mercoledì 21 maggio 2014

ECCO COSA ACCADRA’ CON LA FINE DELL’EURO E LA NASCITA DELLA NUOVA LIRA ITALIANA PER: MUTUI, RISPARMI, INVESTIMENTI.

ECCO COSA ACCADRA’ CON LA FINE DELL’EURO E LA NASCITA DELLA NUOVA LIRA ITALIANA PER: MUTUI, RISPARMI, INVESTIMENTI.
Paolo Cardenà 
 Vincitori e Vinti


Molti “autorevoli commentatori” sostengono che in caso di uscita dell’Italia dall’euro, i risparmi subirebbero delle gravi perdite per effetto della svalutazione che ne seguirebbe. Per di più, usano questo tipo di  affermazioni per cercare di incutere terrore verso l’opinione pubblica (in questo caso  i risparmiatori), al fine di veicolare  il consenso a favore della permanenza dell’Italia nella moneta unica euro. Il tema dell’euro,  oltre ad essere di estrema importanza,  è anche  di difficile comprensione, poiché presuppone delle conoscenze economiche che non tutti hanno o possono avere. Ecco quindi che esercitare pressioni sull’opinione pubblica evocando scenari apocalittici, appare un atto censurabile sotto ogni punto di vista, solo per usare un eufemismo.

Chi scrive,  pur lodando  il dibattito (quello serio) che eminenti economisti sono stati capaci di stimolare aprendo gli occhi all’opinione pubblica  meno preparata e meno sensibile al tema, teme che questo grande impegno porti a ben poco, in termini concreti. Per il semplice motivo che noi non abbiamo una classe politica capace di assumere una scelta così importante, che peraltro distruggerebbe l’enorme investimento  del patrimonio politico che la creazione dell’euro ha presupposto negli ultimi 50 anni di storia politica europea.

L’omertà e l’ignoranza che sovrasta la scena politica italiana sul tema euro ne costituisce esempio tangibile. Come dire: sono tutti allineati e coperti a difesa dell’indifendibile. Forse per loro personale tornaconto, o forse per mantenere più a lungo possibile lo status quo della nomenclatura politica europea. Ovviamente fin quando non si giungerà alla catastrofe, che a mio avviso, perdurando simili condizioni, non tarderà ad arrivare. 

Quindi, credo che l’Italia, anziché governare un eventuale uscita dall’euro, sarà destinata a subirla nel caso in cui  qualche altro paese (magari fondatore) dovesse sganciarsi per primo dall’unione monetaria, provocando la dissoluzione della moneta unica. Mi viene in mente la Francia, visto che da quelle parti il dibattito sul tema euro è molto in avanti rispetto che in Italia, ed esiste un partito no-euro che è dato favorito nei sondaggi.  Detto questo, non appare affatto remota la possibilità che l’Italia si trovi a dover affrontare questa eventualità (quella della dissoluzione dell’euro) in maniera del tutto impreparata e senza un piano “B” che gli consenta di contrastare, per quanto possibile, lo shock che ne deriverebbe. 

Ma tornando al tema di fondo di questo articolo, le cose non stanno proprio nei termini espressi dagli  ”autorevoli commentatori” di cui abbiamo accennato in apertura. Cerchiamo di capire perché, auspicando di farlo con più pragmatismo possibile.

Nel misero dibattito politico,  che va ritualmente  in onda a reti unificate, c’è chi si spinge ad ipotizzare che l’Italia,  in caso di dissoluzione della moneta unica  e ritorno alle valute nazionali,  svaluterebbe nei confronti del marco di un possibile 30-40% o forse più. Va preliminarmente precisato che nel panorama scientifico, al momento, non esiste nessuno studio degno di credibilità che possa confermare questa tesi. Al contrario esistono molti precedenti storici    relativi a dissoluzioni di unioni monetarie  che dicono che, verosimilmente , la moneta che si sgancia da una unione monetaria  (o dalla moneta a cui era agganciata),  tenderebbe a svalutarsi di un livello simile al differenziale di inflazione cumulato durante il periodo di vigenza dell’unione. Quindi, ipotizzando che il differenziale di inflazione accumulato con la Germania sia di circa il 20%, è del tutto plausibile che  potrebbe essere questo il livello di svalutazione della nuova lira rispetto al marco, o poco più. 

Andrebbe anche osservato che l’interesse della Germania non è quello di affossare il cambio della nuova lira rispetto a quel che rimarrebbe dell’euro (ben poco credo) o rispetto al nuovo marco; se non altro perché, questo, oltre a mettere in serie difficoltà il comparto bancario tedesco esposto nei confronti del debito italiano, consentirebbe all’Italia di guadagnare consistenti quote di mercato sottraendole alla stessa Germania. Quindi non sarebbe affatto remota la possibilità che la Germania compri carta (lira) italiana, sostenendo sia il cambio che il valore dei titoli di Stato. Questo consentirebbe  anche alle banche tedesche esposte sul debito italiano di assorbire progressivamente  lo shock che eventualmente ne deriverebbe. Pertanto credo che sia interesse della Germania  evitare che la lira svaluti di molto e in modo violento.

Per effetto della svalutazione che la lira subirebbe, molti commentatori sostengono che i risparmi patirebbero una riduzione di egual valore. Per smentire questa tesi che risulta assai opinabile, partiamo da un punto fermo, che è quello che tutte le attività e le passività vengano denominate nella nuova lira in rapporto UNO a UNO: UNA NUOVA LIRA per ogni  EURO, lasciando poi il cambio libero di fluttuare. Ciò significa che i mutui, gli stipendi e tutti i risparmi (conti deposito, risparmio postale, fondi comuni, azioni ecc) verrebbero convertiti in nuova lira che, come dicevamo, dovrebbe svalutarsi di un quantum. Ecco, il punto è cosa si svaluta e rispetto a cosa si svaluta.

Prendiamo il risparmio, ad esempio. Se   oggi dispongo di 100.000 euro in un conto deposito in italia, domani avrò 100.000 lire sullo stesso conto deposito, che, ipotizzando una svalutazione del 20% rispetto al nuovo marco (ma non è detto), consentono di acquistare 80 mila marchi. Il punto è: per che cosa mi occorrono i marchi?  Qual’è l’utilizzo che ne debbo fare? Se dovessero occorrermi  per  acquistare una casa in Germania del valore di  100 mila marchi e che magari prima avrei potuto comprare a 100 mila euro ( gli stessi che io avevo sul c/c) allora, in questo caso, subirei  una svalutazione del mio risparmio del 20%, o di un livello in perfetta sintonia alla svalutazione che la nuova lira subirebbe nei confronti del nuovo marco. Così come la subirei nel caso dovessi recarmi in Germania per motivi di lavoro, vacanza o studio, spendendo marchi in Germania, che dovrebbero essere acquistati con una lira svalutata.

