venerdì 7 giugno 2013

Sardinya: A Portoscuso non si può fare il vino, frutta e verdura vietate ai neonati

A Portoscuso non si può fare il vino, frutta e verdura vietate ai neonati.
L'allarme, finora rimasto inascoltato, del Gruppo di intervento giuridico

www.unionesarda.it

I periodici allarmi sui danni causati all'ambiente e alla salute dall'inquinamento industriale e minerario, ancor più da quello sedimentato e ormai dimenticato da decenni, non hanno fin qui sortito adeguate reazioni da parte delle istituzioni pubbliche. Non solo per quel che riguarda gli interventi diretti ma anche e soprattutto per l'assenza di un richiamo stringente agli “inquinatori”, affinché ripristinassero lo stato dei luoghi e rimuovessero l'origine dell'allarme.

L'ALLARME 
Eppure le prese di posizione e gli studi non mancano. Nel gennaio 2012, come ha ricordato nei giorni scorsi Stefano Deliperi del Gruppo di intervento giuridico, la Asl di Carbonia mise nero su bianco un allarme che si fondava su dati forniti dall'Istituto superiore di sanità e dal ministero dell'Ambiente: «Si ritiene necessario informare la popolazione di Portoscuso di fare in modo di differenziare la provenienza dei prodotti ortofrutticoli da consumare per la fascia di età dei bambini compresa dalla nascita ai tre anni. Occorre perciò fare in modo che in questa fascia d'età non siano consumati esclusivamente prodotti ortofrutticoli provenienti dai terreni ubicati nel comune di Portoscuso». Tutto nacque da uno studio condotto tra il 2010 e il 2011, quando i tecnici dell'Istituto superiore di sanità raccolsero campioni di tutto quel che si coltiva tra Portoscuso e Paringianu, nell'ambito di un'indagine sul rischio sanitario dei terreni.

FRUTTA E VERDURA 
Perché è necessario differenziare il consumo di frutta e prodotti dell'orto locali nei bambini più piccoli? Il rischio è sempre quello legato alla presenza di metalli pesanti nel suolo e alla conseguente piombemia (accumulo anomalo di piombo nel sangue). Nei primissimi mesi di vita, secondo quanto riferito allora dai medici, l'organismo assorbe più facilmente eventuali sostanze ed è certamente più sensibile. Nei bambini l'avvelenamento cronico da piombo può causare ritardo mentale, con disordini convulsivi, disturbi comportamentali con aggressività e regressione dello sviluppo. La sintomatologia può regredire spontaneamente se s'interrompe l'esposizione al metallo, ma se il danno avviene negli anni in cui i bambini sono maggiormente ricettivi nessuna interruzione all'esposizione dall'avvelenamento potrà mai far recuperare loro un deficit che si porteranno appresso tutta la vita.
Come ha ricordato sempre Deliperi, in precedenza (nel 2008) già l'università di Cagliari (il dipartimento di sanità pubblica, nella sezione medicina del lavoro) nel corso di una ricerca affermò l'esistenza di deficit cognitivi in un campione di bambini di Portoscuso, dovuto a valori di piombo nel sangue superiori a dieci milligrammi per decilitro.

NIENTE VINO
 Sempre nel 2008 un'indagine realizzata dall'agenzia Arpas rivelò che l'uva coltivata a Portoscuso e Paringianu conteneva tracce di metalli pesanti ben oltre i limiti previsti per i cibi commestibili. I risultati, che arrivarono dopo circa tre mesi di indagine, fecero piombare nello sconforto i viticoltori di quei centri, cha da diverse stagioni agrarie si vedono privati della possibilità di raccogliere i frutti del loro lavoro. Già da anni i sindaci di Portoscuso sono obbligati a emettere ordinanze che vietano la vinificazione dell'uva e ne dispongono il conferimento alla cantina sociale di Sant'Antioco, unico ente abilitato nel territorio a ricevere il prodotto non commerciabile. (a. mur.)

martedì 4 giugno 2013

"LE ZONE FRANCHE NELL'UE - UNO STRUMENTO CONTRO LA RECESSIONE"

"LE ZONE FRANCHE NELL'UE - UNO STRUMENTO CONTRO LA RECESSIONE"" 

DELEGAZIONE DI SARDIGNA NATZIONE INDIPENDENTZIA


Bruxelles 05-06-2013

Un modello di sviluppo imposto alla Sardegna con obiettivi solo politici e non economici ha portato l’economia sarda al disastro e ha consumato una parte rilevante del suo territorio rendendolo quasi improduttivo perchè compromesso da forme di inquinamento permanente.
Al disastro causato dal crollo dell’industria, vere cattedrali di carta velina volute da una concomitanza di interessi economici, politici, sindacali  . 

  • 3200 aziende chiuse negli ultimi 5 anni , 928 nel 2012 nel settore commercio e turismo
  • muoiono 27 ditte al giorno. 
  • 4948 aziende sono all’asta per un valore di 31 mln di euro in seguito a sequestro giudiziario 
  • Pressione fiscale insostenibile che influisce per il 68% sul ricavato contro il 12% dell’Irlanda ed il 34% dell’Inghilterra.
  • Burocrazia ossessiva ed impeditiva  che costringe le aziende a 120 adempimenti all’anno, uno ogni 3 giorni, ha avuto una evoluzione funzionale in grado di condizionare la politica dalla quale dovrebbe invece dipendere.
  • 8 giorni al mese vengono del titolare o di un preposto sono destinati agli adempimenti burocratici
  • 60 giorni per pagare altrimenti equitalia contro i 148 giorni per essere pagati dalle P.A. dove nella sanità si arriva a 308 giorni.
  • Amministrazione pubblica che costa più di 2,7 mld al netto della sanità con un patto di stabilità di 2,8 mld euro con limite di spesa di 2,2 mld, non rimane niente per il sostegno alle imprese.
  • 63% incidenza della spesa pubblica sul Pil contro il 48% in Italia, ogni sardo produce mediamente 19.700 euro di Pil, il 63% pari a 12.400 euro serve a coprire le spese della pubblica amministrazione, con 146 occupati, uno ogni 4 occupati contro uno ogni 6 occupati in Italia..
  • Calo de -13,3% della spesa delle famiglie in 4 anni.
  • Contrazione -5,5% del credito al settore produttivo nel 2012, le banche hanno più interesse ad investire in certificati dello stato che non nel credito alle imprese.
  • 8,2% è il tasso medio pagato su di un prestito a breve termine.
  • -1 ounto di Pil dal 2007 ad oggi
  • 2000 imprese in crisi
  • 32 indice di isolamento della Sardegna secondo solo al 35 di  Menorca contro il 23 di Corsica e pari a 1/5 dell’indice 149 dell’isola di Pasqua: 

E’ evidente che la Sardegna in questo contesto politico, economico, istituzionale non si può salvare e può pagare un prezzo ancora più caro del resto dello stato italiano proprio perchè non ha la possibilità di adottare correttivi propri al di fuori di un sistema politico-economico deciso da altri. 




