martedì 23 ottobre 2012

Agenda 21.

Agenda 21.

Un documento politico del 1991, preparato per la Conferenza delle Nazioni Unite sull'ambiente e lo sviluppo (UNCED), delinea una strategia per il trasferimento di ricchezza in nome dell'ambiente da attuare nel corso di 35 o 40 anni.
Nat Mastropietro
Il "percorso virtuoso verde" dell'O.N.U. porta dritto al genocidio


Jurriaan Maessen
Infowars.com
October 17, 2012

Tutti i bracci della dittatura scientifica sembrano muoversi all'unisono. Ultimamente sentiamo ripetute richieste di de-industrializzare il mondo occidentale da parte dell'élite globale. Inoltre un tentativo è stato fatto da parte dell'élite di integrare le cosiddette "questioni demografiche" in altre questioni come la povertà, il cambiamento climatico "" ed altre profezie di sventura necessarie per portare a termine antica l'utopia eugenetica. 





Con l'obiettivo di precipitare l'umanità in una nuova era agraria, e spopolare il pianeta nello stesso tempo, l'elite globale ha preso un approccio ad ampio respiro che l'auto-nominatosi eco-socio-economista, professore Ignacy Sachs, ha eufemisticamente definito un "percorso virtuoso verde", più comunemente noto come Agenda 21.



Un documento politico del 1991, preparato per la Conferenza delle Nazioni Unite sull'ambiente e lo sviluppo (UNCED), delinea una strategia per il trasferimento di ricchezza in nome dell'ambiente da attuare nel corso di 35 o 40 anni. E' evidente che si tratta di un documento visionario che descrive fase per fase la strada verso la dittatura "eco-sostenibile" del mondo. Come il professore Sachs afferma nel suo articolo:
"Per essere attuabili, le strategie dovrebbero coprire l'arco temporale di diversi decenni. Trentacinque-quarant'anni sembrano un buon compromesso tra la necessità di dare il tempo necessario alle trasformazioni pianificate e le incertezze causate dal prolungamento del lasso di tempo. 





"Nel suo lavoro nei prossimi 40 anni: strategie di transizione verso il percorso virtuoso Verde: Nord / Sud / Est / Global , Sachs descrive accuratamente non solo il lasso di tempo previsto per realizzare una società globale, ma anche ciò che è opportuno per garantire la "stabilizzazione dell popolazioni":
"Il fine di stabilizzare le popolazioni del Sud del mondo attraverso semplici campagne per il controllo delle nascite e la distribuzione di contraccettivi,invece di mezzi come guerre o epidemie, si è rivelato abbastanza inefficiente."



Nella prima parte della descrizione (retrospettivamente) stranamente accurata degli eventi in corso , Sachs punta sulla ridistribuzione della ricchezza quale unica strada percorribile verso la stabilizzazione della popolazione e, come lui stesso lo definisce, un "mondo virtuoso verde". Il professore: "La via d'uscita dal doppio legame della povertà e   distruzione ambientale richiede un periodo abbastanza lungo di maggiore crescita economica per sostenere le strategie di transizione verso il percorso verde virtuoso di ciò che è stato chiamato a Stoccolma ecosviluppo e da allora ha cambiato il suo nome nei paesi anglosassoni in sviluppo sostenibile. "



"(...) Un buon grado di accordo sembra esistere, quindi, per il percorso di sviluppo ideale da seguire fino a quando non riusciamo a stabilizzare la popolazione mondiale e, al tempo stesso, ridurre notevolmente le disparità oggi prevalenti." , afferma il professore.
"Più saranno audaci le iniziative intraprese nel prossimo futuro", afferma Sachs, "più breve sarà l'intervallo di tempo che ci separa da uno stato stabile. Soluzioni radicali devono affrontare la radice del problema e non i sintomi. Teoricamente,i tempi della transizione potrebbero essere accorciati mediante misure di redistribuzione di beni e di reddito. "



Sachs mette in evidenza le difficoltà nell' attuazione di tali proposte politiche (perchè l'umanità tende a non fidarsi di qualsiasi governo nazionale o transazionale che voglia ridistribuire la sua meritata ricchezza). Si propone pertanto che tali misure siano attuate gradualmente, seguendo una strategia meticolosamente pianificata:
"La prospettiva pragmatica è di una transizione estesa nell'arco di diversi decenni."



Nel secondo sotto-capitolo "Le cinque dimensioni dell'Ecosviluppo", il professor Sachs riassume le dimensioni principali di questa mossa ben delineata per fare dell'Agenda 21 una prospettiva futura reale. La prima dimensione che tocca è la "sostenibilità sociale":
"L'obiettivo è quello di costruire una civiltà con maggiore equità nel patrimonio e nella distribuzione del reddito, al fine di migliorare in modo sostanziale i diritti delle grandi masse di popolazione e di ridurre il divario nel tenore di vita tra chi ha e chi non ha".
Questo certamente implica la riduzione del tenore di vita del "NORD" (USA, Europa) e l'innalzamento di quello delle nazioni in via di sviluppo ("Il Sud e l'Oriente"). Ciò dovrebbe essere realizzato attraverso quella che chiama Sachs "Sostenibilità economica": "Resa possibile da una più efficiente allocazione e gestione delle risorse e da un flusso costante di investimenti pubblici e privati."



La terza dimensione descritta dal professore è la "sostenibilità ecologica", che, tra l'altro, limiti "il consumo di combustibili fossili e di altri prodotti facilmente esauribili o dannosi per l'ambiente, sostituendoli con risorse rinnovabili e / o abbondanti e rispettosi dell'ambiente, riducendo il volume di inquinanti per mezzo del risparmio energetico e delle risorse ed il riciclaggio e, ultimo ma non meno importante, la promozione dell'autolimitazione nel consumo materiale da parte dei paesi ricchi e degli strati sociali privilegiati in tutto il mondo ";



Al fine di rendere questo possibile Sachs sottolinea la necessità di "definire le regole per un'adeguata protezione ambientale, la creazione di meccanismi istituzionali e la scelta di strumenti economici, giuridici e amministrativi necessari per l'attuazione delle politiche ambientali."



Dimensione 4: "La sostenibilità territoriale":
"Diretto alla realizzazione di una configurazione rurale-urbano più equilibrata di e una migliore distribuzione territoriale degli insediamenti umani e delle attività economiche (...)".



La quinta ed ultima dimensione descritta nel documento di politica delle Nazioni Unite è la "sostenibilità culturale": "alla ricerca delle radici endogene dei processi di modernizzazione, in cerca del cambiamento nella continuità culturale, traducendo il concetto normativo di ecosviluppo in una pluralità di soluzioni locali, specifici all'ecosistema, specifici alla lingua ed ai siti".



Ma per rendere reale questa nuova direzione per il mondo, Sachs sottolinea ancora una volta l'importanza dell'attuazione graduale nel tempo. Come disquisire se sia meglio bollire la rana lentamente oppure gettare il povero animale nella padella bollente:
"Anche se sappiamo dove vogliamo arrivare, il problema operativo è: come si procede nel mettere l'umanità sul sentiero di sviluppo virtuoso vero e proprio, socialmente responsabile e in armonia con la natura. Si sostiene che UNCED 92 dovrebbe dare grande attenzione alla formulazione di strategie di transizione che potrebbero diventare il punto centrale dell'Agenda 21 ".



Agenda 21: la strategia delle Nazioni Unite per ridistribuire la ricchezza accumulata dal "Nord", al fine di creare una società mondiale completamente "equilibrata"-sotto gli auspici delle Nazioni Unite, naturalmente, e delle banche centrali private che lo controllano. Questo può avvenire solo attraverso la distruzione della classe media. Una improvvisa ridistribuzione ed industrializzazione non può essere realizzabile perchè la classe media si ribellerebbe immediamente. Pertanto, Sachs sostiene la necessità di una lenta, graduale ed attentamente pianificata dissoluzione della classe media fase per fase:
"Per essere attuabili, le strategie dovrebbero coprire un arco temporale di diversi decenni. 





Trentacinque-quarant'anni sembrano un buon compromesso tra la necessità di dare il tempo necessario alle trasformazioni e le incertezze causate dal prolungamento del lasso di tempo. La riconversione delle industrie, anche in periodi di rapida crescita, richiede da dieci a venti anni. La ristrutturazione e l'espansione delle infrastrutture richiede diversi decenni e questo è un settore di cruciale importanza dal punto di vista ambientale. "



Poi Sachs fà la sua affermazione più scioccante: "Tuttavia, il motivo più importante per prendere in considerazione le strategie di transizione per un periodo minimo di trentacinque-quarant'anni deriva dalla non-linearità di tali strategie, che devono essere concepite come una successione di cambiamenti di priorità nel tempo. Un buon esempio è fornito dalla transizione delle popolazioni. Il fine di stabilizzare le popolazioni del Sud del mondo con mezzi diversi da guerre o epidemie, solo attraverso campagne per il controllo delle nascite e la distribuzione di contraccettivi si è rivelata abbastanza inefficiente. "



Sachs sostiene che "un programma accelerato di sviluppo sociale ed economico delle aree rurali dovrebbe essere la priorità assoluta nella prima fase di un programma realistico di stabilizzazione delle popolazioni." Chi o che cosa coordinerà tutto questo, secondo Sachs, e in che modo le Nazioni Unite prenderanno il controllo?
"Le soluzioni", dice Sachs, "possono variare in termini di audacia e possono assumere la forma di accordi mondiali, multilaterali o bilaterali." Queste disposizioni dovrebbero, per quanto riguarda Sachs, garantire "almeno parzialmente l'automatismo dei trasferimenti finanziari mediante meccanismi fiscali, che si tratti di una imposta sul reddito di piccole dimensioni o di una serie di imposte indirette su beni e servizi la cui produzione e consumo hanno impatti ambientali significativi. "



