giovedì 25 settembre 2014

EBOLA: CDC teme 1,4 milioni di infezioni entro gennaio; è solo propaganda per spingere il lucroso mercato dei vaccini?

EBOLA: CDC teme 1,4 milioni di infezioni entro gennaio; è solo propaganda per spingere il lucroso mercato dei vaccini?

NaturalNews
Mike Adams tradusiu editau
de Sa Defenza

Solo una settimana fa, chi prediceva  100.000 infezioni Ebola è stato definito un allarmista. L'idea di 100.000 infezioni era pazza, ci hanno detto, perché i governi occidentali e i loro esperti medici avrebbero tenuto sotto controllo l'epidemia . 

Ieri, però,  CDC ha detto pubblicamente di prevedere da 550.000 a 1,4 milioni di infezioni da gennaio, i numeri sono stati diffusi negli Stati Uniti da USA Today [1] e da altre pubblicazioni.

Improvvisamente, la previsione di 100.000 infettati  è divenuta una visione ottimistica la "migliore delle ipotesi".  Campanelli d'allarme  suonano alle orecchie degli esperti di malattie infettive ovunque nel mondo. Potrebbe veramente, Ebola, superare il milione di infezioni entro l'inizio del 2015?

Panico a scopo di lucro? O vera minaccia globale?

L'improvviso balzo delle stime di CDC dalle poche migliaia di infettati ad uno scenario di oltre un milione di persone infette, sta sollevando molti interrogativi, soprattutto in considerazione dei dati storici, e, si accusa CDC di esagerare sulla diffusione della malattia a livelli  pandemici, se non, al fine di generare una forte domanda di vaccini alle compagnie farmaceutiche. [big pharma, ndt]
Dopo tutto,  CDC ha in gran parte fabbricato l'epidemia dell'influenza suina al fine di generare miliardi di profitti sui vaccini appena pochi anni fa, tutti i funzionari e dirigenti  del CDC sono legati agli interessi delle società farmaceutiche.

Quindi la domanda è legittima: Può Ebola davvero degenerare in un milione di infezioni fin dagli inizi 2015, o è solo propaganda di una  pandemia,  scatenata ad arte da CDC per creare una domanda e un mercato per i vaccini? 

Un articolo del New York Times [2] afferma che i governi stanno sottovalutando enormemente il numero di infezioni reali in atto da  Ebola. Le statistiche ufficiali, ci viene detto, possono essere sottovalutate, mentre il numero di infezioni ha un fattore di 2,5. Anche i tentativi onesti di contare le vittime di Ebola possono essere del tutto inaffidabili per la semplice ragione che i pazienti Ebola non si rivolgono più agli ospedali per il trattamento, perché i posti letto negli ospedali sono già pieni.

Ebola si replica  chiaramente ad un ritmo veloce, e un recente studio condotto in collaborazione con Arizona State University ha scoperto che ad ogni infetto di Ebola  si traduce subito dopo il contatto in un altro 1,4-1,7  di infetti . [3]

I dati grezzi utilizzati per questo studio mostrano una chiara tendenza esponenziale del numero cumulativo di infezioni in tutta la Sierra Leone, Liberia e Guinea:


























Così, è chiaro che Ebola ha il potenziale di moltiplicarsi rapidamente, proprio come dice la previsione di CDC  nel suo peggiore modello di CAUSA.
La tempistica è comunque sospetta: CDC non ha rilasciato questi numeri fino a che GlaxoSmithKline non ha annunciato quanto pare già da se ridicolo, il lancio  accelerato di studi clinici di un vaccino contro Ebola - un processo che normalmente richiede anni di R&D [ricerca e sviluppo, ndt] ma che GSK  sembra essere magicamente tirato fuori dal cappello, giusto in tempo perché CDC si metta a soffiare sul fuoco del panico. 

Siamo costretti a procedere con scetticismo sulle motivazioni che si muovono in tutte queste azioni. Se i vaccini fossero medicine non-profit, e non ci fossero dietro motivi finanziari per crearli, e le dinamiche di tutto questo sarebbe più chiaro a tutti. Ma siccome è redditizio  progettare una situazione di panico basato su una pandemia, ciò  si traduce in miliardi di dollari di vendite di vaccini, perciò, c'è sempre la questione che ciò che è reale e ciò che è giusto può sempre trasformarsi in un "teatro medico."