LA SOVRANITA’ VA OLTRE IL DIRITTO E DIVENTA UNA NECESSITA’

La Sardegna non ha molto tempo per salvarsi dalla miseria, deve adottare delle politiche economiche e sociali nettamente diverse da quelle imposte dallo stato, in grado di salvare le proprie singole aziende e tutta l’azienda Sardegna mettendole nelle condizioni di salvarsi, stare nel mercato, fare sistema e essere produttive utilizzando al meglio, potenzialità, risorse primarie della Sardegna e coprendo i settori dove oggi l’isola importa o è carente nell’offerta.
LA SARDEGNA HA ASSOLUTO BISOGNO DI UNA FISCALITA’ DI VANTAGGIO CHE GLI PERMETTA DI SUPERARE DA SUBITO IL GAP DELLE DISECONOMIE, 20%, E GLI PERMETTA IN SEGUITO DI STARE SUL MERCATO

COSA FARE?
  • L’INDIPENDENZA
Se la Sardegna fosse indipendente, avesse una propria soggettività politica sovrana sulle proprie dinamiche interne e in quota di quelle esterne in compartecipazione, potrebbe creare le condizioni per uscire dal sentiero del disastro.
Il provvedimento che riduce sull’Irap 
alle aziende sarde, adottato dal consiglio regionale della Sardegna è una evidente dimostrazione che solo se si ha sovranità si può decidere. Quel provvedimento, che crea un minimo di fiscalità di vantaggio temporanea, si è potuto adottare perche su quella materia la RAS ha sovranità.
Con l’indipendenza non dovendo fare i conti con gli impedimenti e le usure dello stato italiano, la fiscalità di vantaggio sarebbe fattibile anche rispettando direttive e parametri imposti dalla CEE. 

Se l’Europa fosse quella dei popoli e non quella degli stati-nazione avrebbe il coraggio di liberare le nazioni senza stato, come la Sardegna, dalla gabbia impeditiva degli stati nazione e avrebbe permesso loro la soggettività politica di cui necessitano per poter decidere i propri modelli di sviluppo e le proprie politiche economiche ed energetiche in base alle loro esigenze, alle loro risorse primarie, alle loro congenialità e alla loro cultura. 
L’Europa deve avere il coraggio di portare il problema delle nazioni senza stato fuori dai confini dello stato-nazione impedente ed assimilare il problema ad una vertenza tra stati membri per dare soluzioni politiche a problemi politici. 
Come non ci sono più campi di battaglia per le vertenze tra stati non ce ne devono essere tra stati-nazione e nazioni senza stato. 
Dello strumento Europa ne devono beneficiare anche i popoli e non solo gli stati e le banche.

  • LA ZONA FRANCA 
Non è un’alternativa all’indipendenza ma uno strumento che crea maggiori spazi di sovranità ed opportunità.

E’ UNA RIVENDICAZIONE STORICA
 1896- Zona Franca in srd, da Giuseppe Todde  venne indirizzata  la proposta alla commissione d’inchiesta Pais-Serra .
1918 – Proposta simile da parte di Attilio Deffenu e Umberto Cao
1921 – Egidio Pilia  pubblica l’opuscolo “ L’Autonomia doganale”, sistematizzando e dando gambe concrete alla tradizionale richiesta di Istituti franchi per la Sardegna.
1928 – Paolo Pili – Porto franco di Cagliari
1983 – Indagine conoscitiva sulle Zone franche condotta dalla III Commissione del Consiglio regionale 
1984 – Proposta sardista, con Mario Melis, Presidente della Giunta, 
fece elaborare una Proposta di Zona Franca e modifica dell’art. 12 dello statuto. 
Seguono almeno altre 10 proposte di legge regionali o statali di diversa estrazione politica fino all’ultima presentata dal PSDAZ il 14 maggio 2013 e alle delibere di giunta n. 8/2 DEL 7.2.2013n. 9-7 del 12-02-2013

IL DIRITTO DEI SARDI ALLA ZONA FRANCA
Tenuto conto che è doverosa una distinzione tra Zona Franca Fiscale e Zona Doganale 
  1. ZONE FRANCHE FISCALI . Il Codice doganale europeo distingue nettamente i territori che “non fanno parte del territorio doganale” dalle zone franche doganali. I territori collocati “fuori dal confine doganale”(articolo 3 del Reg. n. 450/2008)trovano il loro riconoscimento, per ragioni storiche o geografiche, all’interno della normativa nazionale ed europea, in tali territori non trova applicazione la normativa in materia doganale e tutte le merci e i servizi sono esenti da IVA
  2. ZONE FRANCHE DOGANALI . Le “zone franche doganali” (articolo 155 del Reg. n. 450/2008), invece, fanno parte a tutti gli effetti del territorio doganale e sono soggette al codice doganale comunitario; a esse vengono riconosciute delle particolari agevolazioni. Infatti, le merci non comunitarie introdotte sono considerate per fictio iuris, ai fini dell’applicazione dei dazi all’importazione e delle altre misure di politica commerciale, come merci non situate nel territorio doganale della Comunità.

