilità che sia in grado di sopravvivere a una tale enorme riduzione di denaro in circolo. Forse è per questo che l'ultimo insider Khazariano, George Soros, ha annunciato che sta acquisendo riserve d'oro e di estrazione d'oro a copertura contro le turbolenze finanziarie, negli Stati Uniti e in Europa.

Vi è anche una forte turbolenza in Turchia. Le fonti in Turchia dicono che ci sono disordini in tutto il paese e addirittura i combattimenti e scontri armati avvengono tra la polizia e unità militari. Fonti del Pentagono dicono che l'evacuazione delle forze USA della base aerea di Incirlik in Turchia ha contribuito a interrompere l'afflusso di soldi dal narcotraffico alla fazione nazista dei Bush della mafia Khazariana. Report di notizie, con fonte in Turchia, sostengono, in parte, che il governo turco stia negando le richieste tedesche per consentire all'aviazione tedesca di iniziare a utilizzare quella base. Perché la Germania improvvisamente vuole inviare gli aerei in una base in Turchia?

http://www.dailysabah.com/politics/2016/06/13/ankara-dismisses-claims-germany-will-use-incirlik-air-base

L'adoratore di Satana il Khazariano e Primo Ministro israeliano Benyamin Netanyahu è andato in Russia la scorsa settimana in cerca di protezione e il permesso per riprendere i raid aerei contro la Siria e la Libia, dicono fonti del Pentagono. Al contrario a Netanyahu è stato detto che Israele dovrebbe restituire le alture del Golan, e il controllo dei suoi giacimenti di gas porli nelle mani dell'azienda russa Gazprom se lo vuole protezione. La Russia ha anche detto loro che avrebbe continuato ad armare Hezbollah, Siria e Iran.

Il governo dell'Arabia Saudita è anche sotto un duro attacco, così che è stato rivelato,che ha usato il ricatto finanziario contro le Nazioni Unite al fine di ottenere la rimozione delle sanzioni per gli omicidi dei bambini in Yemen. L'Arabia Saudita, in ogni caso, non ha sufficienti scorte finanziarie, e sta cercando di confiscare i fondi di 9 milioni di lavoratori di stranieri che vi soggiornano.

In Asia, invece, una seria lotta di potere continua in Cina con Xi Jinping in lotta contro la fazione di Shanghai e la fazione della Lega della Gioventù Comunista. Questa lotta si prevede di arrivare a una sorta di culmine, in occasione della riunione di questa estate a Beidaihe, nel mese di luglio.

In Giappone e in Corea, nel frattempo, le alte figure della malavita si sono messi in contatto il White Dragon Society  per chiedere cosa sta per accadere a loro adesso che i Rothschild hanno perso il potere. Un rappresentante della Chiesa dell'Unificazione della Corea, gli alleati di lunga data della fazione nazista Khazariana dei Bush e sostenitori attuali del regime Abe, hanno suggerito che la malavita potrebbe autofinanziarsi con il controllo del settore marijuana che presto sarà legalizzata in Giappone e Corea del Sud. La marijuana non è mai stata illegale in Corea del Nord, dove viene venduta liberamente nei negozi a fianco delle anfetamine. Questo rappresentante ha pure detto che hanno smesso di fornire anfetamine alla fazione della mafia Khazariana dei Bush. Egli ha chiesto quale fosse il ruolo dittatore nord-coreano Kim Jong Un sotto il nuovo regime.

Un alto funzionario, Kanto, del sindacato di alto livello di business basato Yakuza, ha  detto che il suo gruppo prevede di ricevere un finanziamento pari o superiore sotto il nuovo regime, in quanto ottenuto dai Rothschild. Si aspetta che questo avvenga sotto forma di "finanziamento di un film" e di prestiti immobiliari.

Entrambi hanno detto che la maggior parte di imprese Yakuza potrebbero essere legalizzate, e che potrebbero guadagnare di più sotto il nuovo regime, da imprese legittime invece che fare lavori illegittimi.


note di SD

*Le Cards in USA sono carte di credito ricaricabili per  poveri, tipo quelle italiane chiamate "carta acquisti" introdotte da Tremonti , in convenzione con Poste Italiane, per le fasce di povertà estrema, le quali in Italia vengono ricaricate di 80€ su base bimestrale .


