domenica 28 dicembre 2014

IDA MAGLI: "L'Europa è un continente inventato, è il trionfo della massoneria"

IDA MAGLI: "L'Europa è un continente inventato, è il trionfo della massoneria"


Nel 2015 compirà 90 anni, gli ultimi 20 passati ad attaccare l’idea e la realizzazione dell’Europa unita. Lei è Ida Magli, la celebre antropologa che 17 anni fa, con il saggio Contro L’Europa, suscitò parecchio scalpore. Ora torna a ribadire le sue accuse in una lunga intervista concessa ad Italia Oggi.

C’è chi considera la Magli una Cassandra, chi invece – per mutuare un termine renziano – una sorta di gufo. Di sicuro, lei, le idee le ha chiare, scrive libero. Tempo fa la Magli chiedeva a gran voce lo stop all’unificazione, ma “oggi – spiega – è difficile. A causa dell’ignoranza tecnica dei politici che, mi creda, è brutale”. Secondo l’antropologa, infatti, “c’è un’indifferenza a qualsiasi fatto che possa far ripensare a quello che hanno progettato. Sento citare di nuovo Romano Prodi”, ossia “il responsabile del nostro ingresso nella moneta unica“. E oggi, continua, “con l’euro siamo tutti più poveri”.

Progetti sbagliati – La Magli, prima ancora che contro la moneta unica, puntava il dito contro il concetto di Europa unita “perché era un progetto sbagliato. L’Europa è giunta a essere quella che è per la storia delle varie nazioni che la compongono”. E ancora: “Il punto è che non esiste un’idea di Europa. Guardi, ho fatto tante ricerche ma non ho mai trovato il delinearsi di un popolo europeo“. L’unificazione, insomma, è stata un errore poiché “non era possibile farla se non perdendo tutte le ricchezze europee”. La Magli prosegue: “Si pensa di poter fare l’unità così. Così come si è pensato di fare lo stesso con la moneta unica, dimenticando che la moneta è lo strumento di un popolo e non la si può imporre fuori dall’economia dei singoli Stati“.

Massoneria – La Magli, quindi, nell’intervista ritorna su uno dei concetti che più le stanno a cuore, ossia l’idea che l’Europa unita altro non si che un progetto massonico. “Certo – rincara – e ora c’è un libro di un massone, Gioele Magaldi, che lo conferma. L’ho letto e riletto”. L’antropologa spiega: “La tesi è la seguente: la massoneria ha vinto, tutti i suoi progetti sono stati realizzati, ora esca allo scoperto e lavori con trasparenza“. Una  massoneria che per la Magli passa da Romano Prodi e fino ad arrivare a Matteo Renzi e alle sue riforme, imposte dall’Europa e che si rivelano un male per l’Italia: “Le faccio un esempio, tratto dalla Legge di stabilità: la depenalizzazione di alcuni reati”. Per la Magli “si vuole l’imbarbarimento degli italiani, dei belgi, degli inglesi”.

Pagelle ai politici – Nell’ultima parte della lunga intervista, dopo l’esplicita stroncatura del premier Renzi, l’antropologa anti-Europa unita dà le pagelle ai politici dell’Italia di oggi. Si parte da Silvio Berlusconi, che “vuole salvare se stesso e s’è messo a praticare le larghe intese, che sono la fine della democrazia”.

Quindi Beppe Grillo: “All’inizio ci contavo, e invece… Invece si barcamenta pure lui: oggi dice una cosa, domani un’altra. Ecco su di lui mi sono sbagliata”. E Matteo Salvini? “Forse ha delle idee, forse. Ma ha anche una presunzione tale che realizzarle sarà difficile”. Del tipo? “La conquista del Sud, l’uscita dall’euro. E poi di Salvini ho avuto la misura quando si è messo a nudo…”.


L'Europa è un continente inventato
Non si possono infatti shakerare i paesi che la compongono


di Goffredo Pistelli 

Secondo alcuni un moderna Cassandra, secondo altri una visionaria capace solo di invettiva, certo il pensiero di questa studiosa che compirà 90 anni l'anno prossimo, non può certo essere ignorato, anche perché Magli continua ad approfondirlo.

Con la passione che si sente dalla voce squillante con cui risponde al telefono, dalla sua casa romana.

Domanda. Professoressa, sull'Europa qualcuno si sta ricordando dei suoi appelli accorati a fermare l'unificazione.

Risposta. Oggi è difficile. A causa dell'ignoranza tecnica dei politici che, mi creda, è brutale.

D. In che senso?

R. C'è un'indifferenza a qualsiasi fatto che possa far ripensare a quello che hanno progettato. Sento citare di nuovo Romano Prodi...

D. Come candidato alla presidenza della Repubblica...

R. Il responsabile del nostro ingresso nella moneta unica.

D. L'altro giorno Edward Luttwak, che abbiamo intervistato, ci ha detto: «Prodi dovrebbe ammettere d'aver sbagliato sull'euro».

R. Ah, questi se ne infischiano di quello che accade in conseguenza delle loro decisioni. Non vogliono ripensare a niente. E oggi, con l'euro, siamo tutti più poveri. Ci arrabattiamo.

D. Lei però, prima ancora che con la moneta unica, ce l'aveva col concetto stesso di Europa unita.

R. Certo, perché era un progetto sbagliato. L'Europa è giunta a essere quella che è per la storia delle varie nazioni che la compongono, che è storia di civiltà, di arte, di lingua. C'è un itinerario di identità dei singoli popoli e non si può sommare l'Italia con la Francia, l'Inghilterra con il Belgio. Ogni popolo la propria letteratura, la propria arte, la propria lingua. E che facciamo? Buttiamo Goethe?

D. Non sia mai...

R. Ah ecco. Perché Goethe non è europeo, è tedesco! Scrive in tedesco!

D. Qual è il punto, professoressa?

R. Il punto è che non esisteva un'idea di Europa. Guardi, ho fatto tante ricerche ma non ho mai trovato il delinearsi di un popolo europeo. Fin dalle origini. Nemmeno nell'Impero romano che era lo stesso a Parigi, a Londra, a Francoforte come a Roma, c'era questa idea. Semmai, appunto, potrebbe essere l'Italia a rivendicare qualcosa in questo senso. È che siamo governati da gente che ci disprezza e che è veramente fuori dalla storia.

D. E dunque unificare è stato un errore...

R. Per questo motivo non era possibile farlo se non perdendo tutte le ricchezze europee. Quale lingua parleremo negli Stati uniti d'Europa? Nella testa dei politici sarà l'inglese, cioè l'americano. E allora perderemo la ricchezza delle letterature nelle varie lingue del Vecchio continente, da Voltaire a Cervantes, da Kafka a Pirandello.

D. Una lingua, un popolo...

R. Si pensa di poter fare l'unità così. Così come si è pensato di fare lo stesso con la moneta unica, dimenticando che la moneta è lo strumento di un popolo e non la si può imporre fuori dall'economia dei singoli Stati. Lo dicevo da antropologa ma l'hanno detto anche molti economisti.

D. L'obiezione è che questo processo lo hanno fatto gli Americani, certo con meno storia sulle spalle...

R. Gli Americani non avevano storia letteralmente, erano tutti immigrati e gli indigeni sono stati annientati quasi subito. Annientati con la violenza di chi conquista. E poi avevano un territorio immenso.

D. Lei ha spesso detto che quello dell'unificazione è un progetto massonico.

R. Certo, e ora c'è un libro di un massone, Gioele Magaldi, che lo conferma (Massoni, società a responsabilità illimitata, Chiarelettere). L'ho letto e riletto.

D. Un libro paradossale, dicono....

R. A volte. Ma è anche un'operazione intrigante. La tesi è la seguente: la massoniera ha vinto, tutti i suoi progetti sono stati realizzati, ora esca allo scoperto e lavori con trasparenza.

D. Secondo quel libro tutti sarebbero massoni...

R. Certo fa dei nomi: Romano Prodi, Enrico Letta, Mario Monti.

D. Che non hanno neppure sentito il bisogno di replicare, tanto pare paradossale la tesi. È il solito pensiero che lega le conferenze del Bilderberg alle logge...

R. Lei dice? Si saranno messi d'accordo per non reagire in alcun modo. Comunque, prescindendo da questo, noto che Prodi torna in un momento in cui lo si dava per politicamente finito. E Matteo Renzi è al servizio della Commissione. Le sue riforme, come ammette Pier Carlo Padoan, sono dettate dai commissari.

D. In che cosa, queste riforme «europee» sarebbero un male?

R. Le faccio un esempio, tratto dalla Legge di stabilità: la depenalizzazione di alcuni reati.

D. Professoressa, si tratta di sanzionarli in altro modo, ché penalmente aveva poco senso, se non quello di ingolfare i tribunali...

R. Ma, vede, il reato di omissione di soccorso in Congo non c'è. La coscienza individuale sta anche in un codice. Avere valori significa avere un codice. Depenalizzare i piccoli furti che opprimono le persone (ipotesi che il Guardasigilli nega, ndr), rubare la borsetta dove ci sono gli affetti più cari sarebbe un limpida conquista? Se la giustizia è intasata che si aumenti il numero dei magistrati. Depenalizzare, amnistiare non è una giustificazione delle civiltà ma mancanza dello Stato. Si vuole l'imbarbarimento degli Italiani, dei Belgi, degli Inglesi.

D. Perché?

R. Per avvincinarsi alla sensibilità degli immigrati. Si vuole un'omogeneizzazione verso il basso, visto che verso l'alto è impossibile. Si vuole avvicinare tutti a chi è meno civile.

D. Qui si arriva a un altro pezzo della sua critica all'Europa è il multiculturalismo. E lei da sempre mette in guardia contro i pericoli dell'immigrazione. Dà la colpa al Trattato di Schengen

R. C'è un enorme flusso di immigrazione che prima non c'era. È un fatto.

D. Anche chi crede alla necessità di una forte regolazione, fa un'obiezione umanitaria: non si può lasciare che la gente muoia in mare.

R. È io le obietto che uno Stato non ha l'obbligo di essere umanitario. Deve difendere i cittadini, il territorio, l'indipendenza.

D. Che cosa avremmo dovuto fare, come Italiani?

R. Far vedere qual era il confine e schierare le navi militari: gli scafisti sarebbero stati dissuasi. E con tutti i soldi risparmiati, fare in Africa, sopratutto nel Nord, campagna di informazione.

