domenica 25 maggio 2014

I rifugiati siriani cristiani chiedono al Papa di aiutarli tornare a casa


I rifugiati siriani cristiani chiedono al Papa di aiutarli a tornare a casa


al vicario apostolico di Aleppo, monsignor Giuseppe Nazzaro chiediamo è esagerato dire che la guerra in Siria è stata causata dall’Occidente? No, perché l’Occidente ha interessi economici enormi. Fornire le armi a un popolo in rivolta è come dire: autodistruggetevi pure, poi verremo noi a ricostruire tutto, dietro adeguato compenso.




Daniel Mabsout
tradusiu de Mihaela Bruja
editing de Sa Defenza

 Il Papa è atteso per visitare la Siria che ha un disperato bisogno di pace", ha detto Norma, da Maaloula.

Rifugiati siriani cristiani in Giordania, potrebbero godersi la visita del Papa e chiedere aiuto a lo esortano, a portare la pace nel loro paese devastato da anni di guerra.

Sabato, Papa Francesco incontra i rifugiati siriani in Giordania, prima tappa del suo viaggio in Terra Santa, dove sarà accolto da circa 600.000 persone, che hanno dovuto abbandonare le loro case.

I rifugiati siriani cristiani in Giordania, potrebbero godersi la visita del Papa e chiedergli aiuto e lo esortano, a portare la pace nel loro paese devastato da anni di guerra.

Sabato, Papa Francesco incontra i rifugiati siriani in Giordania, prima tappa del suo viaggio in Terra Santa, dove sarà accolto da circa 600.000 persone, che hanno dovuto abbandonare le loro case.
 
 "Il Papa è atteso per la visita della Siria che ha un disperato bisogno di pace", ha detto Norma , da Maaloula, una volta un importante luogo di pellegrinaggio cristiano, coinvolti nel conflitto a causa della sua posizione strategica su un percorso tra Damasco in Libano.
(Per la cronaca: le armi tacciono, ma ancora non c'è un'anima a  Maaloula).
"Deve vedere la situazione dei cristiani in Siria. Deve capire quello che il terrorismo ha fatto loro e al loro patrimonio", dice questa donna di 30 anni, con le lacrime negli occhiali scuri.

I cristiani costituiscono circa il 10% della popolazione siriana, e tutti loro sostengono il presidente Bashar al-Assad, per paura dell'islamismo estremista sostenuto dai gruppi ribelli.

"Sotto il regime di Bashar al-Assad e suo padre Hafez al-Assad, non c'era sangue, distruzione o esodo per la popolazione", ha aggiunto la giovane donna che fuggì a Maaloula nel mese di settembre.
"Ora i cristiani siriani sono in pericolo", aggiunge.

Nel mese di settembre, il Patriarca siriano della Chiesa cattolica melchita,Grégoire III Laham ha  stimato in 450.000 il numero di siriani cristiani fuggiti a causa del conflitto che dura da più di tre anni.

"Persecuzione religiosa : vogliamo che il Papa richiami l'attenzione sulla sofferenza e agonia dei siriani", ha detto Roula Hajjar, un cristiano di 26 anni che ha lasciato Aleppo nel nord della Siria, da piu di sette mesi.

I cristiani giordani, cattolici ed ortodossi, si rappresentano in circa 250.000 persone, su un totale di sette milioni di abitanti. La visita del Papa darà al Regno, l'immagine di un'oasi di pace in una regione segnata da "sangue, guerre e repressione religiosa", ha detto il primo ministro giordano Abdullah Nsour.
"La visita del Papa sarà un sostegno per i cristiani in tutta la regione", ha detto il padre Rifat Bader, il portavoce di CEO (Centro Studi Cattolico) per la visita di Papa in Giordania. "I cristiani della regione sono minacciati dai tempi della guerra in Iraq nel 2003," dice, sostenendo che "due milioni di cristiani hanno lasciato il Medio Oriente" negli ultimi 10 anni in fuga da "violenze e persecuzioni religiose ".

Il Papa "non fa abbastanza" .............
Durante la sua breve visita in Giordania, il Papa Francesco incontrerà  re Abdullah II, e celebrerà la messa nello stadio principale della capitale, prima di recarsi a Wadi al-Kharrar o Betània, nella Valle del Giordano, noto come è il sito del battesimo di Gesù Cristo.

"I cristiani siriani sono indifesi. Hanno dovuto abbandonare il loro paese che amano, a causa del terrorismo dilagante", ha detto Samer, dalla Siria nord-orientale, che ospiterà il Papa nello stadio con altri giovani.
"Speriamo che ascolti il nostro messaggio" per la pace in Siria, spiega Aleppine Jaber, 32 anni, che si sta preparando per andare in Francia e raggiungere i suoi fratelli.

Ma alcuni sono ancora più critici nel dire che il Papa non sta facendo abbastanza per i cristiani.
"Il Papa e il leader religiosi per i cristiani (...) e non sta facendo abbastanza per difendere i loro diritti e proteggerli," ha detto il giudice Nadi Daoud, 59 anni, che era un ristoratore copto egiziano in Siria, e aspetta adesso davanti ad una chiesa di Amman per ricevere una elemosina di beneficenza.
"Devono esercitare pressioni per fermare ciò che sta accadendo in Siria. Vogliamo noi i cristiani, vivere in pace", aggiunge.

Rifugiati siriani cristiani in Giordania, potrebbero godersi la visita del Papa e chiedere aiuto e lo esortano, a portare la pace nel loro paese devastato da anni di guerra.
"Devono esercitare pressioni per fermare ciò che sta accadendo in Siria.  Noi i cristiani vogliamo , vivere in pace", aggiunge.


Il testo di questo articolo è liberamente utilizzabile a scopi non commerciali, citando la fonte sadefenza e l'autore della traduzione

sabato 24 maggio 2014

La junta di Kiev aderisce ad al-Qaida

La NATO starebbe allestendo una base per le operazioni contro la Russia in Ucraina. L’Arabia Saudita recluta jihadisti da tutta Europa, di cui 5000 per l’Ucraina armati e addestrati in Polonia e Ucraina da un mese.
Tuttavia, il comando di questa forza non sarà di Kiev o Langley, ma degli elementi più estremisti che combattono in Siria e in Iraq.
NATO e Arabia Saudita fanno dell’Ucraina una base operativa di al-Qaida, AQIU (al-Qaida In Ucraina).
Molti dei reclutati sono veterani della guerra siriana sopravvissuti alla lotta interna tra i gruppi ribelli e all’assalto dell’esercito siriano.