Ma se io non avessi  questo tipo di esigenze (cioè l’esigenza di  comprare una casa in Germania o trasferirmi per vacanza, studio o lavoro) e la mia esistenza si svolgesse   in Italia così come le mie spese, la svalutazione rispetto al marco che deriverebbe da un ritorno alle valute nazionali, non mi colpirebbe affatto e sarebbe un fattore del tutto  marginale. Specularmente, in caso di dissoluzione dell’euro e ritorno alle valute nazionali, è verosimile (certo) che la nuova lira si rivaluterebbe molto  rispetto alla nuova dracma, magari del 20-25%, o forse più.  Quindi, se io dovessi acquistare una casa in Grecia che prima mi sarebbe costata 100.000 euro (gli stessi che avevo in deposito sul conto corrente italiano), con la nuova lira (rivalutata del 20-25%) potrei  comprarmi quella casa e anche  un pezzo di una seconda casa, sempre che ne abbia bisogno. Oppure una casa più grande e di maggior valore.  Discorso analogo si può osservare se dovessi recarmi in Grecia per vacanza o lavoro, perché è chiaro che acquisterei  dracme ad un cambio per me più favorevole in conseguenza del fatto che la mia lira si è rivalutata rispetto alla Dracma. 

Quindi, il discorso della svalutazione è del tutto relativo, perché la rivalutazione e la svalutazione generano rispettivamente  guadagni o perdite a seconda dei casi,  a seconda delle specifiche esigenze e a seconda  dei comportamenti degli individui e degli agenti economici. Anche se, per una maggiore valutazione dell’impatto che potrebbe avere l’introduzione di una nuova lira in termini di svalutazione o rivalutazione si dovrebbe considerare anche il grado di apertura e interconnessione dell’economia italiana (e quindi anche gli scambi commerciali in entrata ed in uscita) verso quelle economie nei confronti delle quali la lira potrebbe svalutare o rivalutare, per poi tirare le somme.

Diciamo anche che, per i risparmiatori, la svalutazione della nuova lira potrebbe essere un’occasione di guadagno, qualora avessero risparmi (titoli, fondi comuni, azioni ecc ecc) investiti in attività estere oggetto di rivalutazione nei confronti della nuova lira. Ad esempio, se il mio fondo comune investe in bond denominati in  Usd, considerando  che il dollaro Usa si rivaluterebbe, in caso di liquidazione delle quote del fondo, porterei a casa una plusvalenza pari alla rivalutazione del dollaro sulla Lira. Anzi, se le cose dovessero andare per come le abbiamo appena descritte, è anche verosimile attendersi un ritorno di capitali  attualmente allocati all’estero, proprio per sfuggire dal rischio derivante dalla ristrutturazione del debito italiano. Questi investitori, per monetizzare i guadagni derivati dalla rivalutazione della valuta in cui sono allocati i risparmi, potrebbero liquidare i propri investimenti, riportare in Italia i capitali,  e magari investirli sul debito italiano o altre attività presenti nel paese, contribuendo ad aumentarne (o stabilizzarne) il valore.

Va detto, quindi,  che la perdita che potrebbero patire i risparmiatori non è tanto riconducibile alla svalutazione (per i motivi su esposti) ma ad altri 2 fattori:  l’inflazione che deriverebbe da una svalutazione, e la diminuzione del valore degli investimenti per effetto della “caduta” più o meno profonda che potrebbe innescarsi sui mercati a seguito di questo evento.

Sul primo punto esistono autorevoli studi che affermano l’inesistenza di una correlazione diretta tra svalutazione ed inflazione. E i precedenti storici che riguardano il nostro paese confermano tale tesi. Ad esempio, nei due anni successivi l’introduzione dell’euro, la moneta unica si svalutò di circa il 20/25% nei confronti del dollaro e questa svalutazione non si tradusse in livelli alti di inflazione, che pertanto rimase sotto controllo. Andando ancor più indietro nel tempo, si potrebbe ritornare al 1992 e agli anni successivi, quando in Italia, a seguito dell’uscita dallo SME, la svalutazione fu assai più accentuata. Anche in questo caso, non vi fu alcuna  fiammata inflazionistica, e,  nonostante l’entità della svalutazione, l’inflazione  che ne derivò fu del tutto  contenuta (intorno al 5%),   ben inferiore ai livelli che oggi vengono ipotizzati in caso di uscita dall’euro. 

Proseguendo nel nostro ragionamento, credo che si possa concordare  sul fatto che un eventuale eurexit produrrebbe delle tensioni sui mercati e quindi un aumento dell’avversione nei confronti dell’Italia da parte degli investitori esteri,  che venderebbero titoli in portafoglio generando ribassi dei corsi azionari e obbligazionari. E anche in questo caso ci sono dei MA. E’ chiaro che, da un eventuale uscita dall’euro, le aziende orientate verso i mercati esteri ne trarrebbero un maggior vantaggio, poiché venderebbero i loro prodotti a prezzi più competitivi rispetto agli attuali.  Quindi non è detto che queste subiscano dei deprezzamenti così consistenti, che comunque, se così fosse,  dovrebbero essere recuperati in tempi relativamente brevi. 

Discorso diverso (e anche più problematico), invece, riguarda quelle aziende (non solo quotate) con una forte esposizione debitoria estera, a fronte di contratti governati da leggi estere e quindi non soggette al diritto italiano. Considerata l’impossibilità di ridenominare questi contratti nella nuova lira, queste aziende si troverebbero a dover ripagare i loro debiti in una valuta (magari dollaro) rivalutata rispetto alla lira, e quindi credo che qualche serio problema lo avrebbero. Non è neanche detto che queste possano riassorbire il maggior onere derivante da debiti espressi in valuta estera (rivalutata, quindi) grazie ad un aumento dei ricavi per via di maggiori esportazioni come conseguenza di un cambio più favorevole. Quindi, a mio modesto avviso si dovrebbe intervenire con linee di credito dedicate o comunque con altre soluzioni idonee a smaltire il maggior onere sostenuto.

