lunedì 23 luglio 2018

"EVIDENTE BUFALA FIN DALL'INIZIO": L'APPLICAZIONE FISA CONTRO CARTER PAGE ESPONE L'FBI ALLE SUE STESSE BASI FASULLE NELLA "CACCIA ALLE STREGHE"

"EVIDENTE BUFALA FIN DALL'INIZIO": 
L'APPLICAZIONE FISA CONTRO CARTER PAGE ESPONE L'FBI ALLE SUE STESSE BASI FASULLE NELLA "CACCIA ALLE STREGHE"



Carter Page
Con il rilascio, in ritardo, di sabato della richiesta di un mandato del FISA per Carter Page di cui   l'amministrazione di Obama, era desiderosa di aprire un caso per spiare un cittadino statunitense (e   probabilmente la campagna Trump), ha ricombinato una serie di fatti e allusioni da parte degli   affari di Page dei suoi rapporti in Russia, diversi rapporti stampa di varia e dubbia affidabilità e,   naturalmente, il famigerato " Dossier Steelefinanziato da Clinton, che l'FBI fece di tutto per   giustificare nonostante fosse largamente incapace di verificarne le  affermazioni.

 Forse è il più importante da tenere in considerazione, tuttavia, vi è una netta disconnessione         inconcludente tra le molteplici accuse dell'FBI contro Page e il fatto che non sia stato accusato di un   solo crimine dopo quasi due anni di indagini del Dipartimento di Giustizia ed FBI. ( DOJ / FBI)

Una volta emesso, il mandato FISA e i suoi successivi rinnovi hanno permesso all'amministrazione Obama di spiare la campagna di Trump usando un'ampia rete investigativa, quindi l'applicazione dell'ottobre 2016 ha dipinto Page nella luce più criminale possibile, come previsto, al fine di convincere il giudice di concedere il mandato FISA.  Si  accusa apertamente Page di essere una spia russa che è stata reclutata dal Cremlino, che ha cercato di "minare e influenzare l'esito delle elezioni presidenziali americane del 2016 in violazione della legge penale statunitense", si legge nel mandato di applicazione.
Per rafforzare la loro argomentazione, l'FBI usava argomentazioni circolari che presentavano le affermazioni del dossier come fossero  fatti inoppugnabili , come se " L'FBI avesse appreso  che Page si incontrava con almeno due funzionari russi" - quando in realtà era semplicemente un'altra richiesta non verificata del dossier.

ALERT: The declassified FBI warrant application attests to secret FISA court that "THE FBI LEARNED that Page met with at least two Russian officials during the trip,"as if FBI learned this independently,when in fact it's clear it relied on Clinton-paid dossier for the information








FBI represented to a federal judge that investigators knew for certain that Carter Page met w/ Igor Sechin and Diveykin. Except, the FISA app acknowledges this intel came from Steele dossier. And FBI has acknowledged dossier was not verifieid. http://dailycaller.com/2018/07/21/doj-release-carter-page-fisa/ 

Un altro approccio utilizzato per rafforzare l'appello  della FISA come fosse  una prova circolare,  hanno usato l'inclusa lettera del leader della minoranza democratica al Senato Harry Reid (NV) all'ex direttore dell'FBI James Comey, citando le presunte informazioni che Reid aveva ricevuto da John Brennanche in realtà erano a loro volta prese dal dossier finanziato da Clinton .

BREAKING: FBI's FISA warrant actually cites as "evidence" to spy on Carter Page/Trump campaign "Senate Minority Leader" Harry Reid's 2016 letter to Comey citing information he got from John Brennan who got it from the Clinton dossier -- talk about circular evidence!

Infatti, a parte il dossier Steele finanziato dalla Clinton ("Fonte # 1"), nell'applicazione FISA non citava fonti probatorie .

BREAKING: In all the FISA apps filed to spy on Trump advisor Page there is no evidentiary source listed other than "Source #1" -- and "Source #1" is Christopher Steele. (There is no Source #2 or Source #3, etc. Just a single source -- Source #1.)

L'applicazione rivela anche che l'agente dell'FBI Peter Strzok ha mentito quando ha detto che non aveva nulla a che fare con l'applicazione FISA, mentre in realtà l'agente dell'FBI caduto in disgrazia ha utilizzato la lettera del settembre 2016 di Carter Page a Comey  nell'Articolo di news di Yahoo! scritto da Michael Isikoff (che ha utilizzato le informazioni ottenute direttamente dal dossier di Steele) come pretesto per aprire le indagini su Page.


