lunedì 8 agosto 2016

Il partigiano Joe

Il partigiano Joe

Alberto Bagnai 

goofynomics

















(...a Massimo, con sincera amicizia e solidarietà...

Ma veramente credete che uno nato e cresciuto in quello che si propone come "stato federale", ma che in realtà è un immenso stato nazionale, animato da una monocultura anglosassone dominante, e da un nazionalismo ferocemente identitario e messianico, possa capire le aporie antropologiche e culturali del progetto di integrazione politica europea!?

Ma veramente pensate che uno nato e cresciuto in un paese che emette moneta di riserva, quella che per molti anni è stata praticamente l'unica moneta di riserva (e ancora è quella dominante perché garantita da adeguate riserve di plutonio) possa capire la logica economica del vincolo esterno, che così pesantemente ha condizionato l'ideologia e la prassi quotidiana del cosiddetto europeismo!?

Dai, su, siamo seri!

La dimensione italiana del dibattito prossimo venturo sul partigiano Joe è riassumibile in una semplice frase: la sinistra degli inutili tsiprioti aveva bisogno di un altro santino, e lo ha trovato.

Se lo tenga.

(...noto peraltro con compiacimento la perfidia di Dagospia nel rilevare come il "consulente di SEL" sostenga tesi lepeniste... Ma questo è maramaldeggiare - cosa che personalmente trovo adorabile e passatempo al quale mi dedico con passione - e forse anche essere lievemente imprecisi...)

Potrei facilmente ironizzare sul fatto che se sei un martello, ogni problema ti sembra un chiodo. Così, se sei statunitense, ogni soluzione passa per gli stati uniti di qualcosa. "Joe, si è rotto lo scarico della vasca?" "Hai provato a unirlo a quello del lavandino?" "E come?" "Ma è semplice: con un tubo comune!"

Potrei dimostrarvi per tabulas che una delle differenze fra neokeynesiani e postkeynesiani è il rifiuto aprioristico dei primi di riconoscere l'esistenza del vincolo esterno (ne parlai l'anno scorso al Goofy4 con riferimento all'altro sommo economista statunitense), il che li condanna, ahimè a non capire una beneamata della situazione europea.

Qui voglio fare due riflessioni metodologiche molto sintetiche e generali (salvo entrare nei dettagli, se l'argomento vi appassiona), a complemento di quelle più circostanziate ottimamente svolte oggi da Luciano nel suo blog (che vi esorto comunque a leggere o a rileggere, perché è tanta roba...).

La prima è che il libro del nuovo partigiano ancora non l'ho letto, e credo non lo leggerò. "Se non conosci non puoi giudicare", come ci siamo già detti, è un caposaldo, direi il caposaldo, della piddinitas, da espugnare rifiutandolo.

Elaboro brevemente: siamo circondati da imbecilli presuntuosi che pensano di poter capire un libro (o la situazione politica di un continente) prescindendo da un percorso di approfondimento culturale ed esistenziale. Il famoso discorso "ascolto tutte le campane e decido con la mia testa". Sicuro di poterlo fare? Credo sia molto più facile per chi ha fatto un certo percorso prevedere il contenuto di un testo (e i suoi ovvi limiti) senza nemmeno sfogliarlo, che per chi non lo ha fatto comprenderne il contenuto (e i suoi ovvi limiti) leggendolo svariate volte. Ora, se vi rileggete i primi due capoversi di questo post, trovate il mio educated guess. Quello che c'è là dentro credo di saperlo. Se qualcuno di voi si sobbarca (o si è sobbarcato) la fatica, e può smentirmi, ne sarò lieto. Ma se nessuno lo fa, mi tengo il mio pre-giudizio. È per pre-giudicare con ridotti margini di errore che mi sono concesso il piacere di farmi una cultura europea (sì, è pleonastico: ma ogni tanto faccio finta di essere ecumenico): di leggere Manzoni, Flaubert, Tolstoj, e tutta la coorte dei libri senza figure di cui qui spesso si parla. Ora che ce l'ho, la cultura, la uso, e il suo principale impiego è quello di far risparmiare tempo a chi non ne ha.

Il moscone ama fare esperienze: sbatte la testa sul vetro una, due, dieci, mille volte... È sempre lo stesso vetro: il compagno Hollande, il compagno Tsipras, il partigiano Joe... Un uomo si comporta diversamente. Può anche capitargli di dare una cornata, se il vetro è stato pulito bene (e quanto era stato lustrato Tsipras, ve lo ricordate?). Ma poi cerca la maniglia, apre la porta e esce... La maniglia che mi ha fatto capire prima di tutti gli altri cosa avrebbe fatto Tsipras è quella che mi fa travedere il contenuto del nuovo libro di cui tutti parleranno senza averlo letto.

Neanche io, ma a differenza degli altri l'avrò detto, e saprò cosa c'è scritto!

La seconda è che siccome al 99% nel famoso libro ci si troverà quello che prevedo ci sia (e che mi pare anche Jacques sostanzialmente adombri), cioè, in definitiva, una appassionata perorazione questista, seguita (perché così comanda il politicamente corretto) dalla solita "proposta costruttiva" del tutto farlocca (suppongo basata sul concetto di moneta comune, che nessuno è stato finora in grado di spiegarmi in modo convincente), già ci sarà chi, come prima Massimo su Twitter, metterà le mani avanti dicendo: "Eh, ma il partigiano Joe sa benissimo come stanno le cose! Lui sa benissimo che un altro euro non è possibile, ma sceglie l'artificio retorico di definirlo possibile purché esso rispetti un insieme talmente restrittivo di condizioni, che poi alla fine il lettore, ragionandoci su [con la sua testa] sia costretto a dire da sé: no, non è possibile!".

Vi faccio notare che gli economisti e i giuristi citati finora (Barra Caracciolo, Sapir, D'Antoni), tranne ovviamente il partigiano Joe, sono tutti nel comitato scientifico di a/simmetrie (personalmente ci vorrei anche il Pedante, perché la sua analisi del questismo è da Nobel). Per questo motivo non esploderò in fragorosi improperi al solito mio, ma mi limiterò ad articolare civilmente ad uso di Massimo, esponendomi volentieri a una sua ulteriore confutazione, la mia idea che questa supposta intenzione maieutica del partigiano Joe mi convince poco. Credo insomma che lui e Socrate abbiano in comune solo la barba, e non ne sono nemmeno tanto sicuro, perché di Socrate non ho visto mai una foto (che comunque avrebbe potuto essere photoshoppata - participio passato del verbo "photoshoppare": lo dico a beneficio di "bran academy", la crusca essendo quella cosa che serve a quello che sapete, e come abbiamo visto funziona benissimo...).

Temo che invece che un artificio retorico (intendendo, come Massimo eruditamente fa, la retorica come "scienza della persuasione"), invece che un procedimento maieutico, questo modus operandi sia un errore politico pesantemente regressivo, che non solo non manda avanti il dibattito nel resto del mondo, ma che rischia di farlo arretrare qui da noi, dove (sostanzialmente grazie ad a/simmetrie) esso è ma di molto avanti.