Discorso analogo, a proposito di debito estero, vale per il comparto bancario. Ma in questo caso ci sarebbe da considerare l’aggravante titoli di stato in pancia alle banche italiane: quasi 400 miliardi di euro. È chiaro che il deprezzamento dei titoli di stato causato dalla fuga degli investitori esteri metterebbe sotto serie pressioni i deboli bilanci bancari, già assai fragili per via delle sofferenze derivanti dai crediti inesigibili, che hanno generato forti pressioni sul patrimonio dei singoli istituti. Ma è altrettanto  chiaro che un’uscita concordata dall’euro o la sua dissoluzione ordinata potrebbe mitigare di non poco gli effetti che si determinerebbero a causa dell’avversità degli investitori esteri al rischio Italia.  In alternativa la Banca d’Italia dovrebbe agire per sostenere i valori del debito in pancia alle banche, acquistandoli . Oppure il debito dovrebbe essere ricomprato dai risparmiatori italiani, magari grazie ad un ritrovato slancio di  unità nazionale e a un colpo di orgoglio da parte degli italiani. 

Ma non sarebbe da escludere l’ipotesi che una parte non del tutto inconsistente del sistema bancario potrebbe essere nazionalizzata, ripulita (dalle sofferenze), ristrutturata  e poi rimessa sul  mercato in tempi successivi, magari generando anche occasioni di profitto per lo Stato. La nazionalizzazione di alcune banche in difficoltà,  a dire il vero,  non sarebbe   fatto remoto nemmeno rimanendo nell’euro, per via delle sofferenze che incombono sui bilanci delle banche; ammesso che il governo italiano riesca a trovare i soldi per ricapitalizzare un numero non del tutto trascurabile di banche che navigano in brutte acque e sempre ammesso che non voglia far pagare pegno agli azionisti, agli obbligazionisti, e ai depositanti, come i recenti orientamenti europei sembrano voler suggerire (Cipro docet).  

Tuttavia giova anche segnalare il fatto che l’Italia, per gli investitori esteri,  rappresenta anche un ottimo mercato di riferimento nel quale fare ottimi affari. Quindi non è affatto detto che gli investitori internazionali non possano avere un atteggiamento più mite rispetto a  quello che, forse troppo facilmente, si è inclini a ritenere. Sotto questo punto di vista ritengo che un grande contributo dovrebbe giungere dalla politica  e dai messaggi rassicuranti che i leaders europei saranno in grado di trasmettere,  nell’interesse di tutti, nelle fasi immediatamente successive all’annuncio, auspicabilmente concordato. 

Tornando al tema del risparmio e agli effetti che potrebbe determinare  l’uscita dall’euro, possiamo sbilanciarci nel dire che molto dipenderà anche dal genere di investimento effettuato dal risparmiatore. Ad esempio, se si fossero acquistate obbligazioni, queste, nonostante una perdita di valore (prezzo) che potrebbero subire durante la loro vita (anche in virtù delle turbolenze che potrebbero manifestarsi sui mercati come conseguenza dell’uscita di qualsiasi Nazione della moneta unica, e quindi non solo dell’Italia), verrebbero comunque rimborsate a scadenza al prezzo determinato all’atto dell’emissione del titolo, cioè alla pari in genere. 

Discorso diverso riguarda i titoli azionari che, per loro natura, essendo delle classi di investimento in via di principio più rischiose rispetto alle obbligazioni, incorporano la possibilità di perdite maggiori, la cui eventualità di verificarsi dovrebbe essere nota al risparmiatore che investe in questa tipologia di attività. Giova ricordare che già dal 2012, Banca Unicredit, in occasione dell’aumento di capitale da 7,5 miliardi di euro, nel prospetto informativo dell’offerta di azioni, contemplò  la possibilità che l’eventualità di una  dissoluzione della moneta unica o più semplicemente di ritorno alla lira, avrebbe potuto incidere negativamente sul valore del titolo. Successivamente anche altre  banche hanno seguito l’esempio di  Unicredit nel dotarsi  di precauzioni simili nell’ambito della documentazione ufficiale relativa ad operazioni straordinarie.  Quindi, il rischio dovrebbe esser noto a chi investe in azioni o in titoli che incorporano già per loro natura la possibilità di oscillazioni, piccole o grandi che siano. Tuttavia, se è vero che una svalutazione della nuova lira potrebbe favorire l’espansione del ciclo economico, appare logico ritenere che le perdite potrebbero essere riassorbite in orizzonti temporali relativamente brevi,  per effetto di un maggior vigore del ciclo economico. 

Ma questo aspetto è tutto da verificare.

Concludendo il nostro ragionamento, possiamo affermare che l’uscita dall’euro non sarà sicuramente  una passeggiata e avrà dei costi ma anche dei benefici, riconducibili principalmente  alle possibilità derivanti  da una ritrovata autonomia monetaria e fiscale, che tuttavia dovrebbero essere attuate implementando comunque le riforme di cui l’italia ha bisogno. Nessuna persona dotata di buon senso  si sognerebbe di affermare che l’eventuale uscita dalla moneta unica non avrebbe anche delle  controindicazioni. Ma accanto a queste, andrebbero valutati anche i costi (a mio avviso superiori) che la permanenza nell’euro presuppone.

L’alternativa al non agire sarebbe un lungo e doloroso processo di impoverimento generalizzato, peraltro già in atto da diversi anni, che potrebbe anche accelerare viste le pessime condizioni in cui versa l’italia. Il risultato di questa inerzia sarebbe quello di giungere tra qualche anno alla stessa soluzione (cioè all’uscita dall’euro differita), ma con un tessuto produttivo e sociale molto più compromessi di quanto lo siano oggi, e con il risparmio degli italiani assai più ridotto rispetto ad oggi. Di conseguenza anche la capacità di reazione e di recupero dell’Italia sarebbe  assai più limitata di quanto lo sia tuttora.

Evocare scenari apocalittici o affermare che i risparmi verrebbero distrutti, oltre a non fondarsi su alcun elemento scientifico certo e condivisibile, appare assai mistificatorio. Soprattutto alla luce del fatto che, anche permanendo nell’euro, non è affatto remota la possibilità che  si possa giungere ad una ristrutturazione del debito pubblico con conseguenti perdite a carico dei risparmiatori. Senza poi dimenticare che molti politici italiani, personaggi della finanza e del mondo economico, sia italiani che di altre nazioni,  per loro stessa ammissione, suggeriscono e  sarebbero favorevoli all’introduzione di una imposta patrimoniale  (anche da 400 miliardi di euro) finalizzata all’abbattimento del debito pubblico. Patrimoniale, neanche a dirlo, pagata dai risparmiatori. Questa si che sarebbe una vera e propria distruzione e sottrazione  di ricchezza.