Nel corso del tempo, a poco a poco, queste tasse dovrebbero aumentare:
"Partire con una operazione uno per 10.000 e l'aumento delle imposte in modo da raggiungere l'uno per mille in dieci a venti anni sembra una proposta abbastanza realistica, tanto più che il sistema crea un mercato interessante per le imprese private coinvolte in ricerca e sviluppo. "



Leggendo tutto questo, la domanda su quale entità dovrebbe prendere il controllo non è difficile rispondere. Sachs: "Al fine di creare la massima sinergia tra le strategie nazionali e le azioni globali, le Nazioni Unite dovrebbero creare un forum per la discussione e la valutazione periodica di tali strategie e una pianificazione della ricerca, il monitoraggio e la flessibilità degli impianti per metterli in una prospettiva globale. (... ). Il forum dovrebbe avere un'equa rappresentanza di tutti i principali attori coinvolti: i governi, i parlamenti, i movimenti dei cittadini e il mondo delle imprese. Data la sua importanza, dovrebbero essere portate da agenzie specializzate in un posto centrale nel sistema delle Nazioni Unite. "



Questo quasi letteralmente fa eco al recente appello di un gruppo di scienziati per il Summit 2012 delle Nazioni Unite sulla Terra per creare "un Consiglio per lo sviluppo sostenibile all'interno del sistema delle Nazioni Unite per integrare la politica sociale, economica e ambientale a livello globale."



L '"equa rappresentanza" di cui parla Sachs è naturalmente solo un pretesto per portare tutti a bordo. Come il "testo danese", elaborato per la conferenza di Copenaghen alla fine del 2009, illustra chiaramente, il FMI e la Banca Mondiale avranno sempre l'ultima parola nella costruzione di un sistema internazionale.



L'altro, elemento più sinistro dell'Agenda 21 è, naturalmente, lo sforzo concertato da parte delle élite globali, attraverso trattati multilaterali e regolamenti, non solo per controllare le popolazioni di tutto il mondo, ma per abbattere le stesse popolazioni.



Blog Jurriaan Maessen è Explosivereports.com

La recente “Dichiarazione d’Indipendenza” del PSdAz dimentica la lingua sarda


Mettiamo per prima la dichiarazione d'indipendenza del PSdAz che Mario aveva posto alla fine del suo post, per dare al lettore la consistenza anticipata della discussione su questo documento,così da avere gli strumenti necessari in anteprima per chi non li conoscesse, senza porvi grandi sforzi, se non porre attenzione alla sua lettura ed alla  riflessione che essa ci induce a dover fare. 

Ci sarebbe da discettare sulle affermazioni esposte, per esempio sulla Consulta Rivolutzionaria a cui  Mario si riferisce, per onor del vero CR ha  nel suo programma  il dovuto percorso su: sa "Limba"; sulla importanza del suo insegnamento scolastico e della importanza della sua pratica e uso comune, sia nella società civile che nelle istituzioni locali e regionali imperochè natzionali, è ovvio che solo con la Sovranità, ti si da la possibilità-certezza di poter leggiferare a tal proposito; ed è così che ci si augura tutti per quanto concerne le alleanze da farsi per il futuro, un'aggregazione che non scarti nessuno per una corsa di alleati di consimili e idealmente omogenei su intenti e azioni, affinchè la vittoria indipendentista avvenga. 

grazie a Mario che ha sollevato una bella possibilità di confronto tra amici, diversi, indipendentisti.

Sa Defenza 

DOCUMENTAZIONE
La dichiarazione di indipendenza approvata all’unanimità dal 32° congresso del Psd’Az

Il 32° Congresso nazionale del Partidu sardu – Partito Sardo d’Azione
- ribadita la validità dell’articolo 1 dello Statuto del Partito Sardo d’Azione;
- richiamata la dichiarazione solenne di sovranità del Popolo Sardo sulla Sardegna approvata dal Consiglio regionale nel 1999;
- richiamati altresì i contenuti della mozione per l’indipendenza presentata dal gruppo del Psd’Az in Regione nel maggio del 2009;
- ricordati i tentativi di riforma dello Statuto sardo da parte dei Parlamentari e le iniziative di modifica costituzionale del Consiglio regionale della Sardegna;
- sottolineato il vano tentativo di riscrivere lo statuto sardo per il tramite dell’assemblea costituente del popolo sardo nonostante l’approvazione dell’apposita legge di modifica costituzionale approvata dal Consiglio regionale nella XII Legislatura e il pronunciamento favorevole del popolo sardo in occasione della consultazione referendaria dello scorso 6 maggio;
- constatato che in 64 anni di Autonomia speciale il parlamento italiano non ha mai approvato una proposta di legge costituzionale votata dal Consiglio regionale della Sardegna
- preso atto dell’attacco centralista portato dal governo italiano alla Sardegna e alle specialità regionali;
- evidenziato il superamento dell’esperienza autonomistica e dello Statuto del 1948;
- evidenziato altresì il fallimento del regionalismo italiano che come denunciato da sempre dal Psd’Az altro non è che la duplicazione del potere centrale;
- rimarcata la tradizione europeista del Partito Sardo d’Azione e l’adesione all’Alleanza Libera Europea che si batte per l’Europa dei popoli;
- ribadito il sostegno a tutte le nazioni emergenti dell’Europa ad incominciare dalla Catalogna e dalla Scozia che nel 2014 sottoporrà al popolo scozzese attraverso un referendum la scelta dell’indipendenza della Gran Bretagna;
- denunciata la crisi economica e sociale che investe la Sardegna e il tentativo dello Stato italiano di far pagare ai sardi il fallimento di uno Stato che non è mai stato il nostro Stato;
- constatato che le strutture centrali non rappresentano adeguatamente gli interessi del nostro Popolo in sede internazionale ed europea;

dichiara solennemente
la Sardegna nazione indipendente
chiede che
la dichiarazione di indipendenza della Sardegna sia sottoposta al voto del popolo sardo attraverso un referendum consultivo
fa voti affinché
i contenuti e il dispositivo della presente mozione siano portati in discussione nelle istituzioni e nelle amministrazioni locali ove siano presenti rappresentanti del Partito Sardo d’Azione.



Mario Carboni
Mario Carboni Sardista e coFondatore
de Su Comitadu pro sa Limba Sarda

Ho appena letto da pochi giorni sul web il testo della dichiarazione d’Indipendenza votata nel Congresso del PSdAz. C’era molta attesa per questo documento politico che nei giorni precedenti il Congresso era stato preannunciato e che avrebbe, tante erano le aspettative, dovuto costituire il maggior risultato congressuale rilanciando l’azione del partito.


Suppongo che anche i dirigenti e organizzatori del Congresso pensassero, auspicassero, che questa dichiarazione avrebbe potuto rappresentare la palla lanciata più in avanti di tutti, in un campo dove la partita politica vede tutti gli altri partiti arrancare senza motivazioni per vivere, stretti nell’abbraccio mortale dei rispettivi partiti italiani dei quali sono lontane succursali di colonia e in evidente putrefazione , sottoposti al rigetto morale dei cittadini della Repubblica, metropolitani o coloniali che siano.

I sardi ogni giorno di più si scoprono cittadini di infimo livello coloniale sottoposti ad ogni sopruso, spoliazione e insulto dei quali sarebbe fin troppo facile farne il lungo elenco.

Cresce la consapevolezza dell’estraneità dello Stato italiano, della sua mafiosità, della propria diversità di sardi nel bene e nel male e monta un’ancora indistinta ma di massa consapevolezza della necessità di Indipendenza vista come un diritto collettivo negato e da raggiungere.
Il Consiglio regionale è in stato comatoso con i partiti ormai formati da consiglieri regionali, di ogni parte e tendenza ideologica che vivono tutti come separati in casa, che stanno pensando solo a come poter rimanere in carica nel prossimo Consiglio regionale.

Tutti stanno sardisteggiando, pronti a mettere  nuove vele al vento sardista che si sta prepotentemente levando forte e chiaro, con operazioni di trasformismo alla sarda.

Il PSdAz è l’unico vero partito nell’area sardista-indipendentista. E’ radicato in ogni comunità e fa regolarmente un vero Congresso. Certo perfettibile, certamente criticabile per come si crea il consenso, come viene gestito il tesseramento, ma questi difetti sono propri della forma partito e sono universali. Migliorabili certamente ma ad oggi e la meno peggiore forma di organizzazione democratica, non certo confrontabile con chi partito o movimento i congressi proprio non li svolge e vive come un caciccato prepolitico.

Come si è visto il Congresso PSdAz è stato vivace e con maggioranza e minoranza che si sono confrontate e scontrate e non a colpi di fioretto.
E’ chiaramente parlamentarista mentre gli altri gruppuscoli indipendentisti pur aspirando i loro leaders all’elezione nel prossimo Consiglio regionale, navigano in area extraparlamentare e antagonistica cercando di egemonizzare e dirigere i tanti movimenti di natura contestativa e ribellistica formati da categorie più colpite dalla crisi dell’ultimo modello coloniale che è imploso e cessato all’improvviso creando disoccupazione e insicurezza.

In questa area movimentista attivissima e con grande energia i partiti, sindacati con le organizzazioni di categoria delle PMI, artigiane e agropastorali, sono apertamente contestati e hanno perso la presa in gran parte della loro base organizzata, coinvolti tutti nel discredito di ogni organismo che abbia il proprio centro di comando a Roma.

