Di Chris Barlati
Dopo Cafiero De Raho, all'epoca del governo a 5 Stelle, anche Di Matteo e Scarpinato, ospiti del programma ''In Onda'', del 29/01/2023, sembrano aver dimenticato cosa sia la Mafia e quante e quali trattative siano intercorse tra il Sistema Criminale Integrato e i governi della Repubblica Italiana.
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mercoledì 1 febbraio 2023
E mo' pure Di Matteo e Scarpinato si so' dimenticati di Trattativa, Dis-Servizi e Massoneria
martedì 12 maggio 2020
Le tre trattative tra Mafia e 5 Stelle spiegate nel dettaglio
Le tre trattative tra Mafia e 5 Stelle spiegate nel dettaglio
Chris Barlati
Sa Defenza
La scarcerazione dei detenuti al 41 bis, in perfetto stile papello di Totò Riina, nonché le menzogne del ministro di giustizia Bonafede, detentore di un cognome che è tutto un programma, se vi appaiono come il prologo di una nuova trattativa tra lo Stato e la Mafia, potete stare tranquilli: non siete gli unici.
Cessata la passione tra Forza Italia e Partito (anti)Democratico, nacque un altro amore di breve durata: quello tra 5 Stelle e Lega di Salvini. Chi iniziò per primo a mettere le corna all'altro, non è lecito sapere. Tuttavia, oltre ad Orazio, Virgilio docet: ''Amor vincit omnia'', e 5 Stelle e PD, abbandonata la Lega, poterono finalmente abbracciarsi, senza alcun timore per i loro sentimenti.
Sarà solo in quel momento che tra i piddini e i grillini incomincerà finalmente la storia della loro vita: il vero amore, quello nel quale si comparte tutto. Vita, segreti, paure ed interessi. In particolare i segreti, e non quelli di Stato, mai svelati a acclarati, ma i segreti di intelligence, che vedono la commistione tra Mafie, servizi stranieri, massonerie, finanze, banche e servizi segreti italiani.
La dichiarazione di intenti
P.S. 1) Notare come Berlusconi e i suoi giornali difendano l'inesistenza della trattativa di ieri e di oggi e la liberazione dei Boss. Che casualità...
2) La motivazioni alla base della liberazione dei boss è una sciocchezza: in regime di 41 bis sei in una cella braccato, e sali, quando sali, solo per prendere un po' d'aria, e solo a patto di rispettare misure di sicurezza e di distanza dagli altri detenuti. Dunque, al 41 bis si sta sicuri, poiché non vi sono contatti con lo spazio esterno ed altri personaggi. E' ai domiciliari che aumentano le probabilità di contrarre il coronavirus. Ancora una volta, i 5 Stelle confermano che non è la salute la motivazione che sta dietro la scarcerazione dei boss.
3) I boss liberati possono essere sia 1 che 400. Non conta. Se la disciplina di legge viene meno, il singolo caso viene applicato a tutti i detenuti del carcere duro. E, oltre che incostituzionale, i boss al 41 bis non devono e possono uscire per una motivazione fasulla quale quella sanitaria relativa il corona virus.
P.S.
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Chris Barlati
Sa Defenza
La scarcerazione dei detenuti al 41 bis, in perfetto stile papello di Totò Riina, nonché le menzogne del ministro di giustizia Bonafede, detentore di un cognome che è tutto un programma, se vi appaiono come il prologo di una nuova trattativa tra lo Stato e la Mafia, potete stare tranquilli: non siete gli unici.
Trattativa o stupido corteggiamento
a 5 Stelle?
L'elettorato
''criminale'', e da anni è noto seguendo le inchieste più note della magistratura, è sempre stato fedele a Forza
Italia, il partito di Silvio Berlusconi. Ladri, corrotti, imbroglioni: tutti avevano come referenza Berlusconi, nella speranza che un giorno, tra un indulto e l'altro, una
depenalizzazione e un condono, qualcuno potesse scampare alla
giustizia e farsi ricco.
