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mercoledì 1 luglio 2020

Servizi e Comitati Euro Atlantici nell'Informazione? Segreto, o quasi, di Stato

Servizi e Comitati Euro Atlantici nell'Informazione? Segreto, o quasi, di Stato

Chris Barlati
Sa Defenza




Il quotidiano ''la Repubblica'', in collaborazione con il Parlamento Europeo, ha deciso di lanciare la piattaforma ''TrUE'', una rubrica online che avrà lo scopo di opporsi alle disinformazioni ed alle destabilizzazioni provenienti da Cina e Russia.

"Alcune potenze straniere mirano a compromettere le nostre democrazie(...). Si tratta di Russia e Cina".



Con la creazione della Task Force di giornalisti europeisti e redattori del Parlamento U.E., i Serivizi d'Intelligence europei entrano direttamente in politica, condizionando, naturalmente, la già compromessa libertà di informazione.

''Una serie di approfondimenti per capire da dove partono le fake news, per smentirle, per evidenziare quale sia il loro scopo, come Russia e Cina abbiano usato la loro propaganda per far credere agli italiani che il nostro Paese - abbandonato dall'Europa - sia stato salvato da Putin e Xi Jinping. Per raccontare ciò che invece l'Unione ha fatto.''

Non è la prima volta che accade qualcosa di simile. L'operatività all'interno di televisioni e mezzo stampa da parte di esponenti dei Servizi Segreti filo europei ed atlantici risale al lontano 2007.


I Servizi Segreti e la Rai

Lo storico quotidiano ''La Voce'' nell'anno 2007 riportò una clamorosa soffiata inerente la scoperta di un “organo esecutivo di sicurezza” composto da circa 50 giornalisti che avrebbero avuto il compito di vagliare la qualità delle notizie da mandare in onda. Scopo di tale segretissimo comitato sarebbe stato difendere la segretezza e la sicurezza delle informazioni coperte dal riserbo Istituzionale.

Tra i giornalisti appartenenti alla struttura segreta, vi sarebbero stati anche caporedattori che avrebbero goduto della facoltà di autorizzare il Nos, il nulla osta di sicurezza: un permesso rilasciato dall'UCSe (Ufficio Centrale per la Segretezza) che ''consente alle persone fisiche la trattazione di informazioni classificate 'riservatissimo' o superiore''.

La soffiata, spifferata al pubblico dall'Intelligence Militare, avrebbe infastidito non poco il nostro personale il quale, essendo stato tenuto all'oscuro di tutto, avrebbe appreso solo da vie intermedie e ufficiose l'esistenza dell'organo di controllo.

Incazzati neri, i militari avrebbero reso noto ciò che gli era stato occultato.

Parola di Governo

Come già dichiarato in precedenza, non vi è nessuna novità nel coinvolgimento diretto dei Servizi nel mondo dell'informazione (cosa sono i Servizi se non strumenti di raccolta e diffusione informazioni?).

Dalla pubblicazione dell'inchiesta di ''La Voce'', conferme ufficiali dell'esistenza del comitato ''Atlantico e dell'Europa Occidentale'' si ebbero solo il 27 aprile 2010, a seguito dell'interrogazione parlamentare presentata dall'esponente del Partito Radicale Maurizio Turco nel 2008:

''Ma questi 007 in Rai ci sono o no? La risposta si fa attendere due anni, ma quando arriva è sorprendente: sì, ci sono. Scrive la presidenza del Consiglio: l’Ufficio centrale per la sicurezza smentisce che ci sia un organo preposto alla tutela del segreto di Stato in Rai. Però poi la stessa nota ne afferma l’esistenza: "Il ministero dello Sviluppo economico, appositamente interpellato dall’Ucse – scrive Palazzo Chigi – ha confermato che i compiti del ‘Punto di controllo Na-to-Ueo’ istituito in ambito Rai … sono esclusivamente quelli di verifica ed attuazione delle misure volte alla tutela delle informazioni classificate".

Ricapitolando

L'organismo che si occupa del rilascio del Nos, l'UCSe smentisce l'esistenza dell'esecutivo. Il Ministero dello Sviluppo Economico e Palazzo Chigi ne confermano invece la presenza.

La Rai dichiara che il Nos viene rilasciato esclusivamente ad alcuni dipendenti per questioni di carattere amministrativo, e per fini che niente hanno a che vedere con il giornalismo.
Notizia poco credibile visto che la Rai è il servizio radiotelevisivo italiano per eccellenza(se non si occupa di giornalismo, sicuro non di amministrazione statale).

Ipotesi

Presidenza del Consiglio e Ministero dello Sviluppo Economico dichiarano senza problemi che esiste un comitato di censura filo atlantico e filo europeo, mentre UCSe e Rai, direttamente coinvolte nello scandalo, mentono sapendo di mentire, contraddicendo il Governo.


Palazzo Chigi e Ministero dello Sviluppo sono responsabili il primo dei Servizi Segreti e l'altro delle informazioni di natura economica, sia esse riservate o meno, anche se in maniera meno formale rispetto al Presidente del Consiglio.

Da questa diatriba possiamo desumere che molte delle informazioni di natura economica, finanziaria e industriale passino per i canali dei Servizi Segreti, al cui vertici vi sono il Presidente del Consiglio e il Ministero dello Sviluppo, e che tra suddette informazioni vi siano dati concernenti programmazioni economiche europee e piani di carattere strategico difensivo della NATO.

Infine

La costituzione della Task Force di ''la Repubblica'', giornale passato dalle mani del massone De Benedetti a quelle degli Agnelli(da sempre legati con contratti militari super segreti alla NATO), rappresenta l'ultimo e disperato tentativo di arginare l'avanza militare ed economica di Russia e Cina, in un momento dove la tenuta europea e il predominio statunitense vengono minacciati dal multipolarismo.

Concludiamo regalandovi un interrogativo concernente gli attuali equilibri nel mondo dell'informazione:
Secondo voi da che parte sta Marco Travaglio?
Al prossimo articolo!


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giovedì 18 giugno 2020

Mafia a 5 Stelle? I nuovi referenti di una nuova trattativa. Il Caso De Raho e Palamara. Parte 1

Mafia a 5 Stelle? Nuovi referenti per una nuova trattativa. Il Caso De Raho e Palamara. Parte 1

Chris Barlati
Sa Defenza




Si è generalmente portati a pensare che i riferenti di una nuova trattativa tra Stato e mafia debbano, e possano, forzatamente, essere politici corrotti o, per lo meno, personaggi che propongano costantemente l'abolizione del 41 bis, lo smantellamento di ogni tutela inerente il pentitismo e l'opposizione ad ogni sequestro e confisca di beni mafiosi. Per quanto possa apparire inusuale, succitato sentiero, seguendo logica e raziocinio mafioso, non sarebbe più percorribile.

La linfa mafiosa
L'esistenza di un'associazione per delinquere di stampo mafioso è inversamente proporzionale all'efficienza delle misure anti mafia presenti nei codici dello Stato padrone, nonché alla lealtà dei relativi uomini che ne compongono le istituzioni.
Per sopravvivere all'azione repressiva della giustizia, storia criminale ha dimostrato che il mondo della politica(quello che crea le leggi), non è affatto affidabile, nemmeno quando si è tentato di proiettare i propri esponenti all'interno di Senato e Parlamento.

