mercoledì 7 aprile 2010

- Nota su statualità, sovranità e Nazione Sarda

Benito Saba
de "Sardigna, Pàtria amada!"
Oggi finalmente è stato acquisito pacificamente da tutti i Sardi nella travagliata maturazione della nostra cultura politica democratica che la non statualità della Sardegna non sopprime la Nazione Sarda come soggetto di diritti naturali prestatuali (l'identità etnica, la memoria storica - ed in essa quella delle passate statualità, quelle vissute non nella soggezione di "occupati" o colonizzati, ma nella partecipazione attiva alla cittadinanza nella parità dei diritti e doveri - la lingua, la cultura, l'integrità del territorio, il diritto ad usufruirne da parte delle comunità, l'autogoverno in tutto ciò che riguarda direttamente la Sardegna, la salvaguardia dell'ambiente, della sua salubrità e peculiarità, la precedenza dei residenti nel godere dei benefici derivanti dall'utilizzo non distruttivo delle risorse primarie dei territori ecc.). Ne consegue che il Popolo Sardo, anche soggetto politico-istituzionale nell'ordinamento statuale italiano (v. ad es. Statuto Sardo art. 28), poiché incarna detta Nazione, si pone anche e prima di tutto come soggetto portatore ed espressione di questa peculiare identità nazionalitaria che non solo esso Popolo ha diritto di rivendicare e proclamare, ma che lo pone - anche per la volontaria rinuncia alla precedente statualità - in parità morale con il Popolo "Italiano" (con cui è ora unito nella statualità e con il quale, insieme ad altre etnie, costituisce il Popolo della Repubblica Italiana) in quanto la sua soggettività non nasce con l'ordinamento statuale italiano, ma è preesistente ad esso ordinamento, che appunto non la costituisce, ma soltanto la riconosce ai fini dell'attività politico-istituzionale.
Oltre al richiamo fondamentale dell'art. 28 dello Statuto Sardo - che è legge costituzionale - mi sia consentito ricordare che la Costituzione non parla mai di "Popolo Italiano", es
pressione riassuntiva più "facile" invalsa almeno da un secolo e mezzo nella vita politica anche per una chiara volontà di integrazione e unificazione di tipo omogeneizzante. La Costituzione parla sempre e soltanto di "Popolo" (artt. 1, 71, 101, 102). Ed infatti l'"Italia" dell'art. 1 non è realtà geo-politico-istituzionale soltanto degli appartenenti alla espressione storica della etnia italiana, o, più precisamente, italica (se mai ne esista una sola), ma di quanti sono cittadini entro i suoi confini riconosciuti; è questa "Italia" che "è Repubblica democratica" e pertanto il "Popolo" di cui al 2° comma - cui "appartiene la sovranità" - non è soltanto il Popolo "Italiano" stricto sensu, bensì il Popolo della Repubblica Italiana, che non coincide con il primo, come riconosciuto indirettamente dalla stessa Costituzione all'art. 6: le "minoranze linguistiche" - tra cui è ufficialmente compresa quella sarda, ai sensi dell'art. 2 della L. 15-12-1999, n. 482 (pur chiamate intenzionalmente in tutta la legge "popolazioni" per rimanere nell'ambito esclusivamente della politica culturale e linguistica) - sono espressione inequivocabile di una pluralità di soggetti etnico-nazionali (cioè di comunità presenti "da sempre" con cultura e coscienza identitaria particolare non riconducibile alla nazione "stricto sensu" italica e radicate in territori definiti all'interno dei confini della Repubblica), anche se di diverso peso demografico, tutti costituenti il Popolo della Repubblica Italiana.
Purtroppo - alla luce di quanto testè illustrato - del tutto improprio ed equivoco è l'uso dei termini "Nazione/i" e "nazionale/i" nel testo della Costituzione, come anche - per trascinamento terminologico dei riferimenti al primo - in quelli dello Statuto speciale per la Sardegna (L. Cost. 26 febbraio 1948 n. 3 e succ. mod.) e della L. n. 482/1999 richiamata.
