domenica 30 novembre 2014

Prof. Antonio Maria Rinaldi: Iddio ci salvi dell’euro, ma anche dalla doppia moneta!

Prof. Antonio Maria Rinaldi: Iddio ci salvi dell’euro, ma anche dalla doppia moneta!

Antonio Maria Rinaldi

La mia posizione di indipendente mi consente di fare alcune libere considerazioni sulla recente sortita del Cavaliere di introdurre in Italia una sorta di doppia circolazione, cioè oltre all’euro anche di una ritrovata lira. Premesso che ancora non sono noti i dettagli della proposta resa nota sabato pomeriggio a Milano in occasione della due giorni “No tax day”, ma è comunque possibile già da ora fare considerazioni in merito.

La moneta in generale, e pertanto anche l’euro, non è altro che uno degli strumenti a disposizione di uno Stato per poter mettere in atto la propria politica economica e quest’ultima, da quando abbiamo adottato la moneta unica, è praticamente condizionata dal rispetto delle regole di convergenza. Qualsiasi governo si alterni deve rispettare i cosiddetti vincoli esterni e maggiore è la distanza che li separa dalle regole imposte dai Trattati e dai regolamenti comunitari, maggiore è il richiamo esercitato dalle Istituzioni di Bruxelles e di Francoforte. Addirittura i burocrati europei hanno sempre più introdotto dei piloti automatici per il rispetto dei criteri di convergenza in modo da evitare il più possibile moratorie o richieste di flessibilità. Insomma in questa unione monetaria siamo obbligati al rispetto di ciò che abbiamo più o meno inconsapevolmente sottoscritto e ratificato negli ultimi venticinque anni. Inutile ormai recriminare se i vari politici di turno abbiano capito o meno la portata degli accordi, ma comunque giova ricordare che in ogni caso il nostro assenso al nuovo ordine monetario doveva essere subordinato non tanto al desiderio di entrare nell’euro ad ogni costo, ma nel verificare preventivamente come queste nuove regole avrebbero influito radicalmente nella nostra economia.

Credo che nell’animo di ogni politico di qualsiasi colore, dai tempi dell’introduzione del suffragio universale, ci sia il desiderio di diminuire drasticamente il carico fiscale a carico dei cittadini e delle imprese, non per altro per ovvi ritorni elettorali, ma tuttavia un minimo di correttezza e di amor di Patria li dovrebbe far desistere da questa promessa da marinaio perché la giacca è sempre la stessa e se la si tira da una parte rimane scoperta da un’altra parte. Nell’unione monetaria questo vecchio adagio è ancora maggiormente verificato, in quanto non è possibile far ricorso alla propria Sovranità monetaria per poterci mettere il “pezzetto di stoffa che manca alla giacchetta”!

Ne tanto meno l’adozione di una moneta nazionale, permanendo in qualsiasi unione o accordo monetario a cambio fisso irrevocabile (ricordo che noi ci siamo dentro dall’1.1.1999 con la lira a 1936,27), può rimediare a questo “inconveniente”, anzi peggiorerebbe ulteriormente la già drammatica situazione in quanto ci farebbe ancor di più precipitare nel disastro economico visto che il debito pubblico rimarrebbe comunque espresso in euro così come le transazioni internazionali (export ed import) e pertanto non si avvantaggerebbero del naturale aggiustamento del rapporto di cambio necessario per compensare le asimmetrie fra diverse economie. Quali sarebbero i vantaggi per gli esportatori? E poi continueremo ad acquistare i prodotti esteri forti dell’euro a discapito di quelli prodotti in casa? Gli interessi sul debito li dovremo comunque corrispondere in euro mentre le risorse a tale scopo sempre reperire ricorrendo alla leva fiscale, ma in valuta locale, per poi convertirle in euro visto che quest’ultimo non lo stampiamo! Roba da lacrime e sangue! Con la doppia moneta non potremo invocare la Lex Monatae prevista da ogni giurisdizione (nel nostro codice civile artt.1277 e 1278) e prenderemo solo gli svantaggi e non i vantaggi di un ritorno unico e totale alla nostra valuta nazionale.