Premetto l'ovvio, ovvero che io so benissimo che il partigiano Joe sa benissimo che l'euro non funziona (e ha anche un'idea ragionevolmente approssimata del perché non funzioni - leggetevi bene il post di Luciano per capire dove è che l'approssimazione diventa grossolana...). Ho citato nei miei libri non solo le sue dichiarazioni, ma anche quelle di tutti i nostri colleghi che lui non poteva non conoscere. Il fallimento dell'euro, nonostante alcuni cialtroni provinciali possano avervi fatto sospettare il contrario, è acquisito alla scienza economica da decenni come patrimonio condiviso dagli economisti di tutte le scuole. Ne consegue, peraltro, che se il libro fosse stato scritto per dimostrarlo starebbe semplicemente scoprendo l'acqua calda. L'unico senso che può avere oggi un libro sull'euro non è quello di dimostrarne il fallimento, ma di spiegarlo, ed è rispetto a questo unico obiettivo sensato che ci dobbiamo chiedere se il questismo, nella sua variante di "altreurismo" ("un altro euro avrebbe stato possibile se mio nonno avrebbe avuto cinque palle e quindi avrebbe stato un flipper..."), sia una strategia valida.

Personalmente ritengo di no, come vi ho già detto, e, fatta la doverosa premessa, enumero.

Intanto, c'è un problema di ordine dialettico. Se entri nel tunnel del "questismo", se dici che "questo" euro non è possibile, ti indebolisci dialetticamente, perché ti esponi alla ovvia obiezione che allora il problema non è l'euro ma come è stato gestito.

Il questismo è pessima economia e pessima politica.

Pessima economia, perché se in una funzione di domanda inibisci l'aggiustamento dei prezzi relativi, necessariamente l'aggiustamento dovrà passare dal reddito, quindi l'adozione dell'euro, irrigidendo il cambio nominale, espone a due strade, in caso di problemi: o promuovere le esportazioni tagliando i salari, o reprimere le importazioni tagliando i salari. Cosa hanno in comune queste due soluzioni? Il taglio dei salari. Ma cosa rende necessario adottarle (cioè cosa è condizione sufficiente affinché esse vengano adottate)? Il cambio fisso. Non "questo" cambio fisso. Qualsiasi cambio fisso. Se non lo ammetti non sei un economista ma un dilettante (o un furbo) animato da verosimili ambizioni politiche (ovviamente non può essere il caso del partigiano Joe, che dalla vita ha avuto - meritatamente - molto, ma sarà il caso di chi qui da noi continua a negare la teoria economica elementare).

Ma il "questismo" è anche pessima politica, oltre a essere pessima economia. Chi si sobbarchi la fatica di un minimo di percorso interdisciplinare, chi, ad esempio, si legga bene i Trattati, sa benissimo che essi prevedono ogni e qualsiasi tipo di clausola di salvaguardia in circostanze eccezionali.

Ma chi dichiara lo stato d'eccezione?

Il sovrano, come sapete.

Cosa voglio dire? L'ovvio, come sempre. Partendo dalla fine: non ci sarebbe stato nessun bisogno di applicare anticipatamente il bail-in, di strozzare la Grecia, di adottare il Fiscal compact ecc., se semplicemente si fosse preso atto del fatto che la crisi nella quale ci troviamo definisce circostanze eccezionali, quelle rispetto alle quali le normative sul bail-in prevedono una sospensione della sua applicazione, i Trattati europei prevedono infinite salvaguardie, compresi i controlli dei movimenti di capitali, ecc. Non sono sicuro che il partigiano Joe abbia letto bene i Trattati. Io li ho letti peggio di Luciano (ovviamente! Non è il mio lavoro), ma li ho letti, e vi posso dire che dalla loro lettura emerge la consapevolezza lancinante di una cosa che vi dico da sempre: se la volontà politica di cooperare esistesse, non saremmo in crisi, perché, anche a legislazione vigente, una serie di decisioni ingiustamente punitive, prese con la scusa di "applicare le regole", sarebbero tranquillamente cadute nel regime di eccezione e quindi avrebbero tranquillamente potuto non essere prese, in nome della solidarietà e della condivisione dei costi del progetto europeo.

Ma è questo spirito di condivisione di un progetto comune, è questa volontà politica che manca! Il sovrano è la Germania (l'attuale élite al potere in quel paese), infiltrata profondamente nelle istituzioni europee (come abbiamo scritto su a/simmetrie in un articolo prima accusato senza citarlo di complottismo e poi variamente scopiazzato senza citare la fonte), e la Germania intende legittimamente perseguire i suoi e solo i suoi interessi. Quindi, ad esempio, per le nostre banche ci sarà la soluzione "di mercato" (cioè se le compreranno i capitalisti esteri per pochi spiccioli dopo aver dissanguato i risparmiatori italiani), mentre per la Deutsche Bank già si parla di nazionalizzazione, e nessuno farà un fiato, perché il sovrano avrà detto che quello è un caso eccezionale, e il nostro no.

Ma scusate, santo Dio, ma l'avete letta a dicembre l'intervista a Lars Feld? E il partigiano Joe l'ha letta? E se l'ha letta l'ha capita? E se l'ha capita ci viene a parlare di un altro euro? "Voi dovete rivolgervi alla troika perché non c'è una crisi sistemica, noi ci siamo nazionalizzati le nostre banche perché c'era una crisi sistemica".

Chiaro?

Allora forse ha ragione Luciano, il cui post secondo me si riassume nel noto detto che chi non è parte della soluzione è parte del problema.

Articolare raffinate supercazzole tecniche rispetto a non si sa bene quali monete o quali bond comuni serve sì a farti sembrare un figo ai tuoi groupies, ma è una operazione intellettualmente disonesta, e quindi regressiva, perché fondamentalmente offusca il punto cruciale, ovvero il fatto che la volontà politica di adottare qualsivoglia arzigogolo tecnico per mutualizzare i costi non c'è, e non c'è per motivi storici, culturali, antropologici, geografici, religiosi, che se sei americano non puoi capire, perché non puoi farcela, perché non è il tuo cazzo di lavoro, perché se vieni da un paese nel quale chi insegna all'università Michelangelo non sa né deve sapere di chi sia - cioè chi abbia dipinto - la Vergine delle Rocce è del tutto normale che tu non possa arrivare nemmeno a lontanamente intuire la complessità e la profonda radicazione dei motivi che impediscono e sempre impediranno la maturazione di una simile volontà politica qui da noi, in Europa, in un insieme di paesi che hanno ognuno la sua storia, la sua geografia, la sua cultura.

Fatto salvo il diritto di ognuno di dire quello che gli pare a casa sua, dobbiamo quindi riconoscere che nascondere questa impossibilità dietro a simpatici fumogeni politicamente corretti è un'operazione devastante per il nostro dibattito, qui in Italia. Avremo a che fare con una generazione di cretini 3.0 che verranno a rivogarcela con la storia che però "il partigiano Joe ha detto che un altro euro è possibile, e il dentifricio, e il tubetto, e l'euro è solo una moneta...".

E questo, sinceramente, potremmo risparmiarcelo se chi fa l'intellettuale, o si atteggia a tale, tenesse un comportamento etico.

