sabato 2 novembre 2013

Documento politico di SIS-MA sul Fronte Unidu Indipendentista

Riceviamo il documento di Sis.ma , che pubblichiamo volentieri affinché sia motivo di aperto dibattito tra tutti i movimenti indipendentisti nella nostra Sardinya.

Avevamo già parlato e messo in evidenza le storture a cui siamo andati incontro nel Fronte Unidu Indipendentista, critica politica atta alla costruzione di pratiche alternative,  abbiamo espresso le nostre perplessità sul progetto , sulla strada percorsa e sulla "democraticità" espressa, ma ci pare che le critiche siano rimaste inascoltate, visto il documento sotto riportato, che gli amici di Sis.ma hanno redatto.

"Un altro punto che ci dà notevole fastidio è la questione "democrazia", ovvero la pratica della delega previo voto segreto; perché così non si rispettano le molteplici situazioni e soggettività espresse nel territorio, vuoi per mancanza di strutturazione o di leggerezza partecipativa , si va a premiare elettivamente con i delegati, chi ha una struttura di tipo chiuso come un partito."

Ci pare che questo aspetto venga condiviso ampiamente anche dagli amici di Sis.ma.

Il documento, pensiamo,  è più che condivisibile e portatore di innovativa visione partecipativa, a cui nessuno dei soggetti interessati deve fuggire, ne con chiusure di  aspetto ideologico dogmatico o neo-pragmatico ne con discorsi pseudo-democratici o di opinione qualunque; non si faccia critica di getto senza la riflessione e il rispetto dovuti, all'analisi politica esposta nel documento.

Bonu traballu a totus

Sa Defenza




SINISTRA INDIPENDENTISTA SARDA – MOVIMENTO ANTICAPITALISTA

AI COMPAGNI DEL FRONTE INDIPENDENTISTA FORMATO A GHILARZA NELL’ASSEMBLEA POPOLARE DELL’ 8 SETTEMBRE 2013

L'assemblea di Ghilarza dell'8 settembre 2013, cui Sis-ma, dopo una adeguata valutazione interna, ha partecipato discutendone le prospettive, ha avviato un percorso sul quale la nostra Organizzazione ha posto importanti riserve. Nonostante questo abbiamo temporaneamente messo in mora il nostro carattere di organizzazione e ci siamo resi disponibili per favorire la funzionalità del passaggio successivo, ovvero la proficua riunione delle assemblee territoriali, la discussione di proposte di programma e l'elezione dei delegati secondo le procedure date (benché da noi non condivise).

Rimarchiamo che la direzione centralizzata del percorso, che riteniamo fuori misura rispetto all'assolvimento delle incombenze pratiche, avulsa dalla disposizione politica reale maturata a Ghilarza, è comunque a noi estranea come principio. Questo metodo di azione politica ha conseguito un esito intermedio, appunto la realizzazione delle assemblee territoriali e l'assemblea dei delegati del 20 Ottobre, e presenta la misura per ora non esaltante del consenso conseguito. A questo punto è necessario che Sis.ma definisca ulteriormente tre aspetti fondamentali del percorso fin qui seguito, che consideriamo legati l'uno all'altro e per noi assolutamente sostanziali e dirimenti, che conducono alle conclusioni unanimemente approvate dai membri della nostra Organizzazione: 

1: il primo punto riguarda l'alternativa di priorità tra il FRONTE DI RESISTENZA SOCIALE e la PARTECIPAZIONE ELETTORALE INDIPENDENTISTA.
Ribadiamo che noi poniamo come prioritaria e necessaria la costruzione del fronte di resistenza e come del tutto secondaria (e solo alla condizione che non sia inutile, o addirittura dannosa nell'eventualità di una guerra di visibilità tra formazioni indipendentiste frantumate e reciprocamente contrapposte) la partecipazione elettorale; questo convincimento non è indebolito, ma se possibile rafforzato dalla constatazione della deriva confusa cui sembrano destinati i vari altri gruppi indipendentisti, ingabbiati tra la persistenza di spinte particolaristiche e la conseguente ricerca di alleanze improprie.     

2: il secondo punto riguarda l'alternativa di significato tra il FRONTE UNITARIO e il FRONTE UNITO.
Pensiamo che non vi sia nei fatti nessun "fronte unito" e che evocarlo in una formula di pura propaganda in piena fase elettorale sia sbagliato, in quanto si rischia di inflazionare in poche settimane un valore che deve essere capace di ben altra durata; un proposito (attuale) non è un fatto (futuro), ed è per questo che esso si definisce e si deve manifestare propriamente come "fronte unitario"; ne consegue la adozione di mezzi adeguati alla realizzazione dell'obiettivo di unitarietà (a partire da uno Statuto e un Regolamento condivisi e dalla reale ricerca di una espansione unitaria), e non di mezzi adeguati a una campagna elettorale di autoposizione e differenziazione precostituita, e cioè di segno diametralmente opposto al proposito unitario enunciato.

