sabato 25 maggio 2013

SACCOMANNI RICONVERTE LA SCUOLA ALL'ASSISTENZIALISMO PER BANCHIERI


SACCOMANNI RICONVERTE LA SCUOLA ALL'ASSISTENZIALISMO PER BANCHIERI
Di comidad 
MUOS
La morte di Giulio Andreotti avrebbe potuto essere un'occasione per ridimensionare e demitizzare non solo l'immagine di "Belzebù" del personaggio, ma anche il complesso della sua storia di uomo di governo, e ciò proprio alla luce degli avvenimenti successivi al suo tramonto politico. La vicenda della cosiddetta "trattativa Stato-mafia", protrattasi per tutti gli anni '90, ha dimostrato infatti che la dibattuta questione del rapporto delle istituzioni col crimine organizzato non riguardava le scelte di questo o di quell'uomo politico, e neppure di questo o quel partito, bensì il contesto internazionale. In questi giorni la lotta al super-impianto radar che gli USA stanno installando in Sicilia, ha dimostrato ancora una volta che la mafia ha ben altri protettori che i nostri uomini politici, visto che nella costruzione dell'impianto MUOS sono utilizzate imprese edilizie che hanno una ben nota copertura mafiosa. 


Al contrario, alle scontate operazioni nostalgia di alcuni, hanno fatto riscontro, da parte di commentatori di "opposizione", operazioni ancora più improbabili, le quali, per giungere alla condanna politica e morale di Andreotti, hanno finito per coinvolgere nella condanna l'intera Storia italiana. Si tratta di un approccio pseudo-storiografico che ha riguardato a suo tempo anche una parte dell'antifascismo, che finì per santificare il fascismo stesso, considerandolo lo sbocco inevitabile delle contraddizioni del Risorgimento italiano. Antonio Padellaro - che è un commentatore che a volte esprime persino dei momenti di lucidità -, stavolta è arrivato al punto di contrapporre al cinismo guicciardiniano di Andreotti il presunto "idealismo" della Thatcher, cioè una fiaba propagandistica bella e buona, costruita su misura per conferire un alone di credibilità ad una sfacciata lobbista delle multinazionali legate al business dell'importazione del carbone dall'estero. Con la chiusura delle miniere britanniche, imposta dalla Thatcher, il Regno Unito è infatti diventato il Paese maggior importatore di carbone del mondo, con circa cinquanta milioni di tonnellate all'anno. 











In realtà nessuna nazione è una monade, tanto più se si tratta di una piccola-media potenza, e non è serio trattare le sue vicende come se avessero soltanto un'origine interna. Gli Stati sono sempre inseriti in una gerarchia coloniale, e i loro governi si barcamenano in questo contesto. Il problema è che la fine dell'Unione Sovietica, e del suo contrappeso politico-militare, comportò un azzeramento dei margini di manovra dell'Italia in politica estera, perciò anche la troppo mitizzata scaltrezza di Andreotti, di fronte a questi nuovi scenari, si rivelò del tutto insufficiente. La fine degli equilibri di potenza ha comportato la fine della politica.

In questo senso, anche chi rimpiange il presunto professionismo politico degli Andreotti o dei Craxi, dovrebbe domandarsi come mai proprio quel ceto di governo consegnò l'Italia alla morsa del Trattato di Maastricht, cioè allo strapotere delle lobby delle privatizzazioni e della finanziarizzazione. Se oggi ci ritroviamo al ministero dell'Economia un lobbista come Fabrizio Saccomanni lo dobbiamo anche al servilismo di quel ceto politico.

Qualche giorno fa sono stati pubblicati i dati di una ricerca, da cui risulterebbe che l'Italia ha il maggior numero di "unbanked", cioè di cittadini ancora privi di un conto corrente e di una carta di credito. Quindici milioni di unbanked italiani da inserire a forza nel sistema dello sfruttamento finanziario, costituiscono un bel business. L'aspetto più interessante della ricerca è che fra gli unbanked vengono considerati anche i minorenni tra i quindici ed i diciotto anni, cioè dei ragazzi, che vanno precocemente addestrati a versare l'elemosina ai banchieri.
Forse è per questo che l'attuale ministro dell'Economia, Fabrizio Saccomanni, è da parecchi anni un fervido sostenitore dell'educazione finanziaria nelle scuole superiori; un progetto da lui caldeggiato in varie iniziative ed interviste, promuovendo accordi di collaborazione tra il Ministero dell'Istruzione e la Banca d'Italia. C'è di che sospettare che la ministra Maria Chiara Carrozza stia lì solo come diversivo, come distrazione, e che alla Scuola in realtà provveda Saccomanni. 

Nel giugno del 2011, Saccomanni infatti scrisse di persona un articolo per il "Sole-24 ore", nel quale ribadiva questa importanza del portare l'annuncio della buona novella finanziaria agli unbanked; ed ovviamente, già allora, gli studenti della Scuola superiore erano al centro dei suoi pensieri e dei suoi desideri.
L'assistenzialismo per banchieri è il denominatore comune di tutte le iniziative di governo e di tutte le "riforme strutturali", e per accorgersene basta appena scostare il velo della retorica ufficiale. Il lobbismo finanziario è infatti diventato sempre più aggressivo, invadente ed evidente, e l'arrivo al governo del banchiere Saccomanni ne costituisce un'ulteriore dimostrazione. 

FABRIZIO SACCOMANNI
Saccomanni proviene dalla Banca d'Italia, ma la sua formazione è dovuta al Fondo Monetario Internazionale, che, insieme con la Banca Mondiale, ha l'inclusione finanziaria dei poveri unbanked come obiettivo prioritario da imporre ai governi.
L'inclusione finanziaria è strettamente connessa all'abolizione del contante ed all'adozione dei mezzi di pagamento elettronici. A livello mondiale il più illustre nemico del contante non è Milena Gabanelli, ma il miliardario Bill Gates. Non si diventa miliardari a caso: il trucco consiste nel trattare la povertà non come un problema, ma come un business. Bill Gates infatti promuove la diffusione dei mezzi di pagamento elettronici persino fra i poveri del continente africano, dove ha in corso un esperimento-pilota localizzato in Kenia. 

In questo tipo di scelte di "inclusione finanziaria" c'è da riscontrare una continuità che va oltre il succedersi dei ministri, e che configura un contesto di obblighi coloniali. Nell'aprile del 2010 la ministra Gelmini andava a Piazza Affari per garantire agli operatori della finanza che la Scuola era a loro disposizione per l'allevamento di futuri clienti.