Also: the FBI NEVER verified whether the Steele information went to the DNC's lawyers or if it went to the DNC or Hillary. (They only said it was likely, which amounts to speculation.)

They kept themselves in the dark so they wouldn't have to reveal this info to the court. pic.twitter.com/YtyFHqHx7V
The FISA app also mentions a letter Page wrote to Coney denying the allegations made by Isikoff (through Steele).

Strzok used this as a pretext to interview Page. pic.twitter.com/hBdlPnZ5fG





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17) The FBI does not believe Source #1 [Steele] 'directly provided' the information to Isikoff. 18) Isikoff wrote that Page's role in the campaign is 'unclear.' 19) On September 25, 2016, Kellyanne Conway told CNN Page was 'not part of the campaign I'm running.' 10/14
20) Also on September 25, Page sent a letter to the FBI denying the allegations in the Isikoff article. 21) On September 26, the Post's Rogin posted an interview with Page in which Page called the allegations 'garbage' and said he did not meet with Sechin or Divyekin. 11/14

Nel frattempo, l'FBI ha cercato di minimizzare il dossier di Steele girando  informazioni  a Isikoff per il suo articolo , affermando falsamente nell'applicazione FISA che il dossier Steele non ha "fornito direttamente" informazioni al giornalista, quando in realtà lo ha fatto.
"Ovviamente le informazioni che ho ricevuto da Christopher Steele erano informazioni che l'FBI  aveva già", ha detto Isikoff in un podcast di febbraio .


The FISA app cites the media's speculation - which was wholly unsubstantiated and based on zero evidence - about why Trump might be friendly to Russia. pic.twitter.com/RD4lJyc07d
FBI/DOJ telling the FISA court that Source 1 (Christopher Steele) did not "directly provide" information to reporter Isikoff.

It turns out that this was 100% false. Steele was the source.

They lied to the FISA court. pic.twitter.com/b0IoOnCNzL





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L'FBI ha anche fatto di tutto  per convincere il giudice FISA che il dossier Steele ("Fonte # 1"), era affidabile quando in realtà  non era in grado di verificare le infondate affermazioni  del suo dossier, mentre doveva ancora spiegare perché si fidava delle sue informazioni dopo aver determinato il contratto di Steele sulle rivelazioni inappropriate date ai media.
"Non esistendo ragione della Fonte #1 per condurre una ricerca sui legami del Candidato1 con la Russia,  sulla base della precedente storia di reportage della Fonte#1 con l'FBI, in cui Fonte#1 forniva informazioni affidabili all'FBI, l'FBI dice di credere che la Fonte #1 che riporta sia credibile "


Why would anyone automatically trust the FBI on this when in these very same FISA apps, FBI shows that it was unable to figure out that Steele was Isikoff's source, despite it being extremely obvious.
On top of that, Bill Priestap told Congress that corroboration of the dossier was in its "infancy" when FISAs were being granted. An FBI unit found dossier was only "minimally" corroborated.








If the redacted portions of the Page FISAs are where the FBI provides proof of dossier's allegations (as ppl in my mentions are hoping is the case) then why is this passage included in all 4 of the FISA apps? It's not "we have proved Steele's claims"; it's "we trust Steele."

L'applicazione del mandato conferma anche  un rapporto di febbraio che l'FBI ha ricevuto una copia del dossier dal Dipartimento di Stato di Obama, dopo che Steele lo ha consegnato al funzionario senior del Dipartimento della Difesa, Jonathan WinerWiner è stato contattato anche dal confidente di Clinton, Sydney Blumenthal, con un dossier separato  contro Trump, scritto da Cody Shearer, amico di lunga data di Clinton.
"Hoax From The Beginning": L'applicazione FISA di Carter Page espone le fasulle basi dell'FBI "Witch Hunt"
Quindi due distinti dossier originati da Clinton passarono da Steele e Blumenthal al Dipartimento di Stato, che poi lo consegnò all'FBINaturalmente, l'agenzia aveva anche una copia ricevuta all'inizio dell'agosto 2016 direttamente da Steele, e ora sappiamo anche che c'erano diverse versioni del documento che passavano attraverso vari conduttori prima di raggiungere l'FBI.
Curiosamente, l'FBI ha messo in luce il dossier fornito dal Dipartimento di Stato, apparentemente per migliorarne la credibilità.
L'uso da parte dell'FBI di prove inconsistenti e non corroborate per supportare lo spionaggio su Page, combinato con il fatto che è stata concessa un'estensione di 3 mesi, nonostante  fosse ovvio già dal giugno 2017 che non era un agente russo,  darebbe ragione sicuramente a quelli come il presidente Trump, che ha definito l'intera indagine sulla Russia una "caccia alle streghe".