Impossibile separare i fatti dalla finzione in questa epidemia

La conclusione in tutto questo è che non possiamo ancora avere un modo affidabile o separato dalla finzione in questa epidemia. Siamo convinti che l'epidemia di Ebola stia realmente accadendo, e  tuttavia può avere un'origine che non potrà mai essere segnalata dalla stampa popolare.

E 'estremamente difficile per le persone informate rimediare e  risolvere tutte le eventuali fazioni concorrenti del governo, i militari, l'industria farmaceutica e gruppi terroristici. Ognuno ha una motivazione diversa, sia nella  esagerazione, della percezione del focolaio di Ebola, che nel  minimizzarla. Dopo pochi giorni dal manifestarsi del focolaio , ci è stato detto che l'epidemia è sotto controllo e non c'è nulla di cui preoccuparsi, pochi  giorni dopo invece, abbiamo sentito la testimonianza di esperti del Senato americano  descrivere cose che mostravano  "nazioni che si stanno riducendo in cenere" se non si ferma l'epidemia. (Questa è una testimonianza del Dr. Kent Brantley.)

Siccome Ebola è invisibile, e non possiamo vederla direttamente. Siamo costretti a dipendere dai report  ufficiali e dalle storie dei media mainstream, che possono essere facilmente distorte o totalmente fabbricati.

Attenzione alle smentite ufficiali

Una cosa che tutte le fonti ufficiali continuano a diffondere in questo momento è che Ebola non potrà mai raggiungere l'America...
Questa è praticamente una garanzia, a quanto pare, sono  le stesse fonti ufficiali che sostengono che il debito federale è sotto controllo, il che, è tutto dire.

Ironia della sorte, sia il debito nazionale che Ebola hanno una cosa in comune: l'interesse composto . Nel corso del tempo, anche un piccolo aumento percentuale può esplodere in una curva di crescita esponenziale, la creazione del "debito fuori controllo" o di una "pandemia galoppante", che non può essere fermata fino a quando non crolla qualcosa. 

Dobbiamo ancora leggere un argomento veramente convincente che spiega come le infezioni di Ebola  potrebbero  essere uguali a zero dopo aver superato il milione di contagi. Anche se non si è sentito alcuna spiegazione da parte delle istituzioni di come può essere fermato un gruppo terroristico che vuole rilasciare il virus dell'Ebola in America, soprattutto dato il fatto che le "frontiere sono spalancate" e che la politica della Casa Bianca  rifiuta apertamente di far rispettare la sicurezza dei confini americani.

il testo di quest'articolo è liberamente utilizzabile non per scopi commerciali,  citare la fonte 

Vedi questa infografica (sottostante) che spiega la situazione in modo più conciso, assicuratevi di entrarvi liberamente in sintonia in caso di pandemia; audio del corso al www.BioDefense.com 
                                        


















































































Fonti:

[1] http://www.usatoday.com/story/news/world/201...

[2] http://www.nytimes.com/2014/09/23/world/afri...

[3] http://www.eurosurveillance.org/ViewArticle....

[4] http://www.naturalnews.com/046946_ebola_outb...

sabato 20 settembre 2014

Scozia: Gli stranieri e i vecchi affondano il ​​referendum per l'indipendenza...

Scozia: Gli stranieri e i vecchi affondano il ​​referendum per l'indipendenza...