Articolo scritto da Paolo Cardenà per Vincitori e Vinti - che ringraziamo.
ECCO COSA ACCADRA' CON LA FINE DELL'EURO E LA NASCITA DELLA NUOVA LIRA ITALIANA PER: MUTUI, RISPARMI, INVESTIMENTI.

martedì 20 maggio 2014

NIGERIA SPEAKS...... NIGERIA PARLA.....!!! BOKO HARAM IS NOT 'AN ARMED ISLAMIC MOVEMENT, BUT A TOOL OF NATO

NIGERIA SPEAKS........... NIGERIA PARLA.....!!! 

BOKO HARAM IS NOT 'AN ARMED ISLAMIC 

MOVEMENT, BUT A TOOL OF NATO

danielmabsout
Daniel Mabsout
Tradusiu de Mihaela Bruja
editing: Sa Defenza


Militanti di BOKO HARAM
(Questa e la dichiarazione di un nigeriano, preoccupato per il futuro del suo paese.... LEGGETELA CHE E MOLTO INTERESSANTE..!!)

Questa è la sequenza degli eventi e la loro analisi , come riferito da nigeriani che hanno organizzato una conferenza in Iran, soprattutto per far luce su Boko Haram e dire la verità su quanto sta accadendo in Nigeria


Questo articolo è stato inviato da amici nigeriani che hanno visitato in particolare l'Iran, per comunicare le loro paure riguardo il futuro in Nigeria . La verità è che Boko Haram si sta semplicemente preparandoil terreno per un intervento straniero in Nigeria, col pretesto di cercare le ragazze che sono state rapite un mese fa dalla scuola, proprio dalla fazione armata Boko Haram

Boko Haram - si nasconde dietro a una identità islamica - mentre nella realtà non è altro che uno strumento della NATO, per portare avanti gli schemi di intervento straniero con la collaborazione del governo nigeriano, individuati nella persona del Presidente della Repubblica. 

L'articolo mostra l'implicazione dei militari, nelle operazioni di Boko Haram in cui l'esercito nigeriano sembra essere implicato nel fatto; i militari dell'esercito sono stati identificati in immagini che si dimostrano  teppisti di Boko Haram . 

Per non parlare di come Boko Haram sta ricevendo le  diverse forniture di armi e cibo direttamente per via aerea da elicotteri militari che paiono appartenere all'esercito nigeriano . 


THE PRESIDENT of NIGERIA GOODLUCK EBELE JONATHAN
Il tutto  - da quanto riportato - non fa presupporre nulla di buono, ma anzi espone in larga misura ,  la Nigeria alla possibile divisione territoriale e all'insicurezza generale permanente, come è già accaduto per Libia, Syria ecc.

LA COSPIRAZIONE TERRORISTA? UN PIANO PER IL DOMINIO ESTERO DELLA NIGERIA


Nigeria, un paese benedetto, con risorse invidiabili e potenzialità di crescita e sviluppo che ora si sgretolano nel caos proprio davanti agli occhi dei suoi cittadini.

Questo è praticamente il periodo più infelice della nostra storia , quando i politici stanno compromettendo la pace , l'unità , l'integrità e la moralità senza curarsi delle conseguenze devastanti delle loro azioni nel perseguire le loro ambizioni politiche . Se consideriamo i fattori che hanno dato origine alla società umana del passato , è evidente che l'uomo non cerca nient'altro dalla vita che la felicità e il progresso . Questa felicità non è possibile se non quando vengono assicurate tutte le necessità della vita .

Ovviamente, questo problema di insicurezza è dovuto alle indicazioni prodotte in un laboratorio politico , che sta culminando nella sfortunata occupazione del nostro paese da parte di alcuni elementi stranieri . Dopo diversi omicidi , rapimenti, esplosioni e di ogni sorta di terrore e abusi dei diritti umani, dei molti innocenti cittadini nigeriani da parte di un gruppo "inesistente" , il male elegantemente chiamato " Boko -Haram " , progettato e realizzato da manipolazioni sioniste per distruggere umanità e Islam in questo paese . Ecco un altro volto dell'abuso , della tortura e della guerra fisica subita dall'Islam e gli uomini della Nigeria, l'arrivo scalpitante di potenze straniere arroganti occidentali , Stati Uniti , Gran Bretagna, Francia , Germania , e lo stato illegittimo di Israele e  altri loro alleati internazionali e locali nel paese, che con il pretesto di salvare delle ragazze rapite nella scuola Chibok nel nome della lotta al terrorismo in Nigeria .

Questo atto criminale non può  essere giustificato ne oggi ne mai. Non vi è alcuna giustificazione per compromettere la sovranità di una nazione indipendente come la Nigeria. Perché , c'è da chiedersi, sono alla ricerca di soluzioni al problema fuori dai nostri confini naturali, e mettere in scena un evento così, all'apparenza, difficile da gestire? Perché  un governo che più volte ha detto che era giunto  alla soluzione  ha invece poi negato e dichiarato di essere incompetente nella salvaguardia della propria sicurezza o di non esserne capace, se non  per facilitare  e porre le basi  ad un intervento straniero ? Anche il Presidente nella suo simposio, ha insistito sul fare intervenire  questi paesi imperialisti narrandoci dei  loro esperti, ci viene spontaneo chiederci che razza di esperti siano,  se non riescono nemmeno a rintracciare l'aereo malese scomparso con oltre 300 persone a bordo? Allora perché il cambiamento improvviso di accettare il loro aiuto per trovare le ragazze scomparse ? È questo il caso del sequestro di Chibok, delle ragazze della scuola, in linea con  previsioni precedenti di questi paesi imperiali, che affermano che la Nigeria stia per disintegrarsi e diventare uno Stato fallito entro il 2015? È il cosiddetto " Boko -Haram " solo uno strumento nelle loro mani per realizzare i loro sogni arroganti ?