The 6/2017 FISA app was signed by McCabe and Rosenstein - immediately after Mueller was appointed.

Carter Page was no longer really "under investigation."

Page and the warrant were a pretext to surveille the rest of Team Trump. pic.twitter.com/1BVwlUQumF
Finally, by June, 2017 it's obvious Carter Page isn't a Russian agent

But FISA app is extended another 90 days to coincide with Mueller appointment

This would allow Mueller to use FISA surveillance to prosecute the Trump team for matters unrelated to purpose of surveillance



June, 2017: FBI tells the FISA Judge that Page's activities "are ongoing" and preclude the conclusion that "all such information has been obtained and collected can be ended"

Page was doing nothing at this point. Another lie to the court. pic.twitter.com/Epq32St9tA
The 6/2017 FISA app was signed by McCabe and Rosenstein - immediately after Mueller was appointed.

Carter Page was no longer really "under investigation."

Page and the warrant were a pretext to surveille the rest of Team Trump. pic.twitter.com/1BVwlUQumF





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I honestly wonder how many prior FISA warrants have been based upon oppo research done by smear shops such as Fusion GPS working in conjunction with FBI to target American citizens because of their political affiliation?



Alla fine, domenica mattina, il presidente Trump ha risposto con una serie di tweet, inclusi sia i suoi pensieri, sia citazioni di altri, affermando che è "un aspetto sempre più simile alla campagna Trump per il presidente che è stato illegalmente spiato (sorvegliato) per un guadagno politico di corrotti  come Hillary Clinton e il DNC. Chiedetele com'è andata a finire: ha fatto meglio quel pazzo di Bernie. Ora i repubblicani devono tenere duro. È una truffa illegale ! "

Looking more & more like the Trump Campaign for President was illegally being spied upon (surveillance) for the political gain of Crooked Hillary Clinton and the DNC. Ask her how that worked out - she did better with Crazy Bernie. Republicans must get tough now. An illegal Scam!


.@PeteHegseth on @FoxNews “Source #1 was the (Fake) Dossier. Yes, the Dirty Dossier, paid for by Democrats as a hit piece against Trump, and looking for information that could discredit Candidate #1 Trump. Carter Page was just the foot to surveil the Trump campaign...” ILLEGAL!

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giovedì 19 luglio 2018

L’ESTATE, IL VIAGGIO, LA RICERCA DI DIO

L’ESTATE, IL VIAGGIO, LA RICERCA DI 
DIO
Sa Defenza 






L’estate è un tempo metafisico non solo per chi sceglie come meta la bellezza solitaria delle montagne o il silenzio degli eremi (sempre più ricercati) o la tranquillità degli agriturismi.


E’ un tempo metafisico perché è la stagione del viaggio, del sogno, dell’altrove, dell’uscita dal tempo e dallo spazio consueti. Perciò è anche il tempo della fuga, di una parvenza di liberazione dalle catene e dai pesi del quotidiano. O magari – in tempi di ristrettezze economiche – è (quantomeno) la fantasia della fuga (che non costa niente).


In ogni caso il viaggio è la migliore metafora della vita. Tanto è vero che la troviamo nel linguaggio corrente della gente comune, ma pure all'origine (letteraria) della nostra civiltà giudaico-cristiana e greco-latina.


Gli archetipi sono il viaggio di ritorno a casa di Ulisse, il viaggio di Enea con una grande missione da compiere (la fondazione di Roma). Oppure il viaggio verso l'ignoto di Abramo, chiamato da Dio, cioè dal Mistero, dal Destino, verso un orizzonte sconosciuto e più grande (lui che era un uomo ricco e benestante).


Nel primo caso (Ulisse, che parte da Itaca e lì ritorna) si riflette la nozione circolare del tempo che avevano i greci e in genere le civiltà antiche, un'idea ripresa dai cicli della natura, che in fin dei conti è percepita dagli uomini come una trappola mortale. Alimenta la triste sensazione dell'inutilità dell'esistenza.