tradusiu editau 
de Sa Defenza


Alex Salmond leader del partito nazionalista  scozzese, socialista,  SNP  

ETREBROADEL (19/092014) 
La sconfitta, onorevole, degli indipendentisti della Scozia si spiega con i voti di 880.000 non-scozzesi, che rappresentano il 17% della popolazione. Accettando di farli votare, i separatisti socialisti hanno di fatto creato le condizioni per la loro sconfitta.
Mezzo milione di cittadini britannici in Scozia
Questo avviene perché la Scottish National Party (SNP), socialista, non ha mai messo in discussione la partecipazione alla consultazione di mezzo milione di cittadini britannici che vivono in Scozia, un paese dove ci sono 5,3 milioni di abitanti con una percentuale di stranieri al voto così alta, rende chiaro perché Londra abbia accettato il referendum. Avendo una solida minoranza di blocco, il governo britannico è stato in grado di affrontare il referendum con un vantaggio decisivo in mano.
La stampa britannica ha ampiamente illustrato le intenzioni di voto di quei residenti stabiliti in Scozia. E il verdetto è chiaro: il 63% di loro intende votare contro l'indipendenza. Guarda caso l'NSP ha perso il referendum per l'indipendenza, per 300.00 voti.
I Polacchi al voto ... per mantenere i loro documenti
Londra sapeva di avere il sostegno di altri non-scozzesi per aggirare il voto indipendentista. Un sondaggio condotto nel mese di agosto tra gli emigranti polacchi che vivono nel paese indica che  andavano a votare in base al futuro dei loro visti , se la Scozia fosse divenuta indipendente. L'incertezza ha prevalso sullo status europeo della Scozia a seguito delle dichiarazioni anti-indipendentiste di Manuel Barroso.
Avrebbe, rimesso teoricamente in discussione la libera circolazione sancita per i cittadini degli Stati membri della UE. La libera circolazione era l'unico criterio che contava per gli immigrati polacchi e dell'Europa orientale. Per loro, il futuro del popolo scozzese non aveva importanza e  non hanno esitato a far valere i loro interessi come  quelli dei Londinesi residenti in Scozia.
Anche i Pakistani hanno anche potuto dire la loro
I Pakistani  rappresentando più di 150.000 voti, gli immigrati consapevoli del debito verso il governo britannico e conoscendo il loro punto di vista sul referendum su l'indipendenza scozzese è percepita come una minaccia diretta. Due terzi di loro hanno  votato contro il "Sì" per l'indipendenza.
Agli scozzesi alla diaspora invece niente voto...
Mentre a pakistani, inglesi e polacchi è stato chiesto di votare per Alex Salmond e il suo partito, la diaspora scozzese si è vista privata ​​del diritto al voto. Un diaspora forte  di milioni di persone in tutto il mondo. La logica del "jus soli" tanto cara agli indipendentisti di sinistra è stata usata a pieno per produrre il risultato voluto.
Infatti se si sottraggono i voti stranieri - inglesi, e degli europei dell'Est e non europei - i nativi scozzesi- hanno  votato per l'indipendenza.
La co-responsabilità dei vecchi
I vecchi e gli stranieri, sono stati il motore della vittoria del "No". ben il 65% di degli ultra 50enni erano contrari all'indipendenza. Preoccupato per le pensioni, percepivano l'indipendenza come una messa in discussione dei loro interessi. Non sorprende, perché sono gli stessi  che sostengono l'immigrazione per farsi "pagare le pensioni," visto il tasso di bassa natalità aveva generato la crisi demografica.
Gli insegnamenti da trarre
Ci sono diverse lezioni da trarre da questa consultazione. In primo luogo, la sconfitta degli indipendentisti, in gran parte è causata dal loro orientamento ideologico socialista, non è stata schiacciante. La Scozia ha riacquistato il suo parlamento autonomo da soli 15 anni, e gli indipendentisti sono al governo da soli 7 anni. Essere riusciti a raccogliere quasi il 46% dei voti è una vera e propria performance di successo  in un tempo così breve , tenendo conto che - avevano contro tutti i media inglesi e tutto l'arco istituzionale e dei partitico inglese oltre che quello  dei funzionari europei -.
Inoltre è chiaro che il movimento indipendentista di sinistra, sostenendo una interpretazione non-etnica del nazionalismo, ha creato le condizioni per il suo fallimento politico. Rifiutando, per convinzione o per paura, di impedire il voto agli stranieri  su un argomento che non li riguardava, per definizione, ha fatto si di dare a Londra il mezzo per il successo.
A questo si aggiunge un evidente divario generazionale. L'egoismo dei Baby Boomer è il filo del loro comportamento politico: pro-immigrati, a breve termine, si sono solo interessati del loro benessere e del loro patrimonio, ed hanno preso in ostaggio il destino del giovani scozzesi. Non a caso, il loro parassitismo converge con quello degli inglesi e degli immigrati non europei.
Si tratta comunque di una sconfitta  relativa. Il progressivo  processo della fine delle generazioni conservatrici  offre una visione di sviluppo decisivo per questo Paese. In un certo senso, è la fine di una  forma di movimento indipendentista socialista e l'inizio di un'altra visione. Le piccole nazioni d'Europa non avranno altra scelta, che darsi formazioni politiche decisamente nazionaliste al posto del superato "indipendentismo di sinistra".

sabato 13 settembre 2014

ISRAELE ruba il gas naturale Offshore di Gaza e firma un accordo da 15 miliardi di dollari di affari con la Giordania

ISRAELE ruba il gas naturale  Offshore PALESTINESE di Gaza e firma un accordo da 15 miliardi di dollari di affari con la Giordania

Global Research,
tradusiu editau de 


Foto: 
"l'elettricità a Gaza; è 'Nemico dello Stato (ebraico)' ", ha scritto il Middle East Online durante Operazione Piombo Fuso del 2008-2009.