Scendono in campo l'applicazione , le risorse , di coordinamenti e  raffinatezza del funzionamento di questo cosiddetto gruppo, sembra essere costruito per l'occasione, che va oltre l' intelligenza nazionale nigeriana. Goodluck Ebele Jonathan* pare che non sia disposto, o che sia incapace nel fare qualcosa di efficace per quanto riguarda la sicurezza, perché è evidente che egli è un semplice cagnolino locale dei poteri sovranazionali. E' come un arrogante occidentale che invece di partecipare a una manifestazione politica a Kano, va a ballare e a malapena si presenta  al pubblico dopo 48 ore  che uno degli attentati più ignobili ed efferati si era adempiuto con l'assassinio di decine di cittadini e il rapimento delle ragazze  alla scuola di  Chibok dando inizio alla saga che conosciamo .

Il lungo tempo trascorso tra il tragico assassinio di anime innocenti a Maiduguri , Yobe e diversi altri Stati nel nord del paese e  il clima che si è creato  a Chibok, con il rapimento sembra aver dato il via  alla corsa internazionale verso l'appetibile  Nigeria piena di risorse naturali, in nome e con la scusa delle bambine scomparse . Il  meccanismo definito di supporto imperiale ha mostrato le ragazze coperte di veli, il che indica che le cristiane tra di loro, sono state forzatamente islamizzate . Questo aspetto ben descritto in ogni cosa, sta andando secondo i modi o in cui esso e stato previsto . Come potevano 276 ragazze essere rapite in una sola volta ed essere trasportate ad oltre 100 km di distanza in uno Stato in cui lo stato di emergenza è perlopiù la norma? La richiesta da parte di Amnesty International alle autorità avviene con l'avvertimento, ma non riuscendo a sventare l'attacco riceve  dei semplici rifiuti di conseguenza si chiede un'indagine completa su larga scala .

Francamente parlando, il governo non è sincero nella sua campagna nell'affrontare il problema  del precariato; nessuna persona di buon senso potrà mai fidarsi del governo nigeriano perché non hanno fatto nulla per meritare la fiducia . Il governo è complice  dell'insicurezza esistente  e ormai è solo un segreto di Pulcinella; molte persone hanno visto gli elicotteri che forniscono agli uomini  cibo e munizioni . Dov'è finito il cosiddetto " Boko -Haram " come fanno ad avere tutti questi mezzi di sostentamento e chi da loro la possibilità di utilizzare elicotteri ? 

Inoltre, ci sono  video di larga diffusione di questo cosiddetto leader di " Boko Haram " , in posa accanto a veicoli blindati e con orgoglio prendersi la responsabilità per le atrocità commesse in diverse parti del paese . Come facciamo ad essere sicuri che questi elicotteri e blindati non sono delle basi militari del governo ? Da  una clip audio attualmente in circolazione, si comprende che un militare dice e sostiene di aver visto i suoi istruttori militari tra i ribelli ? Questo non ci lascia altra scelta che ipotizzare che l'insicurezza è una false flag** finalizzata alla preparazione del terreno per l'occupazione straniera manu militari.
Ma , il più sfortunato e scoraggiante tema attuato di tutte quelle viste  è la congiura nel collegare  il terrorismo e atti di terrorismo all'Islam . Non è una cosa nuova si son viste alcune persone in uniforme militare nel videoclip assumersi responsabilità per omicidi , saccheggi , incendi dolosi , rapimenti e  stupri , e spudoratamente mentire nell'affermare che le loro azioni sono islamiche. E' indubbio , che i loro atti ignominiosi sono eseguiti  per collegare l'Islam con il terrorismo . Nel frattempo l'incapacità del governo di affrontare queste atrocità , con la forza necessaria , dato il controllo di un grande esercito e altre unità di sicurezza è più che sufficiente a stabilire  che vi è complicità .(danielmabsout)
Per coloro che non conoscono le finalità e gli obiettivi delle potenze  occidentali e la loro arroganza nel coinvolgimento militare in Nigeria , vogliamo rammentarvi un aspetto del loro successo  in altre regioni del mondo ove sono intervenute . Da quando hanno cominciato il loro cosiddetto mantenimento della pace , i militari degli Stati Uniti non ha registrato alcun successo in nessuno dei paesi visitati finora. Piuttosto, eseguono il loro programma di sfruttamento e numerosi atti criminali . Che cosa hanno ottenuto in Afganistain , Iraq , Sudan, Somalia , Libia , ecc ? Essi hanno dato vita e creato gruppi terroristici che si diffondono e predicano l'inimicizia , l'assassinio , con il fine  di screditare l'Islam e i musulmani. Tali gruppi, ricordiamoli, sono Al-Qaeda , Al-Shabab e ora in Nigeria Boko-Haram .
Il nostro capo eminente , Sheikh Ibrahim Zakzaky (H) ha più volte avvertito che questi problemi di insicurezza sono cospirazioni . Egli aveva a più riprese , smentito l'idea dell'esistenza di un'organizzazione chiamata Boko-Haram . Ha detto che si tratta solo di un complotto voluto a collegare l'Islam con il terrorismo , creando incomprensioni tra musulmani e cristiani e creando lo scenario di caos che faranno di conseguenza aprire la porta all'intervento straniero per il dominio delle risorse del paese .

In conclusione , chiamiamo i nigeriani illuminati e interessati a radunarsi attorno al nostro capo venerato Sheikh Ibrahim Zakzaky ( H ) , il cui impegno è  indirizzato ad avere una società sostenibile , migliore , per la pace , l'unità , la libertà e una partenza di successo , nell'aldilà . Certo , questi complotti contro l'Islam e il popolo della Nigeria gradualmente vengono alla luce e il piano fallirà entro un breve periodo di tempo per la grazia del nostro Creatore , Allah . [...]



Note
*Goodluck Ebele Jonathan (Ogbia, 20 novembre 1957) è un politico nigeriano, presidente della Nigeria dal 6 maggio 2010.
**False Flag è una tattica segreta condotta nell'ambito di operazioni militari o attività di spionaggio.


Il testo di questo articolo è liberamente utilizzabile a scopi non commerciali, citando la fonte sadefenza e l'autore della traduzione Mihaela Bruja
chi non conosce gli eserciti di prossimità del colonialismo sotto diverso nome?

lunedì 19 maggio 2014

Caos in Libia: la guerra USA-NATO ha destabilizzato il Nord Africa e ora minaccia l'Europa..

Caos in Libia:  la guerra USA-NATO ha destabilizzato il Nord Africa e ora minaccia l'Europa..

