giovedì 4 dicembre 2014

CECENIA: Attacco di militanti islamici in centro città, a Grozny uccise 19 persone

CECENIA: Attacco di militanti islamici in centro città, a Grozny uccise 19 persone 


lifenews
Tradusiu editau
de Sa Defenza

Almeno 19 persone sono morte dopo una sparatoria tra truppe russe e militanti islamici a Grozny, capitale della provincia russa della Cecenia.












Un edificio dei media brucia dopo l'attacco nel centro di Grozny stamane 4 dicembre. Elena Fitkulina, AFP / Getty Image

Aspri combattimenti tra le forze governative russe e i combattenti islamici è scoppiata nella provincia russa della Cecenia durante la notte.

I militanti, che si trovavano in diverse auto, sono fuggiti all'interno di una casa editrice in città, dove si sono barricati scambiando un pesante scontro a fuoco con la polizia, LIFEnews, lo ha ha riferito una rete di notizie con link dei servizi segreti russi.

Le forze russe hanno assediato la casa editrice con artiglieria pesante, anche se i media di stato hanno sostenuto che c'erano solo "cinque o sei" combattenti rintanati dentro.


Diversi altri militanti che si sono barricati all'interno di una scuola vuota sono stati "liquidati", hanno sostenuto funzionari russi. In tutto, nove militanti e dieci agenti di polizia sono stati uccisi nei combattimenti, riferisce la tass, e aggiunge che è possibile che il numero delle vittime dei militanti islamici potrebbero aumentare. Anche altri 28 poliziotti sono rimasti feriti, ci dicono dal centro di anti-terrorismo nazionale  Russo.


Il numero esatto di militanti nella città non era chiara. Un giornalista locale ha detto alla radio Ekho Moskvy che c'erano tra i 100  200 militanti islamici sparsi in tutta la città, ma i funzionari affermano che i numeri erano molto più ridotti e che sono stati tutti uccisi.

Utenti dei socialmedia hanno postato delle foto di quella che sembrava essere una macchina della polizia in fiamme.
Горящая машина сотрудников в Грозном.

La guerriglia potrebbe essere rimasta attiva fino a Giovedì mattina, sotto il video mostra il momento in cui il palazzo della casa editrice è stato in gran parte distrutto.



Dopo l'attacco di Giovedì, il governo ha imposto  a Grozny un "allarme rosso di sicurezza  antiterrorismo" in centro alla città.

L'annuncio consente che siano attuate  misure di sicurezza senza pari, in genere indica l'imminente utilizzo della forza pesante per reprimere disordini, secondo l'AP.

Un utente Twitter ha postato una foto di quello che sembravano essere mezzi corazzati da trasporto truppe  attraverso la città.
Ramzan Kadyrov, il forte leader della Cecenia, ha postato una foto di un cadavere su Instagram di quello che ha descritto come militante. "No ai banditi, saranno fatti fuori!", Ha scritto.




Kadyrov ha scritto in un altro post Instagram che sospetta che i militanti armati siano di un'altra regione.instagram.com

In un video pubblicato da Kavkaz Center, un popolare sito web per gli islamisti nel Caucaso, un uomo ha detto che i combattenti erano membri della Emirato del Caucaso, il più grande gruppo di ribelli nella regione.


L'uomo ha detto che i combattenti erano ceceni  vendicatori e donne che erano state "oppresse" nelle numerose "operazioni antiterrorismo" dalle forze russe nella regione dei militanti uccisi. "Abbiamo distrutto molti veicoli e  colonne armate e presi molti trofei", ha detto l'uomo.
Al mattino, però, i funzionari russi hanno tenuto a sottolineare che tutto era tornato alla normalità.

Al mattino, però, i funzionari russi hanno tenuto a sottolineare che tutto era tornato alla normalità.
Stringer / Reuters

Il presidente russo Vladimir Putin ha fatto solo un accenno di passaggio alla violenza nel suo  discorso sullo stato dell'unione , e ha espresso fiducia che "i ragazzi locali, delle forze dell'ordine avrebbero saputo  affrontarla a dovere." Kadyrov è anche riuscito dopo tre ore di volo da Grozny a Mosca a giungere in tempo per il discorso di Putin.
La TV russa ha ignorato i combattimenti a favore della copertura  del discorso di Putin, nel canale statale Rossiya 24.

Facendo  eco al presidente Putin che afferma che le potenze occidentali sono state coinvolte in una cospirazione guidata dagli Stati Uniti per distruggere la Russia, il parlamento ceceno ha accusato i paesi della NATO di organizzare l'attacco. "I sogni di Obama, [la cancelliere tedesca Angela] Merkel, e loro corresponsabili non riusciranno ad arrivare mai alla frutta finché il presidente Vladimir Putin e il suo più stretto alleato, capo della Cecenia e Eroe della Russia Ramzan Kadyrov  difenderanno gli interessi della Russia ", ha detto Duduvakha Abdurakhmanov in una dichiarazione della TASS.
Stringer / Reuters

L'attacco a Grozny è stato l'ultimo dopo un periodo di relativa pace.