'Stato' di Cose(nuove)
Il vero nemico dell'associazionismo mafioso è rappresentato, in uno stato giuridicamente sviluppato, dall'applicazione certa della pena, ovvero dalla giustizia; e il mezzo attraverso il quale sconfiggere l'applicazione della pena è, contrariamente a quanto si pensa, non l'eliminazione dello Stato, ma la neutralizzazione della sua componente più pericolosa: il potere giudiziario. Non è la corruzione, tanto meno l'eliminazione, la soluzione finale atta a garantire lo sviluppo di una struttura di potere parastatale(guardare gli effetti degli omicidi Falcone e Borsellino), ma la neutralizzazione del pericolo dell'applicabilità del codice, a cui deve seguire l'inesorabile fagocitazione dell'organismo. L'assimilazione, quindi, per lo meno della maggioranza del potere di cui si discute, afferente il mondo dell'antimafia e delle influenze che risiedono di concerto nei palazzi di giustizia, si presta come l'unico modo che permette alla mafia di diventare non solo ''mafia di stato'', ma potere istituzionale, di mercato e d'agire politico, indispensabile alle funzionalità della macchina delle Istituzioni.

Ma quali sono i punti nevralgici da attaccare, sottomettere e assimilare organicamente per realizzare tale diabolica strategia? Semplice: DIA, DNA E CSM.

La mafia ha vinto
La mafia per sopravvivere non deve solo legalizzarsi, ma divenire lo strumento che dovrebbe combatterla.

Da un punto di vista d'attuazione militare, entrare attivamente nella DNA(Direzione Nazionale Antimafia) ed operare con propri uomini nella DIA(Direzione Investigativa Antimafia) permetterebbe il raggiungimento ultimo della strategia mafiosa per eccellenza: la disgregazione della struttura d'indagine tanto cara a Falcone, che ha permesso la quasi totale sconfitta delle mafie nella metà degli anni '90.

La mafia nell'antimafia? Vecchia strategia di  Cosa Nostra Americana
Vi ricordate il film il Padrino? Quando Michael parla con il padre, don Vito, ormai vecchio, stanco, mentre sorseggia del vino? L'anziano boss ad un tratto scoppia quasi a piangere, rammentando che quella vita, la vita di mafia, seppur di onore e orgoglio, non fosse il destino di Mike. Intelligente, colto, a detta del Padrino sarebbe potuto diventare un colletto bianco. Un giudice, chissà.
Il colloquio tra padre e figlio della famiglia Corleonese non è solo un dialogo nato dal genio di Francis Coppola, ma una strategia partorita da Cosa Nostra americana sin dagli anni '70: infiltrarsi nelle istituzioni, nella giustizia, nell'antimafia. Riciclare e mimetizzarsi. A concretarla, perfettamente, saranno quasi mezzo secolo dopo il clan dei casalesi e Bernardo Provenzano.

La nuova strategia. La Cosa Nostra di Provenzano
Siamo negli anni '90. Nel comune di Villabate erano successi troppi fatti di mafia. Il prefetto era convinto che quel comune bisognava essere sciolto, e ciò, per i ''postini'' di Provenzano, già incalzati dalle forze dell'ordine, avrebbe significato altre difficoltà: problemi di natura logistica, ritardi nella consegna dei pizzini, nella gestione del comando, nell'impartire ordini e, cosa più importante, nella riscossione delle tangenti.
Che fare, dunque, per tentare di risolvere l'inconveniente? L'idea di Provenzano fu quella di dissimulare. Ovvero, offrire una falsa immagini della realtà, contraria e opposta all'allora stato di cose. Come riportato nel libro ''Il Codice Provenzano'', scritto da Michele Prestipino e Salvo Palazzolo, a pag. 64, leggiamo:
''Villabate è stato uno dei tanti laboratori di Cosa Nostra, dove la mafia, se necessario, studia da antimafia, dissimulando la propria presenza dietro i buoni sentimenti e le migliori intenzioni di chi la mafia vuole combatterla sul serio. Ecco, la faccia più sfuggente e trasformista di Cosa Nostra, ma anche la più pericolosa. Quando ormai il secondo scioglimento dell’amministrazione comunale era più di una probabilità, il colpo di genio non tardò ad arrivare. L’idea, nella sua originalità, non era affatto banale. Una bella mano di antimafia, certo di maniera, ma con i fuochi di artificio, e il gioco sarebbe stato fatto. Salvare il salvabile, a ogni costo, questa la parola d’ordine. Arrivò perfino l’autorizzazione di Provenzano. E sul filo di lana si tenne una bella giornata antimafia, organizzata dall’amministrazione comunale, con l’impegno personale di Francesco Campanella. Quel giorno fu consegnato anche un premio, all’attore Raul Bova, per l’interpretazione dell’ufficiale del Ros che il 15 gennaio 1993 aveva ammanettato Totò Riina. Ovviamente, sia l’attore che l’ufficiale erano all’oscuro di ogni retroscena. Tutto quasi perfetto, eppure il risultato sperato non venne raggiunto. Il prefetto di Palermo, Giosuè Marino, aveva perfettamente intuito la strumentalità dell’iniziativa e presto avrebbe avviato le procedure per lo scioglimento dell’amministrazione di Villabate.''

Caso tipico
Esempi dell'infiltrazione nell'antimafia, o di vere e proprie collusioni, le troviamo nelle vicende relative il pentito Carmine Schiavone, colui che ha permesso la scoperta dei traffici statali inerenti armi e rifiuti nucleari, nonché l'affondamento di navi cargo radioattive al largo del Mediterraneo.

Nel corso del processo Spartacus, processo che vede coinvolto il clan dei casalesi, esponenti dell'antimafia appartenenti al Partito Democratico, giornalisti al soldo dei clan e tanto altro ancora, notiamo, inconfutabilmente, l'esistenza di una vera e propria struttura parallela agli uffici delle forze dell'ordine ufficiali, e che riconosce nel servizio centrale antimafia il fulcro dell'illecito e del marcio presente mefiticamente nelle istituzioni.

Il piano Sterminio

Siamo nel maggio dell'anno 1996. Giovanni Russo, uomo di Francesco Cirillo, dirigente della DIA di Napoli, tentò di assassinare Carmine Schiavone, utilizzando un veleno caro ai Servizi Segreti: la stricnina. Giovanni Russo fu successivamente condannato, e si accertò, tra le altre cose, che godette per l'operazione dell'appoggio di altri due personaggi, un certo Cufalo e Foglia.

Strategia parallela(fallita) dei clan sarebbe dovuta essere quella di dar vita ad una nuova stagione stragista, con il fine di destabilizzare l'opinione pubblica ed impedire agli ex capiclan(non solo Schiavone) di svelare l'esistenza di una collusione tra istituzioni e servizi segreti, in un mercato fatto di traffico internazionale di rifiuti nucleari, droga ed armi, e che vedeva addirittura coinvolto l'ex Presidente della Repubblica Eugenio Scalfaro, già toccato dallo scandalo della ricezione di somme ingenti di denaro da parte dei Servizi Segreti.

Tra le tante pagine che caratterizzarono il processo Spartacus(circa 6000) è da constatare che Francesco Cirillo, in un colloquio ufficiale con Carmine Schiavone, propose al boss di accusare Silvio Berlusconi. Schiavone, al punto, si rifiutò dichiarando: ''Berlusconi può essere anche il più mafioso d'Italia, ma io come mafioso non lo conosco.''

