sabato 13 dicembre 2014

SARDINYA: MANIFESTAZIONE CONTRO LE BASI MILITARI ... il leitmotiv dell'intento: A FORAS, BAXEISINDI ! [in sardo: andatevene]

SARDINYA: MANIFESTAZIONE CONTRO LE BASI MILITARI ... il leitmotiv dell'intento: A FORAS , BAXEISINDI ! [in sardo: andatevene]


Vàturu Erriu Onnis
la manifestazione giunge sotto gli uffici della RAS 
si attaccano gli striscioni [regione sarda]
Stamani mattina è una stupenda giornata di sole e una brezzolina pungente giunge dal mare sardo; Apre la manifestazione contro le basi militari in Sardegna una banda di donne tamburine, seguite da migliaia di persone che si sono date appuntamento presso il molo Ichnusa del porto di  Cagliari per rivendicare la chiusura e la bonifica di tutte le basi militari.
Il programma della manifestazione e i punti rivendicati sono i seguenti:


nella cartina sono evidenziate le dimensioni
dell'occupazione militare Italica e NATO in Sardinya


*liberare la Sardegna dall’occupazione militare

*bandire le esercitazioni militari

*chiudere le basi della guerra

*bonificare le aree contaminate, usate da oltre mezzo secolo come pattumiera bellica.



Uno slogan che si raddensa nella parola sarda SERRAI [chiudere], coniato dal Comitato sardo Gettiamo le Basi di Mariella Cao usato come un acronimo, chiede non solo la chiusura di tutte le basi militari in Sardinya ma anche altre importanti azioni che servono di sostegno alla terra sarda inquinata e depauperata; cose che devono essere fatte dallo stato italiota dopo la loro chiusura:
S Sospensione delle attività dei poligoni dove si sono registrate le    patologie di      guerra;
E Evacuazione dei militari esposti alla contaminazione dei poligoni di  Teulada,  Decimo-Capo Frasca Quirra
R Ripristino ambientale, bonifica seria e credibile delle aree  contaminate a terra e a mare
R Risarcimento alle famiglie degli uccisi, ai malati, agli esposti,  Risarcimento al  popolo sardo del danno inferto all’isola.
A Annichilimento, ripudio della guerra e delle sue basi illegalmente  concentrate  in Sardegna in misura iniqua
I Impiego delle risorse a fini di pace.
La manifestazione sfila senza incidenti lungo tutto il  percorso,  nonstante la nutrita presenza di forze dell'ordine.

Gli slogan sono tanti e coloriti, le persone mostrano empatica felicità al pensiero della liberazione della Sardinya da queste servitù militari.













Nel video abbiamo chiesto al Sindaco di Laconi Paolo Pisu , cosa muove le amministrazioni locali a mobilitarsi contro le basi , alla poeta sarda Sa Cantadora [Paola Alcioni] invece chiediamo cosa spinge le soggettività ispirate a scendere in piazza in difesa della terra sarda;
ascoltiamoli subito dopo la partenza del corteo:


Cagliari in marcia contro le basi militari
Pigliaru: "Regione aprirà tavolo con lo Stato" 
unionesarda
Un dialogo con lo Stato con la parola dismissione al centro delle trattative. E poi chiarezza sui dati sanitari e sui danni legati al "mancato sviluppo alternativo".

Sono le garanzie offerte dal presidente della Regione Sardegna, Francesco Pigliaru, alla delegazione di manifestanti ricevuta oggi nel palazzo di viale Trento, durante l'iniziativa contro le esercitazioni e le basi militari in Sardegna.


