mercoledì 16 ottobre 2013

Videomessaggio ZONA FRANCA Presidente della RAS Ugo Cappellacci

Ogni commento è superfluo ora come ora,  perché dobbiamo aspettare il risultato della risposta che darà il Parlamento italiota...

La nostra speranza è che la ZF non sia luogo di scorribande di aziende poco serie che la usino per fini poco edificanti come lo sfruttamento dei lavoratori sardi a solo esclusivo scopo del profitto, senza dare diritti o stipendi adeguati, ma il nostro auspicio è il contrario di quanto suddetto,  che serva a rilanciare un'economia locale de su "connotu" che dia speranza ai giovani di non dover più migrare , e restare per dare alla nostra terra nuove opportunità per edificare la socialità allargare la cultura , l'ospitalità, formare  famiglie e libertà de chistionai in limba...

Chi vivrà vedrà.

Sa Defenza



martedì 15 ottobre 2013

Fronte unidu indipendentista, elezioni, indipendentzia, idealità.. liberazione natzionale.. cali est sa via?

Fronte unidu indipendentista, elezioni, indipendentzia,  idealità.. liberazione natzionale.. cali est sa via?

Vàturu Erriu Onnis Sayli
«Noi ci illudiamo continuamente che l’oggetto voluto possa porre fine alla nostra volontà. Invece, l’oggetto voluto assume, appena conseguito, un’altra forma e sotto di essa si ripresenta. Esso è il vero demonio che sempre sotto nuove forme ci stuzzica».  ARTHUR SCHOPENHAUER


Su Fronte Unidu Indipendentista.

Nasce la necessità generale di una convergenza delle forze indipendentiste, A-manca pro s'indipendentzia si fa avanti e convoca l'assemblea di Ghilarza di settembre, il tema è l'unità dei movimenti e delle soggettività indipendentiste in vista delle prossime elezioni regionali per la RAS del 2014. 

La domenica mattina, dell'otto settembre 2013, presso la cittadina sarda di Ghilarza, Bilartzi in sardo, si apre l'assemblea rivolta e aperta a tutto il mondo indipendentista; l'intento e la speranza sono di trovare la più grande e aperta disponibilità e adesione dei movimenti, partiti, soggettività sociali,  liberi pensatori e intellettuali indipendentisti sardi, disposti ad  iniziare un percorso di confronto e dibattito per una convergenza politica atta alla formazione e presentazione di una lista elettorale unitaria rispettosa delle visioni e idee delle multi-soggettività presenti.

Nel dibattito anche se molto partecipato e numeroso, di organizzazioni presenti poche e di modesta grandezza, non ci sono, dunque, tutte le realtà politiche sperate della galassia indipendentista, come invece  era nelle intenzioni dei convocanti. 
Dopo previo dibattito*, nasce l'esigenza di dare al nascente fronte un obiettivo che va oltre l'imminente  scopo elettorale;  si fanno le votazioni sui regolamenti e sui punti trattati , e sull'organizzazione del nascente Fronte,  nella sintesi  dice:
 *L'assemblea ritiene necessario costruire un fronte indipendentista per le elezioni del 2014 aperto a tutte quelle forze indipendentiste che si riconoscono nel progetto, che va oltre le elezioni,  progetto di liberazione nazionale e sociale; ogni sensibilità verrà rispettata.
assemblea ad Assemini  CA
A distanza di un mese, nelle varie province sarde si sono svolte le assemblee territoriali, come da copione; 
In provincia di Cagliari si è tenuta ad Assemini, la partecipazione ha visto una ventina o poco più di persone che hanno assistito al dibattito, mentre gli aderenti erano quindici.

Negli interventi che possiamo dire di ordine generale, ci sono punti di vista che hanno espresso visioni e intenti comuni i punti votati dalla maggioranza, mentre ci sono questioni che aprono grandi differenze e disomogeneità politiche che  evidenziano letture e proposte radicalmente diverse , per esempio sull'intervento e sul sostegno da darsi nella crisi strutturale generale del mondo del lavoro e sulle soluzioni da adottare. 

Sulla questione industriale, si dipanano punti di vista molto diversi che se non vogliamo definirli opposti sono certamente molto distanti;
personalmente penso che in Sardinya sia ora di farla finita con l'epoca della industria completamente estranea alla cultura del territorio asservita a dogmi di funzionalità coloniale di occupazione del territorio e di cancellazione delle specificità intellettuali  delle conoscenze esistenti dei lavori tradizionali, sono inaccettabili progetti industriali come le cattedrali nel deserto di nostra conoscenza che generano depauperamento dei valori sociali, la distruzione ambientale, lo stravolgimento culturale e le tradizioni sarde. 

Un altro punto che mi dà notevole fastidio è la questione "democrazia", ovvero la pratica della delega previo voto segreto; 
perché così non si rispettano le molteplici situazioni e soggettività espresse nel territorio, vuoi per mancanza di strutturazione  o di leggerezza partecipativa , si va a premiare elettivamente con i delegati, chi ha una struttura di tipo chiuso come un partito. 

Sono per un indipendentismo libertario, aperto , flessibile, leggero e non sudditante a dei vertici di qualsivoglia idea politica sia;
dico questo perché il Fronte Unidu Indipendentista non si è dato solo una intenzionalità elettoralistica , per cui sarebbe superfluo ragionare più a fondo nello sviluppare una condotta di fine, si, se fosse appunto solo elettorale nulla ci sarebbe da dire;
ma proprio perché di più lunga durata e con obiettivo di liberazione nazionale, mi permetto di fare questo intervengo e dico quanto penso sulla prospettiva che va oltre l'evento 2014. 