Il dissidio tra Schiavone e Cirillo terminò quando la direzione antimafia di Roma prese in consegna Schiavone, su indicazione dello stesso, avendo subito più di un tentativo di omicidio da parte di istituzioni ''deviate''.

Cirillo, a detta di Schiavone, era da tempo ''chiacchierato'', ed aveva potuto continuare nell'esercizio delle sue funzioni solo perché ''salvato da Gianni De Gennaro''.

La corruzione presente nella direzione antimafia della sezione di Napoli emergeva fin dall'inizio della collaborazione di Schiavone. Al verbalizzare luoghi, depositi di armi e bunker del clan dei Casalesi, a poche ore di distanza da suddette dichiarazioni, le forze dell'ordine, nell'immediatezza dei loro blitz, trovavano immancabilmente suddetti nascondigli ricoperti da cemento fresco. Lo stesso Schiavone, nel vedere tale scempio, affermava senza peli sulla lingua che tra gli uffici della direzione investigativa si nascondevano, a rigor di logica, spie colluse e corrotte, al soldo dei clan ed operanti per i Servizi Segreti.

Il clan dei giudici deviati e smemorati

Chi è Cafiero de Raho?

Cafiero De Raho, uomo di punta della Direzione Nazionale Antimafia, è assurto alle cronache per fatti non troppo onorevoli. La sua condotta degli ultimi anni, seguendo scienza antimafia, nonché le indicazioni presenti nei rapporti DIA degli anni '90-2000, fanno presupporre l'esistenza di una trattativa in corso tra governo PD-5Stelle e mafie('Ndrangheta in primis). Ma quali sono le ragioni che sorreggono tale affermazione?

Punto 1) Avvisi imminenti di arresti di super latitanti, come nel caso di Messina Denaro
Negli anni delle stragi di stato, l'unico caso di imminente e dichiarato arresto fu quello riguardante Totò Riina.
Vi è tuttavia un'incongruenza: un super latitante di caratura internazionale, nonché estremamente pericoloso, non lo si avvisa con dichiarazioni ufficiali, urlate al vento o passate per televisione. Un super latitante lo si arresta e basta, cercando di evitare quanto più possibile fughe di notizie.

Le indagini di Nino Di Matteo, e la sentenza riguardo la trattativa intercorsa tra sezioni delle istituzioni e Cosa Nostra, ha esplicitato senza alcun dubbio che trattativa c'è stata e che ha avuto come oggetto di scambio Salvatore Riina, capo dell'ala militare di Cosa Nostra.


De Raho non è uomo privo di esperienza e sa che avvisare Messina Denaro il quel modo significa solo due cose:
a) fornirgli un chiaro aiuto;
b) inviargli un inconfondibile messaggio, in perfetto stile trattativa 2.0.

Punto 2) Cafiero De Raho afferma che Messina Denaro non è il capo dei capi
Dopo l'arresto di Riina, stando a De Raho, la cupola si sarebbe ibernata, aspettando la morte del corleonese per riunirsi e spartirsi Palermo.

Nulla di più errato! Tali ufficiali asserzioni  rispecchiano la totale mancanza di conoscenze in materia. Può uno come de Raho, conoscitore dei reali mandanti dell'omicidio/suicidio Mensorio, commettere un errore tanto elementare? Assolutamente, no! Tale condotta, seguendo sempre scienza antimafia, potrebbe essere l'esclusiva agire:
a) di un incompetente male informato;
b) di un depistatore. Poiché sappiamo, per scienza giuridica, intercettazioni e sentenze che la nuova cupola, costituita dai vari capi dei rispettivi mandamenti, dopo l'arresto di Riina, aveva al vertice Provenzano, che li riuniva all'occorrenza.

Provenzano, contrariamente a quanto sostiene il pensiero comune e la disinformazione di giornalisti e periodici collusi, è sempre stato il vero capo di Cosa Nostra. Come affermano diversi collaboratori di giustizia di primo piano, tra cui Buscetta, Riina è stato solo il braccio armato dell'organizzazione, mentre la vera mente è sempre stata Binnu:

La prima testimonianza che voglio riportarvi è di Tommaso Buscetta, dal libro ''La mafia ha vinto'', di Saverio Lodato, pag. 42:
«Negli anni in cui si ricostituirono le famiglie sciolte dopo la strage di Ciaculli, dal 1972 in poi, ebbi modo di raccogliere testimonianze e lamentele di tutti i boss che mi capitava di incontrare mentre ero detenuto all’Ucciardone: Stefano Bontade, Antonio Salomone, Tano Badalamenti, Salvatore Scaglione, il capo del mandamento della Noce, soprannominato “il Pugile”, e tanti altri. Tutti, concordemente, chiamavano Provenzano “il Trattore”, a sottolinearne la rozzezza. E tutti si accorgevano che già a quei tempi, in “commissione”, non prendeva alcuna decisione poiché si riservava sempre di far conoscere la sua opinione nelle riunioni successive. Quando invece veniva, si faceva vivo sempre insieme a Totò Riina. E la circostanza veniva giudicata da tutti come un fatto grottesco. Tutti sapevano anche che il vero delfino di Luciano Liggio era proprio Provenzano. E in quel periodo Liggio era vivo, era detenuto, e restava l’indiscusso capo del clan dei corleonesi. Riina, al contrario, non era nel cuore di Liggio.»

Il secondo passo che vorrei sottoporvi proviene sempre dal libro ''Il codice Provenzano'', a pag. 83:
«Riina e Bagarella a Palermo in un lato – spiegava Corso allo zio, il giorno dell’arresto di Aglieri – dall’altro lato c’era lui e un’altra persona, capito? Di grande prestigio, di grandissimo prestigio». «Lui» era Aglieri. La persona di grandissimo prestigio, Bernardo Provenzano. «Allora lui gli diceva a quella persona – così proseguiva la spiegazione di Corso – ‘vossia guardi che vogliono mettere mani per noi altri’, e quello gli diceva ‘lascia stare che da noi non ci arrivano, lo sanno che non hanno dove arrivare’, perché quella persona aveva pure le sue cose». Ovvero, le alleanze con molte famiglie. «Resuttana, San Lorenzo, Uditore, Passo di Rigano, questi erano tutti con loro, mi sono spiegato. Quelli erano invece tutti Palermo centro». Nella ricostruzione di Corso, i vincitori erano senza dubbio Aglieri e Provenzano. «La gente comune cercava a lui – argomentava – non cercavano a quello, quello faceva gli interessi di quattro pazzi maniaci». Per questo Corso ribadiva orgoglioso: «Io a queste persone gli davo la vita. Ho l’onestà di dirlo io, Riina è un pazzo scatenato. Quello invece è un moderato, cominciamoci da qui. Io con il vecchio gli ho parlato, ci sono stato a mangiare. Un’altra pasta. Saggio».Quando Aglieri si era rifiutato di portare a termine la condanna a morte di un parente del pentito Contorno, Riina aveva preso la sua decisione. «Cominciò ad allontanarlo, cominciò a non chiamarlo più», spiegava Corso. A rassicurare Aglieri era ancora Provenzano, il vecchio: «Gli disse, lascia stare quello che ti ha detto... continua così. Non ti preoccupare, fregatene. Non partecipi alla riunione? Non ti preoccupare, quando vuoi sapere le cose me lo domandi a me che te la dico».