Una delegazione - composta tra gli altri da Mariella Cao di Gettiamo le basi e Bustianu Cumpostu di Sardigna Natzione - è stata ricevuta dal governatore Francesco Pigliaru. Al presidente è stato consegnato un documento con il quale i movimenti chiedono il blocco immediato di tutte le esercitazioni militari, la chiusura di ogni base e poligono presente nell'isola, le bonifiche delle aree interessate e la riconversione a uso civile dei territori. "Se non ci sarà alcun riscontro - si legge nel comunicato - torneremo in piazza". 
Un dialogo con lo Stato con la parola dismissione al centro delle trattative. E poi chiarezza sui dati sanitari e sui danni legati al "mancato sviluppo alternativo". Sono le garanzie offerte dal presidente della Regione Sardegna, Francesco Pigliaru, alla delegazione di manifestanti ricevuta oggi nel palazzo di viale Trento, durante l'iniziativa contro le esercitazioni e le basi militari in Sardegna. "Apriremo un tavolo con lo Stato - ha detto Pigliaru - e questo tavolo non potrà prescindere dalla questione dismissioni. Confermo la convocazione della Conferenza regionale sulle servitù militari: siamo pronti a parlare con lo Stato ma vogliamo sentire le esigenze delle popolazioni". Al termine dell'incontro, concluso poco dopo le 14, i delegati hanno riferito i contenuti del faccia a faccia ai manifestanti, un centinaio circa, rimasti ad aspettare davanti alla Regione. 
LA MANIFESTAZIONE - Le bandiere bianche del Comitato Lago Omodeo con la scritta 'No al poligono, quelle rosse di Rifondazione comunista, poi quelle arcobaleno della pace, ma soprattutto tantissimi quattro mori. Centinaia di persone si sono radunate in porto al molo Ichnusa per la manifestazione regionale anti-esercitazioni, in pratica la seconda puntata dell'iniziativa che aveva portato lo scorso 13 settembre migliaia di persone davanti alla base di Capo Frasca. Il corteo attraverserà la città, sono attesi pullman da diverse parti della Sardegna. Tra gli striscioni esposti anche uno nero con una maschera antigas e la scritta 'Iniziamo dalle bonifiche. Colonna sonora diffusa dalle casse sistemate su un fuoristrada con musica rigorosamente in limba tra rock, canzone d'autore e rap.
Il corteo, organizzato dal comitato Gettiamo Le Basi e altre associazioni arriva - scrive Enrico Fresu sull'Unione Sarda oggi in edicola - quando si scopre che il calendario 2015 prevede un aumento della portata delle esercitazioni nei poligoni sardi. Si sparerà di più e per più tempo, anche durante l'estate.

venerdì 12 dicembre 2014

SA DEFENZA – Fueddus po una resisténtzia ativa.





SA DEFENZA – Fueddus po una resisténtzia ativa.

Is feras arestis, ma fintzas cussas masedas, pigant is fillus in buca po ddus amparai portendiddus in logu seguru candu funt in perìgulu, e tambeni est cun sa buca chi cumbatint po ddus difendi apustis.
Fintzas poi s òminis sa buca – logu de su fueddu – est, in cobertàntzia, logu de amparu, de defensa e de cumbata.


SA DEFENZA, cun artìcolus, acraramentus, spuntus de dibata e de ideas noas, punnat a portai chini ligit in su logu seguru de su pentzamentu lìbberu, aundi su ciorbeddu s’acostat a cumprendi ita si podit e si depit fai po tenni connoscéntzia de sei etotu e de su chi est bonu po sa genti e po sa terra de Sardìnnia.




SA DEFENZA – Parole per una resistenza attiva.

Le belve feroci, ma anche quelle addomesticate, prendono in bocca i cuccioli per proteggerli portandoli in un luogo sicuro quando sono in pericolo, ed ancora è con la bocca che dopo li difendono, combattendo.
Anche per gli uomini la bocca – luogo della parola – è, metaforicamente, luogo di protezione, di difesa e di lotta.


SA DEFENZA, con articoli, chiarimenti, spunti di dibattito e di idee nuove, intende portare chi legge nel luogo sicuro del libero pensiero, dove la mente si avvicina a comprendere cosa si può e si deve fare per avere consapevolezza di sé stessi e di ciò che è positivo per la gente e la terra di Sardegna.





