domenica 15 dicembre 2013

IL FINTO FRONTE ANTI-EURO

IL FINTO FRONTE ANTI-EURO

Sul suo blog su "Il Fatto Quotidiano" il giornalista Furio Colombo ha recentemente prestato la sua attenzione critica al variegato fronte anti-euro che sembra affacciarsi sulla politica italiana, non soltanto paventando i pericoli che tale fronte rappresenta, ma anche sciogliendosi in accorate rimembranze sulle nobili origini dell'europeismo. 

Furio Colombo
Furio Colombo è un noto commentatore di parte sionista; anzi, contor-Sionista, poiché mescola le sue professioni di granitica fedeltà allo Stato di Israele con una ridda di suggestive enunciazioni progressiste ed umanitarie, che ne fanno una delle penne più prestigiose ed influenti di quella "sinistra" con alone di purezza ideale.
In realtà, analizzate in tutte le loro componenti, le posizioni anti-euro oggi all'attenzione dei media segnalano molto poco da prendere sul serio. 

Le osservazioni di buon senso dell'economista Alberto Bagnai non sono inquadrate in alcun contesto che consenta di individuare e combattere i potentati internazionali che stanno dietro la moneta unica europea, e quindi sono posizioni prive di effetti sul piano strettamente politico. L'area di Forza Italia appare di tale inconsistenza, che assolutamente nulla di ciò che dice può essere ritenuto come espressione di effettive intenzioni. 

Sulle ambiguità ed i voltafaccia di Beppe Grillo, si potrebbe poi già scrivere un ricco florilegio di dichiarazioni e contro-dichiarazioni, perciò si tratta soltanto di aspettare la prossima ritrattazione. Rimarrebbe quella che oggi sembrerebbe la "punta di diamante" del presunto schieramento anti-euro ed anti-UE, e cioè il neo-segretario della Lega Nord, Matteo Salvini. 


Matteo Salvini neo-segretario  Lega Nord
Ma Salvini ha pensato bene di screditarsi immediatamente da solo, adottando una propaganda che riecheggia i consueti toni dell'anticomunismo, arrivando a definire la UE come "Unione Sovietica Europea", e come un "gulag"


Salvini si rivolge a quella parte di opinione pubblica sempre pronta a scaricare tutte le colpe sulla "sinistra", come se il Trattato di Maastricht non proclamasse la "concorrenza" come principio fondante dell'Unione Europea, imponendo così la privatizzazione dell'economia. 

Un Trattato internazionale ha stabilito un potere assoluto, che subordina i governi ed i loro programmi a direttive precostituite e rende vano ogni tentativo di controllo parlamentare. Anzi, i parlamenti sono stati costretti ad accogliere nelle Costituzioni nazionali norme come l'obbligo del pareggio di bilancio, che nessuno Stato liberale aveva in precedenza ritenuto compatibili con una Carta Costituzionale. 

Che un nuovo totalitarismo abbia potuto insediarsi sulla base di un mito apparentemente innocuo come la "concorrenza", costituisce un dato che spiazza completamente il "liberalismo" contemporaneo, il quale non lo percepisce neppure, convinto com'è che il sedicente "realismo borghese" costituisca una garanzia contro le utopie totalizzanti. Ma quando si abbandona Montesquieu per un agit-prop come Popper, non c'è da sorprendersi che si prendano cantonate del genere. 


Assumere la concorrenza come principio fondante non significa affatto ammettere l'esistenza di più competitori, ma semplicemente proclamare la legge del più forte, cioè quel razzismo della superiorità occidentale che usa i diritti umani come pretesto per aggredire chiunque venga ritenuto un ostacolo. Suscita un po' di sarcasmo la prospettiva di un Salvini che impugni la bandiera dell'antirazzismo contro la UE. 


Certo, se paragonati alle fiabe disneyane dell'altro Matteo, i discorsi di Salvini possono sembrare Pulp Fiction. Mentre Renzi cerca ancora di farci baloccare con questioni futili come il numero dei parlamentari o i rimborsi elettorali, Salvini sembrerebbe talvolta persino affrontare i nodi del declino economico italiano dell'ultimo ventennio.

Ma il dare la colpa dell'euro a Prodi, ai comunisti, o magari ai soliti meridionali, o al massimo alla Merkel, non consentirà certo di identificare il vero nemico; tanto più che serve a poco proporre l'uscita dalla UE senza sottrarsi al controllo dei suoi veri "protettori" e sponsor, e cioè il Fondo Monetario Internazionale e la NATO. 