Dunque, stando così le cose, perché De Raho ha mentito sapendo di mentire?

Punto 3) L'inamicizia con Di Matteo.
Nino Di Matteo è un giudice molto stimato e competente. A detta di Gaspare Mutolo, che ho avuto il piacere di intervistare, Di Matteo assomiglia molto a Falcone perché ''non si ferma davanti a nessuno''.

Secondo predisposizione naturale ed etica di chi è rappresentante delle istituzioni, De Raho e Di Matteo avrebbero dovuto essere se non amici, almeno alleati in una lotta che vede nelle organizzazioni criminali il nemico comune da sconfiggere. Solo in ciò un giudice potrebbe peccare di imparzialità: nella sacralità della propria missione. Eppure, dall'ultimo scandalo inerente il ''clan Palamara'', la corrente politica di giudici poco trasparenti, che premeva per nomine e favori in politica e nelle procure, scopriamo che De Raho non solo è un referente politico istituzionale di Palamara, ma addirittura un avversario acerrimo di Nino Di Matteo.

Dalle chat del giudice Palamara, vero padrino della corrente Unicost, e più in generale della macrocorrente dei giudici vicina al Partito Democratico(espressione della finanza de benedettiana), scopriamo che tale corrente, soprannominata ''il partito dei pm'', ha agito nella piena consapevolezza di violare la legge per favorire l'immigrazione clandestina e, indirettamente, la mafia nigeriana presente in Italia, le quali coinvolgono, a loro volta, in interessi le cooperative rosse e le Ong favorite dalle illecite politiche immigrazioniste.

Punto 4) De Raho e la trattativa
Schiavone, nel corso delle sue interessantissime interviste rilasciate alla giornalista casertana Francesca Nardi, ha più volte affermato che De Raho fosse a conoscenza di tutti gli ''omissis'' presenti nei documenti del processo Spartacus e varbalizzati da Schiavone(inerenti persino le stragi di stato). Una parte di tale documentazione sarebbe stata secretata fino al 2050, mentre la rimanente fino al 2070.

Ciò che ci domandiamo tutti, in mala fede naturalmente, è: ''Vuoi vedere che De Raho, temendo per la propria vita, abbia deciso di colpo di cambiare atteggiamento, schierandosi con quei poteri che un tempo tentava di abbattere?''. Sempre in mala fede, siamo portati a rispondere di sì, dato che, non a caso, l'ultimo terreno di scontro tra il giudice Cafiero De Raho e Nino Di Matteo è stato presso il programma televisivo di Giletti ''Non è l'Arena'' ed ha riguardato la rimozione di Di Matteo da parte di De Raho dal pool Stragi.



Punto 5) Il clan dei giudici contro l'erede di Falcone e i processi di 'Ndrangheta
Causa della rimozione fu un'intervista rilasciata da Di Matteo nel maggio 2019, ove si procedeva ad un resoconto delle ipotesi enunciate nei tribunali e nel mondo dell'informazione(fatti, tra l'altro, riportati in sentenza). Tale intervista venne interpretata dal direttore della Direzione Nazionale Antimafia come un atto personalistico, incompatibile con il ruolo ricoperto da Di Matteo.
All'avvenuta rimozione del pm, il ''boss'' Palamara commentò con i suoi colleghi il gesto di De Raho, congratulandosi indirettamente con l'interessato per la cacciata di Di Matteo. Ma non è l'unico caso.

Palamara critica pesantemente anche Gratteri, incoraggiando i propri colleghi nel ''fermarlo'' al più presto. Scenari inquietanti, che manifestano come molti giudici vicino al partito dell'espressione finanziaria de benedettiana siano contrari ai magistrati che approfondiscano temi quali le connessioni tra istituzioni e criminalità e lo strapotere delle nuove organizzazione criminali economico-finanziarie('Ndrangheta).

Punto 6) L'elezione di Cantone
Un comitato nelle istituzioni
La posizione di Palamara, a capo delle correnti ''deviate'' e politiche della magistratura, nonché i suoi legami con il Governo PD-5Stelle, è finalmente stata resa pubblica. L'intreccio di giornalisti, M5 S, PD e magistrati chiarisce senza ombra di dubbio l'esistenza di una struttura parallela ed eversiva che esercita il potere nelle istituzioni, nell'informazione e nella politica. E Cafiero de Raho, data la sua vicinanza al Movimento 5 Stelle, e il proprio voluto atteggiamento, sembra pienamente farne parte.


Il comitato NATO -Europa occidentale
Non vi sono solo stranezze all'interno della magistratura, a quanto pare più inquinata rispetto a quello che si pensasse, poiché anche nell'informazione è presente un comitato molto simile: una direzione euro-natocentrica, proiezione dei Servizi Segreti filo occidentali(quelli erroneamente definiti deviati).

Nel 2007 il giornale la Voce delle Voci pubblicò uno scoop che passerà inosserveto, ma che esploderà negli anni a venire a seguito di un'interrogazione parlamentare: ''In Rai vi sono i Servizi Segreti?'' La risposta, seppur tardiva, arriverà: ''Esiste un punto di controllo Nato-Europa occidentale in ambito RAI che verifica e attua delle misure per tutelare le info classificate.''



Ma di ciò parleremo nella seconda puntata.

P.S.
Aggiornamento di febbraio 2023. De Raho è stato eletto alla camera del movimento 5 Stelle
https://www.ildenaro.it/cafiero-de-raho-eletto-alla-camera-con-il-m5s-sono-riconoscente-alla-calabria/

*****
https://sadefenza.blogspot.com/2020/06/mafia-5-stelle-i-nuovi-referenti-di-una.html


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martedì 12 maggio 2020

Le tre trattative tra Mafia e 5 Stelle spiegate nel dettaglio

Le tre trattative tra Mafia e 5 Stelle spiegate nel dettaglio

Chris Barlati
Sa Defenza

La scarcerazione dei detenuti al 41 bis, in perfetto stile papello di Totò Riina, nonché le menzogne del ministro di giustizia Bonafede, detentore di un cognome che è tutto un programma, se vi appaiono come il prologo di una nuova trattativa tra lo Stato e la Mafia, potete stare tranquilli: non siete gli unici.


Trattativa o stupido corteggiamento a 5 Stelle?

L'elettorato ''criminale'', e da anni è noto seguendo le inchieste più note della magistratura, è sempre stato fedele a Forza Italia, il partito di Silvio Berlusconi. Ladri, corrotti, imbroglioni: tutti avevano come referenza Berlusconi, nella speranza che un giorno, tra un indulto e l'altro, una depenalizzazione e un condono, qualcuno potesse scampare alla giustizia e farsi ricco.

Oggigiorno, il cavaliere non gode più di positive considerazioni nell'entroterra criminale. Il vecchio Silvio ha tradito, e non di poco, le aspettative di chi voleva il ponte sullo stretto di Messina, o una ''rogatoria'' in favore di mafiosi, sia essi siciliani, casalesi o 'ndranghetisti. Berlusconi si è dimostrato sin troppo inaffidabile persino con i boss più ''generosi'' di Cosa Notra che, fino a all'ultimo, lo avevano spalleggiato servendosi di Dell'Utri.