3: il terzo punto riguarda l'alternativa di decisionalità politica tra l'ASSEMBLEA PERMANENTE e il COMITATO DEI DELEGATI, come abbiamo cercato ripetutamente e vanamente di rimarcare. La forma permanente dell'assemblea non significherebbe che essa deve essere aperta continuamente, ma che essa ed essa sola deve essere la sede permanente della formazione del processo e della decisionalità, in funzione dell'allargamento del fronte secondo il suo fine unitario; e che di conseguenza il comitato dei delegati deve avere soltanto una funzione tecnica di raccolta e di ordinamento dei materiali che emergono in sede di assemblea, senza rituali di precostituzione dell'ordine del giorno, di voto segreto, di riunioni riservate e di fatto compiuto.

CONCLUSIONE: in considerazione del fatto che tutte le riserve da noi espresse già nell'assemblea di Ghilarza restano per noi tanto sostanziali quanto irrisolte, e che l'indirizzo adottato in queste settimane dall'istanza direttiva piuttosto che scioglierle o attenuarle le ha integralmente rafforzate, riteniamo corretto ribadire la seguente chiarificazione sulla nostra condotta:


1: riteniamo necessaria, nella costruzione di un fronte quale quello da noi auspicato che impegna impostazioni e storie molto diverse, una forma democratica garantita statutariamente e chiaramente regolata nelle sue funzioni;

2: sosteniamo la necessità di sviluppare il percorso aperto a Ghilarza a prescindere dalla diversità di giudizio dei diversi soggetti sulla opportunità di partecipazione alle elezioni; resta quindi aperto per noi l'impegno essenziale per la  costruzione di un FRONTE UNITARIO INDIPENDENTISTA DI RESISTENZA SOCIALE; 

3: per quanto ci riguarda come organizzazione politica Sis- Ma, non sussistono secondo noi oggi a riguardo della partecipazione alle elezioni le condizioni minime di opportunità: né le condizioni utili ad un sufficiente risultato elettorale, né tanto meno le condizioni utili a fare della partecipazione diretta uno strumento favorevole alla costruzione di un ampio fronte di resistenza; consideriamo il percorso aperto a Ghilarza positivo ma non adeguato a questo scopo; di conseguenza riteniamo di fatto impraticabile la nostra collaborazione alla formazione del FRONTE INDIPENDENTISTA UNIDU (così denominato in seguito alla riunione dei delegati del 20 ottobre) in quanto finalizzato al percorso elettorale.




SIS-MA, 23 ottobre 2013.

domenica 27 ottobre 2013

AVAAZ. ASTUZIA ED INGANNI. COME TI SEDUCO IL MILITANTE ONESTO. SOLIDARIETA'. UMANITARISMO. GUERRA. ANCHE QUESTO E' IMPERO.

AVAAZ. ASTUZIA ED INGANNI. COME 

TI SEDUCO  IL MILITANTE ONESTO. 

SOLIDARIETA'. UMANITARISMO. GUERRA.

ANCHE QUESTO E' IMPERO.




NON FIRMATE 


PIU'

A. Boassa




Molti militanti mi hanno chiesto di firmare delle petizioni con Avaaz. Petizioni giuste preciso. Berlusconi , debito pubblico ...
Non ho firmato . 


La strategia di Avaaz è semplice e allo stesso tempo ben elaborata . Lanciare campagne progressiste che naturalmente non siano contrarie agli interessi dell'impero ed infilare (Totò avrebbe detto tomo tomo cacchio cacchio) , con modalità "solidali" e "umanitarie" , i criminali obiettivi delle banche, delle multinazionali , della CIA ...

Alcuni esempi . Siria . Ecuador .
Siria . "Il presidente Obama può anche lanciare delle incursioni ma non ha il necessario supporto popolare per una vera guerra ..." Come a dire che "una vera e propria guerra" sarebbe giusta perché umanitaria ma purtroppo per Avaaz non si può fare perché manca l'istigazione alla guerra da parte del popolo . Curioso . Il popolo al quale Avaaz si affida questa volta non è stato all'altezza .


L'organizzazione "pacifista" si lamenta che "negli ultimi due anni la comunità internazionale ha lasciato vergognosamente la situazione in stallo , abbandonando a se stessi i cittadini siriani" . Nessun accenno ai tagliagole Jihadisti armati dalle petromonarchie e dall'Occidente . Sulle armi chimiche Avaaz non ha dubbi proprio come Obama e kerry. Si disinteressa di Carla Del Ponte , delle prove satellitari presentate dai Russi all'Onu , delle intercettazioni telefoniche e sopratutto non sente la necessità di attendere gli esiti degli ispettori dell'ONU dato che risulta " evidente a tutti come l'attacco sia stato lanciato dalle forze del regime ".


