martedì 9 giugno 2009

Nucleare, Tesoro boccia il ddl "Manca copertura finanziaria"

MERAVIGLIOSO NON AVERE QUATTRINI..............

Allo stato attuale, l'intero provvedimento sul nucleare è "in contrasto con l'articolo 81 della Costituzione". Ricadute anche per i consumatori. Bocciata anche la rottamazione delle auto


ROMA - Sonora bocciatura da parte del ministero del Tesoro su 34 novità introdotte nel ddl "sviluppo" durante il passaggio in Senato. Il ministero ha anche richiesto la soppressione di ben 18 norme "incriminate" che "metterebbero a rischio l'equilibrio economico dell'intero provvedimento sul nucleare e che allo stato attuale è in contrasto con l'articolo 81 della Costituzione".

Per il Tesoro - si legge nella lettera indirizzata alla commissione Bilancio della Camera - le misure potrebbero determinare "incrementi delle tariffe a carico dei consumatori risultando pregiudizievoli a carico degli utenti finali".

La lista dei rilievi del ministero dell'economia è articolata. Sono tre le norme del provvedimento (collegato alla finanziaria e in terza lettura alla camera) imputate di possibili ricadute negative sui consumatori. Il comma 3 dell'articolo 26 sul nucleare, che prevede di reperire 100 milioni dalla componente tariffaria a2 sul prezzo dell'energia elettrica, secondo via xx settembre è "in contrasto con l'orientamento del governo in tema di contenimento delle tariffe, in funzione anticrisi" e determina "oneri privi di adeguata copertura finanziaria". Anche l'articolo 32, comma 6, prevedendo una possibile trasposizione di costi di terna sui clienti energivori, prefigura "un aumento di costi delle bollette" sul quale il ministero "esprime la propria contrarietà soprattutto alla luce dell'attuale contesto economico-finanziario". "Non è in linea con l'attuale orientamento governativo" nemmeno il comma 4 dell'articolo 36 comma che autorizza lo sviluppo economico a utilizzare consulenti esterni.

Quanto alla 'tenuta dei conti', si inizia dall'articolo 1 sulle reti d'imprese: si contesta la titolarità al solo ministero dello sviluppo economico e non anche a via XX settembre dell'autorizzazione per le misure su ricerca e sviluppo già stabilite per i distretti. Sempre per motivi di onerosità si chiede la soppressione degli articoli 4 (attuazione di un regolamento Ue sull'accreditamento e vigilanza del mercato per la commercializzazione dei prodotti), 5 (delega per il riassetto normativo delle prescrizioni e degli adempimenti procedurali per le imprese), 31 (semplificazione di procedure) e 56 (contributi all'editoria coperti dall'incremento della robin tax). In particolare, l'articolo 31, alleggerendo la certificazione energetica degli edifici, può avere "effetti elusivi", e l'articolo 56, incrementando l'aliquota della Robin tax, ha "copertura del tutto inadeguata, in quanto altera equilibri di operatori nei cui confronti le aliquote in esame non possono essere eccessivamente aggressive, posto che si producono effetti contrari".

Bocciata anche la modifica alla rottamazione delle auto: estendere l'agevolazione prevista per il gpl "determina maggiori oneri" e allargare "la platea dei destinatari in modo talmente eccessivo rischia di vanificare del tutto l'efficacia di una disposizione diretta ad assicurare il rilancio dell'economia nazionale del settore automobilistico riducendone la portata positiva finora conseguita".

(9 giugno 2009)

Link: http://www.repubblica.it/2009/04/sezioni/ambiente/nucleare3/nucleare-copertura/nucleare-copertura.html

lunedì 8 giugno 2009

ELEZIONI EUROPEE IN SARDINIA:Su bentu de s'indipendentzia tiradat forte!

GRATZIAS A SU POPULU SARDU PRO S'ASTENTZIONI CA' POSTU IN PITZUS A IS ELETZIONES EUROPEAS CUMPRENDENDE SA IMPOSIBILIDADI DE FAKERE INTRAI UNU DEPUTAU DE SANGUNAU NOHSTU A BRUSSELLE, SA CUSCIENTZIA CRESCHIDI!

sa defenza sotziali


Su bentu de s'indipendentzia tiradat forte, la forte astensione e le molte schede bianche e nulle significano che il popolo Sardo ha un sussulto di orgoglio Natzionale e si rifiuta di sottostare alle regole di questo mercato elettorale italiota, dove l'asso (Sicilia) piglia tutto.