In tutti i casi in cui ricorrono (Costituzione: artt. 9, 11, 16, 49, 67, 87, 98, 99, 117, 120, 126 e
Disp. trans. III e XIII) (Statuto Sardo: artt. 3, 7, 33, 50, 53, 54) (L. n. 482/1999: artt. 4, 5, 9) questi termini non hanno mai la significanza propria etimologica di una particolare identità etnico-culturale, matrice demologica ed etico-politica della soggettualità storica dello Stato italiano, il quale di conseguenza ne sarebbe espressione univoca; essi invece nella loro significanza testuale e contestuale sono un chiaro portato di aspetti ineludibili della cultura politica post-rivoluzionaria francese e poi in continuità di quella risorgimentale protesa alla unificazione statuale dell'Italia (aspetti culturali purtroppo esasperati in seguito a mitizzazione sacrale e fanatica nel ventennio fascista). Fatto sta che in tutti quegli articoli i termini in esame possono essere sostituiti tout court con "Stato/i", "dello Stato", "statale/i", "Repubblica", "della Repubblica", "repubblicano/i" "generale pubblico" ed equivalenti.
Non esiste pertanto, a mio avviso, alcuna norma costituzionale che sancisca l'unicità di una "Nazione italiana" di cui sia espressione il Popolo della Repubblica, o sancisca la non compatibilità di altra Nazione, oltre a quella italica, all'interno della Repubblica Italiana. In altre parole ritengo fermamente che la Rep
ubblica Italiana sia costituzionalmente uno Stato plurietnico e perciò plurinazionale (ovviamente, lo ripeto, mi riferisco all'esistenza di etnie non italiche costituite in comunità "storiche" radicate in territori definiti all'interno dei confini della Repubblica).
Il diritto ad un Inno Nazionale Sardo - come anche quello a definire
la Sardegna Patria nazionale del Popolo Sardo - è pertanto non una concessione retorica ad una tradizione popolare decaduta a valenza di tipo folkloristico, ma un diritto inalienabile, pur nella unitarietà dell'ordinamento statuale italiano di cui la Sardegna e il suo Popolo fanno parte integrante nell'attualità storica, peraltro protesa ad evoluzione federalista nel quadro italiano e nazionalitaria nel quadro dell'unità europea.(1)
Più controversa è la questione se si possa parlare di "sovranità" del Popolo Sardo.
Mi sia consentito un accenno, data l'ultima strofa del mio Inno.
Come è
risaputo la Legge della Regione Sarda del 23 maggio 2006, n. 7, (1) aveva riconosciuto e sostenuto questa tesi - largamente condivisa in sede scientifica e politica in Sardegna - sia nel titolo ("Istituzione, attribuzioni e disciplina della Consulta per il nuovo statuto di autonomia e sovranità del popolo sardo), sia nell'art. 1, comma 1, che nell'art. 2, comma 2, lett. a), e comma 3. Si sa che a seguito di ricorso del Governo (2) la Corte Costituzionale con sentenza n. 365 del 7-11-2007 ha dichiarato l'illegittimità di queste espressioni giudicate in contrasto con gli artt. 1, 5 e 114 della Costituzione e con l'articolo 1 dello Statuto Speciale della Sardegna (3).
Mi sia consentito di far presente sommessamente che, al di là del
legittimo e doveroso dibattito sulla sentenza richiamata e le sue motivazioni (4), ciò che interessa a noi in questa sede non è la sovranità del Popolo sardo soltanto in quanto soggetto dell'ordinamento italiano, sovranità non accolta dalla Corte Costituzionale, ma soprattutto in quanto soggetto nazionalitario, cioè incarnazione ed espressione della Nazione Sarda. E, ad avviso di quanti non si stancano di richiamare la fondazione antropologica del diritto naturale, la sovranità di una nazione è analoga alla libertà e dignità della persona umana, anzi ne è la proiezione collettiva. E se all'art.1 della "Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo",adottata dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 10 Dicembre 1948, leggiamo che "Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti", analogamente tutte le nazioni nascono libere ed eguali in dignità e diritti, cioè sovrane, perchè la nazione non è altro che l'insieme nativo storico particolare di quegli esseri umani associati naturalmente per appartenenza etnico-culturale, convivenza geograficamente delimitata e caratterizzata da comuni interessi socio-economici. Le vicende storiche possono far venir meno o attenuare considerevolmente detta sovranità nel diritto positivo, ma essa non può essere soppressa eticamente e sussiste come connotazione costitutiva inscindibile di diritto naturale.