domenica 12 giugno 2016

Cristiano Sabino , Indipendentismo sardo: da dove veniamo, dove andiamo

Cristiano Sabino, Indipendentismo sardo: da dove veniamo, dove andiamo


Cristiano Sabino
sardegnamondo

Cristiano Sabino, leader di Fronte Indipendentista Unidu, ci gira una riflessione sull'indipendentismo dopo le amministrative del 5 Giugno 2016, che volentieri pubblichiamo, a beneficio della dialettica tra i movimenti.
Sa Defenza


Le amministrative del 5 giugno e in particolare il risultato di Cagliari hanno fatto molto discutere sulle strategie del mondo indipendentista. Il risultato della proposta civico-indipendentista guidata dal partito ProgReS e l’incetta di voti dell’area “sovranista” alleata del centro sinistra italiano hanno fatto parlare di fallimento della strategia di non collaborazione con i partiti italiani e di vittoria definitiva della linea di alleanza organica alla “sinistra” italiana come modello indipendentista pragmatico, graduale e di governo.

Le cose stanno davvero così? Facciamo un passo indietro per capire meglio.

All’inizio degli anni Duemila, quando emerse iRS come forza egemone e trainante dell’indipendentismo, chiunque parlasse di “sinistra” veniva etichettato come “non sardo” e al guinzaglio di “categorie italiane”. La linea di iRS era chiara: nessuna collocazione ideologica nell’arco destra-sinistra e nessuna collaborazione o progettualità comune con gli altri soggetti politici indipendentisti. Praticamente in contemporanea nasceva l’organizzazione della sinistra indipendentista A Manca pro s’Indipendèntzia. Dopo una iniziale chiusura dettata da un certo settarismo e influenzata dalle ideologie antagonistiche, aMpI sviluppò una linea politica originale diametralmente opposta a quella di iRS: collocarsi a sinistra e favorire non solo la collaborazione ma addirittura la costruzione di un progetto politico di convergenza indipendentista e nazionale, definito nelle sue tesi politiche più mature “tattica del blocco nazionale”. Nessuno aveva però mai posto in dubbio una questione: l’indipendentismo inteso come linea politica alternativa al blocco politico dei partiti italiani.

Il PsdAz nel frattempo continuava la sua autonoma traiettoria di sempre: andare all’ippodromo pre-elettorale, puntare sul cavallo con più possibilità e partecipare al banchetto in caso di scommessa vincente. Un gioco che ha poco a che fare con le tattiche e le strategie politiche, anche perché a conti fatti le influenze del “partito sardo” sulla politica regionale dal dopoguerra ad oggi sono state praticamente nulle sui punti strategici dell’interesse nazionale dei sardi, anche quando il PsdAz ha potuto esprimere il governatore della Regione Autonoma con Mario Melis. La collocazione del PsdAz non è mai stata dunque né ideologica né tattica, bensì unicamente finalizzata all’ascesa della carriera politica personale di alcuni pesci grossi che di fatto, spesso e volentieri, una volta spiccato il volo staccavano il biglietto per partiti considerati più remunerativi da questo punto di vista.

A rompere il quadro fu un fatto quasi insignificante a cui nessuno all’epoca diede gran peso ma che costituisce i prodromi della deriva entrista e liquidazionista di buona parte dell’indipendentismo. Il PsdAz firmò l’alleanza con il centrodestra nel 2009 per le elezioni regionali e una sua piccola costola minoritaria e priva di spessore politico uscì dal partito con una furiosa polemica scomodando l’antifascismo di Emilio Lussu. Nacquero così i Rossomori di Gesuino Muledda (il nome del movimento appunto è mutuato da uno dei libri di Lussu). Tutto l’antifascismo e l’antidestrismo dei Rossomori si ridusse in una salda adesione ideologica al centro-sinistra italiano che nel frattempo stava terminando la sua metamorfosi storica: da posizioni socialdemocratiche piuttosto di destra e guerrafondaie fin dalla fine degli anni Novanta a vero e proprio polo di attrazione degli interessi più sfacciatamente classisti e antipopolari delle oligarchie dominanti in Italia e prona sponda per la politica dell’Austerity europea implementata dalla Banca Centrale Europea e dall’organismo antidemocratico denominato “Eurogruppo” (quelli che hanno ricattato, umiliato e fatto finire sul lastrico il popolo greco tanto per intenderci!).

