martedì 5 ottobre 2010

IL COMITATO SI NONUCLE INCONTRA IL GERREI A VILLASALTO

NO AL NUCLEARE !

IN SARDEGNA IL COMITATO PROMOTORE REFERENDUM CONSULTIVO SUL NUCLEARE COSTITUITO DAL MOVIMENTO INDIPENDENTISTA SARDIGNA NATZIONE INDIPENDENTZIA E IL COMITATO NO NUKE UNA RISATA SARDONICA VI SEPPELLIRA' HANNO RACCOLTO 16256 FIRME E PROPOSTO UN REFERENDUM CONSU
LTIVO SUL NUCLEARE CHE SI SVOLGERA' CON LE ELEZIONI AMMINISTRATIVE DI PRIMAVERA 2011

... IL 04 LUGLIO DI QUESTO ANNO SU SPINTA DEL COMITATO PROMOTORE DEL REFERENDUM CONSULTIVO SUL NUCLEARE SI E' COSTITUITO IL COMITATO SI NONUCLE CHE STA DANDO FORMA ALL'INTERVENTO SUL TERRITORIO


FARE AZIONI DI RESISTENZA OGGI E' IMPORTANTE PER SALVAGUARDARE LE GENERAZIONI FUTURE..



SA DEFENZA:

MOVIMENTARSI PER NON SUBIRE

AGIRE PER NON MORIRE!!!

A VILLASALTO SABATO 02 OTTOBRE 2010 ERANO PRESENTI OLTRE AI COMPONENTI DEL COMITATO SI NONUCLE IL SINDACO GIORGIO MURTAS L'ASSESSORE ALL'AMBIENTE SANDRO LORRAI SONO STATE ORE LIETE DI COMUNICAZIONE SUL NUCLEARE E SULLE ENERGIE ALTERNATIVE NON INVASIVE , DII SEGUITO METTIAMO I VIDEO DEGLI INTERVENTI PIU' SIGNIFICATIVI.













giovedì 30 settembre 2010

1-2-3 ottobre: campeggio libertario antinucleare e antimilitare

http://romperelerighe.noblogs.org/

Quello del Salto di Quirra è il poligono sperimentale più grande d’Europa. In questo poligono fabbricanti di morte e militari sviluppano e sperimentano nuovi sistemi d’armi, uomini e donne si addestrano per uccidere.

Negli anni ’50 quando basi e poligoni in Sardegna vennero istituiti, essendo appena terminata la guerra, il rifiuto del militarismo era patrimonio diffuso nelle nostre comunità. Per questo a maggior ragione lo Stato fece credere alle popolazioni che quello che si andava a creare non fosse un luogo di guerra, bensì un poligono dedicato alla ricerca spaziale e civile. Questa favola continua ancora oggi, infatti il ritornello è sempre lo stesso; propagandando un uso civile dell’area si vuole imporre un ampliamento vero e proprio per esigenze strategiche a scopo militare. E anche su quest’imbroglio si basa tutt’ora la pacifica convivenza tra la popolazione e il poligono.

Un’altra favola è quella secondo cui la base è portatrice di ricchezza, benessere e posti di lavoro: a fronte di poche centinaia di civili impiegati occupa 12.000 ettari di territorio, una quindicina di comuni limitrofi sono esposti direttamente alle conseguenze delle attività e sperimentazioni belliche. Decine di ettari di terra per ogni lavoratore assunto in base! Nel frattempo l’emigrazione continua come cinquant’anni fa.

Ciò che realmente la base ha portato è un aumento del controllo e della militarizzazione, un inquinamento insidioso e invisibile, ma che causa in ogni momento malattie e morte tra la popolazione. Basta dire che nella frazione di Quirra si osserva un incidenza di tumori emolinfatici mortali almeno dieci volte superiore alla media regionale, mentre a Escalaplano in un solo anno si sono verificate 8 malformazioni gravissime su 21 bambini nati. Malformazioni, aborti e terribili malattie si verificano con grande frequenza tra il bestiame presente in prossimità del poligono.

Fino a poco tempo fa la risposta dello Stato è stata quella di negare l’evidenza, fino alla grottesca affermazione dell’allora generale Molteni che arrivò a dichiarare che le deformazioni sono dovute al fatto che i sardi si accoppiano tra parenti!

Nel momento in cui non si poteva più fare finta di niente lo Stato ha ammesso le sue colpe concedendo degli indennizzi alle popolazioni colpite dalle attività belliche; ammettendo che le basi sono pericolose, dannose e mortali. Ma al posto di eliminare le cause di morte, inquinamento, malattie e sofferenze dai territori interessati, i progetti delle istituzioni politiche militari prevedono un ampliamento della militarizzazione e un’intensificazione delle attività del poligono, alla ricerca di armi di distruzione sempre più letali e sofisticate.