Timothy Alexander Guzman

globalresearch

    tradusiu de Sa Defenza

La Libia è in costante peggioramento sia politicamente che economicamente dopo l'invasione USA-NATO del 2011. South African News24  ha riferito che  era scoppiata una battaglia tra le forze ribelli che hanno spodestato il presidente Muammar Gheddafi e militanti islamici nella città orientale di Bengasi. Khalifa Haftar (che aiutò l'Occidente a rimuovere Gheddafi) e il suo 'esercito nazionale' cercavano di "Purgare" la Libia da sospetti terroristi. Ci sono  testimoni e anche un giornalista del Agence France-Presse (AFP), che in realtà hanno assistito all'evento suddetto.

Khalifa Haftar
"Testimoni hanno detto che un gruppo guidato da Khalifa Haftar,  ex capo dei ribelli in rivolta del 2011 che ha rovesciato Muammar Gheddafi, sostenuto da aerei da guerra colpivano una caserma occupata da islamisti" la 17°  Brigata "milizia",  ​​dice il rapporto. " i miliziani hanno risposto con il fuoco anti-aereo ".
Entrambi i gruppi hanno combattuto nella zona di Sidi Fradj a sud di Bengasi.
Secondo il S.A. News24
"Il gruppo di Haftar che si fa chiamare " National Army " e un portavoce della formazione, Mohammed Al-Hijazi, da un'emittente locale hanno annunciato il lancio di " una grande operazione per scovare i gruppi terroristici a Bengasi ". interessante notare che il Capo di Stato Maggiore dell'esercito Abdessalem Jadallah al-Salihin "ha negato che forze armate regolari siano state coinvolte negli scontri di Bengasi."
Allora, chi rappresenta Khalifa Haftar"In una dichiarazione alla televisione nazionale, Salihin ha detto che " l'esercito e rivoluzionari si oppongono a qualsiasi gruppo armato che cerca di controllare Bengasi con la forza delle armi ". Conferma che la Libia è in una situazione caotica. Molti ex soldati hanno aderito al 'National Army' dopo gli attacchi continui subiti da varie milizie ed elementi di Al-Qaeda dopo che l'invasione USA-NATO s'era conclusa.
L'INTERVENTO DISINTERESSATO  FRANCO-EU-USA NATO
Il governo libico attualmente al potere ha visto in costante crescendo la violenza contro le forze di sicurezza, i funzionari governativi e anche contro gli stranieri, da quando l'amministrazione Obama ha ordinato il "cambio di regime" nel Paese nordafricano. L'intervento in Libia è iniziata quando il presidente Obama ha dichiarato : "Oggi ho autorizzato le Forze Armate degli Stati Uniti a iniziare una limitata azione militare in Libia a sostegno di uno sforzo internazionale per proteggere i civili libici" e "In questo sforzo, gli Stati Uniti agiscono con una vasta coalizione che ci impegna a far rispettare la risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite del 1973, che chiede la protezione del popolo libico. " Il popolo libico è vittima delle potenze imperiali occidentali che hanno cercato di avere il controllo sulle forniture di petrolio e altre risorse.
L'Unione Europea dovrebbe  essere preoccupata  che dei terroristi possano lanciare attacchi contro gli Stati europei, li aveva messi in guardia il mese scorso con un report di Al Arabiya News, dell'ex primo ministro libico Ali Zeidan. A conferma di quanto detto prima: "la Libia rischia di divenire una base del terrorismo di Al-Qaeda in  attacchi rivolti a paesi europei come la Gran Bretagna e  Francia", ha anche affermato che "la Libia potrebbe essere una base di Al-Qaeda per qualsiasi operazione in Italia, in Gran Bretagna, in Francia , in Spagna, in Marocco, e ovunque vogliano. Le armi non mancano sono diffuse, così per le munizioni sono dappertutto." Cosa accadrebbe se un attacco terroristico si  verificasse sul territorio europeo, soprattutto ora che la sua economia è in declino? Con le misure di austerità imposte a milioni di cittadini e lavoratori in tutta Europa, un attacco terroristico di al-Qaeda o dei suoi affiliati permetterebbe ai governi europei di reprimere le proteste anti-austerità in nome della lotta al terrorismo. Sarebbe una scusa comoda per farlo. Speriamo che non vada così lontano.
Reuters ha anche riferito che il Pentagono ha trasferito 200 Marines dalla Spagna alla Sicilia nel caso in cui la situazione vada fuori controllo. Reuters ha affermato che la principale preoccupazione del Pentagono è  la sicurezza delle  ambasciate degli Stati Uniti, perché il governo libico potrebbe perdere il controllo dei suoi giacimenti petroliferi se la guerra civile si intensifica:
Il Pentagono ha rifiutato di dare informazioni sugli eventuali paesi a rischio, ma due funzionari americani, parlando in condizione di anonimato, hanno affermato che le preoccupazioni americane sono tutte centrate  sulla Libia, dove gruppi armati e islamisti hanno rifiutato di disarmarsi dopo la cacciata di Muammar Gheddafi  nel 2011".
Il rapporto afferma anche che
"I Marines sono parte di una unità preparata in risposta alla crisi focalizzata sulla sicurezza delle ambasciate e creata dopo l'attacco al diplomatico statunitense a Bengasi, in Libia, l'11 settembre 2012, che ha ucciso l'ambasciatore americano Christopher Stevens e altri tre americani
Il portavoce del Pentagono, il colonnello Steve Warren ha detto che i marines sono in grado di gestire altre missioni oltre a garantire la sicurezza del personale degli Stati Uniti, e Reuters spiega "Warren ha sottolineato che, mentre i Marines sono " senza dubbio ", incentrati alla protezione delle ambasciate, non ha escluso la possibilità che possano essere chiamati anche per una missione diversa. " La guerra civile in Libia non ha aiutato l'economia ad aumentare la produzione di petrolio, a causa della lotta incessante tra i gruppi terroristici e le milizie tribali. La Libia è uno dei principali esportatori di petrolio verso l'EuropaSe la situazione peggiora, ai marines americani verrebbe ordinato di proteggere i giacimenti petroliferi ad ogni costo. Reuters ha anche pubblicato un rapporto sugli approvvigionamenti di petrolio della Libia e di come il governo ha tentato di aumentare la produzione di petrolio e ha stipulato un accordo con i dimostranti dell'opposizione:
El Feel giacimento della Libia è stato chiuso di nuovo per le proteste e il campo di El Sharara del produttore OPEC resta chiuso, portando la produzione petrolifera nazionale a circa 200.000 barili al giorno (bpd) - lontano dal 1,4 milioni di barili al giorno dello scorso anno. Lunedì, il governo ha detto che stava portando nei giacimenti petroliferi occidentali puntellando le condotte dopo aver raggiunto un accordo con i manifestanti, con un lento recupero a circa 300.000 barili al giorno.
Crescenti le tensioni tra il governo libico, le organizzazioni terroriste le milizie locali e Washington, Bruxelles e le multinazionali del petrolio in questione. Se il governo libico dovesse perdere il controllo dei giacimenti petroliferi, sarebbe interrotta la fornitura di petrolio dell'UE la conseguenza sarebbe l'aumento dei prezzi alla pompaLa decisione degli Stati Uniti e dell'UE di rimuovere Muammar Gheddafi ha creato un rifugio terrorista nel Nord Africa. Tuttavia, Bruxelles che è sotto gli ordini di Washington, sostiene le forze della NATO che hanno invaso la Libia e che hanno imposto un nuovo governo, anche se i burocrati europei conoscevano le conseguenze politiche ed economiche che rischiavano di avere per il futuro. Dal momento che l'alleanza USA-NATO ha sconfitto le forze libiche e sostituito Gheddafi con il Consiglio nazionale di transizione della Libia, hanno assicurato le esportazioni di petrolio ai mercati occidentali, per un breve periodo di tempo. Ora i conflitti interni per il potere e il controllo economico stanno diventando sempre più intensi e gli  ex ribelli e vari gruppi terroristici provenienti da Siria e Iraq entrano in Libia con i propri scopi. L'avere organizzazioni terroristiche che espandono le loro attività, in altre aree dell'Africa e forse anche in Europa,   sta creando uno scenario molto pericoloso.
Bruxelles, ovviamente, sapeva che ci sarebbero state conseguenze con un "intervento umanitario" in Libia, quando hanno collaborato con WashingtonSapevano, ed era prevedibile, che l'Europa ne sarebbe stata interessata nel prossimo futuroMa guardarono solo alle opportunità politiche ed economiche immediate nell'eliminazione di Gheddafi dal potereE' anche importante capire che gli Stati Uniti e i suoi partner europei erano interessati, a contrastare il piano di Gheddafi di lanciare il dinaro d'oro come moneta unica africana, una chiara minaccia nei confronti del dollaro e dell'euro per l'egemonia sul continente africano. A Bruxelles possono solo seguire gli ordini, di Washington che è stato determinante nella creazione della NATO. In entrambi i casi, le persone che vivono su entrambi i lati del Mediterraneo subiranno, loro malgrado,  gli effetti delle politiche estere sconsiderate dell'imperialismo occidentale USA-NATO.