La sovranità della Nazione Sarda è pertanto innegabile, a meno di sostenere che la Sardegna si trovi in una condizione di dominazione esterna, di "occupazione" straniera, di sudditanza coloniale, di impossibilità di esprimersi democr
aticamente.
Tale sovranità non è certamente oggi di tipo statuale, di rilevanza formale internazionale, ma è reale, perché morale (cioè consistente in una stabile tensione etico-culturale basata sull'autocoscienza dell'identità nazionale) e quindi p
olitica e pertanto oggettivamente, pur non formalmente, rilevante anche per l'ordinamento italiano sia statale che regionale e indirettamente per l'ordinamento internazionale.
Le espressioni di tale sovranità coincidono oggi con quelle della volontà democratica del Popolo Sardo in quanto soggetto dell'ordinamento italiano, ma il loro "peso" morale e politico va al di là di quelle espressioni derivanti dalla sola soggettività di diritto positivo; esse esprimono prima di tutto il rinnovarsi nel tempo e l'attualizzarsi dell'adesione della Nazione Sarda allo Stato italiano, adesione che è frutto di una rinuncia volontaria alla statualità sarda e di un patto morale di solidarietà totale e che pertanto si attua nella reciprocità dei sacrifici e benefici equamente partecipati. Il "sentire nazionale" (cioè la coscienza della propria identità nazionale sarda) non è dunque oggi in alternativa a quello di italianità, ma questa è stata acquisita per le circostanze storiche intervenute e per la conseguente reciproca "convenienza" (nella più ampia accezione, anche morale) storica, non è nativa e pertanto indismiss
ibile qualunque siano le situazioni, cioè anche se si dovessero determinare condizioni ritenute democraticamente inaccettabili, o non convenienti strategicamente sul lungo periodo storico, per la Sardegna ed i Sardi.
Guardando in positivo, il Popolo Sardo attraverso il circuito democratico partecipa, come parte attualmente integrante ed integrata, alla sovranità costituzionale del Popolo della Repubblica Italiana nelle forme e nei modi sanciti dall'attuale ordinamento statuale; ma insiem
e e prima di tutto è soggetto espressivo della originaria naturale sovranità della insopprimibile Nazione Sarda e come tale è sempre responsabile - mediante la pacifica espressione democratica - delle sorti della Sardegna, oggi nella adesione attiva e leale allo Stato italiano, come un domani, forse non molto lontano, nella partecipazione istituzionalmente più diretta all'ordinamento europeo, magari anche attraverso la transizione di configurazioni costituzionali federaliste dello Stato Italiano che consentano per molte "materie" un rapporto appunto più diretto con le istituzioni europee.
Il fatto che la predetta adesione sia rinnovata tacitamente con la partecipazione alla vita statuale democratica italiana non significa che sia stata data una volta per tutte in termini non più discutibili, sempre nella pacifica dialettica democratica.
Certamente l'unità statuale italiana è sempre più "com-promettente" man mano che passa il tempo, ma è anche vero che fortunatamente oggi è venuta meno la cultura della statualità "sacrale" ed il conseguente suo culto acritico e fanatico. E ciò vale soprattutto oggi che si affaccia all'orizzonte storico (magari per la sua attuazione passerà qualche decennio) il progetto dell'Europa non degli Stati ex ottocenteschi, ma dei Popoli, cioè dei soggetti nazionalitari portatori di valori e culture per un Europa non semplicemente federazione di Stati preesistenti, ma più riccamente risultanza dinamica di un crogiolo unitario di Nazioni. In tale crogiuolo le Nazioni europee, ponendosi al di là delle gabbie statuali del passato, devono essere disposte a dare e a ricevere, pur custodendo gelosamente la propria identità come patrimonio di ciascuna e di tutte per una sintesi culturale e geopolitico-istituzionale nuova e più alta, proiettata verso la governance della globalizzazione dei processi economici, culturali, sociali e politici che, soltanto se guidati fuori dagli egoismi e antagonismi degli Stati tradizionali, possono salvare il pianeta dal collasso ecologico e/o dall'autodistruzione per guerre disperate di sopravvivenza o di difesa o acquisizione prepotente di materie o risorse primarie.