Grozny ha sofferto due guerre civili brutali, con i separatisti che cercano di staccarsi dalla Russia. Dopo Mosca restaurato controllo federale su l'ex repubblica, pesante ricostruzione ha avuto luogo negli ultimi anni. E forti misure di sicurezza erano state accreditate con il mantenimento per rendere al minimo attacchi a Grozny, anche se quest'anno, la violenza è comunque aumentata.

Nel mese di ottobre, un uomo che veniva ricercato dalla polizia ha lanciato un attacco suicida, uccidendo se stesso e cinque ufficiali. Dodici altre persone sono rimaste ferite nell'attacco, avvenuto al di fuori di un concerto per celebrare il giorno della Città di Grozny.


mercoledì 3 dicembre 2014

NOI e il rapporto con il "SITUAZIONISMO"

NOI e il rapporto con il "SITUAZIONISMO"

Paolo Leone Biancu


I Situazionisti ci illuminano ancora

Tutto quello che una volta era vissuto direttamente ora è diventato una rappresentazione… Il consumatore reale si è trasformato in un consumatore di illusioni” (Guy Debord, 1967).

I Situazionisti, un gruppo rivoluzionario internazionale, molto critico verso la società capitalista, già parlavano negli anni 50 della “Società dello Spettacolo”, la quale alienava le persone attraverso un ambiente sociale mediato e mercificato.

I media e le merci, secondo le idee dei Situazionisti, ottundevano il pubblico e controllavano il desiderio.


Mezzo secolo dopo, abbiamo creato i Nuovi Media e un campo d’azione più vasto, che rende valide le affermazioni dei Situazionisti.

Nel nuovo millennio digitale, sembra che i desideri non siano controllati, ma accettati fin quando possono venire associati a un prodotto esistente nel mercato, incanalati e stimolati dai media.


I Situazionisti percepirono che nel capitalismo le emozioni si trasformano in prodotti di mercato. Per recuperarle dobbiamo pagare.
Il mercato, pensavano, limitava le relazioni interpersonali, poi offriva un riflesso del reale senza autenticità, rendendoci affamati delle relazioni perdute.


Il bisogno di rapporti, oggi, trova espressione nei social network, che sembrano liberi e democratici.

Certo, molti servizi Internet sono gratuiti, ma considerando hardware, software, connessione Internet – più tempo e attenzione – il calcolo dei costi cambia.

In più, i Situazionisti osservarono che i soggetti sociali erano programmati per vivere una vita che di fatto fosse una rappresentazione della vita reale.
Attraverso la tecnologia, sono stati creati dei bisogni per poter vendere delle soluzioni.


E il mercato hi-tech non richiede più nemmeno molte merci, in quanto esiste digitalmente.

Pertanto, si può affermare che l’essere divenuti consumatori di illusioni è divenuto troppo evidente.

Possiamo concludere con questa affermazione di McLuhan





Una volta che consegnamo i nostri sensi e i nostri sistemi nervosi alle manipolazioni di coloro che cercano di trarre profitti prendendo in affitto i nostri occhi, le orecchie e i nervi, in realtà non abbiamo più diritti.” (McLuhan, Gli strumenti del comunicare, 1964).


martedì 2 dicembre 2014

L’Italia alla corte del diabolico Qatar

L’Italia alla corte del diabolico Qatar
Antonio Mazzeo

Per il ministro allo Sviluppo tedesco, Gerd Mueller, il Qatar è il “bancomat dell’Isil”, lo Stato Islamico dell’Iraq e del Levante che ha lanciato la guerra santa all’Occidente. Ancora più duro l’ambasciatore israeliano all’Onu, Ron Prosor, che sul New York Times ha definito l’emirato il “Club Med dei terroristi” internazionali. Ciononostante, ministri, militari, industriali e faccendieri italiani fanno a gara per ingraziarsi i favori del piccolo ma potente stato mediorientale.