Il merito è dei Sardi che si son resi conto che il sogno Berlusconiano và contro i propri, i nostri interessi basilari, la mancanza di rappresentanza dentro le istituzioni europee, sebbene siano totalmente da riformare, è una zappa ai piedi che nessun Sardo ha voluto tirarsi sui piedi.

Si interrompe il giubilio Governativo italiota per la festa che CI incoronava come cornuti doc, ovvero becchi e bastonati dalla politica selvaggia e compradora del padrone del paese italico: BERLUSCONES. Il tutto condito con parole insipienti e gravi, ma, cariche di mancanza di rispetto per le nostre istanze, dimostrato in breve tempo dalle dinamiche evolutive subite da noi sardi, dopo la vittoria elettorale della destra al governo della regione: G8, raddoppio della SS-OT, calpestata l'Autonomia del nostro Governo Regionale, mancanza di politiche del lavoro, licenziamenti seguiti a promesse vane fatte da Berluscones... ecc , la realtà è peggiore di come il continentale ce la racconta, e continua a voler calpestare i diritti di noi Sardi, la risposta non è tardata ad arrivare .... Alziamo saggiamente il climax dialettico e confrontiamoci per dare la svolta alla giusta aspettativa di sovranità della nostra natzione.



Complimenti a tutti coloro che si sono impegnati in primis, ad iRS e a Sardigna Natzione a A Manca a Sa Defenza Sotziali ed a tutta la miriade di soggettività indipendentiste che hanno contribuito alla buona riuscita del boicotaggio delle elezioni europee, complimenti anche per il coraggio che saputo assumere il PSdAz nel defilarsi dal miraggio berlusconiano ben pagato dal gettone-d'OR O europeo elargito ad una massa enorme di eletti nullafacenti, preoccupati più del loro futuro che delle problem atiche dei popoli.

Far tesoro di questo evento, cari patrioti, è come dissodare per bene la terra e renderla ancor più feconda, si cari amici , ora è il tempo di seminare con costanza e determinazione, per un futuro di Natzione indipendente; con il proprio stato, la propria lingua, le proprie leggi, il proprio statuto, la propria economia, e la propria terra, e sopratutto la propria LIBERTA'!


















V CIRCOSCRIZIONE: ITALIA INSULARE
Regione: SARDEGNA

Elettori 1.407.972
Votanti 576.367 40,93 %


Schede bianche 12.999 2,25 %
Schede nulle 11.677 2,02 %
Schede contestate e non assegnate 41 0,00 %


Sezioni pervenute 1.812 su 1.812
100,00 %


venerdì 29 maggio 2009

«Soldati a difendere le centrali» Sul nucleare il premier tira dritto La prova di forza di Berlusconi: altro che dialogo con le Regioni



de Marco Murgia
altravoce.net
La infila lì, tra Noemi e l'ennesimo attacco alla magistratura e alla stampa. Come se niente fosse, anche se così non è, ecco l'annuncio: il Governo è pronto a utilizzare i soldati per presidiare i siti su cui dovranno sorgere le centrali nucleari. Silvio Berlusconi non dice dove sorgeranno, promette ovunque si trovi che non saranno costruite lì, garantisce sulla sicurezza degli impianti. Ma mostra i muscoli, con italica determinazione: «Non c'è tempo da perdere: una volta deciso, se necessario useremo ancora l'esercito», come era già successo in Campania per la gestione dell'emergenza rifiuti. Per addolcire la pillola, comunque, serve il chiarimento: «Prenderemo decisioni assennate, suffragate da organismi democratici».

Quegli organismi dovrebbero essere Regioni e Comuni di destinazione, ma sono già superati dal decreto su sviluppo ed energia approvato in Senato due settimane fa. Dove si dice che il Governo potrà localizzare i siti anche senza il consenso delle istituzioni locali: esattamente il contrario di quanto il premier e il ministro Scajola avevano detto e ribadito in Sardegna durante la campagna elettorale di febbraio. Tutto dimenticato: palazzo Chigi potrà agire d'imperio e se necessario con la forza. Sarà necessario, visti gli ultimi sondaggi secondo i quali la maggioranza degli italiani boccia la scelta di tornare all'atomo.