Ma il primo protocollo d'intesa tra Banca d'Italia e Ministero dell'Istruzione per il progetto di educazione finanziaria nelle scuole fu siglato nel 2007, dal ministro Fioroni durante il governo Prodi. Insomma, se Saccomanni è il messia dell'educazione finanziaria nella Scuola, ha pur avuto parecchi Giovanni Battista ad annunciarne la venuta.

venerdì 24 maggio 2013

La Sardegna fra "giochi di guerra tecnonologica" e ingenti interessi delle Multinazionali che si celano dietro tali operazioni


 La Sardegna fra "giochi di guerra tecnonologica" e ingenti interessi delle Multinazionali che si celano dietro tali operazioni

Claudia Zuncheddu

drone

Consiglio Regionale della Sardegna
                                                                XIV Legislatura

Interrogazione Zuncheddu con richiesta di risposta scritta in merito alle gravi e preoccupanti notizie circa la ripresa delle esercitazioni militari in Sardegna con l’impiego di nuovi mezzi tecnologici e la realizzazione di una pista per droni che pone la Sardegna al centro di delicati equilibri politici e militari nonché di ingenti interessi delle Multinazionali che si celano dietro tali operazioni

Premesso che
- sono sempre più insistenti le notizie (vedi anche la stampa sarda del 12 Maggio 2013) secondo cui la Sardegna sarebbe al centro di un disegno al limite del fantascientifico circa le sperimentazioni delle nuove tecnologie in uso presso i poligoni militari: radar, satelliti e droni, ovvero i nuovi mezzi di quella che viene chiamata “guerra tecnologica”. Per tali attività si attribuisce alla Sardegna l’ennesimo triste primato di “centro della rivoluzione tecnologica del sistema bellico”;
- tutto ciò avviene nella totale prevaricazione e indifferenza della presa di posizione da parte dei componenti della parte civile del Comitato Paritetico per le Servitù militari in Sardegna che hanno espresso pubblicamente, anche a mezzo stampa, la propria contrarietà al calendario delle esercitazioni in programma per i prossimi mesi nella nostra Isola;
- Si è appreso che le attività militari, momentaneamente sospese nella seconda parte del 2012 nel Poligono di Quirra, riprenderanno a pieno regime presso gli altri poligoni sardi, con particolare interessamento di quello di Teulada (nonostante i gravissimi risultati delle indagini portate avanti dalla Procura di Lanusei e del procedimento giudiziario ancora in corso che prevede pesanti ipotesi di reato quali omissione dolosa aggravata di cautele contro infortuni e disastri, falso ideologico aggravato in atto pubblico, ostacolo aggravato alla difesa di un disastro, omissione di atti d’ufficio dovuti per ragioni di sanità e igiene, ostacolo aggravato alla difesa da un disastro e favoreggiamento);
- nonostante tutto, questa volta le mire delle gerarchie militari in Sardegna si estendono alle esercitazioni di guerra computerizzata, oltre che ovviamente proseguire con i cosiddetti “giochi di guerra” che prevedono l’impiego di armi pesanti come bombe, missili, razzi e altro tipo di armamentari, arrivando addirittura all’ imposizione di sgombero di persone e animali dalle aree destinate a tali attività; tutto ciò sta avvenendo arrogantemente e ignorando le gravissime ripercussioni a livello di inquinamento ambientale e delle altissime incidenze di patologie tumorali registrate negli anni proprio in prossimità di tali zone;

Preso atto che
- la contrarietà alla cosiddetta “striscia tattica funzionale”, espressa sia da parte del Comune di Teulada che dello stesso CoMiPa, non riguarda solo la realizzazione della  pista di atterraggio per droni, ma uno scenario ben più ampio che vede la Sardegna sempre più al centro non solo della politica militare e delle attività di spionaggio internazionale, ma in questo caso soprattutto degli interessi finanziari delle grosse multinazionali americane, italiane, svedesi, greche, svizzere, spagnole, francesi etc. (fra cui la Finmeccanica, l’americana General Atomics, l'Alenia, la Galileo Avionica, la Saab) che vanno di pari passo con gli interessi e le operazioni delle gerarchie militari delle cosiddette “grandi potenze” mondiali;
- è palese che se la pista di atterraggio prevista nel poligono di Teulada venisse ostacolata, lo Stato Italiano comprometterebbe il programma internazionale denominato “Neuron”,  per il quale sono state investite diverse centinaia di milioni di Euro da parte di diversi Paesi europei per la realizzazione e la messa a punto di un particolare e sofisticato aereo da guerra che dovrebbe arrivare nelle basi sarde nel 2015, ed esattamente  “nel poligono del Salto di Quirra, per essere sottoposto a test di tiro reali e a nuove prove di verifica della stealthness, l’invisibilità”;
- nonostante i proclami del Ministero della Difesa del governo italiano, sull’avviamento delle bonifiche sui siti prossimi ai poligoni sardi, fortemente inquinati, a tutt’oggi non è stato avviato nessun processo di bonifica;
- allo stesso modo non sono pervenuti chiarimenti ufficiali in merito allo stanziamento seppur irrisorio (75 milioni per 10 poligoni nel territorio della penisola, fra cui anche i tre poligoni sardi) destinato a interventi di bonifica nelle aree gravate da servitù militari, mentre paradossalmente si dà notizia che proprio su quelle aree s’intende ulteriormente concentrare attività, esercitazioni e sperimentazioni, con conseguenze sempre più drammatiche per la sicurezza delle popolazioni, per la salute dei territori, nonché per le economie tradizionali condannate all’estinzione;

Tutto ciò premesso
Si interroga il Presidente della RAS, l’Assessorato alla Difesa dell’Ambiente e tutti gli Assessorati competenti per sapere
1) se abbiano provveduto o intendano farsi portavoce presso i competenti Ministeri e la Presidenza del Consiglio dei Ministri per far presente la contrarietà più volte espressa sia da parte del Comune di Teulada che dal competente CoMiPa circa la ripresa del calendario delle esercitazioni militari in Sardegna;
 2) se abbiano già provveduto a far presente con forte determinazione ai Ministeri competenti e alla Presidenza del Consiglio dei Ministri la situazione paradossale in cui la Sardegna viene a trovarsi e cioè, da una parte la necessità e l’urgenza di dar avvio alle bonifiche dei territori interessati dall’inquinamento militare, e dall’altra i progetti del Ministero della Difesa che mirano ad appesantire la militarizzazione della Sardegna ponendola sempre di più al centro di delicatissimi equilibri politico-militari internazionali, ciò a conferma del fatto che per lo Stato italiano gli interessi militari e delle multinazionali internazionali sono prioritari rispetto al diritto alla salute  e al benessere dei sardi e della Sardegna;
 3) se siano stati informati o se abbiano provveduto a richiedere alle autorità competenti (civili e militari) informazioni dettagliate in merito alle attività che intendono portare avanti nella  “striscia tattica funzionale” presso il Poligono di Teulada;
4) se abbiano fatto proprie le osservazioni del CoMiPa circa le criticità segnalate in merito alle esercitazioni militari riprogrammate nei poligoni sardi e quale sia eventualmente la loro posizione in merito.