Nello stesso periodo incominciarono ad essere visibili i dissidi all’interno di iRS che ne determinarono la scissione. A conti fatti dall’area di iRS vennero fuori due tendenze: proseguire sulla strada della democrazia e dell’indipendenza e collocarsi sotto la protezione del blocco politico denominato “centrosinistra”, liquidando al contempo la democrazia interna e scegliendo i capi politici tramite capacità clientelare e conseguente acclamazione. Così noti personaggi indipendentisti, che avevano fatto dello slogan “né di destra né di sinistra, ma sardi” una bandiera, si convertivano velocemente sulla via di Damasco e organizzavano seminari sulla “nuova idea di sinistra” per giustificare il proprio entrismo nel sistema di alleanze a guida PD.

Le elezioni regionali del 2014 complicarono lo scenario. Mentre i sardisti puntarono sul cavallo sbagliato del “centrodestra”- oramai in disfacimento a livello dell’intero stato italiano e il “centrosinistra” inglobò i diversi cespugli ex indipendentisti raccolti sotto la nuova egida del “sovranismo”- le residue forze indipendentiste non riuscirono a stringere un accordo quadro e si presentarono separate. Ne scaturirono due coraggiose idee di allargamento alla società civile che guardavano oltre le elezioni: Sardegna Possibile, la cui mente strategica era ProgReS, e il Fronte Indipendentista Unidu, la cui anima politica era A Manca pro s’Indipendèntzia.

Sardegna Possibile rifletteva sulla strutturazione leggera di uno spazio politico civico-indipendentista e faceva dell’allargamento ai “non dipendentisti” la sua punta di forza, intuendo giustamente che l’indipendentismo avrebbe dovuto offrire la possibilità a intere compagini della società sarda progressista, e sempre più lontana dal modello oligarchico rappresentato dal “centrosinistra”, di essere accolta in un progetto autocefalo sardo, in cui l’indipendentismo rappresentasse una opzione spendibile e la sintesi. Il progetto del Fronte fece forza sulla determinazione degli indipendentisti di base di superare dal basso le resistenze dei vertici dei movimenti a costruire un fronte unito contro la colonizzazione e il collaborazionismo puntando sulla “democrazia indipendentista” .
Entrambi i progetti si rivelano vincenti e perdenti allo stesso tempo. Vincenti perché mai come alle regionali 2014 l’indipendentismo si fece sentire con i suoi temi e le sue proposte, schiaffeggiando spesso e volentieri pubblicamente gli esponenti dei blocchi legati ai partiti italiani e le loro nuove stampelle “sovraniste”. Perdenti perché, a conti fatti, non esistevano ragioni per cui questi due progetti non potessero convivere sotto lo stesso tetto e soltanto la corsa all’egemonia sull’“allargamento politico” determinò tale spaccatura.

Anche da un punto di vista politico SP e FIU raccolsero consensi inaspettati catalizzando decine di migliaia di voti che soltanto grazie alla loro divisione e a una legge elettorale infame e fascista non permise all’indipendentismo di avere rappresentanza nelle istituzioni regionali. SP in particolare raccolse un consenso davvero da capogiro che si aggirava intorno al 10%; basti pensare ai voti raccolti dal suo candidato governatore, anche se le liste fecero di meno. Anche il Fronte riuscì a raccogliere un buon pacco di consensi se si pensa ai suoi pochi mezzi, al fatto che per le assurde regole imposte non era riuscito a raccogliere le firme in due province e alla capacità attrattiva esercitata da SP. In alcuni paesi superò il 15% dei voti e avrebbe potuto tranquillamente ambire a piazzare una serie di amministratori alle successive elezioni comunali.

Il dopo elezioni fu movimentato. Da una parte, al congresso di ProgReS prevalse una linea di correzione parziale della strategia di Sardegna Possibile e dei suoi limiti strutturali, consistenti nella poca inclusività rispetto alle altre forze indipendentiste e al pericolo di deriva leaderista. Nel Fronte Indipendentista i dissapori si manifestarono quando A Manca pro s’Indipendèntzia ritirò l’appoggio politico al progetto, liquidando le dichiarazioni degli esordi sul “nuovo corso democratico” dell’indipendentismo. Prima aMpI, poi l’ex candidato governatore del FIU, uscirono pubblicamente dichiarando il Fronte una esperienza chiusa e dimostrando che si trattava soltanto di una operazione elettorale fine a se stessa.

La parabola di aMpI finisce qui e dalle sue ceneri è nato recentemente un nuovo soggetto collocato nell’area di sinistra (Libe.r.u.) il quale però prevede solo collaborazione su temi specifici con le altre forze nazionali e non la costruzione di uno spazio politico strutturato, democratico e stabile, a mio avviso facendo da questo punto di vista enormi passi indietro rispetto alla “tattica del blocco nazionale” di A Manca pro s’Indipendèntzia.