L'impressione che ho avuto domenica , confesso, non mi è piaciuta,  ripensando ai propositi espressi a Ghilarza su democrazia, inclusione di tutte le soggettività ecc, mi pare che esse vanno a collidere con quanto ho detto sopra, ovvero  che quanto ne viene fuori sono ripetizioni di schemi politici e organizzativi che si dimostrano aperti solo in apparenza; il metodo è fatto in modo da far vincere o prevalere soggetti già pre-strutturati per l'occasione o chi ha già struttura partitica collaudata ed in un certo senso piramidale verticista, nulla a che vedere con le soggettività sparse spontanee ed autorganizzate diffuse sul territorio che restano senza relatori ne rappresentanti, il contrario della cosidetta "democrazia" diretta. 

Autorganizzazione, orizzontalità.. indipendentismo e idealità,  è liberazione soggettiva.

Non mi riconosco in un apparato di tipo "centralista democratico" di antica memoria staliniana, verticista piramidale, con apparati referenti ad un "capo supremo", sebbene con deleghe.
Sono per l'autorganizzazione, orizzontale, che predilige le assemblee aperte e a voto palese, via via che si pongano le problematiche da affrontare e risolvere , credo nell'agorà in un indipendentismo che generi indipendenza personale intellettuale, un uomo libero nel vero senso della parola, libertà non solo di natura geopolitica, ma che sia strumento di chiarezza di critica aperta di flessibilità ideale, libertaria, senza dogmi, dei o santoni,  da seguire fideisticamente o a cui sottostare, tipo: " nel nome della democrazia" oppure SACRIFICI perché " l'Europa ce lo chiede", che nascondono oscene parti di servilismo e di privilegi doverosi, ecc.

auto-organizzazione o organizzazione comunista? ..... I due termini, infatti, non sono in opposizione tra loro, ma dialetticamente connessi; o meglio: possono esserlo e lo sono, a misura che l’auto-organizzazione sia veramente tale, nata e costruita alla base, da e per coloro che vi partecipano collettivamente, ed a misura che l’organizzazione politica che si definisce comunista lo sia veramente nella sua fisionomia "separata", ma dentro il movimento stesso, cui si rivolge per dirigerlo e di cui è parte.     L'auto-organizzazione compare spontaneamente e i suoi effetti sono più stabili ed efficienti sulla struttura e sul comportamento dei sistemi aperti. Questo genere di sistemi è tipicamente lontano dall'equilibrio termodinamico e tende a scambiare energia, materia o informazione con l'ambiente esterno. Un sistema auto-organizzato muta la sua struttura fondamentale in funzione della sua esperienza e del suo ambiente. Tutte le entità che prendono parte all'interazione (componenti del sistema, agenti) agiscono in base a semplici regole e tendono a creare ordine dal caos senza possedere una visione dello sviluppo globale.
Libertarismo, dal francese libertaire, è un termine che indica un'ideologia che si basa sulla libertà come valore fondamentale, anteponendo la difesa della stessa ad ogni autorità o legge, ed è quindi sinonimo di anarchismo. Il libertarismo mira cioè ad una forte limitazione o ad una eliminazione del potere dello Stato e alla massimizzazione della libertà individuale e politica. 

Ritengo che l'indipendentista ha diritto  ad essere libero; che sia  uomo o donna ha diritto ad essere persona completamente libero/a nell'azione  nel pensiero , nell'intimità spirituale,  nelle scelte personali di qualsiasi livello o cosa che esse siano, non possono essere assoggettabile ad alcun dovere sovrastante, nel rispetto dell'umanesimo, della persona e del bene comune.

L'indipendentismo è il fenomeno politico caratterizzato dal rivendicare l'indipendenza di un territorio dalla sovranità di uno Stato; spesso,in senso spregiativo, si usa anche il termine separatismo o secessionismo.
Un fenomeno pur analogo ma da ritenere distinto, in quanto meno radicale negli scopi e in genere fondato su considerazioni di diversa natura, è l'autonomismo, che si prefigge come scopo l'ottenimento di maggiori poteri nell'amministrazione di una località che rimane comunque sottoposta alla sovranità dello Stato.
È da notare che i fenomeni di indipendentismo spesso si basano sulla rivendicazione del principio di autodeterminazione dei popoli, così com'è riconosciuto nel Diritto Internazionale, e fondano la legittimità di simili rivendicazioni sulla storicità di una passata indipendenza del territorio medesimo e sulla specificità culturale del popolo che lo abita. Spesso si fa ricorso al principio e all'idea dello stato-nazione, rivendicando uno Stato sovrano a una diversa nazionalità del popolo che abita un territorio appartenente a uno Stato che lo contiene. Su Partidu Sardu Indipendentista Sotzialista Libertariu  
Il malcontento provocato dalla linea politica autonomista, preferita a quella indipendentista emersa nel Congresso di Porto Torres del 1980, determinò l'uscita di numerosi dirigenti e militanti della base sardista che unendosi al nucleo storico di Su Populu Sardu e ai movimenti della sinistra extraparlamentare sarda e antagonista diedero vita intorno al 1984 al Partidu Sardu Indipendentista Sotzialista Libertariu, primo nucleo storico dell'attuale movimento indipendentista.