D. Come fanno gli Australiani, che persino sui loro siti governativi scrivono: «Non partite»?

R. Certo. Così non abbiamo avuto compassione per noi stessi e nemmeno per loro. Se avessimo fatto così sarebbe morta la centesima parte di quelli che sono annegati. Siamo un po' come le suore missionarie che, nell'Ottocento, curavano la lebbra in Africa non sapendo niente di quella malattia. E morivano di lebbra. Non si può essere umanitari senza ragionare.

D. Uno sguardo pessimista...

R. Sono convinta che gli Italiani siano all'ultima fase. Perché nessuno li difende.

D. In politica certi suoi giudizi si trovano nelle posizioni del M5s e della Lega e qualcosa in Forza Italia.

R. Non mi interessano molto i partiti quanto le persone.

D. Ecco, parliamo delle persone...

R. Beh, Silvio Berlusconi vuol salvare se stesso e s'è messo a praticare le larghe intese, che sono la fine della democrazia. Ha portato alla fine del suo partito, benché all'interno di Forza Italia ci fosse chi lo metteva sull'avviso.

D. Passiamo a Beppe Grillo...

R. All'inizio ci contavo e invece...

D. Invece?

R. Invece si barcamena pure lui: oggi dice una cosa, domani un'altra. Ecco su di lui mi sono sbagliata...

D. Lei non fa come i politici, ammette gli errori. E Grillo quali sbagli ha commesso?

R. La selezioni fatta sul web. Errore clamoroso, mettendo insieme gente che non sa quello che fa, trapiantati dal nulla si trovano serviti e riveriti, con stipendi incredibili.

D. E Matteo Salvini?

R. Forse ha delle idee, forse. Ma ha anche una presunzione tale che ralizzarle sarà difficile...

D. Del tipo?

R. Lo conquista del Sud, l'uscita dall'euro. E poi di Salvini ho avuto la misura quando si è emsso a nudo...

D. Su Oggi?

R. Una cosa strumentale e stupida, per adeguarsi alla moda, per catturare la simpatia dei gay.

D. Capisco che in politica lei non veda appigli...

R. Ma qui non si sono fatte le elezioni e, come ha dimostrato la Consulta, sono tutti illegittimi, compreso Giorgio Napolitano, che è stato eletto da quel Parlamento. E invece di preoccuparsi di legittimare, hanno tutti approfittato dello sgangheramento delle democrazia per cambiare la Costituzione a quattro mani.

D. Intuisco anche che la riforma del Senato e del Titolo V non la entusiasmi...

R. È fatta da un governo ignorante, nel senso che nessuno dei ministri di Renzi ha una competenze specifica per quello che è chiamato a fare.

D. Beh, sono ministri politici. Accadeva anche nel passato

R. Sì ma al bilancio ha messo Padoan, non una bella donna. Però vorrei ricordarle che i politici di una volta venivano fuori dalle scuole della Dc e del Pci, facevano anni di commissioni interne e di governi ombra. Ora abbiamo un ministro della Sanità, Beatrice Lorenzin, che non è laureata: è umiliante per medici, ricercatori, biologi.

D. Insomma Renzi non le piace aldilà del suo europeismo...

R. È una persona furba, non intelligente. Che butta lì ogni tanto delle battute, un po' sbruffone. E dicono che è il suo stile. Ma nessun capo di Stato fa cose simili.

D. Oddio, Berlusconi non è che fosse propriamente protocollare. Renzi però ha avuto toni verso la Commissione che nessuno aveva mai osato..

R. Per stare nel mondo di Bruxelles devi essere stupido, nel senso di essere obbediente alla lettera. Il progetto europeo punta a tenere al guinzaglio la Germania e quei Paesi che sono il serbatoio della civiltà. Anche Renzi finge di essere indipendente.

D. Professoressa, ma alla fine anche lei si allinea alla teoria del complotto, non le pare?

R. Macché complotto! È tutto alla luce del sole. Non ho la palla di vetro, mi limito a leggere i giornali. Si trova tutto là sopra.

giovedì 25 dicembre 2014

BONA PASCHIXEDHA DE NADALE A TOTUS IS POPULOS CHENE PATRIA LIBERAT! A SII LIBERAI CHITZI!

BONA PASCHIXEDHA DE NADALE A TOTUS  IS POPULOS CHENE PATRIA LIBERAT! A SII LIBERAI CHITZI!

BUON NATALE E A TUTTI I POPOLI SENZA PATRIA LIBERA, AUSPICHIAMO CHE FACCIATE PRESTO A GIUNGERE ALLA LIBERTA'!

Sa Defenza si fait is augurius de bona Paschixedha, de Nadale e annu nou, a totus is amigus et amigas  e is populus chi di depint liberai de sa tzerachia.

Su 21 de mes'idas 2014 semus stetius, impari a una bardana de omines e feminas liberas in su nuraghe de Santa Brabara a Bidhanoa Truschedhu, et eus bistu nasci su deus antigu de is nostus etzus nuragicus, su Toru de luxi YHWH, chi nascit  anintru de su nuraghe. 
proiezione della luce nella parete di fronte ad una finestrella,  posta sopra l'ingresso, a est all'interno del nuraghe del complesso nuragico di Santa Barbara a Villanova Truscheddu il 21.12.2014

Custu po si donai sa bona paschixedha e po arrecramai sa libertat de sa Sardinya e sa terra nosta!

A SINDI SCIDAI, POPULU SARDU!!

martedì 23 dicembre 2014

"La sovranità territoriale è l'unica legittimità possibile di un ordine politico democratico”. Jacques Sapir

"La sovranità territoriale è l'unica legittimità possibile di un ordine politico democratico”. Jacques Sapir








"Il rispetto delle regole democratiche può avvenire solo in uno spazio sovrano delimitato da frontiere".

Nel suo ultimo articolo sul suo blog, l'economista francese Jacques Sapir torna ad affrontare il tema della sovranità popolare, che definisce come “fondatrice della legittimità di un ordine politico democratico”. Istituisce, secondo Sapir, infatti l'equilibrio necessario tra il potere del governare e quello di controllare, potere che, in altri termini, non si riduce alla Potestas ma che include l’Auctoritas e la responsabilità degli atti che vengono presi.

Bisogna tenere conto di quest'equilibrio quando si analizzano i limiti che si sviluppano e le possibilità di devolvere sovranità a enti sovranazionali. La nozione di ordine spontaneo è stato introdotto da Hayek, che opponeva la società decentralizzata ai diversi tentativi di centralizzazione che si sono avuti negli anni '20 e '30 del Ventesimo secolo. Da questo punto di vista, l'ordine spontaneo immaginato da Hayek non è solo l'insieme delle istituzioni incaricate di far funzionare bene i mercati, ma è anche l'ideologia prodotta per una società individualista e che tende a rafforzare questo individualismo. La contraddizione tra quest'ideologia e le istituzioni necessarie per il buon funzionamento dei mercati causa nella realtà una disintegrazione del meccanismo pensato da Hayek e la sua sostituzione da parte di un potere autoritario che non ha, al contrario, nulla di spontaneo.

Al contrario, prosegue nella sua analisi Sapir, l'ordine democratico presuppone il riconoscimento della natura politica di tutta la società e cerca quindi di organizzare il funzionamento di quest'ultima al fine che tutti possano parteciparvi senza voler pregiudicare il suo risultato finale. Per questo, prosegue Sapir, la nozione di ordine democratico si oppone tanto all'ordine-mercato che all'ordine spontaneo di Hayek, ed è una risposta al fatto che il coordinamento delle decisioni decentralizzate implica che degli agenti che partono da una posizione diversa siano messi in una posizione formale di uguaglianza. Ed implica il fatto che il popolo sia identificato attraverso la determinazione di uno spazio di sovranità. Questa è la ragione per cui l'ordine democratico implica necessariamente delle frontiere (chi è responsabile di cosa), ma anche una concezione dell'appartenenza che sia territoriale (il diritto nasce dal territorio). L'assenza di frontiere, l'indeterminatezza della comunità di riferimento eliminano il controllo della responsabilità.

Si può ritenere che negare le frontiere sia un atto di generosità. A portare avanti questa tesi si ritrovano i difensori più accaniti della globalizzazione, ma anche i loro oppositori più feroci, che considerano l'idea delle frontiere odiosa a priori. Per i primi, invece, l'esistenza delle frontiere e quindi legislazioni differenti a livello di diritti delle dogane e altri vincoli costituisce un tentativo insopportabile di limitare la “libertà del commercio”. La forma mercato, una forma di internazionalismo che nega la possibilità che l'uomo esista al di fuori una visione sbagliata di internazionalismo è però altro che sostengono che la natura umana esiste al di fuori di qualsiasi rapporto con una organizzazione sociale.
Accettare dunque che la dimensione sociale sia primordiale ci fa capire che negare le frontiere porta a negare ciò che rende possibile la democrazia, vale a dire uno spazio politico dove si possa verificare il controllo e la responsabilità. Quest'ultima, in effetti, non si può permettere, come scrive Jurgen Habermas, di essere semplicemente deliberativa. Ricordiamo che quest'ultimo aspetto deve essere governato da norme d'uguaglianza e simmetria, senza limiti per l'ordine del giorno o l'identità dei partecipanti.

Queste regole deliberative sono senza dubbio necessarie, ma insufficienti. In primo luogo per avere una deliberazione ci deve essere un luogo la possibilità di mezzi d'azione da parte dei cittadini. Discutere di qualcosa su cui non si possa interferire non ha alcun senso da un punto di vista democratico. Pensare poi che la fase deliberativa possa essere fatta in un quadro interamente omogeneo è possible solo nell'ipotesi di un individuo onnisciente capace di calcolare tutto all'istante. E' l’homo economicus della teoria neoclassica e per questo la posizione di Habermas non è compatibile con l'approccio realista che vuole portare avanti il filosofo tedesco. La democrazia deliberativa proposta da Habermas contiene in sé il rischio di una dissoluzione all'infinito del costituente del potere e dunque il rischio di un'irresponsabilità generalizzata.