Cagliari, 21/05/2013

giovedì 23 maggio 2013

OSPEDALI PSICHIATRICI GIUDIZIARI - L'OdG APPROVATO IN COMMISSIONE A CAGLIARI


OSPEDALI PSICHIATRICI GIUDIZIARI - L'OdG APPROVATO IN COMMISSIONE A CAGLIARI


Dopo un lavoro di diversi mesi, la commissione politiche sociali del Comune di Cagliari, ha approvato il seguente Ordine del Giorno, riguardante gli Ospedali Psichiatrici Giudiziari.

Enrico Lobina

PREMESSO CHE:

Gli OPG - Ospedali Psichiatrici Giudiziari – sono previsti dall’articolo 222 del Codice Penale e hanno sostituito in Italia, a partire da metà degli anni ’70, i manicomi criminali. Sono strutture finalizzate alla reclusione ed in teoria al recupero di persone con malattie psichiatriche. Il loro doppio compito di struttura detentiva e struttura di recupero comporta molti e spesso tragici problemi;

Stime nazionali ritengono che circa un terzo degli internati sia responsabile solo di reati minori, mentre un quarto non ha più avuto conferma giudiziaria della propria pericolosità sociale, ma si trova recluso in condizioni di prorogatio anche a causa della difficoltà di individuare – da parte dei servizi sanitari preposti - idonei percorsi di reinserimento, dopo periodi spesso molto lunghi di internamento e di allontanamento dal proprio contesto di origine;


Politica, storia, idee http://www.enricolobina.org/wp
Gli OPG in Italia oggi sono 6. I detenuti negli OPG in Italia sono oltre 1300. Stime attuali parlano di trenta sardi reclusi in queste strutture. I cittadini cagliaritani sono passati da otto a due negli ultimi mesi;

La Commissione d'inchiesta sull’efficacia e l’efficienza del Sistema Sanitario Nazionale ha svolto un importante ed approfondito lavoro sugli OPG in Italia, documentando come gli ospiti di alcuni dei sei Ospedali Psichiatrici Giudiziari dislocati nel territorio italiano vivano a volte in condizioni di assoluta privazione ed alienazione, con scarso godimento dei più elementari diritti, reclusi in complessi fatiscenti che ricordano più prigioni medioevali che strutture moderne di riabilitazione sanitaria e sociale. A gennaio del 2012 la Commissione ha proposto un documento- approvato all’unanimità in Commissione Senato in cui si richiedeva la chiusura degli OPG. La proposta della Commissione è stata approvata come legge nazionale nello scorso febbraio dal Parlamento (legge n. 9 del 17 febbraio 2012). La legge prevede la chiusura totale degli OPG in Italia a partire da marzo 2013;

Notizie di stampa nella scorsa primavera hanno paventato l’intenzione, da parte dell’Assessorato Regionale alla Sanità, di costruire due nuovi OPG in Sardegna, uno dei quali a Cagliari. Un successivo comunicato stampa chiariva che in realtà non vi è intenzione alcuna di costruire degli OPG, ma “strutture in grado di accogliere i detenuti con patologie della psiche, con l’obiettivo di tutelare la loro salute in una cornice di sicurezza per il resto della cittadinanza”;

CONSIDERATO CHE:

Dopo la legge 180 del 1978 (Legge Basaglia), gli OPG sono visti da molti come il residuo “superstite” di una legge di riforma che ha portato all’abolizione dei manicomi ed alla creazione di servizi alternativi. Possono in questa ottica essere considerati una anomalia del sistema carcerario italiano, le cui criticità sono per altro note.


Politica, storia, idee http://www.enricolobina.org/wp
La Commissione Politiche Sociali del Comune di Cagliari ha approfondito la tematica in diverse riunioni, di cui una pubblicizzata e considerevolmente partecipata in data 23 luglio 2012; in quell’occasione sono stati ascoltati diversi interventi, fra i quali i referenti della Comunità di Recupero e di reinserimento La Collina e dell’ASARP Associazione Sarda per la Riforma Psichiatrica. Fra i convenuti è emersa con chiarezza che appare del tutto incompatibile con quanto indicato dalla Commissione nazionale procedere alla costruzione di nuovi OPG; del resto al di là di questioni puramente nominale appare evidente che si debbano immaginare luoghi principalmente rivolti alla cura delle persone e non alla loro detenzione; si è anche sottolineato, infine, come la strategia ad un tempo maggiormente efficace ed efficiente debba essere incentrata su percorsi individuali di reinserimento;

IN RAGIONE DI QUANTO SOPRA DESCRITTO IL CONSIGLIO COMUNALE DI CAGLIARI

Dichiara la propria contrarietà alla costruzione di un OPG sul proprio territorio o di una altrimenti denominata struttura con caratteristiche simili, cioè segregante e totalizzante e che abbia come finalità principale la detenzione delle persone e non la loro cura;
Auspica che i percorsi di cura e di recupero vengano separati dal momento della pena;
Chiede che la Regione Sardegna, utilizzando parte dei finanziamenti dedicati alla costruzione di nuove strutture, definisca dei percorsi personalizzati di reinserimento sociale;
Invita il Sindaco e la Giunta Comunale, ed in primo luogo l’Assessore alle Politiche Sociali, ad assicurare l’impegno dei Servizi Sociali per la definizione di questi percorsi per quanto riguarda i cittadini cagliaritani ancora segregati negli OPG.

mercoledì 22 maggio 2013

Veleni di Quirra: "Due chimici a giudizio" Così il pm Fiordalisi dopo l'inchiesta bis

Veleni di Quirra: "Due chimici a giudizio" Così il pm Fiordalisi dopo l'inchiesta bisIL PM FIORDALISI


Veleni di Quirra: "Due chimici a giudizio"
Così il pm Fiordalisi dopo l'inchiesta bis

www.unionesarda.it

Si apre un nuovo filone d'inchiesta nella vicenda giudiziaria legata ai cosidetti veleni di Quirra su cui, in questi anni, ha indagato la Procura della Repubblica di Lanusei.
Stamattina il procuratore Domenico Fiordalisi ha depositato in Tribunale una richiesta di rinvio a giudizio per i due chimici della società SGS Gilberto Nobile e Gabriella Fasciani, già imputati nella prima tranche dell'inchiesta, accusati di falsità ideologica ed omissione di atti d'ufficio. 


Secondo l'accusa i due professionisti avrebbero "sottaciuto" la presenza nei campioni esaminati di inquinanti organici, i perclorati, che producono tumori, malformazioni e malattie alla tiroide, cioè inibiscono il regolare funzionamento della ghiandola. 