Secondo il movimento , che si è sviluppato sulla rivendicazione di Zona Franca Integrale , nella lettera aperta inviata al Presidente Cappellacci, tale diritto è basato sull’ art. 12 della legge costituzionale n. 3\1948, ( che non attribuisce nessuna caratteristica extradonale al territorio ma da la possibilità di istituire punti franche, zone franche doganali),  e sul  dlgs 75\98 ( che è in applicazione dell’art. 12 dello statuto e quindi si riferisce a zone franche solo doganali), senza dubbio quanto previsto dall’art. 12 dello statuto  e normato dal dlgs 75/98 fa riferimento a Zone Franche Doganali e non Fiscali. 
A sostegno della tesi del comitato si cita l'art. 2 e 36 del dpr 43\1973 ( T.U. doganale tutt'ora in vigore)Sono assimilati ai territori  extra-doganali i depositi franchi, i punti franchi e gli altri analoghi istituti, di cui agli articoli 132, 164, 166 e 254 ( valido parchè assimila i punti franchi ai territori extradoganali) ( art. che si è tentato di modificare nel 2002 aggiungendo....” ed il territorio della regione Sardegna compreso nei comuni dotati di porti ed aeroporti, costituito in zona franca». su proposta al senato di P.Mulas e altri)  perche’ si ritiene che il termine zona franca o extra-doganali sia usato come finzione e la finzione di extraterritorialità non comporta l’esclusione del territorio franco dall’ordinamento doganale dello Stato, ma determina che quest’ultimo, sebbene di fatto situato entro il territorio doganale, agli effetti dell’imposizione tributaria è considerato fuori della linea doganale ed è così sottratto al regime doganale ordinario, per essere assoggettato a un regime speciale, il quale sostanzialmente consente di introdurre, depositare e manipolare, trasformare e consumare le merci estere nella zona franca in esenzione da tributi e da formalità doganali”. Cio’ sembra confermato dall’art 3 del Codice doganale comunitario aggiornato (Reg. CE 23/4/2008 n. 450 esplicita il valore della fictio del disposto dell’art. 2 del Dpr 43/73.
Non riguarda la Sardegna invece la cosiddetta clausola di salvaguardia contenuta nel trattato istitutivo della comunità europea (l’articolo 351 del TFUE in vigore) ( che sancisce il rispetto degli obblighi tra stati aderenti, antecedenti al 1° gennaio 1958 ma solo per gli stati mebri)dall' art. 87 ex 92, e dall'art 307 ex 234 del Trattato firmato a Roma il 25 marzo 1957 (Definisce gli aiuti di stato e gli aiuti compatibili per la discrimine positiva di cui sopra) . 
La disposizione  garantisce agli Stati la salvaguardia degli impegni pattizi (diritti e obblighi) sorti precedentemente all’entrata in vigore dello stesso Trattato nel caso di “convenzioni concluse .. tra uno o più Stati membri da una parte e uno o più Stati terzi dall’altra”.  Tale clausola di salvaguardia è stata applicata al “regime speciale” (ossia un autonomo regime giuridico che deroga la normativa nazionale ed europea in materia doganale) di cui gode storicamente il Porto di Trieste (e non per il Comune di Livigno) che trova il proprio fondamento giuridico nell’allegato VIII del Trattato di pace del 1947 che salvaguarda il regime del porto franco di Trieste. 
Non ricorre la salvaguardia nel caso della Sardegna la cui specialità trova il proprio fondamento giuridico nello Statuto speciale (legge costituzionale n. 3 del 1948) che, seppure norma di rango costituzionale, è interna allo Stato italiano e quindi non ha alcun rilievo nell’ordinamento internazionale. Va anche aggiunto che nello Statuto sardo non vengono istituiti i punti franchi, ma l’articolo 12 dispone che “saranno istituiti punti franchi” e che quindi al momento dell’entrata in vigore del Trattato di Roma in Sardegna non erano presenti zone franche.
In quanto alle deliberazioni della giunta regionale n. 9/7 del 12 febbraio 2013 e n. 8/2 del 7 febbraio 2013 risultano anche a mio parere, come dice il consigliere regionale Paolo Maninchedda viziate sotto diversi profili: 
  1. violano la competenza esclusiva dello Stato nella materia doganale( Statuto speciale, art. 12   e quella esclusiva nella materia “rapporti dello Stato con l’Unione europea” (Costituzione, articolo 117, comma secondo, lettera q) ); violano inoltre l’articolo 155 del citato Regolamento (CE) 450/2008 nella parte in cui riserva solo agli Stati membri – non all’UE – la potestà di destinare talune parti del territorio doganale della Comunità a zona franca.
  2. Confondono i “territori non inclusi nel territorio doganale” e le “zone franche doganali”.
c) L’iniziativa per l’”attivazione” delle zone franche sarde, istituite dalla norma di attuazione del 1998 Dlgs 10 marzo 1998, n. 75, nei porti di Cagliari, Olbia, Oristano, Porto Torres, Portovesme, Arbatax ed in altri porti ed aree industriali ad essi funzionalmente collegate o collegabili, e della loro delimitazione è di esclusiva competenza della Regione che la propone al Governo che poi adotta il relativo decreto. La Commissione europea non ha alcuna competenza in merito.
Probabilmente la Giunta della Regione Sardegna dovrebbe valorizzare quanto disposto dall’art.1 della L.R. 10/2008 alla lettera d) che recita: “d) promuovere l’attuazione delle disposizioni di cui agli articoli 1 e 2 del decreto legislativo 10 marzo 1998, n. 75 (Norma di attuazione dello Statuto speciale della Regione autonoma della Sardegna concernente l’istituzione delle zone franche) e avviare la procedura per l’istituzione delle zone franche in ciascuno degli ambiti previsti seguendo l’iter secondo le competenze di Regione, Stato e CEE. Si avrebbe comunque delle zone franche parziali e non integrali.
Se l’inerzia politica del sistema del disastro sardo continua a svolgere la sua “funzione” di intermediazione dell’apparato politico-affaristico italiano invece che valorizzare almeno ciò che sicuramente è possibile, portando a termine subito l’istituzione e l’operatività delle zone franche doganali possibili non si potrà neanche godere della norma sopra citata , l'art. 2 e 36 del dpr 43\1973 ( T.U. doganale tutt'ora in vigore)Sono assimilati ai territori  extra-doganali i depositi franchi, i punti franchi e gli altri analoghi istituti, di cui agli articoli 132, 164, 166 e 254.  che sembra consentirebbe di assimilare i punti franchi doganali a zone franche fiscali e quindi riconoscerli come territori extradoganali. 

FISCALITA’ DI VANTAGGIO  (Zona Franca fiscale)
Ribadito che a mio parere il vero obiettivo deve essere l’indipendenza e zona franca non può essere un suo surrogato, più che aprire una vertenza che rischia di assumere caratteri di assistenzialismo preteso, per diritti non riconosciuti e difficili da farsi riconoscere, da uno stato, quello italiano, prossimo alla bancarotta, sia più opportuno ed efficace puntare sulla possibilità di istituire un sistema economico rilevante in grado di progettare una fiscalità di vantaggio adeguata alla situazione sarda in concorrenza con il sistema economico fallimentare italiano, all’interno della normativa europea e aperta anche a tutto il mediterraneo.

La questione fiscalità di vantaggio va esaminata in ambito europeo e in ambito statale.

Nella situazione attuale della Sardegna, qualunque fiscalità di vantaggio che preveda interventi sostitutivi da parte dello stato è CONSIDERATA AIUTO DI STATO dall' art. 87 ex 92, e dall'art 307 ex 234 del Trattato firmato a Roma il 25 marzo 1957 (Definisce gli aiuti di stato e gli aiuti compatibili per la discrimine positiva di cui sopra) . 
Qualsiasi fiscalità di vantaggio va prima negoziata con lo stato e messa nelle condizioni affinché la Comunità Europea autorizzi tale regime fiscale “speciale”.
Gi argomenti a sostegno di un regime fiscale “speciale” per la Sardegna possono basarsi sostanzialmente sull’applicazione di quanto previsto dall’articolo 174 del Trattato di Lisbona e dall' art. 87 ex 92, e dall'art 307 ex 234 del Trattato firmato a Roma il 25 marzo 1957, punto 3 comma a),  nei quali vengono previsti interventi concretti volti a compensare gli elementi di debolezza socio economica di tipo strutturale legati all’insularità.