Oggigiorno, il cavaliere non gode più di positive considerazioni nell'entroterra criminale. Il vecchio Silvio ha tradito, e non di poco, le
aspettative di chi voleva il ponte sullo stretto di Messina, o una ''rogatoria'' in favore di mafiosi, sia essi siciliani, casalesi o 'ndranghetisti. Berlusconi si è dimostrato sin troppo inaffidabile persino con i boss più ''generosi'' di Cosa Notra che, fino a all'ultimo, lo avevano spalleggiato servendosi di Dell'Utri.
Morto un re se ne fa un altro, e mafia s.p.a., sic stantibus rebus, decise di cambiare cavallo, passando dal partito di B. al PD di Renzi, che con gli immigrati e le cooperative dimostrò di saperci fare. Qualcosa tuttavia non andò per il verso giusto a causa dello scandalo Mafia Capitale e dei 5 Stelle, i quali, al tempo
giustizialisti e onesti, si misero di traverso facendo i diavoli a quattro.
La storia infinita
Prima Berlusconi con il ponte sullo stretto, poi lo scudo fiscale del 5% e successivamente, guardacaso, Renzi con lo stesso progetto del ponte e privatizzazioni
Dall'aumento dell'Iva al sì per il Tav, il PD si trasforma in un Forza Italia 2.0. Ma il punto forte arriva con i legami tra il Partito Democratico, la mafia romana e le organizzazioni umanitarie, che vedono la collaborazione addirittura di alcune banche e dei servizi segreti. Nemmeno il povero Berlusconi riuscì in un'opera tanto grande nella sua avventurosa vita, trovandosi spiazzato di fronte alla fiducia provata nei riguardi di Renzi dalle governance di Israele e Stati Uniti. Che fare dunque in presenza di una simile potenza di fuoco?
Dall'aumento dell'Iva al sì per il Tav, il PD si trasforma in un Forza Italia 2.0. Ma il punto forte arriva con i legami tra il Partito Democratico, la mafia romana e le organizzazioni umanitarie, che vedono la collaborazione addirittura di alcune banche e dei servizi segreti. Nemmeno il povero Berlusconi riuscì in un'opera tanto grande nella sua avventurosa vita, trovandosi spiazzato di fronte alla fiducia provata nei riguardi di Renzi dalle governance di Israele e Stati Uniti. Che fare dunque in presenza di una simile potenza di fuoco?
Se non puoi batterlo, fattelo amico. E Berlusconi se lo fece amico, regalandogli ampi
spazi nelle sue televisioni.
Finalmente, Silvio aveva trovato il suo successero: Matteo Renzi. Ma il fiorentino si dimostrò peggio del suo predecessore: fanatico e dittatoriale, forse spaventato dall'ascesa dei 5 Stelle. Come fu o come non fu, la meteora Renzi si sfracellò col passar del tempo contro un muro a 5 Stelle.
Finalmente, Silvio aveva trovato il suo successero: Matteo Renzi. Ma il fiorentino si dimostrò peggio del suo predecessore: fanatico e dittatoriale, forse spaventato dall'ascesa dei 5 Stelle. Come fu o come non fu, la meteora Renzi si sfracellò col passar del tempo contro un muro a 5 Stelle.
Cessata la passione tra Forza Italia e Partito (anti)Democratico, nacque un altro amore di breve durata: quello tra 5 Stelle e Lega di Salvini. Chi iniziò per primo a mettere le corna all'altro, non è lecito sapere. Tuttavia, oltre ad Orazio, Virgilio docet: ''Amor vincit omnia'', e 5 Stelle e PD, abbandonata la Lega, poterono finalmente abbracciarsi, senza alcun timore per i loro sentimenti.
Sarà solo in quel momento che tra i piddini e i grillini incomincerà finalmente la storia della loro vita: il vero amore, quello nel quale si comparte tutto. Vita, segreti, paure ed interessi. In particolare i segreti, e non quelli di Stato, mai svelati a acclarati, ma i segreti di intelligence, che vedono la commistione tra Mafie, servizi stranieri, massonerie, finanze, banche e servizi segreti italiani.