Ecuador . Petizione . Si chiede a Correa , Presidente dell'Ecuador di ritirare l'autorizzazione per la ricerca del petrolio nel nord-est del paese per non arrecare danni alle foreste pluviali e agli stessi indigeni . Una "giusta" campagna a favore dell'ambiente e dei diritti umani . E dunque come non firmare ? Veniamo a sapere che per venti anni le aziende americane avevano fatto scempio di vaste aree dell'Ecuador ma Avaaz nulla aveva proposto

Veniamo a sapere che Correa aveva buttato fuori dall'Ecuador le aziende USA in modo che le ricchezze petrolifere venissero gestite da una compagnia statale nazionale , la Petroamazonas , i cui profitti invece di volare verso gli States finanziano i servizi sociali in loco . Veniamo a sapere ,tra l'altro, che l'azienda statale può prospettare ma non estrare il petrolio senza la convalida di un referendum . E non dobbiamo dimenticare quanto sia "odioso" Rafael Correa un personaggio che ha chiuso la base militare USA ,che non ha pagato una parte del debito perché giudicato "una truffa dei banchieri", che ha ospitato e protetto nella sua ambasciata il "terrorista" Julian Assange .
L'Ecuador non è più il cortile di casa degli Usa . Ciò è intollerabile per l'impero . Urge destabilizzazione . 

Avaaz può fare la sua parte.
Del resto perché agire diversamente ? 

Creata da Soros , spietato speculatore ,finanziatore della campagna alla presidenza di Obama, con illustri dirigenti come Tom Perriello che ,come deputato,ha votato per il proseguimento della guerra in Afghanistan , o come Richen Patel dirigente della Rockefeller Foundation e della Bill Gates Foundation, Avaaz potrebbe realmente agire per la pace e per la giustizia sociale ?

Ringrazio Patrick Boylan di Peacelink delle molte informazioni acquisite e chiedo a chi ha letto queste note e non le ha ritenute una stupidata di condividere e di far girare 



sabato 26 ottobre 2013

ZUCCHERO , L'AMARA VERITA'

ZUCCHERO , L'AMARA VERITA'

Gary Taubes,

The New York Times Magazine,





È difficile evitare la
conclusione che lo
zucchero provoca il
tumore, anche se
questa affermazione
può sembrare drastica
e senza precedenti

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Nella figura qui sopra potete osservare le quattro strutture ad anello possibili per il fruttosio. Due strutture con un ciclo a sei atomi, dette piranosiche, e due strutture con cinque atomi, dette furanosiche.
Il 26 maggio 2009 Robert Lustig ha tenuto una conferenza dal titolo “Zucchero: l’amara verità”,

che nel luglio del 2010 è stata postata su YouTube. Da allora il filmato è stato visto più di 800mila volte e ha avuto una media di 50mila nuovi spettatori al mese. Sono numeri piuttosto
sorprendenti per una dissertazione di un’ora e mezza sulla biochimica del fruttosio e la fisiologia umana.

Lustig è uno specialista di endocrinologia pediatrica e il massimo esperto di obesità infantile alla School of medicine dell’università della California di San Francisco, una delle migliori facoltà di medicina degli Stati Uniti.

Ma il successo della conferenza ha poco a che vedere con le credenziali di Lustig e si deve piuttosto alla sua convincente tesi sullo zucchero, che lui definisce una “tossina” o un “veleno”. Con il termine “zucchero” Lustig non intende solo la sostanza bianca e granulosa che mettiamo nel caffè – tecnicamente conosciuta come saccarosio – ma anche lo sciroppo di mais ad alto contenuto di fruttosio, quello che Lustig definisce “l’additivo più demonizzato che si ricordi”.

Se Lustig ha ragione, l’eccessivo consumo di zucchero è la causa principale del vertiginoso aumento dei casi di obesità e diabete negli Stati Uniti negli ultimi trent’anni. Ma la sua tesi ha altre conseguenze. Implicherebbe che il consumo di zucchero è anche la probabile causa di molte patologie generalmente attribuite allo stile di vita occidentale, come le cardiopatie, l’ipertensione e vari tipi di tumori.

Il fatto che tante persone abbiano visto il video della conferenza significa che forse le parole di Lustig cominciano a essere ascoltate. I ricercatori e i funzionari del servizio sanitario che ho intervistato per questo articolo, spesso mi dicevano: “Sicuramente avrà già parlato con Robert Lustig”. E non perché Lustig abbia fatto ricerche fondamentali sullo zucchero, ma perché, a differenza di tanti studiosi, è sempre pronto a ribadire pubblicamente che lo zucchero è una sostanza tossica di cui si abusa. Secondo lui va considerato come l’alcol e le sigarette: un vero e proprio killer.

Una cosa è affermare, come quasi tutti i nutrizionisti, che una dieta sana richiede un maggior consumo di frutta e verdura, e forse meno grassi, carne rossa e sale, o che bisogna mangiare meno. Ben diverso è sostenere che un elemento particolarmente piacevole della nostra dieta non solo è poco salutare, ma potrebbe addirittura essere tossico. Eppure Lustig ha raccolto e sintetizzato una montagna di prove che giudica

Si sa che troppo zucchero fa male. Ma secondo alcuni ricercatori è più nocivo di quello che si pensa:potrebbe essere responsabile dell’aumento dei casi di diabete e di obesità. E all’origine di certi tumori abbastanza valide per condannare definitivamente lo zucchero.
Ho deciso di esaminarle perché la tesi di Lustig mi è sembrata convincente. Ho passato gran parte degli ultimi dieci anni a fare inchieste giornalistiche sull’alimentazione e le malattie croniche e sono arrivato a conclusioni analoghe a quelle di Lustig.