Non si può sfuggire, prosegue Sapir, dalla questione della definizione precisa dei partecipanti alla fase deliberativa. La questione dell'appartenenza, chi è dentro e chi è fuori, è inevitabile. Questa questione è in realtà costituiva dalla democrazia. Non è regolata la fase di delibera democratica se possono entrare e uscire dalla comunità politica degli individui che con il loro movimento d'ingresso e d'uscita possono falsare il gioco della democrazia. A questo riguardo, è sempre sorprendente che coloro che si professano per la soppressione delle frontiere siano gli stessi che difendano ferocemente le frontiere delle loro organizzazioni. La democrazia interna delle organizzazioni esige una definizione relativamente precisa di chi è dentro e chi è fuori. Allo stesso modo, la democrazia esige che si sappia che chi prende le decisioni, perché si possa determinare chi dovrà portare la responsabilità di queste decisioni. E' perché l'esistenza delle frontiere tra le comunità politiche sia indispensabile. Altrimenti si genera un'indeterminazione generale, una dissoluzione del principio di responsabilità. E' su questo che si fonda il diritto territoriale come principio funzionale della democrazia. L'appartenenza, conclude Sapir, deve essere territoriale, e non legato ad una caratteristica dell'essere o ad un origine degli individui (colore della pelle, religione, sesso…).


lunedì 22 dicembre 2014

Atomic false flag ukraine 550 , Kiev prepara un (altro) false flag. Atomico?

Kiev prepara un (altro) false flag. Atomico? 


Nota di Rischio Calcolato: Questo post è tratto dalla rivista on-line EffediEffe sito di informazione a cui consigliamo caldamente un abbonamento (50€ spesi benissimo).

Atomic false flag ukraine 550 Kiev prepara un (altro) false flag. Atomico? 


Lo sostiene Mikhail Delyagin, consigliere di Stato e direttore dell’Istituto russo per i Problemi della Globalizzazione, in un’intervista alla radio Komsomolskaya Pravda.


«Abbiamo delle informazioni su questo», asserisce. «La prima informazione viene da Kharkov. Non ero incline a prenderla sul serio perché in Ucraina oggi c’è un fenomeno di psicosi di massa e una tempesta di voci. Ma una conferma è avvenuta in modo diretto. Spero vivamente che si tratti di propaganda. L’informazione è che l’esercito ucraino sta per lanciare un’offensiva (1): ma non ne ha le capacità e la demoralizzazione è mostruosa. Tuttavia pretendono di passare all’attacco. Preparano un bombardamento d’artiglieria massiccio. Dopo questo, un’arma nucleare tattica esploderà nella zona dell’offensiva dell’esercito ucraino. Tutto il mondo condannerà l’uso di armi atomiche perpetrato dagli orribili russi. Siccome le discussioni sulla ri-orientazione della nostra dottrina militare girano attorno a questo punto, e l’intelligentsia liberale sta già gridando su questo, una tale accusa sarà molto, estremamente difficile da smentire. Anche se le nostre forze armate non sono in grado di fare questo nemmeno teoricamente, ma ciò sembrerebbe del tutto plausibile agli americani, perché nella storia i lanci di armi atomiche li hanno fatti loro. Usare una bomba nucleare per la terza volta non sarebbe per loro un problema».

Il punto , sottolinea Delyagyn, è che noi russi non siamo riusciti a contrastare la falsa accusa, strillata dai media occidentali e dai loro politici e Governi, che «il Boeing della Malaysia è stato abbattuto dalle bestie russe», e sarà difficile provare che i barbari russi hanno lanciato un’arma atomica contro l’armata ucraina indifesa.

Non gli si può dar torto. Anche se le forze occidentaliste hanno da mesi messo la sordina su quel criminale false flag che ha portato all’assassinio dei 289 passeggeri innocenti, in quanto è impossibile ormai nascondere del tutto le losche manovre (per cui ad esempio la Malaysia, lo Stato interessato e vittima, è stato tenuto fuori dalla ‘commissione d’indagine’ tecnica – formata esclusivamente da Olanda, Belgio, Australia e… Ucraina, un fatto senza precedenti né giustificazioni in caso di sciagura aerea), ma la versione ufficiale che regge ancora è questa: sono stati i russi, o i ribelli abbattere il MH17. Eurodeputati britannici sono giunti al punto da chiedere a Mosca «non solo le scuse, ma l’indennizzo alle famiglie delle vittime», senza essere seppelliti dello sprezzo. «Continuano a proclamare che il responsabile diretto del Boeing malaysiano è personalmente Putin», dice Delyagin: «Figuratevi quando le tv mostreranno le immagini dei bambini ucraini bruciati dalle radiazioni. Nessun uomo politico europeo avrà il coraggio di dire: d’accordo, è accaduto qualcosa di molto grave, ma noi continuiamo comprare il gas russo perché è conveniente. Tutte le relazioni commerciali saranno vietate. Anche la tv Russia Today [che dà il punto di vista di Mosca, ndr] sarà oscurata in Occidente».

Del resto, secondo le informazioni di Delyagin, è proprio l’Estonia al centro di oscure manovre nucleari.

«Abbiamo rapporti sul grande porto estone di Padiski, che è attualmente un grande deposito di rifiuti radioattivi per tutta l’Estonia ed altri Stati: vecchio materiale medico, per radiografie eccetera. Ed ecco, la NATO fa accostare a questo porto un cargo radioattivo, ma non si tratta di materiali esauriti destinati alla discarica. I rifiuti radioattivi sono solo usati come copertura.

E ci sono altre storie strane: per esempio, esperti di compagnie militari private sono arrivati all’inizio del conflitto. Uno di questi esperti (il suo nome ci è noto) è stato messo in isolamento a causa delle radiazioni, e ne sarebbe morto. Ci sono altri giochi strani…».

Ma gli USA hanno già vinto, rovinando la Russia e strappandone le relazioni con l’Europa, che era il loro scopo primario. («La UE può essere una grande potenza indipendente dagli USA solo in cooperazione con la Russia. Adesso è sparita come attore mondiale», dice Delyagin). Perché avrebbero bisogno di un simile false flag atomico? Perché stravincere con tale mostruosità?

La risposta è contenuta nella valutazione di Delyagin: i Governi europei continuano a cercare di riannodare le relazioni commerciali con Mosca, un po’ sottobando; ci perdono troppo nello strappo definitivo, non vogliono lo shale gas americano – una fonte incerta e costosa – e preferiscono il gas russo, sicuro e stabile. Le opinioni pubbliche europee inoltre hanno simpatia per Putin. Una bomba atomica da cui accusare Putin romperebbe queste relazioni sottobanco, e la simpatia per Putin. Dopo la Bomba, «nessun uomo politico europeo avrà il coraggio di dire: d’accordo, è accaduto qualcosa di molto grave, ma noi continuiamo comprare il gas russo perché è conveniente».

«Sarà un crimine assoluto, e non ci sarà alcuna prova», dice Delyagin «Qui non si tratta di un Boeing della Malaysia con tutti attorno ai resti a fare foto. Lo sappiamo che dei rappresentanti occidentali che si fanno passare per giornalisti russi sono dentro Donetsk assediata e cercano le prove del coinvolgimento della Russia; dei super-prfessionisti e nello stesso tempo gente debole… non hanno alcuna prudenza, non sanno cosa esattamente cercare. Sono rimasti lì per mesi e non hanno trovato niente. Ma questo niente non è una prova per loro, né per alcuno in Occidente. Dicono: non abbiamo visto, ma sappiamo che sul terrenoci sono soldati russi».

È la versione ufficiale a cui tutti in Occidente credono. Nel caso di un’esplosione atomica, meglio che attorno al Boeing dove tutti scattavano foto: «Qui non ci sarà niente da fotografare», perché nessuno entrerà nell’area contaminata. Il mito della aggressione russa all’Ucraina si appoggerà su un’esplosione nucleare, ed allora «sarà impossibile difendersi» di fronte alle opinioni pubbliche mondiali manipolate.

Se ritenete questo un sospetto eccessivo, vi invito a considerare il gran numero di false flag che vengono quasi continuamente creati onde pasturare le oche dei media e far risuonare le grancasse della informazione-spettacolo. Quando si tratta di allarmare le masse torpide sul pericolo islamico, sul terrorismo jihadista che ci minaccia nelle nostre strade e nei caffè – come è accaduto nella lontanissima Sidney – è il caso di farsi qualche domanda sulla scenografia preparatoria di queste tragedie, e sui caratteri anomali di questi «terroristi».

Nella città australiana, il giorno prima del tragico evento, il teatro dell’Opera di Sidney – che sorge a qualche centinaio di metri dal caffé Lindt – viene evacuato a causa di un a borsa «sospetta»: l’intervento degli agenti, dice chi l’ha visto, sembrava un’esercitazione di quel che sarebbe avvenuto il lunedì seguente. Ed ha creato il clima collettivo giusto, del resto già creato da settembre, quando il Governo ha alzato il «livello di allarme», senza specificare perché. Il lunedì seguente un uomo armato prende 44 ostaggi nel caffé Lindt: occasione eccezionale di gran di spiegamento di forze speciali come da esercitazione precedente, di urlate «breaking news» su tutti i grandi network, e con la pacchia con le tv di tutto il mondo piazzate per ore ed ore davanti al Lindt a far vedere dalle finestre gli ostaggi, il terrorista in bandana jihadista, la bandiera nera che sembra proprio quella dell’ISIS o Daech tenuta davanti alla vetrina.

Il Daechi in Australia! Ma come osare essere scettici? La tv l’ha mostrato! In diretta! Per sedici ore!

In quelle sedici ore, il Primo Ministro australiano Tony Abbott (quello che ha cercato di umiliare Putina Brisbane) ha tenuto non uno ma due messaggi alla nazione. Centinaia di polizotti, fra cui quel corpo pesantemente armato di assalto tattico che avrete visto, hanno invaso il centro di Sideny.

«Edifici che si trovano a chilometri di distanza dalla scena della presa d’ostaggi sono stati evacuati, i mezzi di trasporto pubblici sono stati dirottati, le pattuglie di polizia sono state rafforzate non solo a Sidney ma a Canberra e in altre città… Nessuna spiegazione coerente è stata data per la decisione di prendere d’assalto il caffé all’alba, ciò che ha portato alla morte dello squilibrato e di due ostaggi innocenti», ha scritto il giornalista Peter Symonds. Insomma Abbott è riuscito a trasformare un evento grave sì, ma localizzato, in una cirisi nazionale di prima grandezza, per giustificare una politica estera interventista in Medio Oriente, come richiesto dalla Casa Bianca.


Man Haron Monis
Così, alle torpide masse non interessa molto sapere chi è il terrorista: tale Man Haron Monis (conosciuto anche con un altro nome, Monteghi Borujerdi), rifugiato iraniano (molto utile, anche se lui dice di essere non più sciita ma sunnita), che si pretende ayatollah (nientemeno), vestito da clerico musulmano, 49 anni, già condannato più volte dai tribunali australiani, fra l’altro per aggressione sessuale e sospettato dell’ omicidio di una ex-moglie. Aveva l’obbligo di 300 ore di lavori socialmente utili, era in libertà vigilata e avrebbe dovuto ricomparire davanti ai giudici a febbraio.