Grazie di questo contributo dato a sa Defenza da Sa Cantadora, pensiero e slogan, che rispecchia appieno il nostro intento,  forma le coscienze  alla consapevole azione di liberatzione della nostra terra; 

gratzias meda  a sa poeta sarda Sa Cantadora

Sa Defenza

giovedì 11 dicembre 2014

CASTEDHU - CAGLIARI: MANIFESTATZIONE - SIT-IN E CORTEU CONTRA A S’OCUPATZIONE MILITARE DE SA SARDINNIA


CASTEDHU: MANIFESTATZIONE - SIT-IN E CORTEU CONTRA A S’OCUPATZIONE MILITARE DE SA SARDINNIA - 13-12-14

DE IMPORTU MANNU - A H.12.30-13 IN SU SIT-IN CARA A SA REGIONE VIALE TRENTO, CUNSIGNAMUS UNU DOCUMENTU A SU PRESIDENTE PIGLIARU CHI AT ESSERE PRESENTE

Luoggu de Aboju - Casteddu - PORTU MILITARE zona Molo Icnusa e Piatza Darsena .

Percursu corteu – Molo Icnusa – Viale Colombo, Via Campidano, Via E. Pirastu, Viale A. Diaz, Via Regina Margherita, Via G. Manno, Corso V. Emanuele II, Viale Trento, Palazzo Regione , con interessamento anche delle vie laterali, Via Rovereto e Via Zara.

1° Sit-In - Porto Militare zona Molo Icnusa e Piatza Darsena. Dae sa h. 9.30 a sas 11.

Corteu - dae sas h. 11 a sas h 12

2° Sit-In - Palazzo della Predidenza e Giunta Regionale, viale Trento. Dae sas h. 12 a sas h. 16


ITALIANU


CAGLIARI: MANIFESTAZIONE - SIT-IN E CORTEO CONTRO L’OCCUPAZIONE MILITARE DELLA SARDEGNA - il giorno 13-12-14



Luogo di concentramento - Cagliari, Porto Militare nella zona che comprende il Molo Icnusa e Piazza Darsena .

Tracciato corteo – Molo Icnusa – Viale Colombo, Via Campidano, Via E. Pirastu, Viale A. Diaz, Via Regina Margherita, Via G. Manno, Corso V. Emanuele II, Viale Trento, Palazzo Regione , con interessamento anche delle vie laterali, Via Rovereto e Via Zara.



1° Sit-In - Porto Militare nella zona che comprende il Molo Icnusa e Piazza Darsena. Dalle ore 9.30 alle ore 11.30

2° Sit-In - Palazzo della Predidenza e Giunta Regionale, viale Trento. Dalle ore 11 alle ore 16

Giorno - sabato 13-12-2014.

Orario - Dalle ore 9.30 alle ore 16

Gli Stati Uniti ed il piano per dividere la Siria

Gli Stati Uniti ed il piano per dividere la Siria



tradusiu po 
Sa Defenza de
M.Bruja


L’amministrazione statunitense sta preparando i piani per dividere la Siria in due o più territori, come la Casa Bianca ha fatto con l’Iraq, diviso in tre entità – a nord i curdi, al centro i sunniti e a sud gli sciiti - dopo l’invasione e l’occupazione del paese all’inizio del decennio scorso.

Da questo punto di vista la Siria, abitata da popolazioni di lingua e religione differenti – sunniti, curdi, alawiti, drusi, cristiani – si presterebbe notevolmente a diventare una nuova vittima della “destabilizzazione creativa” della Casa Bianca.

Gli Stati Uniti Sta stanno preparando la frattura della Siria e la formazione di uno stato a nord con capitale Aleppo, dominato dagli integralisti sunniti e sotto l’influenza della Turchia e delle petromonarchie arabe, e un altro a sud con capitale Damasco sostenuta dall’Iran e dalla Russia. 