Cominciamo con il chiarire alcune questioni, a partire dal fatto che Lustig usa il termine “zucchero” per indicare sia il saccarosio – lo zucchero di barbabietola bianco e quello di canna scuro – sia lo sciroppo di mais ad alto contenuto di fruttosio. È un punto essenziale, soprattutto perché lo sciroppo di mais è ormai diventato “la causa principale della generale diffidenza nei
confronti degli alimenti lavorati”, dice Marion Nestle, nutrizionista della New York university e autrice di Food politics.

Eppure gli effetti biologici delle due sostanze sono di fatto identici. “Non c’è nessuna differenza tra lo sciroppo di mais ad alto contenuto di fruttosio e lo zucchero”, ha detto Lustig in una conferenza del 2010 a cui ho partecipato. “Sono entrambi nocivi – ugualmente nocivi eugualmente velenosi”.

Le calorie vuote

Lo zucchero raffinato, cioè il saccarosio, è formato da una molecola di glucosio legata a una di fruttosio. È il fruttosio, che è quasi due volte più dolce del glucosio, a distinguere lo zucchero da altri alimenti ricchi di carboidrati come il pane o le patate, che durante la digestione si scompongono in solo glucosio.

Nella forma consumata più comunemente, lo sciroppo di mais è per il 55 per cento fruttosio e per il rimanente 45 per cento quasi tutto glucosio. È stato lanciato per la prima volta sul mercato alla fine degli anni settanta e quando viene usato nelle bibite non si distingue dallo zucchero raffinato. Dato che entrambi questi zuccheri nell’intestino si trasformano in glucosio e fruttosio, il corpo umano reagisce a entrambi allo stesso modo e gli effetti fisiologici sono identici. In uno studio del 2010, Luc Tappy, un ricercatore dell’università di Losanna considerato la massima autorità mondiale negli studi sul fruttosio, ha scritto che non esiste “neanche un indizio” del fatto che lo sciroppo sia più nocivo di altre fonti di zucchero.

La questione, quindi, non è se lo sciroppo di mais è meglio o peggio dello zucchero, ma cosa fanno al nostro organismo e come lo fanno. L’opinione più difusa è che gli zuccheri al massimo provocano la carie e forniscono “calorie vuote” (cioè senza sostanze nutritive come proteine o vitamine) che tendiamo ad assumere in eccesso perché hanno un buon sapore.

Vera o falsa che sia, la tesi delle “calorie vuote” è sicuramente molto comoda perché permette di dare la colpa dell’obesità e, per estensione, del diabete (due condizioni così strettamente legate che alcuni esperti hanno coniato il termine “diabesità”), all’eccessivo consumo di alimenti in generale e allo scarso esercizio fisico, dal momento che il punto è la quantità di calorie ingerite e una caloria è sempre una caloria.


La tesi di Lustig, però, non riguarda il consumo di calorie vuote, ed era già stata avanzata dai biochimici, anche se con meno clamore. Il problema è che lo zucchero ha caratteristiche specifiche – soprattutto per il modo in cui il corpo umano metabolizza la componente di fruttosio – in grado di renderlo particolarmente nocivo, per lo meno se consumato in certe quantità.


Dritto al fegato


La definizione usata da Lustig quando spiega questo concetto è “isocalorico ma non isometabolico”. Significa che possiamo assumere 100 calorie di glucosio (da una patata, un panino o altri amidi) oppure 100 calorie di zucchero (metà glucosio e metà fruttosio), e queste calorie saranno metabolizzate in modo diverso e avranno un effetto diverso sul nostro corpo. Le calorie sono le stesse, ma le conseguenze metaboliche sono molto diverse.


Il fruttosio presente nello zucchero e nello sciroppo di mais è metabolizzato principalmente dal fegato, mentre il glucosio presente nello zucchero e negli amidi è metabolizzato da ogni cellula del corpo. Consumare zucchero (fruttosio e glucosio) significa più lavoro per il fegato che se avessimo assunto la stessa quantità di calorie di amido (glucosio). E se si consuma quello zucchero in forma liquida – una bibita o del succo di frutta – fruttosio e glucosio colpiranno il fegato più rapidamente di quando mangiamo una mela (o varie mele, per ottenere quella che i ricercatori definirebbero la dose equivalente di zucchero). La rapidità con cui il fegato deve svolgere la sua funzione influenza anche il modo in cui metabolizza il fruttosio e il glucosio.


Negli animali, o almeno nei ratti e nei topi di laboratorio, quando il fruttosio colpisce il fegato in quantità sufficiente e con sufficiente rapidità, il fegato ne trasforma buona parte in grasso. A quanto sembra questo induce una condizione nota come insulino-resistenza, che oggi è considerata il problema fondamentale dell’obesità e il diffetto alla base delle cardiopatie e del diabete di tipo 2, quello che si riscontra spesso nelle persone obese o sovrappeso. Potrebbe anche essere il punto di partenza per spiegare diverse forme di tumore.