Salvini arriva a prendersela per i cinquanta milioni che l'Italia ha dovuto sborsare per le banche spagnole, tedesche e francesi; ma non vede i centoventicinque miliardi (sic!) che l'Italia sta versando al Meccanismo Europeo di Stabilità. 

L'ESM è una creatura del Fondo Monetario Internazionale già perfettamente operante, mentre Salvini si ricorda ogni tanto del FMI solo per commentare ipotesi e annunci come quello dei prelievi sui conti correnti. 

Le posizioni anti-UE di Salvini denotano un respiro cortissimo, con un orizzonte che non va oltre una polemica elettorale "di bassa Lega" con quella "sinistra" che si ostina a rimanere in difesa dell'indifendibile, poiché, evidentemente, non ha ancora ricevuto direttive diverse. 


In questo senso gli struggimenti europeistici di Furio Colombo risultano del tutto funzionali ad alimentare il gioco delle parti tra una destra pseudo-antagonistica ed una "sinistra" invariabilmente timorosa di distaccarsi dalla retorica dell'establishment. Senza un Furio Colombo a fargli da spalla ed a porgergli la battuta in un finto contraddittorio, Salvini si troverebbe ben presto a corto di slogan.

Del resto si tratta di reggere questo talk-show per poco più di un annetto, dato che dal 2015 lo scenario cambierà completamente, con l'avvento del mercato unico euro-americano, il TTIP (Transatlantic Trade and Investment Partnership). 



La grande truffa della Nato economica, il Ttip 

L'euro infatti è stato un semplice Giovanni Battista, mandato avanti per annunciare il vero Messia, il mercato transatlantico, con l'ovvio addentellato dell'aggancio della valuta europea al dollaro statunitense. Nel 2015 gli USA arriveranno nuovamente a salvare l'Europa dalle orde del Crucco lurco e invasore; ciò, ovviamente, secondo la propaganda ufficiale a cui tutti si inchineranno, dato che invece i negoziati per l'instaurazione del TTIP procedono a Washington avendo come principale partner proprio la Germania. 

La demagogia mistificatoria di Salvini trova un illustre precedente nel suo mentore, Roberto Maroni. Nel 2011 Maroni guidò addirittura la corrente di opinione contraria all'aggressione alla Libia, cosa che però non impedì assolutamente alla Lega Nord di continuare a stare nel governo che collaborava attivamente a quella aggressione. 


Un Maroni più "muscolare" che mai, all'epoca spinse i suoi finti atteggiamenti di dissenso al punto da "imporre" al governo di cui faceva parte una serie di "ultimatum" e "penultimatum", fino ad accordarsi per una data limite alla partecipazione italiana alla missione NATO contro la Libia. 

La data indicata fu quella del settembre 2011. Evidentemente Maroni aveva origliato da qualche riunione della NATO che quella era proprio la data in cui la stessa NATO avrebbe avviato le sue operazioni militari di terra per infliggere la spallata decisiva al regime di Gheddafi.

sabato 14 dicembre 2013

OCCUPAZIONE DELLA PALESTINA . FONDAMENTI LEGALI INTERNAZIONALI PRESUNTI DEL SIONISMO E COMPLICITA' PASSATE E PRESENTI DELLE GRANDI POTENZE

OCCUPAZIONE DELLA PALESTINA . 

FONDAMENTI LEGALI INTERNAZIONALI 

PRESUNTI DEL SIONISMO E COMPLICITA' 

PASSATE E PRESENTI DELLE GRANDI POTENZE

A.Boassa


“Conferenza internazionale di pace di Sanremo” 

La pietra miliare su cui si fondano le "rivendicazioni" sioniste sulla Palestina è la Conferenza di Sanremo del 1920 (un'estensione della Conferenza di pace di Parigi del 1919) cui parteciparono le potenze vincitrici ad eccezione degli Stati Uniti 


In tale occasione venne affidato alla Gran Bretagna il Mandato per la Palestina , come "impegno sacro" per "la costituzione in Palestina di un focolare nazionale per il popolo ebraico". 

Le potenze coloniali ritennero di nessuna importanza il fatto che la "terra santa" fosse abitata da un popolo di cui di fatto venne riconosciuto uno stato illegittimo di occupazione ." E' stato dato riconoscimento alla connessione storica del popolo ebreo con la Palestina e alle basi per ricostituire la loro nazione in quel paese" . 