Globalizzazione Europa euro e liberismo, debito e territorio, idee e programmi economia e visione globale

La globalizzazione è un asservimento costruito e fondato sull'ideologia liberista per aumentare la ricchezza dei pochi a discapito del 99%, le élite private dei ricchi della terra è quell'1% che esprime  tramite tutte le istituzioni fondate allo scopo: FMI, BANCA REGOLAMENTI INTERNAZIONALI, WTO, BILDEBERG, TRILATERAL.. che stride con gli interessi dei popoli.

La globalizzazione sta realizzando una nuova forma di dominio imperiale nella quale il grande capitale multinazionale, attraverso il mercato, priva di sovranità e di autonomia politica le organizzazioni locali, i sindacati, i partiti e le istituzioni deliberative.... 
Non esiste l'economia , ma esiste l'economia politica , ovvero esistono le scelte che si possono fare, e le scelte fatte, ed esse non  vanno bene a tutti in quanto l'interesse d'esse o serve all'uno o serve all'altro; 
il bene comune negli interessi comuni a tutti non può coesistere , molti interessi sono contrapposti, di fronte a interessi contrapposti non ha senso fare interessi di tutti ma si sceglie politicamente;  
non c'è interesse comune tra il 99% e l'1% poiché la maggioranza della popolazione (99%) in questi anni di sfrenato liberismo si è estremamente impoverito mentre il restante 1% si è ulteriormente arricchito, questo dimostra che gli interessi sono contrapposti;perciò chiedere all'1% ricco che nulla ha a che vedere con gli interessi del 99% di parlare di bene comune è inutile oltre che stupido pensare che ciò sia possibile farlo,  l'1% il suo bene comune lo fa già, siamo noi che facciamo il loro bene anziché il nostro.
Bisogna fare una scelta di campo, la politica è obbligata a scegliere e le scelte politiche devono decidere a chi dare vantaggi e a chi penalizzare , se noi scegliamo l'interesse del 99%, che rappresenta la maggioranza della popolazione,  va a discapito degli interessi dell'1%;
chi è questo 1%?  esso è l'espressione delle élite creditizie finanziarie , che sono i trust finanziarizzati che le grosse imprese multinazionali  collegate ai colossi bancari si fondono in un unico trust  finanziario, mercantile, e industriale;  essi sono i super-ricchi..
A cosa dobbiamo questa assurdità?
Al vuoto di pensiero e che in questi anni ha portato all'espansione del pensiero liberista che  asserve solo l'1% , a motivo di questo vuoto di pensiero si è imposto il pensiero liberista  ed ha comportato l'acquisizione del pensiero unico, da cui difficile è uscirne, se non vi è un impegno serio da parte dei partiti e dei politici nel voler elaborare e aprire una nuova visione politico economica e sociale.
L'Europa oggi, è l'espressione degli interessi delle oligarchie e degli interessi finanziari bancari e delle multinazionali a danno dei popoli tutti, e le politiche di austerity che portano al continuo impoverimento sono una strada mortale per tutti i popoli assoggettati , di conseguenza penso si debba uscire da questa autorità sovranazionale che impone queste politiche economiche ai popoli e sostiene le caste dominanti;   Fabio mi ribadisce che L'europa  sta nell'idealità socialista, si certamente , ma non possiamo chiudere gli occhi alla realtà per dirla come piace  a Sara ed essere PRAGMATICI.
Vedete come si sta muovendo la Germania e cosa pensa di fare verso chi non accetta la "Demcrazia europea" (leggi euro)
 La Germania si sta interrogando se la sua potenza (ed impegno) militare sia adeguata a quella economica, anche se limitatamente ad una veste europea (e notasi, a lanciare questo messaggio è stato niente meno che il Presidente della Repubblica tedesco, J. Gauckt 
Tagesspiegel espresse pubblicamente l’ipotesi proprio di un intervento militare in Grecia al fine di fare quello che si è paventato sopra, ossia sostenere un governo pro- Euro (riferimento viii; la ragione dell’intervento nell’articolo citato era la necessità di mantenere integra la democrazia in tale Paese, ma i risultati non cambiano). O che dire del commento del Frankfurter Allgemeine Zeitung (riferimento viii) sulla possibilità di un intervento in Grecia in quanto incapace di proteggere i i suoi confini europei da ondate di migranti, forse questa versione vi suona più famigliare… 
Mi chiedo come si fa ad essere ciechi e non vedere davanti a noi lo scempio che questa Europa di rapina ha messo in atto,  che sta radendo al suolo con grandi sofferenze interi popoli (Grecia), lavoratori, famiglie e aziende ridotte al lastrico, in nome dell'austerity tedesca, che altro non fa che l'interesse nazionale Germanico?
Dove vivete per non vedere questo dramma?


La Germania in particolare, che stigmatizza l’importanza e l’inevitabilità dell’austerity oltre a suggerire la conseguente necessità – e questa è la vera novità – di aggredire i capitali privati al fine di abbattere il debito nazionaleQuesti sono ingredienti che porteranno inevitabilmente ad una forma di tassazione coercitiva dei capitali mirata ad intaccare direttamente o indirettamente il risparmio privato (ossia, colpendo proprio l’asset dove l’Italia è più ricca, vedasi il grafico successivo).A German wealth tax- Umfairteilung - The Economist