L'etica dell'intellettuale presuppone due capisaldi: che egli parli di ciò che sa (e un economista non è uno scienziato politico), e che egli rifugga dal cercare il consenso in quanto tale (e quindi dica sempre e solo le cose come stanno).

Quando ho cercato di capire (e ancora non credo di averlo compiutamente fatto) le aporie politiche dell'euro mi sono rivolto agli scienziati politici: a Featherstone, a Majone, agli altri che via via vi ho citato. Ecco: un buon test per l'ultima opera del partigiano Joe sarà quello di sfogliarlo cominciando dalla bibliografia. Perché, vedete, io mi sono proposto di essere un nano sulle spalle di giganti, e per questo vedo più lontano di un gigante sulle spalle di nani. Eh già: perché se il gigante sale sul nano lo spiaccica... e quindi resta mezzo metro sotto a chi ha fatto l'operazione contraria...

Chi sa ha il dovere di parlare chiaro.

Quattro anni fa potevamo illuderci che forse una soluzione concordata potesse essere possibile. Oggi non lo è. Non solo. Già quattro anni fa era chiaro (a noi) che l'euro era un metodo di governo consapevolmente scelto, e che un altro euro non era possibile. Eravamo aiutati in questo dalle peculiarità del dibattito italiano, che ho spiegato qui. Non possiamo fare a uno straniero la colpa di non apprezzare le finezze del nostro dibattito. Dirò di più: non possiamo nemmeno presumere, aprioristicamente, che chi non conosce il nostro percorso politico non sia in grado di darci un consiglio sensato. Tuttavia, è un dato di fatto che essere italiani, cioè essere cittadini del più forte dei paesi "deboli", di un paese tradito in modo smaccato dalla sua classe dirigente, organica al capitale internazionale (quella che oggi invoca l'arrivo della troika, per capirci), ci ha messo in condizione di capire prima e meglio.

E visto che nella merda ci siamo noi, e fino al mento, credo che questo ci autorizzi a chiedere a chi vuole, da debita distanza, occuparsi accademicamente dei problemi che lacerano la nostra carne viva, di farlo parlando chiaro.

Non chiedo né posso chiedere ad alcuno di sbilanciarsi come ho fatto io, soprattutto da quando comincio ad intuire quanto sto pagando per averlo fatto. Ma di persone il cui principale scopo è quello di cadere in piedi in qualsiasi possibile scenario, di persone che con le loro reticenze hanno ostacolato il maturare di una consapevolezza diffusa, ne avremmo anche le tasche piene, o per lo meno ce le ho io.

E voi?


domenica 7 agosto 2016

Obama isterico dall'avvicinarsi dello storico incontro di Putin-Erdogan , la Russia Ordina ai "Doomsday" di levarsi in volo

Obama isterico dall'avvicinarsi dello storico incontro di Putin-Erdogan , la Russia Ordina ai "Doomsday" di levarsi in volo

Sorcha Faal

Ilyushin IL-80 l'aereoplano chiamato "giorno del giudizio"


Una nuova relazione Ministero della Difesa ( MoD )  circola al Cremlino e dice che il Consiglio di Sicurezza ( SC ) ha autorizzato l'immediato del dispiegamento di due  aerei " Doomsday " come "reazione difensiva " alla crescente isteria del regime di Obama dovuta al previsto storico incontro del 9 agosto a San Pietroburgo tra il Presidente Putin e il Presidente della Repubblica turco Recep Erdogan , nel mentre in Ucraina la NATO  dispiega improvvisamente truppe addestrate all'uso di armi nucleari e chimiche [ Nota: Alcune parole e / o frasi che compaiono tra virgolette sono approssimazioni di lingua inglese di parole  / frasi russe che non hanno esatta controparte.]

Secondo questo rapporto, il termine " Doomsday " (giorno del giudizio) dell'aereo di riferimento della Federazione, è dovuto al fatto che sono centri di comando in grado di mantenere il pieno controllo sulle forze armate del paese in caso di un disastro globale o guerra nucleare e include centro di comando strategico aereo a bordo di un velivolo Ilyushin IL -80 e il nuovo sistema di comando specializzato a bordo di un Ilyushin IL-96-400 aeromobili con carrozzeria modificata .


Ilyushin IL-96-400 aereo con carrozzeria modificata "giorno del giudizio"

Interessante notare, dice il rapporto, che l'ultima volta che a un aereo " Doomsday " è stato ordinato in volo è stato il dicembre scorso (2015), quando gli analisti di intelligence MoD hanno scoperto un complotto " una restrizione oltre il necessario " da parte degli Stati Uniti e le fazioni del governo turco per far cadere il presidente della Turchia Recep Erdogan e sostituirlo con un uomo della Central intelligence Agency ( CIA )  Fethullah Gulen   " La carta vincente contro la Turchia ' "-Mentre allo stesso tempo utilizzano terroristi dello Stato Islamico per " influenzare".

Nonostante il Ministero della Difesa  avverta riguardo il colpo di stato pianificato sette mesi prima della sua attuazione dal regime di Obama contro il presidente Erdogan, la relazione nota, la Cia ha tentato di finalizzarlo il 15 luglio attraverso il loro principale agente che era l'ex comandante delle forze NATO in Afghanistan, il generale in pensione dell'esercito USA John F. Campbell , ma sono stati ostacolati e sconfitti grazie alle forze militari speciali della Federazione che hanno protetto Erdoğan e il governo legalmente eletto della Turchia .



A causa del fallimento del complotto del regime Obama contro la Turchia, spiega la relazione, tutti i famigerati piani di guerra dell'America contro il Medio Oriente e la Russia si sono infranti , quando il presidente Erdogan ha messo governo e le forze militari sotto protezione della Federazione, che ha segnato il crollo di tutti i mal concepiti piani di dominio globale degli Stati Uniti.

Per proseguire il loro intento, dopo l'amara mossa , con i piani di guerra, dice il rapporto, il regime di Obama si è rapidamente spostato ad accrescere i timori globali annunciando che forze militari  della Russia si stanno preparando a invadere l'Ucraina , e il governo ucraino, allo stesso modo, avverte il paese a " prepararsi alla guerra su vasta scala o di guerra ibridasostenendo falsamente d'essere attaccati .

Questa nuova fase di propaganda del regime Obama contro la Russia, spiega la relazione, è identica a quella che recentemente ha evidenziato come Hillary Clinton fosse collegata al " Breedlove Network ", che nel 2014, allo stesso modo, ha tentato di avviare la terza guerra mondiale attaccando la Federazione, ma che le email recentemente rilasciate (a cui il pubblico americano non è permesso vedere) hanno rivelato che  era una trama concepita dalle loro menti complottiste e che non avevano alcun fondamento reale.




Così lontani dalla realtà, sono gli avvenimenti per il regime di Obama , continua il rapporto, poche ore fa " forze segrete " USA hanno tentato di assassinare il leader della Repubblica Popolare Luhansk, Igor Plotnitsky , in un attentato con autobomba terrificante .