«Vi avevamo avvertito che uomo era», hanno subito reso noto a Teheran le autorità iraniane. Il vice-ministro degli Esteri Ebrahim Rahimpour ha detto: «Abbiamo comunicato al Governo australiano i precedenti penali di cui questo personaggio s’era macchiato in Iran, abbiamo consigliato di controllarlo da presso, ma loro non hanno fatto nulla». Anzi, nonostante una richiesta di estradizione (Man è scappato dall’Iran perseguito per frode, lasciando moglie e due figli), hanno dato asilo a Man come «rifugiato politico», e poi addirittura la cittadinanza: una larghezza assolutamente insolita per le Autorità australiane, notoriamente molto strette nei permessi d’immigrazione, all’immigrazione, specialmente d a certi paesi.

Le autorità australiane hanno ammesso che Moni era ben noto a loro, e ai servizi di spionaggio (ASIO), perché anche lì aveva commesso parecchi reati anche gravi. Ma non era nella lista dei sospetti di terrorismo. Anche se un mese prima dell’irruzione nel caffé Lindt, aveva postato un messaggio in arabo sul suo sito web, in cui giurava fedeltà a «al Califfo dei Musulmani», probabilmente intendendo il capo dell’ISIS… nonostante questo, lo hanno continuato a lasciare a piede libero. Fino a che si è fatto ammazzare come avviene a tanti assassini solitari, dall’irruzione dei corpi speciali.

Che cosa voleva, esattamente? Nulla. Nelle ore in cui ha tenuto sotto il mitra gli ostaggi, Moni non ha avanzato alcuna richiesta: lo animava solo la notoria volontà dei terroristi jihadisti di fare del male a degli innocenti (come Putin ai passeggeri del volo Malaysia), per ragioni insensate o infantili. Sembra che il suo solo scopo fosse di esibire la bandiera nera del Profeta dalla vetrina, in favore di telecamere. «Era un mattoide», hanno detto le autorità, giustificando così perché non lo tenevano sotto controllo: l’hanno sottovalutato.

Già, un mattoide che la giustizia australiana voleva interrogare sull’omicidio di tale « Noleen Hayson Pal, 30 anni, accoltellata 18 volte e data a fuoco nella periferia occidentale di Sydney nel mese di aprile» del 2013: l’ex moglie, a quanto pare. Uno che anche la stampa australiana conosceva bene, perché spesso lo intervistava come esempio di ‘ayatollah’ (sic) ma liberale e ostile al regime di Teheran, e poi di sunnita islamista, però moderno e di larghe vedute...

Certi mattoidi sono molto utili. Gente psichicamente instabile, altamente influenzabile dagli «stati d’animo collettivi» (états d’esprit, diceva Guénon ) che accorte Centrali – e i media loro coadiutori – sanno ben diffondere. Gente che al momento buono viene indotta a passare all’azione.

Come quel giovinotto, ricordate?, che ad Ottawa, l’ottobre scorso, ha ammazzato due persone e fatto irruzione nell’edificio del Parlamento, sicché ha dovuto per forza essere ucciso (mai che li si possa interrogare, questi jihadisti solitari). Si chiamava Michael Joseph Hall, ma preferibilmente Michael Zehaf-Bibeau (fa più islamico: era il nome del patrigno, un ricco omo d’affari libanese), 30 anni. Di ottima e ricca famiglia. Tossicodipendente più volte fermato dalla polizia, che sapeva tutto della sua svolta ossessivo-religiosa: S’era «convertito di recente all’Islam», attestano gli investigatori. Di recente, e già così cattivo? Certo, «s’era radicalizzato su Internet», hanno spiegato i media.

Radicalizzato su Internet.

Sul web s’era ‘convertito’ un altro canadese, Martin Couture-Rouleau: giovanottone esaltato, senza alcuna radice etnica o familiare che lo avvicinasse all’Islam: un quebecois de souche, militante della francofonia. Poi la frequentazione di siti jihadisti, l’ossessione, e si comincia a registrare su Facebook e Twitter come «Abu Ibrahim al-Canadi», nome che s’è inventato da sé. Due giorni prima che Michael Zehaf-Bibeau facesse irruzione nel Parlamento dopo aver ucciso un soldato di guardia al monumento ai caduti, questo Couture-Rouleao alias «Al Canadi» travolge volontariamente con l’auto due soldati canadesi, uno dei quali morirà; subito dopo telefona al 911 (il telefono di soccorso, equivalente del nostro 113) per esaltare il suo gesto, ma delirando: l’ho fatto «per piacere a Dio». Anche lui, come l’altro, erano schedati da polizia e servizi: gli era stato ritirato il passaporto perché non andassero ad arruolarsi con Daesh in Siria.

E così, le opinioni pubbliche di due Paesi anglosassoni, l’uno e l’altro all’altro capo del mondo e lontanissimi dal Medio Oriente, hanno «provato sulla loro pelle» il pericolo islamico. I due Governi, beninteso, partecipano alle operazioni anti-Daesh (in realtà contro la Siria) ordinate da Washington: ora le opinioni pubbliche hanno un valido motivo per approvare questo coinvolgimento bellico così lontano.

Sono false flag.

Il che non vuol dire che non esista l’Islam massacratore. Boko Haram, imprendibile e invincibile come l’ISIS, continua a fare stragi. E i talebani che hanno ammazzato 141 scolari e maestri nella sciola in Pakistan. Solo che, secondo i testimoni, gli assassini parlavano arabo, altri una lingua dell’Asia centrale (ceceno), non la lingua dei Talebani – il pashtu – o la lingua dei pakistano, l’urdu. Il che significa che non erano affatto talebani. Ma specialisti venuti da fuori.
Note: 
1) Effettivamente da sabato 13 dicembre fino a martedì 16, i tre principali aeroporti ucraini nell’Est, Zaporizhzhya, Dnipropetrovsk e Kharkiv, sono stati chiusi al traffico civile. E vi sono atterrati invece, specialmente di notte, grossi aerei da carico militari con la sigla US Air Force o NATO: hanno scaricato molto materiale. Nell’aeroporto sono di Kharkov sono scesi un numero notevole di militari stranieri, forse polacchi, equipaggiati ed armati . Si ricordi che il Parlamento ha votato all’unanimità una legge per permettere al presidente di iniziare atti di guerra contro la Russa senza ulteriore autorizzazione. E inoltre è stata presa la decisione di fornire armamenti letali al Governo ucraino, con lo stanziamento d 350 milioni di dollari in sostegno militare e non-militare al regime di Kiev. Venticinque milioni di dollari sono destinati «ad espandere la democrazia in Russia e a sostegno delle organizzazioni civili», ossia all’opposizione a Putin.

giovedì 18 dicembre 2014

Fukushima radiazioni mortali fino 50.000%, i livelli di radiazioni più elevati mai visti in tutto il Nord America... La Sardinya lo diverrà?

Mentre negli Stati Uniti si discute delle anomale radiazioni diffuse sul territorio americano e si cerca di capirne le cause e le provenienze , l'Italia  cerca di delocalizzare i suoi rifiuti nucleari per stoccarli nella colonia d'oltre tirreno.
Manco che i sardi fossero immuni alle radiazioni , è come dire che se muoino "poche centinaia di migliaia di aborigeni" di Sardinya d'oltre mare poco importa, tanto cosa cambia se gli diamo altra merda radioattiva, dicono tra se e se gli italioti: gli stiamo già sterminando con basi militari, nanopolveri di uranio impoverito e con sistemi d'arma missilistici e bombardamenti aerei continui; un po di inquinamento radioattivo in più cosa cambia? 
Sa Defenza


Fukushima radiazioni mortali fino 50.000%, i livelli di radiazioni più elevati mai visti in tutto il Nord America... La Sardinya lo diverrà?
Ethan A. Huff,
NaturalNews
tradusiu editau
de Sa Defenza




Secondo nuovi rapporti i livelli di radiazione Beta sono fuori scala nei siti di monitoraggio in tutto il Nord America. Ma gli esperti incolpano per questi picchi di radiazioni praticamente tutto tranne che Fukushima.

I dati raccolti dalle unità di monitoraggio in California, Arizona, Illinois e altrove rivelano livelli di radiazione fino al 50.000 per cento più elevati rispetto a quanto osservato nello stesso periodo dello scorso anno, e in alcuni casi rispetto ai livelli osservati la scorsa estate. 

EnviroReporter.com dice che i siti colpiti sono sparsi in tutto il paese e non si limitano alla West Coast. Letture prese vicino a Los Angeles; Chicago; Montgomery, AlabamaMadison, Wisconsin, rivelano che la totale conta beta per minuto (CPM) è di molto superiore alla soglia di 1.000 CPM già considerati dal governo  problematica

A Tucson, in Arizona, per esempio, una lettura recente è di 460 CPM, che significa più di 10 volte superiore rispetto alla misurazione effettuata  il 27 novembre dello scorso anno. Analogamente a, Phoenix, letture di 735 CPM in Arizona si è misurato più di 21 volte superiore a quello della lettura dello scorso anno. 

San Diego sembra essere una delle zone più colpite, con una lettura di 650 CPM , fatta il primo ottobre. La cifra è 60 volte più alta di quanto non fosse l'anno scorso alla stessa data, nonostante il fatto che il normale tasso di radiazione di fondo a San Diego si aggira in genere intorno al 20 CPM.

"La US Environmental Protection Agency RadNet [1] ha rilevato rinnovati picchi di letture atmosferiche di pericolose radiazioni  beta in tutto il paese ", spiega EnviroReporter.com sul fenomeno apparentemente inspiegabile. 
"Più di una dozzina di siti di rilevazione metropolitane, hanno registrato massimi da più di quattro mesi a questa parte, dice una recente valutazione globale di EnviroReporter.com."

Il video espone il report di Enviro Reporter datato Novembre 2014


Le radiazioni testate in un sito nei pressi di Chicago registra livelli di radiazioni migliaia di volte superiore alla soglia massima di sicurezza...

Commentando la situazione,  della lettura offerta da EnviroReporter.com, e la valutazione di questa lettura sono "astronomicamente alte".  Si sono  affrettati a denunciare Fukushima come una possibile causa, però, aggiungendo che questo sarebbe possibile solo se quel "qualcosa è cambiato radicalmente.