Di fatto una riedizione odierna della divisione del paese ai tempi del mandato franco-britannico del 1924. Siria starebbe succedendo qualcosa di simile anche se il regime di Bashar al Assad mantiene il controllo su più della metà del territorio del paese o forse proprio per questo. 

L’intervento straniero nel paese, la destabilizzazione e il sostegno estero ai gruppi estremisti sunniti hanno fatto saltare la convivenza secolare tra le varie componenti del paese.

Ma regime sionista non accetterebbe comunque una Siria del sud sotto l’influenza iraniana e sarebbe comunque instabile anche se comunque a favore di Tel Aviv giocherebbe l’indebolimento di un suo nemico storico.

La Turchia potrebbe accontentarsi di dominare un eventuale stato del nord della Siria anche se il suo obiettivo strategico rimane la rimozione del governo Assad e il riconoscimento della sua egemonia su tutto il paese. 

Ma Washington non vedrebbe di buon occhio un controllo totale della Siria da parte di una Turchia che negli ultimi anni è entrata più volte in rotta di collisione con gli interessi statunitensi nell’area perseguendo un’agenda propria e scontrandosi con la Casa Bianca sulla strategia da adottare contro le milizie Isis che Ankara continua esplicitamente a sostenere.

Ma anche all’interno dell’amministrazione Obama i punti di vista non sarebbero convergenti. 

Secondo il quotidiano arabo ‘Al Hayat’ esistono differenze radicali tra il Dipartimento di Stato e la Casa Bianca. 

Stando al giornale, mentre l’equipe di John Kerry sostiene un intervento militare diretto contro la Siria, i consiglieri del Presidente Obama considerano con apprensione la possibilità di impantanarsi in un nuovo fronte come è già accaduto in passato in Afganistan e in Iraq. 

Incredibilmente alcune ore fa proprio John Kerry ha accusato il regime di Damasco e Daesh di collaborare (!) e di aver pattuito un accordo reciproco di non aggressione. 

In realtà i combattimenti tra l’esercito di Damasco e le milizie Isis non sono mai cessati, anzi, e pochi giorni fa un video ha mostrato che Isis decapitare decine di soldati siriani.

Mentre Washington appare sempre più decisa e contraddittoria nel suo intervento in Medio Oriente, sembra che regime sionista abbia deciso di dare il via ad una vera e propria escalation militare contro la Siria e nella collaborazione con i ribelli dall’altra parte del confine, dopo che nel fine settimana i caccia di Tel Aviv hanno bombardato alcune postazioni di Hezbollah e dell’esercito di Damasco.

Nella capitale iraniana il ministro degli Esteri Javad Zarif ha incontrato il collega siriano Walid Muallem nell’ambito di una conferenza contro il terrorismo, puntando decisamente il dito contro Israele che secondo Muallem «aiuta i terroristi a compensare le perdite subite». Secondo il consigliere di Putin Alexander Prokhanov gli «agenti del Mossad addestrano l’Isis in Iraq e Siria» perché «Isis è uno strumento degli Stati Uniti in Medio Oriente». 

In realtà le strategie di Washington e Tel Aviv sul Medio Oriente da tempo divergono ampiamente, ma Mosca è incollerita per i bombardamenti israeliani sulla Siria e chiedono conto ai protettori statunitensi di Israele.

Da parte sua il governo iraniano ha auspicato una soluzione 'regionale' per la crisi in Iraq e in Siria per scongiurare l'intervento di forze straniere. 

"Se i paesi della regione trovano un accordo potranno contribuire a eliminare gruppi antislamici come Daesh (l'Isis in arabo) e liberare migliaia di uomini, donne, e bambini che hanno perso le loro case" ha detto il presidente iraniano Hassan Rohani in apertura della conferenza a Teheran alla quale partecipava anche una delegazione del governo di Baghdad. 