Se quello che succede ai roditori di laboratorio succede anche agli esseri umani, e se mangiamo tanto zucchero da farlo succedere, allora siamo nei guai.
L’ultima volta che un’agenzia del governo statunitense ha esaminato a fondo la relazione tra zucchero e salute è stato nel 2005, in un rapporto dell’Institute of medicine, un istituto che fa parte delle National academies. Gli autori ammettevano che lo zucchero può aumentare il rischio di patologie cardiache e diabete, facendo perino salire il colesterolo Ldl – il cosiddetto colesterolo “cattivo” – ma non consideravano definitivi questi studi. La questione era piuttosto confusa: non era neppure possibile stabilire in quale quantità lo zucchero fosse efettivamente troppo.



Riprendendo il rapporto del 2005, uno studio dell’Institute of medicine pubblicato nell’autunno del 2010 ribadiva: “Non c’è consenso scientifico sulla quantità di zuccheri che si possono consumare in una dieta equilibrata”. Era la stessa conclusione a cui era arrivata la Food and drug administration (Fda), l’agenzia statunitense per il controllo dei farmaci e dei prodotti alimentari, l’ultima volta che aveva affrontato il problema dello zucchero, nel 1986. Gli esperti della Fda avevano detto che a parte il contributo calorico, “nessuna prova conclusiva dimostra che vi siano rischi per la popolazione quando gli zuccheri vengono consumati ai livelli attuali”. È un altro modo per dire che le prove non confutavano affatto tesi come quelle avanzate oggi da
Lustig e già allora da altri ricercatori, ma solo che non erano definitive o incontrovertibili.



Quello che dobbiamo tenere presente, sostiene Walter Glinsmann, amministratore della Fda, principale autore del rapporto del 1986 e oggi consulente della Corn reiners , l’associazione dei rainatori di mais, è che lo zucchero e lo sciroppo di mais ad alto contenuto di fruttosio possono anche essere velenosi, ma qualunque altra sostanza può esserlo se consumata in modi e in quantità innaturali per gli esseri umani. La questione è sempre la stessa: quale dose rende nociva una sostanza innocua? Quanta ne dobbiamo consumare prima che diventi pericolosa?
Quando Glinsmann e i suoi colleghi della Fda decisero che nessuna prova conclusiva dimostrava la pericolosità dello zucchero, si basarono su un consumo medio pro capite di circa 18 chili all’anno oltre alla quantità assunta naturalmente da frutta e verdura: 18 chili all’anno di “zuccheri aggiunti”, come dicono i nutrizionisti.



Questa dose equivale a 200 calorie di zucchero al giorno, cioè meno di quante ne contengano una lattina e mezza di Coca-Cola o due bicchieri di succo di mele. Se veramente consumassimo questa quantità di zuccheri aggiunti, la maggior parte dei nutrizionisti sarebbe molto soddisfatta, Lustig compreso.


Ma 18 chili l’anno erano 16 chili in meno della quantità calcolata all’epoca dagli analisti del ministero dell’agricoltura – circa 34 chili all’anno a testa – e di regola le stime di questo ministero sono considerate le più affidabili. All’inizio degli anni 2000, sempre secondo il ministero dell’agricoltura, il consumo di zuccheri era passato a più di 40 chili all’anno pro capite.
Poiché questo aumento ha coinciso con l’epidemia di obesità e diabete, la tentazione di dare la colpa del problema al saccarosio e allo sciroppo di mais è forte. Nel 1980 circa un americano su sette era obeso e quasi sei milioni erano diabetici, e i tassi di obesità non erano cambiati in modo significativo rispetto al ventennio precedente.
All’inizio degli anni 2000, quando il consumo di zucchero ha raggiunto il picco massimo, un terzo degli americani era obeso e 14 milioni erano diabetici.



Grasso e resistente


esagerare in zuccheri : il risultato
Medici e autorità sanitarie hanno ormai accettato l’idea che una condizione nota come sindrome metabolica sia uno dei maggiori se non il maggiore fattore di rischio per la cardiopatia e il diabete. Secondo le stime dei Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie, oggi ne soffrono circa 75 milioni di americani.


Il primo sintomo che i medici cercano per diagnosticare la sindrome metabolica è l’aumento della circonferenza vita. Questo significa che se una persona è sovrappeso ha una buona probabilità di avere la sindrome metabolica, e di conseguenza ha più possibilità di avere un infarto o di diventare diabetica (o entrambe le cose). Ma anche i magri possono avere la sindrome metabolica, e in questo caso hanno un rischio maggiore di cardiopatia e diabete rispetto ai magri che non hanno questa sindrome.


Quando una persona ha la sindrome metabolica le cellule del suo corpo ignorano attivamente l’azione dell’insulina, un ormone che attivando diversi processi metabolici e cellulari riduce la concentrazione di glucosio nel sangue. Questa condizione è tecnicamente nota come insulino-resistenza.


Da cosa è provocata l’insulino-resistenza? Ci sono diverse ipotesi, ma i ricercatori ritengono che una probabile causa sia l’accumulo di grasso nel fegato. In base agli studi che hanno tentato di rispondere a questa domanda, dice Varman Samuel, che studia l’insulino-resistenza alla Yale school of medicine, la correlazione tra presenza di grasso nel fegato e insulino-resistenza nei
pazienti, magri o obesi che siano, è “decisamente forte”.