In entrambi i casi, i livelli di radiazione  rilevati sono una delle principali cause di preoccupazione. Tutto ciò che è al di sopra di 100 CPM è considerato dalla California Highway Patrol (CHP)  una potenziale situazione di materiali pericolosi che richiedono l'impiego di protocolli Hazmat [ndr.vedete il video sotto]. 

In un sito test di St. Charles, Illinois, situato a ovest di Chicago, in un recente picco di lettura di 7.298 CPM ha catturato l'attenzione di alcuni attivisti ambientalisti, che ha rimproverato ai media di rimanere in silenzio sulla questione.

Questa lettura rappresenta quasi il 7.300 per cento di aumento di radiazioni oltre la soglia di sicurezza del CHP. Questo sito ha apparentemente sperimentato una serie di enormi picchi di radiazione che iniziano da circa 1:00 nella durata fino a sei ore.



Funzionari  Californiani accusano:  gli utensili di plastica alimentari sono altamente  radioattivi, e insistono sul fatto che  non può essere dovuto solo a  Fukushima

Tornati in California, i funzionari della contea di San Mateo in una spiaggia locale hanno registrato livelli di radiazione  dio 100 micro-REM per ora, o 1 micro sievert per ora, che è cinque volte la quantità normale.   
Secondo Half Moon Bay Review , il direttore sanitario ambientale locale Dean Peterson si è affrettato a denunciare che questo livello non  comporta alcun rischio per la salute umana. 

Quando gli si chiede da dove questa radiazione potrebbe essere venuta, Peterson ha ammesso che è "confuso", ma non ha negato che Fukushima potrebbe esserne una causa. 
Mentre invece, afferma, che potrebbe essere dovuto ad un eccesso di  posate monouso a inquinare l'area.

 "Sinceramente penso che il risultato finale di questo è che è dovuto a più elevati livelli di radiazione di fondo",così  ha dichiarato Peterson al Review HMB , aggiungendo che il colore rosso delle posate monouso  possono anche contribuire alla radiazione ivi localizzata.


Note di Sa Defenza: 
[1] Che cosa è RadNet?  Il sistema RadNet nazionale controlla l'aria della nazione, l'acqua potabile e le precipitazioni  per determinare i livelli di radiazioni nell'ambiente. Analisi dei campioni RadNet e risultati del monitoraggio forniscono dati di base sui livelli di fondo di radiazioni nell'ambiente e in grado di rilevare un aumento delle radiazioni da incidenti radiologici. epa.gov/radnet/


mercoledì 17 dicembre 2014

Vladimir Putin will bring down the empire of the dollar . Vladimir Putin farà crollare l’impero del dollaro

Vladimir Putin will bring down the empire of the dollar
tradusiu in inglesu
de  Mihaela Bruja



Vladimir Putin will bring down the empire of the dollar
Gold Putin against atomic Obama. Who will win? Russia, collapsing the empire of the dollar, and with him China and most of the earth's population, starting with the emerging economies of the BRICS.

Washingon is trapped, says Dmitry Kalinichenko, because the only possible shortcut - the war against Moscow - is not a realistic option: NATO and the Pentagon would not be able either to invade Russia, nor to emerge unscathed from a possible nuclear attack against the Kremlin.

In any case, the situation is dramatic, warns Kalinichenko, although "all the Western media and the major Western economists do not talk about, like a well-guarded military secret." Speaks only the failure of the offensive in western Ukraine: "It is neither military nor political, but lies in the rejection of Putin to fund plans for western Ukraine." Money question: Putin is betting on the end of the dollar accelerated.

How?

Accumulating gold, purchased at low cost: gold artificially devalued by the West to keep up the value of the dollar.

"The true policy of Putin is not public," says Kalinichenko in post taken from "Megachip". For this reason, very few understand the current moves of the Kremlin. "Today, Putin sells Russian oil and gas only in exchange for" physical gold "," but "do not shout from the rooftops, and of course still accepts the dollar as a means of payment." But, be careful, "immediately changes all the dollars from the sale of oil and gas with physical gold." Just look at the dizzying growth of the gold reserves of Russia and compare them to the foreign exchange earnings of the Russian Federation due to the sale of oil and gas in the same period. In the third quarter of 2014, purchases by Russia of "physical gold" are the highest of all time, to record levels. In the same period, the central banks of all countries of the world have purchased 93 tons of the precious metal, after 14 quarters of uninterrupted purchases. But, of these 93 tons, well 55 were acquired from Russia.

For British scientists and the "US Geological" Europe can not survive without the offer Russian energy, that is, if the oil and gas in Russia will be subtracted from the overall budget of energy supply. "Thus, the Western world, built on the hegemony of the petrodollar, is in a catastrophic situation, unable to survive without oil and gas from Russia. And Russia - adds Kalinichenko - is ready to sell oil and gas to the West only in exchange for physical gold. "The turning point in the game of Putin, is that the mechanism of the sale of Russian energy to the West only with the gold "works regardless of whether the West will agree or not pay in the Russian oil and gas with his gold , kept artificially cheap. "This is because Russia, having a regular flow of dollars from the sale of oil and gas, "in any case can convert them into gold at current prices, depressed by any means by the West," through the maneuvers of the Fed and the ESF, (Exchange Stabilization Fund), which lower the price of gold to support a dollar purchasing power artificially inflated by the manipulations in the market.

In the financial world, continues Kalinichenko, it is a fact that gold is a key anti-dollar: in 1971, Richard Nixon closed the "gold window", putting an end to free trade between dollars and gold, guaranteed by the United States in 1944 Bretton Woods. But now, "Putin reopened the" gold window ", without asking permission from Washington." Abstract: "Right now, the West spends much of its efforts and resources in the price squeeze, gold and oil. Thus, on the one hand distorts economic reality existing in favor of the US dollar, and the other part wants to destroy the Russian economy that refuses to play the role of obedient vassal of the West. "Today, gold and oil are very undervalued against the dollar. So, "Putin sells Russian energy resources in exchange for these dollars artificially inflated by the efforts of the West, and with which buys gold artificially devalued against the dollar." Ditto for the Russian uranium, which it depends, "a light bulb out of six American". Warning: "Putin uses these dollars just to withdraw" physical gold "from the West to the price denominated in US dollars and then artificially lowered by the West." But the move of the West - devalue gold to revalue the dollar - backfires: the gold, Putin is buying below cost.

The brain of the "economic trap gold tense West," adds Kalinichenko, probably is the economic advisor to Putin, Sergei Glazev, not surprisingly included by Washington in the black list of "sanctioned". Threats useless: the plan is fully shared by the Chinese leader Xi Jinping. By the Central Bank of Russia, meanwhile, Ksenia Judaeva does know that the Bcr can use gold in its reserves to pay for imports, if necessary: imports from Brics course, given the Western sanctions. Suitable for all, beginning with Beijing for China, Russia wants to pay for goods with gold Western is very advantageous. In fact, explains Kalinichenko, Beijing announced that it will cease to increase gold reserves and foreign currency denominated in dollars. Considering the growing trade deficit between the US and China (the current difference is five times in favor of China), this statement translated by the financial language says: "China no longer sells its products in exchange for dollars."

"The world's media have chosen not to point this historic passage money," notes Kalinichenko. "The problem is not that China refuses to literally sell their products in US dollars." Like Russia, China also will continue to accept dollars as payment for their intermediate products. "But, just taken, if they get rid immediately, replacing them with something different," that is gold. In fact, Beijing will not purchase more Treasury securities in the United States with dollars earned from world trade, as it has done so far. So, "will replace the dollars it will receive for its products, not only from the US but from around the world, with something else 'specially' not to increase foreign exchange reserves in gold denominated in US dollars." Henceforth only gold, therefore, also for the Chinese. Policy in fact already begun by Russia and China, for their bilateral trade: "Russia buys goods directly from China with gold at the current price, while China buys Russian energy resources with the gold at the current price." The dollar? Filed.

All this is not surprising, says Kalinichenko, because the dollar is not a product of China, nor a Russian energy resource. "It's just a financial instrument interim liquidation." And if the broker is no longer convenient, since the partners are now in direct relation, is excluded. Western hopes that Russia and China, for their energy resources and goods, accept in payment "shitcoin" or the so-called "paper gold" of various kinds, did not materialize, "Russia and China are concerned only to gold, metal physical, as a means of final payment. "The turnover of the gold market paper, that of "futures" on gold, is estimated at 360 billion dollars a month, but the physical deliveries of gold amounted to only $ 280 million per month. "Which means that the relationship between trade paper gold against physical gold is equal to 1 to 1000». Thus, "using the mechanism of active withdrawal from the market, artificially lowered by financing Western (gold), in exchange for another artificially inflated by financing Western (dollar), Putin has thus started the countdown to the end of 'world hegemony of the petrodollar. "

In this way, continues Kalinichenko, the Russian president "has put the West in a stalemate, devoid of any positive economic outlook." The West, in fact, "can use most of its efforts and resources to artificially increase the purchasing power of the dollar, as well as artificially lower oil prices and the purchasing power of gold ', but his problem is that "the stocks of physical gold in your possession are not unlimited." Result: "The more the West devalues oil and gold against the US dollar will depreciate faster than the gold from its reserves not infinite." The precious metal held by the US and Europe, and heavily devalued, ends so quickly in Russia and China, but also in Brazil, India, Kazakhstan and other countries Brics. "At the current rate of reduction in reserves of" physical gold ", the West simply will not have time to do anything against Putin's Russia, until the collapse of the entire Western world petrodollar." Checkmate?

