giovedì 6 febbraio 2014

..se il colpevole si spaccia per vittima non è che si tratti di schizofrenia?


..sembra una commedia, ma è la realtà che si trasforma in irreale commedia... poveretto l'uomo che ha subito un tale trattamento "di favore" da parte delle istituzioni sanitarie, il famoso TSO alla Renzie...
Sa Defenza



..se il colpevole si spaccia per vittima non è che si tratti di schizofrenia? 

 Salvatore Drago

Se vi capitasse, un giorno, di vedere un tipo di girare con uno scolapasta in testa, vi sentireste di pensare che egli sia Napoleone?

E se, invece, vi capitasse di vedere uno strano personaggio, tutto paonazzo, aggirarsi per le aule di tribunali deciso a, costituirsi come parte lesa per l'omicidio che lui forse non ha commesso personalmente, ma sotto la sua responsabilità è stato commesso, vi sentireste di pensare che egli sia uno psichiatra o piuttosto un assassino?

No. Non si tratta di una commedia dell'assurdo, che nemmeno Jonescu, Pirandello e Brecht messi assieme sarebbero riusciti a comporla: elenchiamo i fatti:
Un uomo muore nel reparto di psichiatria. Muore dopo sette giorni di contenzione fisica. E sette giorni di sedazione farmacologica. (si badi bene: sette giorni sette.!)
Se non stessimo a raccontare una storiella dell'assurdo ci sarebbe da chiedere perché la contenzione (legare mani) se si somministra la contenzione farmacologica, ma tant'è così vuole il protocollo medico......(e noi, che medici non siamo, ci inchiniamo a cotanta scienza con la speranza beninteso di non aver la sorte mai di incappare in sì luminari della scienza medica)!Il pover'uomo, toglie il disturbo e muore.   

Toglie il disturbo all'amministrazione comunale di Quartu S.E. (CA
(egli non darà più fastidio con la sua bancarella abusiva) ( Una giunta di “sinistra” guidata dall'allora sindaco Ruggeri) e “muore”. 

E la cosa sembra essere tanto grave che perfino l'assessorato alla sanità della Regione Sardegna si sente in dovere non solo di fare le condoglianze ma perfino di chiedere scuse alla famiglia. Ma egli è un “ambulante”, e come tale vengono trattati i suoi resti: dispersi.... Introvabili per una autopsia che possa stabilire le cause del suo decesso.

La storiella, purtroppo, non ha un lieto fine: l'ambulante è morto. Il sig. dott. Primario è stato reintegrato nel suo oneroso compito (eh sì in giro ci sono veramente un mucchio di “matti”) e se qualcuno ha avuto l'ardire di affermare che in quel reparto è stato commesso un assassinio,contro queste persone è stata sporta querela.

Abbiamo ancora motivo di meravigliarci se i tribunali sono tanto intasati? E intasati di lavoro inutile? E perché non viene ritirata questa querela?

Per saperne di più l'appuntamento è:
Il giorno 4 del mese di giugno alle ore 11,30 presso il Tribunale di Cagliari.

Lo spettacolo è gratis.....


Non è l'Argentina un pericolo per il mondo, ma l'Eurozona!

Non è l'Argentina un pericolo per il mondo, ma l'Eurozona!

vocidallestero
Tradotto da  Carmen Gallus
Editato da  Francesco Giannatiempo


Jeremy Warner sul Telegraph cerca di rimettere le cose nella giusta prospettiva: mentre si fa un gran rumore per le difficoltà dei paesi emergenti (e specialmente, negli ultimi tempi, dell'Argentina) ora che gli USA cominciano a "normalizzare" la loro politica monetaria, la vera colossale minaccia per l'economia globale continua ad essere l'Eurozona, con il suo irrazionale sistema di cambi fissi e il conseguente austero autolesionismo.




di Jeremy Warner, 31 gennaio 2014

I paesi emergenti fanno notizia perchè tirano su i tassi d'interesse cercando di difendere le loro valute, ma è ancora l'eurozona che se la passa decisamente  male.

Per l'economia globale c'è sempre qualche disgraziato guastafeste. Proprio quando i paesi sviluppati stavano iniziando a mettersi la crisi finanziaria dietro le spalle, ecco che spunta un'altra grana nei mercati emergenti, la cui causa immediata è, per ironia della sorte, il tentativo della Federal Reserve statunitense di ristabilire condizioni di politica monetaria più "normali". Il mondo non riesce a sbarazzarsi tanto facilmente della sua dipendenza dalla continua emissione di moneta.


Nel momento in cui la Fed fa retromarcia sull'espansione monetaria che serviva ad aiutare la sua economia, svariati paesi, come Sud Africa, Argentina e India, sono costretti ad alzare i tassi d'interesse per difendere le proprie valute da fughe di capitali. Per i paesi che hanno avuto una crescita gonfiata dalla sovrabbondanza di denaro a basso costo degli ultimi anni, si profila all'orizzonte una catastrofe economica, o quantomeno un forte rallentamento.