Mentre gli abitanti di Gaza soffrono dei blocchi agli alimentari quotidianamente, Israele  firma un importante accordo per vendere gas alla Giordania, gas che, dicono i ricercatori, è stato rubato ai palestinesi.

Oltre a confiscare le risorse energetiche della Palestina, Israele ha distrutto la sola centrale elettrica di Gaza nella sua ultima offensiva militare.

Il 29 luglio 2014, RT ha riferito:
Oltre un milione di persone a Gaza potrebbe non avere più  elettricità dopo che le granate anticarro israeliane hanno colpito il deposito di carburante della centrale elettrica, facendola arrestare. Il suo direttore, Mohammed al-Sharif, ha detto, "La centrale è distrutta." (Gaza’s only power plant shut down by Israeli shelling, RT 29 luglio 2014)
Il The Middle East Monitor ha segnalato 4 Settembre 2014 che in un Memorandum di Conoscenza "è  stato firmato un accordo tra Israele e Giordania  per esportare il gas naturale israeliano in Giordania nel corso dei prossimi 15 anni, per un valore totale di 15 miliardi di dollari". (Jordan to buy $15bn of Israeli gas , Middle East Monitor, 4 settembre 2014) 

Il primo contratto di esportazione di gas naturale da Israele sarà firmato da "un partner da Leviathan Noble Energy Inc.  e  per conto  dei suoi due partner  Delek Group Ltd  Avner Oil and Gas LP  e Delek Drilling Limited Partnership and Ratio Oil Exploration (1992) LP . "( Israel signs $15 billion gas deal with Jordan ,Globes, Israel  business news, 3 settembre 2014)

Vogliamo ricordare che a seguito del bombardamento israeliano e l'invasione sotto Operazione Piombo Fuso ", i giacimenti di gas palestinesi vengono de facto confiscati da Israele in deroga al diritto internazionale":
Un anno dopo "Operazione Piombo Fuso", Tel Aviv ha annunciato la scoperta del giacimento di gas naturale Leviathan nel Mediterraneo orientale "al largo della costa di Israele." 
Al tempo il giacimento di gas era: "... il giacimento più importante mai trovato nella zona sub-esplorata del bacino levantino, che si estende per circa 83.000 chilometri quadrati della regione mediterranea orientale."
Assieme al giacimento di Tamar, è nella stessa zona, scoperto nel 2009, si prospetta guadagni come una miniera d'oro di energia per Israele,  Noble Energy situata a Houston,Texas, e per i partner Delek Drilling, Avner Oil Exploration e Ratio Exploration Oil. (Felicity Arbuthnot, Israel: Gas, Oil and Trouble in the Levant , Global Research 30 dicembre 2013) 
I giacimenti di gas di Gaza fanno parte della zona di Levante nell'area soggetta a valutazione. (Michel Chossudovsky,  War and Natural Gas: The Israeli Invasion and Gaza’s Offshore Gas Fields , Global Research, 8 gennaio 2009)
Il Times of Israel  ha riferito che questo primo accordo di esportazione "rende Israele fornitore principale di energia della zona." (Marissa Newman, Israel signs $15 billion gas deal with Jordan, The Times of Israel, 3 settembre 2014)