Il 26 novembre, ad esempio, la ministra della Difesa Roberta Pinotti si è recata in visita ufficiale a Doha per incontrare i ministri qatarini generale Hamad Bin Ali Al Attiyah (difesa) e Khalid Bin Mohammed Al Attiyah (esteri). 
“Al centro dei colloqui, improntati alla massima cordialità, gli scenari di crisi regionali, con particolare riguardo a Iraq, Siria e Libia, e la cooperazione bilaterale in ambito Difesa”, riporta il sito del Ministero. “Italia e Qatar hanno avviato da tempo un dialogo e la visita del Ministro Pinotti ha contribuito a rafforzare e consolidare i rapporti di cooperazione esistenti anche nel settore della formazione e dell'addestramento del personale militare”. Temi centrali degli incontri, la controffensiva internazionale anti-Isis e gli “sviluppi della situazione nei Paesi della sponda sud del Mediterraneo e nel Medio Oriente”.
Undici giorni prima, la ministra Pinotti aveva ricevuto a Roma il generale Ghanim Bin Shaheen Al-Ghanim, Capo di Stato Maggiore delle forze armate del Qatar. Durante il breve tour in Italia, il Capo delle forze armate qatarine è stato pure ospite dell’ammiraglio Luigi Binelli Mantelli (Capo di Stato maggiore della Difesa) e del Centro Sperimentale di Volo dell’Aeronautica militare di Pratica di Mare, l’unico ente di consulenza della Difesa per le prove in volo dei velivoli e dei sistemi d’arma, l’addestramento e la sperimentazione nel settore della medicina aeronautica e spaziale, ecc.

Il 3 novembre era stato il viceministro Lapo Pistelli a raggiungere Doha per incontrare con il ministro degli Esteri Khalid Bin Mohammed Al Attiyah e alcuni imprenditori italiani che operano nella penisola arabica. “Il Qatar non è soltanto un attore fondamentale e imprescindibile per le prospettive di stabilizzazione della regione, ma anche un Paese molto ricco dove è più che opportuno esplorare ogni possibilità di collaborazione nel reciproco interesse”, dichiarava Pistelli. “Sul piano prettamente politico, questa prima sessione delle consultazioni politiche bilaterali è servita anche a comprendere meglio, nell’ottica del Qatar, le ragioni degli attuali conflitti nella regione, dalla Libia alla Siria all’Iraq, premessa necessaria all’individuazione dei meccanismi più appropriati per stemperarli”.

Italia e Qatar sono legate da un accordo di cooperazione militare, ratificato dal Parlamento con voto bipartisan il 29 settembre 2011, che prevede l’organizzazione di attività d’addestramento ed esercitazioni congiunte, la partecipazione ad operazioni di peace keeping e lo “scambio” di una lunga lista di armi e munizioni, sistemi di telecomunicazione e satellitari, ecc.
L’ultima grande esercitazione bilaterale risale alla primavera 2014: gli uomini del Gruppo Operativo Incursori (il reparto d’eccellenza della Marina militare di stanza a La Spezia) hanno realizzato un’intensa campagna addestrativa a favore del team di pronto intervento della guardia dell’Emiro, conducendo “operazioni speciali di assalto ad unità navali e liberazione di ostaggi”. L’attività, pianificata e coordinata dal Comando Interforze per le Operazioni delle Forze Speciali, è stata svolta in alcuni poligoni terrestri e marittimi del Qatar e nelle aree addestrative liguri del Raggruppamento Subacquei ed Incursori Teseo Tesei”. “A sottolineare l’importanza degli accordi bilaterali italo-qatarini, alle esercitazioni hanno assistito il Capo ufficio generale del Capo di Stato Maggiore della Difesa, ammiraglio Donato Marzano, il Comandante del COFS, generale Maurizio Fioravanti, il Comandante di Comsubin, contrammiraglio Francesco Chionna e una delegazione di autorità militari qatarine”, riporta una nota del Comando della Marina militare italiana.

È soprattutto il complesso militare-industriale-finanziario nazionale a essere interessato al rafforzamento della partnership con il Qatar, uno dei maggiori acquirenti di sistemi di guerra a livello mondiale. Alla mostra internazionale riservata alle aziende del settore bellico “DIMDEX 2014”, svoltasi a marzo a Doha, le forze armate dell’emirato hanno firmato contratti per un valore complessivo di 23 miliardi di dollari, facendo razzia di carri armati “Leopard”, blindati obici semoventi, sistemi antimissile “Patriot”, elicotteri d’attacco “Apache”, cacciabombardieri di ultima generazione, velivoli “Boeing 737” per la sorveglianza aerea, navi veloci per il controllo costiero, missili “Hellfire”. Una delle commesse più rilevanti (2 miliardi di euro) ha riguardato l’acquisto di 22 elicotteri da combattimento NH90 prodotti dal consorzio NHIndustries costituito da Airbus’Eurocopter (62,5%), dall’olandese Stork Fokker (5,5%) e dall’italo-britannica AgustaWestland (32%), gruppo Finmeccanica. Al salone “DIMDEX”, presente il vicesegretario della Direzione nazionale degli armamenti, ammiraglio Valter Girardelli, un’altra azienda partecipata di Finmeccanica, MBDA Missile Systems, ha presentato il nuovo sistema di difesa costiera MCDS (Marte Coastal Defence System) basato sui missili antinave “Marte MK2/N” e “Marte ER”, anch’essi di produzione MBDA, ricevendo favorevole accoglienza da parte dei militari del Qatar e di altri Paesi del Golfo Persico.
Il “lancio” del sistema missilistico a Doha era stato preceduto dalla visita in Italia di una delegazione della Marina qatarina, interessata ad acquisire i missili “Marte” per armare gli elicotteri NH-90.Relativamente al business delle armi made in Italy, va pure segnalato che tra il 2012 e il 2013 AgustaWestland aveva consegnato alle forze armate del Qatar 21 elicotteri AW139, assicurando contestualmente l’addestramento degli equipaggi e la fornitura di parti di ricambio (valore complessivo della commessa 260 milioni di euro).