Secondo il tossicologo dell'Università di Cagliari Pierluigi Caboni e il geologo Priamo Farci, periti del Pm, invece quei rifiuti organici sono presenti e sarebbero prodotti dall'uso degli esplosivi nel Poligono militare del Salto di Quirra. 


In base ai dati finora emersi, la Procura di Lanusei sostiene che in Sardegna ci sarebbe un numero di tumori e malattie tiroidee molto più alto che in qualsiasi altra parte del Paese. E la causa potrebbero essere proprio questi inquinanti organici. 

In Italia non è previsto un limite minimo, e quindi la sicurezza di non inquinamento deriva solo dalla totale assenza dei perclorati. Ora, per le decisioni del caso, gli atti sulla richiesta di rinvio a giudizio passano al Giudice dell'udienza preliminare.


martedì 21 maggio 2013

Il mondo nel 2030....


Il mondo nel 2030


Ignacio Ramonet 
Tradotto da  Daniela Trollio




Ogni quattro anni, con l’inizio del nuovo mandato presidenziale negli Stati Uniti, il National Intelligence Council (NIC), l’ufficio di analisi e di anticipazione geopolitica ed economica della CIA (NIC), pubblica un rapporto che diventa automaticamente un riferimento per tutte le cancellerie del mondo.



Anche se, ovviamente, si tratta di una visione molto parziale (quella di Washington), elaborata da un’agenzia (la CIA) la cui missione principale è difendere gli interessi degli Stati Uniti, il rapporto strategico del NIC presenta una indiscussa utilità perchè è il risultato della messa in comune – rivista da tutte le agenzie di intelligence USA – di studi elaborati da esperti indipendenti di varie università e di molti altri paesi (Europa, Cina, India, Africa, America Latina, mondo arabo-mussulmano, ecc.).


Il documento confidenziale che il presidente Barak Obama ha trovato sulla scrivania del suo ufficio alla Casa Bianca lo scorso 21 gennaio, quando ha iniziato il suo secondo mandato, è stato appena pubblicato col titolo Global Trends 2030. Alternative Worlds (Tendenze mondiali 2030: nuovi mondi possibili).


Cosa ci dice questo documento?




La principale constatazione è il declino dell’Occidente.

Per la prima volta dal secolo XV, i paesi occidentali stanno perdendo potere rispetto alle nuove potenze emergenti . Comincia la fase finale di un ciclo di cinque secoli di dominazione occidentale del mondo. Anche se gli Stati Uniti continueranno ad essere una delle principali potenze del pianeta, perderanno la loro egemonia economica a favore della Cina. E non eserciteranno più la loro “egemonia militare solitaria” come hanno fatto dalla fine della Guerra Fredda (1989). Andiamo verso un mondo multipolare in cui nuovi attori (Cina, India, Brasile, Russia, Sudafrica) costituiranno solidi poli continentali e disputeranno la supremaziona internazionale a Washington e ai suoi alleati storici (Giappone, Germania, Regno Unito e Francia).

Per avere un’idea dell’importanza e della rapidità del declassamento occidentale che si avvicina, è sufficiente segnalare queste cifre: la parte dei paesi occidentali nell’economia mondiale passerà dal 56% di oggi al 25% nel 2030 .. Una delle principali conseguenze è che gli Stati Uniti e i loro alleati probabilmente non disporranno più dei mezzi finanziari per assumere il ruolo di gendarmi del mondo ... Così che questo cambio strutturale (insieme alla profonda crisi economico-finanziaria attuale) riuscirà ad ottenere quello che né l’Unione Sovietica né Al Qaeda sono riusciti a ottenere: indebolire per lungo tempo l’Occidente.

Secondo questo rapporto, in Europa la crisi durerà almeno un decennio, cioè fino al 2023 ... E, sempre secondo questo documento della CIA, non è sicuro che l’Unione Europea riesca a mantenere la sua coesione. Nel frattempo viene confernata l’emergenza rappresentata dalla Cina come seconda economia mondiale, con l’aspirazione di diventare la prima. Nello stesso tempo gli altri paesi del gruppo cosiddetto BRICS (Brasile Russia, India e Sudafrica) si piazzano in seconda linea, in diretta competizione con gli antichi imperi dominanti del grupppo JAFRU (Giappone, Germania, Francia, Regno Unito).

Al terzo posto appaiono ora una serie di potenze intermediarie, con demografia in rialzo e forti tassi di crescita economica, chiamate anch’esse a diventare poli egemonici regionali e tendenti a trasformarsi in un gruppo di influenza mondiale, il CINETV (Colombia, Indonesia, Nigeria, Etiopia, Turchia, Vietnam).

Ma, da qui al 2030, nel Nuovo Sistema Internazionale, alcune delle più grandi collettività del mondo non saranno paesi ma comunità unite e legate fra sé attraverso internet e le reti sociali. Ad esempio “Facebooklandia”: più di mille milioni di utilizzatori... O “Twitterlandia”, più di 800 milioni... la cui influenza nel “gioco dei troni” della geopolitica mondiale potrà rivelarsi decisiva. 

Le strutture di potere si diluiranno grazie all’accesso universale alla rete e all’uso di nuovi strumenti digitali. Riguardo a questo il rapporto della CIA annuncia l’apparizione di tensioni tra cittadini e alcuni governi iin dinamiche che diversi sociologi definiscono ‘post-politiche’ o post-democratiche’ ... Da un lato la generalizzazione dell’accesso alla Rete e l’universalizzazione dell’uso di nuove tecnologie permetteranno alla cittadinanza di raggiungere alte quote di libertà e di sfidare i propri rappresentanti politici (come durante la primavera araba o la crisi degli ‘indignados’). Ma allo stesso tempo, secondo gli estensori del rapporto, questi stessi strumenti elettronici daranno ai governi “una capacità senza precedenti per vigilare i loro cittadini”.

“La tecnologia – aggiungono gli analisti di Global Trends 2030 – continuerà ad essere la grande livellatrice e i futuri magnati di Internet, come ad esempio Google e Facebook, possiedono intere montagne di dati e gestiscono in tempo reale molta più informazione di qualsiasi governo”.

Per questo la CIA raccomanda all’Amministrazione USA di far fronte a questa eventuale minaccia rappresentata dalle grandi corporations di Internet attivando lo Special Collection Service, un servizio di intellegence ultra/segreto – amministrato insieme dalla NSA (National Security Service) e dallo SCE (Service Cryptologic Elements) delle Forze Armate – specializzato nella captazione clandestina di informazioni di origine elettromagnetica. Il pericolo che un gruppo di imprese private controlli tutta questa massa di dati risiede, principalmente, nel fatto che potrebbe condizionare il comportamento su grande scala della popolazione mondiale e anche delle entità governative. Si teme anche che il terrorismo yihaidista venga sostituito da un cyber-terrorismo ancor più spaventoso.