Per quanto ininfluente di per se stessa la scelta dei Rossomori di praticare l’entrismo “ideologico” nel centrosinistra ha, obtorto collo, cambiato la storia dell’indipendentismo perché ha aperto un varco in cui si sono insinuati successivamente dirigenti che non provenivano dal classico opportunismo e trasformismo sardista, bensì dall’indipendentismo di tipo nuovo, quello che era nato con una forte connotazione “antisardista” e poco disponibile al compromesso di ogni genere. Il piccolo varco aperto dai Rossomori si è allargato fino ad ingoiare buona parte della dirigenza indipendentista, dimostrando la capacità egemonica e magnetica della classe politica coloniale tutt’altro che “passata sul posto” e, anzi, capace di trarre linfa vitale proprio da quelle componenti che ne avevano criticato più aspramente le fondamenta teoriche basate sull’autonomismo, simboli e retorica compresi.

Con l’avvento della nuova stagione del collaborazionismo le divisioni che avevano contraddistinto dall’interno l’area indipendentista si sono volatilizzate. Discorsi che avevano appassionato centinaia di militanti e che avevano anche incendiato polemicamente gli animi sono invecchiati precocemente. Chi oggi discuterebbe per ore sulla “vera storia della bandiera sarda” o sull’adesione o meno ai principi gandhiani? Chi metterebbe il veto agli indipendentisti di matrice marxista e chi, viceversa, accuserebbe gli indipendentisti non di sinistra di non possedere una visione egualitarista della lotta di liberazione nazionale? Chi si affaccia oggi sulla scena indipendentista faticherebbe a credere ai racconti di certe assemblee e certi confronti che si svolgevano fino a pochissimi anni fa… 
Cos’è cambiato?

Semplicemente tali questioni sono state spazzate via dalla pratica trasformista di una parte dell’indipendentismo, che è passata armi e bagagli al campo considerato “nemico” fino ad un attimo prima. Le ultime elezioni amministrative hanno come suggellato e avallato questa strategia con il conforto dei consensi elettorali. Molti sono stati i commenti favorevoli all’indipendentismo “pragmatico” che si sporca le mani per il bene della nazione contro l’indipendentismo “purista” incapace di leggere la realtà e condannato a fare “associazionismo culturale”. 
Le cose sono davvero da porre in questi termini?
Innanzitutto chiediamoci cosa ha prodotto l’indipendentismo “pragmatico” con il suo entrismo. Il pragmatismo americano in filosofia è la teoria dell’utile e della pratica contrapposto ad ogni forma di idealismo e dogmatismo: una teoria è quindi vera a seconda dei risultati pratici che esprime. Quali sono quindi gli utili “pragmatici” e le pratiche prodotte dallo sporcarsi le mani sui principali temi storicamente avanzati dall’agenda indipendentista, vale a dire “lingua sarda”, “occupazione militare”, “fiscalità”, “agroalimentare”, “trasporti”, “spopolamento”, “inquinamento e bonifiche”, “credito”?

Chi segue la politica regionale conosce le risposte: smantellamento di quel poco di politica linguistica presente; atteggiamento supino e servile verso l’Esercito Italiano e il Ministero della difesa; presa in giro della chiusura della vertenza entrate; assenza di una politica di sovranità agroalimentare e di un freno all’espansione cancerosa dei megamercati; isolamento internazionale della Sardegna e sua cattività nelle mani dei monopolisti dei trasporti; moria delle zone interne; subalternità alle multinazionali inquinanti e apertura di nuovi inceneritori; smantellamento del credito sardo a tutto beneficio del credito emiliano. Si potrebbe continuare per pagine e pagine… È questo lo stato che stanno costruendo gli “indipendentisti di governo”? 
Bene, non ci piace per niente.
Parigi: Sala della Pallacorda 1789
Allora la questione è semplice. L’alternativa oggi non si da tra “indipendentisti pragmatici” e “talebani puristi” e nemmeno tra indipendentisti “di sinistra” e “interclassisti”. La vera dialettica intercorre invece tra chi vuole costruire un’alternativa nazionale e chi, per un motivo o per l’altro, adottando una scusa o l’altra, non ne vuole sapere di ciò che in altra sede ho chiamato la “sala della Pallacorda sarda”, ovvero uno spazio politico comune di alternativa al colonialismo, all’autoritarismo e alle oligarchie sarde e internazionali. La scelta in agenda è tra chi ha scelto di capitolare al solito vecchio modello di società sarda subalterna agli interessi e alle logiche funzionali alla statualità italiana e chi invece vuole costruire un percorso di liberazione e di emancipazione completamente alternativo con tutti i sardi e le sarde disponibili.