Ma non mi meraviglio più di tanto che queste proposte vengano da chi si augura (ma non è il solo!) che il cambio dollaro/euro si stabilizzi al più presto sulla parità per risolvere i nostri problemi di competitività, “dimenticando” che l’euro oltre al nostro Paese è adottato anche contemporaneamente da altri 17 paesi europei e pertanto i vantaggi dell’apparente svalutazione sarebbero esattamente annullati da quelli acquisiti dagli altri! Anzi, paradossalmente paesi come la Germania, nostro competitor industriale numero uno, avrebbe un maggior vantaggio nell’avvalersi di una moneta ancora più sottovalutata rispetto ai propri fondamentali macroeconomici: in poche parole sarebbe un ulteriore vantaggio per loro! Non ci vuole molto per capirlo che questo “giochino” è possibile solo se si adotta una moneta propria e non condivisa! Vorrei esaudita una mia curiosità personale: ma l’idea della doppia circolazione del Cavaliere è farina del suo sacco o di qualche consigliere economico? Perché nel primo caso è perdonato con una risata, nel secondo invece c’è seriamente da preoccuparsi, perché si iniziano ad intuire i perché nel passato sono state fatte certe scelte…

Piuttosto, invece di pensare a rilanciare il Paese con l’astrusa idea della doppia circolazione di moneta, l’euro e una ritrovata lira, perché il Cavaliere non si adopera da subito nel correggere gli errori fatti nel passato quando è stato Presidente del Consiglio? Mi riferisco ad esempio ad iniziare a perseguire una forte azione politica di illegittimità nei confronti del Fiscal Compact, così come da tempo e a gran voce sostiene il Prof. Giuseppe Guarino e l’immediato stralcio nell’art.81 della Costituzione del principio del pareggio di bilancio, magari sostituendolo con il sacrosanto principio di perseguimento della massima occupazione? E tanto per dare il giusto supporto all’economia asfittica, perché non promuovere l’istituzione di una Banca pubblica con lo specifico compito di fornire le garanzie necessarie all’erogazione di crediti al sistema produttivo non più in grado di darle autonomamente? Perché non si lancia in una seria campagna per il rispetto della Costituzione che è perennemente oltraggiata e non rispettata dai vincoli europei? Perché non prende posizione netta e chiara contro la cessione unilaterale e irreversibile della nostra Sovranità, non solo monetaria, tanto auspicata da molti personaggi politici nazionali, ma non preventivamente chiesta e autorizzata dal popolo italiano così come chiaramente tutelata dall’art.11 della nostra Costituzione? Naturalmente tutto questo in attesa di tornare al più presto ad una propria e “unica” moneta e poco importerà se si chiamerà nuova lira, fiorino, ducato o baiocco; l’importante che sia nostra, gestita da una nostra Banca Centrale in grado di perseguire la politica economica tarata per le esigenze reali del Paese e non quella decisa altrove.

Poi si potrà promettere ai pensionati, alle massaie, ai professionisti e impiegati e alle imprese di diminuire anche il carico fiscale, magari avendo fatto un po’ di pulizia di personaggi che sanno solo tuonare fuoco e fiamme contro il ritorno alla Sovranità, bravissimi nel terrorizzare gli italiani con scenari apocalittici senza rendersi conto che tutto questo già si sta verificando per la permanenza in una moneta di nessuno se non nell’interesse di pochi e a disagio di molti!