La CIA prende sul serio questo nuovo tipo di minaccia, il fatto che, alla fine, il declino degli Stati Uniti non sarà stato causato da una minaccia esterna ma da una crisi interna: il crollo economico iniziato nel 2008.

Il rapporto insiste sul fatto che la geopolitica di oggi deve interessarsi dei nuovi fenomeni che non abbiano, principalmente, un carattere militare. Ma, anche se le minacce militari non sono scomparse (si veda le intimidazioni armate contro la Siria o il recente atteggiamento della Corea del Nord e il suo annuncio di un possibile uso delle armi nucleari), i pericoli principali che oggi corrono le nostre società sono di ordine non-militare: cambio climatico, conflitti economici, crimine organizzato, guerre elettroniche, esaurimento delle risorse naturali...

Su quest’ultimo aspetto, il rapporto indica che una delle risorse che più velocemente si sta esaurendo è l’acqua dolce. Nel 2030 il 60% della popolazione mondiale avrà problemi di rifornimento di acqua, dando luogo all’apparizione di “conflitti idrici” ... Riguardo alla fine degli idrocarburi invece, la CIA si mostra molto più ottimista degli ecologisti. Grazie alle nuove tecniche della ‘fratturazione idraulica’, lo sfruttamento di petrolio e gas di scisto sta raggiungendo livelli eccezionali. Gli Stati Uniti sono già autosuffcienti per quanto riguarda il gas e nel 2030 lo saranno per quanto riguarda il petrolio, il che abbassa i loro costi di produzione manifatturiera e suggerisce la ri-localizzazione delle loro industrie. Ma se gli USA – principali importatori di idrocarburi – smettono di importare petrolio, si può prevedere che i prezzi cadranno. Quali saranno allora le conseguenze per gli attuali paesi esportatori?

Nel mondo verso cui andiamo, il 60% delle persone vivrà, per la prima volta nella storia dell’umanità, nelle città. E, a conseguenza della riduzione della povertà, le classi medie saranno dominanti e si triplicheranno, passando dai 1.000 ai 3.000 milioni di persone. Questo fatto, anche se rappresenta in sé una colossale rivoluzione, porterà  conseguenze, tra altri effetti, una cambiamento generale nelle abitudini alimentari e, in particolare, un aumento del consumo di carne su scala planetaria. Il che aggraverà la crisi ambientale. Perchè si moltiplicherà l’allevamento del bestiame, dei maiali e dei polli; e questo implica una spreco di acqua (per produrre mangimi), di pascoli, di fertilizzanti e di energia. Con conseguenze negative in termini di effetto serra e riscaldamento globale....

Il rapporto della CIA informa anche che, nel 2030, gli abitanti del pianeta saranno 8.400 milioni ma l’aumento demografico finirà in tutti i continenti tranne l’Africa, con il conseguente invecchiamento generale della popolazione mondiale. Invece il legame tra l’essere umano e le tecnologie protesiche accelererà la mess a punto di nuove generazioni di robots e l’apparizione di “superuomini” capaci di prodezze fisiche e intellettuali inedite.

Poche volte si può predire il futuro. Non per questo bisogna smettere di immaginarlo in termini di prospettiva.
Prepariamoci ad agire davanti a differenti circostanze possibili, delle quali una sola si avvererà.

Anche se abbiamo già avvertito che la CIA ha il suo punto di vista soggettivo sul cammino del mondo, punto di vista condizionato dal prisma della difesa degli interessi statunitensi, il suo rapporto quadriennale non per questo non può costituire uno strumento estremamente utile.

La sua lettura ci aiuta a prendere coscienza delel rapide evoluzioni in corso, e a riflettere sulla possibilità di ognuno di noi ad intervenire e fissare la rotta.
Per costruire un futuro più giusto.




Per concessione di Centro di Iniziativa Popolare G. Tagarelli
Fonte: http://tinyurl.com/c57642rData dell'articolo originale: 01/05/2013
URL dell'articolo: http://www.tlaxcala-int.org/article.asp?reference=9684 

sabato 18 maggio 2013

BOSTON VERITA' : La "Connection cecena", Al Qaeda ecco come si inventa la nuova leggenda del terrorismo globale


Global Research darà seguito a pubblicazione di una serie di articoli e relazioni, al fine di promuovere "Boston Verità". L'obiettivo di fondo è quello di affrontare e sfidare la versione ufficiale degli eventi riguardanti gli attentati di Boston, nonché le interpretazioni contorte dei media mainstream.
Invitiamo i nostri lettori a sottoscrivere "Boston Verità" e diffondere la parola sui social media, media indipendenti e siti blog.  
http://www.globalresearch.ca/
di Michel Chossudovsky

Novemila poliziotti ben armati, squadre SWAT comprese, sono stati impiegati nella cattura di uno studente di 19 anni, dopo che il fratello,Tamerlan Tsarnaev – supposta mente dell’attentato terroristico della Maratona di Boston – era stato ucciso alla termine di un inseguimento in auto ed una sparatoria. 

 Prima di una qualsiasi indagine della polizia, lo studente 19enne era già stato indicato come colpevole, stracciando così il principio legale fondamentale della presunzione di innocenza.

Stando alle parole di un laureato in legge ad Harvard – cioè il Presidente Obama – il giovane 19enne di Boston è colpevole di crimini abominevoli (anche se al momento non ci sono ancora prove e non è stata nemmeno mossa una precisa accusa da un tribunale):

"Qualunque fosse piano che ha portato questi uomini (sospettati di) a tali atroci atti, non avranno la meglio, non possono. Qualunque cosa pensassero di ottenere, hanno già fallito... Come è possibile che dei giovani cresciuti nella nostra comunità, nel nostro Paese, ricorrano a simile violenza?". 

 Secondo il Wall Street Journal che cita il parere di uno studioso della 


materia: "...la base culturale della famiglia cecena è forse una componente importante per capire quello che ha portato i due sospetti a fare quello che hanno fatto", questo nelle parole di Lorenzo Vidino, esperto di tematiche cecene presso il Center for Security Studies di Zurigo.
 Che prosegue: … Un profilo sul social network russo Vkontakte – che sembra appartenere a Dzhokhar Tsarnaev – mostra dei video di propaganda con dei jihadisti diretti in Siria per combattere con i ribelli e contiene la citazione di versetti del Profeta Maometto. [Cosa ampiamente documentata: è noto che combattenti jihadisti stranieri siano reclutati da USA ed alleati per l’invio in Siria]. (Wall Street Journal, op cit.)

Quello che qui si vuole rendere implicito è che, anche se i sospetti non dovessero effettivamente risultare collegati ad una rete di estremisti mussulmani, la loro formazione culturale implicherebbe comunque un fondamento che li incita naturalmente a commettere atti di violenza. 