PALESTINA E TRANSGIORDANIA. - La Palestina, occupata militarmente dall'Inghilterra nel 1917, le fu assegnata come mandato dalla conferenza di San Remo (25 aprile 1920), confermato dalla Società delle Nazioni (24 luglio 1922). Essa comprende un territorio di 26 300 kmq. con una popolati­ne salita da 757 000 abitanti nel 1922 a 1591000 nel 1939. Il Governo britannico si era impegnato con la nota Balfour (2 novembre 1917) a costituire in Palestina un centro nazionale ebraico. La Transgiordania, unita dapprima con la Palestina sotto mandato britannico, ne fu staccata il 25 maggio 1923. La superficie è calcolata di 86 300 kmq. e la popolazione di 300 000 abitanti. L'appartenenza del territorio di Maan e porto di Aqaba nel golfo omonimo, annesso alla Transgiordania nell'ottobre 1925, non fu mai riconosciuta dall'Arabia Saudiana.
Nel Mandato veniva specificato "Nulla deve essere fatto che possa pregiudicare i diritti civili e religiosi delle comunità non ebraiche esistenti in Palestina". Meglio ancora se i naturali abitanti della Palestina si ritirano da terre non loro . Dove? Prima della firma del Mandato , la Gran Bretagna sottrasse al territorio mandatario in questione la Cisgiordania che venne aggiunta ai territori sotto sovranità araba . Tutto a posto ? Per il professor Yehuda Zvi Blum ex ambasciatore delle Nazioni "Gli Arabi palestinesi godono da lungo tempo dell'autodeterminazione nel proprio stato , lo stato arabo della Giordania"

Nel luglio del 1922 il Mandato venne approvato dalla Società delle Nazioni e in tal modo divenne vincolante per tutti i 51 membri della Società . La dichiarazione Balfour del 1917( che riconosceva i legami storici e religiosi degli Ebrei "con la terra dei loro padri che sotto la dominazione greca e romana divenne nota come Palestina") ebbe dunque la consacrazione di un riconoscimento giuridico internazionale che dava il via successivamente, alla "legittima" conquista della Palestina e con essa agli "illegali" atti di terrorismo e alle espulsioni "illegali" di massa .

Il sionismo rifiuta il concetto di occupazione sia che lo si esprima in termini giuridici o in termini politici . Infatti secondo il Sionismo il termine Palestina utilizzato nel Mandato venne designato per la "ricostituzione" del "focolare nazionale" del popolo ebraico "soltanto" . Se è un territorio è "ricostituito", secondo dettato internazionale , per un popolo senza patria , risulta evidente che il territorio , cioè la Palestina appartiene di diritto "soltanto" agli Ebrei. Churchill 
" E dove altro potrebbero essere gli Ebrei se non nella terra di Palestina , con la quale sono stati intimamente e profondamente associati per oltre tremila anni?"
Winston Churchill

Gli Arabi Palestinesi non sono perciò i legittimi abitanti del territorio proprio come un tempo i pellerossa in America . Perciò giusto eliminarli o espellerli .


Di occupazione non si tratta perchè non vi è invasione di un altro stato . Il territorio non è mai stato una nazione araba . Il territorio infatti era storicamente designato per l'insediamento di un "focolare nazionale ebraico" .


La questione dei rifugiati non avrebbe avuto ragione di esistere in tutta la sua evidente drammaticità se gli Arabi l'avessero affrontata adeguatamente . Molte aree arabe avevano guadagnato già l'indipendenza e avrebbero potuto facilmente accogliere gli sfortunati rifugiati in modo che si potessero integrare nella loro gente . 

Del resto la Cisgiordania venne ripartita proprio per gli Arabi Palestinesi che così potevano disporre di uno stato legittimo all'interno di quella Palestina destinata originariamente al "focolare"ebraico .
 La Dichiarazione Balfour fu  rilasciata sotto forma di lettera dal ministro degli Esteri britannico, Lord Arthur James Balfour, a Lord Rothschild. Fu consegnata a Chaim Weizmann, attivista sionista, per attestare l'appoggio britannico al progetto di un  "focolare nazionale" ebraico in Palestina.