Morto un re se ne fa un altro, e mafia s.p.a., sic stantibus rebus, decise di cambiare cavallo, passando dal partito di B. al PD di Renzi, che con gli immigrati e le cooperative dimostrò di saperci fare. Qualcosa tuttavia non andò per il verso giusto a causa dello scandalo Mafia Capitale e dei 5 Stelle, i quali, al tempo giustizialisti e onesti, si misero di traverso facendo i diavoli a quattro.

La storia infinita

Prima Berlusconi con il ponte sullo stretto, poi lo scudo fiscale del 5% e successivamente, guardacaso, Renzi con lo stesso progetto del ponte e privatizzazioni
Dall'aumento dell'Iva al sì per il Tav, il PD si trasforma in un Forza Italia 2.0. Ma il punto forte arriva con i legami tra il Partito Democratico, la mafia romana e le organizzazioni umanitarie, che vedono la collaborazione addirittura di alcune banche e dei servizi segreti. Nemmeno il povero Berlusconi riuscì in un'opera tanto grande nella sua avventurosa vita, trovandosi spiazzato di fronte alla fiducia provata nei riguardi di Renzi dalle governance di Israele e Stati Uniti. Che fare dunque in presenza di una simile potenza di fuoco?




Se non puoi batterlo, fattelo amico. E Berlusconi se lo fece amico, regalandogli ampi spazi nelle sue televisioni.


Finalmente, Silvio aveva trovato il suo successero: Matteo Renzi. Ma il fiorentino si dimostrò peggio del suo predecessore: fanatico e dittatoriale, forse spaventato dall'ascesa dei 5 Stelle. Come fu o come non fu, la meteora Renzi si sfracellò col passar del tempo contro un muro a 5 Stelle.


Cessata la passione tra Forza Italia e Partito (anti)Democratico, nacque un altro amore di breve durata: quello tra 5 Stelle e Lega di Salvini. Chi iniziò per primo a mettere le corna all'altro, non è lecito sapere. Tuttavia, oltre ad Orazio, Virgilio docet: ''Amor vincit omnia'', e 5 Stelle e PD, abbandonata la Lega, poterono finalmente abbracciarsi, senza alcun timore per i loro sentimenti.

Sarà solo in quel momento che tra i piddini e i grillini incomincerà finalmente la storia della loro vita: il vero amore, quello nel quale si comparte tutto. Vita, segreti, paure ed interessi. In particolare i segreti, e non quelli di Stato, mai svelati a acclarati, ma i segreti di intelligence, che vedono la commistione tra Mafie, servizi stranieri, massonerie, finanze, banche e servizi segreti italiani.

Trattative? No, prassi di Stato

Sin dai famosi anni del terrorismo di Stato, che segnò la morte dei giudici eroi Falcone e Borsellino, di trattative ce ne furono parecchie:
1)La numero uno, tra corleonesi e sinistra democristiana di De Mita. Mancino, Mannino e chi più ne ha più ne metta;
2)La numero due, quella tra Bellini che, infiltrato come spia, avrebbe dovuto sondare la possibilità di scendere a patti con Cosa Nostra servendosi dell'amicizia con Antonino Gioè.
E poi, la numero 3) Quella ipotizzata a mezza bocca da Paolo Cirino Pomicino, che vede una strana convergenza del Pc di Violante con gli interessi della mafia, nel contesto di dissoluzione della Prima Repubblica, a colpi di inchieste, nella stagione di Mani Pulite.

Insomma, correnti, sezioni e singoli esponenti agirono:
a)Per ritagliarsi uno spazio di gloria nel periodo più funesto della storia d'Italia?
b)Per porre fine alle bombe contro lo Stato?
c)O, più semplicemente, per salvare il proprio sedere?

La dichiarazione di intenti

Vi sarebbe anche una sub trattativa numero quattro, quella che vede coinvolti gli agenti andreottiani nel quasi attentato dell'Addaura e nell'omicidio di Falcone, ove viene lasciato un bigliettino con un numero di recapito appartenente ad una agente dei servizi italiani. Viene altresì ritrovato un paio di guanti con dna femminile di proprietà di una presunta agente dei servizi libici(dunque, vicini ad Andreotti, essendo ''amico'' di Gheddafi).

Nulla viene affidato al caso quando si lasciano messaggi di questo genere. Il problema riguarda come interpretarli.
Chi vi scrive legge il tutto come la dichiarata intenzione da parte di taluni personaggi di lasciare una firma nell'esecuzione, o meglio nel compimento di un ordine che probabilmente arriva dall'alto. Per la serie: ''Ho fatto io il lavoro sporco, e voglio che si sappia. Se l'ho fatto, è stato per necessità, perché altrimenti altri avrebbero provveduto e con modalità ancora meno ortodosse.''

Paura di che?

Andreotti di persone ne ha fatte eliminare parecchie. Essendo stato il garante del patto trans atlantico, ha incarnato il potere in Italia; quel potere che doveva garantire l'equilibro stabilito a Yalta tra americani e sovietici. Sarebbe strano il contrario, che per strategie della tensione e giornalisti uccisi il Divo Giulio non risultasse comparire nemmeno una volta in nessuna delle indagini dei misteri d'Italia.

Siamo nell'anno 2020 e, sentenze a parte, ci sono ancora persone che hanno paura di dire che Andreotti, nell'eliminazione di Falcone e Borsellino, ha giocato lo stesso ruolo che ha dovuto ricoprire nell'eliminazione di Aldo Moro. Le differenze, ovviamente, sono notevoli, sia per procedura che per finilità, ma la più importante è che mentre Aldo Moro ''doveva morire'' a causa dei diktat di Stati Uniti ed Israele, Falcone e Borsellino dovevano morire affinché non si scoprissero i sistemi d'illecito in cui la finanza e le imprese di stato(Fiat, Eni ecc...) erano immerse fino al collo.

Ma manca un dato: perché si arrivò a tanto, ad utilizzare addirittura Andreotti, oramai ''trombato'' da Mani Pulite e dalle inchieste per mafia? Risposta: se cade un governo, se ne elegge un altro. Se cade una famiglia di storici imprenditori e si danneggia l'immagine di una mega società(come i Benetton o gli Agnelli) con scandali e tangenti ultra miliardarie, il danno è letale. E il tutto crollo sotto la scura dell'opinione pubblica e della sezione giustizialista della magistratura.

5 Stelle e mafie? La tradizione è tradizione


Le innumerevoli inchieste della magistratura, ed i pochi libri interessanti che hanno avuto come tema quello dello sviluppo della criminalità, ci insegnano qualcosa di utile per capire come funziona il mondo nell'epoca della globalizzazione: non è la mafia che cerca i politici, ma i politici che, indirettamente, lanciano messaggi ai mafiosi.
Se prima Riina ordinava ai suoi di votare socialisti e radicali per far intendere ai democristiani che con le loro azioni suddetti politici li avevano delusi, oggi si liberano boss al 41 bis e tutto risulta ancora più lampante, senza bisogno di ulteriori delucidazioni.

La trattativa numero Uno(e mezzo)

Ma se avessimo capito noi male e frainteso le intenzioni del Governo? Ebbene, a fugare ogni dubbio ci ha pensato il ministro di giustizia Bonafede.

Nino di Matteo, giudice che della trattativa tra Stato e Mafia ne ha fatto la sua battaglia personale, ha sbugiardato in diretta Bonafede. E sappiamo tutti il perché.