E’ in corso una dura lotta per l’egemonia politica.
Il Psdaz se la gioca, ben sapendo che solo un discorso sardista può, appunto perchè basato sul nazionalismo dei sardi, costituire da collante per un suo successo e con esso quello di una nuova coalizione che possa vincere le prossime elezioni regionali possibilmente con un candidato Presidente sardista.

Al corpo a corpo con tutti gli altri partiti italiani, confermando la linea delle mani libere e degli accordi solo su basi programmatiche più vantaggiose sia con destra che con sinistra da tenere sino a bocca di elezioni o almeno sino a conoscere quale sarà la legge elettorale vigente, si è svolto nei mesi scorsi un corpo a corpo interno per la leadership e per il rinnovamento delle candidature sotto la pressione di nuovi quadri emergenti.

Il Congresso avrebbe dovuto risolvere diverse questioni interne ma sopratutto riuscire a lanciare un messaggio forte aggregante dentro e fuori dal partito, ponendolo in centralità all’interno di tutto lo schieramento delle forze politiche organizzate, sia nel Palazzo che fuori.

La dichiarazione d’Indipendenza sarebbe stata lo strumento politico forte, il Manifesto, che avrebbe sancito o l’accordo interno o anche un ragionevole cambio nelle cariche di Partito con un rinnovamento più o meno traumatico e posto il candidato Presidente della Giunta, già indicato nei congressi provinciali, in condizione di proporsi non tanto in forza dei numeri ma in quella della centralità politica e dell’unica proposta forte e chiara di programma e di nuovo modello di società non solo economico ma istituzionale e culturale identitario prefigurante una Nuova stagione per la Sardegna di lotta e di speranze di libertà.

Qualcosa invece si è inceppato all’improvviso nella realizzazione di un certo disegno oppure gli accordi non erano accordi certi e invece di andare assieme nessuno dei leaders dei vari gruppi che costituiscono tradizionalmente il PSdAz si è fidato dell’altro ed è andata come è andata.

La partita è però ancora in pieno svolgimento perchè è stato confermato unanimamente con la dichiarazione d’Indipendenza il Presidente del Partito, che molti avrebbero voluto sostituire e che invece ha giocato le sue carte mentre ancora non si sa chi sarà il prossimo Segretario nazionale da eleggere fra non molto nella prima riunione del Consiglioo nazionale.

Qualcuno pensa che potrebbe essere confermato il Segretario uscente ma nel PSdAz ogni sorpresa è sempre possibile e notoriamente  veramente sorprendente agli occhi dei più smaliziati osservatori ma che nulla sanno di che cosa è veramente il PSdAz e delle sue peculiari dinamiche interne.

Sta di fatto che il risultato del Congresso ha messo in ombra la dichiarazione d’Indipendenza, che tutti i media aspettavano ma che cogliendo la palla al balzo hanno snobbato quasi non esistesse e che il PSdAz stesso non sembra abbia diffuso e sostenuto adeguatamente e con decisione.
La si può leggere in qualche sito internet ma non sembra che nessuno si sbracci per affermarne la paternità nè la si sostiene coralmente come patrimonio comune.

Forse verrà rilanciata e si spera precisata dal prossimo Consiglio nazionale ma come succede in politica sopratutto nell’epoca delle comunicazioni di massa, probabilmente verrà fatto ” a babbo morto” o come si dice sarà ormai ” passata la barchetta” dell’occasione politica e mediatica.

Anche io da osservatore esterno e commentatore politico sopratutto di area sardista-indipendentista lib-lab attendevo di leggerne il testo.
La dichiarazione è in gran parte condivisibile, permane però un negativo e sorpassato impianto economicista, che era già contenuto nelle mozioni provinciali sopratutto in quella nuorese.

Ancora una volta si èdimenticata la lingua sarda come fondamento di una battaglia nazionalista e indipendentista e appunto sardista rivolta al futuro e all’autodecisione.

Si potrebbe replicare a questa osservazione che la questione linguistica è ovvia e inclusa, ma non è così.

A mio parere è stata una omissione grave perché non sottolinea né caratterizza la colonizzazione culturale e il genocidio bianco della nazione sarda a partire dalle scuole d’infanzia sino all’università. Senza parlare della cancellazione della lingua sarda e delle altre lingue di minoranza parlate in Sardegna in ogni pratica civile, pubblica  e nell’informazione.

Se si perde la lingua scompare la nazione.
In fondo in termini strettamente politici che esulano da valutazioni sulle persone è evidente un cedimento a quella componente sardista autonomista e in fondo italianista, battuta dal Congresso di Porto Torres del 1981 dalla nuova componente nazionalista, indipendentista e che aveva fatto della battaglia per la lingua sarda la caratteristica dell’innovazione sardista.

Questa componente, legittima naturalmente in un partito di raccolta nazionale come il PSdAz e che persegue i suoi fini democraticamente, non si è arresa in tutti questi anni ma cova da tempo la rivincita rafforzandosi con neosardisti entrati da poco nel partito e con convinzioni agnostiche se non  proprio negative mutuate sulla questione linguistica dalle loro passate militanze e dai legami mai tagliati con vecchi amici rimasti ancora su barricate opposte e gioca di sponda con forze politiche esterne che in una alleanza tutto possono concedere tranne  la centralità politica e programmatica sulla lingua sarda.

Non è un caso che uno dei punti programmatici a base dell’alleanza di legislatura elusi nella pratica di governo della Giunta Cappellacci sia quello sulla lingua sarda per la quale si usano solo umilianti pannicelli caldi.
L’altro è quello sulla zona franca, ma si dovrebbe aprire un’altro capitolo di critica per omissione alla dichiarazione d’Indipendenza.

Non è un caso che da quella battaglia vinta sulla lingua, col riconoscimento di minoranza linguistica con legge costituzionale e con una legge regionale che tutela tutte le lingue di minoranza di Sardegna iniziata negli anni ’70 e ’80 la questione sarda è divenuta questione nazionale sarda, tanto che il Consiglio d’Europa tutela oggi la nazione sarda con una apposita convenzione internazionale ratificata, anche se non rispettata, dallo stato italiano colonialista.
Come ben dimostrato dai catalani, dai quebequois, dai baschi e dai fiamminghi, dai corsi, è la lingua il fattore decisivo e determinante del diritto di autodecisione nazionale e appunto all’indipendenza.

L’esempio di questi popoli e dei partiti che guidano la loro battaglia per l’Indipendenza è richiamato ad ogni piè sospinto evitando però di mutuare in Sardegna le loro buone pratiche e sopratutto la centralità della questione linguistica.

Dimenticare questo fattore decisivo significa omologarsi ad un indipendentismo che tutti , compresi i partiti italiani e il loro personale politico in crisi, oggi cominciano a vedere come una opportunità, iniziando una transumanza e un cambio di casacca che diventerà presto tumultuoso.

Si sta per ripetere ciò che successe nel 1948 quando dopo essersi opposti strenuamente divennero autonomisti anche i partiti italiani, per svuotarne il contenuto sardista e impadronirsi delle spoglie  per non cambiare nulla e servire meglio il colonialismo.

Un indipendentismo senza lingua sarda è un indipendentismo castrato e la dichiarazione di indipendenza proprio per questa manchevolezza,  come a suo tempo la realizzazione autonomista, pur essendo un felino è un gatto e non un leone che avrebbe potuto essere.

Miagola e non ruggisce, per questo non arriva al cuore dei sardi e costituisce un’occasione perduta.

Non si tratta di aggiungere le parole lingua sarda e neanche un capoverso dedicato.

Si tratta di sconfiggere all’interno del PSdAz politicamente quella componente italianista che ormai ha accettato la colonizzazione linguistica e getta sabbia negli ingranaggi indipendentisti cercando di riprenderne il comando.
Ma il PSdAz non è solo ma si trova  in buona compagnia con i gruppuscoli indipendentisti che dal canto loro sulla questione lingua sarda si comportano anche peggio.

Ci si lamenta della frantumazione, ma solo l’unità sulla questione lingua può preludere ad una unione politica che non c’ è appunto per deficienza teorica , programmatica e sopratutto nella prassi su questa questione fondamentale.
Anche se tutti i punti presenti nella Carta venissero accolti e rispettati dallo Stato e permanesse il genocidio linguistico, solo questo elemento giustificherebbe la dichiarazione e la lotta per l’Indipendenza della Sardegna.

Infatti se un popolo perde la sua lingua è la sua nazione che viene cancellata e assimilata perchè con l’assimilazione si perde la volontà di essere liberi e indipendenti e si perde il riconoscimento internazionale al diritto al proprio Stato nazionale, per noi significa perdere il diritto alla Repubblica sarda nei futuri Stati Uniti d’Europa.



L'autocolonialimo deriva da una profonda ferita psicologica. Se non si rimargina non si percepisce la nazionalità d'appartenenza. La migliore medicina e l'affermazione della propria lingua come motore indispensabile di liberazione.