IL DEPUTATO SARDO DI "UNIDOS" MAURO PILI A RENZI: SUL NUCLEARE IN SARDEGNA STATE GIOCANDO CON IL FUOCO

PILI A RENZI: SUL NUCLEARE IN SARDEGNA STATE GIOCANDO CON IL FUOCO
Mauro Pili 


ESCLUDETE SUBITO LA SARDEGNA DAL PIANO,
A RISCHIO ORDINE PUBBLICO

PRONTO IL PIANO CHE VERRA’ PRESENTATO IL 15 DICEMBRE PROSSIMO, COMPRENDE LA SARDEGNA E ALTRE 5 REGIONI

“Il Piano per il deposito unico nazionale di Sogin sarà consegnato il 15 dicembre prossimo al governo e tra le sei ipotesi viene inclusa anche la Sardegna. Si tratta di un progetto demenziale che rischia di mettere a rischio l’ordine pubblico in una regione che ha già abbondantemente espresso la netta e più totale contrarietà a tale nefasta ipotesi. Sogin, braccio nucleare del governo, avrebbe messo a punto una proposta che indicherebbe sei località in altrettante regioni. Tra queste la Sardegna. Si tratta di un’ipotesi sulla quale Sogin cercherebbe di dare una spiegazione tecnica del tutto fuorviante e che appare invece funzionale solo a scaricare nella regione più lontana e più debole questo tipo di progetto. E’ fin troppo evidente che tale progetto non potrà mai essere realizzato in Sardegna per la totale e netta contrarietà del Popolo Sardo ma evitate anche di indicare la Sardegna tra le sei ipotesi. Tale proposizione scatenerebbe reazioni tali da mettere a rischio lo stesso ordine pubblico di un’isola stremata da uno Stato strabico che guarda alla Sardegna come colonia dove scaricare ogni genere di rifiuto. Per questa ragione questa mia interrogazione è un monito preciso e deciso a Renzi e compagni perché non si azzardino a proporre la Sardegna tra le regioni previste nel piano perché avrebbe solo l’effetto di provocare reazioni durissime da parte della Sardegna e dei Sardi”.

Lo ha appena dichiarato il deputato sardo di Unidos Mauro Pili in seguito alla ormai imminente presentazione da parte della Sogin del piano per il deposito unico nazionale delle scorie nucleari. Pili che ha depositato poco fa in aula a Montecitorio una dettagliata e circostanziata interrogazione ha annunciato anche l’avvio di una mobilitazione regionale e nazionale contro il deposito unico e contro l’ipotesi della Sardegna come sito.

“Il prossimo 31 dicembre, secondo le norme vigenti, è previsto che venga definito e proposto il sito unico nazionale per lo stoccaggio delle scorie nucleari. Secondo fonti autorevoli – sostiene Pili - tale piano sarebbe stato già definito e il 15 dicembre prossimo verrebbe trasmesso formalmente da Sogin al governo. In questi giorni i tecnici del governo sono in stretissimo contatto con la Sogin perché vi sarebbe un pressing internazionale verso l’Italia per definire entro l’anno tale ipotesi. Dai colloqui dei tecnici di Palazzo Chigi sarebbe emersa l’esistenza di un quadro d’insieme che individuerebbe 6 regioni tra le quali scegliere l’ubicazione del sito, tra queste in modo del tutto arbitrario sarebbe stata compresa anche la regione Sardegna. Un’ipotesi nefasta – scrive Pili nell’interrogazione - che verrebbe contrastata dal Popolo Sardo con ogni strumento di contrapposizione utile ad escludere senza alcun tipo di margine un progetto del tutto surreale e destituito di ogni valutazione tecnica e giuridica. Oltre alle pregresse posizioni già espresse, sin dal 2003, nell’ambito della conferenza stato Regioni dal sottoscritto interrogante in qualità di Presidente della regione Sardegna si registra un pronunciamento deciso e senza appello di un apposito referendum popolare che ha bocciato qualsiasi ipotesi in tal senso”.

“Il fatto che la Sardegna, che già sopporta un carico statale senza eguali, dalle basi militari alla petrolchimica, dall’essere la Regione più gravata da aree inquinate da attività industriali alla nefasta distrazione dello Stato in tema di energia e trasporti, venga solo inserita in un’ipotesi così demenziale mobiliterebbe il Popolo Sardo in modo deciso e determinato. Già nei mesi scorsi – ricorda Pili - all’atto della pubblicazione della guida tecnica avvisai gli esponenti del governo di non commettere tale grave errore che violerebbe le stesse norme statutarie di rango costituzionale della regione Sardegna. Ora che tale grave errore secondo fonti dirette sarebbe imminente mi sento di reiterare l’appello: fermate questa scellerata proposta, state giocando con il fuoco”.