Perché il cuore dell’uomo – diversamente dagli alberi, dalle stagioni e dagli animali – reclama un fine, uno scopo, una felicità che non trova, cerca una terra promessa, brama il compimento, desidera scoprire il proprio vero io.


Tutti gli esseri animati trovano sulla terra ciò di cui hanno bisogno. Noi – come già notava Leopardi – siamo le sole creature del mondo perennemente insoddisfatte, le uniche che non trovano in natura ciò che le appaga, le sole per cui la vita è un problema da risolvere. Perciò il viaggio significa ricerca.


Ed è infatti lineare (non più ciclico) il tempo della rivelazione biblica e cristiana: la vita ha un inizio e guarda verso l’annuncio e l'attesa di una terra promessa, di un salvatore, di un grande Amore, di un compimento per sempre, di qualcosa di straordinario che deve accadere e che finalmente colmerà il desiderio del cuore con una Felicità inimmaginabile.


Ma forse per noi moderni del dopoguerra e soprattutto per le generazioni laicizzate post-sessantottine, il vero archetipo del viaggio è “On the Road” (Sulla strada) di Jack Kerouac(che fu pubblicato nel 1957).


C’è uno scambio di battute nel libro che è spesso citato, ma poco compreso: “Dobbiamo andare e non fermarci mai finché non arriviamo”, dice il primo personaggio. Risponde l’altro: “Per andar dove, amico?”. Replica: “Non lo so, ma dobbiamo andare”.


Così qualcuno ha creduto di dedurne che la meta sia il viaggio stesso, l'andare senza significato, una fuga verso il nulla, ma per Kerouac non era così.


La stessa Fernando Pivano, a proposito del libro di Kerouac, scriveva:

“Era inevitabile che ai critici superficiali questa corsa affannosa verso una meta così poco definibile sembrasse una fuga; ma è chiaro che in realtà essa è soltanto una ricerca. Si è detto che il dramma più disperato della beat generation è quello di trovare una realtà trascendente in cui poter credere, tale da soppiantare la realtà terrena ormai superata dalla scienza moderna e in cui non possono credere più. Questi drogati, questi alcolizzati, questi edonisti, sono forse dei mistici che lottano contro le spiegazioni offerte loro dagli adulti e inadeguate a colmare lo spacco tra il mondo di ieri e il mondo di domani, per trovare una giustificazione alla loro vita di uomini… È il loro misticismo a creare la grande differenza tra la beat e la lost generation”.


Probabilmente il viaggio di Kerouac da costa a costa voleva rivivere anche l’epica marcia verso il West dei pionieri, simbolo dell'umana corsa verso la felicità, ma riscrivendo quel sogno americano senza il trionfalismo vorace di Walt Whitman, piuttosto con gli occhi smarriti di una generazione che era uscita dalla Guerra e dalla grande Depressione, che aveva conosciuto il dolore e cercava se stessa, non la grande abbuffata al consumismo che era appena iniziata.


Ci sarebbe da ricordare anche il piccolo viaggio del “Giovane Holden” che – negli stessi anni – raccontava in modo simpatico e struggente un’adolescenza in cerca di autenticità, in fuga dall'ipocrisia del mondo adulto e alla scoperta della propria vocazione umana.


Poi arrivò il ’68 e furono macerie. L'utopia politica (utopia significa “nessun luogo”) occupò tutto l’immaginario del viaggio umano e divenne presto distopia.


La generazione che ne fu protagonista e che ha preso il potere decise che – siccome loro non l’avevano trovato – il senso della vita non esisteva, ci si doveva astenere dal cercarlo e ci si poteva sistemare a Palazzo con una buona dose di ipocrisia e di arroganza (cioè continuando a sentirsi migliori).


Così “l'isola non trovata”, cantata con delicata e religiosa intelligenza da Guido Gozzano ai primi del Novecento (“Ma più bella di tutte l'isola non trovata… L'isola esiste. Appare talora di lontano…”) fu riscritta da Francesco Guccini con l’inchiostro della delusione e lo scetticismo del post ‘68 (“quell'isola non c’era/ e mai nessuno l'ha trovata:/ svanì di prua dalla galea/come un’ idea,/ come una splendida utopia,/ è andata via e non tornerà mai più”).


Eppure è finito anche il disincanto dei Sessantottini e oggi si continua a viaggiare e a vivere scrutando l’orizzonte, cercando quell'isola sognata dove potremmo ritrovare la felicità, la nostra anima, le nostre radici e il nostro destino.