La Confederazione Sindacale Sarda proclama lo sciopero generale Mercoledì 7 Novembre 2012


La Confederazione Sindacale Sarda proclama lo sciopero generale Mercoledì 7 Novembre 2012




 La  Confederazione Sindacale Sarda, su mandato del Consiglio Nazionale  CSS  riunitosi in Cagliari in data 7 ottobre 2012  e della Consulta Rivoluzionaria dei Movimenti riunitasi a Tramatza in data 17 ottobre 2012,considerata la grave e drammatica crisi  della maggioranza delle Aziende e Imprese operanti in Sardegna e la crisi socio-economica-occupazionale che sta travolgendo i lavoratori,gli operai della maggior parte delle Fabbriche,creando disoccupati e cassaintegrati ,gettando nella disperazione le famiglie,le imprese artigiane e commerciali,i comparti dell’agricoltura, dell’allevamento, della pastorizia, dell’agroalimentare, il sistema delle cooperative dei vari settori produttivi e del campo socio-assistenziale a partire dalle cooperative di assistenza ai malati gravi e a domicilio,le associazioni di volontariato e no-profit,i lavoratori delle Università, della Ricerca, della Scuola e della Sanità Pubblica e Privata, i lavoratori delle Poste, i lavoratori del Credito, i lavoratori dei porti e aeroporti, del Teatro Lirico, dei Piccoli Teatri e dello Spettacolo, il Comparto  dei Trasporti su gomma e su rotaia pubblici e privati, i pensionati e gli esodati, i precari, le partite IVA, gli agricoltori esecutati ex Legge reg.le 44 ,i lavoratori a Progetto, i lavoratori della Comunicazione (della Stampa e Tv), i lavoratori che operano in tutti i comparti della Amministrazione Pubblica Statale, dei Tribunali, della Amministrazione Regionale e degli Enti Locali.

PROCLAMA LO SCIOPERO GENERALE DI TUTTE LE CATEGORIE LAVORATIVE PUBBLICHE E PRIVATE DELLA  SARDEGNA PER L’INTERA GIORNATA DI

MERCOLEDI’ 7( sette) NOVEMBRE 2012.

Lo sciopero è indetto dalla mezzanotte di Martedì 6 novembre 2012 alla mezzanotte di Mercoledì 7 ( sette ) novembre 2012.

Questo sciopero serve per denunciare il disastro in cui versa l’intera Sardegna  contro l’inerzia delle classi dirigenti,in particolare della classe politica regionale sorda alle istanze del popolo sardo che non può più’ sopportare anni di incuria e di soprusi  a discapito dei bisogni, del bene comune e degli  interessi della Sardegna.

A tale scopo Mercoledì 7 Novembre 2012 in coincidenza delle ore dello  sciopero generale è convocata  dalla Consulta Rivoluzionaria dei Movimenti l’Assemblea Generale del Popolo Sardo di fronte al  Palazzo del Consiglio Regionale della Sardegna  in via Roma a Cagliari.

Detto sciopero viene proclamato ai sensi e nel rispetto della Legge 12 giugno 1990 n°146  e successive modifiche introdotte dalla Legge 11 aprile 2000,n°83  e nel rispetto dei Codici di Autoregolamentazione del Diritto di Sciopero presenti nei contratti collettivi,negli accordi di cui al Decreto legislativo 3 febbraio 1993,n°29 e successive modificazioni.

CAGLIARI,21/OTTOBRE/2012             
                                                                                                                                                                                                Il Segretario Generale Naz.le della CSS


                                                                                                                                                                                                                  Dr Giacomo Meloni

domenica 21 ottobre 2012

GLI EROI DELL' ULTIMA AZIONE

Ramemoriamo la storia del Popolo Palestinese attraverso un vecchio articolo di Shamir , per non dimenticare quei fatti lontani,  precursori delle poliche attuali di repressione nel sangue, del popolo Palestinese

pro sa libertade de is Palestinesus

Sa Defenza


GLI EROI DELL' ULTIMA AZIONE
di Israel Shamir


I patrioti  che Israele desiderava uccudere

Ecco i patrioti che Israele desiderava uccidere

L'oriente ha celebrato la Pasqua a maggio, quest'anno. C'era ben poco spirito festivo, dopo un assedio alla Basilica della Nativita' durato oltre un mese. Religiosi e laici affamati si erano rifugiati nella grotta in cui la Vergine aveva dato alla luce Cristo, mentre i corpi dei poliziotti uccisi dai cecchini israeliani erano ricomposti sotto l'albero dorato del mosaico di Jesse. Nel corso dell'assedio, gli assedianti avevano provato a dare fuoco al soffitto ligneo della Basilica, osservando poi gli assediati, indeboliti dalle privazioni, spegnere le fiamme. Ma la Pasqua porto' un miracolo, e questo miracolo si chiamava ISM.

L'oriente ha celebrato la Pasqua a maggio, quest'anno. C'era ben poco spirito festivo, dopo un assedio alla Basilica della Nativita' durato oltre un mese. Religiosi e laici affamati si erano rifugiati nella grotta in cui la Vergine aveva dato alla luce Cristo, mentre i corpi dei poliziotti uccisi dai cecchini israeliani erano ricomposti sotto l'albero dorato del mosaico di Jesse. Nel corso dell'assedio, gli assedianti avevano provato a dare fuoco al soffitto ligneo della Basilica, osservando poi gli assediati, indeboliti dalle privazioni, spegnere le fiamme. 

Ma la Pasqua porto' un miracolo, e questo miracolo si chiamava ISM.

Cos'e' l'ISM? Per la risposta, andate un centinaio di chilometri fuori della chiesa, sulla terrazza naturale che guarda i dolci pendii delle colline che si tuffano nel mare Morto, al di sopra della strada a doppia carreggiata; c'e' un piccolo santuario bizantino adiacente ad una cisterna d'acqua. Il vento d'oriente ha lasciato una leggera patina di sabbia del deserto sul suo pavimento a mosaico e le proverbiali spine spuntano dalle loro croci rosse. Ha un carattere acquatico, come molti santuari della Terra Santa, ed e' chiamato "Bir Daoud" (Fontana di Davide), in ricordo di una leggendaria impresa.

Una volta, l'esercito conquistatore delle citta' della pianura dichiaro' Guerra al Terrorismo ed assedio' quel villaggio di collina per catturare un uomo del luogo, un terrorista palestinese di nome Daoud che aveva attaccato gli insediamenti dei conquistatori. Ma i suoi compagni, un variopinto gruppo di uomini, sfidarono gli ordini dell'invasore. Osarono scendere in strada, sfidando le misure di sicurezza e, con tremenda fatica, entrarono nel villaggio e portarono una cisterna d'acqua da una sorgente di Betlemme a Daoud, o re Davide, come lo chiamiamo oggi.

Passarono i millenni e questa impresa fu ripetuta dalla nuova versione dei compagni di re Davide, l'International Solidarity Movement, o ISM, poiche' la terra di Palestina e' ridiventata la scena del confronto piu' drammatico da decenni, se non da secoli. Giovani uomini e donne americani ed europei, nati troppo tardi per unirsi alle Brigate Internazionali nella Spagna Repubblicana del 1936, si unirono all'ISM e vennero nelle verdi colline di Betlemme ed Hebron. Vi giunsero in tempi difficoltosi: i leaders israeliani avevano fatto un piano dettagliato per espellere e sterminare i palestinesi allo scopo di creare un paese ebraico almeno quanto la Germania era ariana. Con la loro sola presenza, i volontari dell' ISM fecero deragliare questo piano e salvarono i contadini locali dalla distruzione e dall'espulsione.

Si comportano pericolosamente: iniziarono un gioco alla "gatto-e-topo" con gli sterminatori israeliani, sfidando i proiettili dei cecchini appostati solo per difendere, insieme agli abitanti del luogo, villaggi indifesi. Se re Davide vi sembra troppo lontano nel tempo, pensate a questi ultimi come agli "Eroi dell'ultima azione".


Sebbene alcuni di essi abbiano genitori ebrei, rifiutarono la logica dell'apartheid "per soli ebrei" perpetuata dai "pacifisti"sionisti. Chiedevano uguaglianza, "l'Internazionale della Brava Gente", come direbbe Isaac Babel. Venivano dalla terra di Folke Bernadotte, e dalla terra di Abe Lincoln, e da quella di T. E. Lawrence. Alcuni di essi avevano gia' sperimentato l'azione a Seattle, Goteborg e Genova, quando si erano confrontati con il dragone a due teste, globalizzazione e sionismo. 

Altri erano giunti in Terra Santa nell'aprile del 2002, giusto in tempo per l'aggressione israeliana, allorche' i sottoposti di Sharon iniziarono a demolire case, sradicare alberi d'olivo, deportare migliaia di palestinesi in campi di concentramento, massacrare centinaia di uomini, donne e bambini nel campo profughi di Jenin ed a Nablus. Quando lo Juggernaut israeliano arrivo' a Betlemme, 200 abitanti del luogo si rifugiarono nella chiesa.

La tradizione di chiedere rifugio in realta' precede il Cristianesimo ed e' nota all'uomo fin dagli albori della civilta'. Le chiese sono sempre state luogo di rifugio, come ci insegna il Gobbo di Notre Dame, di Victor Hugo. In America Latina, i perseguitati, gli immigranti illegali ed i leaders dei lavoratori spesso hanno avuta salva la vita nascondendosi nelle chiese, mentre, durante la Seconda Guerra Mondiale, molti ebrei trovarono rifugio in chiese e monasteri cristiani. Ecco perche' la gente di Betlemme credeva di potersi salvare dietro le spesse mura della piu' antica chiesa della Cristianita'.

La Chiesa della Nativita' di Betlemme fu costruita nel 325 d.C. ed e' l'edificio cristiano piu' antico sopravvissuto in Terra Santa. Fu risparmiata da tutte le invasioni che si succedettero nei secoli. I re crociati di Gerusalemme venivano incoronati nella Nativita' ed i re di Inghilterra e Francia vi inviavano i loro preziosi doni. Nel 1145 meravigliosi mosaici adornavano le sue pareti, come quello dell'albero di Jesse e dell'albero della Vita. Nel 2000 Yasser Arafat fece ricostruire la Piazza della Mangiatoia, proprio di fronte alla Basilica. La chiesa e' stata adorata da milioni di fedeli durante i secoli, ecco perche' gli abitanti di Betlemme ritenevano di potersi salvare tra le sue mura.