All'epoca dell'ascesa dei 5 Stelle in Parlamento, Nino Di Matteo, su proposta di Bonafede, sarebbe stato chiamato a ricoprire la dirigenza del Dap(dipartimento amministrazione penitenziaria). Ma l'indomani, quando Di Matteo si presentò da ''fofo Dj'', qualcosa cambiò e Bonafede gli fece capire che in parlamento non era più gradito. Di Matteo non obiettò e se ne andò.
Perché Bonafede cambiò improvvisamente idea? La risposta non si è fatta troppo attendere: i mafiosi detenuti al 41 bis non volevano Di Matteo capo del Dap. E i 5 Stelle, che avevano fatto dell'onestà e della giustizia la loro bandiera, avevano accettato l'accordo. Dunque, una prima trattativa andò già a segno in quegli anni, e con l'esclusione di Di Matteo che, anzi, fu proprio il protagonista inconsapevole di quella mai citata ''trattativa''.

Conclusioni

Il sequel dell'originaria frizione tra 5Stelle e magistratura è ciò che sta avvenendo oggi, sotto i nostri occhi, con la liberazione illegittima di quasi 400 detenuti rinchiusi al 41 bis.
Ora, due sono le cose: o Bonafede è in ''malafede'', o Nino di Matteo è il cattivo che accusa ingiustamente il ministro. Delle due io direi che:
1) Bonafede è un imbecille. A sue dichiarazioni seguono immediate smentite. Si tira continuamente la zappa sui piedi. E' peggio di Berlusconi;
2) Ex mafiosi del calibro di Mutolo, con il quale ho avuto il piacere di parlare, hanno speso parole di immensa stima nei confronti di Di Matteo, paragonandolo addirittura a Falcone: ''E' come lui, non si ferma davanti a nessuno!''.
Sinceramente, tra un ''personaggetto'' come Bonafede, che si faceva chiamare ''fofo Dj'', e Nino Di Matteo, preferisco il giudice che ha contribuito a scrivere una sentenza storica e di livello mondiale, e che chiarisce i meccanismi oggettivi con i quali avvengono le trattative tra un'organizzazione terrorista e mafiosa e parti di uno stato deviato.

Servizi e Mafia. La 'Ndrangheta? La testa della ''Bestia''

Lo scrivo oramai da qualche anno: servizi e Mafia sono diventati intelligence dagli omicidi di Falcone e Borsellino. Perché lo affermo? Perché le soffiate arrivano da tutte le parti:
a)Graviano, nel 2018, tranquillizza i suoi parenti, affermando che in Italia non si verificheranno attentati poiché Cosa Nostra controlla vita, morte e miracoli dei terroristi. Stravaganza? Non direi.

Un uomo dei Servizi, in un'intervista al quotidiano ''Panorama'', afferma, nel 2015, che al Sud sono da escludere attentati, dato il controllo capillare della mafia nel territorio. Secondo l'agente, sarebbe controproducente per i jihadisti attirare l'attenzione in una regione, quale il Sud, già occupata da una doppia polizia: quella dello Stato e quella delle associazioni per delinquere.

b)Per i traffici di armi, cocaina e rifiuti gira che ti rigira ci ritovi i servizi segreti ed esponenti dell'antimafia del PD coprire i magheggi e a sotterrare rifiuti nucleari. Una interconnessione che non ha mai smesso di esistere dagli anni '90 tra le organizzazioni criminali, i servizi di intelligenze e le istituzioni(si spera solo quelle deviate);

c)Gli 'Ndranghetisti non sanno più in che lingua parlare per dirci che oramai esiste una ''Cosa Sola'',  ''solo massoneria'', gestita da ''gli invisibili'', che nessuno conosce ma che giostrano senza sosta.


Ora, come risulta dai processi ''Gotha'' e '' 'Ndrangheta stragista '', finanza, massoneria e 'Ndrangheta costituiscono un organismo omogeneo.
L'organizzazione calabrese da sola fattura 45 miliardi di euro l'anno, è attiva in 30 nazioni e dispone di 400 cosche con più di 60 mila affiliati, gestisce l'intero traffico di cocaina dall'atlantico all'Euorpa, senza contare la totale disposizione di porti quali quello di Napoli, Salerno e, il più grande d'Europa: Gioia Tauro. Qualsiasi forza politica tenterebbe di accaparrarsi i favori di una simile società, sia essa legale o illegale. Tenendo in conto che l'intero fatturato di ''mafia s.p.a.'' equivale a 140 miliardi di euro l'anno, e che il suo patrimonio sequestrato, se confiscato, azzererebbe il debito pubblico italiano, ben si comprende perché i 5 Stelle, seppur da idioti, cercano di lanciare messaggini amorosi a tale sodalizio.

Quello strano caso, stile Provenzano, del procuratore De Raho

Dunque, che di trattative tra i 5 Stelle e la mafia ne intercorrano, è logico e naturale(attenzione, naturale non normale). Essendo degli incapaci e dei servi delle lobby massoniche e finaziarie europee, non dovrebbe meravigliare tale attitudine.

I primi segnali di una simile debolezza la si ebbe quando Cafiero de Raho, colto da una improvvisa demenza senile, affermò che gli investigatori avevano sventato la creazione della nuova cupola mafiosa a Palermo. Un'assurdità priva di senso, visto che sia Riina che Provenzano erano già belli che finiti in galera, spogliati di ogni potere.

Altro segnale di ''trattativa'' si ebbe quando sempre De Raho lanciò un ultimatum a Denaro: ''Nel 2019 cattureremo Messina Denaro!''. Gesto sconsiderato, poiché un latinante super ricercato come Denaro non si avvisa se non per salvargli la vita: lo si arresta e basta se lo si vuole arrestare. E visto che Messina Denaro non è finito l'anno scorso dietro le sbarre, ecco che molto probabimente De Raho ha agito per prolungargli la latitanza. Sbadataggine o consiglio dei 5 Stelle per ingaggiare con Denaro una ''trattativa''? Magari la trattativa 0. Quella che avrebbe dovuto evitare tanti casini sia all'una che all'altra forza in campo.

Qualche parola su zio Cafiero


Forse il lettore non lo saprà, ma de Raho è parecchio vicino ai 5 Stelle, tanto che ha curato le prefazioni di alcuni libri di giornalisti che lavorano per Marco Travaglio. Dunque, potremmo eliminare l'opzione ''demenza senile'' e sbilanciarci sull'ipotesi meno in ''Bonafede''.
Ricordiamo inoltre che uno caso simile nella storia della lotta alla mafia ci fu con l'annuncio dell'arresto di Totò Riina da parte di Nicola Mancino.
Siamo negli anni in cui lo Stato prende accordi con Provenzano tramite Mario Mario ed i suoi uomini per mettere in cella zio Totò il quale era mal voluto persino dai suoi sottoposti a causa del regno di terrore che aveva imposto all'interno dell'organizzazione. Riina, ascoltando e leggendo le dichiarazioni di Mancino alla televisione e sui giornali, comprese che lo avevano venduto e che la trattativa venne fatto su di lui.


Tre trattative

A pensar male, dovremmo contare tre trattative tra 5 Stelle e mafia. Basandoci sui fatti, e seguendo la scienza antimafia, solo due. Ma fin quando non verrà aperto un processo d'indagine, e non verrà emanata una sentenza ufficiale, la nostra sarà solo una lettura interpretativa di fatti che sono già accaduti ma che si ripetono seguendo la legge universale della storia. Non da poco, ma non sufficienta per mettere in cella i rispettivi delinquenti.