Un altro fattore che va nella direzione auspicata dalla nostra regione sul quale fare leva nella contrattazione con lo Stato e con l’Unione europea per l’ottenimento una fiscalità di vantaggio è la sentenza della Corte di giustizia del 6 settembre 2006 (cosiddetta Sentenza Azzorre).
CONTESTO GIURIDICO RILEVANTE
Tale sentenza dispone AL COMMA 58,  che un ente regionale o territoriale, nell’esercizio dei poteri sufficientemente autonomi rispetto al potere centrale, può stabilire un’aliquota fiscale inferiore a quella nazionale applicabile unicamente all’interno del territorio di sua competenza” e che “il contesto giuridico rilevante per valutare la selettività di una misura fiscale potrebbe limitarsi all’area geografica interessata dal provvedimento qualora l’ente territoriale, segnatamente in virtù del suo statuto e dei suoi poteri, ricopra un ruolo determinante nella definizione del contesto politico ed economico in cui operano le imprese”;
La Corte di giustizia, nella in questa sentenza, ha ritenuto che i poteri sufficientemente autonomi debbano fare riferimento a un’autorità regionale o territoriale dotata sul piano costituzionale di uno statuto politico e amministrativo distinto da quello del governo centrale e che per l’ammissibilità della misura agevolativa l’Ente deve assumersi le conseguenze politiche ed economiche della misura.

Sul piano STATALE poi a nostro favore depongono le sentenze della Corte costituzionale 
n. 102/2008 e n. 357/2010 che hanno “riconosciuto” alle Regioni a statuto speciale il potere di istituire tributi propri ma anche di incidere sui tributi erariali interamente devoluti o partecipati consentendo la modifica sia della base imponibile che delle aliquote con il solo limite di non incrementare le aliquote massime.
Paradossalmente le regioni a statuto ordinario sono su questo tema “più avanti” della nostra regione. Infatti, la legge 5 maggio 2009, n. 42 in materia di federalismo fiscale, all’articolo 7, e successivamente il decreto legislativo 6 maggio 2011, n. 68, attribuisce alle Regioni ordinarie la potestà di aumentare o diminuire l’aliquota dell’addizionale regionale IRPEF nonché di ridurre le aliquote IRAP fino ad azzerarle concedendo la possibilità di disporre deduzioni dalla base imponibile
Per la Sardegna, invece, l’introduzione di una fiscalità agevolata è percorribile attraverso la modifica del titolo III dello Statuto (attraverso una legge ordinaria statale) ovvero con l’inserimento di tale prerogativa nella norma di attuazione dell’articolo 8 dello Statuto ancora in fase di discussione.

PRESUPPOSTI E PRIMI PASSI INDISPENSABILI PER UNA ZONA FRANCA IN SARDEGNA

PER SUPERARE GLI SBARRAMENTI EUROPEI SUGLI AIUTI DI STATO
  • Nel giusto tempo, dare alla Sardegna una soggettività politica indipendente dallo stato italiano.

  • Nell’immediato, far diventare rilevante il contesto politico ed economico in cui operano le imprese sarde,  in modo da poter esercitare dei poteri sufficientemente autonomi rispetto al potere centrale dello stato e non incorrere nella sentenza della Corte Europea sulle Azzorre . 
Per conseguire tale rilevanza occorre, assolutamente ed immediatamente;
  • Istituire l’Agenzia Sarda delle Entrate
  • Istituire un ente di riscossione sardo indipendente da Equitalia.
  • Rendere il sistema economico sardo meno dipendente dalle importazioni, aumentarne la chiusura;
Presupposto  fondamentale  è dunque l’istituzione dell’Agenzia Sarda delle Entrate ;

  • in via breve, pronti ad aprire una vertenza con lo stato, si potrebbe conseguire servendosi della potestà data alla Regione Sardegna da quel “può” contenuto nell’art. 9 dello Statuto Regionale  , “La Regione può affidare agli organi dello Stato l'accertamento e la riscossione dei propri tributi.”  per togliere la funzione allo stato e istituire un propria AGENZIA SARDA DELLE ENTRATE ed un ente di riscossione sardo indipendente da equitalia.

  • in alternativa, ma la strada sarebbe più lunga, si potrebbe approvare la proposta di legge di iniziativa popolare, promossa da Fiocco Verde, che si pone gli stessi obiettivi, istituzione dell’agenzia sarda delle entrate e ente di riscossione sardo.

COSTI DELLA ZONA FRANCA 
Partendo dal fatto che la Sardegna, all’interno dello stato italiano è una regione davvero speciale parchè il regime di compartecipazione entrate-spese  che ne deriva dall’accordo Stato-Regione del 2006 e specialmente dalla modica dell’art. 8 , si assegna come entrate della RAS  i 5/10 imposte successioni e donazioni, i 7/10 irpef, i 9/10 iva, 9/10 accise e altre compartecipazioni minori, di contro si caricano alla RAS  le spese per la SANITA’ (3,2 mld di euro) + CONTINUITA’ TERRITORIALE E TRASPORTO PUBBLICO LOCALE (240 mln di euro) per un totale in percentuale di circa il 70% delle spese totali della RAS.
In questa situazione la Sardegna è quasi uno stato o comunque è ad un passo dalle’essere CONTESTO GIURIDICO ECONOMICO RILEVANTE, così come richiesto dalla UE per poter essere zona franca o di fiscalità di vantaggio.

L’ISTITUZIONE DELLA ZONA FRANCA DI CONSUMO SAREBBE QUASI A TOTALE CARICO DEI SARDI in quanto farebbe mancare, se applicata senza gradualità e anche sul consumo e non solo sulla produzione, causerebbe, un ammontare di mancate entrate, facendo riferimento alle cifre del 2010 di;
IVA  1.8 miliardi
ACCISE 700 milioni
Per un totale di 2,5 mld di euro
e lascerebbe alla regione 
IRPEF 2 miliardi
IRES 600 milioni
IRAP 800 milioni
che per effetto della zona franca dovrebbero crescere di 2,5 mld di euro per pareggiare la defiscalizzazione iva ed accise.
Se il sistema Sardegna fosse chiuso, secondo la teoria economica Keynesiana, supposto una propensione marginale al consumo c = 0,6, supponendo che il consumatore  rimetta in consumi il 60% dei risparmi iva e accise e l’altro 40% venga rimesso in risparmio, si avrebbe un moltiplicatore pari a 2,50 che genererebbe un maggiore PIL di 6.250 mln , e decine di migliaia di nuovi posti di lavoro.
IL SISTEMA SARDEGNA NON E’ CHIUSO e gran parte di quel 60% dei consumi andrebbero ad incrementare il PIL italiano o di altri stati piuttosto che quello sardo.
La Sardegna oggi importa quasi tutto, basti pensale all’agroalimentare dove le importazioni arrivano all’80%. 