"The Western world has never faced events and economic phenomena like the present," says Kalinichenko. "The USSR quickly sold gold during the fall of oil prices," while Putin's Russia, on the contrary, "buy gold quickly during the fall of oil prices," undermining the financial monopoly of the US dollar. "The fundamental principle of the world model based on petrodollar allows that Western countries led by the United States live at the expense of labor and resources of other countries and peoples, thanks to the role of the US currency, dominant in the Global Monetary System (submarine). The role of the US dollar nell'Smg is to be the ultimate means of payment. This means that the national currency of the United States, in the structure SMG, is the accumulator end of their assets, and exchange it with any other goods would not make sense. "What they do now Brics countries, led by Russia and China, rather to change, in fact, the role and status of the US dollar in the global monetary system: from "last means of payment and accumulation of wealth," the US currency "is transformed into a mere means of interim payment, intended only to exchange with another investment last: the gold," that as the dollar is "a good qualifying money ', with the advantage of being" denationalized and depoliticized. "

Unthinkable, of course, that the United States accept a defeat and planetary epochal so searing. And here, in fact, we get in-danger area. "Traditionally, the West uses two methods to eliminate the threat to world hegemony of the model based on the petrodollar and the consequent excessive privileges Western. One of these methods is constituted by the "color revolutions". The second method, usually applied by the West if the first fails, are the military aggression and bombing. But in the case of Russia both of these methods are impossible or unacceptable for the West, "says Kalinichenko. Meanwhile, the entire Russian population is with Putin: can not fabricate a "color revolution" to remove the head of the Kremlin. Remain the weapons, namely missiles. But Russia is not Yugoslavia or Iraq, or Libya. "In any non-nuclear military operation against Russia, on the territory of Russia, the West led by the United States is destined to defeat. And the generals in the Pentagon who exercise the real driving forces of NATO are aware. "A nuclear war? "It would be equally hopeless" because NATO "is not technically capable of inflicting a blow that completely disarm Russia's nuclear potential." The retaliation would apocalypse would be "the final note and the last point of the existence of History", that "the end of life on the planet, except for the bacteria."

The main Western economists, concludes Kalinichenko, are certainly aware of how serious and desperate the situation where there is the West, fell into the trap economic gold prepared by Putin. "Ever since the Bretton Woods all know the golden rule," He who has the most gold makes the rules. "But in the West are all silent. They are silent because no one knows how to get out of this situation. "If they might be revealed to Western public opinion all the details of economic disaster looming, the elite of the system based on the petrodollar would have to answer the questions most terrible. That is: for how long the West will buy oil and gas from Russia in exchange for physical gold? And what will happen to the US after petrodollars that the West will exhaust the physical gold to pay for oil, gas and uranium Russians, as well as to pay for Chinese goods? "No one in the West today can answer." And this adds Kalinichenko, called really checkmate.


Vladimir Putin farà crollare l’impero del dollaro
L’oro di Putin contro le atomiche di Obama. Chi vincerà? La Russia, facendo crollare l’impero del dollaro, avendo con sé la Cina e la maggior parte della popolazione terrestre, a cominciare dalle economie emergenti dei Brics.

Washingon è in trappola, sostiene Dmitry Kalinichenko, perché l’unica scorciatoia possibile – la guerra contro Mosca – non è un’opzione realistica: la Nato e il Pentagono non riuscirebbero né a invadere la Russia, né a uscire indenni da un eventuale attacco atomico contro il Cremlino.

In ogni caso la situazione è drammatica, avverte Kalinichenko, anche se «tutti i media occidentali e i principali economisti occidentali non ne parlano, come fosse un segreto militare ben custodito». Parla da solo il fallimento dell’offensiva occidentale in Ucraina: «Non è né militare né politico, ma risiede nel rifiuto di Putin di finanziare i piani occidentali per l’Ucraina». Questione di soldi: Putin scommette sulla fine accelerata del dollaro.

Come?

Accumulando oro, comprato a basso costo: oro svalutato artificialmente dall’Occidente per tenere alto il valore del dollaro.

«La vera politica di Putin non è pubblica», afferma Kalinichenko in post ripreso da “Megachip”. Per questo, pochissimi capiscono le attuali mosse del Cremlino. «Oggi, Putin vende petrolio e gas russi solo in cambio di “oro fisico”», ma «non lo grida ai quattro venti, e naturalmente accetta ancora il dollaro come mezzo di pagamento». Ma, attenzione, «cambia immediatamente tutti i dollari ottenuti dalla vendita di petrolio e gas con l’oro fisico». Basta osservare la vorticosa crescita delle riserve auree della Russia e confrontarle con le entrate in valuta estera della Federazione Russa dovute alla vendita di petrolio e gas nello stesso periodo. Nel terzo trimestre 2014, gli acquisti da parte della Russia di “oro fisico” sono i più alti di tutti i tempi, a livelli record. Nello stesso periodo, le banche centrali di tutti i paesi del mondo hanno acquistato 93 tonnellate del prezioso metallo, dopo 14 trimestri di acquisti ininterrotti. Ma, di queste 93 tonnellate, ben 55 sono state acquisite dalla Russia.

Per gli scienziati britannici e la “Us Geological”, l’Europa non potrà sopravvivere senza l’offerta energetica russa, cioè se il petrolio e il gas della Russia saranno sottratti dal bilancio globale dell’offerta energetica. «Così, il mondo occidentale, costruito sull’egemonia del petrodollaro, si trova in una situazione catastrofica, non potendo sopravvivere senza petrolio e gas dalla Russia. E la Russia – aggiunge Kalinichenko – è pronta a vendere petrolio e gas all’Occidente solo in cambio dell’oro fisico». La svolta, nel gioco di Putin, è che il meccanismo della vendita di energia russa all’Occidente solo con l’oro «funziona indipendentemente dal fatto che l’Occidente sia d’accordo o meno nel pagare petrolio e gas russi con il suo oro, tenuto artificialmente a buon mercato». Questo perché la Russia, avendo un flusso regolare di dollari dalla vendita di petrolio e gas, «in ogni caso potrà convertirli in oro ai prezzi attuali, depressi con ogni mezzo dall’Occidente», attraverso le manovre della Fed e dell’Esf, (Exchange Stabilization Fund), che abbassano il prezzo dell’oro per sorreggere un dollaro dal potere d’acquisto artificialmente gonfiato dalle manipolazioni nel mercato.

Nel mondo finanziario, continua Kalinichenko, è assodato che l’oro sia un fattore anti-dollaro: nel 1971, Richard Nixon chiuse la “finestra d’oro”, ponendo fine al libero scambio tra dollari e oro, garantito dagli Stati Uniti nel 1944 a Bretton Woods. Ma ora, «Putin ha riaperto la “finestra d’oro”, senza chiedere il permesso a Washington». Premessa: «In questo momento, l’Occidente spende gran parte di sforzi e risorse nel comprimere i prezzi di oro e petrolio. In tal modo, da un lato distorce la realtà economica esistente a favore del dollaro statunitense, e d’altra parte vuole distruggere l’economia russa che si rifiuta di svolgere il ruolo di vassallo obbediente dell’Occidente». Oggi, oro e petrolio sono molto sottovalutati, rispetto al dollaro. Sicché, «Putin vende risorse energetiche russe in cambio di quei dollari artificialmente gonfiati dagli sforzi dell’Occidente, e con cui compra oro artificialmente svalutato rispetto al dollaro». Idem per l’uranio russo, da cui dipende «una lampadina americana su sei». Attenzione: «Putin usa questi dollari solo per ritirare “oro fisico” dall’Occidente al prezzo denominato in dollari Usa e quindi artificialmente abbassato dallo stesso Occidente». Ma la mossa dell’Occidente – svalutare l’oro per rivalutare il dollaro – gli si ritorce contro: quell’oro, Putin lo sta comprando sottocosto.

Il cervello della «trappola economica dell’oro tesa all’Occidente», aggiunge Kalinichenko, probabilmente è il consigliere economico di Putin, Sergej Glazev, non a caso incluso da Washington nella lista nera dei “sanzionati”. Minacce inutili: il piano è perfettamente condiviso dal leader cinese Xi Jinping. Dalla Banca Centrale di Russia, intanto, Ksenia Judaeva fa sapere che la Bcr può utilizzare l’oro delle sue riserve per pagare le importazioni, se necessario: importazioni ovviamente provenienti dai Brics, date le sanzioni occidentali. Conviene a tutti, a cominciare da Pechino: per la Cina, la volontà della Russia di pagare le merci con l’oro occidentale è molto vantaggiosa. Infatti, spiega Kalinichenko, Pechino ha annunciato che cesserà di aumentare le riserve auree e valutarie denominate in dollari. Considerando il crescente deficit commerciale tra Usa e Cina (la differenza attuale è cinque volte a favore della Cina), questa dichiarazione tradotta dal linguaggio finanziario dice: “La Cina non vende più i suoi prodotti in cambio dei dollari”.

«I media mondiali hanno scelto di non far notare questo storico passaggio monetario», rileva Kalinichenko. «Il problema non è che la Cina si rifiuti letteralmente di vendere i propri prodotti in dollari Usa». Come la Russia, anche la Cina continuerà ad accettare i dollari come mezzo di pagamento intermedio per i propri prodotti. «Ma, appena presi, se ne sbarazzerà immediatamente, sostituendoli con qualcosa di diverso», cioè l’oro. Di fatto, Pechino non acquisterà più titoli del Tesoro degli Stati Uniti con i dollari guadagnati dal commercio mondiale, come ha fatto finora. Così, «sostituirà i dollari che riceverà per i suoi prodotti, non solo dagli Usa ma da tutto il mondo, con qualcos’altro» appositamente «per non aumentare le riserve valutarie in oro denominate in dollari Usa». D’ora in poi solo oro, quindi, anche per i cinesi. Politica di fatto già inaugurata da Russia e Cina, per i loro scambi bilaterali: «La Russia acquista merce direttamente dalla Cina con l’oro al prezzo attuale, mentre la Cina compra risorse energetiche russe con l’oro al prezzo attuale». Il dollaro? Archiviato.

Tutto questo non sorprende, dice Kalinichenko, perché il biglietto verde non è un prodotto cinese, né una risorsa energetica russa. «È solo uno strumento finanziario intermedio di liquidazione». E se l’intermediario non conviene più, visto che i partner sono ormai in relazione diretta, viene escluso. Le speranze occidentali che Russia e Cina, per le loro risorse energetiche e beni, accettino in pagamento “shitcoin” o il cosiddetto “oro cartaceo” di vario genere, non si sono concretizzate: «Russia e Cina sono interessate solo all’oro, metallo fisico, come mezzo di pagamento finale». Il fatturato del mercato dell’oro cartaceo, quello dei “futures” sull’oro, è stimato sui 360 miliardi di dollari al mese, ma le consegne fisiche di oro sono pari solo a 280 milioni di dollari al mese. «Il che fa sì che il rapporto tra commercio di oro cartaceo contro oro fisico sia pari a 1000 a 1». Sicché, «utilizzando il meccanismo di recesso attivo dal mercato, artificialmente ribassato dall’attività finanziaria occidentale (oro), in cambio di un altro artificialmente gonfiato dall’attività finanziaria occidentale (dollaro), Putin ha così iniziato il conto alla rovescia della fine dell’egemonia mondiale del petrodollaro».