Trattative? No, prassi di Stato
Sin dai famosi anni del terrorismo di Stato, che segnò la morte dei giudici eroi Falcone e
Borsellino, di trattative ce ne furono parecchie:
1)La numero uno, tra corleonesi e sinistra democristiana di De Mita. Mancino, Mannino e chi più ne ha
più ne metta;
2)La numero due, quella tra Bellini che, infiltrato come spia, avrebbe dovuto sondare la possibilità di scendere a patti con Cosa Nostra servendosi dell'amicizia con Antonino Gioè.
E poi, la numero 3) Quella ipotizzata a mezza bocca da Paolo Cirino Pomicino, che vede una strana
convergenza del Pc di Violante con gli interessi della mafia, nel contesto di dissoluzione della Prima Repubblica, a colpi di inchieste, nella stagione di Mani Pulite.
a)Per ritagliarsi uno spazio di gloria nel
periodo più funesto della storia d'Italia?
b)Per porre fine alle
bombe contro lo Stato?
c)O, più semplicemente, per salvare il proprio sedere?
La dichiarazione di intenti
Vi sarebbe anche una sub trattativa
numero quattro, quella che vede coinvolti gli agenti andreottiani nel quasi attentato dell'Addaura e nell'omicidio di Falcone, ove
viene lasciato un bigliettino con un numero di recapito appartenente
ad una agente dei servizi italiani. Viene altresì ritrovato un paio di guanti con dna femminile di proprietà di una presunta agente dei servizi libici(dunque, vicini ad Andreotti, essendo ''amico'' di Gheddafi).
Nulla viene affidato al caso quando si lasciano messaggi di questo genere. Il problema riguarda come interpretarli.
Chi vi scrive legge il tutto come la dichiarata intenzione da parte di taluni personaggi di lasciare una firma nell'esecuzione, o meglio nel compimento di un ordine che probabilmente arriva dall'alto. Per la serie: ''Ho fatto io il lavoro sporco, e voglio che si sappia. Se l'ho fatto, è stato per necessità, perché altrimenti altri avrebbero provveduto e con modalità ancora meno ortodosse.''
Paura di che?
Andreotti di persone ne
ha fatte eliminare parecchie. Essendo stato il garante del patto trans atlantico, ha incarnato il potere in Italia; quel potere che doveva garantire l'equilibro stabilito a Yalta tra americani e sovietici. Sarebbe strano il contrario, che per strategie della tensione e giornalisti uccisi il Divo Giulio non risultasse comparire nemmeno una volta in nessuna delle indagini dei misteri d'Italia.
Siamo nell'anno 2020 e, sentenze a parte, ci sono ancora persone che hanno paura di dire che Andreotti, nell'eliminazione di Falcone e Borsellino, ha giocato lo stesso ruolo che ha dovuto ricoprire nell'eliminazione di Aldo Moro. Le differenze, ovviamente, sono notevoli, sia per procedura che per finilità, ma la più importante è che mentre Aldo Moro ''doveva morire'' a causa dei diktat di Stati Uniti ed Israele, Falcone e Borsellino dovevano morire affinché non si scoprissero i sistemi d'illecito in cui la finanza e le imprese di stato(Fiat, Eni ecc...) erano immerse fino al collo.
Ma manca un dato: perché si arrivò a tanto, ad utilizzare addirittura Andreotti, oramai ''trombato'' da Mani Pulite e dalle inchieste per mafia? Risposta: se cade un governo,
se ne elegge un altro. Se cade una famiglia di storici imprenditori e
si danneggia l'immagine di una mega società(come i Benetton o gli Agnelli) con scandali e tangenti
ultra miliardarie, il danno è letale. E il tutto crollo sotto la scura dell'opinione pubblica e della sezione giustizialista della magistratura.
