giovedì 30 gennaio 2014

LA MITOLOGIA TEDESCA: Le privatizzazioni nell’era della bancocrazia.


Mentre si prospetta addirittura una privatizzazione della Banca d'Italia, il governo Letta/Saccomanni ha già avviato una privatizzazione delle Poste, e soprattutto del suo nocciolo pregiato, cioè BancoPosta

Dato che BancoPosta produce utili che vanno al suo azionista unico, lo Stato, appare del tutto logico e trasparente che il governo decida di privarsi di questa fonte di entrate, con la motivazione ufficiale di "fare cassa". 

Il decreto del governo prevede che circa il 40% delle azioni venga messo sul "mercato". Come era avvenuto per la privatizzazione dell'Enel ai tempi del secondo governo Amato, una quota attorno al 5% delle azioni dovrebbe essere venduta a dipendenti delle Poste, in modo da poterli turlupinare delle loro liquidazioni

Il decreto prevede inoltre che la quota più consistente, un 50/60% delle azioni in vendita, sia riservato a "investitori istituzionali", cioè banche
Sarebbe interessante valutare la credibilità di questi "investitori istituzionali", verificando quali siano oggi le loro effettive capacità di "investire" senza ricevere aiuti sottobanco da parte dello Stato. 

Il principale partner di BancoPosta per la commercializzazione di prodotti finanziari è Deutsche Bank, che poco più di una settimana fa ha subito un tonfo borsistico, in seguito alla pubblicazione dei suoi bilanci in rosso. 

La stessa Deutsche Bank risulta esposta per titoli derivati per una cifra di settantremila miliardi di euro

La messinscena dell'emergenza del debito pubblico e dello "spread" ha costituito uno dei più giganteschi depistaggi della Storia per distrarre dall'emergenza vera, quella della voragine dei titoli derivati; infatti mentre il Meccanismo Europeo di Stabilità, nato nel 2012, si fa chiamare "Fondo Salva-Stati", in realtà è un fondo salva-banche. 

Il sito ufficiale dell'Unione Europea ci assicura che il MES potrà ricapitalizzare direttamente le banche
Attualmente Deutsche Bank in fatto di derivati risulta la banca più esposta di tutte, persino più di JP Morgan

La voragine dei derivati incombe sul sistema bancario europeo e su quello mondiale, tanto che dovrebbe mettere in liquidazione una buona volta la mitologia sulla "virtuosa" finanza tedesca. 

Sennonché l'opinione pubblica non viene tenuta al corrente della fragilità del sistema finanziario tedesco, né della sua conseguente ricattabilità da parte di soggetti sovranazionali con sede a Washington, come il Fondo Monetario Internazionale

Sarà una coincidenza, ma all'ombra della mitologia delle virtù finanziarie tedesche, è proprio il FMI ad aver stabilito saldamente il suo dominio sulla UE, in base all'articolo 13 del Trattato del Meccanismo Europeo di Stabilità. Se le notizie sul verminaio del dissesto della finanza tedesca circolassero un po' di più, sarebbe più difficile per il FMI defilarsi come riesce a fare ora. 

Il quotidiano confindustriale "Il Sole-24 ore" del 27 gennaio ultimo scorso, ha riportato la notizia di una proposta della banca centrale tedesca, la Bundesbank, in base alla quale i Paesi in crisi debitoria dovrebbero, prima di accedere ad aiuti e prestiti, dimostrare la loro buona volontà istituendo una severa tassa patrimoniale una tantum

 Secondo un'analisi del Fondo monetario internazionale,
 per riportare i debiti pubblici ai livelli pre-crisi sarebbe necessario, in Eurolandia, un prelievo pari al 10% della ricchezza netta delle famiglie. 
Bundesbank sta chiaramente facendo da sponda ad una vecchia idea del FMI, da sempre ansioso di mettere le mani su immobili e risparmi del ceto medio italiano, sino a qualche anno fa uno dei più benestanti del mondo. 

Queste proposte sono lanciate anche per creare confusione nella fintosinistra, da tempo convertita al vangelo fiscale, in base al falso dogma che il fisco rappresenti un mezzo di redistribuzione della ricchezza. Ecco quindi che la "rivolta fiscale" è diventata un alibi ed una bandiera della destra in modo da lasciare alla fintosinistra il lavoro sporco. 

La visione redistributiva ed egualitaria del fisco in realtà è soltanto una proiezione propagandistica del pretestuoso vittimismo dei ricchi, dato che l'esperienza storica dice proprio il contrario, e cioè che il fisco costituisce uno strumento per togliere a chi ha di meno per dare a chi ha di più. La vera linfa del Capitale non è lo spirito imprenditoriale, ma il denaro pubblico. 

