martedì 8 gennaio 2013

Sardinya: Eletziones italianas? Sardigna no est Italia!






  • Eletziones italianas? Sardigna no est Italia!
    Eletziones italianas? Sardigna no est Italia!


    Ci risiamo, l’Italia puntualmente si ricorda della sua colonia d’oltremare per la campagna elettorale e invade le nostre città con cartelloni pubblicitari infarciti di frasi rituali e marchi tricolore.

    Che deve fare l’indipendentismo davanti alla  messa in scena delle elezioni italiane? Qual’è il compito della sinistra indipendentista?
    Partiamo da un punto fermo. Nelle campagne, nelle città, nei paesi, nelle officine e nei posti di lavoro i Sardi si sentono offesi e raggirati, sempre più distanti da uno Stato che li salassa di tasse ma non garantisce neppure quella soglia minima di servizi che servono ad una società per definirsi civile. Non parliamo del lavoro. La linea economica decisa in Italia per la Sardigna è stata finora disastrosa. Si è scelto di smantellare i nostri settori produttivi e la nostra economia per lanciare progetti che hanno arricchito chiunque tranne i lavoratori sardi.

    Riteniamo che sia necessario lavorare sul distacco e sullo scollamento fra Popolo Sardo e Stato italiano lanciando una campagna per un astensionismo di massa. Dobbiamo far capire ai cittadini e ai lavoratori sardi che ogni voto dato a chi si presenta alle elezioni italiane è un credito attribuito a chi ha letteralmente portato al collasso il nostro Paese, facendolo piombare in uno dei periodi più bui della nostra storia.

    Dobbiamo delegittimare ogni sorriso e ogni promessa elettorale di chiunque, perché anche se disponessimo di uno o due parlamentari sardi onesti o anche indipendentisti, questi non potrebbero fare nulla contro il sistema coloniale che stritola la nostra gente e la nostra economia. È inutile illudere la nostra gente andandogli a raccontare la frottola secondo cui le cose si possono migliorare a Roma. È molto più utile invece dare dignità di protesta civile al non voto dei cittadini sardi offrendo loro una prospettiva che finalmente sentano come propria e non calata dall’alto.

    Dobbiamo far comprendere ai lavoratori e ai cittadini di Sardigna che ogni scheda elettorale imbucata nelle urne è un voto all’Italia, al suo sistema di rapina fiscale, al saccheggio delle infrastrutture e alla chiusura dei servizi minimi e vitali, alla chiusura delle attività produttive industriali e manifatturiere. Ogni voto all’Italia e ai suoi intermediari equivale al sicuro fallimento di un’azienda agricola, all’emigrazione di un giovane, all’ennesima croce sulla Sassari-Olbia, ad un tumore nel Sulcis, alla chiusura di un presidio medico e di un ufficio postale periferico.

    A nostro avviso gli indipendentisti coerenti devono prendere una posizione chiara per l’astensione alle elezioni italiane. Dobbiamo tracciare un solco netto fra chi crede che sia possibile una riconciliazione della Sardigna con lo Stato italiano e chi invece sostiene che i Sardi si debbano liberare definitivamente dalle pesanti ingerenze e imposizioni che hanno portato allo sfacelo la nostra comunità.

    Come sinistra indipendentista rivolgiamo l’invito a tutti gli indipendentisti per organizzare una campagna seria e capillare per una astensione pubblica e dichiarata. Il nostro scopo non è assolutamente antipolitico, al contrario noi vogliamo consolidare la sfiducia verso lo Stato italiano per poi raccogliere le migliori energie e fare fronte comune qui in Sardigna dove gli indipendentisti possono aspirare a governare realmente. Dobbiamo far passare il concetto che soltanto conquistando uno dopo l’altro tutti i nostri paesi e città e finalmente strappando il governo regionale dalle grinfie dei burattini coloniali sarà possibile cambiare le cose e agire da una posizione di forza.
    Soltanto così i Sardi potranno finalmente iniziare a negoziare con l’Italia una gestione sovrana delle ricchezze e delle risorse, soltanto in tal modo i Sardi non saranno più un bacino di voti ma un popolo degno di dignità e rispetto!

    I nostri antenati si preoccupavano di cacciare gli invasori per vivere liberi, non di trovare un modo per avere una poltrona nel Senato di Roma. Dopo 2000 anni noi siamo forse da meno? 

    Dimostriamo di essere degni discendenti di gente libera!! 

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