Questo fa sorgere un’altra domanda: cosa provoca l’accumulo di grasso nel fegato? Una delle ipotesi più comuni è che ingrassare renda più grasso anche il fegato, ma questo non spiega il fegato grasso nelle persone magre. In parte il fenomeno potrebbe essere attribuito a una predisposizione genetica ma, tornando a Lustig, c’è anche la possibilità molto concreta che sia
provocato dallo zucchero.



Nei primi anni 2000, i ricercatori che studiavano il metabolismo del fruttosio avevano già confermato alcuni risultati e avevano valide spiegazioni biochimiche per quello che stava succedendo. Se si alimentano gli animali con abbastanza fruttosio puro o abbastanza zucchero, il loro fegato converte il fruttosio in grasso – l’acido grasso saturo palmitato per essere precisi
– che si ipotizza provochi cardiopatie perché fa aumentare il colesterolo Ldl.



Il grasso si accumula nel fegato e poi arrivano l’insulino-resistenza e la sindrome metabolica.
Secondo Michael Pagliassotti, un biochimico della Colorado state university che alla fine degli anni novanta ha condotto molti studi sugli animali, se gli animali mangiano enormi quantità di fruttosio e di zucchero (il 60 o il 70 per cento delle calorie della loro dieta) questi cambiamenti
possono verificarsi anche in una sola settimana. Ci vogliono mesi, invece, se mangiano quantità di zucchero più simili a quelle che consumano gli esseri umani: il 20 per cento circa delle calorie della loro dieta (negli Stati Uniti). In entrambi i casi, basta abolire lo zucchero e il fegato grasso scompare rapidamente portando via anche l’insulino-resistenza.



Effetti simili sono stati riscontrati anche nelle persone, però di regola i ricercatori – come Luc Tuppy in Svizzera o Peter Havel e Kimber Stanhope dell’università della California a Davis – hanno basato i loro studi solo sul fruttosio.


Anche se le ricerche sullo zucchero aumentano, si può ancora sostenere che non ci sono prove conclusive. Gli studi sui roditori non sono necessariamente applicabili agli esseri umani. E il genere di studi condotti da Tappy, Havel e Stanhope – somministrare bibite dolcificate con il fruttosio e paragonare gli efetti a quelli che si ottengono consumando bibite dolcificate con il
glucosio – non sono applicabili all’esperienza umana, perché nessuno di noi consuma mai fruttosio allo stato puro. Lo prendiamo sempre insieme al glucosio, nella composizione in parti quasi uguali dello zucchero o dello sciroppo di mais. E poi di regola la quantità di fruttosio o saccarosio somministrata in quegli studi ai roditori o ai volontari umani è enorme.
Proprio per questo le valutazioni delle ricerche efettuate finora sull’argomento concludono invariabilmente che occorrono altri studi per stabilire a quali dosi zucchero e sciroppo di mais cominciano a diventare, come dice Lustig, “tossici”.



Il combustibile insulina


Per il momento sappiamo che lo zucchero e lo sciroppo di mais, a causa delle particolarità della metabolizzazione del fruttosio e nelle quantità che consumiamo oggi, potrebbero determinare un accumulo di grasso nel fegato seguito da insulino-resistenza e sindrome metabolica, scatenando un processo che causa patologie cardiache, diabete e obesità. Forse sono davvero velenosi, ma ci vogliono anni perché arrivino a causare danni. Non succede dalla sera alla mattina.


Fino a quando non saranno condotti studi a lungo termine, non potremo sapere niente di certo.
Quali sono le possibilità che lo zucchero sia ancora più dannoso di quello che pensa Lustig?
L’obesità, il diabete e la sindrome metabolica sono tutte condizioni che fanno aumentare l’incidenza dei tumori. Per questo accennavo al fatto che l’insulino-resistenza potrebbe essere alla base di molti tumori, così come è alla base del diabete di tipo 2 e delle cardiopatie.



Il collegamento tra obesità, diabete e tumore è stato documentato per la prima volta nel 2004 in alcuni studi sulla popolazione condotti da ricercatori dell’Agenzia internazionale per la ricerca
sul cancro dell’Organizzazione mondiale della sanità. Non è una tesi in discussione: chi è obeso e affetto da sindrome metabolica ha maggiori probabilità di ammalarsi di cancro. La maggior parte dei ricercatori è d’accordo sul fatto che il rapporto tra dieta o stile di vita occidentale e tumore si manifesta attraverso questa associazione con l’obesità, il diabete e la sindrome metabolica, vale a dire l’insulino-resistenza.



Come funziona? Gli studiosi di tumori oggi ritengono che il problema dell’insulino-resistenza è che fa secernere più insulina, e l’insulina (così come un ormone correlato noto come fattore di crescita insulino- simile) di fatto facilita la crescita dei tumori.


Come mi ha spiegato Craig Thompson, che ha fatto gran parte di queste ricerche e oggi è presidente del Memorial Sloan-Kettering cancer center a New York, le cellule di molti tumori dipendono dall’insulina per trovare il combustibile (lo zucchero nel sangue) e i materiali di cui hanno bisogno per crescere e moltiplicarsi. L’insulina e il fattore di crescita insulino-simile (così come i fattori di crescita correlati) forniscono anche il segnale per avviare questo processo.
E per le cellule tumorali, più insulina c’è meglio è.