I fatti dimostrano che la possibilità di convivere con il poligono militare è una pura illusione, alimentata dalla propaganda militarista. Conviviamo con lo sviluppo e la produzione di armi distruttive, utilizzate ogni giorno nelle guerre di sterminio in tutto il pianeta, i soldati nelle strade. Accettare questa convivenza ci rende le prime vittime e i primi complici di questa vergogna.

domenica 26 settembre 2010

SARDEGNA : QUESTIONE ENTRATE SI RIVENDICA LA SOVRANITA' DELLE RISORSE FINANZIARIE NON PERCEPITE DALLO STATO ITALIANO A FAVORE DELLA NAZIONE SARDA

UNIONESARDA

Non uno sciopero ma una manifestazione popolare ha portato stamani in piazza a Oristano almeno 6.000 persone chiamate a raccolta dai sindacati confederali, d'intesa con i comuni (Anci) e le province (Ups), per dire che le misure contro la crisi messe in atto da Governo e Regione sono insufficienti e che le politiche per lo sviluppo e l'occupazione stentano a decollare, mentre lo Stato fatica a riconoscere tutte le entrate dovute alla Sardegna.

Se il Governo continuerà a negarci le risorse che ci spettano, a rimangiarsi gli impegni solennemente sanciti da una legge, porteremo a Roma migliaia di sardi. Si è chiusa con questa promessa la manifestazione popolare indetta a Oristano da Cgil Cisl e Uil, assieme all'Anci e all'Ups, che ha visto in piazza circa 6.000 persone provenienti da tutta la Sardegna.

La crisi morde, l'Isola è in ginocchio con decine di fabbriche chiuse, dal manufatturiero alla chimica, dal tessile alla pastorizia, e la disoccupazione qui tocca i livelli più alti d'Italia. Il Governo, denunciano i sindacati, non fa la sua parte: sale forte la rivendicazione al diritto della Sardegna ad amministrare le entrate tributarie che le spettano in base ai patti sottoscritti con lo Stato e sanciti dallo Statuto d'Autonomia.



Nella piazza centrale, davanti al monumento di Eleonora d'Arborea, proprio a fianco del Municipio, si sono ritrovati sindaci in fascia tricolore con i gonfaloni dei comuni, presidenti di Provincia, politici di tutti gli schieramenti, commercianti, sindacalisti, pensionati, rappresentanti delle associazioni di categoria, del mondo della scuola e delle imprese e tanta gente comune che fatica ad arrivare a fine mese. In apertura un lungo applauso di solidarietà al sindaco di Ottana, Giampaolo Marras, vittima di un attentato che ha coinvolto anche la sua famiglia e per questo deciso a dimettersi. Per un sindaco applaudito un altro fischiato. E' successo a Angela Nonnis, primo cittadino di Oristano, quando dal palco ha riconosciuto meriti a Roma. "In questa crisi - ha detto - il governo ha fatto bene". La folla non ha gradito e ha risposto con una bordata di fischi, intonando "Fuori, fuori". La tensione è subito salita a livelli di guardia: forze dell'ordine pronte a intervenire e i leader sindacali che dal palco hanno invocato la calma. L'episodio si è chiuso senza incidenti. Spazio quindi ai comizi, con i tre leader confederali, Mario Medde (Cisl), Enzo Costa (Cgil) e Francesca Ticca (Uil), e i rappresentanti di Anci e Ups.

LE RICHIESTE - In un documento di due cartelle letto dal palco, vengono riassunte le richieste al Governo e alla Regione: un nuovo patto costituzionale con lo Stato, un nuovo grande Piano di Rinascita dell'isola basato su un programma straordinario per il lavoro, forte accelerazione della capacità di spesa, anche attraverso la revisione del Patto di stabilità, attuazione del federalismo interno.

GLI INTERVENTI - Molti gli interventi dal palco allestito in piazza Eleonora d'Arborea, davanti al Municipio: oltre ai segretari confederali di Cgil, Cisl e Uil, Medde, Costa e Ticca, il presidente dell'Anci Sardegna Salvatore Cherchi e dell'Ups Roberto Deriu, il segretario del sindacato dei giornalisti Francesco Birocchi, e il leader della Confederazione sindacale sarda Giacomo Meloni. Ma anche le testimonianze delle categorie in crisi, con le parole di un pensionato delle Poste, di un cassintegrato, di uno studente e di una insegnante precaria.





venerdì 24 settembre 2010

NOAM CHOMSKY: Le Dieci Strategie della Manipolazione Mediatica

Le Dieci Strategie della Manipolazione Mediatica

Noam Chomsky
vocidellastrada.com

Sa Defenza







Viene qui proposto uno schema che si rifà al linguista Noam Chomsky, dalle cui riflessioni si estrapola un decalogo, una lista delle “Dieci Strategie della Manipolazione” attraverso i mass media.