La junta di Kiev aderisce ad al-Qaida

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La NATO starebbe allestendo una base per le operazioni contro la Russia in Ucraina. L’Arabia Saudita recluta jihadisti da tutta Europa, di cui 5000 per l’Ucraina armati e addestrati in Polonia e Ucraina da un mese. Tuttavia, il comando di questa forza non sarà di Kiev o Langley, ma degli elementi più estremisti che combattono in Siria e in Iraq. NATO e Arabia Saudita fanno dell’Ucraina una base operativa di al-Qaida, AQIU (al-Qaida In Ucraina). Molti dei reclutati sono veterani della guerra siriana sopravvissuti alla lotta intestina tra i gruppi ribelli e all’assalto dell’esercito siriano.
La vera al-Qaida
Al-Qaida ha a lungo guardato la Siria come la “seconda vita” dell’organizzazione che avrebbe fatto il suo tempo. La vera al-Qaida non è mai stata l’erede dei famosi mujahidin di Usama bin Ladin, come detto nella mitologia popolare. Negli anni ’90, bin Ladin continuò a lavorare con la CIA anche se gravemente malato. Bin Ladin fu curato negli ospedali di Stati Uniti, Pakistan e Golfo sotto la stretta protezione della CIA, a volte anche negli Stati Uniti, che presumibilmente lo ricercava. Fece  diversi viaggi negli Stati Uniti, rimanendo in California e in una suite privata in un hotel a quattro stelle di Washington. Il redattore di Veterans Today ed ex-coordinatore dell’intelligence della Casa Bianca Lee Wanta incontrò bin Ladin a Washington e a Peshawar. 
Lì, bin Ladin organizzò il rimpatrio dei missili Stinger che alcuni capi dei mujahidin avevano tentato di vendere sul mercato. In un’intervista del 2012, Wanta affermò che bin Ladin continuava a servire la CIA da intermediario con l’Arabia Saudita e in diverse missioni della CIA con la copertura di capo del gruppo terroristico fasullo “al-Qaida”. Wanta afferma che bin Ladin fu “al fianco degli Stati Uniti fino alla morte”, avvenuta nel dicembre 2013. Dall’intervista a Wanta: “Nei primi mesi del 1990, bin Ladin, seriamente malato ai reni, fu portato in una struttura statunitense nel Golfo Persico. Da lì si recò a Los Angeles, atterrando nell’aeroporto Ontario, dove fu accolto da Albert Hakim, rappresentante il presidente Bush (41), Ollie North (libero su cauzione), l’ammiraglio William Dickie, l’avvocato Glenn Peglau e il generale Jack Singlaub, uno dei fondatori della CIA. Hakim era il rappresentante personale del presidente Bush e responsabile generale del piano. ‘Bud’ McFarlane, una figura dell’Iran-Contra graziata dal presidente Bush nel 1992, faceva parte del gruppo. Bin Ladin poi lasciò Los Angeles per Washington DC. Rimase al Mayflower Hotel. Le riunioni si svolsero presso il Metropolitan Club di Washington. L’avvocato Glenn Peglau soggiornava al Metropolitan. Mentre era lì, la stanza di Peglau fu scassinata e alcuni “oggetti” rimossi. Nulla venne registrato, classificato o pubblicato, né tale ‘gruppo di lavoro’ fu mai sciolto o mai registrata la conclusione dello status di Usama bin Ladin quale agente della sicurezza del governo degli Stati Uniti. Nel 2001, l’ultima dichiarazione pubblica di Usama bin Ladin negava qualsiasi coinvolgimento negli attacchi dell’11/9. Non ci sono documenti classificati che leghino bin Ladin all’11 settembre o che lo indichino essere un’agente canaglia della CIA‘”.
Al-Qaida, “ralizzazione” di CIA/MI6, ebbe inizialmente il compito di “coprire” un basso e moderato terrorismo sotto falsa bandiera volto a manipolare i prezzi del petrolio e scongiurare i tagli dell’amministrazione Clinton nella spesa per la Difesa. L’11/9 ha cambiato tutto. La dozzina di informatori dell’FBI e agenti secondari della CIA che creò al-Qaida divenne un esercito fittizio di jihadisti altamente qualificati con enormi basi sotterranee in tutto l’Afghanistan che secondo il segretario della Difesa Donald Rumsfeld, in un’intervista al giornalista Tim Russert, erano “profondi dieci piani e capaci di ospitare migliaia di combattenti”. Rumsfeld parlava di ospedali sotterranei e unità corazzate in decine di basi sotterranee nascoste, secondo Rumsfeld, in tutto l’Afghanistan. Questo è il grafico Rumsfeld usato durante quell’intervista:
binladen_fortress(Per gentile concessione del dipartimento della Difesa degli Stati Uniti)
Come l’umorista statunitense Jim W. Dean dice spesso, “Non puoi montarci delle cose del genere“. Tuttavia, come mostra tale grafico, il segretario della Difesa Rumsfeld fece esattamente ciò e migliaia di statunitensi sono morti a caccia del “sogno irrealizzabile” di Rumsfeld. In 13 anni di guerra in Afghanistan non sono stati trovati tali impianti, né alcuna reale forza di al-Qaida è mai stata scoperta, anche se gli Stati Uniti affermano di aver ucciso “il numero due di al-Qaida” in otto diverse occasioni e di avere “ri-ucciso” Usama bin Ladin almeno una volta. In Gran Bretagna, dopo anni di stallo, spuntano parti “non redatte” dell’inchiesta Chilcot sull’intelligence falsificata che portò alla guerra in Iraq, che non solo menzionano le misteriose “basi di al-Qaida/UFO” di Rumsfeld, ma prendono atto dell’incapacità di produrre le prove dell’esistenza di al-Qaida. Non c’era alcuna forza combattente di al-Qaida, non fino a quando fu necessaria in Siria. Lì le forze speciali statunitensi, finanziate da Arabia Saudita e Qatar, ed aiutate da Israele, Turchia e Giordania, istituirono campi di addestramento e cominciarono un diffuso reclutamento di terroristi da tutto il mondo musulmano. Al-Qaida è molto reale ora, rapisce ragazze in Nigeria come Boko Harum, usa autobombe in Kenya e minaccia una dozzina di nazioni africane. Ora al-Qaida, sostenuta dai movimenti islamisti georgiano e ceceno, va in Ucraina. La nuova al-Qaida si affianca al regime ultranazionalista a Kiev, tuttavia, è sempre una creatura di CIA/MI6.
I jihadisti tornano a casa
L’Unione europea a lungo teme il ritorno dei mercenari jihadisti, veterani delle atrocità in Siria. I capi dei vari servizi di sicurezza della NATO sono in estasi di fronte alla prospettiva di vedere questi combattenti, radicalizzati e addestrati, inviati in Ucraina. L’idea di usare al-Qaida come esercito mercenario contro la Russia dovrebbe sembrare “troppo bella per essere vera” per i capi europei, in particolare i polacchi che hanno un ruolo attivo nel sostenere il terrorismo in Ucraina. Al-Qaida ha gustato il “sangue cristiano” in Siria. Per coloro che pensano che si limiterà agli ucraini russofoni, il gruppo che punta all’Arabia Saudita potrebbe essere ben più delirante. Dall’articolo di Lada Ray su Trendcast del 6 maggio 2014: “L’organizzazione islamica dell’Ucraina (nota: affiliata ad al-Qaida) ha annunciato che 5000 mercenari islamici arriveranno da Germania, Turchia, Azerbaigian e Georgia. Il principe saudita Bandar Bush, noto finanziatore del terrorismo islamico e di al-Qaida, confidente della famiglia Bush, ha annunciato l’invio di migliaia di mercenari contro la Russia per aver fermato l’invasione degli Stati Uniti della Siria. Tutti questi mercenari sono stati inviati a Kiev per reprimere le insurrezioni popolari contro la giunta di Kiev nel Sud e nell’Est dell’Ucraina“.
Pollai da arrostire
Il piano per la costruzione dell’Ucraina come Stato dell’apartheid, “Israele dell’Europa orientale”, un enclave fondamentalista per sfruttare rancori storici e odi etnici, è a buon punto. Il massacro del 2 maggio 2014 ad Odessa è solo l’inizio. Sono passi evidentemente destinati a portare le forze russe in Ucraina orientale per fermare la dichiarata politica della pulizia etnica di Kiev. La censura sulla stampa occidentale, in particolare sull’uso di armi chimiche contro i separatisti a Odessa e Donetsk, giustappone la retorica dell’occidente riguardo all’uso delle WMD in Siria e altrove. In una dichiarazione rilasciata oggi: “La dichiarazione ufficiale del Ministero degli Esteri della Repubblica Popolare del Donetsk alle autorità di Kiev riguardanti l’uso di armi chimiche, il 6 maggio 2014 nella città di Marjupol, per mano di unità armate sotto l’autorità di Kiev, che durante l’assalto del consiglio comunale hanno usato armi chimiche di tipo sconosciuto. I difensori del Consiglio Comunale lasciarono il posto per le armi chimiche. Molti sono stati feriti alle vie di respirazione con conseguenze sulla salute e pericolo di vita… Il suddetto caso di uso di armi chimiche da parte delle autorità di Kiev, rientra pienamente nella definizione della “Convenzione su proibizione di sviluppo, produzione, immagazzinaggio ed uso di armi chimiche” (vedasi sezione “Definizioni e criteri”, comma 1)“. Così, le stesse armi indicate da Seymour Hersh nell’impiego di al-Qaida e dei suoi affiliati contro il popolo siriano, ora appaiono in Ucraina. Con questo anche noi notiamo il flusso di combattenti di al-Qaida/al-Nusra. addestrati dalla CIA. Coloro che credono che non si rivolteranno contro i loro padroni, sbaglieranno di nuovo calcolo.
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Gordon Duff è un marine veterano della guerra del Vietnam, che ha lavorato per decenni sulla questione dei veterani e prigionieri di guerra, ed è consultato dai governi sulla sicurezza. E’ capo-redattore e presidente del consiglio di Veterans Today, per la rivista online “New Oriental Outlook“.

Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora

IL PERICOLO DEI VACCINI: I FATTI NON MENTONO...

IL PERICOLO DEI VACCINI: I FATTI NON MENTONO...

naturalnews
tradusiu de Sa Defenza



Ricordate la "pandemia di influenza suina" del 2009 - quando dissero che avrebbe minacciato milioni di persone non vaccinate? Naturalmente, se chiediamo all'industria farmaceutica, informazioni sulla campagna di vaccinazione sull'influenza suina, ci risponderebbero che è stato un 'grande successo'.
Sfortunatamente, secondo il National nel 2009 a motivo del H1N1 Flu Survey, si stima che 46 milioni di persone siano state indotte a credere che un vaccino antinfluenzale fosse la loro unica speranza.

La sanità moderna è gestita da organizzazioni criminali.
Come si spiegherebbe altrimenti l'uso di tattiche da paura per  convincere la gente che le iniezioni chimiche  rafforzano l'immunità e prevengono le malattie?
Tutti i vaccini sono contaminati da sostanze mortali
Ora so che la dichiarazione di cui sopra suona in modo 'radicale'; alcuni possono anche accusarmi di essere un 'teorico della cospirazione'. 


Ma resta il fatto che esperti medici - con molta più conoscenza suii vaccini di me - hanno ammesso abbastanza per convincermi ad evitare i vaccini - fino a quando sia esca un metodo più sicuro di consegna. 

Ricordate ciò che ha detto una volta sul vaccino contro l'epatite B? Dr. Maurice Hillerman, una volta di fronte ad una videocamera, ha ammesso che i vaccini dell'epatite B  della Merck *- erano contaminati con un virus - ed ha causato l'epidemia dell'AIDS negli Stati Uniti. 
A proposito, ha continuato a dire che tutti i vaccini Merck sono contaminati con cancro e altri virus.

Il Dr. Larry Palevsky, in una scheda certificata del pediatra a NY , ha   vaccinato i suoi pazienti - finché notò che i pazienti avevano perso il controllo del movimento dei loro occhi, insospettitosi del fatto iniziò una ricerca  sull'argomento. Ha scoperto, che tutti i vaccini sono contaminati da virus che essendo  troppo piccoli non possono essere assolutamente individuati ne rimossi. 
Egli ha deciso di non trattare più i suoi giovani pazienti con vaccini, proprio a motivo delle conseguenze riscontrate che hanno provocato con  lesioni neurologiche e autismo correlato dai vaccini.

Ed, infine, uno degli scienziati più citati al mondo - Dr. Garth Nicolson - ha un serio avvertimento per chiunque voglia vaccini. Come un biologo cellulare, editore di 600 pubblicazioni mediche e scientifiche peer-reviewed, ed editore di oltre 14 libri (le sue credenziali sono conosciute nel mondo), il Dr. Nicolson non sta solo dicendo che i vaccini sono contaminati da micoplasma**, e avverte che sono negli Stati Uniti . 

La guerra batteriologica dei vaccini con micoplasma  causano malattie croniche

Faresti meglio a sedersi per questo. Dr. Nicolson - President, Chief Scientific Officer e Research e Professore presso Institute for Molecular Medicine - afferma che il "micoplasma è un batterio, ma è un batterio senza parete cellulare, quindi è un batterio che  ha perso molto del suo primitivo; le informazioni genetiche, dipendono dall'ospite per sopravvivere e crescere.
Ma, ecco la notizia scioccante. Secondo il Dr. Nicolson, ' il micoplasma a volte è  geneticamente generato per essere usato come arma  non-letale nella guerra biologica'.  Ad esempio, Gardasil - promossa dall'industria farmaceutica come un modo per 'proteggere sia tuo figlio e tua figlia da certe malattie HPV-correlate "- è contaminato con una versione artificiale (geneticamente modificato), del DNA di HPV. 
Questo è lo stesso virus che doveva proteggere, ma  ora minaccia il DNA sano dei nostri figli con una versione malata. Bisogna fermare la follia. Prima e di farsi vaccinare - educate voi stessi a prendere una decisione informata. La tua vita dipende da questa decisione. 

Ospite di questa settimana: Mary Tocco , ricercatrice sui vaccini ed educatrice di salute olistica. Scopre  ciò che l'industria dei vaccini nasconde alla popolazione in generale. 