L'articolista de "Il Sole-24 ore" ovviamente si nega all'evidenza, ed intona una litania a proposito del proverbiale moralismo tedesco. 
Parrebbe infatti che, in tedesco, debito e colpa si dicano con la stessa parola; cosa che, peraltro, non risulta al traduttore Google, che quindi andrebbe aggiornato ai fasti della morale teutonica. Con queste pseudo-patenti culturali, che prendono a prestito reminiscenze scolastiche sul Max Weber dell'etica protestante e lo spirito del capitalismo, si riesce a distrarre dai dati di cronaca ed a veicolare il solito razzismo. 

Le follie finanziarie tedesche nell'ultimo decennio si sono impersonate nel volto e nel nome del mitico CEO di Deutsche Bank, lo svizzero Josef Ackermann, che è stato più volte coinvolto in indagini giudiziarie, e sempre accanitamente sostenuto dalla cancelliera Angela Merkel. Con inflessibile moralismo protestante, la cancelliera ha costantemente dipinto Ackermann come una vittima di magistrati faziosi e inconsapevoli del funzionamento del sistema degli affari. 
Josef Ackermann
La Merkel usa argomenti che ci si aspetterebbe dal Buffone di Arcore, e non certo da alfieri delle virtù germaniche. 

Alla fine però Ackermann ha dovuto lasciare il suo posto di super-manager di Deutsche Bank per ritirarsi nella natia Svizzera, accontentandosi di dirigere uno dei più grandi gruppi assicurativi del mondo, Zurich Insurance. 

La sfortuna e l'incomprensione però hanno continuato a perseguitare l'ex banchiere, poiché uno dei dirigenti del gruppo assicurativo è morto per uno strano "suicidio", la cui responsabilità è stata ingenerosamente attribuita ad Ackermann. 

Solo di recente un'inchiesta interna alla compagnia assicurativa ha scagionato Ackermann dall'accusa di aver suicidato quel dirigente. Non c'è dubbio che quell'inchiesta sia stata condotta con lo stesso rigore morale che contraddistingue tutte le vicende finanziarie germaniche

Purtroppo Ackermann era stato già costretto ad abbandonare la sua carica in Zurich Insurance, quindi ora è libero di andare a far danni da qualche altra parte.

SEMBRA INCREDIBILE MA E' CLAMOROSO / ECCO LA RELAZIONE INTEGRALE BUNDESBANK CHE ''SUGGERISCE'' (AI GOVERNI) LA CONFISCA DEI RISPARMI DELLA GENTE

SEMBRA INCREDIBILE MA E' CLAMOROSO / ECCO LA RELAZIONE INTEGRALE BUNDESBANK CHE ''SUGGERISCE'' (AI GOVERNI) LA CONFISCA DEI RISPARMI DELLA GENTE

Direttamente dal sito della Bundesbank un estratto integrale del Monthly Report di gennaio ci offre un quadro molto dettagliato (e inquietante) sulla proposta di una patrimoniale da applicarsi nei paesi periferici per ridurre il debito pubblico, dato il loro elevato livello di ricchezza privata (praticamente, l'Italia è il Paese che più di ogni altro corrisponde a questo profilo).

Nella relazione della Banca Centrale di Germania non mancano i suggerimenti su come far passare al meglio questa pericolosa misura, presentandola come una redistribuzione di ricchezza interna, e  sulla rapidità necessaria per il successo dell'operazione. Oltre la vaghezza di quanto finora riportato dalla stampa, qui si parla chiaramente di attività non finanziarie e illiquide, delle difficoltà della loro valutazione, e della opportunità di dilazionarne il pagamento.  

Il grado di dettaglio del piano e la possibilità di manovrare lo spread fanno temere che questo piano a un certo punto sarà attuato, con conseguenze catastrofiche per il mercato immobiliare, e con un ulteriore imponente trasferimento di ricchezza dalle famiglie alle istituzioni finanziarie.

Ecco la relazione integrale della Bundesbank. Iniziamo dal titolo:  "Imposta patrimoniale una tantum: uno strumento per risolvere le crisi di insolvenza nell'eurozona?"

Il testo:

"Nel corso della crisi del debito sovrano, di tanto in tanto sono sorti forti dubbi sul fatto se i singoli paesi membri della zona euro siano in grado di servire il debito pubblico o se stiano attuando le misure necessarie a livello politico. A volte, i premi al rischio sui titoli di Stato sono aumentati bruscamente e le principali agenzie di rating ne hanno declassato considerevolmente il merito di credito. Questa situazione ha indotto l'area dell'euro a concordare varie misure di assistenza. Benché tali misure siano generalmente soggette a requisiti di consolidamento, esse tuttavia comportano una sostanziale mutualizzazione dei rischi di insolvenza degli stati senza essere controbilanciate da un corrispondente trasferimento di poteri sovrani a livello centrale.