In un colpo solo, il Cavaliere mette le mani avanti. Assicura che «le centrali di quarta generazione che saranno costruite sono assolutamente sicure». Ma mente sapendo di mentire: non sulla sicurezza degli impianti quanto sul fatto che la quarta generazione ancora non esiste. La replica arriva dal comitato scientifico di Legambiente Italia: «Il premier dovrebbe informarsi meglio sullo sviluppo di una tecnologia che a quanto pare non conosce», dice Stefano Ciafani, «visto che omette sempre di parlare dei costi esorbitanti di costruzione e gestione insieme al problema della produzione e dello smaltimento delle scorie. Problemi irrisolti a cui Berlusconi non fa mai cenno nei suoi spot sull'atomo. La quarta generazione, poi, è in costruzione solo nel paese delle meraviglie immaginato dal presidente del Consiglio, visto che quella è una tecnologia attualmente non disponibile perché ancora nella fase della ricerca».

Non solo: Berlusconi mette avanti anche i soldati. E qui la questione è tutta politica, sfiora i confini della democrazia. Le repliche, infatti, non tardano ad arrivare. Tanto in Sardegna quanto nel resto del Paese. Non è un mistero che l'isola sia al centro dei ragionamenti dei tecnici del governo per le sue caratteristiche: rischio sismico praticamente pari allo zero, scarsa densità abitativa, acqua in abbondanza soprattutto nelle zone costiere, una amministrazione regionale che difficilmente potrebbe opporsi visto l'appoggio durante la campagna elettorale. Il Cavaliere tutto questo lo sa bene: anche se continua a promettere, l'ultima volta nell'intervista a domicilio di Videolina, che non arriveranno centrali.

A spaventare è soprattutto il metodo: «Le parole di Berlusconi sul fatto che il governo costruirà le centrali nucleari manu miliari sono gravissime e inaccettabili in uno stato democratico». È il senatore del Pd Gian Piero Scanu, capogruppo nella commissione Difesa, a ricordare che «nel corso dell'esame al Senato del disegno di legge che contiene la delega al governo per il nucleare, maggioranza ed esecutivo hanno più volte assicurato che nessuna centrale nucleare sarebbe mai stata costruita senza il consenso delle comunità locali interessate. Ora con questa dichiarazione il presidente del Consiglio afferma invece che il governo costruirà le centrali manu militari, con una coercizione di tipo fascista invece che con la costruzione del consenso e nel rispetto delle regole democratiche. Abbiamo più volte detto che il nucleare per l'Italia e' una scelta sbagliata, costosa e improduttiva, ma il fatto di imporre le centrali alle Regioni con la forza costituisce un aggravante che non accetteremo nella maniera più assoluta. Secondo indiscrezioni, tra l'altro, pare che Berlusconi abbia a cuore la Sardegna per la costruzione non di una ma di più centrali: sono questi i regali che il premier riserva a una delle regioni più belle d'Italia».

Preoccupazione anche da Mario Bruno, capogruppo del Partito democratico in Consiglio regionale: «Le decisioni di un governo democratico si sostengono con il consenso dei cittadini e con il rispetto delle Regioni e degli enti locali. Non con l'intervento dell'esercito. Le dichiarazioni odierne del presidente del Consiglio Berlusconi sul nucleare ci preoccupano non poco, nonostante le rassicurazioni verbali di qualche giorno fa sull'esclusione della Sardegna dai siti interessati alla costruzione dei nuovi reattori». C'è la notizia sui militari da schierare, ma non solo: «Ci preoccupano soprattutto in un periodo come questo, nel quale - al di là di promesse che in altre occasioni non sono state rispettate - vediamo l'Autonomia regionale sistematicamente calpestata nel silenzio di chi dovrebbe rappresentare la Regione e i suoi cittadini. Dobbiamo continuare a vigilare attentamente, perché le scelte devono ancora essere fatte: per la nostra isola il nucleare sarebbe il tramonto di qualsiasi ipotesi di sviluppo».

Non è solo questione sarda: sul nucleare «è tragica l'assoluta disattenzione verso le popolazioni locali, per il tramite del rispetto di un relazione istituzionale con le autonomie locali e le Regioni, ma questo è un tratto tipico del governo Berlusconi». Parole di Anna Finocchiaro, presidente dei senatori del Pd: «Come tutto questo possa essere tollerato me lo chiedo francamente, tanto più che contemporaneamente dalla Sardegna alla Puglia e in poi, ovunque Berlusconi vada dice “qua non faremo la centrale nucleari”: è un altro dei modi con il quale caratteristicamente il presidente del Consiglio si rivolge agli italiani. Cioè pigliandoli per fessi».