Il testo di questo articolo è liberamente utilizzabile a scopi non commerciali, citando la fonte sadefenza e l'autore della traduzione Vàturu  


domenica 18 maggio 2014

Levare alle banche private il potere di creare moneta.

Levare alle banche private il potere di creare moneta.

venerdì 16 maggio 2014

L'EX MINISTRO GRILLI A JP MORGAN, MA ORA RISCHIA IL "SUICIDIO"

L'EX MINISTRO GRILLI A JP MORGAN, MA ORA RISCHIA IL "SUICIDIO"
Di comidad

Monti e Grilli se la ridono degli stolti italioti che si fidano di loro
Pochi giorni fa si è verificata un'ulteriore delegittimazione a posteriori del governo Monti: è arrivata infatti la notizia del passaggio dell'ex ministro dell'Economia, Vittorio Grilli, alla più grande banca d'affari del mondo, JP Morgan. Grilli accede addirittura alla carica di presidente per l'area europea. Si tratta di uno di quei casi di "revolving door" che riconfermano il carattere puramente lobbistico delle attuali compagini di governo. Qualcuno ricorderà le sdegnate smentite dell'allora Presidente del Consiglio, Mario Monti, di fronte ai malpensanti che indicavano il suo esecutivo come un governo dei banchieri. 

La posizione di Vittorio Grilli incorre in un evidente conflitto di interessi, poiché come ministro dell'economia, ed ancor prima nella veste di direttore generale del Tesoro, egli ha gestito quella crisi dello "spread" che ha fatto incassare introiti miliardari alle multinazionali del credito come JP Morgan, grazie ai mega-interessi concessi dal Tesoro italiano sul debito pubblicoUn caso analogo di conflitto di interessi a posteriori ha interessato anche l'ex ministro ed ex Presidente del Consiglio Giuliano Amato, accolto a Deutsche Bank nel ruolo di senior advisor. Giuliano Amato fu il Presidente del Consiglio che gestì la crisi finanziaria del 1992; ed in quell'anno Amato affidò proprio a Deutsche Bank l'incarico di piazzare sul mercato tedesco i buoni del Tesoro italiano

Forse non è una coincidenza il fatto che, mentre scoppia un caso manifesto di lobbismo infiltrato nelle istituzioni, come quello di Grilli, le cronache ed i commenti siano ancora invasi da un personaggio come "Genny 'a Carogna", lanciato all'evidenza mediatica durante la finale di Coppa Italia a Roma. Il razzismo antimeridionale infatti non è solo un efficace diversivo propagandistico, ma anche un veicolante per messaggi ideologici più subdoli.
Grilli il prototipo di brava persona secondo JP Morgan Bildeberg
Una certa connivenza poliziesca con gli ultras si spiega facilmente, se si considera che le organizzazioni del tifo costituiscono veri e propri allevamenti di confidenti della polizia, da riutilizzare e riciclare anche in situazioni molto diverse dal calcio. I media hanno invece colto l'occasione per usare il caso di "Genny 'a Carogna" come pretesto per riproporre l'immagine di uno "Stato debole", vittima ogni volta del piccolo prepotente di turno. 

Come si può prendersela con Grilli se ha fatto anche lui 'a Carogna, visto che può farlo chiunque? Il problema dunque non è più lo strapotere del lobbying delle multinazionali, ma la "debolezza" dello Stato. Ed ecco il solito circuito ideologico: dal vittimismo dello Stato, "troppo buono" per imporre la disciplina, si passa al "colpanostrismo" ad uso delle masse, che vanno addestrate ad accettare di sopportare i "sacrifici".

D'altra parte, va dato atto a Grilli a' Carogna di ave
r preso una decisione non facile, dato l'alto tasso di mortalità dei dirigenti di JP Morgan in quest'ultimo periodo. Tre dirigenti della superbanca sono infatti morti in circostanze misteriose nel giro di poche settimane. Il primo a "suicidarsi" è stato, nel gennaio ultimo scorso, Gabriel Magee, dirigente di una divisione tecnologica della banca. Magee è saltato dal cinquantesimo piano dell'edificio in cui lavorava, nella City di Londra. 