Ma gli ebrei non si curano della santita' delle chiese. Certo, vi sono differenze di opinioni: i discepoli sionisti di Rabbi Kook, la denominazione religiosa principale in Israele, ritengono che tutte le chiese debbano essere distrutte quanto prima, ancora prima che le moschee. Per essi, sradicare il cristianesimo dalla Palestina e' un compito ancora piu' importante che quello di eliminare i palestinesi. I loro oppositori tradizionali ritengono che non ci sia alcuna fretta, poiche' cio' verra' fatto dal Messia ebreo della Vendetta, quando arrivera'. Gli ebrei secolari non se ne preoccupano. Ecco perche' l'esercito israeliano non ha alcuna difficolta' mentale nel circondare la chiesa ed iniziare il piu' crudele assedio della sua lunga storia.

Quaranta monaci e religiosi rimasero nella chiesa, come loro dovere, insieme ai 200 rifugiati. Per un mese, gli israeliani impedirono agli assediati il rifornimento di cibo ed acqua. Come negli assedi medievali, la gente veniva condannata a morire di fame o a nutrirsi di erba e foglie di limoni bollite in acqua piovana. L'odore dei corpi in decomposizione e delle ferite infette impregnava tutta l'antica chiesa.

Le telecamere "artistiche" assistevano i cecchini appostati fuori, che sparavano ad ogni cosa in movimento. Furono colpiti monaci, preti e rifugiati. Ancora prima che iniziasse l' assedio, spararono ad un ragazzo del coro, Johnny. Le fecero impunemente, poiche' hanno molti alleati nei media occidentali. Il favolista danese Hans Christian Andersen scrisse una fiaba sullo specchio magico della Regina delle Nevi, che distorce la realta' e trasforma cose meravigliose in oggetti spaventosi e vice versa. Nello specchio magico della CNN, questa antica chiesa divenne il "luogo in cui alcuni cristiani ritengono sia nato Gesu' ", i rifugiati divennero "terroristi", i monaci ed i religiosi divennero "ostaggi". Le urla degli assediati non attraversarono lo specchio distorto dei media occidentali guidati da Israele.

In quell'ora buia, l'ISM riusci' ad entrare. Mentre la Terra Santa si preparava al venerdi santo (la maggioranza dei cristiani palestinesi appartiene alla Chiesa Greco-Ortodossa di Gerusalemme), due dozzine di volontari si divisero in due gruppi: uno di essi recito' il ruolo dell'esca, e mentre i soldati israeliani si precipitavano per catturarli, il secondo gruppo sbuco' da un angolo e penetro' nei cancelli della chiesa. Portava con se' cibo ed acqua per gli assediati, qualcosa con cui festeggiare la domenica di Pasqua. Probabilmente, nei libri di storia la loro impresa sara' un giorno chiamata "la riscossa di Pasqua".
Quando il sionismo sara' sepolto, i nomi di questi intrepidi saranno scritti sulle mura della Chiesa. 

Nella sacrestia, a fianco della spada di Goffredo di Buglione vi saranno cappellini e gadgets dei nuovi difensori della Nativita', di coloro che entrarono nella chiesa, per condividere fame e sete con gli assediati: Alistair Hillman (UK), Allan Lindgaard (Danimarca), Erik Algers (Svezia), Jacqueline Soohen (Canada) Kristen Schurr (USA), Larry Hales (USA), Mary Kelly (Irlanda), Nauman Zaidi (USA), Stefan Coster (Svezia), e Robert O'Neill (USA), e di coloro che sacrificarono la loro liberta', facendo da esca, e finendo dunque in prigione: Jeff Kingham (USA), Jo Harrison (UK), Johannes Wahlstrom (Svezia), James Hanna (USA), Kate Thomas (UK), Marcia Tubbs (UK), John Caruso (USA), Nathan Musselman (USA), Nathan Mauger (USA), Trevor Baumgartner (USA), Thomas Kootsoukos (USA), Ida Fasten (Svezia), Huwaida Arraf (USA). 

Il gruppo fu arrestato per l'orrendo crimine di aver portato cibo agli assediati affamati in una chiesa, di Pasqua. In un primo momento, gli uomini furono separati dalle donne e portati in carcere nell'insediamento illegale di Etzion. Le donne furono portate a Gerusalemme e poi in tribunale, dove fu disposta la loro espulsione immediata. Mentre venivano trasportate in carcere, le ragazze inglesi riuscirono a scappare ed a saltare giu'. Una di esse fu presa da un civile israeliano, che non esito' ad accoltellarla. Altre due scapparono, insieme ad Ida, la ragazza svedese. Tutti questi hanno dimostrato cos'e' la vera disobbedienza civile, come un'azione umanitaria non violenta puo' fare la differenza anche nelle circostanze brutali dell'occupazione israeliana. Gli uomini furono poi trasportati in un carcere della Hebron occupata, nelle mani dei suoi fanatici coloni.

Sebbene non avessero commesso alcun crimine in Israele, sono stati deportati ed impediti dal rimettere piede nel paese per dieci anni. Speriamo solo che lo stato d'apartheid d'Israele non sopravviva tanto a lungo. La sentenza dimostra che, per Israele, il termine "Territori palestinesi", non e' altro che una finzione legale, da nominare o rigettare a seconda dei bisogni. 

Noi facciamo lo stesso, e chiediamo uguaglianza per tutti, ebrei e gentili, sull'intero suolo della Palestina.

Come giornalista professionista, mi dispiace molto che questo intenso dramma di assedio, sollievo, salvezza, arresto, fuga e confronto avuto luogo a Pasqua, all' ombra di una grande chiesa, non abbia raggiunto le masse di Europa ed America, che non sia stato mostrato in tutte le TV e stampato su tutti i giornali.
Ma il rimpianto non diminuisce la mia gioia, perche' uno di quei giovani era mio figlio


traduzione a cura di www.arabcomint.com

venerdì 19 ottobre 2012

Ex ambasciatore giapponese denuncia il pericolo del reattore 4 di fukushima , che sta sprofondando . "Sindrome cinese?"

Siamo alle solite , le multinazionali se ne fregano del bene dell'umanità pensano solo a riempirsi di miliardi di dollari la loro pancia, vendono Uranio e sfruttano i paesi ricchi d'esso come il Niger, inquinano e portano morte ovunque essi vadano a venedere o a sfruttare i giacimenti.

Basta con questa poltica di sfruttamento senza controlli, basta con l'energia Nucleare energia di morte e di dipendenza..

Si alle energie rinnovabili indipendenti dalle multinazionali
Si all'autodeterminazione dei popoli
Sa Defenza


Kohei Murata, ex Ambasciatore giapponese in Svizzera parla del Reattore n° 4 di Fukushima che sta mettendo in pericolo il Giappone ed il mondo intero


Disclose.tv - Fukushima Unit 4 sinking, structure on verge of collapse

sabato 13 ottobre 2012

Intervento di Joyce Lussu a "Guerre agli infedeli"




JOYCE LUSSU
Intervento di Joyce Lussu a "Guerre agli infedeli", incontro d'apertura dell'Ottavo meeting anticlericale, il 23 Agosto '91.



Io non farei gran differenza tra Papa Wojtyla, Papa Roncalli o Pacelli, per me donna non è cambiato niente (1). L'atteggiamento della Chiesa, diciamo di tutte le Chiese, verso le donne non ha subito nessun mutamento, seppur mutando i linguaggi "diplomatici". A Papa Roncalli è stato chiesto una volta da un gruppo di donne che la Chiesa chiedesse perdono alle donne per la caccia alle streghe, un orrendo fenomeno durato tre secoli in tutto il mondo cristiano, sul quale i cristiani, che in quel momento si stavano scannando tra loro (nelle varie guerre di religione) si trovavano tutti d'accordo. Sul tavolo di tutti i giudici laici ed ecclesiastici del mondo cristiano si trovava il "Malleus Maleficarum", ossia quel libro ordinato da Bonifacio VIII che parla delle donne come quelle attraverso le quali il demonio si introduce nell'umanità.

Le donne dunque vanno gravemente punite perché ogni donna è passibile di introdurre il demonio. Questo ha dato luogo ad una serie di delitti contro l'umanità così gravi che veramente noi chiederemmo un po' d'analisi critica su ciò, ma le Chiese non fanno storia, perciò non esaminano i loro atteggiamenti verso, ad esempio, il colonialismo, la riduzione in schiavitù di così larghe fasce umane fatta nel segno della Santa Trinità, o quell'orrendo fenomeno che è la caccia alle streghe.

Per noi donne non è cambiato niente attraverso le varie posizioni della religione, diciamo della religione in generale, perché avrete notato che i poteri decisionali di qualsiasi religione sono maschili. Sono tutti uomini, sempre. Pare che per comunicare col Padreterno si debbano avere degli attributi anatomici maschili, diversamente questa cosa non si può fare.

Ma perché l'atteggiamento delle religioni è sempre contro la donna, e non c'è differenza tra il Dalai Lama, il Papa, l'Imam islamico o un sacerdote induista? L'atteggiamento verso le donne è costante, è un atteggiamento di disprezzo, di assoggettazione, di non riconoscimento della loro dignità umana. Perciò il difetto sta a monte, qui c'è qualcosa che non va nelle origini, non soltanto nelle applicazioni. Non è che le religioni fossero una cosa buona all'inizio, e che poi gli uomini cattivi e pieni di peccati le abbiano condotte e amministrate male. Il difetto invece sta nell'inventarsi un "Padreterno", un Padreterno che è sempre un Padre, e che immediatamente porta avanti un principio, quello dell'assoluta autorità paterna e dell'assoluta obbedienza filiale, contrabbandato da tutte le religioni come una "virtù".