Allora «il governo dica la verità su dove vuole fare le centrali nucleari, invece di annunciare che farà presidiare il territorio nazionale dalla forze armate», dice l'ex ministro degli Esteri Massimo D'Alema: «Questo è un modo di governare indecente sotto il profilo del rispetto delle regole democratiche e sotto il profilo dell'efficacia di governo. Si fa fatica a prendere sul serio Berlusconi». Lui invece lo fa, e tira dritto per la sua strada. Era stato Nichi Vendola a mandargli il messaggio: se vorranno costruire qui una centrale, aveva detto il governatore della Puglia subito dopo l'approvazione in Senato del decreto-delega, «dovranno mandare i soldati». Accontentato.
soldato shardana , scenderemo in difesa del nostro territorio così attrezzati contro i colonialisti italioti e berlusCANI

STRONZATE DA MINISTRO....

sabato 16 maggio 2009

SIT-IN de S.N.I. in BRUSSELLES Cara a su PARLAMENTU EUROPEU Chenabura 22 maju a sas 10





SIT-IN de S.N.I. in BRUSSELLES
Cara a su PARLAMENTU EUROPEU
Chenabura 22 maju a sas 10

Sa Sardigna est Europa, ma s’Italia la cantzellat
-Sa Sardigna est una natzione sena istadu, ca cussu italianu li negat s’indipendèntzia e non podet, comente faghet Malta (400.000 abitantes) e àteros pòpulos prus minores de su sardu (1.670.000 abitantes), elègere eurodeputados natzionales pròprios.
- Sa lege eletorale de s’istadu italianu imponet a sa Sardigna unu cullègiu eletorale europeu, Sardigna-Sitzìlia, in ue pro more de sa disparidade de populatzione benint eletos 7 sitzilianos e mancu unu sardu.
Semus seguros chi solu cun s’indipèndentzia sa Sardigna at a àere una bera rapresentàntzia in Europa, ma s’Itàlia non solu brivat a sos sardos s’indipendèntzia ma lis negat puru sa paridade de possibilidades eletivas e de fatu nche los cantzellat dae s’Europa.
Mira primària de custa manifestada est sa chirriadura de su collègiu eletorale europeu, Sardigna-Sitzìlia e nàschida de su collègiu Sardigna a sa sola.

La Sardaigne est Europe mais l'Italie l'efface
- La Sardaigne est une nation sans état, parce que l’état italien lui nie l'indépendance et elle ne peut pas élire ses eurodéputés nationaux comme par exemple Malte ( 400.000 habitants) et d’autres peuples moins nombreux de celui Sarde (1.670.000 habitants).
- La loi électorale de l’Etat italien impose à la Sardaigne un circonscription électorale européenne, celle Sardaigne-Sicile où, à cause de la disparité démographique 7 Siciliens sont élus et aucun Sarde.
Nous sommes sûrs que seulement l'indépendance donnera à la Sardaigne une vraie représentation en Europe mais l'Italie empêche aux Sardes pas seulement l'indépendance mais aussi les mêmes opportunités électives et il l’ efface, en effet, de l'Europe.
L’objectif immédiat de notre manifestation est la scission de la circonscription Sardaigne-Sicile et l'institution de la circonscription électorale Sardaigne.

Sardinia is Europe but Italy erase it
- Sardinia is a stateless nation, because the Italian state denies his independence and is not able as for example Malta (400.000 inhabitants) (and other smaller people of that Sardinian) (1.670.000 inhabitants) to elect proper European parliamentary national.
- The electoral law of (the) Italian state, imposes an European constituency to Sardinia, Sardinia-Sicily, where because of the demografic disparity 7 Sicilians and any Sardinian are elected.
We are certain that only with the independence Sardinia will not only have a true representation in Europe but Italy it prevents the Sardinians the independence but it also denies them the equal elective opportunities and it cancels them, of fact, from Europe.
Objective immediate of our demonstration is the division of the college Sardinia-Sicily and the institution of the constituency Sardinia.
Sardinien ist Europa aber Italien löscht uns aus
Sardinien ist eine Nation ohne Staat, mit einer Bevölkerung von 1.6 Millionen werden wir nicht als Staat angesehen. Der italienische Staat und ihre Regierungen, leugnen und verweigern uns Sarden unsere existents als Unabhängige Nation. In dieser Situation ist es uns Sarden und der gesamten Bevölkerung Sardiniens untersagt, eine eigene Vertretung und Präsentation im europäischen Parlament wählen zu können / zu dürfen.
Mitgliedsstaaten wie Malta mit einer Bevölkerung von 400 000 Einwohnern oder andere Nationen, kleiner noch als Sardinien haben Vertretungen hier im europäischen Parlament. Die italienische Gesetzgebung, ist so aufgebaut das die zwei Mittelmeerinseln Sizilien und Sardinien. In einen einzigen “Topf“ geworfen wurden und die Vertretung dieser Inseln ausschließlich von Sizilianische Politikern realisiert wird, da Sizilien einen 41/2 mal größeren Wahlpotenzial hat als Sardinien.
Daher hat Sardinien nur eine wirkliche und ehrliche Existentsmöglichkeit, in einer Unabhängigen Staatenkodex und fern von Italien weg.
Die italienische Regierung verweigert unsere Gleichberechtigung und Freiheit, schließt uns Sarden aus Europa aus. Das Ziel unserer Demonstration ist, die Abscheidung dieser ungerechten Zweisamkeit Sizilien – Sardinien zu löschen. Und uns Sarden einen konstitutionellen Platz in Europa zu geben.