Consiglio la lettura di miei precedenti post e dei rimandi evidenziati nel formato di differente colore, per meglio comprendere il fenomeno mafia/dis-servizi/massoneria, oggetto di pubblicazione da un po' di tempo a questo parte, ma mai volutamente affrontato dal punto di vista di ricerca della verità.
Vi saluto speranzoso che non votiate, come me, mai più 5 Stelle

P.S. 1) Notare come Berlusconi e i suoi giornali difendano l'inesistenza della trattativa di ieri e di oggi e la liberazione dei Boss. Che casualità...

2) La motivazioni alla base della liberazione dei boss è una sciocchezza: in regime di 41 bis sei in una cella braccato, e sali, quando sali, solo per prendere un po' d'aria, e solo a patto di rispettare misure di sicurezza e di distanza dagli altri detenuti. Dunque, al 41 bis si sta sicuri, poiché non vi sono contatti con lo spazio esterno ed altri personaggi. E' ai domiciliari che aumentano le probabilità di contrarre il coronavirus. Ancora una volta, i 5 Stelle confermano che non è la salute la motivazione che sta dietro la scarcerazione dei boss.

3) I boss liberati possono essere sia 1 che 400. Non conta. Se la disciplina di legge viene meno, il singolo caso viene applicato a tutti i detenuti del carcere duro. E, oltre che incostituzionale, i boss al 41 bis non devono e possono uscire per una motivazione fasulla quale quella sanitaria relativa il corona virus.

P.S.
Aggiornamento di febbraio 2023. De Raho è stato eletto alla camera del movimento 5 Stelle
https://www.ildenaro.it/cafiero-de-raho-eletto-alla-camera-con-il-m5s-sono-riconoscente-alla-calabria/

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sabato 25 aprile 2020

Lo stupido piano dei 5 Stelle che ucciderà l'Italia

Lo stupido piano dei 5 Stelle che ucciderà l'Italia

Chris Barlati
Sa Defenza

Premettendo che l'Italia è morta, pubblico la seguente analisi

Il problema della politica, e lo sappiamo, non sono i politici i quali quasi sempre non coincidono con il potere che rappresentano. Il vero problema della politica in Italia è l'assenza di quest'ultima da una trentina d'anni a questa parte. 


Tutti i governi che si sono succeduti da Mani Pulite ad oggi hanno agito favorendo interessi geopolitici ed economici stranieri. E l'ultimo atto di tale meschino compito è andato in scena grazie ai 5 Stelle.

Il partito fascista 2.0

Ricordo di una cena a Napoli, ove conobbi i dissidenti dell'allora gruppo 5 Stelle Campania guidato da Fico, che denunciavano l'incompetenza e la mediocrità del leader defininendolo, pressappoco, e non a torto, un idiota e un burattino.
All'epoca ero un po' critico nei confronti dei dissidenti e vedevo con accesa curiosità il Movimento di Grillo, nonostante la figura di Casaleggio, promoter di personaggi come Di Pietro e De Magistris.

Sempre in quegli anni, si diceva che lo stesso Beppe Grillo fosse stato avvicinato, un giorno, da un signore con accento siciliano. che gli avrebbe fatto certe raccomandazioni un po', per così dire, ''speciali'': ''può succedere qualcosa ai vostri figli signor Beppe, stia attento''.
Grillino o non grillino, poco importa. Quello che premeva conoscere era il contenuto delle denunce dei dissidenti: ''Vengono messe persone incapaci e mediocri nei posti nevralgici. Abbiamo tentato, politicamente parlando, anche di dialogare con il Pd ed altre forze partitiche in Campania, ma ci hanno espulso. Abbiamo fatto ricorso ed abbiamo vinto e questo dimostra che il Movimento 5 Stelle è destinato a diventare un partito fascista 2.0 poiché guidato da gente che non fa altro che eseguire ordini dall'alto, togliendo voci alle correnti''.


Parole dure all'epoca, ma che oggi appaiono non tanto distanti dalla realtà.
Con il tempo incontrai altri personaggi, anche Aldo Giannuli, che mi diede l'idea per la mia tesi di laurea, e che ringrazio. Persona molto simpatica, mi parlò anche dei 5 Stelle, di cui era consulente.
Giannuli, come tutti quelli dotati di lucidità, come anni addietro i dissidenti, conobbe l'allontanamento dal partito, ma volontario: ''Il Movimento si è ammalato di governismo, esattamente come il Pci(...). Oggi, nel movimento vige un regolamento che nessuno ha mai approvato e che dà pieni poteri al capo politico, sino al punto di dargli la possibilità di nominare i capigruppo parlamentari non più eletti (cosa che non ha precedenti nella storia del parlamento repubblicano).''
Ed aveva ragione.

Avremmo dovuto saperlo

Cosa voglio dire con questo? Gli ex grillini della prima ora ci avevano avvisato. E non tanto per la componente genetica del partito, ma per la presenza di innumerevoli personaggi manipolabili e condizionabili a piacimento.

Le testimonianze che raccolsi misero in luce i teatrini che si nascondevano dietro quel Movimento di facciata, e che vi riassumo qui di seguito:
  • Di Battista era il capopolo, il più amato dalla massa. Un po' ''ardito'' in certe affermazioni, ma in fondo un ragazzo di impulso sincero(disse che con il terrorismo si doveva trattare, ma il terrorismo jihadista si combatte. Non si media con i taglia testa, non sono i brigatisti).
  • Di Maio è sempre stato la ''pecora nera''. In tutti i movimenti viene sempre ''pompato'' il tizio più incline al complesso napoleonico e di solito anche il più cretino. Il pomiglianese, acquisendo spazio e notorietà all'interno del Movimento, con una certa dose di protezione da parte di Casaleggio, iniziò a corteggiare le cosiddette lobby, pensando di poter entrare a ben merito nei circoli illuminati dell'alta finanza. Ma quest'ultimi iniziarono a prenderlo inesorabilmente per il culo, data la sua poca cultura e la sua scarsa abilità politica.
    Internamente, i rapporti tra Di Maio e Di Battista erano pessimi, e il pomiglianese aspirava a sostituire Grillo. Lo stesso Grillo infatti soleva prenderlo in giro: ''ha tutti i vestiti uguali, tutto puntiglioso, è svizzero!''.
  • Grillo era Grillo grazie anche a Casaleggio, ritenuto un genio nel suo lavoro e che gli scriveva i comizi.
  • La piattaforma Rousseau per le votazioni online era ed è una patacca poiché, vada che sia veritiero e sincero il funzionamento della selezione interna, la scelta del leader è pari merito accomunabile ad una votazione delle primarie, ovvero un contatta Tizio e Caio il giorno prima del voto, pagalo e dagli il c***o che vuole, e vediamo se ne usciamo vincitori.
Per quanto riguarda la preparazione individuale, i 5 Stelle sono simili ai colleghi di Forza Italia e del Partito Democratico: ignoranti come dei muli. L'unica differenza è che un ignorante in Parlamento, dopo un po', può imparare. Un criminale, per quanto bravo in politica, non può e non agirà mai per l'interesse dello stato. PD e Forza Italia si sono dimostrati partiti criminali. II Movimento 5 stelle al tempo ancora no. Questa è stata la ragione per la quale i 5 Stelle avrebbero potuto cambiare in meglio l'Italia. Ma qualcosa si è messo di traverso.