Ora, noi sappiamo che l'assoluta autorità e l'assoluta obbedienza, sono il principio di tutte le dittature, principi che non è possibile democratizzare. E' ben strana nelle società moderne questa confusione mentale, per cui si cerca di combinare nella propria mente l'inconciliabile, per cui la gente da una parte va a messa e dall'altra dice che è per la democrazia, per il sistema parlamentare, per la partecipazione del cittadino, per i diritti dell'uomo. Mantenendo determinanti e potentissime all'interno della società due istituzioni che sono di per sé delle monarchie assolute, e non possono essere altro. La Chiesa e l'Esercito non possono diventare delle monarchie nemmeno costituzionali, e tantomeno avere un sistema parlamentare elettivo. Sopravvivono soltanto in quanto sono delle monarchie assolute, basate sul principio della assoluta autorità e della assoluta obbedienza. Naturalmente con la conseguenza della legittimazione del sacrificio umano.

E' utile riguardo alle religioni fare un po' di storia, ossia andare alle origini storiche. Le religioni sono dei fenomeni storici, e vanno storicamente esaminati ed anche superati. Un fenomeno storico, analizzato, si può superare ed anche delegittimare. Abbiamo, durante la storia, delegittimato il cannibalismo, l'incesto, la tortura giudiziaria, la schiavitù: il fatto che non siano più legali fa sì che ci siano dei forti movimenti che si scandalizzano quando queste cose avvengono. Pero' stranamente non abbiamo delegittimato il principio del sacrificio umano e dell'assoluta autorità paterna insito in tutte le religioni; di conseguenza non abbiamo delegittimato la guerra. La guerra è il risultato storico di questi simboli del linguaggio, di questi modelli, purtroppo ancora potenti nel mondo. La guerra contiene la tortura, il sacrificio umano, lo stupro legittimato e tante altre cose, ed è inutile delegittimarle da un lato quando poi legittimiamo l'intero fenomeno.

Il sacrificio di Isacco ci viene presentato come esemplare; sapete bene a cosa mi riferisco. Un sonetto del Belli su questo sacrificio è chiarificatore.

La religione è qualcosa di diverso dalla cultura popolare dell'animismo, che inventava immagini poetiche, fantasie, personalizzazioni di fenomeni della natura, in un rapporto costante e dialettico con la natura che faceva sì che tutte queste immagini, fantasie, personalizzazioni, fossero varie, come è l'uomo stesso e la sua vita. E comunque ciò non costituiva Potere. Una sibilla o uno sciamano non avevano Potere. Il Potere è sempre legato alla istituzione militare, queste invece erano semplicemente persone che avevano più "conoscenza", ne sapevano di più sulla realtà delle cose, sulle fantasie o sulle invenzioni, per spiegare qualcosa che diversamente sembrava inspiegabile. Ma non era Potere. La religione è un Potere. Ed è in fondo un fenomeno abbastanza recente, di qualche migliaio d'anni dopo la rivoluzione del Neolitico, ossia dopo la grande novità per l'umanità di poter selezionare le piante selvatiche per dar luogo a una agricoltura controllata, e di saper gestire l'allevamento degli animali e l'uso dei metalli.

Tutti questi fenomeni danno luogo ad un possibile "nuovo", il nuovo che si crea è quello dell'accumulazione, della possibilità di qualcuno di impadronirsi di una parte maggiore di questi beni per farne uno strumento di potere. Quando vado nelle scuole di tutti gli ordini chiedo sempre ai ragazzi: "vi hanno insegnato come si innesca una società schiavistica"? La società schiavistica è qualcosa di assolutamente innaturale: non esiste in natura. Le comunità umane, per vivere in maniera equilibrata, non avevano inventato queste forme di enorme squilibrio di potere e d'accumulazione che danno luogo alla società schiavistica. Ma queste oligarchie riescono ad affermarsi sulle maggioranze, creando il fenomeno estremamente squilibrato di un minor numero che s'impone ad un maggior numero, il che evidentemente non è nelle leggi di natura e crea degli squilibri. 


Così sorge l'istituzione militare, che prende avvio con le società schiavistiche, per proteggere questo enorme squilibrio messo in pericolo dal fatto che i subordinati sono tanti, e quelli che comandano sono così pochi. 
Perciò si crea il professionismo del militare, della violenza organizzata, e questa è una grande svolta, abbastanza recente rispetto ai tempi storici. Ma il monopolio della violenza non basta per far sì che una maggioranza si adatti ai lavori forzati, a farsi estorcere tutti i prodotti, a vivere in condizioni certamente molto disagiate, e in più nella paura continua di un "castigo", cosa quanto mai espropriante. Lo spaventato è manipolabile, e spaventarlo con la possibilità di ricorrere alla violenza fisica, non è sufficiente per creare una espropriazione duratura.

Ci vuole anche il terrorismo psicologico. E allora assieme all'istituzione militare sorgono le religioni, ossia il concetto di un superpadrone, che è mandato dalla metafisica, cioè oltre la natura, al di là della nostra dimensione. Chiaramente, essendo al di là della nostra dimensione, ci puoi mettere quel che vuoi e inventarlo come ti pare: non ci sono controlli, verifiche, possibilità di riportarlo ad una dimensione umana. Il Mistero è l'assoluto Potere. Sorgono insieme questi due aspetti delle società oligarchiche e squilibrate che prendono la prima forma di società schiavistica. Da un lato il professionalismo e la continuità della violenza organizzata, dall'altra il terrorismo psicologico dato dall'invenzione di un Superpotere, di cui le oligarchie si autonominano rappresentanti, mettendo sulla loro testa, oltre al potere economico, militare, sociale, anche un superpotere misterioso, onnipotente, terrificante.
La religione ha sempre questa caratteristica di inventarsi un superpotere, al di là della nostra dimensione, assolutamente inventato e manipolabile, che penetra nelle coscienze di queste maggioranze continuamente spaventate, aggravando la loro espropriazione, la loro impossibilità di crescere, di conquistarsi una loro autonomia e dignità.

Le religioni iniziano col divinizzare quello che è il supremo capo della società, poi dilagano nell'impensabile e nell'infinito creando al di sopra delle nostre teste, della nostra vita, della nostra comprensione possibile, dei superpoteri a cui non si può resistere.

Nel mondo antico, sussistono accanto alle divinizzazioni anche degli spazi per un residuo di culture popolari, animistiche. Poi, dal sesto secolo avanti Cristo suppergiù, sino a epoche veramente recenti, appaiono le grandi religioni. Noi, qui, da queste parti del mondo abbiamo a che fare con l'insorgere d'una religione monoteista, strettamente verticistica, con un potere assoluto che è raccolto in un solo simbolo, senza niente accanto, e che ha sull'umanità questo potere, terrificante perché è soprattutto un potere punitivo. Se tu mi preghi, va bene, ti lascio campare, se tu non mi preghi ti distruggo.

Anche durante la guerra del Golfo, ciascuno pregava il suo particolare Dio, perché chiaramente tutti questi dei che ci sono nel mondo non si possono mai mettere d'accordo, fare un "sindacato" e dire "mo', vediamo un po'". Perché ciascuno deve dichiarare di se stesso che è unico, che è quello vero, e che gli altri sono finti e delinquenti. Qui sta la legittimazione della distruzione di chi non riconosce il vero Dio, che va pregato.

Durante la guerra del Golfo, vedevamo Bush che si precipitava nella chiesa episcopale, la Thatcher in quella anglicana, Saddam Hussein nella moschea, Shamir nella sinagoga: tutti pregavano il loro Dio di cosa? E cos'è questo Dio che si fa pregare? Se egli avesse il potere di far cessare un macello perché non lo fa subito senza farsi pregare? Cos'è questa preghiera? "Ah, se mi preghi abbastanza forse lo faccio, ma poi se non mi va non lo faccio". Mi ricordo le preghiere d'una signora, moglie d'un notabile cattolico democristiano, durante la guerra. Una brava donna, simpatica, che una mattina arriva da me tutta felice e dice "il Signore ha ascoltato le mie preghiere". Perché era stato bombardato un quartiere di Roma quella notte, e la bomba, invece di cadere sulla sua casa era caduta accanto. Poi ho saputo che era caduta su un asilo di bambini alle ore nove del mattino, ammazzando trenta bambini. Questa signora ringraziava il Signore perché aveva fatto la grazia a lei, e non l'aveva fatta cadere sulla sua casa. Questo è il pregare. Pregare è chiedere una grazia per te o per il tuo clan o per i tuoi simili ma certamente non per tutti, perché evidentemente ciò non sarebbe possibile.

Le religioni inoculano questi principi estremamente gravi per i processi d'incivilimento della specie umana e per il suo rapporto con la natura: il fatto che ci sia un potere assoluto, che non si discute, paterno e maschile (le donne non c'entrano), e che in nome di questo potere si abbia il diritto di sacrificare coloro i quali si oppongono. E' la legittimazione del sacrificio umano. Leggendo il Vecchio Testamento si vede ciò. La strage dei Madianiti, Mosè che dice "andate a distruggere i Madianiti che non riconoscono il vero Dio e meritano di essere eliminati dalla faccia della terra". Quelli partono, vanno e ammazzano quasi tutti, poi tornano e dicono "abbiamo risparmiato qualche neonato e qualche vergine perché ci sembrava che in fondo le distruzioni fossero sufficienti", e Mosè dice "no, ritornate, ammazzate fino all'ultimo neonato, fino all'ultima vergine, perché la razza dei Madianiti deve essere eliminata dalla faccia della terra perché non riconosce il vero Dio".