Nulla sembra imbarazzare il governo, le forze armate e gli industriali italiani. Neanche il fatto che il Qatar sia considerato da alcuni nostri alleati Nato ed extra-Nato come il paese che più di tutti ha fornito sostegno finanziario, armi, protezione e copertura internazionale a numerosi gruppi dell’estremismo islamico attivi in Africa e Medio oriente. Diplomatici e studiosi indipendenti hanno rilevato come l’emirato sia un sostenitore della discussa organizzazione della Fratellanza musulmana, particolarmente attiva in Egitto e Gaza. “Pur continuando a presentarsi come un prezioso interlocutore e partner economico per gli Stati Uniti e i Paesi europei, il Qatar ha coltivato rapporti con leader e realtà salafite attive nella regione”, afferma Gianmarco Volpe, autore di uno studio sulle politiche dell’emirato, pubblicato a marzo dal CeSI - Centro Studi Internazionali. “Va sottolineato, inoltre, il forte legame stretto dalla leadership qatariota con i vertici della Fratellanza musulmana. Fondata su solidi rapporti interpersonali (in particolare quelli che legano l’ex Emiro Hamad bin Jassim bin Jaber al‐Thani allo sceicco Yusuf al‐Qaradawi, esponente di spicco della Fratellanza in Qatar, l’alleanza tra Doha ed i Fratelli musulmani si è concretizzata dopo la rottura del movimento con l’Arabia saudita, avvenuta dopo la Prima Guerra del Golfo”. Il Qatar ha utilizzato i Fratelli musulmani per rafforzare il proprio ruolo politico-economico nel mondo arabo; contestualmente i Fratelli musulmani hanno trovato un rifugio sicuro a Doha e nella rete radiotelevisiva al‐Jazeera una voce autorevole per amplificare la propria visione politico-religiosa.

Da più parti il Qatar viene accusato di tenere relazioni sin troppo ambigue con gruppi e fazioni pro-Isis, organizzazione che ha proclamato la rinascita del Califfato nei territori controllati. L’emirato è stato uno dei primi paesi ad invocare l’invio di una forza multinazionale in Siria a sostegno dei “ribelli” in lotta contro il regime di Bashar al-Assad.Attualmente, il Qatar sostiene apertamente il Free Syrian Army, espressione militare dei gruppi vicini alla Fratellanza musulmana, mentre ha messo a disposizione di alcuni diversi gruppi di ribelli una vasta area d’addestramento nel deserto, al confine con l’Arabia saudita. Il “campo”, dove operano formatori e “consiglieri” qatarini e statunitensi, sorge nei pressi della grande base di Al Adeid, utilizzata insieme a quelle di Assaliyah e Doha dalle forze aeree Usa per sferrare gli attacchi contro le postazioni dell’Isis in Iraq e Siria. Contemporaneamente, però, le autorità governative e le forze armate lasciano libertà di movimento in Qatar ai finanziatori di gruppi jihadisti alcuni dei quali apertamente schierati con l’Isis o come il Fronte al-Nusra che dal dicembre 2013 è classificato tra le “organizzazioni terroristiche” dal Dipartimento di Stato.

L’approccio spregiudicato del Qatar e la sua quantità di relazioni (spesse volte, tra di esse, apparentemente inconciliabili) sono frutto di una politica nella quale è del tutto assente qualunque limitazione ideologica”, aggiunge lo studioso del CeSi, Gianmarco Volpe. “La politica estera qatariota non si fa portatrice di alcuna particolare idea, né di alcun particolare disegno strategico. A essere veicolato è un indefinito messaggio di cambiamento, funzionale alle ambizioni di crescita internazionale dell’Emirato”.