Il 25 maggio Mary Tocco che è nel campo dell'assistenza sanitaria naturista, da oltre 32 anni, e ha trascorso 23 anni nella gestione e la promozione di una clinica chiropratica del Michigan. 
Ha poi aperto con il figlio il DR ReneeTocco,  Vitality  Health , a Charleston, SC nel 2004. E' Co-fondatore della American Chiropractic Autism Board e sta aiutando a gestire una speranza per l'autismo, Hope For Autism, BioNutritional Training Conferences
E'  conduttrice  radiofonica di "Healing Our World" da ascoltare su Republic Broadcasting Network Internet e sulla TV satellitare. 
Il programma si concentra su ciò che si sta facendo nel mondo per i malati, sui metodi di guarigione naturali e la responsabilizzazione delle persone che fanno la differenza nel loro mondo. 
Educazione è potere. 

Una scioccante statistica sui vaccini! Il 61% di tutti i tumori umani (scoperti nelle autopsie)  contiene il virus della scimmia SV40 - che è riconducibile al vaccino dell'antipolio degli anni 50 e '60. 
Fai di tutto per non diventare una statistica sui vaccini. 


note de sa defenza:

* Merck è un’azienda leader specializzata in prodotti innovativi, di qualità superiore e ad alta tecnologia, nei settori chimico farmaceutico. Circa 38.000 dipendenti operano in 66 paesi per migliorare la qualità della vita dei pazienti, favorire il successo dei nostri clienti ed aiutare a rispondere alle sfide globali.
Merck è la società farmaceutica e chimica più antica al mondo. Sin dal 1668 il nostro nome vuol dire innovazione, successo imprenditoriale e responsabilità sociale. Ancora oggi la famiglia fondatrice detiene la quota di maggioranza della Società. da merck.it
**micoplasmi (o mollicutes) sono batteri appartenenti all'Ordine dei Mycoplasmatales e alla Famiglia dei Mycoplasmataceae, dalle caratteristiche molto peculiari. Sono assimilabili per la maggior parte delle caratteristiche ai Bacteria Gram-positivi il cui DNA abbia un basso contenuto in basi GC, i Firmicutes. da Mycoplasma

Il testo di questo articolo è liberamente utilizzabile a scopi non commerciali, citando la fonte sadefenza e l'autore della traduzione Vàturu  

venerdì 23 maggio 2014

SIRIA SI CONTINUA A MENTIRE E LA GENTE MUORE PER MANO DELL’OCCIDENTE CHE ARMA DEGLI ASSASSINI NATI..

In Siria si continua a combattere e morire, l’ex ambasciatore francese non ce la fa più e si sfoga, in maniera drammatica…


di Michel Raimbaud -
almanar.com

L'ex ambasciatore di Francia, docente presso il Centro Studi telegrafici e Strategici (CEDS), insignito della Legion D’Onore, ufficiale dell’ordine Nazionale del Merito, ex consigliere diplomatico e ministro in Brasile.

Adesso che iniziano a sciogliersi le lingue nessuno può continuare ignorando che la denominata  opposizione è ricorsa alle armi senza aspettare di vedersi sorpassata dai selvaggi yihadisti (integralisti islamici)  che stiamo vedendo in azione da circa 2 anni.  

Questa chiamata opposizione era già ricorsa alla provocazione così come alla violenza ed al terrorismo dai primi giorni della crisi. Era impossibile vedere, di conseguenza, che la predestinavano a convertirsi nel legittimo rappresentante del popolo siriano. Ma così lo avevano deciso i sottili personaggi che ci governano, credendosi i padroni del mondo. 

E  questi personaggi vanno ancora più lontano in materia di cinismo nel mantenere il silenzio sugli orrori perpetrati dai jihaddisti moderati ed i terroristi democratici ed attribuire poi al regime la responsabilità per il calvario che oggi vivono i siriani.

Tuttavia i siriani, nella loro grande maggioranza- e basta ascoltare gli innumerevoli testimoni per convincersi di questo-  vedono solo una soluzione per uscire da questo inferno: l’Esercito Nazionale, il cui intervento – dicano quello che vogliono dire i falsari che dissimulano le verità scomode- viene desiderato e non temuto, e rappresenta l’unica speranza di salvezza.  

L’Esercito Arabo Siriano, che è composto da reclute, simboleggia l’unità della Nazione, Assieme al presidente Bashar al Assad, l’Esercito Nazionale siriano è la garanzia della personalità dello Stato e delle sue istituzioni.

I residenti dei quartieri coinvolti nella disgrazia della “rivoluzione”, stabiliscono spontaneamente la differenza tra l’esercito regolare ed i selvaggi mercenari che pretendono di imporre una legge di altri tempi e non ci sono dubbi. Questo si riscontra quando scattano le foto per immortalare l’accoglienza che dispensano ai loro soldati che li liberano dei supposti “liberatori”, come successo recentemente ad Homs.

L’inganno è durato per troppo tempoBisogna smettere di mentire ai francesi ed abbandonare la difesa di una causa indifendibile. La Francia, che già ha partecipato attivamente alla destabilizzazione della Libia, non può continuare ad essere complice della distruzione della Siria, non può continuare ad essere complice della distruzione della Siria, non può seguire ad appoggiare in Siria i terroristi che dice di combattere in Africa, non può perseguire al Boko Haram in Nigeria ed ignorare il martirio che i suoi amici yihaddisti infliggono alla città siriana di Aleppo. 

Questa schizofrenia è semplicemente indecente.
Aleppo è un caso degno di studio. Già da circa 2 anni che la capitale economica della Siria si trova sotto assedio ed è parzialmente occupata da una “rivoluzione armata” la cui difesa non può assumere nessuna persona decente. La popolazione di Aleppo viene castigata perché non ha accettato di appoggiare la “rivoluzione” di questi miliziani.

Con un aperto e forte appoggio di un regime turco che ha gettato la maschera e perso la ragione, yihaddisti, terroristi e mercenari –che spesso provengono dal Caucaso e dall’Asia Centrale- si sforzano per bruciare la resistenza alla popolazione di Aleppo. 

Adesso sappiamo che le “grandi democrazie” non sono molto scrupolose nella selezione dei propri alleati e già si può comprovare che neppure dubitano nel presentare la Yihad come una guerra per la libertà e per i diritti umani (e delle donne).

I ragazzi del Fronte al Nursa, succursale di al Quaeda nella regione, “stanno facendo un buon lavoro”, secondo quanto di è arrischiato a dire un ministro francese (ministro degli esteri) che rimarrà negli annali (Laurent Fabius). Questa fine osservazione, che potremmo estendere quanto più sulla bocca di qualche analista da bancone di bar, suona abbastanza inappropriata in bocca al capo della diplomazia di una “grande democrazia” che passa la sua vita dando lezioni ad altri paesi.
Non lo sapevamo”, diranno gli stessi che mai hanno voluto sapere. 

Questa frase ci porta molti ricordi.