La Repubblica Popolare Luhansk e Repubblica Popolare di Doneck , spiega il rapporto, sono le più orientali oblasts (regioni / stati) della Ucraina che hanno una popolazione complessiva di oltre 2,5 milioni di persone di lingua russa che, nel 2014, dopo quello che il gigante intelligence globale Stratfor (" società ombra della CIA ") ha descritto come " il colpo di stato più eclatante della storia ", di cui sono stati costretti a proteggersi da un vero e proprio genocidio per mano del governo neo-nazista instaurato dagli americani e hanno cercato il loro sterminio.

Invece di dire la verità al popolo americano  sulla instaurazione di un governo nazista in Ucraina, continua il rapporto, il regime di Obama-Clinton, invece, ha iniziato una campagna di propaganda senza precedenti contro il presidente Putin -e che non a caso viene guidata dallo stessa società di pubbliche relazioni con sede a Washington  DC , Hill & Knowlton ,  sono gli stessi che  hanno mentito e appoggiato la guerra con l'Iraq .



Ma il più grande timore, del MoD, relativo all'invio di questi aerei  " Doomsday " in dispiegamento da combattimento,rileva la relazione, è dovuto all'improvviso dispiegamento questa settimana di truppe canadesi del 3° Gruppo di Brigata meccanizzato della 1° Divisione  in Ucraina la cui specialità è operante in zone di guerra compromessi da armi nucleari e / o chimici .

Quanto al motivo, che il regime di Obama ha dato ordine, del dispiegamento di queste truppe canadesi specializzate nel paese non NATO dell'Ucraina, continua il rapporto, non è completamente noto, ma è considerato dal Ministero della Difesa come una raccapricciante " azione di guerra " se visti nel contesto gli Stati Uniti , il supporto del regime di Obama a sostegno  dei gruppi terroristi in Siria che usano armi chimiche , ma di cui i media non segnalano ai cittadini americani .



Con gli Stati Uniti che supportano il governo nazista della Ucraina in completo collasso economico , e con una popolazione che ha più donne di 75 anni, di bambine di cinque anni , conclude la relazione, le dichiarazioni del presidente Obama questa settimana che ha posto "gravissimi interrogativi " circa l'impegno di Mosca di portare la situazione " a un passo dal baratro "mostra chiaramente la belligeranza degli Stati Uniti, e come il Presidente Putin abbia già messo in guardia queste élite occidentali quando ha affermato:

"La Russia non potrà più azzardare con gli Stati Uniti e impegnarsi a intavolare trattative  ... La Russia è disposta a seri accordi , ma solo se questi accordi sono favorevoli alla sicurezza collettiva ... Tutti i sistemi di sicurezza collettiva globale sono in uno stato di rovina. Ecco, non ci sono più eventuali garanzie di sicurezza internazionale per tutti e la parte responsabile della distruzione della sicurezza collettiva globale è dovuta agli Stati Uniti d'America...
... I costruttori del Nuovo Ordine Mondiale sono falliti per aver costruito un castello di sabbia ... la Russia privilegia un approccio prudente nell'introduzione di innovazioni nell'ordinamento sociale, ma non si oppone alle indagini e discute su questo tipo di innovazioni, per verificare se l'introduzione di una di esse possa essere giustificata ... 
...  La Russia non ha alcuna intenzione di andare a pescare nelle acque torbide create dall’"impero del caos" americano in continua espansione ... 
... la Russia  deve affrontare le sfide per sviluppare il suo già vasto territorio ...  La Russia non tenterà di riplasmare il mondo a sua immagine, ma neppure lo consentirà ad altri. La Russia non si vuole isolare, ma chiunque cercherà di farlo raccoglierà tempesta.  Nessuno vuole che la Russia sia disposta ad agire come un salvatore del mondo, come ha fatto in passato ... 
... la Russia non desidera che il caos si diffonda, non vuole la guerra, e non ha alcuna intenzione di iniziarne una. Tuttavia, oggi la Russia vede lo scoppio di una guerra globale come quasi inevitabile, ed è preparata per essa, e continua a prepararsi. La Russia non vuole la guerra ma non la teme...
...  La Russia non intende assumere un ruolo attivo nel contrastare coloro che stanno ancora cercando di costruire il loro Nuovo Ordine Mondiale - fino a quando i loro sforzi non inizieranno ad intaccare gli interessi principali della Russia.  
La Russia, preferirebbe assistere passivamente, mentre  impartiscono le tante  genti  a che possano assumere  i loro mediocri capi. Ma a chi gestisce questo e trascina la Russia in questo processo, attraverso il disprezzo dei suoi interessi, gli verrà insegnato il vero significato del dolore ... "



6 agosto 2016 © UE e USA Tutti i diritti riservati. Il permesso di utilizzare questo rapporto nella sua interezza è concesso a condizione sia citata la fonte WhatDoesItMean.Com. Contenuti freebase sotto licenza CC-BY e GFDL .

sabato 6 agosto 2016

DEPOSITO NUCLEARE NEL POLIGONO DI TEULADA, NON AMO I SEGRETI DI STATO

DEPOSITO NUCLEARE NEL POLIGONO DI TEULADA, NON AMO I SEGRETI DI STATO

Mauro Pili
06/08/2016


Quello che sto per raccontarvi leggetelo qui, difficilmente altri decideranno di farne un sol minino cenno.

Conosco i motivi di tanto silenzio, me ne dolgo ma non ci posso far niente. Sono già tanti i nemici di questa terra che sarebbe tempo perso occuparsi anche delle censure di casa nostra.
Vado avanti, sperando che la goccia alla fine dei conti riesca a spaccare la roccia dell’omertà, del silenzio, dell’oscurantismo di Stato.

Dodici ore non sono ancora passate da quando un dirigente dell’Arpas Sardegna, in nome e per conto della Procura di Cagliari, afferma in commissione uranio impoverito che dentro la base di Teulada sono stati rinvenuti degli spezzoni di missili ancora radioattivi e che dentro il poligono esiste un deposito di materiali e residui nucleari. 

Più di una volta, nell'incalzare delle mie domande in commissione, emerge la sensazione di non aver capito.
Di aver traslato parole e significati. Sottolineo e ripropongo reiteratamente il quesito: mi sta dicendo che dentro Teulada sono stati esplosi missili con contenuto radioattivo?
Mi sta dicendo che esiste un deposito di scorie radioattive? 
Mi sta dicendo che alla procura è stato negato l’accesso alla tracciabilità di queste scorie nucleari? 

Non ci pensa due volte il dirigente e risponde: Sì. 

Leggo e rileggo per tutta la notte gli appunti di quella che doveva essere un’anonima seduta di una blanda commissione d’inchiesta sull’uranio impoverito. 

il Deputato sardo di Unidos  Mauro Pili
Alle 8.34 del mattino di giovedì decido di porre fine ai miei dubbi: la mail parte alla volta del Ministro della Difesa.

Si chiede in base alle norme vigenti di autorizzare entro le prossime 24 ore la mia visita ispettiva alla base di Teulada. 

La risposta arriva in serata: dalle 8.34 di venerdì la sua visita è autorizzata. C’è un però, però: non potrà visitare nessuna area classificata, ovvero sottoposta a regime di segreto di stato.