Ero a Marsiglia nel '42, un anno molto buio, pareva proprio che il nazismo con tutti i suoi alleati potesse predominare il mondo; noi dimentichiamo spesso che il nazismo non era una malattia particolare del popolo tedesco, una patologia episodica e strana, ma una conseguenza logica dei principi e dei simboli della civiltà occidentale; infatti Hitler aveva moltissime complicità, pensate che tutti i governi cattolici negli anni '30 erano filonazisti, che il discorso più infiammato di esaltazione del nazismo ("finalmente abbiamo un baluardo che difende il mondo cristiano e occidentale dalla barbarie che viene dall'Est"), fu pronunziato da Pacelli, allora nunzio apostolico a Budapest, quando Hitler, nel Gennaio del '33, andò al potere. Non solo, i cattolici irlandesi, preparavano i punti di sbarco per i nazisti in Inghilterra; ora, la Thatcher non è un granché ma sempre un po' meglio di Hitler.

Tutti i movimenti islamici erano filonazisti, in odio a Francia e Inghilterra che col loro colonialismo efferato avevano creato tali stragi e tali orrori nel Medio Oriente e in altre parti del mondo. La Turchia era filonazista come Stato, ma lo erano anche tutti i movimenti dalla Siria al Marocco, persino i palestinesi.

D'altra parte le grandi potenze colonialiste, tipo Francia e Inghilterra, che si battevano contro il nazismo, e come oggi parlavano di diritti dell'uomo, in realtà lo facevano per difendere degli imperi coloniali ancora vastissimi, e se la prendevano con Hitler soprattutto perché faceva nel cuore dell'europa quello che loro avevano fatto da tre secoli negli altri continenti.

Queste potenze colonialiste che si dichiaravano contro Hitler, in realtà partecipavano degli stessi simboli, degli stessi modelli, degli stessi principi. A Marsiglia incontrai un vecchio ebreo, che veniva dalla Polonia (era molto provato), che mi diceva "i miei correligionari si dimenticano di rileggere -Mein Kampf-, perché vi troverebbero dentro tutto il Vecchio Testamento". Infatti, dal sacrificio d'Isacco, alla strage dei Madianiti, dalla razza eletta al Dio degli Eserciti, c'è praticamente tutto. Sembra che -Mein Kampf- (ora ci sono anche le prove di questo) dato che Hitler non era molto versato nelle lettere, sia stato scritto in collaborazione con un frate cappuccino bavarese.

Allora, dobbiamo andare a fondo in queste cose, conquistare un minimo di coerenza; non possiamo fare abitare nella nostra mente dei principi inconciliabili. Quando vado nelle scuole, spiego ai ragazzi che fare la cresima o la comunione non è una cosa innocente: è una complicità con le stragi degli Indios in Amazzonia. Non è difficile dimostrarlo.

In questo mondo, ormai tutto "effervescente" grazie ai mass media, all'aumento enorme dell'informazione e della comunicazione che c'è,... nel mondo tutto in fermento su quelli che sono stati simboli e modelli indiscussi per tanto tempo, e che adesso vengono messi in discussione, bisogna cercare di conquistare un minimo di coerenza nel nostro modo di pensare e di agire.

Come donna devo dire che c'è un bel po' da fare, perché la complicità dei vari poteri e delle varie culture con un lungo assoggettamento che poi ha avuto nella caccia alle streghe il suo momento più efficiente, non è che sia del tutto cancellata o che sia diventata molto diversa. Basta accendere la televisione per vedere schieramenti di maschi, che decidono delle nostre sorti dal punto di vista militare, politico, economico. Se c'è una donna presente, è sempre stata prescelta dai maschi e non rappresenta certo le donne rimaste nelle case e per le strade, ma solamente l'accettazione d'un modello maschile dato che altro mezzo non c'è per arrivare al potere.

Allora riflettiamo su quella che è stata l'azione di tutte le religioni in questi tre ultimi millenni, perché in realtà questi fenomeni si sono "sistemati", hanno avuto la loro organizzazione, la loro istituzionalizzazione proprio in questo brevissimo lasso di tempo. Il che non vuol dire che non sussistevano altre culture, naturalmente asfittiche e represse: queste hanno assicurato all'umanità quel tanto di progresso che bene o male siamo riusciti a rimediare, e che certo non è dovuto alle oligarchie del potere politico, religioso ed economico, a quelle che sono la parte peggiore della società sia dal punto di vista morale dell'etica della specie, sia dal punto di vista mentale nella cecità di causare infinite distruzioni non necessarie rendendo addirittura difficile la sopravvivenza dell'essere umano su questo pianeta con distruzioni immani di tutti i tipi di vita e con un concetto della natura serva e dell'uomo padrone che ci porta oggi ai disastri a cui assistiamo. Con un sistema economico il quale ci insegna a preferire un mucchio di cartamoneta all'acqua potabile. E purtroppo c'è un solo tipo di economia nel mondo, non ne abbiamo due: l'illusione di credere che i paesi dell'Est fossero un'alternativa o una contrapposizione a quelli dell'Ovest è stata la grande illusione di questo secolo. In realtà il fondo dei simboli e dei modelli cui si richiamavano erano dello stesso tipo, non erano alternativi.

Io compiango particolarmente i ragazzi che vanno nelle scuole di economia e commercio o scelgono Economia all'università, perché ne escono veramente con delle idee molto pericolose, senza nessuna alternativa. A loro non si dice che c'è anche un altro tipo di cultura emergente, per ciò che riguarda l'economia, l'ecologia, la produzione e la distribuzione dei beni; se ne insegna una sola che bene o male finisce per influenzarli malamente: meglio un mucchio di carta moneta, dell'ossigeno o dell'acqua potabile, che non vengono considerati beni perché non sono commerciabili, non rientrano nelle formule matematiche dell'Economia, del tutto astratta, senza nessun rapporto con la vita della gente, con la vita dei corpi, del quotidiano. Con la vita della gente e con tutte le vite con cui viviamo in simbiosi, perché noi non possiamo vivere senza gli alberi, senza l'erba: nessun marchingegno tecnologico può sostituire l'operazione che la clorofilla fa durante la notte. Non possiamo vivere senza acqua potabile: è già diminuita del trenta per cento su questo pianeta. Però di questo non si parla. Si parla soltanto del gioco del denaro, che è un'astrazione, perché questo mucchio di carta moneta da un momento all'altro può diventare carta straccia.

Le religioni dove sono state in tutto questo periodo? Sono servite a corroborare delle situazioni storiche, degli assetti, in cui un'oligarchia s'impone a una maggioranza. Sono state gravemente complici, e addirittura promotrici di tutti i maggiori delitti contro l'umanità.

Dopo tutti questi disastri, fanno un po' d'assistenza; la popolazione indiana è passata da 400 milioni trent'anni fa a 87O milioni, grazie alle propagande delle religioni, sempre contrarie alla contraccezione e all'aborto; Teresa di Calcutta di certo non dice "bisogna cambiare, il regime, bisogna contestare i poteri", no, lei a disastro avvenuto fa un po' di assistenza conquistando un enorme potere che diversamente non avrebbe. Tutte le vicende di questi tre millenni sono sempre legate ad un apporto, una complicità, una giustificazione delle religioni. Non c'è caso di delitto contro l'umanità che non abbia visto questo, altroché carità cristiana.


Ci vuole Papa Montini, considerato che era espressione dell'imprenditoria milanese, pareva più moderno, ma lo sembrava comunque in questo tipo di economia: cos'ha fatto quando nel '71 è sorto il movimento femminista? Ha proclamato Dottore della Chiesa una donna terribile, la cui vita sembra la cartella clinica d'un ospedale psichiatrico: Caterina da Siena. Ora Caterina da Siena viene addirittura proposta da alcuni italiani a Strasburgo come patrona dell'Europa; voi sapete che è già patrona dell'Italia e delle Forze Armate. Sapete quando è stata proclamata patrona delle Forze Armate da Papa Pacelli? Nel '39; nel '39 viene riesumata questa donna orrenda, sanguinaria, guerrafondaia, maniacale nella sua crudeltà, che approvava i roghi... e viene proclamata patrona delle Forze Armate italiane che si avviavano verso l'Albania, la Grecia.

Perciò inutile dire che un Papa è meglio d'un altro: non è questione di persone, non è nemmeno questione di tipo di religione, perché fondamentalmente tutte sostengono certi principi di fondo che comprendono l'accettazione del sacrificio umano. "Qualcuno deve morire di morte violenta per farmi star meglio". Una società comunitaria animistica non conosceva questo principio, non ne aveva bisogno. Il sacrificio umano avviene quando il potere di una minoranza si impone ad una maggioranza.

Il crocefisso è un simbolo del sacrificio umano; è terribile che si cerchi come simbolo di una cultura, ovverosia dicono addirittura di una morale, un orrendo strumento di tortura: questa è un'assuefazione tremenda alla violenza. Vedere un povero diavolo, un chiodo qui, un chiodo là, che "è morto per noi", per riscattarci da cosa? Ma scherziamo? Dobbiamo delegare qualcuno a morire per noi tra torture orrende, per farci star meglio o per riscattarci da qualcosa? Questo è terribile.