Condizione per cogliere i benefici di una zona franca è dunque, Rendere il sistema economico sardo meno dipendente dalle importazioni, aumentarne la chiusura, renderlo autopropulsivo;

Superamento della fase di avvio, che si stima di 5 anni
Non essendo il sistema Sardegna nelle condizioni di chiusura per beneficiare in maniera rilevante dei consumi permessi dalla defiscalizzazione, verrebbero a mancare dalle entrate almeno 1,5 o anche 2 mld di € che metterebbero in crisi i servizi essenziali come la sanità ed i trasporti.
Almeno nella fase di avvio si avrebbe la necessità di attingere ad altri fondi che non sia configurabili come  aiuti di stato.
La Sardegna è nelle condizioni e ne ha diritto, di recuperare 2,7 mld di € all’anno di accise sui prodotti petroliferi che gli vengono sottratte dallo stato con delle leggi statali contrarie agli interessi dei sardi. Essendo una restituzione che spetta per diritto non potranno essere, in alcun modo, qualificati come aiuti di stato.
Il recupero dei 2,7 mld di € si potrebbe da subito ottenere mediante;
  • L’abolizione della legge 22 dicembre 1980, n. 891,  che consente il pagamento differito dell'imposta di fabbricazione e la riscossione delle accise, degli idrocarburi prodotti in Sardegna, fuori dall’isola, Livorno, Latina, Arcola (La Spezia), Ravenna, Cartagena, Barcellona
  • O in maniera più immediata, applicazione per dette accise dell’art 8 dello Statuto che in seguito alla modifica del 2006 recita in maniera chiara e indiscutibile : "nelle entrate spettanti alla Regione sono comprese anche quelle che, sebbene relative a fattispecie tributarie maturate nell'ambito regionale, affluiscono, in attuazione di disposizioni legislative o per esigenze amministrative, ad uffici finanziari situati fuori del territorio della Regione".

OBIETTIVI DELLA ZONA FRANCA

  • Salvare tutte le imprese della Sardegna operanti, favorire l’insediamento di nuove aziende e avviare il superamento del modello industriale del disastro.
  • Fermare lo spopolamento delle zone interne, il cosiddetto “effetto ciambella”.

ZONA FRANCA INTEGRALE MA ARTICOLATA, con forme di fiscalità di vantaggio dosate e finalizzate ai suddetti obiettivi da conseguire.
Una proposta potrebbe essere questa:


FISCALITA’ DI VANTAGGIO FORTE
Per le aziende dell’interno che producono agroalimentare o turismo.
Per tutte le aziende che lavorano sui trasporti interni ed esterni per il trasporto persone e per le merci in uscita .
Per gli operai vittime del fallimento industriale che si costituiscono in azienda.
IRAP  riduzione al 10% per quelle esistenti esenzione 5 anni per le nuove
IRPEF  riduzione al 30% per quelle esistenti esenzione 5 anni per le nuove 
IVA  riduzione con le detrazioni sull’imponibile, o per riduzione di aliquota per ameno 5 punti.
ACCISE riduzioni contingentate e misurate sul tipo di azienda solo su trasporti e energia.

FISCALITA’ DI VANTAGGIO DEBOLE
Per tutte aziende della Sardegna.
IRAP  riduzione al 50% per quelle esistenti e riduzione al 10% per 5 anni per le nuove
IRPEF  riduzione al 50% per quelle esistenti e al 10% per quelle nuove e per 5 anni
 IVA  riduzione con le detrazioni sull’imponibile, o per riduzione di aliquota per ameno 5 punti.
ACCISE riduzioni contingentate e misurate sul tipo di azienda solo su trasporti e energia.

COSTO DELL’INTERVENTO
Si stima, riservandosi un calcolo più approfondito, un costo di  1-1,5  mld di €

VANTAGGI

MAGGIORI ENTRATE
Si stima, dopo il 5° anno in circa 1.5-2 mld €. ANDARE A PAREGGIO CON LE MINORI ENTRATE PER DEFISCALIZZAZIONE

VANTAGGI ECONOMICI
Salverebbe le aziende sarde dalla chiusura e dalla miseria rendendole produttive e concorrenziali, in grado di portare la loro incidenza sull’agroalimentare dal 20% almeno al 60-70% e l’industria turisti in grado di attrarre almeno 20-30 milioni di turisti.

VANTAGGI OCCUPAZIONALI
Da 80 mila a 100 mila nuovi occupati.
Darebbe occupazione stabile a parte degli operai precarizzati o perdenti posto a causa del disastro industriale.

VANTAGGI SOCIALI 
Fermerebbe lo spopolamento delle zone interne e permetterebbe un recupero organico e produttivo del territorio.
Rientro di emigrati e ripopolamento dell’isola.

FONTI DI FINANZIAMENTO PER L’AVVIO che si stima in 5 anni
Recupero dei 2.7 mld € di accise su carburanti, mediante.


lunedì 3 giugno 2013

Sardinya,; Il Silenzio sui bambini avvelenati

Silenzio sui bambini avvelenati

Stefano Deliperi
Eccola, la Sardegna.
E’ l’isola del sole, del mare e delle vacanze, dove si respira aria buona, ricca di iodio. L’isola della buona tavola, dei banditi e dei nuraghi. Magari i trasporti sono costosi e difficili, ma è un paradiso. Questo pensano moltissimi continentali, italiani e stranieri, della nostra Isola, lì nel mezzo del Mediterraneo. Luoghi comuni, ma anche mezze verità.

Però in Sardegna avvengono cose che altrove avrebbero provocato quasi certamente reazioni molto dure e determinate. Qui, invece, il silenzio di quasi tutti.

Nel gennaio 2012 così avvertiva un comunicato stampa dell’Azienda sanitaria locale n. 7 di Carbonia, in seguito all’acquisizione di dati dell’Istituto Superiore di Sanità e del Ministero dell’ambiente: “…si ritiene necessario informare la popolazione di Portoscuso di fare in modo di differenziare la provenienza dei prodotti ortofrutticoli da consumare per la fascia di età dei bambini da 0 a 3 anni. Occorre perciò fare in modo che in questa fascia di età non siano consumati esclusivamente prodotti ortofrutticoli provenienti dai terreni ubicati nel Comune di Portoscuso”.

In precedenza, già nel 2008 L’Università di Cagliari (Dipartimento di sanità pubblica, Sezione Medicina del lavoro) nel corso di una ricerca (Plinio Carta, Costantino Flore) affermò chiaramente la sussistenza di deficit cognitivi in un campione di bambini di Portoscuso, dovuto a valori di piombo nel sangue superiori a 10 milligrammi per decilitro. La letteratura medica, infatti, indica un’associazione inversa statisticamente significativa tra concentrazione di piombo ematico e riduzione di quoziente intellettivo, corrispondente a 1.29 punti di QI totale per ogni aumento di 1 µg/dl di piomboemia.

Ma non finisce qui.

I 75 bambini delle scuole elementari e medie di Sarroch (CA) costituenti il campione della ricerca “presentano incrementi significativi di danni e di alterazioni del Dna rispetto al campione di confronto estratto dalle aree di campagna” (Burcei, in Provincia di Cagliari). Questo è uno dei passaggi fondamentali della ricerca svolta da otto ricercatori di assoluta fama internazionale (Marco Peluso, Armelle Munnia, Marcello Ceppi, Roger W. Giese, Dolores Catelan, Franca Rusconi, Roger W.L. Godschalk e Annibale Biggeri) e pubblicata recentemente Sulla prestigiosa rivista internazionale di epidemiologia dell’Università di Oxford “Mutagenesis”.

Risultati altamente preoccupanti (per non dire altro) “in linea con quelli ottenuti da altri studi simili come quelli compiuti alla centrale termica di Taichung in Taiwan e a Pancevo, dove si trova il più grande polo petrolchimico della Serbia”, due fra i siti più conosciuti dagli epidemiologi quali luoghi a rischio di neoplasie e altre malattie provocate dall’inquinamento atmosferico.