Le innumerevoli
inchieste della magistratura, ed i pochi libri interessanti che hanno avuto come tema quello dello sviluppo della criminalità, ci insegnano
qualcosa di utile per capire come funziona il mondo nell'epoca della globalizzazione: non è la
mafia che cerca i politici, ma i politici che, indirettamente, lanciano
messaggi ai mafiosi.
Se prima Riina
ordinava ai suoi di votare socialisti e radicali per far intendere ai
democristiani che con le loro azioni suddetti politici li avevano delusi, oggi si liberano boss al 41 bis e tutto risulta ancora più lampante, senza bisogno di ulteriori delucidazioni.
La trattativa numero Uno(e mezzo)
Ma se avessimo capito noi male e frainteso le intenzioni del Governo? Ebbene, a fugare ogni dubbio ci ha pensato il ministro di giustizia Bonafede.
Nino di Matteo, giudice che della trattativa tra Stato e Mafia ne ha fatto la sua battaglia personale, ha sbugiardato in diretta Bonafede. E sappiamo tutti il perché.
All'epoca dell'ascesa dei 5 Stelle in Parlamento, Nino Di Matteo, su proposta di Bonafede, sarebbe stato chiamato a ricoprire la dirigenza del Dap(dipartimento amministrazione penitenziaria). Ma l'indomani, quando Di Matteo si presentò da ''fofo Dj'', qualcosa cambiò e Bonafede gli fece capire che in parlamento non era più gradito. Di Matteo non obiettò e se ne andò.
Perché Bonafede cambiò improvvisamente idea? La risposta non si è fatta troppo attendere: i mafiosi detenuti al 41 bis non volevano Di Matteo capo del Dap. E i 5 Stelle, che avevano fatto dell'onestà e della giustizia la loro bandiera, avevano accettato l'accordo. Dunque, una prima trattativa andò già a segno in quegli anni, e con l'esclusione di Di Matteo che, anzi, fu proprio il protagonista inconsapevole di quella mai citata ''trattativa''.
Conclusioni
Il sequel dell'originaria frizione tra 5Stelle e magistratura è ciò che sta avvenendo oggi, sotto i nostri occhi, con la liberazione illegittima di quasi 400 detenuti rinchiusi al 41 bis.
Ora, due sono le cose: o Bonafede è in ''malafede'', o Nino di
Matteo è il cattivo che accusa ingiustamente il ministro. Delle due
io direi che:
1) Bonafede è un imbecille. A sue dichiarazioni seguono immediate smentite. Si tira continuamente la zappa sui piedi. E' peggio di Berlusconi;
2) Ex mafiosi del
calibro di Mutolo, con il quale ho avuto il piacere di parlare, hanno
speso parole di immensa stima nei confronti di Di Matteo,
paragonandolo addirittura a Falcone: ''E' come lui, non si ferma davanti a nessuno!''.
Sinceramente, tra un ''personaggetto'' come Bonafede, che si faceva chiamare ''fofo Dj'', e Nino Di Matteo, preferisco il giudice che ha contribuito a scrivere una sentenza storica e di livello mondiale, e che chiarisce i meccanismi oggettivi con i quali avvengono le trattative tra un'organizzazione terrorista e mafiosa e parti di uno stato deviato.
Sinceramente, tra un ''personaggetto'' come Bonafede, che si faceva chiamare ''fofo Dj'', e Nino Di Matteo, preferisco il giudice che ha contribuito a scrivere una sentenza storica e di livello mondiale, e che chiarisce i meccanismi oggettivi con i quali avvengono le trattative tra un'organizzazione terrorista e mafiosa e parti di uno stato deviato.
Servizi e Mafia. La 'Ndrangheta? La
testa della ''Bestia''
Lo scrivo oramai da
qualche anno: servizi e Mafia sono diventati intelligence dagli
omicidi di Falcone e Borsellino. Perché lo affermo? Perché le
soffiate arrivano da tutte le parti:
a)Graviano, nel 2018, tranquillizza i suoi parenti, affermando che in Italia non si
verificheranno attentati poiché Cosa Nostra controlla vita, morte e miracoli dei terroristi. Stravaganza? Non direi.