Il Globe riferisce sul business di vendita del gas israeliano, che è stato sostenuto  dal Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, che ha "assistito" entrambi i paesi per la firma dell'accordo che dà a Israele la preminenza nel "usare la sua posizione per raggiungere obiettivi strategici" :
L'accordo è stato portato a compimento con l'aiuto del  Ministro israeliano alle Infrastrutture naturali , dell'energia e delle risorse idriche Silvan Shalom e con il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti.
L'inviato speciale del segretario di Stato Usa John Kerry e coordinatore per le questioni energetiche internazionali Amos Hochstein  in Giordania per la cerimonia della firma. A Silvan Shalom sarà richiesto di approvare l'accordo prima che i contratti siano firmati. 
Questo accordo modifica significativamente le relazioni strategiche economiche tra Israele e Giordania e fa di Israele un produttore di energia ed esportatore in grado di utilizzare la propria posizione per raggiungere obiettivi strategici. Molte discussioni hanno animato Israele negli ultimi anni sulle esportazioni di gas israeliano, e alla fine si è deciso che si può esportare il 40% delle sue riserve di gas naturale off-shore. (Leviathan partners signing $15b Jordanian gas dealGlobes, Israel business news , 3 settembre 2014)
Secondo il Middle East Monitor, la Giordania ha approvato il mese scorso una raccomandazione "che chiede la fornitura di Giordania con gas naturale dalle acque palestinesi della Marina di Gaza":
"Il gabinetto giordano ha approvato, lo scorso mese, la raccomandazione della Commissione per lo sviluppo economico, chiedendo la fornitura alla Giordania sia fatta con il gas naturale del giacimento di gas scoperto in acque palestinesi nella Marina di Gaza, previo coordinamento con l'Autorità palestinese.
I palestinesi possiedono un'area nel campo della Marina di Gaza, situato a 35 chilometri dalla costa della Striscia di Gaza, che è stato scoperto alla fine degli anni '90, da cui non è stato estratto ancora nulla ". (Middle East Monitorop cit. .)
Sarà questo accordo tra Israele e Giordania a compromettere questa "raccomandazione"?
Una cosa è certa, questo nuovo accordo rende Israele il "fornitore principale di energia per il regno giordano e area" di conseguenza Israele diviene un importante operatore nel campo dell'energia in grado di "usare la sua posizione per raggiungere obiettivi strategici", questo aspetto getta una nuova luce sui presunti obiettivi degli attacchi israeliani contro Gaza.

Nel 2007, un anno prima che l'Operazione Piombo Fuso, in cui sono stati confiscati i giacimenti di gas palestinese, il ministro della Difesa israeliano ed ex capo del personale della Israeli Defence Force (IDF),  Moshe Ya’alon aveva scritto che "Israele ha bisogno di altre fonti di gas naturale". Tuttavia, l'acquisto di gas dai palestinesi, ha affermato, sarebbe "equivalente a finanziare i terroristi  di Israele contro se stesso" e che i proventi del gas non possono divenire "un fattore economicamente trainante di uno Stato palestinese". 

La  dichiarazione sotto mostra chiaramente i legami tra le operazioni militari israeliane e le riserve di petrolio e gas della Palestina:
La British Gas dovrebbe essere il gioiello  dell'economia palestinese, in grado di fornire parte della soluzione per i pressanti bisogni energetici di Israele. Il gigante energetico britannico, ora denominato  BG Group," assieme ai suoi partner locali - l'Autorità Palestinese di Mahmoud Abbas e il, Consolidated Contractors Company di proprietà palestinese (CCC) - sono attualmente coinvolti in trattative avanzate per vendere a Israele enormi quantità di gas naturale - riserve che ammontano a quasi 1,4 miliardi di metri cubi - che BG ha scoperto nel 2000 al largo delle coste di Gaza. Il valore di mercato del gas è stato stimato attorno ai  4 miliardi di $. Pertanto, la vendita del gas a Israele significherebbe una manna miliardaria per la Autorità Palestinese, e per il popolo palestinese. 
Purtroppo, le valutazioni dei britannici, tra cui quelle espresse  dall'ex primo ministro Tony Blair, che il gas di Gaza può essere un fattore chiave di uno Stato palestinese economicamente più vitale, è fuorviante. I guadagni della vendita del gas palestinese a Israele non contribuirebbero affatto a dare sollievo dalla estrema povertà al popolo palestinese . 
Per Israele, la necessità del gas di BG potrebbe aver già fatto pagare un tributo. E 'possibile che la prospettiva di  acquisto di gas potrebbe aver giocato un ruolo nell'influenzare il gabinetto di Olmert a ordinare una grande operazione dell'esercito IDF su Gaza ... 
Chiaramente, Israele ha bisogno di altre fonti di gas naturale, mentre il popolo palestinese ha necessità di nuove fonti di reddito. Tuttavia, con Gaza attualmente roccaforte islamica radicale, e con la Cisgiordania che rischia di diventarne la prossima, a Israele resta difficoltoso versare un miliardo di dollari nei  conti bancari internazionali dell'Autorità palestinese, poiché equivarrebbe a finanziare il terrorismo che le si ritorce contro.  
Pertanto, è necessaria una revisione urgente per le  implicazioni che può avere sulla sicurezza di Israele  l'acquistare il gas di Gaza. (Moshe Yaalon, Does the Prospective Purchase of British Gas from Gaza Threaten Israel’s National Security? , Jerusalem Center for Public Affairs 19 ottobre 2007)
Tale dichiarazione presuppone  che Israele non permetterà ai palestinesi di avere un'economia sostenibile sfruttando le loro risorse naturali. La presunta "minaccia terrorista" è solo un pretesto per mantenere la Palestina sotto occupazione militare e continuare a rubarne terra e risorse.