L'economista Piga dice: l’euro così com’è molte cose non vadano nessuno ormai lo contesta. Il dibattito si sposta su come riformare la moneta unica o come abbandonarla.  
Bertelsmann Stiftung, eminente think tank tedesco, relativamente ai supposti effetti legati ad un’uscita selettiva dall’euro. Il documento si intitola “Economic impact of Southern European member states exiting the eurozone”, del Giugno 2012. Secondo l’autore, tale documento non ha avuto l’eco che meritava, soprattutto in relazione ai contenuti espressi, che si ritiene molto “forzati” per quanto riguarda il coinvolgimento dell’Italia, oltre che per le conseguenze di una interpretazione acritica  dei risultati proposti. Tale documento va letto congiuntamente con il più conosciuto “twin paper” della stessa fonte del Gennaio 2013, in cui si dà conto di come il vantaggio competitivo accumulato dalla Germania negli ultimi 12/13 anni sia ascrivibile in buona parte – sebbene non completamente – all’adozione della moneta unica (“How Germany Benefits from the Euro in Economic Terms”).  
In armonia con il pensiero tedesco di prelevare almeno il 15% dei depositi dei correntisti italioti si esprime in tal senso anche il FMI:
Nonostante siano anni che cerco di avvisare i miei lettori e\o i clienti del mio studio di consulenza circa il rischio di un prelievo forzoso sui conti correnti, in Italia come nel resto d'Europa, ecco che la conferma di questa profezia viene adesso confermata anche dallo stesso Fondo Monetario Internazionale (FMI).
Nel recente report semestrale "Monitor delle finanze pubbliche" i diabolici economisti del FMI, allo scopo di rimediare alla crisi dei debiti sovrani, hanno esposto la "geniale" idea di imporre un prelievo forzoso del 10% sui conti correnti di 15 paesi dell’area euro (Italia compresa). 
In realtà. la proposta avanzata dal FMI era diventata un facile pronostico già in tempi non sospetti, l'intervista che segue all'economista francese J. Sapir ne è un'evidenza da non sottovalutare:
Jacques Sapir D – Professore, Lei è stato tra i primi economisti europei ed evidenziare i danni provocati dall’euro ed a chiedere la sua fine. In una delle ultime analisi ha scritto che si tratta di una sorte inevitabile. Secondo Lei, quanto tempo ancora ci vorrà e da quale paese potrà partire l’iniziativa?
R – A questo punto bisogna distinguere due problematiche. La prima riguarda l’analisi della situazione economica che l’euro ha creato e delle sue conseguenze. Da ormai quasi tredici anni osserviamo che l’euro non solo non ha prodotto le convergenze macroeconomiche sperate, ma ha invece accentuato le divergenze. 
L’ho detto a più riprese, e ormai questa mia posizione riscuote consenso tra gli economisti. Constatiamo anche che l’euro rappresenta un enorme freno per la crescita nella maggior parte dei paesi che l’hanno adottato, ad eccezione, ovviamente, della Germania. Per finire, si osserva che l’euro fa aumentare i deficit, tanto interni quanto esteri, e che porta verso un debito sempre più grande dei paesi che sono entrati nell’Unione economica e monetaria. Tutto questo è abbondantemente documentato da numerosi autori. 
Siccome l’euro può funzionare solo in una spirale di impoverimento per la maggior parte dei paesi, ne deduco che è destinato a fallire.(...) Al momento, la situazione resta stabile grazie alla Banca Centrale Europea. Ma la credibilità di quest’ultima sta nel fatto che non è stata messa alla prova. Prima o poi i mercati testeranno la risoluzione della Bce, e allora Mario Draghi si ritroverà fortemente in difficoltà. 
Queste condizioni potranno anche provenire dalle tensioni politiche crescenti che l’Euro genera sia tra i paesi membri dell’UME, sia all’interno degli stessi, dove le forze anti-europeiste prendono sempre più peso.Queste tensioni potranno ad un certo punto mettere gli attori politici di fronte alla necessità di dissolvere la zona euro o di uscire dalla moneta unica.(...) 
D - Secondo Lei quanta responsabilità hanno i partiti socialisti europei rispetto all’attuale crisi e da quali forze politiche ritiene possibile un cambiamento? La responsabilità dei partiti socialisti europei è schiacciante. E’ prima di tutto diretta: questi partiti si sono arresi senza condizione davanti alle esigenze della finanza e del capitale; hanno imposto delle politiche di austerità inaudite alle popolazioni e sono di conseguenza fortemente responsabili della stagnazione economica che viviamo. 
R - Ma resiste anche una responsabilità indiretta. Nel pretendere che non esistono altre soluzioni oltre l’austerità, nel proclamare il dogma dell’euro ed ipotizzando scenari catastrofici nel caso di un’uscita, tali partiti socialisti hanno costruito un discorso politico che blocca la situazione ed è parte integrante della crisi. Ragion per cui non si potrà uscire dalla crisi se non attraverso la distruzione di questi partiti, la loro implosione, e delle ricomposizioni politiche importanti. E’ quello che stiamo assistendo in Francia ed in Grecia. 
 Invece di pensare di uscire da questa Europa di usurai e malfattori, con ciò che ne consegue per chi esce chi rimane , si fa una politica dello struzzo e si nasconde sotto il tappetino l'evidente incapacità come denuncia l'economista Gustavo Piga:
La manipolazione dei dati del governo italiota, complice della padrona Merkel e dell'austerity, per nascondere le verità evidenti al popolo che la cosa giusta da fare è cambiare i regolamenti dell'europa liberista oppure  di prendere la decisione giusta: l'uscita dall'euro; Nessun Governo Italiota ha mai osato fare quanto si accinge a fare il Ministro  Saccomanni: non solo trucca il PIL, ma contemporaneamente sgonfia le spese per interessi. Dell’1% del PIL, 16 miliardi, una cifra colossale, una bugia incredibile fatta per evitare che impietosamente i conti pubblici raccontassero la vera sconfitta di questo esecutivo: la sua incapacità di saper fare politica economica.
 Dati macroeconomici sull'Italia:
- Debito Pubblico: 2.075 miliardi di euro- Prodotto Interno Lordo: -1,8% (variazione acquisita 2013).- Rapporto Debito/Pil: 130,40% (previsioni MEF per il 2013).- Rapporto Deficit/Pil: 2,9% (previsioni MEF per il 2013).- Disoccupazione: 12%.- Disoccupazione giovanile: 39,5%.- Interessi pagati sul debito pubblico: circa 100 miliardi l'anno
Contributi per la stabilità delle economie nell’Eurozona versati dall’Italia:
- circa 10 miliardi per prestiti bilaterali (effettuati dall'Italia direttamente alla Grecia); - 32 miliardi nei confronti dell’EFSF; - 8,6 miliardi per il nuovo organismo ESM.In sostanza, i prestiti e i contributi versati dall’Italia a partire dal 2010 fino al secondo trimestre 2013 ha raggiunto la cifra complessiva quasi 51 miliardi di euro.
Non è più accettabile, a fronte di un mancato cambio di rotta  delle politiche economiche europee che portano all'indebitamento forzoso dovuto ad una moneta estranea, gestita da una banca privata la BCE , in contrapposizione agli interessi e alle economie locali dei popoli europei del euromed, continuare a non tenere conto di un default o di una cancellazione del debito, come era uso anche fare nell'antichità:

IL DEBITO: la storia raccontata da parte dei creditori e ripristinare la verità storica. La cancellazione del debito generalizzata si è verificata più volte nella storia. 
Il regno di Hammurabi, “re” di Babilonia (situata nell’attuale Iraq), iniziò nel 1792 avanti Cristo e durò 42 anni. Quello che la maggior parte dei manuali di storia non dice è che Hammurabi, come altri governanti delle città-Stato della Mesopotamia, proclamò in varie occasioni un annullamento generale dei debiti dei cittadini con i poteri pubblici, i loro alti funzionari e dignitari. Quello che  stato chiamato il Codice di Hammurabi fu scritto probabilmente nel 1762 avanti Cristo. Il suo epilogo proclamava che “il potente non può opprimere il debole, la giustizia deve proteggere la vedova e l’orfano (…) al fine di rendere giustizia agli oppressi”. Grazie alla decifrazione dei numerosi documenti scritti in caratteri cuneiformi, gli storici hanno trovato la traccia incontestabile di quattro annullamenti generali del debito durante il regno di Hammurabi (nel 1792, 1780, 1771 e 1762 A. C.). 


Nel 432 avanti Cristo, Neemia, certamente influenzato dall’antica tradizione mesopotamica, proclama l’annullamento dei debiti degli ebrei indebitati verso i loro ricchi compatrioti. È a quell’epoca che si redige la Torah. La tradizione degli annullamenti  generalizzati del debito farà parte della religione ebraica e dei primi testi del cristianesimo tramite il libro di Levitico che proclama l’obbligo di annullare i debiti ogni sette anni e in ogni giubileo, cioè ogni 50 anni. 
Queste argomentazioni sono  motivo della mia difficoltà di accettare il "centralismo democratico" adottato dentro il Fronte, come la formazione di queste deleghe che servono solo a dare ossigeno ad una società passata e finita che si vuole riproporre nonostante sia già morta; se si vuole riprodurre  gli stessi leit motiv di essa, che sono  ingabbianti e schiavizzanti, io non ci stò.  




giovedì 10 ottobre 2013

Teatro Zona franca: nuova formulazione o invenzione dell'acqua già bollita?

Teatro Zona franca: nuova formulazione o invenzione dell'acqua già bollita?


L'Ufficio stampa del Presidente Cappellacci ha diramato la seguente notizia e la setta  zonafranchista esulta per la "nuova formulazione" 
"La Giunta Regionale presenterà un proprio emendamento di modifica all'articolo 12 dello Statuto, prevedendo l'estensione della Zona franca a tutto il territorio regionale. E' quanto comunicano il presidente della Regione, Ugo Cappellacci e l'assessore della Programmazione Alessandra Zedda in merito alla Zona Franca integrale. La nuova formulazione, concordata con i rappresentanti dei Comitati per la Zona Franca della Sardegna, Maria Rosaria Randaccio, Francesco Scifo e Andrea Impera, prevede che: "Il territorio della Regione autonoma della Sardegna è posto fuori dalla linea doganale e costituisce zona franca interclusa dal mare territoriale circostante". 

Tanta creatività è stata concentrata in poche e chiare parole una nuova formulazionefrutto della spremitura di meningi del Presidente Cappellacci  assieme agli onnipresenti santoni-embedded, chissà dopo quante dotte e lunghe discussioni . 
Sono contento di questa che non è una novità ma è una doppia novità, anzi una tripla novità come i tripli salti mortali che fanno gli acrobati ed i giocolieri nei circhi per farsi applaudire da un pubblico affezionato ed in attesa però di una accidentale caduta che ecciti gli istinti oscuri dei sans coulottes e delle tricoteuses che affollano i movimenti millenaristi, populisti e imbroglioni che a volte nascono per sostenere anche buone cause ma che possono finire anche in tragedia ma più spesso in commedia e in buffonate da strada.