 Questa continua associazione fra Mussulmani e Terrorismo, ripetuta alla nausea nel sistema mediatico occidentale, alla fine avrà influenzato il modo di pensare, che dite? Per esempio, le identità e le motivazioni dei sospettati non sono ancora chiare ma i fratelli Tsarnaev sono già stati definiti – senza l’ombra di una prova – dei Mussulmani radicali. I Mussulmani vengono continuamente demonizzati ed è in atto una nuova ondata di islamofobia. 

 La Connection Cecena: come si inventa una nuova leggenda 

 Si sta creando una nuova leggenda: "La Connection Cecena" che minaccia l’America e la culla dell’islamismo della Federazione Russa ora viene esportata in America. Con la collaborazione dei maggiori quotidiani nazionali, le bombe della Maratona di Boston del 15 di aprile – Giornata dei Patrioti – sono incessantemente paragonate agli attacchi dell’11 settembre 2001. 


 Stando al Council of Foreign Relations:

Gli enti deputati alla sicurezza – a tutti i livelli – hanno conseguito dall’11 settembre dei sostanziali potenziamenti nei sistemi di sorveglianza e di controllo, ma continuano a sussistere rischi per la sicurezza. Molti esperti di antiterrorismo stanno domandando a gran voce una rinnovata, ancor maggiore attenzione USA di prevedere tali avvenimenti e reagire prontamente quando accadono. 

La tragedia di Boston sarà sfruttata per una nuova tornata di misure da Stato Di Polizia dirette contro altre tipologie di terroristi domestici?

 O per spingere ad ulteriori reazioni del pubblico contro i Mussulmani?

 Sarà sfruttata per far accettare una guerra santa americana – che è stata di fatto iniziata dall’amministrazione Bush – diretta contro numerosi Paesi islamici, tutti accusati di ospitare dei terroristi? 

 Stando al potente Council of Foreign Relations (che esercita un’influenza pervasiva sia sulla Casa Bianca che sul Dipartimento di Stato), le bombe di Boston, ancora una volta, "sollevano l’incubo del terrorismo sul suolo patrio, mettendo in luce la vulnerabilità di una società aperta e libera". (Ibid)

 Come soluzioni vengono proposte l’antiterrorismo, e la Legge Marziale – che implicano la sospensione delle libertà civili – invece del potenziamento delle forze dell’ordine, come si può prevedere avverrà anche dalle parole del Segretario di Stato John Kerry: "Penso sia corretto dire che tutta questa settimana ci siamo confrontati col male". 

 Il crescente consenso da parte dei media e di Hollywood ruota attorno al concetto che l’America sia ancora una volta sotto attacco. 

Questa volta i colpevoli sono terroristi mussulmani che non provengono né dall’Afghanistan né dall’Arabia saudita, ma dalla Federazione Russa:

 Stabilita una connessione fra i sospetti delle bombe alla maratona ed i separatisti ceceni, avremmo per la prima volta dei militanti dell’ex repubblica sovietica che lanciano un attacco fuori dai confini della Russia. I ribelli Ceceni negano qualsiasi collegamento con le bombe di Boston – U.S. News
Ma la "Connection cecena" è ormai nascosta nel consenso dei media. 

Il suolo patrio è minacciato da terroristi mussulmani della Federazione Russa, legati ad Al-Qaeda. 

 Dietro alle bombe c’è anche un’agenda di politica estera: la Casa Bianca ha infatti lasciato intendere che se la Connection cecena risultasse avere dei collegamenti con l’islam radicale, l’amministrazione potrebbe potenziare sia la propria attività di raccolta dati all’estero che di intelligence e sorveglianza all’interno degli Stati Uniti. 

Inoltre, questa nuova narrazione sul terrorismo coinvolge jihadisti della Federazione Russa e non più mediorientali, il che rivela precise implicazioni geopolitiche: potrà essere usata per esercitare pressioni su Mosca e staremo a vedere quale tipo di propaganda verrà usata sui media. 

 Al Qaeda e la CIA 

 Gli americani sono fuorviati dai media che scrutano con attenzione alle origini storiche del movimento jihadista ceceno ed ai suoi stretti collegamenti con l’intelligence americana. 

 In verità il movimento jihadista è proprio una creatura dell’intelligence americana che ha anche portato allo sviluppo dell’Islam politico. Mentre il ruolo della CIA a sostegno della jihad islamica (comprese la maggior parte delle organizzazioni affiliate ad Al-Qaeda), è già ampiamente documentato, c’ sono prove che l’FBI abbia occultamente equipaggiato ed addestrato potenziali terroristi all’interno degli USA. (Si veda James Corbett, The Boston Bombings in Context: How the FBI Fosters, Funds and Equips American Terrorists, Global Research 17 Aprile, 2013) 

 L’agenda della CIA a partire dagli ultimi anni ’70 consisteva nel reclutare ed addestrare jihadisti combattenti per la libertà (Mujahidin) per portare una "guerra di liberazione" diretta contro il governo secolare afgano favorevole alla Russia. 


Ronald Reagan incontra comandanti jihadisti afgani alla Casa Bianca nel 1985 ( Reagan Archives 
La "Jihad islamica" (guerra santa contro i sovietici) è diventata parte integrante degli interessi della CIA. Era appoggiata da USA ed Arabia Saudita, con una grossa parte dei fondi derivanti dal fiorente commercio della droga: 
 "nel marzo 1985, il presidente Reagan firmò la National Security Decision Directive 166… autorizzava aiuti occulti ai Mujahidin, e chiariva che la guerra segreta afghana aveva, quale nuovo scopo, lo sconfiggere le truppe sovietiche in Afghanistan grazie ad operazioni occulte volte ad incoraggiare il ritiro sovietico. Il nuovo appoggio segreto americano iniziò con un massiccio aumento nella fornitura di armi che salì a 65.000 tonnellate l’anno dal 1987 e con un flusso infinito di specialisti della CIA e del Pentagono che si recavano nei quartier generali dell’ISI pakistana attraverso la rotta principale vicino a Rawalpindi, Pakistan. Lì, gli specialisti CIA si incontravano con i funzionari dell’intelligence pakistana per coordinare le operazioni". (Steve Coll, The Washington Post, 19 luglio, 1992) 