Sapere che? Che gli abitanti di Aleppo si trovano sistematicamente vittime della fame e della sete che gli impongono i ribelli che li utilizzano come ostaggi ed i loro padroni turchi, ugualmente promotori del saccheggio e del furto alla Siria delle fabbriche intere trasferite ( in Turchia)? Che gli abitanti di Aleppo sono stati privati dell’acqua potabile, dell’elettricità, degli alimenti, delle medicine per un capriccio dei “liberatori” senza che la famosa “comunità internazionale”(che riunisce gli europei e gli statunitensi “dell’asse del bene”) non dica neppure una sola parola - sembra che sia tutta impegnata nella ricerca della scolaresca sequestrata in Nigeria.

Non abbiamo ascoltato neanche una parola su Aleppo dalla bocca delle ONG, né quelle della Croce Rossa, né quello dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati , né da navi Pillay (capo dell’Alto Commissariato dell’ONU per i Diritti Umani), né dall’ineffabile Consiglio dei Diritti Umani dell’ONU, né dal placido signor Ban Ki Mon(segretario generale dell’ONU) e dai pupazzi del più citato “diritto umanitario” per denunciare il blocco (instaurato vicino Aleppo) con la complicità degli Stati che si dicono “grandi”.

Forse che non lo sapevamo?Non c’è bisogno di essere ministro, responsabile politico, intellettuale o giornalista per informarsi e annullare il muro dell’indifferenza selettiva, della disinformazione di massa, della menzogna collettiva. Basta essere una persona ragionevolmente onesta. 

Sarà questa una specie in via di estinzione e i nostri paesi, tanto soddisfatti di se stessi e tanto inzuppati di devozione quando si tratta di difendere diritti e libertà nei paesi degli altri?
Le vittime della guerra universale che si sta sviluppando contro la Siria (di sicuro la metà di queste vittime provengono dall’Esercito siriano, dalle forze di sicurezza e dai comitati di difesa)sono morti vittime della barbarie, della menzogna, dell’indifferenza.

Non lo sapevamo, andranno a dire. Si, si lo sapevano! Lo sapevano incluso tanto bene che, di forma cosciente e sistematica, si sono dedicati ad avvolgere i propri concittadini in una nube opaca di affermazioni false, di verità e bugie, di falsi valori, di ingannevoli figure.

Chi si azzarderà a chiedere loro conto delle menzogne? Rimarranno impuniti, come sempre succede, per essere tanto potenti e tanto numerosi? 
Se soltanto uno di loro fosse preso di mira da un processo presso la Corte Penale Internazionale, come potrebbe esserlo un africano o un arabo qualunque, ci restituirebbe qualche speranza in termini di valori che vediamo ogni giorno calpestato e calpestato da coloro che li usano per nascondere la propria bassezza.

Fonte: Al Manar
Traduzione di Luciano Lago
Homs

giovedì 22 maggio 2014

Nuovo studio: Mangiare con una dieta biologica per una sola settimana può ridurre i livelli dei pesticidi del 90%

Nuovo studio: Mangiare con una dieta biologica per una sola settimana può ridurre i livelli dei pesticidi del 90%

naturalnews.
Tony Isaacs
Tradusiu de Sa Defenza



Un nuovo studio dovrebbe essere pubblicato nell'edizione di luglio 2014 del Journal of Environmental Research  ed ha scoperto che il mangiare una dieta biologica per una sola settimana può ridurre i livelli di pesticidi negli adulti di quasi il 90%. Lo studio conferma i risultati di uno studio del 2006 sui bambini ed ha scoperto che le diete organiche abbassano notevolmente i livelli di pesticidi organofosforici nei bambinirisultati dello studio hanno importanti implicazioni nel ridurre l'esposizione ai pesticidi in un momento in cui gran parte dei nostri prodotti non biologici commerciali è pieno di pesticidi , nonché per il valore di consumare regolarmente prodotti biologici, soprattutto per i bambini.

Dettagli del nuovo studio

Lo studio è stato condotto da RMIT University ed è stato condotto dal Dr. Liza Oates. che ha scoperto che il dialkylphosphate urinario (DAP) ai livelli dei partecipanti erano inferiori all'89% quando avevano una dieta biologica per sette giorni consecutivi, rispetto ad una dieta convenzionale per lo stesso periodo di tempo. 

I DAP costituiscono circa dal 70% al 80% dei pesticidi organofosfati. 
Durante la fase organica, i partecipanti hanno consumato, in media, il 93% di alimenti biologici - tra cui 83% "certificati biologici" e il 10% di cibo "probabile biologico". Il Dott Oates ha detto che il forte calo dei livelli dei pesticidi organofosforati dipende dal fatto che la fonte della maggior parte dei pesticidi viene dal consumo alimentare

Tuttavia, ha anche riconosciuto che potrebbe provenire da altre fonti, come l'inalazione e assorbimento cutaneo. La ricerca ha collegato una serie di problemi di salute con i pesticidi, tra cui il cancro e problemi al sistema nervoso centrale. Il Dott. Oates ha detto che quest'ultimo non è sorprendente, dal momento che "molti di questi agenti sono stati inizialmente sviluppati come gas nervini per la guerra chimica." In un recente studio pubblicato sulla rivista Pediatrics , i ricercatori hanno trovato che i bambini che hanno alti livelli di residui di antiparassitari sono il 93% con più probabilità di avere l'ADHD.

I pesticidi nella nostra produzione

Gran parte della nostra produzione è contaminato con livelli significativi di pesticidi. Secondo l'Environmental Working Group (EWG), che ha appena rilasciato la sua lista dei carichi di pesticidi  su frutta e verdura , le mele sono risultate le peggiori di tutti. 

Mele coltivate convenzionalmente più venduti negli Stati Uniti sono trattati con difenilamina (DPA), un prodotto chimico antiparassitario che aiuta anche a prevenire l'imbrunimento e consente alle mele che si trovano in celle frigorifere di mantenerle "integre" anche un anno intero prima che si vendano nel vostro negozio locale. Il problema è che, il più le mele rimarranno inattesa in frigorifero , il più DPA penetra nel frutto

Uno studio sul metabolismo del DPA nelle mele trattate, si pensa che il DPA penetri dalla buccia nella polpa del frutto, e dopo 40 settimane, la polpa contiene 32% dei residui di antiparassitari. Nel 2010, gli scienziati USDA hanno testato mele crude e trovato DPA sul 80% della frutta testata
Gli altri prodotti presenti nel EWG* la "sporca dozzina" per il 2014: fragole, uva, sedano, pesche, spinaci, peperoni dolci, pesche noci importate, cetrioli, ciliegie pomodori, piselli e patate. Ognuno di questi contiene un certo numero di residui di pesticidi e ha alte concentrazioni di pesticidi rispetto ad altre voci produrre. 