“La Sardegna – conclude Pili - non può e non deve essere minimamente contenuta nemmeno come ipotesi nel piano per la realizzazione del deposito unico nazionale delle scorie nucleari. Realizzare un deposito unico nazionale è un’operazione solo per spendere risorse senza controllo così come è stato sino ad oggi. Il deposito nucleare unico sarà l'ennesimo pozzo senza fondo. Questo piano è solo uno strumento delle lobby del nucleare e degli appalti che puntano a progettare, spendere con troppi omissis che non possono in alcun modo essere accettati. Il Governo deve immediatamente escludere la Sardegna da questa scellerata ipotesi se non vuole rischiare di alterare senza precedenti l’ordine pubblico nell’isola”

SOVRANITA' POLITICA E MONETARIA ,STATO DATORE DI LAVORO , NAZIONALIZZAZIONE DEI SETTORI ECONOMICI CHIAVE , FUORUSCITA DAI TRATTATI UE E DALL' EURO

SOVRANITA' POLITICA E MONETARIA ,STATO DATORE DI LAVORO , NAZIONALIZZAZIONE DEI SETTORI ECONOMICI CHIAVE , FUORUSCITA DAI TRATTATI UE E DALL' EURO

Una parola contro le guerre
A. Boassa

Si dice da parte dei media mainstream , e non solo , che l'Italia cede parte della sovranità all'Ue ma in verità la cede alla galassia finanziaria planetaria dato che la stessa Ue è solo uno strumento utilizzato dalle oligarchie postdemocratiche che governano tramite valvassori e valvassini . TTIP e RDIE non sono certo il frutto di confronti democratici e come le liberalizzazioni finanziarie senza regole sono state decise da oscuri decisori .

Il progetto delle classi egemoni è del tutto trasparente . Si governa con maggiore efficienza quando scompaiono i corpi intermedi (partiti , sindacati , associazioni...) e quando vengono disertate le urne elettorali . Vedi Monti:"E' il parlamento che inceppa le riforme strutturali ...bisognerebbe aggirarlo...il vero problema dell'Italia è che si vota troppo spesso e sono ancora troppi ad andare a votare".

Il degrado dell'Italia e dell'Europa mediterranea è fortemente voluto e procede velocemente nella colpevole irresponsabilità dei parlamentari che si dicono di sinistra e dei sindacati confederali (a che serve un sciopero il 12 quando tutto è stato deciso ?)

Con il Fiscal compact abbiamo firmato una cambiale in bianco . Qualora non "fossimo" in grado di ridurre il debito ventennale con una sventagliata di "risparmi" attorno ai 40 miliardi l'anno ( cosa ne può essere del welfare ,della scuola , della sanità...è facile immaginarlo) , scatterà una procedura automatica che porrà le sue fauci su quelle poche ricchezze che ancora non ci sono state depredate ( riserve auree , partecipazioni in Poste , Finmeccanica , Enel , Eni ,beni immobiliari ..) , mentre il collasso dei debiti pubblici dell'area mediterranea da il destro alla Germania di ripagare i suoi debiti attraverso tassi molto bassi inferiori al tasso di inflazione .

Da questa UE bisognerà uscirne , preferibilmente anche con i Paesi del sud Europa , quanto prima con modalità che vanno discusse e affrontate in termini pragmatici . Ma per uscirne non bastano certo brillanti opuscoli e convegni . Si rende necessaria una rete di "alleanze" tra le forze alternative di sinistra che la smettano di giocare alla bella addormentata nel bosco e che si confrontino con un programma da offrire innanzitutto al popolo italiano ,un programma che sia uno spartiacque rispetto alla modestia delle politiche delle sinistre così dette radicali e che abbia il vantaggio di essere credibile e fattibile .

Obiettivi come quelli indicati nel titolo che vogliano indicare il recupero della dignità nazionale , della democrazia reale ,della partecipazione popolare.E' su tali basi che si può ripensare alla costruzione di una Unione europea solidale , antimilitarista e aperta verso il Mediterraneo e il Medioriente


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