La pretesa sionista di vantare dei diritti legittimi su una terra abitata da tutto un popolo si è valsa di una concezione imperiale e razzista del diritto che era patrimonio di tutto l'Occidente che già nell'ottocento aveva saputo esprimere la sua indomita ferocia . Il diritto internazionale su cui il sionismo fonda le sue deliranti teorie è del tutto marcio e deve essere completamente respinto come è stato respinto a suo tempo il diritto di schiavitù .


mercoledì 11 dicembre 2013

L’ex ministro Guarino scrive a Rehn "Niente lezioni da chi è complice della violazione dei Trattati"


L’ex ministro Guarino scrive a Rehn
"Niente lezioni da chi è complice della violazione dei Trattati"
Ex Ministro Guarino


Gentile Commissario, ho letto nei trascorsi giorni su Repubblica e sulla Stampa, quotidiani le cui informazioni sono da ritenersi attendibili, frasi a Lei attribuite. Ieri Lei si è incontrato con il presidente del Consiglio italiano. Sull’esito delle conversazioni non si leggono notizie precise. Lo si deve all’accumularsi di nuovi problemi e alla scarsa chiarezza formale che da qualche tempo caratterizza i rapporti tra l’Ue e gli stati membri. Mi pongo una domanda. Le è stato attribuito un preannuncio di quanto l’Unione potrebbe fare. E’ legittimo? E’ corretto? E’ utile? Ritengo di no.