Ovviamente, il piano di dieta sana è quello di passare a prodotti biologici certificati (oppure far crescere, da te stesso nel giardino, la tua frutta e la verdura biologica) per contribuire a ridurre esistente livelli di pesticidi e quindi continuare a consumare prodotti biologici per evitare livelli di pesticidi di costruire di nuovo in futuro. Ironia della sorte, mele biologiche, che sono privi di pesticidi sono alcuni dei migliori frutti quando si tratta di rimuovere pesticidi e altre tossine, soprattutto quando le mele sono tagliate e ha permesso di cambiare colore in marrone, e di conseguenza produce pectina, un ottimo disintossicante. 

note
* il paniere di riferimento

Fonti l'autore:

http://medicalxpress.com

http://www.sciencedirect.com

http://www.ncbi.nlm.nih.gov

http://www.naturalnews.com

http://www.ewg.org

http://www.tbyil.com

http://science.naturalnews.com


Il testo di questo articolo è liberamente utilizzabile a scopi non commerciali, citando la fonte sadefenza e l'autore della traduzione Vàturu  

About the author:
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Tony Isaacs, is a natural health author, advocate and researcher who hosts The Best Years in Life website for those who wish to avoid prescription drugs and mainstream managed illness and live longer, healthier and happier lives naturally. Mr. Isaacs is the author of books and articles about natural health, longevity and beating cancer including "Cancer's Natural Enemy" and is working on a major book project due to be published later this year.

Mr. Isaacs also hosts the Yahoo Oleandersoup group of over 2600 members and the The Best Years in Life Radio Show" on Wolf Spirit Radio.




mercoledì 21 maggio 2014

ECCO COSA ACCADRA’ CON LA FINE DELL’EURO E LA NASCITA DELLA NUOVA LIRA ITALIANA PER: MUTUI, RISPARMI, INVESTIMENTI.

ECCO COSA ACCADRA’ CON LA FINE DELL’EURO E LA NASCITA DELLA NUOVA LIRA ITALIANA PER: MUTUI, RISPARMI, INVESTIMENTI.
Paolo Cardenà 
 Vincitori e Vinti


Molti “autorevoli commentatori” sostengono che in caso di uscita dell’Italia dall’euro, i risparmi subirebbero delle gravi perdite per effetto della svalutazione che ne seguirebbe. Per di più, usano questo tipo di  affermazioni per cercare di incutere terrore verso l’opinione pubblica (in questo caso  i risparmiatori), al fine di veicolare  il consenso a favore della permanenza dell’Italia nella moneta unica euro. Il tema dell’euro,  oltre ad essere di estrema importanza,  è anche  di difficile comprensione, poiché presuppone delle conoscenze economiche che non tutti hanno o possono avere. Ecco quindi che esercitare pressioni sull’opinione pubblica evocando scenari apocalittici, appare un atto censurabile sotto ogni punto di vista, solo per usare un eufemismo.

Chi scrive,  pur lodando  il dibattito (quello serio) che eminenti economisti sono stati capaci di stimolare aprendo gli occhi all’opinione pubblica  meno preparata e meno sensibile al tema, teme che questo grande impegno porti a ben poco, in termini concreti. Per il semplice motivo che noi non abbiamo una classe politica capace di assumere una scelta così importante, che peraltro distruggerebbe l’enorme investimento  del patrimonio politico che la creazione dell’euro ha presupposto negli ultimi 50 anni di storia politica europea.

L’omertà e l’ignoranza che sovrasta la scena politica italiana sul tema euro ne costituisce esempio tangibile. Come dire: sono tutti allineati e coperti a difesa dell’indifendibile. Forse per loro personale tornaconto, o forse per mantenere più a lungo possibile lo status quo della nomenclatura politica europea. Ovviamente fin quando non si giungerà alla catastrofe, che a mio avviso, perdurando simili condizioni, non tarderà ad arrivare. 

Quindi, credo che l’Italia, anziché governare un eventuale uscita dall’euro, sarà destinata a subirla nel caso in cui  qualche altro paese (magari fondatore) dovesse sganciarsi per primo dall’unione monetaria, provocando la dissoluzione della moneta unica. Mi viene in mente la Francia, visto che da quelle parti il dibattito sul tema euro è molto in avanti rispetto che in Italia, ed esiste un partito no-euro che è dato favorito nei sondaggi.  Detto questo, non appare affatto remota la possibilità che l’Italia si trovi a dover affrontare questa eventualità (quella della dissoluzione dell’euro) in maniera del tutto impreparata e senza un piano “B” che gli consenta di contrastare, per quanto possibile, lo shock che ne deriverebbe. 

Ma tornando al tema di fondo di questo articolo, le cose non stanno proprio nei termini espressi dagli  ”autorevoli commentatori” di cui abbiamo accennato in apertura. Cerchiamo di capire perché, auspicando di farlo con più pragmatismo possibile.

Nel misero dibattito politico,  che va ritualmente  in onda a reti unificate, c’è chi si spinge ad ipotizzare che l’Italia,  in caso di dissoluzione della moneta unica  e ritorno alle valute nazionali,  svaluterebbe nei confronti del marco di un possibile 30-40% o forse più. Va preliminarmente precisato che nel panorama scientifico, al momento, non esiste nessuno studio degno di credibilità che possa confermare questa tesi. Al contrario esistono molti precedenti storici    relativi a dissoluzioni di unioni monetarie  che dicono che, verosimilmente , la moneta che si sgancia da una unione monetaria  (o dalla moneta a cui era agganciata),  tenderebbe a svalutarsi di un livello simile al differenziale di inflazione cumulato durante il periodo di vigenza dell’unione. Quindi, ipotizzando che il differenziale di inflazione accumulato con la Germania sia di circa il 20%, è del tutto plausibile che  potrebbe essere questo il livello di svalutazione della nuova lira rispetto al marco, o poco più. 

Andrebbe anche osservato che l’interesse della Germania non è quello di affossare il cambio della nuova lira rispetto a quel che rimarrebbe dell’euro (ben poco credo) o rispetto al nuovo marco; se non altro perché, questo, oltre a mettere in serie difficoltà il comparto bancario tedesco esposto nei confronti del debito italiano, consentirebbe all’Italia di guadagnare consistenti quote di mercato sottraendole alla stessa Germania. Quindi non sarebbe affatto remota la possibilità che la Germania compri carta (lira) italiana, sostenendo sia il cambio che il valore dei titoli di Stato. Questo consentirebbe  anche alle banche tedesche esposte sul debito italiano di assorbire progressivamente  lo shock che eventualmente ne deriverebbe. Pertanto credo che sia interesse della Germania  evitare che la lira svaluti di molto e in modo violento.

Per effetto della svalutazione che la lira subirebbe, molti commentatori sostengono che i risparmi patirebbero una riduzione di egual valore. Per smentire questa tesi che risulta assai opinabile, partiamo da un punto fermo, che è quello che tutte le attività e le passività vengano denominate nella nuova lira in rapporto UNO a UNO: UNA NUOVA LIRA per ogni  EURO, lasciando poi il cambio libero di fluttuare. Ciò significa che i mutui, gli stipendi e tutti i risparmi (conti deposito, risparmio postale, fondi comuni, azioni ecc) verrebbero convertiti in nuova lira che, come dicevamo, dovrebbe svalutarsi di un quantum. Ecco, il punto è cosa si svaluta e rispetto a cosa si svaluta.