Cerdeña es Europa pero Italia la borra
- Cerdeña es una nación sin estado, porque el estado italiano le niega la independencia y no puede, como por ejemplo Malta (400.000 habitantes) y otros pueblos más pequeños que el sardo (1.670.000 habitantes), elegir propios europarlamentarios nacionales.
- La ley electoral del estado italiano, impone a Cerdeña un distrito electoral europeo, Cerdeña-Sicilia, dónde a causa de la disparidad demográfica 7 sicilianos y ningún sardo son elegidos.
Estamos seguros que sólo con la independencia Cerdeña tendrá no sólo una verdadera representación en Europa pero Italia les impide a los sardos la independencia y también les niega las mismas oportunidades electivas y los borra, de hecho, de Europa.
Objetivo inmediato de nuestra manifestación es la separación del colegio Cerdeña-Sicilia y la institución del distrito electoral de Cerdeña.

La Sardegna è Europa ma l’Italia la cancella
Omissis …
MANCA IL TESTO IN ITALIANO PERCHE’ L’ITALIA NON ASCOLTA I SARDI

MANCAT SU TESTU IN ITALIANU CA TANTU S’ITALIA A CUSSA URIGRA NON B’INTENDET
IL MANQUE LE TEXTE EN ITALIEN PARCE QUE' L'ITALIA N'ÉCOUTE PAS LES SARDES
IT MISSES THE TEXT IN ITALIAN BECAUSE' THE ITALY DOESN'T LISTEN TO THE SARDINIANS
ES FEHLT DAS ICH TESTE IN ITALIENISCH, WEIL' DER ITALIA DIE SARDINIER NICHT HÖRT
FALTA EL TEXTO EN ITALIANO PORQUE' EL ITALIA NO ESCUCHA A LOS SARDOS

Sardigna Natzione Indipendentzia de UNIDADE INDIPENDENTISTA

venerdì 8 maggio 2009

PRESIDENTE SORU Dentro la parola ‘crisi’ vi è la decrescita felice... basta approfittarne!

Crisi d’identità, crisi economica, crisi finanziaria, … crisi di coppia, rapporti in crisi … crisi demografica, crisi creativa, crisi esistenziale. Crisi come momento di difficoltà, o presunto tale. Individuale o collettiva, fisica o emotiva; naturalmente un aspetto influenza l’altro. “Sono in crisi”: espressione comunissima che può derivare anche da piccole difficoltà della vita quotidiana. In essa c’è qualcosa che non va, che ci fa sentire a disagio: da una crisi si vuole uscire, e al più presto.

Gli universi, le società, gli individui sono complessi, e i costituenti di questa complessità non sono coordinati tra loro, cosicché c’è sempre qualche parte dell’uno o dell’altro che è in crisi: una supernova in una galassia, una rivoluzione in una società, un individuo con 40 di febbre.
Localmente considerate le crisi sono quindi situazioni transitorie, dalle quali spesso si esce, in un modo o nell’altro. Se le consideriamo invece nella totalità delle cose, sono probabilmente continue; anche se sono assenti da un luogo , stanno capitando in altri.
Oggi parlando di crisi, è quasi inevitabile un sussulto, una sensazione di angosciante unicità. Ma sfogliando un qualsiasi giornale o libro di storia, la parola ‘crisi’ la troviamo dappertutto: crisi dell’Ancien Régime, crisi della borghesia, delle ideologie, del commercio mondiale, dell’industria tessile in Brianza, del dollaro, dell’acqua …
Ma che vuol dire ‘crisi’ ?