Tuttavia, il quadro di governance dell'UEM istituito con i trattati dell'Unione Europea rimane sostanzialmente in piedi. In questo quadro gli stessi Stati membri sono in primo luogo responsabili delle proprie politiche fiscali ed economiche nazionali, l'assunzione di responsabilità per i debiti di altri Stati membri è in gran parte esclusa, ed è vietato il finanziamento dei governi attraverso la politica monetaria unica. Ciò dovrebbe garantire che la responsabilità ed il controllo siano tra loro collegati, in quanto, in prima istanza, sono i contribuenti dei rispettivi Stati membri che hanno la responsabilità del loro debito sovrano nazionale. Se poi i problemi di solvibilità ancora non sono risolvibili, sono i creditori del debito sovrano che dovrebbe essere chiamati in seconda istanza a sopportare il rischio finanziario delle loro stesse decisioni di investimento, in linea con i principi dell'economia di mercato.

Programmi di aggiustamento economico finanziati dai contribuenti di altri Stati membri devono essere utilizzati solo come eccezione e come ultima linea di difesa, nel caso in cui sia in grave pericolo la stabilità finanziaria della zona euro nel suo insieme. Inoltre, tali programmi presuppongono che lo Stato in questione abbia un "mero problema di liquidità” e che le sue finanze pubbliche siano sostenibili o che la sostenibilità nel frattempo sia stata ristabilita con misure adeguate. Visto il mandato per la stabilità dell'Eurosistema, assicurare un alleggerimento (reale) del debito attraverso una maggiore inflazione dovrebbe essere fuori discussione. Perciò, un principio fondamentale del quadro attuale di governance dell'UEM è che uno stato membro che stia attraversando una crisi deve utilizzare pienamente le sue stesse risorse e capacità disponibili al fine di ripristinare la fiducia nella sostenibilità delle sue finanze pubbliche e, quindi, evitare l'altrimenti probabile scenario di un default sovrano che sicuramente costituirebbe un'emergenza nazionale.

La crisi attuale ha dimostrato che la fiducia nella capacità di un certo numero di Stati di servire i propri debiti è stata erosa anche se le alte passività del governo sono, in alcuni casi, accompagnate da notevoli attività pubbliche e private. In realtà, tali attività a volte costituiscono una percentuale del PIL maggiore  rispetto ai paesi che forniscono assistenza. Stando così le cose, sembrerebbe sensato in primo luogo abbattere il debito pubblico mobilitando le attività di proprietà pubblica attraverso misure di privatizzazione. Ma oltre a questo, ci si può anche chiedere se, in una situazione eccezionale di emergenza nazionale, le privatizzazioni e le misure di risanamento convenzionali finalizzate alla realizzazione a lungo termine di avanzi primari consistenti dovrebbero essere integrate da un contributo da parte di attività private già esistenti, allo scopo di scongiurare la minaccia di un default sovrano.

Avendo in mente questo particolare contesto, questa scheda descrive i vari aspetti di un prelievo una tantum sulla ricchezza netta privata interna, in altre parole, un prelievo sulle attività al netto delle passività. Dal punto di vista macroeconomico, un'imposta patrimoniale una tantum - e ancor di più un'imposta permanente sulla ricchezza - è in linea di principio fonte di considerevoli problemi, e le spese amministrative necessarie per la riscossione nonché i rischi che ne derivano per il percorso di crescita di un'economia sono elevati.

Nella situazione eccezionale di un possibile default sovrano, però, un'imposta patrimoniale una tantum potrebbe rivelarsi più favorevole rispetto alle altre alternative disponibili. Imporre un ulteriore onere, ma più prolungato rispetto all'imposta patrimoniale, sul settore privato attraverso le imposte ordinarie, principalmente nella forma di imposte sui consumi o sul reddito, o fare tagli più drastici alla spesa pubblica, potrebbe non essere sufficiente o potrebbe essere considerato impossibile da far accettare. In definitiva si tratta di scenari in cui i potenziali creditori hanno profondi dubbi sulla sostenibilità del debito del paese, in modo tale che un'imposta patrimoniale una tantum sia considerata come alternativa a un default sovrano.

In condizioni favorevoli, un prelievo sulla ricchezza netta potrebbe portare a una redistribuzione di ricchezza una tantum dal settore privato al settore pubblico all'interno del paese in questione, facilitando in tal modo una diminuzione relativamente rapida e significativa del livello del debito sovrano e il ripristino più rapido della fiducia sulla sostenibilità del debito pubblico (e sul servizio del debito del paese).