L’anticipazione di provvedimenti non ancora formalizzati genera turbamenti nei rapporti tra il governo dello stato membro e i cittadini, mina la fiducia nei confronti dello stato, influisce sulle decisioni dei mercati. E’ un costume che si è diffuso nei rapporti tra Ue e stati membri. Genera confusione. Nella situazione grave in cui versano parecchi degli stati senza deroga, l’Eurozona e la stessa Unione, attenersi al Trattato in vigore, e solo al Trattato, è indispensabile. E’ dovere della Commissione europea rispettare il Trattato e farlo rispettare. E’ diritto dello stato membro esigerne la scrupolosa attuazione.
Se non erro, Lei ha assunto funzioni di Commissario europeo il 22 novembre 2004. E’ probabile, e lo darei addirittura per certo, che nell’assumere l’Ufficio, Lei non sia stato informato che negli anni dal 1996 al 1.1.1999, gli organi competenti dell’Unione, con una operazione illecita, nella sostanza truffaldina, a partire dalla data prescritta per il lancio dell’euro (1.1.1999), avevano sostituito la disciplina giuridica posta dal Trattato sull’Unione (Maastricht) a base della nuova moneta, l’euro, con una diversa, anzi opposta, quella del reg. 1466/97. Sintetizzo, in un modo che spero risulti sufficientemente chiaro, la differenza tra le due discipline. Il Tue, con una clausola giuridicamente qualificabile come “essenziale”, vincolava il sistema a un obiettivo preciso, quello di realizzare uno sviluppo “sostenibile, armonioso, non inflazionistico e che rispetti l’ambiente”, che garantisse anche “un elevato livello di occupazione e di protezione sociale” (art. 2 Tue). La crescita era la controprestazione dell’Unione a fronte della rinuncia all’esercizio della propria sovranità cui gli stati si assoggettavano con l’adesione all’euro. Il compito di realizzare l’obiettivo è stato affidato dal Tue (Maastricht) agli stati membri. Vi avrebbero provveduto, nell’interesse proprio e insieme dell’Unione, avvalendosi di due specifici poteri.
Avrebbero perseguito ciascuno una propria “politica economica”, il cui oggetto si sarebbe esteso a tutti gli aspetti della convivenza, anche quelli economici, non dipendenti dalla disciplina della moneta. L’Unione si sarebbe limitata a coordinare gli stati con direttive di massima. Distintamente veniva garantito agli stati, nel settore specifico della moneta, un secondo potere, quello di indebitarsi entro limiti indicati che avrebbero evitato che la crescita assumesse carattere inflazionistico. Al regolamento 1466/97, hanno fatto seguito due regolamenti, il n. 1055/2005 e il n. 1175/2011. Entrambi si sono collocati nel solco del primo, aggravandone la disciplina. Le date mi fanno ipotizzare che Lei abbia concorso alla deliberazione sia della proposta, che della adozione del secondo come del terzo regolamento, assumendone la corresponsabilità. Negli stessi anni in cui i regolamenti del 2005 e del 2011 si aggiungevano al primo, al Tue (Maastricht) subentravano i Trattati di Amsterdam e di Lisbona, quest’ultimo in vigore dal 1° dicembre 2009. Il secondo e il terzo Trattato riproducono testualmente, per la parte che interessa, le disposizioni del Tue.
Non le sembra assurdo che, nonostante l’entrata in vigore dei nuovi Trattati, la Commissione, di cui Lei fa parte ormai da dieci anni con responsabilità crescenti, abbia persistito nell’applicare i regolamenti orientati in una direzione del tutto opposta? Poiché al 1.1.1999 la condizione di un bilancio in pareggio era presente solo in qualcuno dei paesi membri, forse soltanto in uno, doveva essere chiaro che per tutti gli altri il risultato del pareggio avrebbe potuto essere realizzato solo se fosse stato ammesso l’impiego degli strumenti indispensabili. In concreto i poteri attribuiti dal Tue agli stati.
Olli Rehn
L’obbligo generalizzato del pareggio del bilancio li aveva invece soppressi. Era prevedibile che dai tre regolamenti sarebbe derivata non crescita, ma depressione. I dati statistici, univoci e impietosi, lo confermano. Nelle classifiche delle economie che sono cresciute meno fino al decennio dal 1990 al 2000 non era presente nessuno degli stati Ue. Nel decennio posteriore al vincolo della parità del bilancio, dal 2000 al 2010, nella graduatoria dei 35 peggiori, figurano l’Italia al terzo posto, la Germania al decimo, la Francia al quattordicesimo, più altri 10 paesi euro. Si deduce che il fattore depressivo che attanaglia l’Eurozona e più in generale l’Unione deve essersi prodotto tra il 1999 e il 2000. Se ne trova uno solo, il vincolo del pareggio del bilancio, imposto con regola generale agli stati dell’euro. E’ questo il fattore comune della quindicennale depressione dei paesi europei. Gli effetti sono sotto gli occhi di tutti. Una depressione generalizzata e progressiva, disoccupazione, imprese costrette a cessare l’attività, caduta della domanda, deperimento del territorio e dei beni culturali e ambientali, senso di impotenza, inefficienza delle istituzioni, spazi crescenti di corruzione e di illiceità. E tanto altro.
Sono persuaso che i titolari degli organi che hanno realizzato l’operazione surrettizia di sostituzione della disciplina del regolamento a quella dettata per l’euro dal Tue (Maastricht) non fossero consapevoli delle conseguenze che si sarebbero prodotte. Di queste una è tra tutte la più grave e nello stesso tempo la più ignorata. Con l’eliminazione di ogni potere degli stati in materia monetaria ed economica i regolamenti hanno eliminato le condizioni della “democrazia” la cui base è costituita dal potere periodico di voto con il quale i cittadini influiscono sugli indirizzi che il governo adotterà, ai cui effetti gli stessi cittadini saranno assoggettati. Non si può influire sui governi se i governi sono stati privati della titolarità di qualsiasi potere. I governanti dei paesi membri che accedessero alla applicazione del regime instaurato con i regolamenti, in sostituzione di quelli contemplati dai Trattati debitamente ratificati, potrebbero, loro malgrado, trovarsi coinvolti in processi nazionali per attentato alla Costituzione. La responsabilità si estenderebbe ai Commissari europei.

Il rigorismo che perpetua il golpe dell’euro 


Anche nelle condizioni di progressiva e generalizzata depressione, nella conformazione determinata dalla surrettizia applicazione dei regolamenti, i titolari di responsabilità nell’Unione e negli stati membri restano assoggettati alle condotte imposte, senza potersene discostare. Col tempo si formano usi applicativi. Ma il dato formale è decisivo. Se vige una fonte di rango superiore è a questa che bisogna attenersi. E’ un dovere assoluto, specie nel caso in cui l’applicazione corretta dei Trattati sia l’unico mezzo per uscire dalla gabbia in cui si è rinchiusi, per tornare al regime di libertà umana, di progresso e di democrazia in funzione del quale i Trattati sono stati stipulati. L’autore delle singole condotte, in caso di violazione dei Trattati, ne assume interamente la responsabilità. Secondo le notizie pubblicate, Lei avrebbe fatto riferimento a un tetto del 3 per cento nell’indebitamento, alla necessità di rispettare annualmente l’equilibrio del bilancio, all’obbligo di introdurre misure “strutturali”. Nessuno di questi adempimenti è previsto dal Trattato di Lisbona in vigore dal 1° dicembre 2009. L’art. 126 Tfue, nel n. 2, lett. a), secondo alinea, dispone che si può andare oltre il 3 per cento nell’indebitamento se il superamento “sia solo eccezionale o temporaneo”. L’“eccezionalità” e la connessa temporaneità sussistono quando il superamento sia dovuto a “eventi al di fuori del controllo dello stato membro”.