Questa ricerca non caratterizza solo l'uomo occidentale, ma connota la stessa natura umana. Una scrittrice giapponese, Mahoko Yoshimoto, scrive: “Non capivo perché ma venivo presa da una nostalgia così lancinante che, anche se mi trovavo a casa mia, sentivo che esisteva un posto, da qualche parte, dove dovevo tornare”.


La casa, la vera patria, che poi è la terra del Padre, il luogo della Bellezza e della Felicità. Non è questo che si sogna ad ogni partenza e ad ogni ritorno?


Appena “On the Road” divenne un best seller, Kerouac fu intervistato nel celebre programma televisivo di John Wingate, Nightbeat, e alla domanda: “Si è detto che la beat generation è una generazione alla ricerca di qualcosa. Che cosa state cercando?”, lui rispose lapidario: “Dio! Voglio che Dio mi mostri il suo volto”.


Nel suo Diario annotò:

“Fu da cattolico che un pomeriggio andai nella chiesa della mia infanzia (una delle tante), Santa Giovanna d’Arco a Lowell, e a un tratto, con le lacrime agli occhi, quando udii il sacro silenzio della chiesa (ero solo lì dentro, erano le cinque del pomeriggio; fuori i cani abbaiavano, i bambini strillavano, cadevano le foglie, le candele brillavano debolmente solo per me), ebbi la visione di che cosa avevo voluto dire veramente con la parola ‘Beat’, la visione che la parola Beat significava beato…”.


In un articolo del 1957 Kerouac spiegò che il fenomeno beat esprime “una religiosità profonda, il desiderio di andarsene, fuori da questo mondo (che non è il nostro regno), ‘in alto’, in estasi, salvi, come se le visioni dei santi claustrali di Chartres e Clairvaux tornassero a spuntare come l'erba sui marciapiedi della Civiltà stanca e indolenzita dopo le sue ultime gesta”.


Tutti sappiamo che siamo viaggiatori insoddisfatti, sappiamo che abbiamo sostituito gli antichi pellegrinaggi con il turismo e l'andare con il girovagare, ma intuiamo qual è la vera meta del viaggio. Lo sappiamo. Sapremmo anche dirne il nome. Pochi però conoscono la strada.

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martedì 17 luglio 2018

SOLIDARIETÀ A MAURIZIO BLONDET

SOLIDARIETÀ A MAURIZIO BLONDET

Vaturu Erriu Onnis 
Sa Defenza 

Dall'intervista rilasciata a Sa Defenza  mercoledì scorso in una località della Sardinya orientale

I giorni scorsi abbiamo incontrato Maurizio Blondet, in una località della Sardinya , e gentilmente ci ha rilasciato una intervista molto interessante sulla politica nazionale ed internazionale.

Oggi , Maurizio, ci scrive allarmato per una atto indecente e gravissimo da lui subito mentre ancora si trova in terra Sarda,  ci scrive che il suo blog è stato in qualche modo violato o hackerato,  ed inserito un articolo di basso cabotaggio e linguaggio non d'uso comune, linguaggio volgare e certamente immorale, fatto con l'intento di infangare l'immagine di una persona incorruttibile qual'è Maurizio; Abbiamo avuto modo di conoscere personalmente Maurizio già un anno e più fa e lo conosciamo per tutti gli articoli che scrive e liberalmente dona senza fini di lucro, se non per la passione politica che lo spinge dimostrandosi sempre un  uomo che agisce contro il sistema corrotto neocon e del NWO delle élite mondialiste sia nazionali che trasnazionali;  conosciamo il grande valore del  giornalista e dell'uomo che sta dietro questo impegno sociale,  sosteniamo Maurizio con la nostra solidarietàpolitica ed umana, incoraggiamo tutte le amiche e amici del blog Sa Defenza e delle pagine FB a mostrargli affetto solidale, in questo momento di sua grande apprensione in  questo ennesimo attacco criminale al suo sito e alla sua persona .

Giriamo a tutti voi che seguite il blog Sa Defenza il messaggio che abbiamo ricevuto via sms da Maurizio Blondet:
Avviso: in mia assenza qualcuno ha postato sul mio sito, a mia firma, un pezzo dal titolo "il pompino più caro della storia" . Il pezzo non è mio e non ho autorizzato la pubblicazione. È un Fatto gravissimo fatto per nuocermi.
Non ho altro modo di difendermi che inviare questa comunicazione via SMS..