Un uomo dei Servizi, in un'intervista al quotidiano ''Panorama'', afferma, nel 2015, che al Sud sono da escludere attentati, dato il controllo capillare della mafia nel territorio. Secondo l'agente, sarebbe controproducente per i jihadisti attirare l'attenzione in una regione, quale il Sud, già occupata da una doppia polizia: quella dello Stato e quella delle associazioni per delinquere.
b)Per i traffici
di armi, cocaina e rifiuti gira che ti rigira ci ritovi i servizi segreti ed esponenti dell'antimafia del PD coprire i magheggi e a
sotterrare rifiuti nucleari. Una interconnessione che non ha mai smesso di esistere dagli anni '90 tra le organizzazioni criminali, i servizi di intelligenze e le istituzioni(si spera solo quelle deviate);
c)Gli
'Ndranghetisti non sanno più in che lingua parlare per dirci che
oramai esiste una ''Cosa Sola'', ''solo massoneria'', gestita da ''gli invisibili'', che nessuno conosce ma
che giostrano senza sosta.
Ora, come risulta dai processi ''Gotha'' e '' 'Ndrangheta stragista '', finanza, massoneria e 'Ndrangheta costituiscono un organismo omogeneo.
Ora, come risulta dai processi ''Gotha'' e '' 'Ndrangheta stragista '', finanza, massoneria e 'Ndrangheta costituiscono un organismo omogeneo.
L'organizzazione calabrese da sola fattura
45 miliardi di euro l'anno, è attiva in 30 nazioni e dispone di 400 cosche con più di 60 mila affiliati, gestisce l'intero traffico di cocaina dall'atlantico all'Euorpa, senza contare la totale disposizione di porti quali quello di Napoli, Salerno e, il più grande
d'Europa: Gioia Tauro. Qualsiasi forza politica tenterebbe di accaparrarsi i favori di una simile società, sia essa legale o illegale. Tenendo in conto che l'intero fatturato di ''mafia s.p.a.'' equivale a 140 miliardi di euro l'anno, e che il suo patrimonio sequestrato, se confiscato, azzererebbe il debito pubblico italiano, ben si comprende perché i 5 Stelle, seppur da idioti, cercano di lanciare messaggini amorosi a tale sodalizio.
Quello strano caso, stile Provenzano, del procuratore De Raho
Dunque, che di trattative tra i 5 Stelle e la mafia ne intercorrano, è logico e naturale(attenzione, naturale non normale). Essendo degli incapaci e dei servi delle lobby massoniche e finaziarie europee, non dovrebbe meravigliare tale attitudine.
I primi segnali di una simile debolezza la si ebbe quando Cafiero de Raho, colto da una improvvisa demenza senile, affermò che gli investigatori avevano sventato la creazione della nuova cupola mafiosa a Palermo. Un'assurdità priva di senso, visto che sia Riina che Provenzano erano già belli che finiti in galera, spogliati di ogni potere.
Altro segnale di ''trattativa'' si ebbe quando sempre De Raho lanciò un ultimatum a Denaro: ''Nel 2019 cattureremo Messina Denaro!''. Gesto sconsiderato, poiché un latinante super ricercato come Denaro non si avvisa se non per salvargli la vita: lo si arresta e basta se lo si vuole arrestare. E visto che Messina Denaro non è finito l'anno scorso dietro le sbarre, ecco che molto probabimente De Raho ha agito per prolungargli la latitanza. Sbadataggine o consiglio dei 5 Stelle per ingaggiare con Denaro una ''trattativa''? Magari la trattativa 0. Quella che avrebbe dovuto evitare tanti casini sia all'una che all'altra forza in campo.
Qualche parola su zio Cafiero
Forse il lettore non lo saprà, ma de Raho è parecchio vicino ai 5 Stelle, tanto che ha curato le prefazioni di alcuni libri di giornalisti che lavorano per Marco Travaglio. Dunque, potremmo eliminare l'opzione ''demenza senile'' e sbilanciarci sull'ipotesi meno in ''Bonafede''.