1-La strategia della distrazione

L’elemento primordiale del controllo sociale è la strategia della distrazione che consiste nel deviare l’attenzione del pubblico dai problemi importanti e dei cambiamenti decisi dalle élites politiche ed economiche, attraverso la tecnica del diluvio o inondazioni di continue distrazioni e di informazioni insignificanti.
La strategia della distrazione è anche indispensabile per impedire al pubblico d’interessarsi alle conoscenze essenziali, nell’area della scienza, l’economia, la psicologia, la neurobiologia e la cibernetica. “Mantenere l’Attenzione del pubblico deviata dai veri problemi sociali, imprigionata da temi senza vera importanza. Mantenere il pubblico occupato, occupato, occupato, senza nessun tempo per pensare, di ritorno alla fattoria come gli altri animali (citato nel testo “Armi silenziose per guerre tranquille”).

2- Creare problemi e poi offrire le soluzioni. 
 
Questo metodo è anche chiamato “problema- reazione- soluzione”. Si crea un problema, una “situazione” prevista per causare una certa reazione da parte del pubblico, con lo scopo che sia questo il mandante delle misure che si desiderano far accettare. Ad esempio: lasciare che si dilaghi o si intensifichi la violenza urbana, o organizzare attentati sanguinosi, con lo scopo che il pubblico sia chi richiede le leggi sulla sicurezza e le politiche a discapito della libertà. O anche: creare una crisi economica per far accettare come un male necessario la retrocessione dei diritti sociali e lo smantellamento dei servizi pubblici.

3- La strategia della gradualità.

Per far accettare una misura inaccettabile, basta applicarla gradualmente, a contagocce, per anni consecutivi. E’ in questo modo che condizioni socioeconomiche radicalmente nuove (neoliberismo) furono imposte durante i decenni degli anni 80 e 90: Stato minimo, privatizzazioni, precarietà, flessibilità, disoccupazione in massa, salari che non garantivano più redditi dignitosi, tanti cambiamenti che avrebbero provocato una rivoluzione se fossero state applicate in una sola volta.

4- La strategia del differire.

Un altro modo per far accettare una decisione impopolare è quella di presentarla come “dolorosa e necessaria”, ottenendo l’accettazione pubblica, nel momento, per un’applicazione futura. E’ più facile accettare un sacrificio futuro che un sacrificio immediato. Prima, perché lo sforzo non è quello impiegato immediatamente. Secondo, perché il pubblico, la massa, ha sempre la tendenza a sperare ingenuamente che “tutto andrà meglio domani” e che il sacrificio richiesto potrebbe essere evitato. Questo dà più tempo al pubblico per abituarsi all’idea del cambiamento e di accettarlo rassegnato quando arriva il momento.

5- Rivolgersi al pubblico come ai bambini.

La maggior parte della pubblicità diretta al gran pubblico, usa discorsi, argomenti, personaggi e una intonazione particolarmente infantile, molte volte vicino alla debolezza, come se lo spettatore fosse una creatura di pochi anni o un deficiente mentale. Quando più si cerca di ingannare lo spettatore più si tende ad usare un tono infantile. Perché? “Se qualcuno si rivolge ad una persona come se avesse 12 anni o meno, allora, in base alla suggestionabilità, lei tenderà, con certa probabilità, ad una risposta o reazione anche sprovvista di senso critico come quella di una persona di 12 anni o meno (vedere “Armi silenziosi per guerre tranquille”).

6- Usare l’aspetto emotivo molto più della riflessione.

Sfruttate l'emozione è una tecnica classica per provocare un corto circuito su un'analisi razionale e, infine, il senso critico dell'individuo. Inoltre, l'uso del registro emotivopermette aprire la porta d’accesso all’inconscio per impiantare o iniettare idee, desideri, paure e timori, compulsioni, o indurre comportamenti….

7- Mantenere il pubblico nell’ignoranza e nella mediocrità.

Far si che il pubblico sia incapace di comprendere le tecnologie ed i metodi usati per il suo controllo e la sua schiavitù.