E’ la prima volta che il solerte ministro della difesa utilizza questa formula, che tradotta significa: ti faccio vedere solo quello che voglio e quello che non voglio ti dico che c’è il segreto di stato.
Siamo all'opacità di chi ha qualcosa da nascondere. E lo manifesta nel modo più troglodita possibile. Un preavviso nemmeno troppo sussurrato che in gergo significa: è inutile che vai a Teulada perché tanto non vedrai niente! 

Fisso la mia visita per il primo pomeriggio di ieri. Cerco di capire chi possa essere il mio accompagnatore autorizzato per la visita ispettiva. Alla fine opto per me stesso e nomino sul campo il mio sgangherato tablet come unico testimone. Del resto chiunque avessi portato con me avrebbero fatto storie e magari lo avrebbero anche inquisito per falsa testimonianza. Meglio non rischiare, visti i precedenti! 

I tornanti per raggiungere una delle coste più belle del mondo, quella di Teulada, sono l’antipasto di uno sviluppo antropico tendente alla cancellazione. Strade volutamente tortuose e pericolose per rendere inaccessibile l’area e cancellare preventivamente le aspettative di chi vorrebbe continuare a vivere nel proprio paese. 

Arrivo con qualche minuto di ritardo, un’apixedda da sola è riuscita ad imporre non meno di un chilometro di fila e tempi non proprio da safety car. 

Il cancello è sbarrato. Il filo spinato è il motivo conduttore. Suono. Nessuna risposta: il catenaccio della serratura scatta come un colpo di fucile. Il tabellone elettronico segna 33 gradi. Qui, però, tutto è sempre tarato al ribasso. 

Mi viene incontro con un fare minaccioso una fotografa, che scatta all’impazzata. Come se dovesse documentare l’ingresso di un terrorista. Al seguito comandante e ufficiali. Per dirla senza troppi fronzoli: non vengo percepito come un portatore di rose e fiori. Nonostante il termometro segnasse temperature sahariane percepisco il gelo. 

Superati i fronzoli di protocolli arriviamo al dunque. 

Il comandante vuole essere chiaro: può vedere tutto tranne ciò che è area classificata, ovvero sottoposta a segreto di Stato. 

Gli spiego che mai, anche nelle precedenti visite, mi era stato detto che esistevano aree sottoposte a segreto di Stato e che avrei voluto conoscere i decreti istitutivi. 

Ovviamente nessuna risposta. La replica sembra un’apertura: mi dica ciò che vorrebbe vedere e vediamo se possiamo accontentarla. Cartina alla mano snocciolo i punti chiave della mia visita ispettiva: prima di tutto voglio vedere il deposito di scorie radioattive. La risposta è preparata: lo può vedere ma non possono essere fatte foto o video. Replico: se non c’è segreto di stato posso fotografare quello che ritengo necessario! E nessuno me lo può impedire! 

La reazione rallenta la visita per una telefonata degli ufficiali con gabinetto del ministro che dopo un quarto d’ora sentenzia: niente immagini, vietate. 

A quel punto siamo già dinanzi a quello che dovrebbe essere il luogo del deposito di scorie radioattive. Lo guardo, resto interdetto. Sono senza parole. Un lucchetto da pollaio di campagna, una rete difensiva che zio Giovanni non usava nemmeno per i maiali. E poi il trifoglio, giallo e nero. Pericolo radiazioni. I cartelli sono affissi come i post della bacheca universitaria, a penzoloni e provvisori. Quel maledetto tablet va in tilt e registra tutto fregandosene del divieto del Ministro della Difesa! E del resto è lo stesso tablet che collegandosi con il sito del ministero aveva accertato che quelle immagini non potevano essere in alcun modo vietate.

Tra comandante e ufficiali spunta un’esperta in radioprotezione. La sua missione è una sola: qui è tutto in regola, facciamo controlli semestrali, tutto radioprotetto. Mi guardo intorno e non credo nemmeno ad una monosillabe di quanto mi sta dicendo. Ho visitato depositi nucleari di bassa, media e alta intensità e mi rendo conto che qui si sta giocando
Giocando con la vita, con l’ambiente, con il rispetto delle leggi.
Questa è l’unica zona franca della Sardegna, dove tutto è possibile e non si pagano dazi. Ascolto la litania, ma mi soffermo su un dato esternato con la stessa preoccupazione di un gelato poco poco più caldo: le scorie radioattive contenute in questo deposito superano del doppio o del triplo le norme consentite.
Guardo e riguardo questo stabile che sembra appena uscito da un set cinematografico di una guerra reale. Oso commentare: lo stabile non mi sembra proprio messo bene per ospitare un deposito di scorie nucleari. Mai l’avessi detto, la replica è dura: ma sta scherzando? È il miglior stabile possibile, è un deposito temporaneo di scorie radioattive. 

Temporaneo quanto? Le scorie sono qui dal 2014! 

Due anni di provvisorietà per le scorie nucleari, almeno quelle rinvenute dall’Arpas. Roba da non credere. Affermazioni di una gravità inaudita raccontate come se niente fosse. 

E soggiunge la responsabile radioattiva: in Italia non è facile smaltire le scorie nucleari

Il comandante si allontana per un attimo. Un ufficiale ha da riferire l’ultima interlocuzione con il Ministro. Parlano fitto fitto, dentro le rispettive orecchie. La disposizione è pronunciata con l’aplomb dell’autorità costituita: niente foto


Lascio correre. E’ inutile polemizzare! E del resto gli ordini erano in capo al ministro e loro dovevano solo eseguire. L’ipad, però, non percepisce sino in fondo le disposizioni.

La registrazione si è inceppata e inconsapevolmente tutto viene fissato digitalmente nel rullino virtuale.
Quasi a significare che il momento clou era ormai giunto uno degli uomini addetto alla radio protezione sfoggia una tuta bianca nucleare di ultima generazione, che indossa con tanto di maschera e cappuccio. 

Varchiamo il cancello dove il simbolo nucleare segna il confine teorico tra il lecito e l’illecito. 

Vengo tenuto a distanza. Le ante scorrevoli del secondo cancello non sono né blindate né ignifughe. Ai lati il simbolo giallo nero del trifoglio nucleare. L’uomo di bianco vestito le fa scorrere. Manco farlo apposta sparati lì da davanti tre fusti, con la numerazione a tinta rossa ben in vista. Sistemati davanti la porta, piazzati li per essere visti da curiosi e ipad insubordinati. Sembra tutto preparato, per essere visto senza entrare dentro. In fondo un'altra porta, questa volta in legno, priva di qualsiasi resistenza anche ad un modesto colpo di vento. 

Resto senza parole. Guardo i vetri dello stabile, tutti divelti dal tempo. I muri corrosi dalle intemperie e dalla vetustà dell’età. Del resto questa era una vecchia officina degli anni 60/70. Abbandonata a se stessa.  Ed ora deposito temporaneo di scorie radioattive.
Per i vertici militari, ovviamente, tutto sotto controllo. Ma il buon senso dissente, come non mai.
Gli spiego che un deposito temporaneo di scorie radioattive ha un processo autorizzativo lunghissimo. Rilanciano: ma tutti gli organismi preposti hanno dato l’autorizzazione.
Domando, ma anche la Regione Sarda ha dato l’autorizzazione? Risposta secca: la regione Sarda non è competente a queste autorizzazioni.
Dissento: guardi lei non conosce le più elementari leggi di questa regione. Qui un deposito di scorie nucleari non poteva essere fatto né provvisoriamente né permanentemente. 