La sedia elettrica è stata usata ieri nella Virginia, Stati Uniti, naturalmente per un nero, perché i bianchi che finiscono sulla sedia elettrica sono pochi. Non è bastata la prima scarica, c'è voluta la seconda; poi si dice che abbiamo delegittimato la tortura. La tortura cui viene sottoposto un essere umano per una fine così orrenda, a freddo, con tutto questo cerimoniale spaventoso; oltre alla tortura psico-mentale che soffre in quest'attesa, c'è anche l'orrore del modo di farlo morire. Perché fare questa cerimonia terrificante, carica di atroci sofferenze? Poi diciamo che siamo per la democrazia, per la libertà, che si vanno a fare le guerre in Medio Oriente per ristabilire la civiltà dei popoli! Se al posto del crocifisso nei vari luoghi pubblici ci mettiamo una sedia elettrica (la croce era la sedia elettrica dei romani) abbiamo la dimensione dell'orrore di prescegliere uno strumento di tortura a simbolo di una cultura.

Da cosa deriva questo? Perché e come si giustifica filosoficamente? E' che le classi dominanti debbono anche creare una filosofia in appoggio alle loro azioni, che con la filosofia non hanno niente a che fare: sono eminentemente pratiche di potere.

Si crea allora la filosofia dell'uomo "cattivo": l'essere umano, questo neonato tutto nudo che è il più fragile degli animali, sarebbe già carico di "colpe", ossia avrebbe il peccato originale. E questo è un principio che pervade tutte le religioni come loro giustificazione, sino alla psicanalisi che dice che questo povero neonato come prima pulsione avrebbe la violenza. Ma dove?

Questo tipo di teoria serve a corroborare il principio che, visto che l'essere umano è cattivo di per sé, fragile e portato alle deviazioni e al crimine, ci voglia una bella classe di custodi che crei regole, discipline, chiusure, imposizioni, per impedirgli di diventare un delinquente; perché secondo queste teorie, se lo si lascia alla sua natura, questo chissà cosa combina. Per non parlare della donna, che è quella che secondo tutte le religioni introduce il diavolo nella società. Partire da questi principi giustifica tutti i peggiori delitti, le peggiori imposizioni, i peggiori autoritarismi da parte dei Poteri, che sarebbero i custodi di quest'ordine in nome di qualcosa che, poi, si può inventare come si vuole dato che sta al di là della nostra dimensione. Ancora oggi si insegna questo.

Ma chi custodirà i custodi? Questi che si erigono a custodi dell'ordine, ossia del buon comportamento delle maggioranze, da quale pulpito, da quale principio derivano questa legittimazione?

E siccome esiste il principio dell'assoluta autorità paterna e dell'assoluta obbedienza filiale si risolve tutto.

Di queste cose, che sono già di per sé tragiche e squallide, non parleremmo nemmeno, se appartenessero al passato, se si dicesse che le abbiamo già superate, e giusto qualche erudito andrebbe a vedere cos'è la caccia alle streghe, oppure come sono insorte le religioni nelle società schiavistiche. Ma purtroppo questi sono fenomeni ancora presenti e per questo è indispensabile parlarne; non possiamo farne a meno ma dobbiamo andare fino in fondo alle cose, perché la coerenza richiede questo. Non possiamo fare le cose a metà; facendo la metà il vecchio assetto continua a procedere tranquillamente. Per mettere in difficoltà il vecchio assetto (tutti questi valori, simboli, modelli che abbiamo introiettato dentro di noi per cui nemmeno più ce ne accorgiamo), dovremmo fare l'esame delle nostre complicità. 

EMILIO E JOYCE LUSSU
Quando si fa una guerra perché mandarci i ragazzi? Io ci manderei le persone al di sopra dei quarant'anni, che bene o male qualche complicità con l'assetto l'avranno avuta; altrimenti si tratta veramente del sacrificio d'Isacco, perché i ragazzi per la loro età non sono responsabili delle azioni, degli avvenimenti che si susseguono attraverso i Poteri che le determinano. La società espelle invece dal suo seno una parte di se stessa, i giovani maschi, e li manda al macello affinché il resto della società stia meglio. Questa è stata la logica di tutte le guerre fino alla prima guerra mondiale. Abbiamo mandato a morire seicentomila giovani contadini nell'Alto Adige per prendere un pezzo di terra dove tutti parlavano tedesco e non avevano nessuna voglia di far parte dello Stato italiano. E poi seicentomila morti di Spagnola, perché la guerra porta epidemie. Quando vedete questi cippi nei paesi, con l'elenco degli eroi morti nella prima guerra mondiale, tenete presente che la maggior parte è stata ammazzata degli italiani. Secondo il regolamento, in azione, ossia durante il combattimento, l'ufficiale, che porta un'arma a corta portata, ossia una pistola, quando uno dei soldati invece di andare avanti verso il fuoco nemico, animato da buon senso e voglia di sopravvivere, si gira e va indietro, ha il dovere di sparargli con la pistola. Se poi il poverino usciva dall'altra parte della trincea, trovava lo schieramento dei Carabinieri che immediatamente lo acchiappava e lo fucilava.

E la nostra artiglieria, che non era tanto brava, faceva cadere molto spesso le bombe destinate al nemico sulle nostre truppe. Perciò sono pochi coloro che sono stati ammazzati dagli altri poveri contadini sloveni o austriaci.

Ma adesso siamo arrivati ad un tipo di guerra, a causa degli sviluppi della scienza e della tecnologia, abbastanza atipico.

In una guerra moderna il solo che si trova in condizioni di assoluta sicurezza è il militare; l'abbiamo visto nel Golfo. I seicentocinquantamila uomini inviati da tutto l'Occidente nel deserto, con tutte le comodità: tre docce al giorno nonostante che lì non ci sia acqua, ben nutriti, dietro ai Patriot. Non è morto nessuno se non per incidente.

In Iraq, la sola parte della popolazione sopravvissuta, ben nutrita, è stata la guardia repubblicana di Saddam Hussein, che non ha avuto nessuna perdita; avevano ottimi rifugi, in combattimento c'hanno mandato degli sciiti o dei kurdi. Saddam Hussein ha praticamente vinto la guerra: ha tutto il suo esercito in ordine, gli offrono ottimi contratti per la ricostruzione, continua ad ammazzare i kurdi nel silenzio generale.

Dunque le vittime sono i civili, sicuramente almeno un milione e duecentomila ammazzati durante la guerra del Golfo. Perché tutto sommato ottantamila incursioni di bombardieri qualche guasto lo fanno. Secondo la Convenzione di Ginevra i soldati dei bombardieri sarebbero tutti criminali di guerra, anche il nostro Cocciolone, che assieme agli altri va ad ammazzare degli innocenti e poi torna e viene festeggiato dal presidente della Repubblica. La guerra attuale è un freddo assassinio. Quello che ha creato tutta la retorica sulla guerra, dagli eroi d'Omero... che quanto c'hanno stufato! Non facevano altro che farsi a pezzi, con tutta una serie di frodi e d'inganni, sino a tutti i generali romani e tutti i grandi condottieri dei quali i libri di storia parlano quasi esclusivamente. La retorica si basava sul fatto che rischiavano la pelle; che bel coraggio. La giustificazione di tutta la retorica era il coraggio. Ma adesso è assassinio a freddo. Non si rischia proprio niente dall'alto di un bombardiere.

E coloro che vi stanno spesso sono affetti da turbe psichiche, come quelli reduci dal Vietnam o quelli che hanno buttato le bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaky (per le quali non vedo differenza con un campo di sterminio nazista).

La guerra lascia uno strascico di turbe mentali e di fortissime turbe morali. Non si può giustificare moralmente questo assassinio a freddo che è la guerra di oggi e rimettersi in pace con la propria coscienza. Di fronte a tutti questi problemi, troviamo sempre le varie Chiese che benedicono i gagliardetti, che vanno a benedire i combattenti, che dicono che bisogna vincere; oppure ogni tanto dicono che la guerra è una cosa brutta che non andrebbe fatta ma non gli costa niente dirlo, non pagano per questo. Ed è giunto il momento di dare sulle religioni una valutazione dal punto di vista politico e storico, non metafisico, perché io non so cosa sia la "metafisica". E attraverso i "dogmi" nessuno porta alla mia mente un concetto di cui si possa discutere, che si possa spiegare. Oggi noi ci troviamo in una situazione che richiede veramente la nostra presenza e la nostra coerenza, oggi i problemi del mondo, gravemente disastrato, non possono risolversi per delega.

Oggi la gente è in preda alla confusione mentale, concilia l'inconciliabile, ed è quindi manipolabile. Il Potere sapientemente crea queste confusioni mentali e con grande larghezza permette che convivano nella testa della gente delle cose assolutamente contraddittorie, poi, giocando su questa contraddizione, manipola. (...)Ma per andare verso un minimo di civiltà e di coscienza morale dobbiamo superare certi simboli che legittimano l'assoluta autorità paterna (contro le donne) ed il sacrificio umano.



(1) Joyce Lussu riprende l'introduzione di D. Romito, del Circolo N. Papini, che faceva notare la svolta integralista in cui è incorsa la Chiesa Cattolica con questo Papa.

Nota: La pubblicazione su BellaSardegna.it del materiale "Guerra agli infedeli" di Joyce Lussu è stato resa possibile grazie alla gentile collaborazione del Circolo Culturale Napoleone Papini .                            
(il loro sito è http://www.anticlericale.it).

Nota: La pubblicazione su BellaSardegna.it del materiale "Guerra agli infedeli" di Joyce Lussu è stato resa possibile grazie alla gentile collaborazione del Circolo Culturale Napoleone Papini .

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