Quello che questi ricercatori chiamano segnale dell’insulina (o del fattore di crescita insulino simile) sembra essere un passaggio necessario per molti tumori umani, soprattutto quelli al seno e al colon. Lewis Cantley, direttore del centro tumori al Beth Israel deaconess medical center della Harvard medical school, sostiene che fino all’80 per cento dei tumori dipende da mutazioni o da fattori ambientali che operano aumentando o mimando l’efetto dell’insulina sulle cellule del tumore incipiente.


La maggioranza dei ricercatori che studiano il rapporto tra insulina e cancro sembra interessata soprattutto a trovare un farmaco in grado di sopprimere il segnale dell’insulina nelle cellule del tumore incipiente e quindi di inibire o scongiurare completamente la loro crescita. Molti esperti che scrivono di questo rapporto dal punto di vista della salute pubblica partono dal presupposto che livelli di insulina cronicamente elevati e insulino-resistenza siano causati dall’essere sovrappeso o dall’ingrassare.


Ma alcuni ricercatori, come Cantley e Thompson, sostengono che se l’insulino- resistenza è causata da qualcosa di diverso dall’essere semplicemente più grassi, questo qualcosa con ogni probabilità è la causa alimentare di molti tumori. Se è lo zucchero a provocare l’insulino-resistenza, allora è difficile evitare la conclusione che lo zucchero provoca il tumore – o almeno alcuni tumori – anche se questa affermazione può sembrare drastica e senza precedenti.
“Ho eliminato lo zucchero rainato dalla mia dieta e mangio il meno possibile”, mi ha detto Thompson, “perché in definitiva credo che così potrò diminuire il mio rischio di cancro”. Cantley lo dice chiaramente: “Lo zucchero mi spaventa”.



Lo zucchero ovviamente spaventa anche me. Vorrei mangiarlo con moderazione. Sicuramente vorrei che i miei due figli fossero capaci di mangiarlo con moderazione, senza consumarne quantità eccessive, ma non so cosa signiichi veramente.


Una cosa è dire che lo zucchero ci fa ingrassare: quando cominciamo a prendere peso,
possiamo mangiarne di meno. Ma stiamo parlando anche di cose che non si vedono: fegato grasso, insulino-resistenza e tutto quello che ne consegue. Ufficialmente non dovrei avere paura perché le prove non sono conclusive, però sono preoccupato lo stesso.



giovedì 24 ottobre 2013

LA BELLA ADDORMENTATA NEL BOSCO DEL CAPITALE LA SINISTRA "RADICALE" ITALIANA E LA RICERCA/ATTESA DEL PRINCIPE AZZURRO

LA BELLA ADDORMENTATA NEL BOSCO DEL 

CAPITALE LA SINISTRA "RADICALE" ITALIANA 

E LA RICERCA/ATTESA DEL PRINCIPE AZZURRO

A. Boassa




L'elemento più inquietante delle ultime imponenti manifestazioni è senza ombra di dubbio la mancanza non solo di alleanza politica ma finanche di solidarietà tra la "via maestra" del 12 e le rivendicazioni sindacali e di giustizia sociale del 18/19 . 

Se la sinistra "radicale" continua nel suo soliloquio carico di tante e giuste aspirazioni di difesa dei diritti umani , della Costituzione , dell'ambiente , dei beni comuni ma con lo sguardo rivolto sempre a destra verso personaggi e partiti responsabili dell'attuale degrado 
della finanza pubblica e del disastro produttivo e sociale si rende facilmente manipolabile a più riprese dagli obblighi di natura internazionali ai quali non potrà sfuggire perchè ritenuti ineludibili in quanto dettati da supposte "necessità oggettive" (vedi l'accordo suicida di libero scambio USA-UE , l' accettazione della devastazione territoriale tramite i poligoni , l'abbandono dei nostri spazi allo strapotere USA-NATO , la subordinazione a contratti sindacali capestro ...) .

Quanto ciò sia vero lo dimostrano i dibattiti tra i militanti che di anno in anno accolgono di volta in volta principii , ipotesi, teorizzazioni che l'anno precedente non avrebbero tollerato . E' un'educazione in progress al pensiero neoliberale che gradualmente viene impartita attraverso i media , i talk show , gli intellettuali della stampa e i telepredicatori mainstream .



Il riformismo , così come è portato avanti dalle sinistre radicali ha avuto senso ed è stato portatore di successi reali nelle fasi di crescita reale del sistema produttivo in un quadro di rappresentanza credibile dell'elettorato e di rispettata divisione dei poteri . Così è stato nell'Italia postbellica fino alla metà degli anni '70. Ma , a partire sopratutto dagli anni '80 , il padronato ha saputo sferrare un attacco violentissimo contro le conquiste popolari ottenute grazie ad una dura lotta di classe con il sostegno delle sinistre storiche.

Allo stato attuale il padronato nazionale ed internazionale nelle nuove vesti di supremazia finanziaria sul processo produttivo non è in grado di sviluppare reale crescita ma di apportare solo distruzione di capacità umane , distruzione di vite umane , distruzione dell'ambiente , rallentamento della ricerca scientifica, deterioramento delle condizioni sociali esistenziali ...