La caduta anche in questo episodio di bassa macelleria in zona franca è facile da prevedere quando le folle festanti si accorgono, perchè non si quaglia mai e qualcuno glielo dice, che il concetto " Il territorio della Regione autonoma della Sardegna è posto fuori della linea doganale e costituisce zona franca" è presente come fulcro della proposta sardista di Zona franca integrale codificata poi nella  proposta di legge di iniziativa regionale , approvata dal Consiglio regionale nella seduta del 22 luglio 1988 su iniziativa della Giunta guidata dal sardista Mario Melis.

Allora vuol dire che la proposta Cappellacci, Seddda, santoni misti, non è affatto una novità bensì un plagio di un concetto notissimo e del quale si conoscono i creatori e comunque è da valutare positivamente perchè forse questi neozonafranchisti fantasy stanno rinsavendo.

Anche la trovata di presentare un emendamento alla proposta di legge esitata recentemente dalla Commissione competente  nel Consiglio regionale per modificare l'Art.12 dello Statuto vigente non è una novità perche anche nella proposta di legge Melis di ben 25 anni or sono si proponeva di porre la "Sardegna fuori della linea doganale dello Stato" modificando l'art.12 dello Statuto.

Non si può chiedere di conoscere un po' di storia e fatti così lontani a chi pensa che l'idea di zona franca sia nata con loro, ma stupisce che non si conoscano fatti recentissimi come la proposta di legge sardista n. 22 primo firmatario   SANNA Giacomo - DESSÌ - PLANETTA - SOLINAS Christian e l'On Artizzu Presidente della Commissione presentata il 14 maggio 2013. 
Anche in questa proposta, seguendo la tradizione sardista nel modificare l'art.12 dello Statuto ( di nuovo? ) si scrive :

"Nel quadro di una organizzazione politico-economica tendente a promuovere lo sviluppo autopropulsivo dell'Isola e la compensare le diseconomie geografiche dovute all'insularità ed alla grande distanza dal continente, secondo il principio di continuità geografica, coesione sociale e autogoverno dell'economia, con il concorso dell'Unione europea e dello Stato, il territorio della Regione autonoma della Sardegna è posto fuori della linea doganale dello Stato e costituisce zona franca."

Sulle prime e con una certa virulenza e certamente senza averla letta o pur leggendola non avendo gli strumenti per capirla gli shamani neozonafranchisti inviarono messaggi virulenti e di condanna ai propri adepti generalmente molto entusiasti, mobilitanti, disinteressati ma molto ignoranti, non per offendere ma perchè ben più dei loro sacerdoti di fede neozonafranchista ignoravano, come purtroppo temo che ignorino, l'ABC della storia della zona franca sarda, sostenendo che la proposta sardista e l'iniziativa del Consiglio fosse non solo di nocumento alla lotta per la zona franca ma un tentativo di bieco sabotaggio delle loro molto ispirate lotte.

Bisogna dire che inascoltato scrissi che giudicando positiva la proposta della Commissione, questa  pur accettando lo spirito della proposta sardista e permettendo la creazione di una zona franca sarda integrale, conteneva delle criticabili omissioni perchè rinunciava alla descrizione puntuale della zona franca presente nella proposta sardista, espungendo fra l'altro l'Agenzia delle entrate e la Tesoreria sarda,  limitando la potesta della Sardegna alle entrate di competenza sarde e derivate ma escludendo le percentuali destinate allo Stato dallo Statuto vigente. In più pur crendo la zona franca , questa parola scompariva con lo scomparire di "saranno creati punti franchi" dallo Statuto così riformato e questo non era in alcun modo accettabile e poteva costituire un trappolone.
Consigliai quindi ai sardisti di preparare degli emendamenti da presentare in aula, quando la proposta vi fosse andata per la discussione e votazione,  per riproporre appunto le loro posizioni caratteristiche pur accettando la sintesi della Commissione perchè l'unanimità era stata un successo e sarebbe stato un bene prezioso anche con la legge votata unanimamente ed inviata al Parlamento come volontà del Parlamento dei sardi. CioèSardegna fuori dalla linea doganale, Agenzia delle entrate e Tesoreria sarda.

Poi gli sciamani, ormai in palese gara fra di loro ci ripensarono, invece di sollecitare Cappellacci a delimitare le 6 zone franche secondo il Dpcm 75/98 cambiarono obiettivo concentrandosi sul Consiglio regionale. Furbi vero? Incontrarono la Commissione e richiesero guarda caso cambiamenti già contenuti nella proposta sardista. Poi inviarono una lettera minacciosa nei toni ed ultimativa alla Commissione chiedendo, guarda guarda di emendare la proposta che la Commissione, mi pare all'unanimità aveva distillato dalla proposta sardista, ma a causa  dai cetrioli e carote  allucinogene che forse mangiano in insalata e che in genere sulla zona franca fa vedere loro lucciole per lanterne, chiesero sì di inserire un emendamento ma riproponendo pedissequamente il testo dello Statuto Valdostano e con la potesta per lo Stato di realizzare la zona franca con proprie leggi romane, alla faccia dell'autodecisione. 
Cioè con lo scopiazzato schema che non ha permesso dal 1948 alla Val d'Aosta di avere la loro zona franca. 
In più per pasticciare ancora meglio e dimostrare la totale incomprensione di che cosa possa essere una zona franca sarda e pensata per la Sardegna reale, in coda al pensierino era posta la specificazione che la zona franca fuori dalla linea doganale dovesse essere come Livigno e Campione, cioè una zona franca come la festa di Santa Rega o del Rimedio o di San Mauro che io rispetto e venero, mentre detesto che qualcuno pensi di aumentare la dipendenza coloniale della Sardegna puntando a fare ancora più buchi nella pentola bucata sarda ben illustrata dall'economista Paolo Savona.