Nel nostro caso l’evento è identificabile nell’obbligo del pareggio del bilancio imposto a tutti gli stati membri, al quale è stato aggiunto l’obbligo di attenersi al programma approvato dalla Commissione distintamente per ciascuno stato. Nell’art. 126 Tfue non si rinviene una qualsiasi clausola che, in modo diretto o indiretto, possa addursi a sostegno della pretesa di impartire istruzioni specifiche agli stati. E quanto alle strutture, nell’art. 126 Tfue non ve ne è alcun cenno, né diretto né indiretto. E’ disposto Lei ad assumersi la responsabilità di comportamenti illeciti cui si connettono gravi responsabilità? Una esposizione completa del quadro istituzionale europeo è contenuta nel “Saggio di verità sull’Europa e sull’euro”, inserito nel mio sito e riprodotto per intero, per sua autonoma iniziativa, sul Foglio, quotidiano che ospita oggi questa mia. La mia lunga esperienza accademica, professionale, politica, mi induce a suggerirle di assoggettare le considerazioni che le ho esposto e le conclusioni del saggio a un critica severa. Sono a disposizione, sua e dei suoi uffici, per qualsiasi delucidazione. La mia responsabilità è diversa, ma forse non inferiore alla sua. Se venisse dimostrato che le riflessioni e le conclusioni che ne traggo sono erronee per incompletezza o per inesattezza dei dati statistici o documentali o per illogicità nell’argomentazione, ne darei pubblicamente atto, in modo immediato. E’ la sanzione massima che può imporsi a un antico e, se posso permettermi di aggiungere, rispettato accademico. Mi auguro di avere occasione di conoscerla di persona. Con cordialità e auguri di buon lavoro!
di Giuseppe Guarino

*Giurista, classe 1922, uno dei primi professori ordinari di Diritto pubblico alla Sapienza di Roma, poi anche ministro delle Finanze (1987) e dell’Industria (1992-’93). Il suo saggio “No euro” è disponibile, a puntate, qui.


PRO FRAIGARE SA DOMO DE CUMONE E S'ALTERNATIVA A SU SISTEMA ITALIANISTA

PRO FRAIGARE SA DOMO DE CUMONE E S'ALTERNATIVA A SU SISTEMA ITALIANISTA 

BUSTIANU CUMPOSTU


su 13-12-2013 a  is cincu e mesu de meria, a su Teatro Massimo, in Via E Demagistris 12 a

Casteddu


 SEIS TOTUS CUMBIDAUS A DDU ESSIRI
PRO COMO ABERIMUS S'ARREGIONU, A PUSTIS E A COITU SI BI SUNT SAS CUNDITZIONES CUMINGIAMUS SU FRAIGU

 Chie este interessadu abojet chenapura a casteddu a sa presentada de su libru “L’indipendenza della Sardegna. Per cambiare e governare il presente” Chenapura 13 de Nadale a sas 17.30 in su foyer de su Teatro Massimo in Casteddu.


Sunt presentes sa maioria de sos partidos e movimentos de su sovranismu, de s'indipendentismu e in prus artigianos, cummerciantes e zonafranchistas.

EST DOVEROSU DE FRAIGARE SA DOMO DE CUMONE DE SOS SARDOS LIBEROS PRO CUNTRASTARE SU SISTEMA ITALIANU DE SU DISASTRU E SOS PARTIDOS SARDOS CHI LU SUSTENINT.


martedì 10 dicembre 2013

A FORAS EQUITALIA DE SA SARDINYA!! BASTA USURA! CONTRO IL GOVERNO DELLE BANCHE... BLOCCO SOCIALE!!

 A FORAS EQUITALIA DE SA SARDINYA!! 
BASTA USURA! CONTRO IL GOVERNO DELLE BANCHE... BLOCCO SOCIALE!!
A FORAS EQUITALIA DE SA SARDINYA!!

