martedì 13 dicembre 2016

Il ministro della Difesa di Israele Delinea Piano per dividere la Siria e l'Iraq

Il ministro della Difesa di Israele Delinea Piano per dividere la Siria e l'Iraq 

Carol Adl





Un  invito a dividere la Siria e l'Iraq arriva dal ministro della difesa ministro israeliano contribuisce a rendere più chiaro comprendere il motivo per cui ci sono 'guerre civili' che si svolgono lì ...

In un articolo per Defense News , Avigdor Lieberman spiega la lotta di Israele in un turbolento Medio Oriente e suggerisce soluzioni ai problemi, tra cui la divisione della Siria e dell'Iraq secondo confini confessionali.

American Herald Tribune riferisce:

Con tono simile a quelli dei politici israeliani, Liberman non perde tempo per definire le forze legittime di Hamas in Palestina e Hezbollah in Libano come forze terroristiche. Egli dice: "Le massicce convulsioni che negli ultimi anni hanno sconvolto il Nord Africa  scoppiate in Siria, Iraq e Yemen e altrove in tutta la regione,  che hanno visto la responsabilizzazione di organizzazioni terroristiche semi-territoriali come  ISIS, "Hamas e Hezbollah" (sic) rappresentano un terremoto di proporzioni storiche. stati multi-etnici come la Libia, la Siria e l'Iraq sono scesi in guerre civili caotiche con molteplici aspetti del duraturo assetto politico della regione, le cui origini della disgregazione si trovano all'indomani della Prima Guerra Mondiale. "

Liberman continua a trarre tre conclusioni come la soluzione per porre fine alla crisi in Medio Oriente. La seconda conclusione è chiaramente un invito ad attaccare la sovranità dei paesi indipendenti. Liberman dice, "molti dei paesi del Medio Oriente sono stati stabiliti artificialmente, a seguito dell'accordo Sykes-Picot e basate su considerazioni coloniali che non hanno preso in considerazione il modello degli abitanti e le spaccature confessionali profonde all'interno delle rispettive società.

Così, per risolvere realmente i problemi della regione, i confini dovranno essere modificati, in particolare in paesi come la Siria e l'Iraq. I confini devono essere ridisegnati tra sunniti, sciiti e altre comunità per ridurre  conflitti settari e per consentire l'emergere di stati che potranno godere di legittimità . E' un errore pensare che questi stati possano sopravvivere nei loro confini attuali.

Una conclusione simile vale anche per l'arena israelo-palestinese e per i confini che alla fine avrebbero bisogno di essere disegnati per il raggiungimento di due stati stabili. Abbiamo bisogno di analisi "out of the box"  ed evitare di essere ingannati da pensieri abituali ".


FINANCIAL TIMES: L'EUROZONA E' VICINA ALL'AUTODISTRUZIONE.

FINANCIAL TIMES: L'EUROZONA E' VICINA ALL'AUTODISTRUZIONE. IL PIU' GRANDE DEFAULT DELLA STORIA DISTRUGGERA' LA GERMANIA

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LONDRA - "L'incapacita' di distinguere cio' che e' probabile da cio' che e' auspicabile si e' rivelata una tragedia nel 2016; questa tendenza vale anche per l'Italia" osserva l'editorialista del Financial Times Wolfgang Munchau.

"Si dice che il Belpaese sia bravo a cavarsela in qualche modo, che il suo sistema politico aggiustera' la legge elettorale per prevenire la vittoria di un partito estremista, che la sua Costituzione non permette un referendum sull'euro e che quindi l'uscita dall'unione monetaria non avverra'. Non e' detto che sia cosi'. Il divario nelle performance economiche italiane e tedesche e' enorme. Gli squilibri nel sistema di pagamenti Target 2 hanno raggiunto il livello piu' alto dalla crisi del 2012: la Germania ha un surplus di 754 miliardi di euro; l'Italia un deficit di 359 miliardi".

"In teoria si potrebbe continuare a ignorare tutto cio', ma solo ad alcune condizioni. La prima e' una convergenza tra i due paesi: l'Italia dovrebbe attuare riforme della giustizia e della pubblica amministrazione, tagliare le tasse e investire in tecnologie che aumentino la produttivita'. La seconda e' che gli Stati membri del nord accettino trasferimenti di risorse verso il Sud. La terza e' che l'Unione Europea crei un'autorita' politica federale col potere di prelievo fiscale. La quarta e' che la Banca centrale europea trovi il modo di finanziare indefinitamente il debito pubblico e privato italiano. La quinta e' che Roma continui a sostenere l'appartenenza all'euro".

"Una sola di queste condizioni sarebbe sufficiente, ma ciascuna e' molto improbabile. Le riforme economiche di Matteo Renzi - prosegue l'articolo del Financial Times di oggi - non sono state significative, a parte il modesto pacchetto sul lavoro. L'ex presidente del Consiglio ha preferito concentrarsi su controverse riforme politiche e ha perso il referendum costituzionale. Un altro governo riformista non e' in vista e l'esecutivo di Paolo Gentiloni, probabilmente breve, non cambiera' le cose".

"Escludendo che sia la Germania a salvare l'eurozona e che gli altri Stati settentrionali accettino trasferimenti fiscali, ammettendo che l'intervento della Bce sia utile ma non risolutivo, resta da considerare la politica italiana. Solo uno dei tre blocchi principali, il Partito democratico, e' pro euro. Il Pd potrebbe anche tornare a vincere, ma certo non restera' sempre al potere. Un giorno il paese sara' guidato da un partito anti euro. La posizione italiana nell'area dell'eurozona e le elezioni presidenziali francesi rappresentano le due minacce piu' gravi per l'area monetaria e per l'Ue".

"Se l'Italia vuole continuare a usare l'euro, deve mandare un chiaro avvertimento alla Germania: l'eurozona e' sulla strada dell'autodistruzione, se non cambieranno i parametri, questo dovrebbe dire il governo italiano a quello tedesco. Il prossimo presidente del Consiglio dovra' dire al cancelliere tedesco, probabilmente Angela Merkel, che la scelta non sara' tra l'unione politica o no, ma tra l'unione politica o il ritiro dell'Italia dall'euro".

"La seconda ipotesi implicherebbe il piu' grande default della storia: il sistema bancario tedesco rischierebbe il collasso e la piu' grande potenza economica europea perderebbe tutti i vantaggi competitivi accumulati negli ultimi quindici anni di euro. Evitare questo confronto necessario - conclude Munchau - e' stato il fallimento storico degli ultimi governi italiani a guida Pd, una strategia su cui si dovrebbe riflettere".

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