Il diabolico comportamento del Qatar sta avendo effetti indesiderati nel conflitto iracheno e siriano. Missili antiaerei di fabbricazione cinese, fornite dal Qatar ai ribelli siriani, vengono utilizzati dai miliziani del Califfato islamico contro gli elicotteri e gli aerei dell’esercito nazionale dell’Iraq. “Si tratta in particolare dei missili portatili cinesi FN-6, che il Qatar aveva consegnato alle milizie legate ai Fratelli musulmani”, denuncia Analisi difesa. “Queste brigate sono confluite in gran parte nello Stato Islamico o nei qaedisti del Fronte al-Nusra, come hanno fatto la gran parte delle unità combattenti dell’Esercito Siriano Libero”. La rivista specializzata Jane’s Defense Weekly ha documentato come gli FN-6 siano stati utilizzati lo scorso anno per colpire in Siria elicotteri MI-8, aerei da trasporto e almeno un Mig-21, mentre negli ultimi mesi hanno abbattuto in Iraq elicotteri multiruolo MI-17, MI-35 da attacco e Bell 407 “Scout”.
Altrettanto gravi le responsabilità qatarine nei sempre più drammatici scenari di guerra in Libia. A metà settembre, il primo ministro libico Abdullah al-Thinni ha affermato che tre aerei militari del Qatar, pieni di armi pesanti, erano atterrati nell’aeroporto di Tripoli, al momento sotto il controllo di una fazione armata “ribelle”. Nel 2011, prima che la coalizione multinazionale a guida Nato avviasse la campagna di bombardamento in Libia, l’emirato aveva fornito armi e munizioni alle milizie anti-Gheddafi. L’Aeronautica militare del Qatar ha successivamente partecipato ai bombardamenti grazie a 6 cacciabombardieri Mirage 2000 rischierati nella base greca di Souda Bay.

lunedì 1 dicembre 2014

Al di là dell'assunzione di vitamina D : l'esposizione alla luce solare riduce la crescita di peso e aiuta a ridurre il diabete...

Al di là dell'assunzione di vitamina D : l'esposizione alla luce solare riduce la crescita  di peso e aiuta a ridurre il diabete...




naturalnews
David Gutierrez

tradusiu editau
de Sa Defenza





Negli ultimi anni, gli esperti di salute hanno sottolineato l'importanza di aumentare i livelli ematici di vitamina D, come un modo per prevenire non solo le patologie delle ossa e dei denti, ma anche disturbi da malattie autoimmuni, il cancro e molte altre malattie croniche. Purtroppo, invece di raccomandare alle persone di trascorrere più tempo al sole, molti medici e sanitari suggeriscono un supplemento di vitamina D.

Secondo un nuovo studio condotto da ricercatori del  Telethon Kids Institute of Perth, Western Australia, e pubblicato sulla rivista Diabetes , la vitamina D non è l'unico meccanismo che attraverso  l'esposizione al sole migliora la salute. I ricercatori hanno scoperto che l'esposizione al sole provoca nella pelle la produzione di gas d'ossido nitrico [ndt, monossido di azoto], che a sua volta aiuta il corpo a regolare il metabolismo che rallenta l'aumento di peso.

"Sappiamo che gli amanti del sole e della vita all'aperto vivono più a lungo rispetto a quelli che passano la vita all'ombra," ha detto il ricercatore e  dermatologo Richard Weller dell'Università di Edimburgo. "Studi come questo ci aiutano a capire come il sole può essere  benefico per tutti noi. Dobbiamo ricordare che il cancro della pelle non è l'unica malattia che può ucciderci, ma  si dovrebbero bilanciare i nostri consigli sulla esposizione al sole."



Approfittate della luce solare e non solo dalla vitamina D

Nel nuovo studio, i ricercatori hanno alimentato dei topi con una dieta ricca di grassi fino a quando hanno sviluppato sia l'obesità che il diabete. Alcuni dei topi sono stati poi esposti ai raggi ultravioletti (UV) -.
Esposta a radiazioni UV la pelle provoca  la produzione sia di vitamina D che di ossido nitrico , in questo contesto i topi hanno dimostrato aumenti  inferiori di peso, glicemia e resistenza all'insulina.

Poiché la ricerca precedente ha suggerito un legame tra l'esposizione ai raggi UV, l'ossido di azoto e la pressione sanguigna, i ricercatori hanno poi esposto i topi a una crema per la pelle che contiene sia l'ossido di azoto che vitamina D.

I topi a cui è stata data la crema di ossido nitrico hanno sperimentato gli stessi effetti sulla  obesità e sui sintomi di diabete pari ai topi esposti a radiazioni UV . Nessun effetto è stato osservato, tuttavia, nei topi che avevano ricevuto la crema di vitamina D.

"Le nostre osservazioni indicano che la quantità di ossido di azoto rilasciati dalla pelle possono avere effetti benefici non solo sul cuore e vasi sanguigni, ma anche sul modo in cui il nostro corpo regola il metabolismo , "ha affermato il ricercatore Martin Feelisch della Southampton University.


Perché la luce del sole è essenziale per una buona salute

Obesità e diabete di tipo 2 sono entrambi considerati gravi problemi di salute pubblica a livello mondiale, in particolare nei paesi più ricchi, dove le persone hanno maggiori probabilità di avere una cattiva alimentazione e uno stile di vita sedentario. Entrambe le malattie sono in aumento nei bambini così come negli adulti. Secondo i Centri statunitensi per il controllo e la prevenzione delle malattie [U.S. Centers for Disease Control and Prevention], i tassi di obesità infantile negli Stati Uniti sono raddoppiate negli ultimi 30 anni, in modo tale che il 18 per cento dei bambini di età compresa tra 6 e 11 anni sono ora classificati come obesi.