L’indipendentismo c’entra fino ad un certo punto, perché nell’immediato la questione “indipendenza” non è all’ordine del giorno come lo è invece per esempio in Catalogna. Prima bisogna salvare la nostra terra dalle grinfie di speculatori, avvelenatori, corrotti e oligarchi e per farlo ci serve un grande progetto di salute pubblica.
Ora la domanda è: gli indipendentisti saranno capaci di promuovere questo nuovo corso diventando il punto di riferimento per larghi strati della società e dell’opinione pubblica sarda? Se ci riusciranno, costruiranno le fondamenta del futuro stato sardo attirando a sé le forze sane della nazione sulla base del rispetto di alcuni temi etico-politici fondamentali come la lotta ad ogni discriminazione e il riconoscimento del diritto all’autodeterminazione, avviando un processo di educazione politica di massa, in ogni paese, in ogni borgata, in ogni tanca, in ogni città.
Se falliranno e si faranno invece abbagliare dal luccichio del potere e del governo “ora e subito” o da nuove pulsioni da partitello egemone, dovranno rendere conto alle generazioni future di avere tradito la propria missione storica e di aver accettato di barattare la dignità e la progettualità per qualche cifra tonda nel proprio conto in banca o qualche primo piano in qualche giornale di provincia. Questa l’alternativa. Questa la scelta. Tertium non datur!


George Soros si sta preparando al collasso economico finanziario globale e sa qualcosa che noi non sappiamo.

George Soros si sta preparando al collasso economico finanziario globale e sa qualcosa che noi non sappiamo.

Michael Snyder,
theeconomiccollapseblog.com







Perché George Soros vende le scorte di titoli, acquista oro e opera "una serie di grandi investimenti, al ribasso"? Se le cose rimangono relativamente stabili come sono in questo momento, queste mosse avranno probabilmente un costo enorme in denaro per George Soros . Ma se una grave crisi finanziaria è imminente, è pronto per conseguire rendimenti osceni. Così  George Soros sa qualcosa che noi tutti non sappiamo? Può essere che abbia trascorso molto tempo a leggere i siti web come The Economic Collapse Blog ? Cosa ce ne facciamo di tutto questo?

Le recenti mosse commerciali che Soros ha disposto sono così grandi e così al ribasso che hanno attirato l'attenzione del Wall Street Journal ...


Preoccupato per le prospettive dell'economia globale e nel timore che grandi cambiamenti del mercato possono essere a portata di mano, il miliardario fondatore degli hedge fund e filantropo recentemente ha diretto una serie di grandi investimenti, al ribasso , secondo persone vicine alla questione. 
Soros Fund Management LLC, che gestisce 30 miliardi di dollari per il signor Soros e la sua famiglia, ha venduto le scorte e ha comprato oro e azioni di cercatori d'oro, anticipando la debolezza dei vari mercati . Gli investitori considerano l'oro come un bene rifugio durante periodi di turbamento.

Hmmm - suona sospetto che George Soros e Michael Snyder siano sulla stessa lunghezza d'onda per quanto riguarda sta per accadere all'economia globale.

Lo sapete che è  tardi per il gioco, quando sembra stia iniziando in realtà sta accadendo ...

Una cosa di cui George Soros è particolarmente preoccupato e di cui  non ho parlato molto circa  è il voto imminente sul referendum del Brexit. Se il Regno Unito lascia l'UE (lo speriamo), le conseguenze a breve termine per l'economia europea potrebbero essere potenzialmente e assolutamente catastrofica ...


Soros sostiene inoltre che resta una buona probabilità che l'Unione europea crolli sotto il peso della crisi migratoria , continuano le sfide, la Grecia e la potenziale uscita del Regno Unito dall'UE. 
" Se la Gran Bretagna lascia [l'UE], potrebbe scatenare un esodo generale, e la disintegrazione dell'Unione europea diventerà praticamente inevitabile ", afferma.

La votazione sul Brexit si terrà tra due settimane a partire da oggi, il 23 giugno, e noi staremo a guardare per vedere cosa succede.

Ma Soros non è solo preoccupato per una potenziale Brexit. Il rallentamento economico in Cina è anche motivo di preoccupazione, e così ha diretto la sua azienda a scommettere sul ribasso estremo.

