Venerdì 9 Marzo 2012 è una mattina assolata e fresca, siamo a Cagliari al’Hotel Quadrifoglio; la CSS (Confederazione Sindacale Sarda) il FAILP CISAL PT CSS, E FONDAZIONE SARDINIA;
apre il Convegno il segretario regionale Mario Abis, introduce Dr Giacomo Meloni segretario nazionale della CSS.
Le relazioni sono tenute dal Prof. Beniamino Moro, ecnomista Università di Cagliari e Dr Salvatore Cubeddu sociologo Fondazione Sardinia.
Giacomo Meloni introduce il convegno esponendo quanto viene richiesto dalla troika BCE EU, TRILATERAL, (Merkel): si chiede al parlamento di modificare la costituzione per introdurvi il pareggio di bilancio; a questo proposito giunge logica la domanda cos’è la democrazia, la sovranità nazionale, è giusto sacrificare questi valori sull’altare dell’economia e della finanza?
Il Dr Moro espone l’andamento del PIL in questi ultimi tre anni, la crisi finanziaria USA (2007/08) si è trasformata in crisi economica e dopo circa una anno si è trasferita in EU si è trasformata in crisi economica, si è acuita al crisi con i debiti sovrani, la Grecia ha funto da detonatore , ma, potranno seguire Portogallo, (Islanda), Irlanda, Spagna e Italia.
Tremonti garantì che che i conti italiani erano a posto, ma non così si rivelò.
Deficit PIL 5%
Debito PIL 120%
Problema unità Europea
Il Prof ci dà lezione di economia ,ci spiega lo spread (differenza rendimento dei titoli pubblici) e ci fa riflettere sull’attuale differenza tra i titoli pubblici italiani e tedeschi; oggi di aggirano attorno al 3% , la soglia psicologica è del 7%. Si complimenta con il governo Monti per la capacità avuta nel far scendere lo spread.
Ci fa vedere delle slide e ci spiega i progressi fatti da Monti dalla fine del governo Berlusconi fino a oggi.
Nonostante il programma di Monti sia lacrime e sangue , con molto rigore e poca equità ci dice che sia la sola strada praticabile per uscire dalla crisi.
Ci racconta che introdurre in costituzione il pareggio di bilancio non è etico, ma non vi è altra strada per mettere ordine ai conti pubblici.
La sovranità è in deficit con un’operazione non flessibile come il pareggio di bilancio, ma è necessaria per limitare la incontenibilità della spesa pubblica.
Assicura che le spese fatte dalla regioni sono molto peggiori e disastrose della spesa pubblica nazionale.
Ci dice che le liberalizzazioni fatte da Monti sono delle banalità se paragonate a quelle fatte da Bersani, ma sono comunque necessarie.
Il discorso del Prof si allarga a stringe a secondo dei bisogni del suo uditorio, una mattina intensa, piena di concetti economici che inducono a riflessioni politiche gli astanti.
E dai discorsi economici passiamo alla sociologia ed alle riflessione che ci induce a fare il Dr Cubeddu.
E’ questo un modello economico accettabile e legittimo, un sistema basato sulle ineguaglianze?
E’ morale fare il banchiere?
La forza del capitalismo è la distruzione del comunismo, ma ora che non esiste più, è giusto che questo sistema basato sull’accumulo di capitali continui ad esistere?
Governo e Bankitalia costringono le persone lavoratrici a lavorare di più, aumentando il tempo dedicato al lavoro, inoltre con le loro costrizioni economiche impongono alle persone di accettare qualsiasi lavoro gli si proponga, riportando la società agli anni cinquanta in quanto a diritti.
Ma l’obiettivo “loro”, è mettere in discussione la Democrazia, inteso come valore di parità e di accettabilità del sociale.
Si sviluppa la contraddizione tra gli interessi dello stato centrale e i bisogni della nazione sarda.
I trasporti tra Sardegna e continente , la continuità territoriale, devono essere sostenuti come istanza giusta e pretesi dallo stato centrale, affinchè ci siano i collegamenti a costi politici.
Gli investimenti pubblici devono essere impostati dallo stato.
Rivendicazioni solo pretamente finanziarie senza progettualità non rende onore alla nostra voglia di indipendenza politica ed economica.
E’ superato il rivendicazionismo esibizionista dei politici sardi che puntano esclusivamente ad un obiettivo elettorale.
La trattativa con lo stato centrale non porta a nulla perchè il loro debito con la nostra terra è per loro stessi non possibile da realizzare, a motivo del default che aleggia sullo stato centrale italico.
Riattualizzare il fattore Autonomia in visione di indipendenza gestionale della cosa pubblica e inventiva nel creare lavoro e opere per far crescere l’attivo del bilancio sardo a favore del nostro popolo.
La classe politica Sarda attuale non è adeguata a dare le giuste risposte ai problemi nazionali sardi, manca della spinta propulsiva creativa e di elaborazione concettuale politica per raggiungere i valori di indipendenza politica economica e finanziaria.
La consapevolezza espressa oggi dalle moltitudini sarde è alta e si esprime anche con la proposta dell’Assemblea Costituente espressa dal basso.
Rifondare altra Repubblica, per rispondere alle esigenze, finora eluse da questa classe politica non più al passo, dei tempi.