In questo quadro dinamico la sovranità del Popolo Sardo - in quanto soggetto nazionalitario - sulle sorti della Sardegna e dei Sardi è e sarà allo stesso tempo la risultanza e la prospettiva storica dei processi richiamati, non per contrastare in negativo alcunché di valido nell'interesse concreto dei Sardi nell'attualità, ma, al contrario, per promuovere con coraggio una Sardegna, un'Italia, un'Europa ed un mondo più capaci di dare risposte nuove, "a misura d'uomo" ai nostri figli, fuori e oltre le culture ottocentesche.
Saremo "all'altezza" della situazione storica e sapremo misurarci con questa sfida del terzo millennio?

Sassari, 8 settembre 2008





(1) Sui rapporti tra Nazione Sarda e Popolo Sardo e Nazione Italiana e Popolo Italiano v. la Relazione, il Preambolo e la parte dispositiva del Disegno di Legge Costituzionale n. 352 del Sen. F. Cossiga - Senato della Repubblica - del 15 maggio 2006 "Nuovo Statuto della Regione Autonoma della Sardegna - Costituzione della Comunità Autonoma di Sardegna e Noa Carta de Logu de sa Comunidade Autonoma de Sardigna", in http://www.consregsardegna.it/ACRS/NuovoStatuto/Meterialeedocumentazione/Sardegna/Progetto%20di%20Legge%20Cossiga%20per%20un%20Nuovo%20Statuto%20Speciale%20Sardo.pdf").
(2) v. http://consiglio.regione.sardegna.it/XIIILegislatura/Leggi%20approvate/lr2006-7.asp
(3) v. http://www.regione.sardegna.it/documenti/1_22_20060911101639.pdf
e l'impugnativa del Consiglio dei Ministri in
http://www.federalismi.it/ApplOpenFilePDF.cfm?dpath=document&dfile=26092006073600.pdf&content=Corte+Costituzionale,+Impugnativa+Impugnativa+della+L.R.+Sardegna+n.+7/2006,
+'Istituzione,+attribuzion
i+e+disciplina+della+Consulta+per+il+nuovo+statuto+di+autonomia+e+sovranit%C3%A0+del+popolo+sardo'+-+regioni+-+documentazione+-+
(4)v. http://www.cortecostituzionale.it/informazione/rassegna_stampa/rassegnastampaquestionidecise/schedaDec.asp?sez=seguito&Comando=LET&NoDec=365&AnnoDec=2007&annopubblicazione=2007
(5) v. per una sintesi i saggi di
- P. Caretti in
http://www.forumcostituzionale.it/site/images/stories/pdf/documenti_forum/giurisprudenza/2007/0010_caretti_nota_365_2007.pdf
- di O. Chessa in
http://www.forumcostituzionale.it/site/images/stories/pdf/documenti_forum/giurisprudenza/2007/0004_chessa_nota_365_2007.pdf
- di P. Passaglia in
http://www.forumcostituzionale.it/site/images/stories/pdf/documenti_forum/giurisprudenza/2007/0021_nota_365_2007_passaglia.pdf
- di A. Mangia in
http://www.forumcostituzionale.it/site/images/stories/pdf/documenti_forum/giurisprudenza/2007/0018_nota_365_2007_mangia.pdf
- di Adele Anzon Demmig in
http://www.associazionedeicostituzionalisti.it/dottrina/autonomie/anzon.html

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