Vàturu Erriu Onnis Sayli 

In medas amigus cumpantzus e patriotas narant ca su movimentude is fruconis  no est de origini sarda e ddu cumprendu poita est aici; ma a si domandai: poita fiat sarda sa DC o su PCI o is Fascistas? 

Deu creu et biu ca seus agoa dde is tempus, nosus indipendentistas, c'est una specie de diametria de sfalzamentu temporali in su tempus noshtu cun sa realitat;

.. et  invecis de si prangi apitzus s'unu a s'atru, depeus essiri nosus prus lucidus e determinaus a no perdi in custu tempus, nisciunu in sa bia che su populu noshtu,  et a si oberri po inglobai su sentidu gherradori e no hddu lassai a is istrangius e no at abarrai agoa a su populu sardu;

..mi pranxit su coru at essiri ch'entza istantzia politica e de bisus de liberatzioni ca si lassant intrai istrangius a s'indi pigai chini est giai prontu a gherrai contra su stadu italiota,  e mi parit ca oj is gentis de Sardinya funt prus innantis de nosus. 

..tandu, chi sa cosa no est cument naraus, carus amigus criticus , a su matessi dd'as boleus biri in s'otica ca nc'est in Sardinya genti chi dda pentzat cuntra s'istadu italiota e nosus no dd'eus ancora intercetat? 


Est a si 'onai dde fai e meda dde prus chi no boleus abarrai agoa a su populu noshtu atru ca ciaciaras in libertat, est a si movi, e, dde pressi... oh patriotas!!!


La spontaneità sociale, attraversa la società civile in Sardinya.

I movimenti spontanei di persone stanche dell'apatia generale che si sente in questa aria da dittatura tributaria, si batte contro l'usura e si autorganizzano alla bell'e meglio;

si fanno dei sit in per strada , si coinvolgono i cittadini che con le loro auto si fermano volentieri a prendere il volantino offerto loro;

i commenti che vengono fatti dagli automobilisti che si fermano ad accettare il volantino sono di stima e solidarietà con i manifestanti mentre hanno parole pesanti e taglienti contro il governo del malaffare italiota. 

La protesta in mattinata qui a Cagliari si svolge con ordine e pacatezza, a parte qualche raro fischio e incazzo contro quei pochi automobilisti stupidi e maleducati che non capiscono l'importanza della protesta, che facevano si dileggiavano con il "ghigno" verso chi manifestava e volantinava pacificamente.

Da dire che la maggioranza degli automobilisti accettava di buon grado il volantino e come si diceva prima avevano parole riprovevoli verso i governanti.. 
Gli automobilisti si fermano e dialogano con i manifestanti che volantinano

La maggior parte delle persone fermate di fronte all'invito di muoversi per  cambiare acconsentivano sornioni , i dialoghi volgevano ad imprimere l'importanza  della liberazione dall'usura e per liberarsi dalle catene dello stato canaglia usuraio  italiota.

Sì la maggioranza dei fermati oltre a solidarizzare con NOI che volantinavamo  con brevi blocchi del traffico cittadino , a cui autisti del CTM a momenti aderivano stando fermi per pochi minuti con sincera solidarietà, hanno mostrato quanto ampia sia la voglia di bloccare questo fetido sistema usuraio sostenuto dai partiti e dalle elite private sia italiote che europee.

I movimento spontaneo , chiede che si ponga fine alle cartelle usuraie di Equitalia, che non si aggravi ulteriormente di tasse i già provati cittadini e lavoratori subordinati e autonomi, la si finisca con i privilegi  dei politici con stipendi da nababi, taglio degli stipende della dirigenza delle aziende autonome dello stato, blocco di tutte le cartelle abusuive, basta con l'usura sugli indebitati a motivo del lavoro o dei mutui per la casa.

CAMBIARE ROTTA SI PUO', FUORI DALL'EURO, DA QUESTA EUROPA DI USURAI E DI SERVI DELLE ELITE PRIVATE!

BASTA CON I POLITICANTI CAMERIERI DELL'USURA EUROPEA!



i brevi fermi del traffico presso l'Agenzia Entrate di Cagliari


BASTA CON L'USURA DI STATO CON DISEQUITALIA!!

MORATORIA ASSOLUTA, FUORI I PARASSITI ASSASSINI DALLA NOSTRA TERRA!

AGIRE OGGI PER NON MORIRE DOMANI!

SOSTENIAMO LA LOTTA ANTICOLONIALE!

W LA SARDINYA 

W IL POPOLO SARDO




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