Secondo il Wall Street Journal, l'ultima volta che Soros ha agito con queste mosse al ribasso è stato nel 2007, e si è tradotto in più di un miliardo di dollari di guadagni per la sua azienda.

Naturalmente Soros non è solo nella sua visione ribassista. Infatti, Goldman Sachs ha appena avvertito che "ci possono essere significativi rischi di ribasso per il mercato" ...

Goldman Sachs si sta innervosendo per le scorte . 
In una nota ai clienti, lo stratega azionario Christian Mueller-Glissmann ha delineato i timori della azienda che può esserci un   significativo rischio al ribasso del mercato.

In ultima analisi, George Soros e Goldman Sachs guardano agli stessi dati economici che condivido con i miei lettori su base giornaliera.

Come ho documentato per mesi, quasi ogni singolo indicatore economico che si può eventualmente pensare dice che stiamo andando in una recessione .

Per esempio, proprio oggi mi è stato inviato un pezzo da Mike Shedlock che ha dimostrato che le entrate fiscali federali e statali stanno davvero rallentando proprio come hanno fatto appena prima delle ultime due recessioni ...


Le entrate fiscali federali USA ricevute sono in forte calo. Così è la Evercore ISI State Tax Survey.Le ultime due indagini sono scese così tanto, che gli USA erano già in recessione.
E' forse diverso questa volta?
Le offerte di lavoro online su LinkedIn sono ora in precipitoso calo  da febbraio, dopo 73 mesi di crescita ...

Dopo 73 mesi consecutivi di crescita anno dopo anno, di lavoro di linea il messaggio è che i parametri  sono in calo dal mese di febbraio. Maggio è stato il mese di gran lunga peggiore dal gennaio 2009, con meno 250000 unità da aprile, meno 552000 unità rispetto un anno fa .

La scorsa settimana, il governo ha pubblicato la situazione  sui posti di lavoro è la peggiore in quasi sei anni , e il settore dell'energia continua a perdere lavori ben pagati della classe media a un ritmo impressionante. Di seguito l'esposizione da oilprice.com ...


Può sembrare controintuitivo in un settore che è stato rapidamente svuotato dei lavoratori, con più di 350.000 persone licenziate nell'industria del petrolio e del gas in tutto il mondo. 
Il Texas è un posto dove si sente di più il dolore. Circa 99.000 posti di lavoro diretti e indiretti, nello stato di Lone Star, sono stati persi a motivo del crollo dei i prezzi di due anni fa, si parla di circa un terzo di tutta l'industria. Nel solo mese di aprile c'erano circa 6.300 persone del settore energia del petrolio e gas e servizi di supporto con il foglietto rosa nelle a mani. L'occupazione nel settore petrolifero del Texas è vicino a livelli che non si vedevano da dopo la crisi finanziaria del 2009. " Stiamo ancora perdendo grandi blocchi di posti di lavoro, con il passare dei mesi ," Karr Ingham, un economista con base ad Amarillo, ha detto a The Houston Chronicle .

A questo punto è evidente che siamo entrati in una nuova recessione economica che non so come si possa, eventualmente, ancora negare.

Purtroppo, la realtà di ciò che sta accadendo non è ancora compreso in generale dalla popolazione.

Proprio come il 2008, le persone stanno febbrilmente accumulando enormi debiti con la carta di credito , nonostante ci troviamo sull'orlo di una grave crisi finanziaria ...


I contribuenti americani sono pronti a criticare il governo federale per il suo debito nazionale sempre crescente, ma un nuovo studio pubblicato Mercoledì mostra che i contribuenti sono carichi di debito, e sono suscettibili di arrivare a fine 2016 ad un livello record $ 1 trilione di debito. 
Wallethub, un sito che raccomanda le carte di credito in base alle esigenze dei consumatori, ha detto che sarà il più alto record, di debito della carta di credito, superando in quantità anche gli anni prima e durante la Grande Recessione. Il sito ha detto che il record è stato nel 2008, quando le persone dovevano $ 984.200.000.000 dalle loro carte di credito.

Riusciremo mai imparare?

Questo è uno dei peggiori tempi possibili per indebitarsi con la carta di credito.

Purtroppo, il "dumb money" continuerà ad agire muto e il "denaro intelligente" (di George Soros) continuerà a posizionarsi tranquillamente e a sfruttare la crisi che sta già iniziando a svilupparsi.

Non possiamo cambiare ciò che sta accadendo nell'economia, ma noi avete il controllo delle scelte che facciamo.

Quindi vi esorto a fare la vostra scelta con saggezza.


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