Il neo consigliere regionale  Arbau ha pensato bene di presentare un suo emendamento che ricalca quello dei movimentisti consumisti sciamanici compreso il richiamo a Livigno e Campione d'Italia dimostrando che nulla sa della zona franca sarda e che ha solo strizzato maldestramente gli occhi ad un movimento populista per ingraziarselo elettoralmente.

Questo emendamento è divenuto carta straccia e scavalcato dalla proposta di emendamento Cappellacci e più.

Devo ammettere che però Cappellacci e l'Assessora alla programmazione hanno sì plagiato la tesi sardista ma a fin di bene e almeno sono riusciti a togliere quel ciarpame aggiunto dai giocolieri ed illusionisti neozonafranchisti su Livigno e Campione che fa ridere tutta l'Europa.
L'importante è che non continuino a chiedere che l'extraterritorialità venga inserita nel nuovo Codice doganale comunitario confondendo la extraterritorialità della zona franca sarda che deve essere de iure, cioè per finzione di legge come tutte le vere zone franche europee e non de facto come appunto sono Livigno o la Groenlandia, cosa anche questa che fa morire dal ridere mezza Europa e squalifica ogni richiesta di zona franca in tal senso.

Concludendo, sono felice che finalmente ci sia una convergenza con ciò che penso da oltre 30 anni e che sostengo anche adesso e cioè che la Sardegna debba essere posta fuori dalla linea doganale dello stato e quindi zona franca integrale fiscale e doganale. 

Per farmi un'ultima risata agrodolce mi sembra assolutamente lapalissiano che la zona franca sarda estesa a tutta l'isola abbia come perimetrazione il mare e quindi ridicolo inserire questa precisazione nell'emendamento. Mi stupisco che non abbiano chiesto anche il cielo  come perimetrazione perchè anche il cielo isolano è un confine. 
Facciamoci una risata per non piangere e nel frattempo dato che la modifica statutaria è cosa giusta e lunga da ottenere e quindi rappresenta la gallina domani alla quale abbiamo diritto, attendiamo la gallina oggi che sono ancora le perimetrazioni delle sei zone franche sarde della 75/98 che la Giunta avrebbe deliberato il 1 ottobre dopo aver solennemente dichiarato con pagine acquistate sui quotidiani sardi che sarebbero state rese pubbliche il 30 settembre e che sono ancora fantasma.

Per ultimo un suggerimento al Presidente: se il Consiglio regionale, anche per questa positiva convergenza di idee riuscisse ad approvare in tempi brevi la proposta di legge sulla zona franca, sarebbe una buona cosa fare una battaglia perché questa legge venisse inserita nella prossima Legge di Stabilità che il Governo proporrà al Parlamento e che si potrà approvare entro dicembre. Avremo così la zona franca integrale in pochi mesi....





martedì 8 ottobre 2013

Fukushima: Giappone chiede aiuto alla comunità mondiale

Come al solito , quando si parla di nucleare le aziende coinvolte in questo campo sfuggono alle loro responsabilità , e vogliono sottacere la gravità del problema, imponendo un blackout informativo nella speranza che non ci si accorga della gravità e pericolosità del settore nucleare in modo che non si bandisca una volta per tutte questa tecnologia mortifera. La cronologia degli eventi che si stanno succedendo a Fukushima a ritmo frenetico è preoccupante, perché la Tepco non sa come uscirne.

Sa Defenza


Fukushima: Giappone chiede  aiuto alla comunità mondiale


Il primo ministro giapponese Shinzo Abe chiede ora che la comunità mondiale aiuto: il suo governo e la società di gestione Tepco sono irrimediabilmente sopraffatti con la situazione a Fukushima.  (Foto: Reuters)

Il primo ministro giapponese Shinzo Abe chiede ora che la comunità mondiale aiuto: il suo governo e la società di gestione Tepco sono irrimediabilmente sopraffatti con la situazione a Fukushima. (Foto: Reuters)













In Giappone,  sta aumentando il nervosismo del governo per la situazione a Fukushima.
Due anni e mezzo dopo il disastro il problema non  è risolto.
Al contrario: Ogni giorno messaggi  che sono motivo di preoccupazione.
Il primo ministro giapponese Shinzo Abe ha chiesto in una conferenza di scienziati a Kyoto  aiuto alla comunità internazionale per evitare una catastrofe nella centrale nucleare di Fukushima. Abe ha detto : "Siamo pronti ed aperti ai consigli che vengono da fuori, la conoscenza esistente è necessaria per consentire la soluzione del problema e metterlo sotto controllo." Abe parlando ad un simposio con  scienziati dei settori dell'ambiente e dell'energia ha detto: " Il mio paese ha bisogno della vostra conoscenza e competenza ".
Così, per la prima volta Abe ha ammesso che la sua precedente strategia ha fallito: il Giappone ha detto deve avere la situazione di Fukushima sotto controllo. Non ci sarebbe alcun rischio per la salute. I Giochi Olimpici di Tokyo potrebbero essere effettuato senza alcuna preoccupazione.
Abe dunque :
"C'è stata un po 'di preoccupazione per la fuoriuscita di acqua contaminata da Fukushima, ma il governo avrà un ruolo di primo piano nel contribuire a trovare una soluzione efficace a questo problema. Noi facciamo del nostro meglio, siamo determinati a che nel 2020,  in sette anni, il problema sia risolto definitamente ".
Il drammatico appello Abe viene dopo un altro incidente  Venerdì, dove ancora una volta una perdita è stata scoperta in un contenitore con liquido irradiato radioattivo. Abe aveva visitato Fukushima il 27 Settembre scorso. Egli ha detto ai tecnici di Tepco che il futuro del Giappone è nelle loro mani - ma è stato un annuncio mass-mediatico di un evento che è stato dipinto come  gestibile. Abe aveva anche incluso una dispersione precedentemente verificata nel serbatoio. A quanto pare, il premier ha ormai acquisito l'impressione che la società-operatrice Tepco non è in grado di garantire l'impianto distrutto in modo che un altro disastro possa essere prevenuto.
L'Ingegnere nucleare Arnie Gundersen ha criticato in un'intervista  la Tepco , per lui, è responsabile del danno e lo deve ripagare e risolvere. Gundersen: " la Tepco è una società operativa.Ha la capacità di far funzionare le centrali nucleari, ma non ha ingegneri in grado di risolvere tale problema. Abe ha mentito al pubblico. "
Il primo ministro giapponese durante la sua recente visita alla centrale nucleare di Fukushima.  (Foto: Reuters)
Il primo ministro giapponese durante la sua recente visita alla centrale nucleare di Fukushima. (Foto: Reuters)