Ricercatori indipendenti hanno indicato che queste operazioni militari, nonché il blocco illegale di Gaza servono in realtà tutti per appropriarsi del petrolio e del gas:
Quello a cui oggi assistiamo è l'integrazione di questi giacimenti di gas adiacenti compresi quelli appartenenti alla Palestina nell'orbita di Israele. (Vedi la mappa qui sotto).

Va notato che l'intera costa mediterranea orientale che si estende dal Sinai egiziano alla Siria, costituisce una zona di grandi dimensioni con enormi riserve di gas e petrolio. (Chossudovsky, op. Cit.)

Per ulteriori informazioni sui campi off-shore di gas palestinesi, suggeriamo i seguenti articoli:
Copyright © 2014 Global Research

venerdì 12 settembre 2014

APPELLO : MANIFESTADA NATZIONALE; POLITICA E AUTORITA' ALLA MANIFESTAZIONE DEL 13 SETTEMBRE a CAPO FRASCA: LA LOTTA DI POPOLO NON SI CAVALCA

MANIFESTADA NATZIONALE 

A totu is òrganos de informatzione

In custas dies is giornales ant faeddadu de sa Manifestazione Nazionale de su 13 de cabudanni in Capo Frasca, pesende meda cunfusione: pro custu cherimus fàghere craresa. 

Sa manifestada non nche l'amus mutida pro pedire a s'Itàlia de minimare sa presèntzia militare in Sardigna, ma pro rivendicare in manera crara su deretu de su pòpulu sardu de èssere soberanu in sa terra sua, agabbende s'ocupatzione militare italiana.

Pro custu torramus a nàrrere chi sa punna de sa manifestada est:
-Firmare deretu sas esercitatziones militares.
- Serrare totu sas servitù, sas bases e sos tres polìgonos militares de Capo Frasca, Teulada e Chirra
- Sa bonìfica e sa riconversione de is àreas interessadas.

Diat èssere unu contu istrambecu, si diant bènnere sos matessi partidos italianos chi dae semper narant chi s'ocupatzione militare de sa Sardigna non si podet tocare e chi non b'at mancu de nd'arresonare.

Si in casu, at a èssere unu problema issoro su de giustificare custa contraditzione in dae in antis de sos sardos, ca sos obietivos de sa manifestada sunt craros e non b'at possibilidade de si cunfùndere.

A Manca pro s'Indipendentzia




MANIFESTADA NATZIONALE CONTRA A S'OCUPATZIONE MILITARE DE SA SARDIGNA:

L'occupazione militare della Sardigna rappresenta un sopruso che dura da sessanta anni e che non siamo più disposti a tollerare.
La nostra terra è ridotta a un campo di sperimentazione militare in cui diventa lecita qualsiasi soglia di inquinamento e viene testata qualsiasi tecnica di sterminio.
Col passare del tempo lo Stato italiano intensifica il ritmo e il peso delle esercitazioni militari.
L’occupazione militare rappresenta la negazione più evidente della nostra sovranità nazionale e impedisce uno sviluppo socio-economico indipendente del nostro popolo, condannando la Sardigna all'infamante ruolo di area di servizio della guerra.
Vogliamo che la Sardigna diventi un'isola di pace e che il suo territorio sia assolutamente indisponibile per le esercitazioni di guerra, di qualunque esercito (compreso quello italiano) e sia interdetto a qualunque attività o presenza connesse con chi usa la guerra per aggredire altri popoli o per crimini contro i civili, colpendo ospedali, scuole, rifugi per sfollati e abitazioni civili.
Chiediamo che la Sardigna sia immediatamente e per sempre interdetta all'aviazione militare israeliana.
Invitiamo tutto il popolo sardo, le associazioni, i partiti e i comitati ad aderire e partecipare alla manifestazione indetta a Capo Frasca il prossimo 13 di settembre per pretendere a gran voce:
- Il blocco immediato di tutte le esercitazioni militari.
- Chiusura di tutte le servitù, basi e poligoni militari con la bonifica e la riconversione delle aree interessate.