“La qualità dell’educazione data alle classi sociali inferiori deve essere la più povera e mediocre possibile, in modo che la distanza dell’ignoranza che pianifica tra le classi inferiori e le classi superiori sia e rimanga impossibile da colmare dalle classi inferiori".

8- Stimolare il pubblico ad essere compiacente con la mediocrità. 

Spingere il pubblico a ritenere che è di moda essere stupidi, volgari e ignoranti ...

9- Rafforzare l’auto-colpevolezza. 

Far credere all’individuo che è soltanto lui il colpevole della sua disgrazia, per causa della sua insufficiente intelligenza, delle sue capacità o dei suoi sforzi. Così, invece di ribellarsi contro il sistema economico, l’individuo si auto svaluta e s’incolpa, cosa che crea a sua volta uno stato depressivo, uno dei cui effetti è l’inibizione della sua azione. E senza azione non c’è rivoluzione!

10- Conoscere agli individui meglio di quanto loro stessi si conoscano. 

Negli ultimi 50 anni, i rapidi progressi della scienza hanno generato un divario crescente tra le conoscenze del pubblico e quelle possedute e utilizzate dalle élites dominanti.Grazie alla biologia, la neurobiologia, e la psicologia applicata, il “sistema” ha goduto di una conoscenza avanzata dell’essere umano, sia nella sua forma fisica che psichica. Il sistema è riuscito a conoscere meglio l’individuo comune di quanto egli stesso si conosca. Questo significa che, nella maggior parte dei casi, il sistema esercita un controllo maggiore ed un gran potere sugli individui, maggiore di quello che lo stesso individuo esercita su sé stesso.


Fonte: http://www.visionesalternativas.com.


NUCLEARE Piano in alto mare Così il Corsera corre in aiuto della Sogin



il manifesto.it
C'è chi si lamenta per l'assenza di un ministro per lo sviluppo economico. Gente senza coscienza. Un ministro facente funzione c'è e si chiama Silvio. Giorni fa, per esempio, Silvio ha scritto una letterina su carta dello Sviluppo economico, all'ingegner Francesco Mazzuca, commissario della Sogin, società dedicata alla gestione delle scorie nucleari, per fargli sapere che a causa della «attuale mancata operatività» dell'Agenzia di sicurezza nazionale vi era un «inevitabile
slittamento dei termini previsti per l'identificazione delle aree dovuto all'esigenza che siano preventivamente definiti i criteri tecnici di sicurezza in base ai quali poter individuare i territori potenzialmente idonei alla realizzazione degli impianti e del deposito».

Un po' contorto,
ma in fondo comprensibile. Non sono stati individuati i siti né i criteri per sceglierli e neppure l'agenzia che si dovrebbe occupare della bisogna: questo scrive Berlusconi al commissario Sogin. Alla Sogin sono preoccupati: un altro anno sta saltando. Quindi si guardano in giro e cercano alleati, evidentemente alleati filonucleari. Ne trovano al Sole 24 Ore che sotto un titolo corretto «Stop al piano per le scorie nucleari», descrive una situazione in cui si sono scartate tutte le aree inadatte e si lasciano filtrare quelle che avrebbero le caratteristiche per il deposito di scorie atomiche, prevedendo una gara tra gli enti locali per assicurarsi il ricco compenso connesso al deposito stesso. Il giorno dopo, ieri, tocca al Corriere della Sera che titola così: «Scorie nucleari, ecco le aree. Pronta una lista con 52 siti» e ripete le grandi linee delle anticipazioni del quotidiano giallognolo.

Greenpeace Italia è un punto di riferimento essenziale per chi voglia conoscere le verità nascoste e le cifre del progetto nucleare nostrano. Alla nostra richiesta, Greenpeace ci ha rimandato al suo blog, preparato da Pippo Onufrio, il direttore esecutivo.

Con qualche taglio, si tratta di questo: 1) I criteri per la definizione dei siti idonei dovr
ebbero essere quantomeno "validati" da un'Agenzia per la sicurezza nucleare, che in tutti i Paesi in cui questa tecnologia esiste, è la massima autorità di garanzia per la sicurezza.
Purtroppo l'Agenzia non esiste ancora e dunque non può aver emesso alcun criterio di scelta. Peraltro, quando verrà costituita, avrà un centinaio di tecnici (ce ne vorrebbero almeno 400) provenienti da Ispra ed Enea, molti dei quali prossimi alla pensione.

2) Lo studio andrebbe prima sottoposto a Valutazione ambientale strategica. Ma, si sa, in Italia le valutazioni ambientali è meglio non farle. Il governo Berlusconi mostra dunque un'arroganza che viola ogni principio di trasparenza e dibattito democratico: si producono gli studi di
localizzazione prima di aver presentato criteri di esclusione e valutazioni ambientali.