Prendiamo il risparmio, ad esempio. Se   oggi dispongo di 100.000 euro in un conto deposito in italia, domani avrò 100.000 lire sullo stesso conto deposito, che, ipotizzando una svalutazione del 20% rispetto al nuovo marco (ma non è detto), consentono di acquistare 80 mila marchi. Il punto è: per che cosa mi occorrono i marchi?  Qual’è l’utilizzo che ne debbo fare? Se dovessero occorrermi  per  acquistare una casa in Germania del valore di  100 mila marchi e che magari prima avrei potuto comprare a 100 mila euro ( gli stessi che io avevo sul c/c) allora, in questo caso, subirei  una svalutazione del mio risparmio del 20%, o di un livello in perfetta sintonia alla svalutazione che la nuova lira subirebbe nei confronti del nuovo marco. Così come la subirei nel caso dovessi recarmi in Germania per motivi di lavoro, vacanza o studio, spendendo marchi in Germania, che dovrebbero essere acquistati con una lira svalutata.

Ma se io non avessi  questo tipo di esigenze (cioè l’esigenza di  comprare una casa in Germania o trasferirmi per vacanza, studio o lavoro) e la mia esistenza si svolgesse   in Italia così come le mie spese, la svalutazione rispetto al marco che deriverebbe da un ritorno alle valute nazionali, non mi colpirebbe affatto e sarebbe un fattore del tutto  marginale. Specularmente, in caso di dissoluzione dell’euro e ritorno alle valute nazionali, è verosimile (certo) che la nuova lira si rivaluterebbe molto  rispetto alla nuova dracma, magari del 20-25%, o forse più.  Quindi, se io dovessi acquistare una casa in Grecia che prima mi sarebbe costata 100.000 euro (gli stessi che avevo in deposito sul conto corrente italiano), con la nuova lira (rivalutata del 20-25%) potrei  comprarmi quella casa e anche  un pezzo di una seconda casa, sempre che ne abbia bisogno. Oppure una casa più grande e di maggior valore.  Discorso analogo si può osservare se dovessi recarmi in Grecia per vacanza o lavoro, perché è chiaro che acquisterei  dracme ad un cambio per me più favorevole in conseguenza del fatto che la mia lira si è rivalutata rispetto alla Dracma. 

Quindi, il discorso della svalutazione è del tutto relativo, perché la rivalutazione e la svalutazione generano rispettivamente  guadagni o perdite a seconda dei casi,  a seconda delle specifiche esigenze e a seconda  dei comportamenti degli individui e degli agenti economici. Anche se, per una maggiore valutazione dell’impatto che potrebbe avere l’introduzione di una nuova lira in termini di svalutazione o rivalutazione si dovrebbe considerare anche il grado di apertura e interconnessione dell’economia italiana (e quindi anche gli scambi commerciali in entrata ed in uscita) verso quelle economie nei confronti delle quali la lira potrebbe svalutare o rivalutare, per poi tirare le somme.

Diciamo anche che, per i risparmiatori, la svalutazione della nuova lira potrebbe essere un’occasione di guadagno, qualora avessero risparmi (titoli, fondi comuni, azioni ecc ecc) investiti in attività estere oggetto di rivalutazione nei confronti della nuova lira. Ad esempio, se il mio fondo comune investe in bond denominati in  Usd, considerando  che il dollaro Usa si rivaluterebbe, in caso di liquidazione delle quote del fondo, porterei a casa una plusvalenza pari alla rivalutazione del dollaro sulla Lira. Anzi, se le cose dovessero andare per come le abbiamo appena descritte, è anche verosimile attendersi un ritorno di capitali  attualmente allocati all’estero, proprio per sfuggire dal rischio derivante dalla ristrutturazione del debito italiano. Questi investitori, per monetizzare i guadagni derivati dalla rivalutazione della valuta in cui sono allocati i risparmi, potrebbero liquidare i propri investimenti, riportare in Italia i capitali,  e magari investirli sul debito italiano o altre attività presenti nel paese, contribuendo ad aumentarne (o stabilizzarne) il valore.

Va detto, quindi,  che la perdita che potrebbero patire i risparmiatori non è tanto riconducibile alla svalutazione (per i motivi su esposti) ma ad altri 2 fattori:  l’inflazione che deriverebbe da una svalutazione, e la diminuzione del valore degli investimenti per effetto della “caduta” più o meno profonda che potrebbe innescarsi sui mercati a seguito di questo evento.

Sul primo punto esistono autorevoli studi che affermano l’inesistenza di una correlazione diretta tra svalutazione ed inflazione. E i precedenti storici che riguardano il nostro paese confermano tale tesi. Ad esempio, nei due anni successivi l’introduzione dell’euro, la moneta unica si svalutò di circa il 20/25% nei confronti del dollaro e questa svalutazione non si tradusse in livelli alti di inflazione, che pertanto rimase sotto controllo. Andando ancor più indietro nel tempo, si potrebbe ritornare al 1992 e agli anni successivi, quando in Italia, a seguito dell’uscita dallo SME, la svalutazione fu assai più accentuata. Anche in questo caso, non vi fu alcuna  fiammata inflazionistica, e,  nonostante l’entità della svalutazione, l’inflazione  che ne derivò fu del tutto  contenuta (intorno al 5%),   ben inferiore ai livelli che oggi vengono ipotizzati in caso di uscita dall’euro. 

Proseguendo nel nostro ragionamento, credo che si possa concordare  sul fatto che un eventuale eurexit produrrebbe delle tensioni sui mercati e quindi un aumento dell’avversione nei confronti dell’Italia da parte degli investitori esteri,  che venderebbero titoli in portafoglio generando ribassi dei corsi azionari e obbligazionari. E anche in questo caso ci sono dei MA. E’ chiaro che, da un eventuale uscita dall’euro, le aziende orientate verso i mercati esteri ne trarrebbero un maggior vantaggio, poiché venderebbero i loro prodotti a prezzi più competitivi rispetto agli attuali.  Quindi non è detto che queste subiscano dei deprezzamenti così consistenti, che comunque, se così fosse,  dovrebbero essere recuperati in tempi relativamente brevi. 

Discorso diverso (e anche più problematico), invece, riguarda quelle aziende (non solo quotate) con una forte esposizione debitoria estera, a fronte di contratti governati da leggi estere e quindi non soggette al diritto italiano. Considerata l’impossibilità di ridenominare questi contratti nella nuova lira, queste aziende si troverebbero a dover ripagare i loro debiti in una valuta (magari dollaro) rivalutata rispetto alla lira, e quindi credo che qualche serio problema lo avrebbero. Non è neanche detto che queste possano riassorbire il maggior onere derivante da debiti espressi in valuta estera (rivalutata, quindi) grazie ad un aumento dei ricavi per via di maggiori esportazioni come conseguenza di un cambio più favorevole. Quindi, a mio modesto avviso si dovrebbe intervenire con linee di credito dedicate o comunque con altre soluzioni idonee a smaltire il maggior onere sostenuto.