Rilanciamo l'intervista che da se stessa spiega perché un uomo di valore come Maurizio sia soggetto a questi attacchi criminali.




http://sadefenza.blogspot.com/2018/07/solidarieta-maurizio-blondet.html

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Le ONG, la finanza e i migranti. Il caso Jacques Attali.

Le ONG, la finanza e i migranti. Il caso Jacques Attali.
Sa Defenza 




Conosciuto come l’eminenza grigia della politica francese dai tempi di Mitterand e noto per il suo ultraeuropeismo, Jacques Attali è l’uomo che ha scoperto Macron, presentandolo al presidente Hollande del quale è diventato consigliere. A lui viene attribuita la paternità di una frase molto esplicativa sul sentimento elitarista : “Ma cosa crede, la plebaglia europea: che l’euro l’abbiamo creato per la loro felicità?”. Meno nota è invece un’altra affermazione dell’illustre economista, professore, finanziere e a lungo consigliere di fiducia dell’Eliseo: “La forma di egoismo più intelligente è l’altruismo”.

La filantropia, questo vezzo umanitarista che sembra contagiare gli uomini di maggiore successo, non ha risparmiato Jacques Attali, che nel 1998 fonda l’associazione no profit Planet Finance. Certo, il nome tradisce un po’ da subito quello che dovrebbe essere il fine umanitario di questa organizzazione che opera in 60 Paesi e offre servizi e consulenze di tipo finanziario, microfinanza per l’esattezza. Finita nell’occhio del ciclone per il trattamento economico “schiavistico” riservato agli stagisti cui si richiedevano requisiti di prim’ordine, la società cambia nome e diventa Positive Planet, evocando nel nome la positività del modello economico di cui si fa portatrice.

Tra i suoi obiettivi ci sono “l’inclusione economica, sociale e ambientale in tutto il mondo in modo sostenibile ed equo.” Come? Rendendo possibile l’accesso ai servizi finanziari da parte dei Paesi più poveri. La sua mission è infatti quella di “combattere la povertà attraverso lo sviluppo della microfinanza.” Per realizzarla si serve di otto unità specializzate, compresa un’agenzia di rating di microfinanza. L’organizzazione è così efficiente da aver ricevuto un premio per l’80a migliore ONG del mondo secondo il Global Journal nel 2013. Nello stesso anno ha realizzato un fatturato (chiffre d’affaires) di 2 251 000,00 €.

Gli organi societari annoverano nomi di grande peso sul piano politico ed economico mondiale. Da Jacques Delors al ministro degli Affari esteri dell’Oman, passando per partner di colossi della consulenza come Ernst&Young e Bain, fino al presidente di Microsoft International.

Dulcis in fundo, il cofondatore di questa ramificatissima ONG è il bengalese Muhammad Yunus, il padre del microcredito moderno. Grazie all’appoggio di illustri sostenitori, come i Clinton e Bill Gates e con il sostegno della stessa Banca mondiale, nei primi anni Ottanta creò in Bangladesh la Grameen Bank, un istituto finanziario che concedeva denaro alle persone più indigenti, impossibilitate ad avere accesso al credito. Come già riscontrato in uno studio condotto sulla Cambogia, in cui analizzando la frequenza e le modalità di emigrazione della popolazione è emersa una correlazione diretta tra espansione del microcredito e aumento dei flussi migratori verso l’estero, anche qui i prestiti concessi si tramutarono in un incentivo all’emigrazione per la popolazione locale. Il Bangladesh è infatti paese di origine di circa un decimo dei migranti che ogni anno arrivano in Italia (oltre 10 mila nel solo 2017). Ed è proprio qui che è nato il business dei cosiddetti “migration loans”, i prestiti per finanziare i viaggi dei migranti, gestiti dalla BRAC (Bangladesh Rural Advancement Commitee), leader nel settore e la più grande ONG al mondo, che opera anche in Asia e in Africa.



Microcredito e finanziarizzazione della disperazione: il caso BRAC



Una commistione molto fruttuosa quella tra ONG, migranti e finanza, un vaso di Pandora ancora da scoperchiare del tutto e che ci riserverà incredibili sorprese.

http://sadefenza.blogspot.com/2018/07/le-ong-la-finanza-e-i-migranti-il-caso.html

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