giovedì 1 marzo 2012

La valle non s'arresta anzi, resiste



EZIO BERTOK
29.02.2012
Cronaca della giornata di ieri raccontata da uno degli storici attivisti contro la costruzione della Tav. Mentre Luca Abbà è ancora in coma, ma reagisce alle terapie. 
La denuncia dei No Tav: "A fuoco le nostre auto".
le ragioni del no.

La Val di Susa non si arresta: recitava così uno striscione esibito con orgoglio nella manifestazione dei settantamila di sabato scorso. E' passato un secolo da allora, Luca è ancora in rianimazione tenuto in coma farmacologico e lo slogan sembra acquistare oggi un terzo significato, riferito appunto a Luca che non ha nessuna intenzione di mollare: la prognosi è ancora riservata ma risponde bene alle cure e i medici lasciano trapelare un certo ottimismo, anche se le sue condizioni restano molto gravi. Facciamo tutti il tifo per lui.

La scritta nello striscione si riferiva ovviamente ai 26 notav arrestati più di un mese fa per mandare un segnale minaccioso ad un'intera valle che sembra non avere più confini; ma voleva anche ricordare che la Val di Susa non ha alcuna intenzione di fermarsi: sarebbe come buttare a mare 23 anni di lavoro.

La notte tra lunedì e martedì si può riassumere in due fatti, così diversi e apparentemente lontani eppure così vicini l'uno all'altro: chi non conosce il movimento notav stenta a capire. Dopo l'assemblea allo svincolo dell'autostrada alle porte di Bussoleno un secondo blocco nasceva qualche chilometro a monte, vicino all'abitato di Salbertrand, pochi chilometri prima di Oulx.
 Nelle stesse ore davanti al Cto dove è ricoverato Luca un nutrito gruppo di militanti notav, sempre in prima linea da anni, iniziava una veglia di preghiera che sarebbe durata per tutta la notte. «Cattolici per la vita della valle» è il nome del gruppo che da mesi, quasi quotidianamente, si reca alle reti del non cantiere: la loro è una delle tante anime di un movimento plurale che accoglie e non esclude.

Il blocco sull'autostrada e la statale a Salbetrand è stato sgomberato a forza nella notte con il solito abbondante uso di idranti e lacrimogeni il cui fumo penetrava tra le case mentre gli abitanti aprivano le porte a chi rischiava di rimanere intrappolato tra il gas e i manganelli.

Il presidio alle porte di Bussoleno invece ha tenuto: l'autostrada continua a rimanere bloccata, e nelle statali che la fiancheggiano le code di tir si allungano, la valle è bloccata. I poliziotti erano riusciti soltanto a riaprire un varco per effettuare i cambi turno nell'area militarizzata, se pur a costo di passare da un'altra valle (la Val Chisone) superare il colle del Sestriere e ritornare indietro percorrendo a ritroso la parte alta della Val di Susa: come se per andare da Torino a Milano uno fosse costretto a passare da Genova.
La mattinata sembra insomma trascorrere tranquilla al blocco alle porte di Bussoleno fino a quando non compaiono da lontano i lampeggianti blu di centinaia di blindati: le nonne notav smontano i tavolini con i viveri e i generi di conforto e ci disponiamo sugli svincoli dell'autostrada. Iniziano il lavoro gli idranti che aprono la strada alle ruspe, centinaia di poliziotti in tenuta antisommossa da una parte e altrettanti carabinieri dall'altra. Ci prepariamo al peggio e indietreggiamo un poco.

Poi ritorniamo sui nostri passi, con le mani alzate e il volto rigorosamente mostrato alle videocamere della Digos. In centinaia, fino a un metro dai poliziotti schierati. Mentre tutti si siedono per terra disposti a farsi trascinare via a forza e sapendo di rischiare il gas dei lacrimogeni due ragazzine rimangono in piedi, proprio in mezzo al gruppo: una armata di un violino e l'altra di una fisarmonica. E' andata avanti così, almeno per un'ora: noi seduti per terra, le ragazzine a suonare, un sindaco e alcuni amministratori a tentare un'improbabile dialogo con gli ufficiali e la Digos.

Non si sa bene cosa sia successo poi: forse da Roma giungevano gli echi delle dichiarazioni della ministra Cancellieri che suggeriva «una forte riflessione e molto dialogo», forse l'appello del sindaci per la sospensione dei lavori a Chiomonte produceva qualche effetto o forse semplicemente il prefetto aveva capito che era il caso di allentare la tensione. Sta di fatto che a poco a poco, uno alla volta i cellulari tornavano a riempirsi di poliziotti fino a pochi istanti prima schierati davanti a noi e facevano dietro front. L'autostrada veniva sgomberata e subito riconquistata dai notav.

Alle 18:30 nuova, affollata assemblea, solo posti in piedi allo svincolo autostradale alle porte di Bussoleno. Il traffico sulle statali che fiancheggiano l'autostrada si fa più intenso: sono i valsusini che rientrano dal lavoro e si fermano all'assemblea, ogni treno che passa lancia un fischio di saluto al presidio.

La sera precedente, quasi a mezzanotte le telecamere di Gad Lerner avevano dato la parola al presidio e tutti hanno potuto vedere la determinazione e la pacatezza di questi notav dipinti quasi sempre come violenti e arroganti.

All'assemblea di domenica scorsa qualcuno aveva invitato ad opporre resistenza passiva, fino al martirio: era intervenuto Luca a correggere dicendo che non avevamo bisogno di martiri né di eroi, solo di grande convinzione che possiamo farcela.
L'autostrada e una statale rimangono bloccate, la resistenza continua.



 la nuova destra rappresentata da Bersani e PD dice delle stronzate immani sui NO TAV
la risposta dell'anarchico Marco Travaglio

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