Sit In Chernobyl Day piazza del Carmine Cagliari
Penso e ripenso. Scorro i nomi di quelle tante vittime silenziose, giovani militari e civili, che per quella maledetta radioattività hanno smesso di vivere anzitempo.
Sono passati 17 anni dal primo impiego in questo poligono dei missili Milan carichi di Torio. Ed ancor oggi scorie e residui di quella radioattività sono qui.

Sempre con lo stesso spirito: non bisogna parlare, bisogna stare in silenzio, bisogna nascondere tutto.
E del resto me lo ripetono sistematicamente in questa visita: qui ci lavorano tanti sardi.

E tra me e me rifletto: sardi sotto ricatto.

Mi fanno l’elenco di quanti prendono i soldi per il fermo pesca, quanti bambini vengono presi con il pulmino dell’esercito per andare al mare, quanta acqua viene data al comune di Sant’Anna Arresi nei periodi di siccità, quante spiagge sono concesse ai sardi per due mesi all’anno.

Insomma, vi diamo da bere, da mangiare e possiamo, dunque, stoccare anche le scorie radioattive del poligono.

Replico: in realtà tutte queste cose non dovrebbero essere un favore ma un diritto. Se fosse per me, gli spiego, i militari sarebbero anche di più. Ma li userei diversamente, non per farli morire tra torio e uranio, ma per proteggere i cittadini, l’ambiente, per la sicurezza e la protezione civile.

Mi guardano come un povero illuso. E loro sanno che la Oto Melara la fabbrica che ha prodotto i missili della morte, quella dei nostri militari, è ricca e potente. Poco importa, poi, se le scorie nucleari prodotte da quei missili sono conservate dentro un fabbricato dove nemmeno polli e galline sarebbero al sicuro.

Lascio la base alle 21. Pubblicherò domani la seconda parte della visita ispettiva nelle aree dove sono stati trovati gli spezzoni radioattivi dei missili.

Pubblico ora le prime immagini del deposito radioattivo. E come amava ripetere Pertini: a brigante, brigante e mezzo.

Mai nascondere, mai vietare, mai prevaricare, quando in gioco c’è la vita.

Serve rispetto per una terra da sempre violentata da uno Stato vigliacco che tratta questa povera isola come una colonia. Reagire è il minimo. Senza se e senza ma. Sapendo che il silenzio è complice.


Il ricatto di Weidmann

Il ricatto di Weidmann

Nessie


Le banche e i banchieri non hanno più bisogno della democrazia e non ne fanno neanche più mistero.

 La democrazia è quell'intralcio nel loro percorso di cui vogliono sbarazzarsi quanto prima. E lo dicono pure a chiare lettere. Tempo fa JP Morgan ebbe a decretare la fine delle costituzioni degli stati nazionali, perché troppo "antifasciste"e attente al welfare. Il galoppino Renzi, ubbidì seduta stante e fece alla spicciolata la "controriforma costituzionale" a cura dell'avvocaticchia Boschi, ora posta a referendum confermativo. un vero obbrobrio giuridico. Come è noto, Manuel Barroso, l'eurocommissario che venne nottetempo a far modificare l'articolo 81 sul pareggio di bilancio, è passato con disinvoltura alla presidenza di Goldman Sachs. Da commissario europeo di un parlamento-fantoccio servo delle banche, alla direzione della principale Banca d'Affari internazionale. Perbacco, che fulgida carriera!


La politica (dal greco dal greco "πόλις", polis = città), che è insieme arte e scienza in riferimento all'attività ed alle modalità di governo della cosa pubblica, viene smantellata nel suo precipuo ruolo di mediazione per essere posta al servizio delle oligarchie finanziarie. Nessun politico (nemmeno tra i meglio intenzionati) può sognarsi più di mantenere un contatto basato sull'indice di gradimento del proprio elettorato, perché innanzitutto ci sono le "regole": cioè i famigerati parametri di Maastricht ai quali attenersi. Che però non valgono per tutti. Non valgono innanzitutto per la Germania. La Francia sfora già da tempo dal famigerato 3%. Sforano perfino i latinissimi Portogallo e Spagna. Ma i più bischeri, i più sottomessi a Berlino, li abbiamo noi, tra i nostri governi abusivi: arroganti, dispotici e villani con i loro cittadini sempre più torchiati, ma viscidi, striscianti e subalterni con gli ineletti di Bruxelles.


Ecco dunque l'intervista inginocchiata di Federico Fubini a Jens Weidmann della Bundesbank, per il Corriere della Sera nella quale il banchiere si esprime col sussiego di un monarca assoluto.


Weidmann fu nel 2006 il braccio destro economico della Merkel (direttore della quarta divisione politica economica e finanziaria della Cancelliera). Sentite un po' come giustifica la sua flessibilità per il governo tedesco, ai tempi del suo incarico governativo:
 «Allora eravamo in una crisi finanziaria globale e non c’erano ancora le attuali regole europee. Queste norme sono una delle lezioni centrali tratte dalla crisi: dovrebbero contribuire a far sì che gli investitori e le banche valutino meglio i rischi che si assumono. All’epoca ne avevano presi troppi anche perché contavano che in caso di emergenza lo Stato sarebbe intervenuto».

Che è come dire: "Etsi omnes ego non".

Perché noi siamo noi, e voi non siete un... ecc. ecc.

Ed ecco altri passaggi di spicco che riporto testualmente:

Ci siamo già? L’Italia ha un debito pubblico oltre il 130% del Pil.
«I criteri di Maastricht ci dovrebbero proteggere da questi scenari e un debito oltre il 130% è più del doppio del livello compatibile. Per questo è importante non scalzare la disciplina di mercato. Alti livelli di debito vanno ridotti in fretta».

Se Renzi promettesse di fare tutte le riforme strutturali in cambio del permesso di avere un po’ più di deficit, per non perdere il sostegno del Paese, che ne penserebbe?

«Riforme strutturali e finanza pubblica sana non sono in contrapposizione. L’Italia stessa ha messo in campo alcune importanti riforme che non hanno gravato sul bilancio. Per inciso, ogni governo può sostenere che sta facendo riforme importanti per il proprio Paese. Allo stesso tempo le misure di risanamento sono sempre impopolari e vengono messe nel dimenticatoio, ed è una delle ragioni di debiti così alti. Se sorgesse l’impressione che le norme si interpretano parametrandole alle chance elettorali dei partiti di governo, sarebbe fatale per la capacità della Ue di farsi accettare».