Massoneria e populismo: il partito perfetto

Dei legami di Casaleggio con la massoneria e l'esoterismo, è risaputo. Quello che non è risaputo è se Grillo lo sapesse oppure no, insieme ai puristi del Movimento, quali Di Battista, Taverna, Morra che hanno scelto la strada del silenzio(paura o interesse?).
Ugual che Syriza del distruggi stati Tsipras, il partito anti casta si è trasformata nella mano della finanza, probabilmente perché creato dalla finanza stessa o infiltrato fino alla sua totale conversione.
Di Syriza lo si intuiva poiché, allo stesso modo che la Lega di Salvini, un partito che alterna uscita dall'euro e linea flessibile significa che in realtà dall'euro non ci vuole affatto uscire, ma che vuole governare solo ed esclusivamente per i propri interessi personali. Per i 5 Stelle, Grillo parlava liberamente di signoraggio e della necessità, come per il Giappone, di essere sovrani della propria moneta. Ma con il tempo più nulla. Vuoi per la minaccia ai figli, vuoi per Casaleggio che formava i piccoli Di Maio ignoranti e assetati di potere, la vocazione nazionalista e ''partigiana'' degli ''amici di Beppe Grillo'' si perse a favore di una linea debole e servilista di certe dinamiche eurocentriche e natocentriche.

I 5 Stelle puntano alla ''mafia'' di Stato

L'ho ripetuto un'infinità di volte: i 5 stelle da quattro anni puntano ad entrare nei circoli decisionali italiani, che non è l'alta finanza o l'imprenditoria di stato, ma quel conglomerato che, anni addietro, veniva definito ''Falange Armata'', e che ora il giudice Carlo Palermo definirebbe con il nome ''La Bestia''. Tale centro di potere è composto da:
Finanza detta di ''sinistra'', editoria legata all'ala De Benedetti, servizi deviati, magistratura massonica e organizzazioni criminali(gli ultimi processi ''Ndrangheta stragista'' e ''Gotha'' stanno disvelando questo intreccio).

L'ala militare di quest'apparato è quella che, dopo l'uccisione di Falcone e Borsellino, si metabolizzò in un unico organo d'intelligence militare, somma di criminalità organizzata(mix tra Cosa Nostra e 'Ndrangheta) ed apparati ultra atlantici.

Perché mai i governi dagli anni successivi le stragi non hanno mai confiscato i beni sequestrati o lottato veramente contro il traffico di droga, armi o inasprito concretamente le misure antimafia? Perché mai adesso i 5 Stelle stanno liberando i carcerati al 41 bis, arrivando là dove nemmeno Berlusconi, proiezione di dell'Utri, garante di Cosa Nostra, si è dovuto fermare? Quando si corteggiano certe forze e si fanno certi favori, è solo per farsi nuovi amici. Una nuova trattativa, insomma.

5 Stelle e Servizi, storia di un vecchio amore

Della corte che i 5 Stelle hanno fatto e continuano a fare ai servizi, quelli deviati ovvio, ho scritto qualche articolo su Sa Defenza, che varrebbe la pena leggere. Vi riassumo quanto in passato esplicato:
Una volta al governo, i pentastellati cercano di posizionare i propri uomini nei punti chiavi dello spionaggio. La posta in gioco è di quelle grosse, ma i leghisti sono più abili e fregano i 5 Stelle. Il PD, il partito della finanza, favorevole alla morte dei bimbi in Grecia per mancanza di assistenza sanitaria e per fame, conta sull'editoria del massone De Benedetti e sui servizi d'intelligence francesi e tedeschi(che si stanno comprando l'Italia), nonché sugli appoggi dello stato terrorista di Israele(ricordiamo che il braccio destro di Renzi, Marco Carrai, e lo stesso Renzi, appartengono a quella sfera lì).
Il tutto però non basta perché la Germania, la Merkel, e i centri di poteri europeisti non confidano nel Partito a cinque punte. E per quale motivo?

La strategia della mignotta

Diceva Mussolini che l'Italia è una meretrice che va con l'uomo vincente. E i 5 Stelle l'hanno capito.
Da un lato abbiamo il Mes, il provvedimento ammazza stati, che strangola le economie riducendo in povertà le popolazioni per arricchere pochi centri di potere occulto(francesi e tedeschi per la maggiore).
Dall'altro abbiamo il 5G, arma di spionaggio militare e condizionamento geopolitico, come affermato implicitamente dalla stesso presidente di Huawei, senza contare la nuova rotta della Seta.

Perché vendersi tra una sperimentazione vaccinale, una recessione e l'installazione di una rete nociva per la salute? Perché svendersi ai due blocchi economici concorrenti a discapito della pelle dei propri concittadini?

Risposta n.1: Rocco Casalino, della scuola di giornalismo di Emilio Fede, è un idiota, e Conte è un quaquaraqua che esegue gli ordini di Di Maio. Il duo, o trio, Conte, Casalino, Di Maio, inebriati dal complesso di Napoleone, sulla scia del padre(politico) di Conte(Berlusconi), ha deciso di regalare il Bel Paese ai potere forti in cambio di visibilità e di una tessera massonica bordata e autografata da qualche membro della famiglia Clinton(cosa che capita spesso nei paesi dell'America Latina).



Risposta n.2: Tenendo in conto l'attuale e presente sfiducia dei vertici europei nei confronti dell'Italia, nonostante la politica servilista e meschina adottata dal governo Pd-5Stelle, i nostri leader tenterebbero di integrare l'Italia nei meccanismi euro-asiatici internazionali, in modo da convertirla in un ingaggio essenziale, così da poter rivendicare, in un futuro prossimo venturo, pretese di portata internazionale, permettendosi di ''ricattare'' le piramidi finanziarie, ovvero quegli ''idioti degli illuminati'', di cui ha spesso e volentieri ha parlato Giulio Tremonti in numerose trasmissioni televisive.

In questo quadro strategico, il mandar a casa i mafiosi al 41 bis rientrerebbe nella strategia del ''farsi amico'' quel potere militare deviato che fattura ben 140 mld di euro l'anno, passato alla storia con il nome di ''mafia s.p.a.'', e che potrebbe ritornare utile come alleato se le cose iniziassero a mettersi male.

Conclusioni. Quali delle due?

Sia l'una che l'altra ipotesi hanno un fondamento: o, come Tsipras, si fa di tutto per vendere l'Italia allo straniero(Prodi, Monti, Letta, Renzi: tutti agenti al servizio delle potenze straniere), o si sacrifica oggi per ripescare qualcosa domani(anche se questa appare alquanto remota come possibilità).

Dal punto di vista strategico, solo l'impiego massiccio di militari fedeli alla causa e di ''falangisti'' al soldo dello stato, con un'occupazione delle basi U.S.A. e Nato, ed il sequestro degli armamenti nucleari, potrebbe in qualche modo rovesciare gli equilibri. Si potrebbe ricattare l'America e l'Europa con la divulgazione dei segreti di Stati o con la nazionalizzazione del debito pubblico, ma tutto questo, nel paese dove ha vinto lo straniero, non è possibile. E non credo nemmeno che i 5 Stelle avrebbero le palle di farlo. Oramai siamo in guerra, e noi l'abbiamo persa prima di iniziare.

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https://sadefenza.blogspot.com/2020/04/lo-stupido-piano-dei-5-stelle-che.html

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