In questa maniera, prosegue Kalinichenko, il presidente russo «ha messo l’Occidente in una situazione di stallo, priva di alcuna prospettiva economica positiva». L’Occidente, infatti, «può usare la maggior parte dei suoi sforzi e risorse per aumentare artificialmente il potere d’acquisto del dollaro, nonché ridurre artificialmente i prezzi del petrolio e il potere d’acquisto dell’oro», ma il suo problema è che «le scorte di oro fisico in suo possesso non sono illimitate». Risultato: «Più l’Occidente svaluta petrolio e oro contro dollaro statunitense, più velocemente svaluterà l’oro dalle sue non infinite riserve». Il metallo prezioso detenuto da Usa ed Europa, e pesantemente svalutato, finisce quindi rapidamente in Russia e in Cina, ma anche in Brasile, in India, in Kazakhstan e negli altri paesi Brics. «Al ritmo attuale di riduzione delle riserve di “oro fisico”, l’Occidente semplicemente non avrà tempo di fare nulla contro la Russia di Putin, fino al crollo dell’intero mondo del petrodollaro occidentale». Scacco matto?

«Il mondo occidentale non ha mai affrontato eventi e fenomeni economici come quelli attuali», sostiene Kalinichenko. «L’Urss vendette rapidamente oro durante la caduta dei prezzi del petrolio», mentre la Russia di Putin, al contrario, «acquista rapidamente oro durante la caduta dei prezzi del petrolio», minando il monopolio finanziario del dollaro statunitense. «Il principio fondamentale del modello mondiale basato sul petrodollaro permette che i paesi occidentali guidati dagli Stati Uniti vivano a spese del lavoro e delle risorse di altri paesi e popoli, grazie al ruolo della moneta statunitense, dominante nel Sistema Monetario Globale (Smg). Il ruolo del dollaro Usa nell’Smg consiste nell’essere il mezzo ultimo di pagamento. Ciò significa che la moneta nazionale degli Stati Uniti, nella struttura dell’Smg, è l’accumulatore finale degli attivi patrimoniali, e scambiarlo con qualsiasi altro bene non avrebbe senso». Quel che fanno ora i paesi Brics, guidati da Russia e Cina, consiste invece nel cambiare, di fatto, il ruolo e lo status del dollaro Usa nel sistema monetario globale: da «ultimo mezzo di pagamento e accumulazione del patrimonio», la moneta Usa «viene trasformata in un mero mezzo di pagamento intermedio, destinato solo allo scambio con un’altra attività finanziaria ultima: l’oro», che come il dollaro è «un bene monetario riconosciuto», col vantaggio di essere «denazionalizzato e depoliticizzato».

Impensabile, ovviamente, che gli Stati Uniti accettino una sconfitta epocale e planetaria così bruciante. E qui, infatti, entriamo in zona-pericolo. «Tradizionalmente, l’Occidente utilizza due metodi per eliminare la minaccia all’egemonia mondiale del modello fondato sul petrodollaro e ai conseguenti eccessivi privilegi occidentali. Uno di questi metodi è costituito dalle “rivoluzioni colorate”. Il secondo metodo, di solito applicato dall’Occidente se il primo fallisce, sono le aggressioni militari e i bombardamenti. Ma nel caso della Russia entrambi questi metodi sono impossibili o inaccettabili per l’Occidente», afferma Kalinichenko. Intanto, tutta la popolazione russa è con Putin: impossibile fabbricare una “rivoluzione colorata” per eliminare il capo del Cremlino. Restano le armi, cioè i missili. Ma la Russia non è la Jugoslavia, né l’Iraq, né la Libia. «In ogni operazione militare non-nucleare contro la Russia, sul territorio della Russia, l’Occidente guidato dagli Stati Uniti è destinato alla disfatta. E i generali del Pentagono che esercitano la vera guida delle forze della Nato ne sono consapevoli». Una guerra nucleare? «Sarebbe egualmente senza speranza», perché la Nato «non è tecnicamente in grado di infliggere un colpo che disarmi completamente la Russia del potenziale nucleare». La rappresaglia equivarrebbe all’apocalisse: sarebbe «la nota finale e l’ultimo punto dell’esistenza della Storia», cioè «la fine della vita sul pianeta, fatta eccezione per i batteri».

I principali economisti occidentali, conclude Kalinichenko, sono certamente consapevoli di quanto grave e disperata sia la situazione in cui si trova l’Occidente, caduto nella trappola economica d’oro predisposta da Putin. «Sin dagli accordi di Bretton Woods conosciamo tutti la regola aurea, “Chi ha più oro detta le regole”. Ma in Occidente stanno tutti zitti. Sono silenziosi perché nessuno sa come uscire da tale situazione». Se si svelassero all’opinione pubblica occidentale tutti i dettagli del disastro economico incombente, l’élite del sistema basato sul petrodollaro si troverebbe a dover rispondere alle domande più terribili. Ovvero: per quanto ancora l’Occidente potrà acquistare petrolio e gas dalla Russia in cambio di oro fisico? E cosa accadrà ai petrodollari Usa dopo che l’Occidente esaurirà l’oro fisico per pagare petrolio, gas e uranio russi, così come per pagare le merci cinesi? «Nessuno in Occidente oggi può rispondere». E questo, aggiunge Kalinichenko, si chiama davvero scacco matto.

martedì 16 dicembre 2014

LA SCONFITTA È LA VITTORIA

LA SCONFITTA È LA VITTORIA

DI DMITRY ORLOV

Sul muro del Ministero della Verità nel romanzo di George Orwell 1984 c’erano questi tre slogan:

LA GUERRA E’ PACE 
LA LIBERTA’ E’ SCHIAVITU’ 
L’IGNORANZA E’ FORZA

Mi è capitato di pensare che si applicano fin troppo bene al modo in cui opera l’ establishment di Washington, DC.
Che la guerra sia pace, non ho dubbi! Basta guardare quanto sono diventati pacifici Iraq, Afghanistan, Yemen, Libia, Siria e l'Ucraina, grazie agli sforzi di pace.

Gli unici che in quei paesi non hanno ancora la pace assoluta sono quelli ancora in vita. Ma a questo si può sempre provvedere, soprattutto in Ucraina, dove la gente ha ora di fronte a sé la prospettiva di dover sopravvivere a un inverno freddo, senza calore e senza elettricità.

La libertà è schiavitù: per godersi la loro "libertà" gli americani trascorrono la maggior parte della loro vita lavorativa con dei debiti, siano essi un mutuo, un prestito per le spese mediche sostenute a causa di una malattia o prestiti per studio. In alternativa, potrebbero anche godersela marcendo in una prigione. Inoltre, sono quelli che lavorano più ore e hanno meno tempo libero e vantaggi che in qualsiasi altro paese sviluppato, e i loro salari non aumentano da due generazioni.

E quello che consente tutto questo è il fatto che l'ignoranza è veramente la forza; se non fosse stato per la travolgente e deliberata ignoranza degli americani sia per gli affari interni sia per quelli in giro per il mondo, da tempo si sarebbero ribellati e il castello di carte sarebbe crollato già molto tempo fa.

Ma c’è un quarto slogan da aggiungere al muro del Ministero della Verità, ed è questo:

LA SCONFITTA E’ LA VITTORIA

L’assurda natura dei primi tre slogan può essere dimostrata in vari modi. E’difficile sostenere che il coinvolgimento americano in Iraq, Afghanistan, Yemen, Libia, Siria o Ucraina abbia prodotto proprio "pace", tuttavia vari funzionari e pappagalli nazionali continuano ancora ad affermare che in qualche modo si sono evitati pericoli (completamente costruiti) peggiori, come le armi di distruzione di massa siriane/irachene. Quello che in realtà hanno provocato è una guerra infinita finanziata da un debito galoppante che sta portando il paese alla rovina economica. Ma l'ignoranza in questo aiuta molto.

Allo stesso modo, è possibile, anche se un po’ scomodo, affermare che la schiavitù è libertà, perché, vedete, una volta che vi siete liberati dai vostri doveri di schiavi, potete tornare a casa vostra e leggere qualunque follia assurda che troverete su questo o quel blog o altro. Sì, è stupido. Potete riempirvi la testa di qualunque “informazione” vogliate, ma se provate ad agire scoprirete che non vi è consentito. “Rimettiti in riga, schiavo!” Si può anche prendere una strada opposta e sostenere che la libertà è per i fannulloni, mentre noi, popolo produttivo, dobbiamo correre da un’attività pianificata a un’altra, crescendo ed educando i nostri figli di conseguenza, evitando il “tempo non strutturato” come fosse la peste, e continuare a credere che questa non sia schiavitù. Affatto. Per niente proprio. ‘Nessuno mi dice cosa devo fare!’ (e poi guardi sul tuo smartphone per sapere qual è la prossima cosa che devi fare oggi).

Con l'ignoranza che regna, non vi sono dubbi: le persone ignoranti sono tra le più informate ed esperte sulla terra, secondo loro. Lo scopro spesso in centinaia di commenti che elimino dal mio blog. Particolarmente esilaranti sono quelli che esordiscono con: “Sicuramente è necessario sapere che [qualcosa che io non so]" oppure "A questo punto dovrebbe essere chiaro a tutti che [qualche dubbio no?]". A volte trovo questa ignoranza particolarmente insopportabile: ecco che l’ignoranza diventa davvero una forza.

Ma è molto difficile sostenere che la sconfitta è la vittoria, è una grande sfida per l’establishment di Washington, DC. Quando vincono, i vostri leader hanno avuto la meglio sul mondo; quando sono sconfitti, il mondo ha avuto la meglio su di loro. Questa è una cosa difficile da nascondere: i vostri capi vi dicono cosa vogliono fare, poi riescono in questo oppure falliscono. Quando non riescono, continuano a chiamarlo un successo, ma se si va a guardare bene le loro dichiarazioni originali e poi i risultati finali, le due coso non corrispondono affatto; sembra un qualcosa che assomiglia sempre più a una sconfitta, ma loro continuino a dire e a fare e a contorcersi e a farfugliare. Con tutta la propaganda che esce dal Ministero della Verità, è difficile per la persona media verificare la natura dei "fatti reali”. Ma quando si tratta di una vittoria contro una sconfitta, allora è come andarla a prendere direttamente dal retto del cavallo. Sì, i consulenti di PR del Ministero possono pure venirci a dire che "abbiamo costretto il nemico a farci un massaggio nel tessuto profondo dei nostri glutei maximi”, ma anche un bambino di terza elementare capirebbe che intendono dire “Ci hanno preso a calci in culo”.

Quindi, permettetemi di enumerare alcune delle ‘vittorie’ Americane. O dovrei meglio dire sconfitte? La scelta a voi: è la stessa cosa.