Qualche reazione almeno “vivace”? Neanche per sbaglio.
Qualche flebile voce del Presidente della Regione Ugo Cappellacci o del sempre ciarliero on. Mauro Pili?

Una parola di commento da parte di qualche feudatario elettorale delle zone interessate, l’on. Giorgio Oppi, la Presidente del Consiglio regionale Claudia Lombardo o il sen. Antonello Cabras, per esempio?

Uno straccio di considerazione da parte di Paolo Fadda, guarda caso Sottosegretario alla salute e unico sardo nel Governo Letta?

Nulla. Almeno un comunicato stampa di un qualche sindacalista, una lettera di protesta di un qualsiasi genitore sulcitano?

Niente.

Hanno preso posizione solo la consigliere regionale Claudia Zuncheddu, che da anni in varie sedi affronta il grave problema, e alcuni senatori del Movimento 5 Stelle con un’interrogazione parlamentare un po’ dispersiva.

Che società è quella che permette silente l’avvelenamento dei propri bambini?
Rispetto ai deficit cognitivi  e alle alterazioni del d.n.a. infantili è quasi un “sollievo” la semplice maggiore incidenza di tumori, leucemie e mortalità degli adulti determinati dall’inquinamento industriale.

Per esempio, a Porto Torres, fra i lavoratori dell’area industriale, “sia per gli uomini sia per le donne sono presenti eccessi per il tumore del fegato … e la leucemia mieloide”, mentre nella popolazione residente dei Comuni interessati dall’area industriale “sono stati osservati eccessi di mortalità per tutte le cause, le malattie dell’apparato digerente, i tumori maligni e il tumore del fegato”, inoltre “si trovano eccessi significativi per tumore del fegato, tumore polmonare e tumore della prostata.

Infine, dal Registro tumori sassarese, si riscontrano “sia negli uomini sia nelle donne, aumenti per tutti i tumori maligni e tumore del colon, fegato e polmone” (Rapporto S.E.N.T.I.E.R.I. – studio epidemiologico, Ministero della salute, aree industriali di Porto Torres, 2012).

Non è un caso che in Sardegna – nella mitica isola del sole, del mare e delle vacanze – vi sia la maggiore estensione nazionale di siti contaminati: complessivamente 447.144 ettari rientrano nei due siti di interesse nazionale (S.I.N.) per le bonifiche ambientali del Sulcis-Iglesiente-Guspinese (D.M. n. 468/2001) e di Sassari-Porto Torres (L.n. 179/2002). Recentemente (31 gennaio 2013) è stato riclassificato quale sito di interesse regionale (S.I.R.) l’Arcipelago della Maddalena (O.P.C.M. 19 novembre 2008). Evitiamo noi sardi una volta tanto vittimismo e ignavia, è necessario realizzare bonifiche ambientali, riconversioni economico-sociali e anche almeno un po’ di giustizia.
Con un impegno in prima persona.

