Sarebbe un triste elenco. Mi limiterò ad alcune realtà penalizzate dalla ferocia e dalla latitanza dell'Occidente Collettivo. La strage di Gaza impunita e continua. Ancora in questi giorni raid sionisti.
Anche in Cisgiordania (dove si contano già quasi 500 assassinii), dopo gli eccidi di Shifa e di Nasser con il ritrovamento di fosse comuni, dopo le incursioni omicidiarie dei coloni illegali e l’ostruzionismo sugli aiuti umanitari. Ignorate con tracotanza e alterigia dal governo israeliano le richieste della Corte penale internazionale che aveva sentenziato su un’ipotesi(?) di genocidio, nonché la risoluzione del Consiglio di sicurezza su un immediato cessate il fuoco (risoluzione minata dagli Stati Uniti che l'hanno resa non vincolante).
Che dire dell'indifferenza della UE e degli Stati Uniti? Della noncuranza, del disimpegno rispetto al diritto internazionale, del diritto umanitario calpestato con estremo vigore delle borghesie occidentali che si ammantano di sacre parole sui diritti umani, sulla democrazia? Perché non si tratta solo di indolenza e di cinismo bensì di complicità, di partecipazione agli utili del dominio imperiale, utili che non si possono raggiungere senza una cultura stragista. Gaza non è un incidente di percorso casuale. Come non lo sono stare Hiroshima e Nagasaki. Come, a suo tempo, non lo sono state l’Indonesia, le Filippine, la Cambogia, l’Iraq, la Libia… Come oggi, lo è l’Ucraina, inviata al macello per procura. 500.000 i morti.
Dementi ed irresponsabili, i guerrafondai dell’Occidente insistono nell’inviare armi e denaro alla dirigenza ucraina. Con quale interesse? Che la guerra duri ancora qualche mese, almeno fino alle elezioni americane. Sarà un guadagno ancora per il complesso militare industriale dell’Occidente Collettivo. Il costo verrà pagato dai soldati ucraini che moriranno per “salvare la democrazia dall’assalto russo”.
In tale contesto, si spiega facilmente l’ipocrisia della Ue che non condanna l’attacco selvaggio ed illegale di Israele all’ambasciata iraniana in Siria, dove, tra l’altro, è stato ucciso il generale Zahedi, figura di grande rilevanza del Corpo delle guardie rivoluzionarie iraniane, a capo della forza Quds in Libano e in Siria. Neanche Hitler aveva osato tanto. L’ambasciata costituisce un lembo della patria ospite. Violata la Carta delle nazioni Unite, violato il Diritto Internazionale, violate tutte le norme che hanno regolato, tentato di regolare, le relazioni tra stati nel dopoguerra e durante la Guerra Fredda. L’assalto all’Ambasciata iraniana, che ha comportato 14 vittime, è un crimine che doveva essere condannato. Ma non lo è stato. Perché è stato fortemente voluto da quella che si vuol chiamare “la Comunità internazionale” e che sempre più oramai appare come la comunità dei guerrafondai, UE e impero anglosassone.
Condannata invece la risposta dell’Iran che aveva risposto legalmente, in base all’articolo 51 dalla Carta delle Nazioni Unite, informando preventivamente il nemico e i media internazionali. Con grande senso civico, il lancio di droni e di missili non ha voluto colpire civili ma solo basi militari (gravemente danneggiate a dispetto dell’informazione mediatica di Israele e dell’Occidente), volendo dimostrare la capacità di deterrenza dello Stato e allo stesso tempo smascherare il mito della deterrenza impenetrabile di Israele.
Tra i tanti obiettivi di riscatto dei movimenti e dei popoli che aspirano ad essere alternativi alla volontà di dominio imperiale dell’Occidente Collettivo capitanato dagli Stati Uniti, rientra il rispetto del diritto nella propria patria e del diritto internazionale come snodo determinante per la giustizia sociale e per la pace
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