Dopo la Brexit in Italia ci sono state proposte di approfondire l’unione monetaria, in Germania si predilige una pausa. Da che parte sta?
«È un dibattito che ha poco a che fare con la Brexit, ma credo che siamo arrivati a un bivio. Possiamo stabilire un legame ancora più stretto fra noi, per esempio con un bilancio comune. Ma in questo caso dovremmo anche essere pronti a trasferire anche la sovranità a livello europeo. È una disponibilità che non vedo né in Germania, né in Italia».
L’alternativa?
«Un ritorno al principio di responsabilità di Maastricht, sia per gli investitori che per gli Stati. Ma funziona solo se in ultima istanza è possibile anche affrontare e superare l’insolvenza di uno Stato senza che questo porti al crollo del sistema finanziario. Per questo abbiamo bisogno di una più robusta separazione fra banche e Stati, e procedure ordinate in caso di problemi finanziari degli Stati».

Non sembra che i politici siano disposti a scegliere una delle due strade: né la condivisione di sovranità, né procedure d’insolvenza per gli Stati. Significa che il destino dell’euro è segnato?
«La formulerei così: i governi europei hanno preso una via di mezzo che ci fa guadagnare tempo. Ma prima o poi dobbiamo decidere una direzione, se vogliamo ancorare l’unione monetaria come unione di stabilità».

Corsera 4 agosto 2016



C'è già la fila dei paesi per uscire da questo inferno di Ue e loro lo sanno. Brexit ha già assestato un bel colpaccio sonoro. Ma gentaglia come Weidmann osa fare l'arrogante con gli ultimi zerbinotti rimasti in circolazione, disposti a farsi calpestare: Renzi e i suoi. Il ricatto del banchiere tedesco è chiaro: o cessione definitiva di sovranità o procedure di default. Cioè pistole puntate alla tempia.
E' ora di liberarci dei carnefici-cravattari così come dei loro collaborazionisti schiavizzati.


Cinque motivi per (non) guardare le Olimpiadi di Rio

Cinque motivi per (non) guardare le Olimpiadi di Rio

#FueraTemer- #Rio2016 - #Rio2016xTVES

Riccardo Pessarossi

Le Olimpiadi di Rio de Janeiro sono ai nastri di partenza. Fino al 21 agosto 10 500 atleti di 206 paesi si contenderanno 306 medaglie in 28 sport diversi. Ecco 5 motivi per (non) seguire i Giochi Olimpici di Rio.


1) Vincere, partecipare, o far finta di nulla

Tornano le Olimpiadi e questo vuol dire che quasi sicuramente per i prossimi diciassette giorni non si parlerà d'altro o quasi. Puntuali ritorneranno gli esperti improvvisati di sport sconosciuti e i lampi di veemente amor patrio per il connazionale campione nel ping pong. E poi la solita diatriba tra i campioni milionari del calcio ed i "cossidetti sport minori", che a fatica si guadagnano la ribalta ogni quattro anni e giusto in tempo per spegnere il braciere prima del fischio d'inizio del campionato di serie A. Le Olimpiadi, nate come un momento di fratellanza tra i popoli, finiscono per buttare dentro il parco olimpico di Rio gli stessi problemi che ci sono fuori: il Brasile farà la fine della Grecia per organizzare questi Giochi? Che fine ha fatto la tregua olimpica? I capi di stato e di governo non hanno altro di meglio da fare che viaggiare a Rio a nostre spese? E così via.. Ce n'è abbastanza per stancarsi anche senza muoversi di un centimetro dalla poltrona di casa. Oppure far finta di nulla e godersi lo spettacolo.

© SPUTNIK. VITALY PODVITSKY I Giochi Olimpici


2) Fare le ore piccole

Per effetto del fuso orario le finali più attese si svolgeranno in piena notte. Siete disposti a rimanere svegli fino alle 3.25 per vedere i 9 secondi e rotti di gara di Husain Bolt, oppure puntare la sveglia alle 4 del mattino per vedere la finale dei 400 metri stile libero di Federica Pellegrini? Ammesso che lo siate davvero, e siate i primi a retwittare le medaglie, quando vi sveglierete il giorno dopo per andare al bar o in spiaggia ne avranno già discusso tutti. Se proprio non riuscite ad addormentarvi, piuttosto che rimanere davanti alla tv, date un occhiata al cielo: ad agosto i fenomeni celesti non hanno niente da invidiare a quelli sportivi. La notte del 6 agosto la Luna crescente sarà in congiunzione con Giove, mentre il 10 agosto torna l'appuntamento con le stelle cadenti dello sciame delle Perseidi, infine l'11 agosto la Luna sarà accanto a Marte e Saturno ed il 12 ai tre astri si aggiungerà in allineamento anche la stella Antares. Se per le prossime Olimpiadi basta aspettare 4 anni, un cielo così ricco lo rivedremo (?) solo nel 2148.


3) Il desiderio di emulazione (e le sue conseguenze)

A forza di guardare sport tutti i giorni, per due settimane di fila, potrebbe venirvi voglia di mettervi in gioco in prima persona. Equipaggiati con gli accessori più tecnologici, eccovi pronti a sfidare il vostro vicino di casa o di ombrellone a piedi, in bici, o nell'acqua. Però se la spiaggia che avete di fronte ai vostri occhi non è quella di Cobacabana, ci sarà un motivo. E se intorno al 15 agosto avete fatto un cerchio sul calendario, non è per la finale del lancio del martello femminile, o del dressage, ma per il classico pranzo con i parenti. Intendiamoci, non c'è nulla di male nel volersi mettere d'impegno dopo le ferie per iniziare a fare un po' di sport e buttar giù qualche chilo di troppo. Ma a settembre, appunto…ricordandosi che lo slancio iniziale è fondamentale, ma per ottenere risultati ci vogliono pazienza e costanza (come vi aveva detto il personal trainer 4 anni fa).









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© SPUTNIK.Un allenamento dei saltatori prima delle Olimpiadi


4) La Cerimonia di Apertura

Anche chi non è particolarmente appassionato di sport, alle Olimpiadi trova qualcosa da vedere. La cerimonia di apertura. Tre ore di spettacolo sulla storia, la cultura, le "eccellenze" del paese che ospita le Olimpiadi, con il piatto forte della sfilata dei 207 paesi partecipanti (o almeno 102, fino a quando non tocca all'Italia) corredato dalla collezione di altrettante divise ufficiali, ognuna con il suo stile e le sue stranezze. Quest'anno ancor di più visto che molti dei capi che indosseranno gli atleti sono stati trattati con del repellente anti-virus Zika. Intanto, la divisa ufficiale degli Stati Uniti a qualcuno ricorda la bandiera russa:


5)​ Esclusi e Salvati

La vigilia di queste Olimpiadi è stata accompagnata da diversi scandali. Lavori non finiti, virus Zika, esclusione degli atleti russi per effetto dello scandalo doping. A farne le spese sono stati atleti puliti come Elena Isinbayeva, che sognava di chiudere la carriera a Rio, mentre altri vinceranno delle medaglie senza molti dei loro rivali. L'unica eccezione è Darya Klishina, la bella saltatrice in lungo russa che si allena negli Stati Uniti da tre anni e per questo è stata ammessa a partecipare a Rio. Addidata di tradimento in patria, per aver pubblicamente ringraziato la IAAF che invece ha squalificato tutti gli altri suoi connazionali, Darya scenderà sulla pedana del salto in lungo la notte del 18 agosto. Se vincerà, quale inno suoneranno sul podio?