domenica 2 giugno 2013

Interessante dibattito su Facebook sulla zona franca in Sardinya


Manifestazione per la zona Franca a Cagliari, sala piena e suicidio di un movimento popolare
Mi piace ·  ·  · 23 ore fa · 
  • L'ultima Poetessa Seconda CartaPaolo Paddeu e altri 8piace questo elemento.
  • Rosanna Puggioni 1500 persone ,,, poche al confronto..
  • Angela Cudoni Non è andata bene??
    23 ore fa tramite cellulare · Mi piace
  • Piero Capragostini Caro Mario,
    A questo punto bisogna che la Sardegna investa urgentemente in cultura.
    Diversamente altro che suicidio!!
    23 ore fa tramite cellulare · Mi piace
  • Domenico Serra Mura se s'investisse in cultura non ci sarebbero richieste di Zone Franca
    23 ore fa · Mi piace · 5
  • Zonafranca Orgosolo se voi siete i risultati dell'investimento in cultura, forse era un investimento in titoli tossici
    23 ore fa · Mi piace · 5
  • Domenico Serra Mura come lo chiamava Kozziga? Ah si ora ricordo: analfabetismo di ritorno!
  • Zonafranca Orgosolo si si, hai perfettamente ragione, esperienza personale?
    21 ore fa · Mi piace · 1
  • Mario Carboni La sala era piena, ma a mio parere i partecipanti sono stati sacrificati da una regia degli organizzatori in funzione dell'arrivo di Cappellacci che ha cavalcato abilmente la situazione. Secondo la tradizione dando il massimo di solidarietà ha però dirottato le energie pro zf ma sopratutto anti sistema e di un nazionalismo sardi di pancia ed quanto primitivo quanto sincero verso Roma ed il Governo, dando la disponibilità a capeggiare una manifestazione a Roma. Nella miglior liturgia dei sindacati pro carbone, petrolchimica e via dicendo . Mentre gli unici atti necessari sono quelli che dovrebbe fare la Giunta sarda ed il Presidente cioè dare attuazione alle norme di attuazione dello Statuto 75/98 con la delimitazione delle 5 zone franche già istituite in Sardegna e delle loro regole di gestione. Mi ha sorpreso l'atteggiamento dei dirigenti ed organizzatori, sui discorsi dei quali soprassiedo, che appunto come ho scritto hanno deciso di rinunciare a darsi una natura politica, cioè una soggettività che potesse dare un primo compimento alla spinta popolare che con discorsi e obiettivi spesso sbagliati e confusionari, hanno però contribuito a trasformare in un movimento genuinamente reale. Su questo tema scriverò una nota più precisa e completa . Si può anticipare che comunque la presenza analizzata sociologicamente e per provenienza era chiaramente delle piccole comunità esterne alle grandi aree urbane, totale l'assenza dei cagliaritani eppure Cagliari è una sede di zona franca, sulla quale gli organizzatori mai hanno sollevato seria attenzione per la sua colpevole non realizzazione ed immobilismo dei gestori della società Sardinia Free zone. In genere poi i partecipanti sembravano dell'area di artigiani, negozianti, piccolissimi commercianti, rovinati o in procinto di esserlo nella contingenza attuale. Rarissima la partecipazione di studenti ed intellettuali, diffusa quella di casalinghe, precarie e donne in generale. Comunque con la scelta di essere bipartisan nel senso di non aprire fronti conflittuali con le aree politiche, in realtà accusate di ogni male e sopratutto di contrarietà alla zf dal pubblico, dai poeti e in molti interventi, si è rinunciato al potere contrattuale del movimento e si è lasciata aperta ad ognuno dei leader di scegliere in seguito l'adesione in funzione elettorale con lo schieramento che preferiranno. Senza comprendere che ciò significa frantumare il movimento appena creato e sprecare una potenzialità politica che solo una unità politica d'intenti potrebbe salvaguardare. Sembra che la discesa a Cagliari dei recenti movimenti non porti bene. Dopo la scomparsa della Consulta rivoluzionaria a seguito del comizio cagliaritano, si preannuncia quella dei movimenti pro zona franca dopo la manifestazione di Cagliari. Molti dei partecipanti erano sgomenti e delusi per l'apoteosi costruita ed offerta in un piatto d'argento, o meglio di lenticchie, a Cappellacci. È proprio nella rinuncia alla primogenitura ed alla leadership del movimento pro zf e la loro cessione a Cappellacci che si ritroveranno le cause della futura vaporizzazione dell'esperienza. Sempre a mio parere ciò è dovuto non solo alla debolezza delle argomentazioni, alla errata e spesso strumentale interpretazione di leggi e modelli di zf, riducendo ad evento messianico la zona franca per la Sardegna, ma per la eterogeneità dei sei o sette leader e per il complessivo basso livello politico ed a volte culturale che appare dai loro interventi ed argomentazioni principi. Infatti chi sottolinea il catastrofismo, chi si impastoia in arzigogolate ed approssimative interpretazioni giuridiche, chi sottolinea un canovaccio paranazionalista sardo basato su storia fantasy, chi ripropone anticolonialsmo sindacal sardista d'antiquariato anni 80, chi minaccia se non con le buone con le cattive, insomma un circo zanfretta con troppi protagonisti, prime donne, attor giovani, caratteristi che aspirano ad essere protagonisti o capocomici, tutti in pista in prospettiva delle prossime elezioni regionali. La rinuncia ad essere movimento politico, soggetto politico, oltre alla debolezza di analisi politica, all'individuare punti tattici e strategici, non avere un'idea condivisa di cosa sia veramente una zf adatta alla Sardegna, nasce forzatamente dall'essere presenti nel pollaio troppi galli e galline e quindi dalla consapevolezza che individuare la leadership e quindi una gerarchia di direzione e pubblica evidenza , potrebbe generare scontri anche personali evidenti e disgreganti. Proprio come è successo alla defunta Consulta rivoluzionaria. Tutto sommato il grande sforzo organizzativo, che ha però esiliato la manifestazione in un capannone della Fiera, isolata dalla città che non ha partecipato e che neanche se ne è accorta, malgrado l'entusiasmo dei partecipanti ed il loro sacrificio , credo che si possa definire un fiasco. Peccato veramente. Ma la responsabilità è tutta dei dirigenti organizzatori e promotori che si sono fatti incantare dal potere cagliaritano, proprio da quello che doveva fare per la zona franca e non ha fatto, che deve fare e invece non fa....per un piattino di lenticchie..
    21 ore fa tramite cellulare · Mi piace · 14
  • Franco Piretta È una storia vecchia come il mondo. Alcuni dei presunti leaders neanche si rendono conto di essere malamente sfruttati all'interno del Movimento stesso da parte di coloro che vedono una prospettiva personale di affermazione. E che dire degli oltre mille partecipanti inermi, che sembrano essere massimamente poveri cristi, che sopportano grandi sacrifici per rinfocolare quella minima fiammella di speranza, che sperano possa farli uscire dal pantano in cui sono caduti. 
    Ci vorrà del tempo per riprendere le fila del discorso e concentrarsi sulle cose fattibili, che non sono poche, a condizione di seguire le leggi e le norme già vigenti, che andrebbero semplicemente completate con provvedimenti politico amministrativi già avviati (vedi la perimetrazione delle zone individuate dalla 78/95).
    Prevedo nuove vagonate di insulti per coloro che, come noi e tu in testa, predicano il pragmatismo della ragione, contro il superficialismo dell'entusiasmo inconcludente.
    Và comunque segnalato un altro fatto accaduto oggi. A fronte di mille e più persone che comunque, con tutti i limiti segnalati, si incontrano fiduciosi di poter dare una mano per la risoluzione dei problemi in campo, il maggior partito di minoranza (il PD) non riesce a fare il numero legale alla Direzione regionale convocata a tramatza.
    Questo la dice lunga sui veri conflitti in gioco dentro quel Partito e quanto siano distanti dalla vita reale e dai problemi che attanagliano la Sardegna. E mi permetto di aggiungere che la lotta per il potere interno è lontana mille miglia dagli interessi dei vari movimenti spontanei che sembrano, nella maggioranza, distanti dal dover sostenere questo o quel leader alla presidenza della regione.
    Vedremo nelle prossime settimane cosa resterà di questa grandiosa legittima mobilitazione.
    14 ore fa tramite cellulare · Mi piace · 3
  • Giuseppe Baffigo Solo perchè non lo faccio io non vuol dire che è sbagliato.Caro Mario Carboni e Franco Piretta@dove stanno le nostre responsabilità?Di duri e puri non ne ho visto in passato,non ne vedo nel prossimo futuro,noi questa occasione l'abbiamo persa,non per nostra personale responsabilità ma l'abbiamo persa.Lasciamo loro l'entusiasmo la loro forza sta in questo,Cappellacci non vi piace ma è Governatore della sardegna,deve recitare questo ruolo è suo dovere,poi si vedrà,questi che hanno creato i movimenti non si disperderanno come abbiamo fatto noi Sardisti nel tempo, perchè le condizioni socio economiche politiche oggi sono diverse,gli uomini contano poco,lo hanno capito,quindi aspettiamo,poi vedremo.