Ciononostante c'è un'area che a quanto pare trae dei perversi benefici dall'ultima piega presa dagli eventi - l'eurozona. Ai sommi sacerdoti della moneta unica le nuove tribolazioni dell'Argentina e della Turchia sembrano giustificare tutto ciò che loro hanno cercato di fare. I paesi che non s'impegnano in adeguate riforme dal lato dell'offerta e invece 
tentano continuamente di svalutare e inflazionare per tirarsi fuori dai guai, non fanno che condannarsi a ripetuti fallimenti economici. Fate il confronto con l'eurozona, dicono, dove una moneta unica costringe i paesi membri ad affrontare le vere cause che stanno alla base dei loro problemi. La facile scelta della svalutazione è impedita.

Ci può essere un fondo di verità in questa linea di pensiero. Gli apologeti dell'euro vedono la crisi come un modo per costringere una riluttante classe politica a fare le riforme. Paesi che si legano assieme con la camicia di forza di un'unione monetaria, cedono la propria sovranità economica all'economia dominante, come ha spiegato questa settimana Mark Carney, Governatore della Banca d'Inghilterra, entrando nel dibattito sull'indipendenza della Scozia. La Scozia non può avere sia la sterlina inglese che la sovranità economica; è una contraddizione in termini.

Comunque, l'idea che per portare avanti dolorose ma necessarie riforme economiche i paesi debbano per forza cedere la loro sovranità e inchiodarsi al palo di un regime valutario inflessibile, è un argomento alquanto diverso – nonché una palese sciocchezza. I problemi dell'Argentina non hanno niente a che fare con gli alti e soprattutto i bassi del peso. Sono invece il risultato di decenni di cattivi governi e corruzione, portati a nuovi estremi dall'incompetenza e dal cinico populismo dell'attuale presidente, Cristina Kirchner.

Forse la Corea del Sud ha avuto bisogno di entrare in un'unione monetaria per realizzare la sua formidabile ripresa economica subito dopo la crisi asiatica della fine degli anni '90? No, ha fatto le riforme, e aiutata dal vento favorevole di un tasso di cambio più competitivo, è tuttora in forte espansione, in un modo che i tormentati paesi dell'eurozona, da cinque lunghi anni dentro il peggior collasso economico dell'età moderna, possono solo sognare.


L'Europa non propone niente che vada nella direzione di trovare una soluzione, solo una tetra e distruttiva austerità, che sta infliggendo danni presumibilmente permanenti a nazioni un tempo fiere e orgogliose. Solo una crescente emigrazione dei lavoratori riesce a evitare la forma più grave di ciò che gli economisti chiamano isteresi – la perdita di competenze, e perciò di potenziale economico, che si associa a prolungati periodi di elevata disoccupazione.

Di fronte all'autolesionismo dell'Eurozona, la Turchia e l'Argentina sono come delle lucciole in mezzo ai lampi di un temporale. Su una scala globale, esse non contano, e di per sé difficilmente potranno influenzare il più ampio quadro di quel che sta succedendo nel mondo. La minaccia più grande è ancora l'Europa, la quale, come ha fatto notare il Tesoro degli Stati Uniti, sta esercitando una pressione deflazionistica permanente sull'economia globale. 

Le riforme strutturali che l'Europa appassionatamente immagina che  la sua disciplina riucirà ad imporre, sono solo superficiali. In ogni caso avranno un impatto limitato in economie in cui la domanda interna è stata prosciugata. Da quando si è assoggettata ai diktat della troika, l'Irlanda è caduta ancora più in basso nella classifica internazionale della "facilità di fare impresa", mentre l'Italia non riesce nemmeno a liberalizzare il servizio dei taxi senza che il paese si blocchi in un'ondata di proteste. 

Una cosa in cui la crisi ha avuto successo, tuttavia, è stato di tagliare drammaticamente i salari nei paesi in difficoltà. Se abbattere gli standard di vita delle persone si conta come successo di politica economica, allora l'Europa sta stabilendo dei nuovi standard, e non importa che la riduzione dei salari nominali possa solo aumentare il peso del debito, mettendo i paesi ulteriormente a rischio di future crisi finanziarie.

Non potendosi ormai più permettere di comprare i beni e servizi che essa stessa produce, l'Europa allora scarica il suo eccesso produttivo sul resto del mondo, e lo chiama progresso. Difficilmente potrebbe esserci un approccio di politica economica più controproducente di questo.  Non essendo in grado né di tornare indietro verso la sovranità e indipendenza del passato, né di andare avanti verso quella condivisione del debito che necessariamente sostiene qualsiasi unione monetaria funzionante, l'eurolandia si trova bloccata in una stagnazione distruttiva che essa stessa si è creata.

Tutti i grandi doni che l'Europa può dare al mondo – la sua creatività, l'industria, l'arte, la musica, le forme di governo, il suo stesso senso d'identità – derivano dalla sua diversità culturale, economica e nazionale.  Distruggere questa infinita varietà per perseguire una qualche visione corporativa della competitività internazionale basata sull'abbattimento dei costi sembra essere diventato un obiettivo in se stesso. Persino l'assurda Kirchner pare una spanna al di sopra di una tirannia di questo genere. 

Ammirate le mie opere, o Potenti, e disperate! (quest'ultima esclamazione è una citazione del sonetto Ozymandias di Shelley, che esprime la transitorietà del potere e degli imperi, ndt).

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