 La CIA reclutò un gran numero di Mujahidin da svariati Paesi mussulmani, incluse regioni autonome e repubbliche mussulmane dell’allora Unione Sovietica. (Per un’ulteriore analisi si veda Michael Chossudovsky, Al Qaeda and the "War on Terrorism", Global Research, 20 gennaio, 2008) 
Al Qaeda e la Jihad cecena 
 La Cecenia è una regione autonoma della Federazione Russa. 
Fra gli addestratori reclutati nei primi anni ’90 c’era il capo della ribellione cecena Shamil Basayev il quale, alla fine della Guerra Fredda, guidò la secessione della Cecenia, la prima contro la Russia. 
 Durante il suo addestramento in Afghanistan, Shamil Basayev si legò al comandante saudita, veterano dei Mujahidin, “Al Khattab” che aveva combattuto come volontario in Afghanistan. Solo pochi mesi dopo il ritorno di Basayev a Grozny, Khattab fu invitato (erano gli inizi del 1995) ad impiantare una base militare in Cecenia, finalizzata all’addestramento dei combattenti Mujahidin. Stando alla BBC, l’invio di Khattab in Cecenia fu organizzato attraverso la sede saudita della International Islamic Relief Organisation, una organizzazione militante religiosa – finanziata dalla moschee e da ricchi personaggi – che canalizzava fondi verso la Cecenia. (BBC, 29 Settembre 1999).
Shamil Basayev I fatti indicano come, alla fine degli anni ’80, Shamil Basayev avesse legami con l’intelligence USA. Fu coinvolto nel colpo di Stato del 1991 che portò alla rottura dall’Unione Sovietica. Successivamente prese parte alla dichiarazione unilaterale d’indipendenza della Cecenia dalla Federazione Russa, novembre 1991. Nel 1992 guidò una rivolta contro i combattenti armeni nell’enclave del Nagorno-Karabakh. Fu coinvolto anche in Abkhazia, la regione dissidente della Georgia a predominanza mussulmana.
La prima guerra cecena (1994 -1996) fu lanciata nell’immediatezza del crollo dell’Unione Sovietica ed era parte di una operazione USA occulta, volta a destabilizzare la Federazione Russa. La seconda guerra cecena è del 1999-2000. 
 A grandi linee, le stesse tattiche di guerriglia applicate in Afghanistan sono state usate in Cecenia. Stando a Yossef Bodansky, direttore della Task Force on Terrorism and Unconventional Warfare del Congresso USA, le rivolte cecene furono pianificate durante una riunione segreta di HizbAllah International tenutasi nel 1996 a Mogadiscio, Somalia. (Levon Sevunts, "Who’s Calling The Shots? Chechen conflict finds Islamic roots in Afghanistan and Pakistan", The Gazette, Montreal, 26 ottobre 1999). 
 È ovvio che il coinvolgimento dell’intelligence pakistana (ISI) in Cecenia vada ben oltre il rifornire i Ceceni di armi ed addestramento. 
L’ISI è stabilmente collegato alla CIA e da essa utilizzata come infiltrato nella guerra cecena. 
Attraverso la Cecenia e il Dagetsan passa il principale oleodotto russo e, benché Washington condanni il terrorismo islamico, i primi beneficiari delle guerre cecene sono i grandi gruppi petroliferi anglo-americani in cerca del controllo completo sia sulle risorse petrolifere che sui corridoi degli oleodotti che fuoriescono dal bacino del Mar Caspio. 
 I due principali eserciti ribelli ceceni (all’epoca guidati dallo scomparso comandante Shamil Basayev e Emir Khattab), ammontavano a 35.000 unità, ed erano appoggiati dalla CIA e dall’ISI, che giocò un ruolo chiave nell’organizzare ed addestrare l’esercito ribelle ceceno:
 "[Nel 1994] l’Inter Services Intelligence pakistano [in associazione con la CIA] organizzò le cose in modo che Basayev ed i suoi fedeli luogotenenti fossero sottoposti ad un intenso indottrinamento islamico e ad un addestramento alla guerriglia nella provincia afgana di Khost presso il campo di Amir Muawia, creato nei primi anni ’80 da CIA ed ISI e diretto dal famoso signore della guerra afgano Gulbuddin Hekmatyar. Nel luglio 1994, dopo essersi diplomato ad Amir Muawia, Basayev fu trasferito al campo di Markaz-i-Dawar, in Pakistan, per un addestramento in tattiche di guerriglia avanzate. In Pakistan, Basayev si incontrò con i più alti gradi militari e dell’intelligence, fra i quali: il Ministro della Difesa Generale Aftab Shahban Mirani, il Ministro dell’Interno Generale Naserullah Babar, ed il capo esecutivo dell’ISI per gli Affari Islamici, Generale Javed Ashraf (ora tutti pensionati). Queste relazioni di alto livello risultarono presto utili a Basayev". 
 Successivamente all’addestramento ed all’indottrinamento, Basayev fu incaricato di guidare l’assalto contro le truppe federali russe nella prima guerra cecena del 1995. La sua organizzazione sviluppò anche una fitta rete di collegamenti con organizzazioni criminali di Mosca, col crimine organizzato albanese e con la KLA. (Vitaly Romanov e Viktor Yadukha, "Chechen Front Moves To Kosovo", Segodnia, Moscow, 23 febbraio 2000) 
 L'insurrezione cecena, modellata sull’insorgenza jihadista afgana appoggiata dalla CIA, è servita a sua volta da modello per molti interventi militari voluti da USA-NATO, fra i quali Bosnia (1992-1995), Kosovo (1999), Libia (2011), Siria (2011). 
 Ribellione Cecena: operazioni occulte USA per destabilizzare la Federazione Russa 
La guerra cecena del 1994-1996 fu istigata dai principali movimenti ribelli contro Mosca e servì per minare le istituzioni statali secolari. L’adozione della legge islamica nelle società Mussulmane fortemente secolari dell’ex Unione Sovietica servì agli interessi strategici USA della regione.
 In molte località cecene venne creato un sistema parallelo di governi locali, controllati dalla milizia islamica ed in alcuni villaggi e piccole città vennero istituite delle Corti della Sharia islamica, sotto un regime di terrore politico. 
"L’operatività di tali tribunali fu fortemente favorita dagli aiuti finanziari di Arabia Saudita e Stati del Golfo, a fronte della forte contrarietà delle popolazioni civili. Sheikh Abu Umar, Primo Giudice delle Corti della Sharia della Cecenia, giunse in Cecenia nel 1995 ed entrò nei ranghi dei Mujahidin sotto la guida di Ibn-ul-Khattab. … " (Global Muslim News, Dicembre 1997). 
 Il movimento wahabita non solo ha cercato di infiltrare le istituzioni statali del Dagestan e della Cecenia, ma ha anche tentato di allontanare i tradizionali capi Mussulmani Sufi. In effetti, la resistenza ai ribelli islamici ed ai combattenti stranieri nel Dagestan era basata sull’alleanza dei governi locali (secolari) con gli sceicchi Sufi: 

"Questi gruppi [Wahabiti], sono una esigua minoranza molto ben finanziata e molto ben armata. Con i loro attacchi vogliono instillare il terrore nel cuore delle masse... Questi gruppi vogliono potenziare, creando anarchia ed illegalità, la loro linea di islamismo duro ed intollerante... Sono gruppi che non rappresentano l’Islam come è normalmente visto, quello sostenuto dalla maggioranza dei Mussulmani e degli studiosi islamici per i quali l’Islam rappresenta un esempio di civiltà e di perfette moralità. Questi gruppi non rappresentano nulla di più di un movimento anarchico nascosto dietro un’etichetta islamica... la loro intenzione non è quella di costituire uno Stato islamico, ma quella di creare uno stato di confusione nel quale avrebbero la possibilità di prosperare. (Mateen Siddiqui, "Differentiating Islam from Militant ’Islamists’" San Francisco Chronicle, 21 Settembre 1999) 

 La seconda guerra cecena fu poi scatenata da Vladimir Putin nel 1999, nell’ottica di rafforzare il ruolo del governo centrale e sconfiggere i terroristi appoggiati dagli USA in funzione anti-russa. 