https://www.facebook.com/events/786429511377063/?ref=ts&fref=ts

Fino ad ora hanno aderito alla manifestazione le seguenti organizzazioni, associazioni, comitati e partiti:
A Manca pro s'Indipendentzia - PTS
Sardigna Natzione Indipendentzia
Comitato Sardo Gettiamo le Basi
Comitato Su Giassu
Comitato Civico Su Sentidu
Comitato No Radar Capo S.Marco
Comitato Sulcis In Lotta
Fronte Indipendentista Unidu
C.U.A. (Collettivo Universitario Autonomo) Casteddu
Confederazione Sindacale Sarda - CSS
Scida - Giovunus Indipendentistas
SIS-MA
Comitato No Megacentrale Guspini
Assòtziu de sos Istudentes Sardos - Su Majolu
ProgReS - Progetu Repùblica
Tzoku
Kentze Neke
Soberania Populare
Ora in silenzio per la pace - Genova
Tenore Luisu Ozzanu - Siniscola
Collettivo Furia Rossa - Oristano
Comitato Contro la Guerra - Milano
Assòtziu Zirichiltaggia
Coordinamento dei Comitati No MUOS
Comitato Amparu - Teulada
Testata libertaria "Odissea"
PCL Sardegna
Wesak del Mediterraneo
iRS - Indipendentzia Repubrica de Sardigna
No Chimica Verde-No Inceneritore Porto Torres-Sassari
Gruppo Opìfice
Assotziu Consumadoris Sardigna - Onlus
"Rimettiamo Radici" (No Radar Capo Pecora)
Rifondazione - Comunisti italiani - Sinistra Sarda
Cìrculu Indipendentista "Hugo Chávez"
Malerbe-casa di autoproduzione
Gruppo Sardegna del Servizio Civile Internazionale
Su La Testa - L'altra Lombardia
Comitato Civico "No Progetto Eleonora"
"No al furtovoltaico a Narbolia" - Comitato "S'arrieddu per Narbolia"
Arci Sardegna
Unione degli Studenti Sardegna
Associazione CambiAmo Arbus
Collettivo Palestina Rossa
Coordinamento Fronte Palestina - Milano
Gruppo Sardegna Pulita
Partito Sardo d'Azione
Associazione Amicizia Sardegna Palestina
BDS Sardegna
Movimentu de sos disoccupados
Le Mafalde Associazione Interculturale - Prato
Rivista digitale Limba Sarda 2.0
Movimento per il lavoro i diritti e l'ambiente
Associazione Culturale Scirarindi
Comitato Carlofortini Preoccupati
Comitati Sardi per la Lista "L'Altra Europa"
Comitato Nurra Dentro-Riprendiamoci l'Agro/Sassari
Presidio Piazzale Trento di Cagliari
Meeutp Polis Oristano a 5 Stelle
Associazione culturale Sustainable Happiness
Laboratorio Gallura
Movimento Cittadino Civico 5 Stelle di Quartucciu
Comitato Terrasana Decimoputzu
Coordinamentu pro su Sardu Ufitziale
Sardegna Possibile
Movimento Pastori Sardi
Movimento Nonviolento da Nuoro
Associazione no profit "Zulema" - Oristano
Associazione culturale "Ozzy Eventi"
Ruja Karrera
Gentes
Comunidades
Associazione culturale "Sa Matta Soba"
Federazione identitaria Olbia
Partito di Alternativa Comunista - Sezione Sarda




MANIFESTADA NATZIONALE CONDIVISA CONTRA A S'OCUPATZIONE MILITARE - CAPO FRASCA - 13 DE CAPIDANNI


Chie cheret aderire imbiet una email a manifestada13@yahoo.it

L'occupazione militare della Sardigna rappresenta un sopruso che dura da sessanta anni e che non siamo più disposti a tollerare.
La nostra terra è ridotta a un campo di sperimentazione militare in cui diventa lecita qualsiasi soglia di inquinamento e viene testata qualsiasi tecnica di sterminio.


Col passare del tempo lo Stato italiano intensifica il ritmo e il peso delle esercitazioni militari.
L’occupazione militare rappresenta la negazione più evidente della nostra sovranità nazionale e impedisce uno sviluppo socio-economico indipendente del nostro popolo, condannano la Sardigna all'infamante ruolo di area di servizio della guerra.

Vogliamo che la Sardigna diventi un'isola di pace e che il suo territorio sia assolutamente indisponibile per le esercitazioni di guerra, di qualunque esercito (compreso quello italiano) e sia interdetto a qualunque attività o presenza connesse con chi usa la guerra per aggredire altri popoli o per crimini contro i civili, colpendo ospedali, scuole, rifugi per sfollati e abitazioni civili.