Rohani, alludendo ad Arabia Saudita e Qatar, ha esplicitamente chiesto ai "paesi che hanno contribuito a finanziare il terrorismo… di interrompere ogni aiuto finanziario diretto o indiretto a questi gruppi terroristi" e di "modificare il sistema educativo e gli insegnamenti delle scuole religiose per lottare contro le interpretazioni estremistiche e violente della nostra religione e presentare invece la natura clemente dell'Islam".

martedì 9 dicembre 2014

NO ALLE SCORIE NUCLEARI IN SARDEGNA!

NO ALLE SCORIE NUCLEARI IN SARDEGNA !



COMITATO SARDO CONTRO IL DEPOSITO DELLE SCORIE NUCLEARI RADIOATTIVE IN SARDEGNA



APPELLO  A TUTTE LE ISTITUZIONI DELLA SARDEGNA


Raccogliamo le preoccupazioni, i timori e la volontà diffusa delle popolazioni sarde di respingere la imminente decisione del Governo Italiano di stoccare le scorie nucleari nella nostra isola.

Il territorio sardo, ricco di gallerie e pozzi di miniere dismesse, per le caratteristiche del suolo, per la scarsa presenza di residenti e la enorme estensione di terreno non soggetto a sciami sismici, infatti, è ritenuto dallo stesso Ministero dell’Ambiente, il più adatto  e sicuro  per lo stoccaggio delle scorie nucleari.

Altre volte il Governo Italiano ha tentato di portare in Sardegna dette scorie,ma ha trovato l’opposizione unanime delle popolazioni, dei mass- media e delle stesse Istituzioni Regionali.

Lo prevede l'ordine del giorno unitario approvato il 29 maggio 2014 dal Consiglio Regionale, che ribadisce il NO alla possibilità di inserire l'Isola tra le aree idonee per un deposito nazionale dei rifiuti radioattivi, dopo il referendum del 15 e 16 maggio 2011 che ha sancito la volontà della maggioranza del popolo sardo di opporsi  al conferimento di scorie nucleari e radioattive in Sardegna.

Ora però la legislazione è cambiata in peggio e con l’approvazione della Legge 164/2014 di conversione del D.L. 133/2014 recante "Misure urgenti per l'apertura dei cantieri, la realizzazione delle opere pubbliche, la digitalizzazione del Paese, la semplificazione burocratica, l'emergenza del dissesto idrogeologico e per la ripresa delle attività produttive"-il cosiddetto decreto "sblocca-Italia"- approvato dal Consiglio dei Ministri il 12 settembre 2014,  viene accentrata su Roma la  competenza esclusiva per quanto riguarda i controlli e le autorizzazioni relative all’ambiente.

Questo può significare che il Governo Nazionale potrebbe non tener conto dei pareri della Giunta e del Consiglio Regionale della Sardegna sia in materia di trivellazioni sia, fatto ancora più grave , nella stessa decisione rispetto alla localizzazione dei depositi delle scorie nucleari.

Noi sardi a queste decisioni  funeste e portatrici di morte e malattie invalidanti,oltre al blocco delle attività turistiche e commerciali,  ci opporremo con tutte le nostre forze;manifesteremo la volontà di resistere perché le scorie nucleari non siano stoccate in Sardegna .

Grideremo che “dovranno passare sui nostri corpi” prima di obbligarci a subire quest’onta e disastro ambientale.

Ma questa fermezza presuppone una forte unità del popolo sardo dalle Istituzioni Regionali (Giunta e Consiglio) a tutti i Comuni della Sardegna,alle forze sociali e sindacali,agli intellettuali,alle Scuole e Università,ai Mass-media. 
Tutti uniti in una sola battaglia: NO ALLE SCORIE NUCLEARI IN SARDEGNA.


Cagliari, 9 dicembre 2014


                     COMITATO SARDO CONTRO IL DEPOSITO DELLE SCORIE
                                   NUCLEARI RADIOATTIVE IN SARDEGNA


Via Roma, 72, 09123 Cagliari – Tel. - Fax 0706842814 – Cellulare 3477255895


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