"False Flags" 

Il 19enne sospettato è un fantoccio. Non è neppure nato in Cecenia. Né lui né il fratello 

collegamenti con il movimento jihadista, ma i media USA stanno confezionando con cura una "Chechen Connection" che punta ad un modello di comportamento implicito, da associare ai Mussulmani.

 I due fratelli hanno passato in America 10 anni della loro vita, un periodo decisamente formativo per le loro vite, ed hanno avuto il normale comportamento degli immigranti di prima generazione; così ci ha detto Mitchell Silber, ex operativo dell’intelligence nel New York Police Department. "La domanda è: cosa ha scatenato il cambiamento? È stato il nazionalismo ceceno? È iniziato con il nazionalismo ceceno per poi volgersi verso la causa jihadista pan-islamica?" (Renewed Fears About Homegrown Terror Threat", WSJ 20 Aprile 2013) 


 Ad ogni modo, dalla loro famiglia abbiano prove che l’FBI li avesse schedati già parecchi anni prima delle bombe di Boston e che fossero oggetto di frequenti minacce e provocazioni. L’FBI aveva "intervistato" Tamerlan Tsarnaev nel 2011, la cosa è confermata dal Wall Street Journal ed è chiarissimo che il governo USA non è impegnato nel combattere i terroristi, tutt’altro. 

L’intelligence USA ha reclutato ed allevato terroristi per più di 30 anni mentre, al tempo stesso, alimentava la storiella che questi terroristi – che non son altro che persone in buona fede manovrate dalla CIA – costituissero una minaccia per la patria americana. Come sappiamo, queste supposte minacce di un nemico esterno non sono che uno stratagemma propagandistico che alimenta e giustifica la cosiddetta "Guerra Globale al Terrorismo"(GWOT). 

 Lo schema mentale della "Guerra Globale al Terrorismo": qual è la verità

 Lo sviluppo di una milizia di terroristi islamici presente in svariati Paesi del mondo è parte di un intricato progetto dell’intelligence USA. Se da una parte i fratelli Tsarnaev vengono accusati senza prove di un loro legami col terrorismo ceceno, la domanda importante è chi c’è dietro al terrorismo ceceno? In una logica del tutto sconfessata e ufficialmente innominabile, gli stessi fautori della Guerra Globale al Terrorismo – guerra diretta contro i Mussulmani – sono di fatto anche gli architetti del terrorismo islamico. 

Lo schema mentale della "Guerra Globale al Terrorismo" ha fruttato, per reazione, il consenso di milioni di Americani portati a credere che per proteggere la democrazia sia necessario un apparato di polizia militarizzata. Costoro non si rendono conto invece che la fonte principale del terrorismo, fuori e dentro i confini dell’America, è proprio il governo americano. Il sistema della stampa allineata è il braccio propagandistico di Washington, impegnato nel descrivere i Mussulmani come una minaccia per la sicurezza nazionale. Giunti a questo bivio della Storia del mondo, all’incrocio fra l’economia mondiale e la crisi sociale, le bombe di Boston giocano un ruolo centrale perché forniscono la giustificazione per l’Homeland Security State e per l’evoluzione verso uno Stato di Polizia indicato quale mezzo per proteggere le cosiddette libertà civili. 

La sospensione dell’habeas corpus e la tortura vengono considerate a ragione dei mezzi per rafforzare la Costituzione. Contemporaneamente, i terroristi – creati ed appoggiati dalla CIA – sono sfruttati per partecipare ad atti terroristici false flag e diventare il mezzo per giustificare una crociata militare mondiale contro i Paesi Mussulmani che, incidentalmente, sono anche i maggiori produttori mondiali di petrolio. "Eventi che produrranno il massimo di danni" 

"Massive Casualty produzione di eventi"

Generale Tommy Franks

Nell’affermazione del Generale Tommy Franks c’è la nozione e la convinzione che le morti di civili siano necessarie per accendere la consapevolezza e fare appello al sostegno del pubblico per la guerra globale al terrorismo. "Un nuovo colossale evento terroristico, capace di produrre molti danni e morti, accadrà da qualche parte nel mondo occidentale – forse negli USA – e porterà la nostra popolazione a dubitare della nostra Costituzione e ad iniziare a militarizzare il nostro Paese al fine di impedire che se ne ripeta un altro". (Intervista al Generale Tommy Franks, Cigar Aficionado, Dicembre 2003) 

 Se la natura delle bombe di Boston è completamente diversa dall’evento catastrofico al quale allude il Generale Tommy Franks, nondimeno l’amministrazione USA sembra impegnata nella logica della "militarizzazione del Paese quale mezzo per proteggere la democrazia". 

 Gli avvenimenti di Boston sono già stati sfruttati per accendere il sostegno pubblico ad un esteso apparato anti-terroristico interno che potrebbe essere operativo attraverso omicidi stragiudiziali contro i cosiddetti terroristi domestici auto-radicalizzatisi: 

"Dal 2001 la politica dell’antiterrorismo USA si è ampiamente focalizzata sull’uccidere terroristi all’estero od impedire loro di entrare negli USA. Ma le bombe di Boston sono lì a dimostrare come la diffusione delle tattiche terroristiche hanno già superato i confini nazionali e la nuova sfida sarà contrastare i piccoli gruppi di individui presenti all’interno degli USA; un compito difficile". 

 Bruce Riedel, direttore dell’Intelligence Project alla Brookings Institution – pensatoio indipendente di Washington – ha dichiarato che l’attacco di Boston rappresenta un antipasto : "Questo sarà probabilmente il volto dei futuri attacchi terroristici negli Stai Uniti" aggiungendo che "un piccolo numero di radicali che hanno vissuto e sono cresciuti in America, che si documentano su internet e che portano degli attacchi, rappresenta il peggior incubo per l’antiterrorismo". (WSJ, 20 Aprile, op cit) 

 Il Generale Franks ha indicato un evento terroristico che produca il massimo di danni quale decisivo punto di cambiamento politico. Le bombe di Boston sono un tale punto di transizione, sono uno spartiacque che contribuirà alla sospensione di un modo di governare secondo Costituzione?

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