Dal latino crisis, indica un punto di svolta, un cambiamento di rotta in un processo fino a quel punto unidirezionale. Esempio: in una crescita economica ritenuta inarrestabile, un improvviso arresto seguito da inversione. Il lettore avrà capito che l’esempio non è stato scelto a caso.

Sembrerebbe che qualcosa vada in crisi quando non è più come prima: “stavo con Gigi, ora Gigi mi ha lasciato, sono in crisi”. Implicita nel sentirsi in crisi c’è quindi una valutazione positiva dello stato precedente. Nella crisi ci siamo cascati all’improvviso -tante volte ci sono dei segnali, ma non li vogliamo proprio ascoltare. Stiamo male! Vorremmo tornare a com’era prima, o se non è proprio possibile comunque a qualcosa di meglio!

Se avviene un mutamento incontrollato il malessere è inteso come perdita di ciò a cui siamo abituati, e che vorremmo rimanesse uguale. I punti fermi stanno venendo meno, viviamo una situazione di difficoltà, non riusciamo a formulare nuove ipotesi, a riaggiornarci, e rimaniamo legati alla nostra idea che però non trova riscontro nella realtà. “Crisi” sembra legata all’incertezza: una situazione di grande difficoltà ma nel contempo a noi molto chiara, ben definita nell’analisi e nei possibili sviluppi, difficilmente la descriveremmo come crisi.

Nel caso della ‘nostra’ crisi attuale la situazione pare chiara, le voci si levano numerose: così non si può andare avanti, colpa di una finanza scellerata, del liberismo, colpa dei cinesi, delle banche… Soluzioni: ci vogliono più ammortizzatori sociali, incentivi al consumo, bisogna alzare i salari, fare più figli per rimpolpare il sistema previdenziale, creare occupazione, investire sulle infrastrutture per rilanciare il sistema-Paese. Da molte parti si levano soluzioni definitive per uscire dalla crisi. Finalmente. Funzionerà?
Bisogna dare nuova linfa al sistema così come lo conosciamo? Forse stiamo ancora pensando a Gigi!?

Anche l’Europa degli anni ‘30 del secolo scorso entrò in crisi e sappiamo come ne uscì: buttiamo due bombe e ricostruiamo. Oggi il mondo intero è in crisi, l’avvertiamo nel nostro stesso modo di pensare, nel nostro vivere quotidiano, e un’uscita analoga a quella di ieri potrebbe non essere auspicabile (ammesso che ieri lo sia stato). E’ difficile, dopo due guerre mondiali come le abbiamo sperimentate a casa nostra e osservate altrove, non essere catastrofisti. Ma la via attraverso la catastrofe non è una strada obbligata. Durante una crisi, un momento di difficoltà, possono esserci atteggiamenti differenti. Ci si omogeneizza, unendosi e coalizzandosi. Si amplifica l’egoismo e si esasperano le differenze tra le diverse parti, essa infatti può anche imbarbarire: “mi hanno privato di qualcosa, adesso che posso averla la ingurgito senza limiti, morte tua vita mia”.

C’è chi dà un’interpretazione positiva, ottimistica al concetto di crisi. Essa produrrebbe una sana sofferenza che fortifica, tempra il carattere, rafforza la determinazione sociale o individuale. In questa visione sarebbe la sofferenza di per sé a migliorare le cose. Allora viva la sofferenza?!
Per quanto ci riguarda essa può avere una componente formativa, ma non di per sé: necessita un momento di riflessione. Non vi è dubbio che una crisi metta alle strette, con le spalle contro al muro, costringendoci a rivedere alcuni punti fermi. Forse solo in queste situazioni riusciamo a mettere in discussione, riesaminare, relativizzare principi e abitudini fino a quel momento indiscutibili.

Un’evoluzione del pensiero dovrebbe svilupparsi proprio in questa direzione, per non giungere a situazioni estreme tentando di uscirne all’ultimo: un giochino piuttosto rischioso. Crisi allora come riconoscimento del continuo mutamento di tutto quanto ci sta attorno, e di noi stessi?

Il video che segue non è di ottima qualità ma è una risposta alla domanda fatta da sa defenza a Soru, e i video di Serge Latouche sono un insegnamento per tutti Noi, Soru compreso.












SA DEFENZA SOTZIALI SEMPER DE SA PARTI DE IS URTIMUS!

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