"I nostri risultati sono importante perché suggeriscono che l'esposizione a raggi solari , insieme con un sacco di esercizio fisico e una dieta sana, può aiutare a prevenire lo sviluppo di obesità nei bambini ", ha detto il ricercatore Shelley Gorman del Telethon Kids Institute.

I risultati suggeriscono che stare troppo tempo in ambienti chiusi fin dalla giovane età può contribuire a una vita più o meno salutare.

"Questi risultati supportano l'idea che uno stile di vita sano dovrebbe includere lo stare del tempo fuori all'aperto, al sole, non solo per l'esercizio, ma anche di beneficiare della luce solare sulla pelle", afferma David Ray della Manchester University.

Anche se non si sa a quanto sole ci si debba esporre, ma è necessario per il benefico stato di salute metabolico, esperti della salute consigliano che le persone dalla pelle chiara l'ottengono con  non meno  di 15 minuti di esposizione al sole senza protezione sul viso e le mani ogni giorno per garantire livelli minimi accettabili di vitamina D . La persona di pelle più scura più è lontana dall'equatore, più abbisogna di luce solare.

La protezione solare blocco la capacità della pelle di sintetizzare sia la vitamina D che il monossido d'azoto.

Fonti:

http://www.express.co.uk

http://www.naturalnews.com

http://www.medicalnewstoday.com

http://truthwiki.org/Vitamin_D

domenica 30 novembre 2014

Prof. Antonio Maria Rinaldi: Iddio ci salvi dell’euro, ma anche dalla doppia moneta!

Prof. Antonio Maria Rinaldi: Iddio ci salvi dell’euro, ma anche dalla doppia moneta!

Antonio Maria Rinaldi

La mia posizione di indipendente mi consente di fare alcune libere considerazioni sulla recente sortita del Cavaliere di introdurre in Italia una sorta di doppia circolazione, cioè oltre all’euro anche di una ritrovata lira. Premesso che ancora non sono noti i dettagli della proposta resa nota sabato pomeriggio a Milano in occasione della due giorni “No tax day”, ma è comunque possibile già da ora fare considerazioni in merito.

La moneta in generale, e pertanto anche l’euro, non è altro che uno degli strumenti a disposizione di uno Stato per poter mettere in atto la propria politica economica e quest’ultima, da quando abbiamo adottato la moneta unica, è praticamente condizionata dal rispetto delle regole di convergenza. Qualsiasi governo si alterni deve rispettare i cosiddetti vincoli esterni e maggiore è la distanza che li separa dalle regole imposte dai Trattati e dai regolamenti comunitari, maggiore è il richiamo esercitato dalle Istituzioni di Bruxelles e di Francoforte. Addirittura i burocrati europei hanno sempre più introdotto dei piloti automatici per il rispetto dei criteri di convergenza in modo da evitare il più possibile moratorie o richieste di flessibilità. Insomma in questa unione monetaria siamo obbligati al rispetto di ciò che abbiamo più o meno inconsapevolmente sottoscritto e ratificato negli ultimi venticinque anni. Inutile ormai recriminare se i vari politici di turno abbiano capito o meno la portata degli accordi, ma comunque giova ricordare che in ogni caso il nostro assenso al nuovo ordine monetario doveva essere subordinato non tanto al desiderio di entrare nell’euro ad ogni costo, ma nel verificare preventivamente come queste nuove regole avrebbero influito radicalmente nella nostra economia.

Credo che nell’animo di ogni politico di qualsiasi colore, dai tempi dell’introduzione del suffragio universale, ci sia il desiderio di diminuire drasticamente il carico fiscale a carico dei cittadini e delle imprese, non per altro per ovvi ritorni elettorali, ma tuttavia un minimo di correttezza e di amor di Patria li dovrebbe far desistere da questa promessa da marinaio perché la giacca è sempre la stessa e se la si tira da una parte rimane scoperta da un’altra parte. Nell’unione monetaria questo vecchio adagio è ancora maggiormente verificato, in quanto non è possibile far ricorso alla propria Sovranità monetaria per poterci mettere il “pezzetto di stoffa che manca alla giacchetta”!