Ricordiamo inoltre che uno caso simile nella storia della lotta alla mafia ci fu con l'annuncio dell'arresto di Totò Riina da parte di Nicola Mancino.
Siamo negli anni in cui lo Stato prende accordi con Provenzano tramite Mario Mario ed i suoi uomini per mettere in cella zio Totò il quale era mal voluto persino dai suoi sottoposti a causa del regno di terrore che aveva imposto all'interno dell'organizzazione. Riina, ascoltando e leggendo le dichiarazioni di Mancino alla televisione e sui giornali, comprese che lo avevano venduto e che la trattativa venne fatto su di lui.
Qualche parola su zio Cafiero
Forse il lettore non lo saprà, ma de Raho è parecchio vicino ai 5 Stelle, tanto che ha curato le prefazioni di alcuni libri di giornalisti che lavorano per Marco Travaglio. Dunque, potremmo eliminare l'opzione ''demenza senile'' e sbilanciarci sull'ipotesi meno in ''Bonafede''.
Ricordiamo inoltre che uno caso simile nella storia della lotta alla mafia ci fu con l'annuncio dell'arresto di Totò Riina da parte di Nicola Mancino.
Siamo negli anni in cui lo Stato prende accordi con Provenzano tramite Mario Mario ed i suoi uomini per mettere in cella zio Totò il quale era mal voluto persino dai suoi sottoposti a causa del regno di terrore che aveva imposto all'interno dell'organizzazione. Riina, ascoltando e leggendo le dichiarazioni di Mancino alla televisione e sui giornali, comprese che lo avevano venduto e che la trattativa venne fatto su di lui.
A pensar male, dovremmo contare tre trattative tra 5 Stelle e mafia. Basandoci sui fatti, e seguendo la scienza antimafia, solo due. Ma fin quando non verrà aperto un processo d'indagine, e non verrà emanata una sentenza ufficiale, la nostra sarà solo una lettura interpretativa di fatti che sono già accaduti ma che si ripetono seguendo la legge universale della storia. Non da poco, ma non sufficienta per mettere in cella i rispettivi delinquenti.
Consiglio la lettura di miei precedenti post e dei rimandi evidenziati nel formato di differente colore, per meglio comprendere il fenomeno mafia/dis-servizi/massoneria, oggetto di pubblicazione da un po' di tempo a questo parte, ma mai volutamente affrontato dal punto di vista di ricerca della verità.
Vi saluto speranzoso che non votiate, come me, mai più 5 Stelle
P.S. 1) Notare come Berlusconi e i suoi giornali difendano l'inesistenza della trattativa di ieri e di oggi e la liberazione dei Boss. Che casualità...
2) La motivazioni alla base della liberazione dei boss è una sciocchezza: in regime di 41 bis sei in una cella braccato, e sali, quando sali, solo per prendere un po' d'aria, e solo a patto di rispettare misure di sicurezza e di distanza dagli altri detenuti. Dunque, al 41 bis si sta sicuri, poiché non vi sono contatti con lo spazio esterno ed altri personaggi. E' ai domiciliari che aumentano le probabilità di contrarre il coronavirus. Ancora una volta, i 5 Stelle confermano che non è la salute la motivazione che sta dietro la scarcerazione dei boss.
3) I boss liberati possono essere sia 1 che 400. Non conta. Se la disciplina di legge viene meno, il singolo caso viene applicato a tutti i detenuti del carcere duro. E, oltre che incostituzionale, i boss al 41 bis non devono e possono uscire per una motivazione fasulla quale quella sanitaria relativa il corona virus.
P.S.
Aggiornamento di febbraio 2023. De Raho è stato eletto alla camera del movimento 5 Stelle
https://www.ildenaro.it/cafiero-de-raho-eletto-alla-camera-con-il-m5s-sono-riconoscente-alla-calabria/
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