Chiediamo che la Sardigna sia immediatamente e per sempre interdetta all'aviazione militare israeliana.

Invitiamo tutto il popolo sardo, le associazioni, i partiti e i comitati ad aderire e partecipare alla manifestazione indetta a Capo Frasca il prossimo 13 di settembre per pretendere a gran voce:

Il blocco immediato di tutte le esercitazioni militari.

Chiusura di tutte le servitù, basi e poligoni militari con la bonifica e la riconversione delle aree interessate.

Sant'Anna 20-08-14
Custu est su manifestu base seperadu, cadaunu de sos aderentes sa die 13 podet faghere un'interventu e isparghere unu volantinu suo.





COMITATO SARDO GETTIAMO LE BASI


POLITICA E AUTORITA' ALLA MANIFESTAZIONE DEL 13: LA LOTTA DI POPOLO NON SI CAVALCA 

La risonanza anche internazionale della manifestazione del 13 settembre a Capo Frasca indetta da Comitato sardo Gettiamo le Basi, A Manca pro s’Indipendentzia, Sardigna Natzione, comitati Su Giassu e Su Sentidu, è giunta persino al sempre dormiente ceto politico e alla classe dirigente sarda. Autorità varie, esponenti della casta, militaristi e filopoligoni annunciano la loro partecipazione. Hanno ripudiato, finalmente, l’ignavia e le incancrenite convinzioni di sempre e fatto propria la lotta per GETTARE le BASI MILITARI FUORI dalla SARDEGNA e dalla STORIA? Oppure è uno dei tanti fuochi paglia, o peggio, il solito tentativo di cavalcare la lotta di popolo per portare acqua ciascuno al proprio mulino?

Conosciamo bene le velleità della nomenclatura nostrana di ridurre la lotta di liberazione della Sardegna dal giogo militare al miserrimo obiettivo di un paio di settimane di sospensione dei perenni bombardamenti per non disturbare i turisti, allettarla con il miraggio di smantellamento di Teulada, dirottarla verso la “conquista” di una manciatina di terra (7.000 ettari dei 30.000 soggetti a servaggio militare, proclama il governatore Pigliaru con il plauso del Consiglio regionale) e, soprattutto, incanalarla nell’alveo istituzionale – definito dal potente apparato militare-industriale – diretto al potenziamento del poligono della morte Salto di Quirra truffaldinamente presentato come “ Riqualificazione, Polo scientifico-culturale, tecnologico, industriale”.

Siamo abbastanza forti per concedere la chance di dimostrare con i fatti di essere dalla parte della Sardegna. Il primo test sarà la costituzione della Regione come parte civile nel processo Quirra il 23 settembre.

Liberare la Sardegna dalle basi di guerra significa anche ripudio del ruolo infamante di terra di sperimentazione di ordigni di morte e addestramento di truppe per il massacro di altri popoli.

Comitato sardo Gettiamo le basi: 3467059885




TAVOLA SARDA PER LA PACE

  Appello

La Tavola Sarda della Pace invita tutte le sigle aderenti (sindacati, comitati, comuni, associazioni) a partecipare alla grande manifestazione unitaria di Capo Frasca, Sabato 13 Settembre prossimo.
Dobbiamo essere consapevoli che questa è un’occasione storica non solo per chiudere Capo Frasca, ma anche per allargare il consenso per liberare la Sardegna dalle servitù militari e aprire la strada verso un modello di sviluppo ecocompatibile, di pace e lavoro per tutti.
La Tavola Sarda è da sempre impegnata su queste battaglie, ma non rivendica e contrasta le primogeniture, lavorando e operando per la massima unità del mondo pacifista sardo nella chiarezza delle posizioni degli obiettivi, praticando il metodo di lotta non violento.
Inoltre, comunichiamo che la 13^ Marcia Sarda per la Pace Laconi-Gesturi si terrà Domenica 26 Ottobre prossimo.
Sarà una giornata unitaria di confronto e di lotta, per contribuire a far conoscere i temi in questione ed ottenere risultati concreti attesi da tempo dal popolo sardo.

Il nostro slogan sarà: “Per la pace, disarma la Sardegna”.

                                    I Portavoce
      Don Ettore Cannavera, Franco Uda, 
     Guido Cadoni, Antonello Murgia e 
     Paolo Pisu


Cagliari, 10 Settembre 2014

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