Ne tanto meno l’adozione di una moneta nazionale, permanendo in qualsiasi unione o accordo monetario a cambio fisso irrevocabile (ricordo che noi ci siamo dentro dall’1.1.1999 con la lira a 1936,27), può rimediare a questo “inconveniente”, anzi peggiorerebbe ulteriormente la già drammatica situazione in quanto ci farebbe ancor di più precipitare nel disastro economico visto che il debito pubblico rimarrebbe comunque espresso in euro così come le transazioni internazionali (export ed import) e pertanto non si avvantaggerebbero del naturale aggiustamento del rapporto di cambio necessario per compensare le asimmetrie fra diverse economie. Quali sarebbero i vantaggi per gli esportatori? E poi continueremo ad acquistare i prodotti esteri forti dell’euro a discapito di quelli prodotti in casa? Gli interessi sul debito li dovremo comunque corrispondere in euro mentre le risorse a tale scopo sempre reperire ricorrendo alla leva fiscale, ma in valuta locale, per poi convertirle in euro visto che quest’ultimo non lo stampiamo! Roba da lacrime e sangue! Con la doppia moneta non potremo invocare la Lex Monatae prevista da ogni giurisdizione (nel nostro codice civile artt.1277 e 1278) e prenderemo solo gli svantaggi e non i vantaggi di un ritorno unico e totale alla nostra valuta nazionale.

Ma non mi meraviglio più di tanto che queste proposte vengano da chi si augura (ma non è il solo!) che il cambio dollaro/euro si stabilizzi al più presto sulla parità per risolvere i nostri problemi di competitività, “dimenticando” che l’euro oltre al nostro Paese è adottato anche contemporaneamente da altri 17 paesi europei e pertanto i vantaggi dell’apparente svalutazione sarebbero esattamente annullati da quelli acquisiti dagli altri! Anzi, paradossalmente paesi come la Germania, nostro competitor industriale numero uno, avrebbe un maggior vantaggio nell’avvalersi di una moneta ancora più sottovalutata rispetto ai propri fondamentali macroeconomici: in poche parole sarebbe un ulteriore vantaggio per loro! Non ci vuole molto per capirlo che questo “giochino” è possibile solo se si adotta una moneta propria e non condivisa! Vorrei esaudita una mia curiosità personale: ma l’idea della doppia circolazione del Cavaliere è farina del suo sacco o di qualche consigliere economico? Perché nel primo caso è perdonato con una risata, nel secondo invece c’è seriamente da preoccuparsi, perché si iniziano ad intuire i perché nel passato sono state fatte certe scelte…

Piuttosto, invece di pensare a rilanciare il Paese con l’astrusa idea della doppia circolazione di moneta, l’euro e una ritrovata lira, perché il Cavaliere non si adopera da subito nel correggere gli errori fatti nel passato quando è stato Presidente del Consiglio? Mi riferisco ad esempio ad iniziare a perseguire una forte azione politica di illegittimità nei confronti del Fiscal Compact, così come da tempo e a gran voce sostiene il Prof. Giuseppe Guarino e l’immediato stralcio nell’art.81 della Costituzione del principio del pareggio di bilancio, magari sostituendolo con il sacrosanto principio di perseguimento della massima occupazione? E tanto per dare il giusto supporto all’economia asfittica, perché non promuovere l’istituzione di una Banca pubblica con lo specifico compito di fornire le garanzie necessarie all’erogazione di crediti al sistema produttivo non più in grado di darle autonomamente? Perché non si lancia in una seria campagna per il rispetto della Costituzione che è perennemente oltraggiata e non rispettata dai vincoli europei? Perché non prende posizione netta e chiara contro la cessione unilaterale e irreversibile della nostra Sovranità, non solo monetaria, tanto auspicata da molti personaggi politici nazionali, ma non preventivamente chiesta e autorizzata dal popolo italiano così come chiaramente tutelata dall’art.11 della nostra Costituzione? Naturalmente tutto questo in attesa di tornare al più presto ad una propria e “unica” moneta e poco importerà se si chiamerà nuova lira, fiorino, ducato o baiocco; l’importante che sia nostra, gestita da una nostra Banca Centrale in grado di perseguire la politica economica tarata per le esigenze reali del Paese e non quella decisa altrove.

Poi si potrà promettere ai pensionati, alle massaie, ai professionisti e impiegati e alle imprese di diminuire anche il carico fiscale, magari avendo fatto un po’ di pulizia di personaggi che sanno solo tuonare fuoco e fiamme contro il ritorno alla Sovranità, bravissimi nel terrorizzare gli italiani con scenari apocalittici senza rendersi conto che tutto questo già si sta verificando per la permanenza in una moneta di nessuno se non nell’interesse di pochi e a disagio di molti!