Un'altra ragione, non esplicita, riguarda forse probabili elezioni della prossima primavera: nonostante la martellante propaganda a favore del nucleare, non sembra che gli italiani siano favorevoli. Ma forse la lettera del Presidente è arrivata troppo tardi alla Sogin. Giusto per completare il quadro della «truffa nucleare» del governo, corre voce che si voglia dare all'elettricità da nucleare oltre che la precedenza sulla rete elettrica anche un prezzo fisso (dunque fuori mercato) di 90-100 euro al MWh: il 50-60% in più del prezzo attuale alla Borsa elettrica.


A meno che la truffa nucleare non sia molto più semplice: creare un quadro giuridico per poter firmare i contratti che, si sa, non verranno mai rispettati, emanare un decreto che copre con garanzie pubbliche questi contratti e poi scaricare le penalità sulle bollette degli italiani. Un assalto alla diligenza che oltre a dare risorse a qualche gruppo industriale (francese e italiano) fermerebbe lo sviluppo delle rinnovabili.

P.S. Nel frattempo giunge oggi notizia che la francese Gas de France-Suez, società attiva anche nel nucleare, ha abbandonato il progetto di costruire un
reattore Epr a Penly, in Francia. Chissà che il rapporto commissionato dal governo sullo stato confusionale dell'industria nucleare francese abbia consigliato di lasciar perdere.


L'ARTICOLO DEL CORRIERE CONTESTATO
Energia Secondo i tecnici potrebbe esserci lo slittamento di 12 mesi sulle centrali
Roberto Bagnoli
corriere.it
Scorie nucleari, ecco le aree Pronta una lista con 52 siti
Ma per il piano Palazzo Chigi chiede di aspettare l' Agenzia

ROMA - La Sogin, la società controllata dal Tesoro per la gestione degli impianti nucleari, ha individuato 52 aree con le caratteristiche giuste per ospitare il sito per le scorie radioattive. Ogni area, che ha le dimensioni di circa 300 ettari, deve essere in grado di accogliere, oltre ai depositi per le scorie di varia gradazione, anche il parco tecnologico che a regime avrà oltre mille ricercatori. Le zone adatte sono sparse su tutto il territorio italiano con particolare riferimento al Viterbese, alla Maremma, all' area di confine tra la Puglia e la Basilicata, le colline emiliane, alcune zone del Piacentino e del Monferrato. Ma la scelta del deposito nazionale per le scorie non sarà imposta, e avverrà d' accordo con le Regioni, con una sorta di asta: la comunità che accetterà i depositi radioattivi sarà infatti compensata con forti incentivi economici. Il lavoro svolto dalla Sogin e terminato ieri, al quale i ricercatori hanno lavorato un anno, è tuttavia finito in cassaforte in attesa della creazione dell' Agenzia per la sicurezza del nucleare che doveva già essere pronta prima dell' estate. Così ha voluto il governo, ricordando alla Sogin (ancora commissariata e in attesa di un «normale» consiglio di amministrazione) di rispettare l' articolo 27 del decreto 31 del febbraio scorso che vincola ogni decisione della società alla vigilanza della nascente authority. Anche questo è un altro tassello che porta il programma nucleare a sforare dai tempi programmati. La prima pietra per il nucleare era stata annunciata per il 2013, ora si parla già del 2014. Almeno un anno di ritardo. «Il rischio drammatico che si corre è quello del gioco dell' oca, dove si torna sempre indietro di una casella». La denuncia ufficiale dei tempi più lunghi per avviare la produzione di energia atomica è arrivata dal direttore per lo sviluppo sostenibile del ministero dell' Ambiente Corrado Clini. Intervenendo a un seminario organizzato dall' ambasciata francese e dallo stesso ministero, Clini ha anche affermato che occorre «riconsiderare tutta l' architettura normativa, senza fermare l' avvio delle procedure». Insomma un pasticcio complicato dall' assenza ormai da 5 mesi del ministro competente. Così alla Sogin non si riesce a nominare il vertice (5 membri) e la società resta commissariata nelle persone di Francesco Mazzuca e del suo vice Giuseppe Nucci. Clini ieri ha avvertito di muoversi con i piedi di piombo. Il rischio è di rovinare tutto scatenando la rivolta delle popolazioni. «Dobbiamo evitare quello che è accaduto con il deposito unico di Scanzano Jonico - ha affermato - non si può decidere che si va lì se prima non si sono verificate le condizioni di fattibilità».

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