• Grazie al miliardo o giù di lì speso per lo sforzo bellico, all’1,5 milioni di vittime irachene e ai 5.000 soldati americani morti, ora non c’è più nessuno di al Qaeda in Iraq (proprio come quando c’era Saddam Hussein) e il paese è libero e democratico.
• Grazie agli anni di continui sforzi che sono costati più di mezzo trilione di dollari e la vita di circa 3500 soldati della coalizione, i Talebani in Afghanistan sono stati sconfitti e il paese ora è in pace.
• Il Regime Siriano è stato deposto e oggi la Siria è un paese pacifico e democratico, per niente affatto un contenitore flagellato dalla guerra che ha prodotto un milione di rifugiati, di cui una gran parte controllati da militanti islamici troppo radicali persino per quelli di al Qaeda.
• Nel complesso, il problema dell'estremismo islamico è stato risolto una volta per tutte, e gli “islamofascisti” di George W. Bush (ricordate il termine?) non sono che un vago ricordo. ISIS o ISIL o lo Stato Islamico sono qualcosa di completamente diverso, inoltre il fatto di averli sporadicamente bombardati (a caro prezzo) li ha un po’ “degradati”, forse…
• Grazie ad un colpo di stato manovrato dagli USA, perfettamente legale e molto necessario, l'Ucraina è sulla buona strada per diventare un membro stabile e prospero dell’U.E. e della NATO, e gli ucraini amanti della libertà non sono più del tutto dipendenti dal gas, dal carbone e dal combustibile nucleare russo che gli consentirebbe di sopravvivere solo all’inverno del 2014-15, sperando nella buona volontà dei Russi che mandino dei convogli di aiuti umanitari per dare un tetto e nutrire i rifugiati della guerra civile, o facciano da mediatori per i reciproci accordi di pace interni.
• In conformità con la nostra grande strategia geopolitica di eterno dominio nel mondo, siamo riusciti a cacciare via la Russia dalla Crimea e ci siamo impegnati a costruirci una grande base militare NATO lì per assicurarci che la Russia non diventi di nuovo una grande potenza mondiale e sia costretta ad accettare ogni nostro capriccio.
• Grazie ai nostri incessanti sforzi diplomatici, la Russia ora è completamente isolata, che è il motivo per cui ora non è più in grado di continuare a firmare giganteschi accordi commerciali con i paesi di tutto il mondo, o sostenere la causa delle nazioni non occidentali che non amano essere prese in giro dall’occidente o che non hanno alcuna voglia di occidentalizzarsi.
• Le nostre sanzioni hanno davvero danneggiato la Russia e per niente l’Unione Europea, che non ha perso così un enorme mercato di esportazione e non è affatto a rischio di perdere l’accesso al gas naturale russo, di cui non ha affatto bisogno. E né hanno provocato il protezionismo dei produttori interni russi o un grande mercato di esportazione ai nostri rivali economici.
• Il cambio di regime a Mosca è come un nastro bianco gettato via, e i nostri politici amici che abbiamo coltivato all’interno della Russia ora sono più popolari che mai e tutti in Russia li adorano. Dopo tutto, meno del 90% dei russi rispettano e sostengono Putin per le grandi cose che ha realizzato per loro, così i nostri tirapiedi come Khodorkovsky o Kasparov non avranno alcun problema a strappare almeno l'1% nelle prossime elezioni presidenziali, così da poter andare dritti dritti al Cremlino.
• Grazie alla nostra implacabile pressione politica, Putin è ormai un uomo sconfitto, disposto ad essere ragionevole e a piegarsi alla nostra volontà, e non si sognerebbe mai di dire "Questo non accadrà mai!" durante un discorso televisivo annuale internazionale di leader eletti della sua nazione. In ogni caso, nessuno ascolta i suoi discorsi, perché i nostri media nazionali non hanno alcun bisogno di sentirli, perché sono così lunghi e noiosi…
...e ultimo, ma non meno importante…
• L’America è una nazione indispensabile per il mondo, la (seconda) grande potenza economica mondiale (e in rapido sviluppo) e la leadership americana è rispettata in tutto il mondo. Quando il Presidente Obama ha detto questo durante un recente discorso in Cina, il pubblico non gli è affatto scoppiato a ridere in faccia, o ha alzato gli occhi, o ha fatto smorfie o ha scosso la testa aggrottando le sopracciglia.

Come si può evitare di riconoscere l'importanza di queste cose e il fatto che rappresentino una sconfitta? E’ facile! Aiuta l’ignoranza! L'ignoranza non è solo una forza: è la forza più impressionante dell'universo. Considerate questo: la conoscenza è sempre limitata allo specifico, ma l'ignoranza è infinita e del tutto generale; la conoscenza è difficile da trasmettere e mai più veloce della luce, l’ignoranza invece è immediata e istantanea in ogni punto dell’universo noto e non noto, compresi gli universi paralleli e le dimensioni della cui esistenza siamo completamente all’oscuro. In breve, c'è un limite a quanto possiamo sapere, ma non c’è limite a quello che non sai ma che credi di sapere!
Ecco qualcosa che probabilmente pensate di sapere. L'impero americano è un "impero del caos”. Sì, in qualche modo sembra non riuscire mai a raggiungere la pace, la prosperità, la democrazia, la stabilità, a evitare le crisi umanitarie o porre fine a un gran numero di orribili crimini. Ma il caos, quello lo raggiunge. Per di più, raggiunge un gran bel nuovo tipo di caos appena inventato, chiamato “caos controllato”; una specie di “carbone pulito”, qualcosa che puoi pure spalmarti per tutto il corpo tranquillamente, da provare! Sì, ci sono lì degli scettici che dicono cose come: “Si raccoglie ciò che si semina, e se si semina il caos, caos raccoglierete”. Credo che a questi il caos non piaccia molto. A ciascuno il suo. Comunque sia, chi se ne importa.

Ne volete ancora? Pensate questo. Se vivete negli Stati Uniti, probabilmente avete festeggiato da poco il Giorno del Ringraziamento, vi siete rimpinzati di tacchino ripieno con la salsa di mirtilli e forse anche di qualche torta di zucca. Credete di sapere che questa festa è legata ai Padri Pellegrini che per primi celebrarono il Ringraziamento a Plymouth, Massachusetts, ma sono quasi certo che non sapete in che anno esatto. Sono sicuro invece che pensiate che questi Pellegrini abbiano festeggiato il Ringraziamento insieme ai nativi. Potete anche raccontare questa storia ai vostri figli, e pensare che gli state impartendo delle vere lezioni di storia passata e non che stiate invece allargando il loro campo d’ignoranza.

Ora, ecco qui alcuni fatti puntuali. I pellegrini non erano dei pellegrini, ma dei coloni. Sono stati rinominati “pellegrini" nel 19° secolo. Credetemi, nessuno è mai andato in pellegrinaggio a Plymouth nel Massachusetts! Questi coloni finirono lì perché, non essendo dei buoni marinai, oltrepassarono il Porto di Boston di mezza giornata di navigazione e finirono al Porto di Plymouth, che è esposto, inutile e squallido più o meno come appare oggi. Non celebrarono il Ringraziamento: essendo dei fanatici di strane religioni, non festeggiarono neanche il Natale. Nonostante le “false prove” fornite dai media dell’epoca, di certo non festeggiarono insieme ai nativi del luogo, che già parlavano un discreto inglese e commerciavano con tutto il mondo.

La gente del posto pensò che fossero una bizzarra setta religiosa (che in effetti erano), che fossero degli schifosi puzzolenti (non si lavavano mai e tantomeno facevano uso di saune o bagni turchi) e avevo abitudini repellenti (come ad esempio quella di andare in giro con il proprio moccio avvolto in uno straccio). Non erano neanche bravi cacciatori e pescatori e sopravvissero saccheggiando gli orti dei locali e poi morivano di fame. E in ultimo, ciliegina sulla torta, la festa "nazionale" è stata istituita da Abraham Lincoln al culmine della guerra civile, che (e questo si deve sicuramente sapere) è avvenuta molto, molto più tardi. E Lincoln non lo chiamò “Ringraziamento”, ma “Giorno dell’Espiazione”, per gli orribili crimini che gli americano commisero, gli uni verso gli altri, durante il conflitto.

Ma tutto questo prima che l’Associazione dei Commercianti del Tacchino andasse lì a cambiare un po’ la versione dei fatti. Un piano tanto semplice quanto geniale: una bella overdose di triptofano e poi, il giorno dopo, ancora mezzi intontiti, si viene pervasi da un’irresistibile frenesia da shopping, che finirà, quasi certamente, per andare ad accumulare un’altra bella porzione di debito sulla propria carta di credito con alti interessi che riuscirete a ripagare, se tutto va bene, l’anno prossimo. Convoglia un po’ di questi interessi nel business del tacchino e delle vacanze ed ecco che ti creo un’industria nazionale, un’industria che spinge la gente a pagare interessi su interessi per comprare oggetti importati di cui non ha bisogno (e ricordate che se non c’e’ scritto “Made in China" allora probabilmente è un falso), finché tutti poi non restano al verde.

Con una storia talmente falsa, il Ministero della Verità americano può continuare tranquillamente a proiettarla nel futuro. Può produrre un livello di ignoranza talmente alto che gli americani in generale non sapranno mai di essere loro gli sconfitti, pensando che quella pioggia torrenziale di marciume proveniente dal mondo esterno sia pioggia di Dio ed essere grati per questo. A meno che una buona parte di Americani non si sveglino e inizino a far proprio il termine di “SCONFITTA”, ben presente nel vocabolario nazionale. Questa non è una nazione eccezionale, non è una nazione indispensabile, ma un paese sconfitto. Sconfitto con le sue stesse mani, attenzione, poiché nessuno lo ha affrontato direttamente nel tentativo di sconfiggerlo. Si sono sempre fatti avanti loro per primi, e le hanno prese, le hanno prese finché non hanno avuto quello che si meritavano.

Ora, la sconfitta per molti paesi ha dimostrato di essere un’esperienza di grande insegnamento per riuscire a diventare un paese di successo: la Germania (dopo due tentativi), il Giappone, la Russia dopo la Guerra Fredda. Ovviamente, il primo passo in questo processo formativo è quello di ammettere la sconfitta. Ma se non lo vuoi fare, OK, c’e’ sempre l’ignoranza pronta lì a darti tutta la forza di cui hai bisogno.




9.12.2014

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SKONCERTATA63

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