IL DEPUTATO SARDO DI "UNIDOS" MAURO PILI A RENZI: SUL NUCLEARE IN SARDEGNA STATE GIOCANDO CON IL FUOCO

PILI A RENZI: SUL NUCLEARE IN SARDEGNA STATE GIOCANDO CON IL FUOCO
Mauro Pili 


ESCLUDETE SUBITO LA SARDEGNA DAL PIANO,
A RISCHIO ORDINE PUBBLICO

PRONTO IL PIANO CHE VERRA’ PRESENTATO IL 15 DICEMBRE PROSSIMO, COMPRENDE LA SARDEGNA E ALTRE 5 REGIONI

“Il Piano per il deposito unico nazionale di Sogin sarà consegnato il 15 dicembre prossimo al governo e tra le sei ipotesi viene inclusa anche la Sardegna. Si tratta di un progetto demenziale che rischia di mettere a rischio l’ordine pubblico in una regione che ha già abbondantemente espresso la netta e più totale contrarietà a tale nefasta ipotesi. Sogin, braccio nucleare del governo, avrebbe messo a punto una proposta che indicherebbe sei località in altrettante regioni. Tra queste la Sardegna. Si tratta di un’ipotesi sulla quale Sogin cercherebbe di dare una spiegazione tecnica del tutto fuorviante e che appare invece funzionale solo a scaricare nella regione più lontana e più debole questo tipo di progetto. E’ fin troppo evidente che tale progetto non potrà mai essere realizzato in Sardegna per la totale e netta contrarietà del Popolo Sardo ma evitate anche di indicare la Sardegna tra le sei ipotesi. Tale proposizione scatenerebbe reazioni tali da mettere a rischio lo stesso ordine pubblico di un’isola stremata da uno Stato strabico che guarda alla Sardegna come colonia dove scaricare ogni genere di rifiuto. Per questa ragione questa mia interrogazione è un monito preciso e deciso a Renzi e compagni perché non si azzardino a proporre la Sardegna tra le regioni previste nel piano perché avrebbe solo l’effetto di provocare reazioni durissime da parte della Sardegna e dei Sardi”.

Lo ha appena dichiarato il deputato sardo di Unidos Mauro Pili in seguito alla ormai imminente presentazione da parte della Sogin del piano per il deposito unico nazionale delle scorie nucleari. Pili che ha depositato poco fa in aula a Montecitorio una dettagliata e circostanziata interrogazione ha annunciato anche l’avvio di una mobilitazione regionale e nazionale contro il deposito unico e contro l’ipotesi della Sardegna come sito.

“Il prossimo 31 dicembre, secondo le norme vigenti, è previsto che venga definito e proposto il sito unico nazionale per lo stoccaggio delle scorie nucleari. Secondo fonti autorevoli – sostiene Pili - tale piano sarebbe stato già definito e il 15 dicembre prossimo verrebbe trasmesso formalmente da Sogin al governo. In questi giorni i tecnici del governo sono in stretissimo contatto con la Sogin perché vi sarebbe un pressing internazionale verso l’Italia per definire entro l’anno tale ipotesi. Dai colloqui dei tecnici di Palazzo Chigi sarebbe emersa l’esistenza di un quadro d’insieme che individuerebbe 6 regioni tra le quali scegliere l’ubicazione del sito, tra queste in modo del tutto arbitrario sarebbe stata compresa anche la regione Sardegna. Un’ipotesi nefasta – scrive Pili nell’interrogazione - che verrebbe contrastata dal Popolo Sardo con ogni strumento di contrapposizione utile ad escludere senza alcun tipo di margine un progetto del tutto surreale e destituito di ogni valutazione tecnica e giuridica. Oltre alle pregresse posizioni già espresse, sin dal 2003, nell’ambito della conferenza stato Regioni dal sottoscritto interrogante in qualità di Presidente della regione Sardegna si registra un pronunciamento deciso e senza appello di un apposito referendum popolare che ha bocciato qualsiasi ipotesi in tal senso”.

“Il fatto che la Sardegna, che già sopporta un carico statale senza eguali, dalle basi militari alla petrolchimica, dall’essere la Regione più gravata da aree inquinate da attività industriali alla nefasta distrazione dello Stato in tema di energia e trasporti, venga solo inserita in un’ipotesi così demenziale mobiliterebbe il Popolo Sardo in modo deciso e determinato. Già nei mesi scorsi – ricorda Pili - all’atto della pubblicazione della guida tecnica avvisai gli esponenti del governo di non commettere tale grave errore che violerebbe le stesse norme statutarie di rango costituzionale della regione Sardegna. Ora che tale grave errore secondo fonti dirette sarebbe imminente mi sento di reiterare l’appello: fermate questa scellerata proposta, state giocando con il fuoco”.

“La Sardegna – conclude Pili - non può e non deve essere minimamente contenuta nemmeno come ipotesi nel piano per la realizzazione del deposito unico nazionale delle scorie nucleari. Realizzare un deposito unico nazionale è un’operazione solo per spendere risorse senza controllo così come è stato sino ad oggi. Il deposito nucleare unico sarà l'ennesimo pozzo senza fondo. Questo piano è solo uno strumento delle lobby del nucleare e degli appalti che puntano a progettare, spendere con troppi omissis che non possono in alcun modo essere accettati. Il Governo deve immediatamente escludere la Sardegna da questa scellerata ipotesi se non vuole rischiare di alterare senza precedenti l’ordine pubblico nell’isola”

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