Se il prelievo si riferisce alla ricchezza accumulata in passato e si crede che non sarà mai più ripetuto, nel breve termine è estremamente difficile per i contribuenti poter evadere, e il suo impatto negativo sull'occupazione e sugli incentivi al risparmio sarebbero limitati - a differenza di un'imposta permanente sulla ricchezza. Un rapido calo del debito sovrano potrebbe, in particolare, avere un effetto positivo sui premi di rischio dei titoli di stato per il paese in questione, e l'occupazione e gli incentivi al risparmio ne sarebbero rafforzati a seguito del minor grado di incertezza su futuri aumenti di imposte. Il pubblico consenso e la fattibilità politica di un'imposta patrimoniale una tantum potrebbero essere rafforzate presentandola come uno strumento di redistribuzione del reddito, che vale a integrare gli sforzi di austerità, che assicura che gli individui ricchi si assumano una quota maggiore dell'onere dell'aggiustamento, tanto più che gli specifici effetti redistributivi per un dato volume di prelievo possono essere guidati attraverso la concessione di franchigie fiscali e una modulazione dell'imposta.

Di conseguenza, il quadro generale dell'economia e il consenso del pubblico sulle misure fiscali necessarie nel paese interessato possono funzionare meglio rispetto allo scenario alternativo di un default sovrano. Non da ultimo, sarebbe in linea con il principio della responsabilità nazionale individuale per la politica di bilancio negli Stati membri nel caso in cui tutte le opzioni di consolidamento siano state rigorosamente utilizzate, e allo stesso tempo rafforzerebbe la credibilità del quadro di governance europea vigente. Gli incentivi per il perseguimento di una politica di bilancio sana nel futuro potrebbero essere notevolmente rafforzati se fosse chiaro che, in caso di crisi, il costo del perseguire politiche sbagliate non può essere scaricato sui contribuenti di altri paesi.

Tuttavia, in pratica la riscossione di un'imposta sul patrimonio netto, anche una tantum, comporta notevoli difficoltà. Una della vasta gamma di condizioni necessarie per garantirne il successo è la attendibilità del fatto che il prelievo sarà davvero imposto come una misura una tantum in una situazione straordinaria di crisi a livello nazionale - che è l'unico modo per limitare l'impatto negativo sugli investimenti e la potenziale fuga di capitali. Anche se il governo non può garantire, in generale, che il prelievo sarà effettivamente una misura una tantum, potrebbe godere di una maggiore credibilità se, in primo luogo, avrà realizzato le riforme strutturali necessarie; in secondo luogo, se sarà formulata una previsione verificabile di finanze pubbliche sostenibili con buoni margini di sicurezza e, terzo, se i costi politici di ripetere il prelievo appaiono alti. Inoltre, la decisione di applicare il prelievo deve essere presa rapidamente.

In caso contrario, gli individui colpiti sarebbero più facilitati a cercare di eludere l'imposta, e con un crescente livello di evasione fiscale l'accettazione pubblica del prelievo potrebbe presumibilmente diminuire. 

Altri problemi sono che la valutazione delle attività non finanziarie, in particolare, è probabile che sia relativamente impegnativa in termini di tempo e possa spesso essere oggetto di contestazione, e che, nel caso di attività illiquide, sarebbe probabilmente necessario dilazionare il pagamento dell'imposta nel tempo, il che significa che la riduzione del debito pubblico non avrebbe luogo subito nella sua interezza.

Inoltre, una volta che un prelievo di questo tipo venisse riscosso, questo sarebbe un segnale per altri paesi con livelli di debito pubblico molto elevato, e potrebbe scatenare delle risposte di evasione. Probabilmente sarebbe una sfida notevole, per limitare questi effetti, puntare a prospettive di finanze pubbliche sane in tutta l'area dell'euro. La rigorosa attuazione delle attuali regole di bilancio può certamente aiutare in questo senso. 

Nel complesso, un'imposta patrimoniale una tantum comporta rischi considerevoli, e le condizioni per un'attuazione di successo non sono facili da soddisfare. Pertanto, un'imposta patrimoniale deve essere presa in considerazione solo in casi assolutamente eccezionali, come un default sovrano incombente. Tuttavia, in confronto a un default sovrano, l'imposizione di un'imposta patrimoniale probabilmente potrebbe avvenire in modo più strutturato e ordinato. Sarebbe conforme al principio della responsabilità nazionale individuale, in base al quale i contribuenti nazionali dovrebbero stare in prima linea per coprire le passività del loro governo, prima di ogni appello alla solidarietà da parte di altri paesi.

Bundesbank - Rapporto Mensile Gennaio 2014

Solo un commento: golpe. La Bundesbank sta consigliando ai governi in carica in Europa di prepararsi ad attuar eun golpe, rapinando i cittadini dei loro averi contor ogni regola democratica. La Bundesbank agisce come il Terzo reich. 

max parisi

http://www.ilnord.it/

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