In Giappone, la critica della Tepco è sempre più forte. L'ingegnere Tetsuro Tsutsui ha detto alla Associated Press che le misure precedenti erano del tutto inadeguate: era "inconcepibile"  riempire il serbatoio con le barre di combustibile. La Tepco aveva precedentemente segnalato come la misura più importante da farsi. Ma senza fondazioni questo era completamente inefficace. Tsutsui: ". Devo dire, questi non sono incidenti che accadono, lì  ci deve essere un problema sistemico , come  cose che prendono un attacco. "
L'agenzia nucleare giapponese è inorridita. Uno scienziato da parte dell'autorità ha detto: "Ai dipendenti  Tepco sembra mancare  la conoscenza di base sulle radioattività.  C'è bisogno di avere aiuto dall'estero. "
Uno dei motivi per cui Fukushima si sta dirigendo verso un disastro, è l'enorme costo finanziario che è necessario per proteggere il reattore . Gundersen dice che la Tepco non ha nel suo bilancio la somma necessaria per eseguire la riparazione: "Il premier Abe nasconde al suo popolo, quello che costerebbe bonificare Fukushima: 500 miliardi dollari è il costo , ma il Giappone non ha il denaro, proprio come la Tepco. " (vedi video a fine articolo)
Il problema dei 1300 elementi di combustibile parzialmente danneggiati potrebbe diventare un disastro globale. Un'esplosione come quella di Hiroshima bomba atomica sarebbe in confronto un'ombra,  la conseguenza di un piccolo errore nel funzionamento ( più qui ). 

Tepco vuole aumentare l'estrazione degli elementi di combustibile nei prossimi due mesi dal contenitore per portarli altrove. Gli scienziati vogliono  la tedesca Öko-Institut ( qui ).
Il problema: Questo è  un'operazione molto complessa . Essa deve essere controllata dai computer, per evitare che il carburante entri in contatto tra loro. Tepco invece  vuole eseguire l'azione manualmente.
E 'incredibile come  gli operatori e il governo siano dei dilettanti in questo affare, data la dimensione del disastro con la situazione a Fukushima. Un portavoce del governo ha detto che le misure non erano sufficienti a tappare le falle, però, certificata Tepco ma che la società avevano trovato l'errore questa volta prima che l'ultima volta.
Tuttavia, il governo giapponese è sempre più incerto se TEPCO è davvero in grado di risolvere il problema Fukushima.  Pertanto,  le valutazioni riportate dal Japan time , sulla Tepco dividono.

Il  piano di salvataggio è la parte che preoccupa,  l'eliminazione del danno sarà coperto dai contribuenti giapponesi.
Conclusione: L'autorità di vigilanza deve certificare i soccorritori che non hanno le conoscenze di base sulla radioattività.
Il tempo stringe.
Per due anni è stato calcolato  che per la soluzione della causa del disastro le strutture e idee usate sono state rudimentali.

Il denaro è mancante.
La cosa peggiore che può capitare a Tepco, è che la società sia alleviata dall'onere della  crisi - e i  contribuenti giapponesi non solo  subiscono le conseguenze del mostro nucleare, ma devono  sostenere anche i costi del disastro.
Il governo giapponese ha recentemente consultato esperti provenienti da Francia, Gran Bretagna e Russia per discutere con Tepco le misure di salvataggio.
Ma l'internazionale industria nucleare ha poco interesse a essere troppo coinvolta negli eventi di Fukushima. Il medico e autore Helen Caldicott ha detto in un'intervista che le società che gestiscono le centrali nucleari, vogliono evitare che la misura massima di un incidente in una centrale nucleare sia nota, perché questa sarebbe una grossa minaccia per l'industria nucleare nazionale.
Il premier giapponese Abe non ha commentato in particolare di Domenica sulla situazione degenerata a Fukushima. Il suo governo è stato criticato perché avevano procrastinato finora  l'aiuto di esperti stranieri. Tale scopo  per la soluzione e suggerimenti di come affrontare le masse di acqua contaminata è stato pubblicato solo in Giappone.
Solo dopo le proteste è stat fatta una versione inglese.
Lei arriva in ritardo.
Speriamo che non sia troppo tardi.

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