Discorso analogo, a proposito di debito estero, vale per il comparto bancario. Ma in questo caso ci sarebbe da considerare l’aggravante titoli di stato in pancia alle banche italiane: quasi 400 miliardi di euro. È chiaro che il deprezzamento dei titoli di stato causato dalla fuga degli investitori esteri metterebbe sotto serie pressioni i deboli bilanci bancari, già assai fragili per via delle sofferenze derivanti dai crediti inesigibili, che hanno generato forti pressioni sul patrimonio dei singoli istituti. Ma è altrettanto  chiaro che un’uscita concordata dall’euro o la sua dissoluzione ordinata potrebbe mitigare di non poco gli effetti che si determinerebbero a causa dell’avversità degli investitori esteri al rischio Italia.  In alternativa la Banca d’Italia dovrebbe agire per sostenere i valori del debito in pancia alle banche, acquistandoli . Oppure il debito dovrebbe essere ricomprato dai risparmiatori italiani, magari grazie ad un ritrovato slancio di  unità nazionale e a un colpo di orgoglio da parte degli italiani. 

Ma non sarebbe da escludere l’ipotesi che una parte non del tutto inconsistente del sistema bancario potrebbe essere nazionalizzata, ripulita (dalle sofferenze), ristrutturata  e poi rimessa sul  mercato in tempi successivi, magari generando anche occasioni di profitto per lo Stato. La nazionalizzazione di alcune banche in difficoltà,  a dire il vero,  non sarebbe   fatto remoto nemmeno rimanendo nell’euro, per via delle sofferenze che incombono sui bilanci delle banche; ammesso che il governo italiano riesca a trovare i soldi per ricapitalizzare un numero non del tutto trascurabile di banche che navigano in brutte acque e sempre ammesso che non voglia far pagare pegno agli azionisti, agli obbligazionisti, e ai depositanti, come i recenti orientamenti europei sembrano voler suggerire (Cipro docet).  

Tuttavia giova anche segnalare il fatto che l’Italia, per gli investitori esteri,  rappresenta anche un ottimo mercato di riferimento nel quale fare ottimi affari. Quindi non è affatto detto che gli investitori internazionali non possano avere un atteggiamento più mite rispetto a  quello che, forse troppo facilmente, si è inclini a ritenere. Sotto questo punto di vista ritengo che un grande contributo dovrebbe giungere dalla politica  e dai messaggi rassicuranti che i leaders europei saranno in grado di trasmettere,  nell’interesse di tutti, nelle fasi immediatamente successive all’annuncio, auspicabilmente concordato. 

Tornando al tema del risparmio e agli effetti che potrebbe determinare  l’uscita dall’euro, possiamo sbilanciarci nel dire che molto dipenderà anche dal genere di investimento effettuato dal risparmiatore. Ad esempio, se si fossero acquistate obbligazioni, queste, nonostante una perdita di valore (prezzo) che potrebbero subire durante la loro vita (anche in virtù delle turbolenze che potrebbero manifestarsi sui mercati come conseguenza dell’uscita di qualsiasi Nazione della moneta unica, e quindi non solo dell’Italia), verrebbero comunque rimborsate a scadenza al prezzo determinato all’atto dell’emissione del titolo, cioè alla pari in genere. 

Discorso diverso riguarda i titoli azionari che, per loro natura, essendo delle classi di investimento in via di principio più rischiose rispetto alle obbligazioni, incorporano la possibilità di perdite maggiori, la cui eventualità di verificarsi dovrebbe essere nota al risparmiatore che investe in questa tipologia di attività. Giova ricordare che già dal 2012, Banca Unicredit, in occasione dell’aumento di capitale da 7,5 miliardi di euro, nel prospetto informativo dell’offerta di azioni, contemplò  la possibilità che l’eventualità di una  dissoluzione della moneta unica o più semplicemente di ritorno alla lira, avrebbe potuto incidere negativamente sul valore del titolo. Successivamente anche altre  banche hanno seguito l’esempio di  Unicredit nel dotarsi  di precauzioni simili nell’ambito della documentazione ufficiale relativa ad operazioni straordinarie.  Quindi, il rischio dovrebbe esser noto a chi investe in azioni o in titoli che incorporano già per loro natura la possibilità di oscillazioni, piccole o grandi che siano. Tuttavia, se è vero che una svalutazione della nuova lira potrebbe favorire l’espansione del ciclo economico, appare logico ritenere che le perdite potrebbero essere riassorbite in orizzonti temporali relativamente brevi,  per effetto di un maggior vigore del ciclo economico. 

Ma questo aspetto è tutto da verificare.

Concludendo il nostro ragionamento, possiamo affermare che l’uscita dall’euro non sarà sicuramente  una passeggiata e avrà dei costi ma anche dei benefici, riconducibili principalmente  alle possibilità derivanti  da una ritrovata autonomia monetaria e fiscale, che tuttavia dovrebbero essere attuate implementando comunque le riforme di cui l’italia ha bisogno. Nessuna persona dotata di buon senso  si sognerebbe di affermare che l’eventuale uscita dalla moneta unica non avrebbe anche delle  controindicazioni. Ma accanto a queste, andrebbero valutati anche i costi (a mio avviso superiori) che la permanenza nell’euro presuppone.

L’alternativa al non agire sarebbe un lungo e doloroso processo di impoverimento generalizzato, peraltro già in atto da diversi anni, che potrebbe anche accelerare viste le pessime condizioni in cui versa l’italia. Il risultato di questa inerzia sarebbe quello di giungere tra qualche anno alla stessa soluzione (cioè all’uscita dall’euro differita), ma con un tessuto produttivo e sociale molto più compromessi di quanto lo siano oggi, e con il risparmio degli italiani assai più ridotto rispetto ad oggi. Di conseguenza anche la capacità di reazione e di recupero dell’Italia sarebbe  assai più limitata di quanto lo sia tuttora.

Evocare scenari apocalittici o affermare che i risparmi verrebbero distrutti, oltre a non fondarsi su alcun elemento scientifico certo e condivisibile, appare assai mistificatorio. Soprattutto alla luce del fatto che, anche permanendo nell’euro, non è affatto remota la possibilità che  si possa giungere ad una ristrutturazione del debito pubblico con conseguenti perdite a carico dei risparmiatori. Senza poi dimenticare che molti politici italiani, personaggi della finanza e del mondo economico, sia italiani che di altre nazioni,  per loro stessa ammissione, suggeriscono e  sarebbero favorevoli all’introduzione di una imposta patrimoniale  (anche da 400 miliardi di euro) finalizzata all’abbattimento del debito pubblico. Patrimoniale, neanche a dirlo, pagata dai risparmiatori. Questa si che sarebbe una vera e propria distruzione e sottrazione  di ricchezza.

Articolo scritto da Paolo Cardenà per Vincitori e Vinti - che ringraziamo.
ECCO COSA ACCADRA' CON LA FINE DELL'EURO E LA NASCITA DELLA NUOVA LIRA ITALIANA PER: MUTUI, RISPARMI, INVESTIMENTI.

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