    9 ore fa · Mi piace · 1
  • Franco Piretta Caro Giuseppe, ti voglio bene e spero con te e come te. Vorrei che l'esperienza di una vita venisse clamorosamente smentita.
    9 ore fa tramite cellulare · Mi piace · 1
  • Mario Carboni @giuseppe le opinioni sono fatte per essere confrontate, sta di fatto che le liturgie le conosciamo bene, fanno parte della politica e della comunicazione. Chi commenta politicamente dovrebbe cercare di vedere sotto le incrostrazioni e gli orpelli prevedendo, per quanto umanamente possibile gli avvenimenti. Si sbaglia anche ma mai autocensurarsi. Le chiacchiere però stanno a zero. Vorei ricordare che il percorso che seguiamo da tanti anni ha avuto diversi successi, sulla base dei quali si muove anche il recente movimento per la zona franca integrale. Che per inciso è il nostro obiettivo da sempre. L'ultima tappa CONCRETA è stata il decreto 75/98 di attuazione dell'art.12 dello Statuto, quello per intenderci sui punti franchi. Per ricordarlo e non discutere sul nulla lo pubblico di seguito: Articolo 1.
    1. In attuazione dell'articolo 12 dello statuto speciale per la regione Sardegna approvato con
    legge costituzionale 26 febbraio 1948, n. 3, e successive modificazioni, sono istituite nella
    regione zone franche, secondo le disposizioni di cui ai regolamenti CEE n. 2913/1992
    (Consiglio) e n. 2454/1993 (Commissione), nei porti di Cagliari, Olbia, Oristano, Porto
    Torres, Portovesme, Arbatax ed in altri porti ed aree industriali ad essi funzionalmente
    collegate o collegabili.
    2. La delimitazione territoriale delle zone franche e la determinazione di ogni altra disposizione
    necessaria per la loro operatività viene effettuata, su proposta della regione, con separati
    decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri. Questo decreto è frutto del nostro lavoro ed io mi onoro di avervi partecipato con tanti amici a elaborarlo nelle sue linee attuative e a sostenerlo col Comitato Zona franca di allora, non è caduto certo dal cielo come la manna. Sinchè non verrà data attuazione al comma 2 le zone franche sarde non esisteranno, non saranno comunicate alla UE e noi sardi, compreso il recente movimento ce la prenderemo ancora in saccoccia. Chi deve fare le delimitazioni? Chi deve determinare ogni altra disposizione utile per la loro operatività? Non certo io, neppure tu e neanche Franco, ma neppure il Movimento per la zona franca!!!! Le deve DELIMITARE e COMUNICARE al Consiglio dei Ministri il Presidente della Giunta. Guarda che è indifferente chi sia il Presidente, dato che da Palomba, Floris, Pili, Masala, Soru, Cappellacci è stata sempre la stessa musica. Nessuno lo ha fatto. E' evidentissimo quindi che questi sono gli atti concreti da fare. Ti ricordi i tavoli messi in piedi anche per Olbia per la delimitazione? E gli altri tavoli che fine hanno fatto? Forse tu lo sai? Allora perchè il Movimento incorona Cappellacci, che fa il suo mestiere di politico, e non continua a premere affinchè l'iter politico-amministrativo venga concluso? Perchè si cercano responsabilità a Roma che invece sono tutte nostre?...Adesso si vuole organizzare manifestazioni a Roma..ma..permettimi di essere almeno perplesso..e vedere sotto il bagno di folla e l'entusiasmo legittimo dei partecipanti tante ambiguità e segnali di prossima sconfitta per un movimento che tante energie è riuscito a far emergere dal profondo del nostro popolo..
  • Giuseppe Baffigo Mario Carboni@ io e te divergiamo sui punti franchi,io sono su una ZONA FRANCA INTEGRALE,tu sui punti franchi,tu sei sulla posizione prendiamoci quello che ora possiamo,io credo che i punti franchi creino grandi squilibri economici territoriali,è un vantaggio per le località portuali dove vengono individuati a discapito delle zone interne,ma questo è un lungo discorso,il mio credimi non è un discorso campanilistico sai bene vivo in una parte della sardegna che ha il 50% del potenziale portuale della Sardegna tra diportismo turistico e portualità commerciale,il nostro territorio"La Gallura" ha il PIL più alto della Sardegna nonostante la crisi,non abbiamo industrie se non quella del sughero e del granito che oggi sono fortemente in crisi,ma abbiamo ancora per fortuna il TURISMO che resiste nonostante i costi dei trasporti,una zona franca per punti non risolverebbe i nostri problemi insulari come i costi dei trasporti, mentre quella più idonea sarebbe il modello Canarie idoneo alla caratteristiche della >Sardegna.
    8 ore fa · Mi piace · 1
  • Mario Carboni @ Giuseppe Ti sbagli, non divergiamo perchè anche io desidero la zona franca integrale. Ma il cammino si fa per passi successivi e per ottenere sia l'uovo oggi che la gallina domani. Oggi, dato che le risposte vanno date oggi, anzi ieri alla Sardegna che muore, bisogna dare attuazione alle ben 6 zone franche già istituite. Se no si ripete ciò che drammaticamente è avvenuto per lo Statuto. Potevamo avere lo Statuto siciliano e non lo abbiamo voluto. Ci è rimasto questo sgorbio. Possiamo avere cpome prima tappa, dato che è un risultato acquisito, le 6 zone franche e non le vogliamo perchè vogliamo la zona franca integrale SUBITO. Il modello Canarie adesso è di moda, ed io lo ricordo da decenni che è quello più vicino a quello ideale per la Sardegna, ma misto con quello irlandese di Shannon, per le particolari necessità sarde. Ma sempre si parte dal concreto e in attesa che ci si decida a studiare e scrivere nero su bianco un piano industriale delle zone franche 6 e della futura integrale, bisogna che si aplichi il decreto 75/98..Se le 6 zone franche venissero delimitate includendo ai porti le zone industriali e gli aeroporti, cosa che io auspico, con i carburanti e non solo senza accise ed iva avremmo il crollo dei costi di gestione e risolta la questione trasporti con una vera continuità territoriale..Sai quanto costa il PIENO di una nave e di un aereo? Io qualche calcolo l'ho fatto..
  • Giuseppe Baffigo Appunto lavoriamo assieme uniti,confrontiamoci senza protagonismi,siamo stati abbastanza miopi nel tempo "PASSATO",oggi si ripresenta una occasione con grande spinta d'entusiasmo,sfruttiamo tutto anche le occasioni,le persone non condivise,l'importante è il fine ZONA FRANCA. 
    7 ore fa · Mi piace · 1
  • Francesco Scifo Caro Carboni ho letto il Suo post e mi chiedo perchè Lei non sia venuto alla manifestazione a dare il suo contributo invece di stilare giudizi e de profundis.
  • Francesco Scifo Inoltre credo che trasformare il movimento in un partito sia prematuro e per ora difficile ed inutile dato che esistono già molti soggetti politici che dovrebbero tutti lavorare per la zona franca. Infine Le ricordo che mercoledì al Tar si discuterà proprio del perchè Cagliari non sia stata attivata e spero che i giudici vorranno andare avanti ad accertarlo e realizzarla anche con un commissario ad acta come gli abbiamo chiesto con la class action
  • Raimondo Gulleri mario io cero e ci credo se te non ci credi tienitelo per te grazie
  • Mario Carboni @francesco scifo alla manifestazione ero presente ed ho ascoltato bene e parlato con tantissimi miei amici presenti ed anche che non conoscevo. Non è la prima grande manifestazione per la zona Franca cui ho partecipato in passato e non sarà certamente l'ultima. Le mie sono valutazioni politiche e certo non sarei contento se purtroppo come credo si avverassero . Ho ascoltato i suoi interventi e rimanendo in dissenso su tante cose, evitando ogni polemica come ho sempre fatto, ho rilevato due elementi positivi e sui quali concordo nelle sue dichiarazioni e non sono di pocono
  • Francesco Scifo Perchè non si è avvicinato a me l'avrei fatta intervenire avrebbe potuto parlare e dare indicazioni utili serve l'aiuto di tutti. Purtroppo non l'ho vista ed è stata un occasione perduta per me
  • Raimondo Gulleri ma scusa le leggi ci sono come la mettiamo ?
  • Raimondo Gulleri se poi questa classe politica non la mai voluta atuare devi chiederlo a loro il perche
  • Raimondo Gulleri ne anno sempre parlato ma solo a parole ora che qualcuno sta smuovendo le acque non vi va bene perche ^
  • Zonafranca Orgosolo io spesso ho l'impressione di "lesa primogenitura" ovvero di chi ne ha parlato per prima. a noi interessa il risultato finale
  • Gianpiero Spanu Ma quante parole sig Mario Carboni e sig Franco Piretta . Dai vostri discorsi ho capito che siete persone interne alla vecchia politica, capite tuu
  • Giuseppe Musina Molti vogliono solo fare le primedonne

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