Un riformismo che voglia dialogare o addirittura collaborare con i partiti dell'austerity o che voglia stringere intese strategiche con il padronato in ossequio ai diktat internazionali è destinato ad una cocente sconfitta e alla dispersione del suo elettorato .


E dunque volgere lo sguardo da un'altra parte . Là dove stanno i soggetti del cambiamento . Ma non uno sguardo supponente di chi crede che il proprio operato sia "politica" mentre i movimenti costituiscono solo rivolte spontanee , testimonianze , rabbia , interessanti ma inconcludenti , insomma prepolitica . E dunque fondersi con chi lotta realmente per il diritto all'abitare , al reddito , per i beni comuni , per la scuola e per la sanità pubblica , per l'acqua , per i diritti dei migranti , contro la Tav , contro il Muos ...


Il 18 e il 19 hanno sfilato le punte più avanzate della lotta di classe saldando interessi ed esigenze che non hanno sempre trovato le giuste convergenze , con una capacità organizzativa che è frutto di una ricomposizione politica dal basso e che è un dato significativo rispetto allo "spontaneismo" degli anni precedenti.


E' bene che i militanti della sinistra "radicale" ne abbiano coscienza. Oggi l'unica sinistra che possa scontrarsi con i grandi potentati della finanza e della guerra predisponendo un progetto di salvezza nazionale e popolare è la sinistra antagonista.


C'e' molto da lavorare naturalmente perchè "il principe azzurro" il popolo dei lavoratori ,dei precari ,dei migranti ... riacquisti tutta la sua potenza e sappia risvegliarci dalla reificazione in cui siamo precipitati . Ce ne vuole . Ma sarà il popolo a deciderlo e non altri per lui .





martedì 22 ottobre 2013

BEFFA IRAP - COSA SARA’ DELLA ZONA FRANCA INTEGRALE?

BEFFA IRAP - COSA SARA’ DELLA ZONA FRANCA INTEGRALE?

22 ottobre 2013 
E’ IL MOMENTO DI INVERTIRE IL PROCESSO

La beffa IRAP è un chiaro segnale di sudditanza, sia che sia avvenuta per imperio del governo o per giochi elettorali è comunque un atto del sistema italiano e sardo-italianista che vuole ricordare le limitazioni di sovranità a cui deve sottostare la nazione sarda.

La Sardegna è meno sovrana delle regioni a statuto ordinarie. Paradossalmente le regioni a statuto ordinario sono su questo tema “più avanti” della nostra “regione”. Infatti, lalegge 5 maggio 2009, n. 42 in materia di federalismo fiscale, all’articolo 7, e successivamente il decreto legislativo 6 maggio 2011, n. 68, attribuisce alle Regioni ordinarie la potestà di aumentare o diminuire l’aliquota dell’addizionale regionale IRPEF nonché di ridurre le aliquote IRAP fino ad azzerarle concedendo la possibilità di disporre deduzioni dalla base imponibile.

Se non è passata una modifica “normale” all’art. 10, cosa sarà della Zona Franca Integrale? Sulla risposta non penso ci siano dubbi, la questione zona franca verrà tirata avanti sostenuta dalla spontaneità e dall’onestà dei comitati e dagli interessi elettorali della politica, che non solo sposterà il traguardo fino alle elezioni regionali ma ne complicherà l’iter con delibere ed ordini del giorno fino alla collisione finale con il governo italiano amico-nemico. Quest’ultimo , come in questa occasione sull’irap, verrà indicato come unico responsabile dell’esplosione e dissolvenza della bolla di illusione con la quale si sono tenuti a bada i comitati delle zona franca, gli artigiani e commercianti in fallimento, gli antiequitalia, i disoccupati, gli utenti dei rifornitori e tutti quelli che hanno investito le loro speranze sulla sovranità fiscale della zona franca integrale.

Basta con le umiliazioni, la Sardegna deve uscire dal disastro italiano, non ci sono altre possibilità. La politica sarda pan-italianista ha fatto più danni di tutte le altre dominazioni messe insieme, sta portando la Sardegna al disastro tenendola ancorata ad un’Italia che affonda proprio per causa del suo sistema politico parassita, disonesto e servo dei grandi usurai padroni delle banche e della finanza speculativa.

Politici di Sardegna! è il momento di invertire il processo, basta con la disastrosa convergenza verso i poli italianisti di centrodestra e di centrosinistra, se si vuole salvare la Sardegna, è necessario tornare a casa e rientrare nella cultura politica della nazione sarda. Non vi chiediamo diventare indipendentisti ma di vivere la vostra dimensione politica in maniera disgiunta dal disastroso e disonesto sistema politico italiano.

Non è una proposta in ambito elettorale ma nell’ambito della cultura politica. 
Per le prossime elezioni SNI continuerà a lavorare per dare corpo e vita al PARTITO CHE NON C’E’ , lavorerà in condivisione solo con le sintesi politiche e culturali che la nazione sarda ha generato al di fuori della colonizzazione politica italiana e italianista.


BITZI 22-10 - 2013  anno 152° Dominazione Italiana  
                  
Sardigna Natzione Indipendentzia  
IL COORDINATORE NAZIONALE 
 Bustianu Cumpostu





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