A febbraio è toccato a Ryan Crane, che aveva lavorato per JP Morgan a New York. Crane è stato trovato morto nella sua casa in Connecticut, ed ora si attende il risultato della perizia tossicologica. Ad Hong Kong, quasi in contemporanea, vi è stata un'altra morte misteriosa di un esponente di Jp Morgan, Li Junjie, anche lui lanciatosi dall'alto di un grattacielo, stavolta alto appena trenta piani. 

La "coincidenza" di queste morti misteriose, concentrate in un breve periodo, evidentemente non ha spaventato Grilli, forse aduso a prendere in considerazione simili "ristrutturazioni" aziendali, e magari anche a gestirle. Si registrano infatti altre morti di banchieri, anche fuori da Jp Morgan. 

Il 26 gennaio di quest'anno, a Londra, due giorni prima del "suicidio" di Magee, è stato trovato impiccato nella sua casa anche un ex manager di Deutsche Bank, William Broeksmit, che sino all'anno scorso faceva parte dei vertici della multinazionale. Secondo la testimonianza della sua psicologa, Broeksmit era molto preoccupato a causa di indagini sul conto della banca. 

Anche se Giuliano Amato non lavora più per Deutsche Bank, da quando è diventato giudice costituzionale, ciò non dovrebbe rassicurarlo più tanto, visto che la grande moria delle vacche colpisce persino gli ex.

lunedì 12 maggio 2014

Scoperto il collegamento tra il vaccino antipolio e tumori infantili sono esposte in un documentario del 1997

Scoperto il collegamento tra il vaccino antipolio e tumori infantili sono esposte in un documentario del 1997
 naturalnews
tradusiu de Sa Defenza




Lo sviluppo del primo vaccino per la polio del 1950 è ancora glorificato dai media mainstream come una delle più importanti innovazioni di sanità pubblica della storia. 

Ma un meno noto documentario andato in onda sulla rete delle news canadesi CBC nel 1997, racconta una storia molto diversa  sulla sicurezza e l'efficacia del vaccino antipolio, compresa la sua nota infezione  con un virus di scimmia che causa il cancro e la morte. 


Presentato su YouTube dal National Vaccine Information Center (NVIC), il documentario, che va in onda su della rete Current Affairs: Beyond the Headlines è programma una serie per la quinta estate , indaga la storia di come sono stati fatti i primi vaccini antipolio

Attribuito principalmente a Jonas Salk, lo sviluppo del vaccino contro la poliomielite, ha coinvolto e infettato  scimmie rhesus   con l'estrazione di siero dai reni al fine di produrre il vaccino. 

Sembra semplice, giusto? Fatta eccezione per il fatto che molte delle scimmie da cui è stato estratto  il tessuto sono  infettate da un virus mortale che finisce per essere ospitato dall'uomo vaccinato infettandolo. 

Il virus principale che  preoccupa, i ricercatori, è noto con il nome SV40, perché a seguito di studi, si è rivelato ed associato come  la causa del cancro al cervello. Anche se si pensava,  precedentemente, che il virus fosse  solo motivo di infezione per le scimmie; si è invece scoperto e stabilito  che il virus SV40 si è installato in  milioni di persone a cui è stato iniettato  il vaccino antipolio. 

"Si credeva che solo le scimmie si infettassero con l'SV40,  per poi scoprire più tardi, che invece, infettava  gli esseri umani in qualsiasi circostanza, figuriamoci poi se associata a tumori ", ha spiegato il dottor Daniel Bergsagel, MD, un oncologo pediatrico Canadese che aveva  in cura dei bambini ammalati di cancro, presso la città di Atlanta, al momento in cui è stato girato il documentario. 


Il Dr. Bergsagel ed i suoi colleghi hanno fatto la scoperta accidentalmente che l'SV40 era presente in campioni di tumore prelevati da bambini malati.Si è visto, che decine di virus delle scimmie erano presenti nei primi vaccini antipolio somministrati durante le campagne di vaccinazione di massa che hanno avuto luogo attorno agli anni 1950 e 1960.
La cosa peggiore è che coloro che lavoravano sui vaccini, compresi Jonas Salk e il suo collega Albert Sabin,  sapevano che le scimmie da cui sono stati producendo vaccini erano pesantemente contaminate. 


"La migliore stima che possiamo fare oggi in questo momento è che non c'era meno di 26 diversi virus  in quei preparati dalle scimmie  ", ha aggiunto il dottor Howard B. Urnevitz, un microbiologo (microbiologist and vaccinologist from California), che ha a lungo ha studiato il processo con cui i vaccini sono stati fatti, ha affermato durante una intervista  alla CBC. (Le infezioni contenute nei vaccini dice:)"Essi variavano da lotto a lotto , da paese a paese, ma era chiaro che queste scimmie erano fortemente contaminate - e constata che ci sarebbe stata solo una scimmia malata - ma essendo messa in una gabbia con altre scimmie si sarebbero infettate a vicenda,  il loro reni sono stati rimossi e con essi anche tutti questi virus . "

SV40 provoca il cancro nei test sui criceti di laboratorio, gli studi dimostrano grandi rischi per i mammiferi

Quanto alle domande circa la sicurezza di SV40 nei vaccini antipolio ha prodotto una più diffusa attenzione, il governo del Canada ha elaborato un piano per testare una versione orale del vaccino , che contiene anche SV40, sugli esseri umani. 
Non molto tempo dopo, prove su criceti di laboratorio hanno rivelato che l'SV40 ,  influenza i mammiferi, una scoperta che non si è mai dimostrata falsa. "E 'stato il primo caso di sapevamo che un virus delle scimmie provoca il cancro in un roditore", ha spiegato il Dr. Benjamin Sweet, scienziato in pensione che in quel tempo, con l'aiuto dei suoi colleghi, ha fatto il collegamento tra SV40 e cancro; 

è possibile vedere tutto il documentario in tre parti  su YouTube visitando il seguente link: 
OldThinkerNews.com . 


Fonti a questo articolo


http://www.oldthinkernews.com

http://nyvic.org

http://www.whale.to

http://science.naturalnews.com

Il testo di questo articolo è liberamente utilizzabile a scopi non commerciali, citando la fonte SaDefenza e l’autore della traduzione Vàturu  


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