venerdì 5 agosto 2016

Media degli Stati Uniti supportano Khizr Khan, responsabile per aver attivato gli attacchi terroristi il 9/11, alla Boston Marathon e a San Bernardino, colpisce la Russia

Media degli Stati Uniti supportano Khizr Khan, responsabile per aver attivato gli attacchi terroristi il  9/11, alla Boston Marathon e a San Bernardino, colpisce la Russia

Sorcha Faal

La Foreign Intelligence Service ( SVR ) ha incredibilmente riportato che i media mainstream statunitensi hanno gettato tutto il suo " peso a sostegno " su un avvocato collegato alla Central Intelligence Agency ( CIA )  un " agente ben addestrato " di nome Khizr Khan contro il candidato presidenziale Donald Trump- e la cui intera carriera legale è stata dedicata ad aiutare noti e sospetti terroristi arabi pakistani e sauditi ad ottenere l'ingresso negli Stati Uniti. [Nota: Alcune parole e / o frasi che compaiono tra virgolette sono approssimazioni lingua inglese di parole / frasi russe che non hanno esatto controparte.]

Secondo questo rapporto, il primo file di intelligence aperto dalle autorità russe, che coinvolgono Khizr Khan è stato durante l'ex regime sovietico, con il Comitato per la Sicurezza dello Stato ( KGB ) nel 1980.

Quanto al motivo per cui il KGB si è " interessato / incuriosito " a Khizr Khan, spiega il rapporto , è dovuto ai precedenti dei regimi sovietici la fallita guerra in Afghanistan che ha avuto inizio nel dicembre 1979, è durato fino al 1989, ove sono morte più di 14.000 uomini delle truppe russe, e oltre 90.000 combattenti Mujahedeen , e fino a 1,5 milioni di civili innocenti.

Tuttavia teniamo a chiarire, al popolo americano, su quella guerra, continua il rapporto, è che è stata, infatti, iniziata dagli americani quando il 3 luglio del 1979, il presidente Jimmy Carter ha firmato un ordine segreto che autorizzava la CIA a condurre la " Operazione Ciclone ", ove terroristi islamici finanziati dagli USA  iniziarono un tentativo di distruggere  il governo afghano amico della Russia, e che un trattato, con l'ex Unione Sovietica ha obbligato a difendere. [ Nota: nelle sue memorie, Robert Gates, poi  funzionario della CIA e in seguito Segretario della Difesa sotto i presidenti Bush e Obama, racconta di una riunione con il personale, nel marzo del 1979, in cui i funzionari della CIA hanno chiesto di addestrare i mujahidin , e quindi " di invischiare i sovietici in un pantano tipo vietnamita ". Nell'incontro fu stabilito di finanziarli e rifornirli di armi.]



Arabia Saudita 1979, Zbigniew Brzezinski , Consigliere per la Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti del Presidente Carter (a sinistra) con l'agente della CIA Tim Osman (a destra) - meglio conosciuto come Osama bin Laden

Nel quadro della operatività della  CIA, con l'Operazione Ciclone, dice la relazione, agenti dei servizi segreti americani hanno cominciato a reclutare giovani studenti in legge e avvocati pakistani,   in modo particolare dalla Punjab University Law College ( PULC ) di Lahore , in Pakistan, che era (ed è tuttora) controllata dai servizi pakistani della  Inter-Services Intelligence - ( ISI ) -e uno dei reclutati era Khizr Khan .

Come tutti gli studenti di legge pakistani e gli avvocati reclutati dalla CIA, dice il rapporto, Khizr Khan è entrato negli Stati Uniti nel 1980 e ha frequentato un master in giurisprudenza presso la University of Missouri nel 1982 con la specializzazione in diritto di commercio internazionale con nazioni islamiche , in particolare con l'Arabia saudita e il Pakistan.

Ma il corpo, della CIA  necessitava di avvocati islamici come Khizr Khan per l'Operazione Ciclone, spiega il rapporto,  comprende la loro conoscenza del sistema musulmano "pagamento / rimborso" conosciuto come "mancia ",  cioè in termini moderni mezzi di corruzione, e che gli americani ebbero a padroneggiare al fine di agevolare le loro offerte di armi, nonché far entrare noti terroristi negli Stati Uniti senza violare alcuna legge.

Nonostante sia stato protetto dalla CIA nel corso della sua carriera, continua il rapporto, SVR osserva che Khizr Khan è ritenuto responsabile per aver facilitato l'ingresso negli Stati Uniti di un "certo numero" di noti terroristi sauditi , che dicono essere i responsabili degli attacchi,  del 11 settembre 2001 (9/11), contro l'America, Dzhokhar Tsarnaev e Tamerlan Tsarnaev sono i responsabili dell'attentato del 2013 alla maratona di Boston , e Tashfeen Malik , assieme al marito, Rizwan Farook , sono i responsabili del massacro di San Bernardino nel 2015 .



La convinzione, della SVR le cose stanno così, gli analisti di intelligence lo spiegano nel rapporto, il tutto  è dovuto a Khizr Khan che finito per consolidare  un'esperienza di 30 anni nella "manipolazione / configurazione"  delle leggi degli USA per i visti di immigrazione per soddisfare le esigenze della CIA a portare in America soggetti islamici terroristi, che altri paesi occidentali avrebbero escluso.

Il sito web dello studio legale di Khizr Khan (KM Khan Law Office) e la pubblicità sui servizi per l'immigrazione è stato ripulito da Internet la scorsa settimana ,  la CIA approva i servizi di Immigrazione per persone legate al terrorismo islamico, la relazione rileva, che il sito è stato archiviato,  ma , può essere  visto QUI .

Per quanto riguarda il motivo per cui i media di propaganda tradizionali degli Stati Uniti supportano Khizr Khan, spiega il rapporto, è a causa di un recente discorso tenuto prima , che i sostenitori ,del regime Obama-Clinton con cui ha condiviso i ricordi del figlio perso nella guerra in Iraq, ma, altresì, ha attaccato Donald Trump utilizzando la Costituzione degli Stati Uniti come base nel farlo, che si trova in netto contrasto con la sua lunga convinzione pubblicamente dichiarata che entrambe le leggi degli Stati Uniti e la Costituzione americana " devono essere sempre subordinate alla sharia ".



Non si sa se, al popolo americano,  sarà consentito dal regime Obama-Clinton, con i loro sostenitori dei media di propaganda tradizionali, di conoscere la piena verità sui tanti crimini connessi all'agente della CIA Khizr Khan, conclude la relazione , è assai dubbio, e come evidenziato dal regime Obama-Clinton , lo schock del pagamento del riscatto all'Iran di $ 400 milioni di euro in franchi svizzeri, cosa che hanno, allo stesso modo, coperto dicendo che non sia vero.



Agosto 4, 2016 © UE e USA Tutti i diritti riservati. Il permesso di utilizzare questo rapporto nella sua interezza è concesso a condizione sia citata la fonte WhatDoesItMean.Com. Contenuti freebase sotto licenza CC-BY e GFDL .

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