martedì 31 dicembre 2013

MALI , REPUBBLICA CENTRAFRICANA...RICOLONIZZAZIONE FRANCESE TELEGUIDATA DAL COMANDO USA AFRICOM

MALI , REPUBBLICA CENTRAFRICANA... RICOLONIZZAZIONE FRANCESE TELEGUIDATA DAL COMANDO USA AFRICOM
Armata Seleka; «Da quando i Seleka sono arrivati in Centrafrica non c’è stato altro che distruzione», rivela il vescovo di Bangassou monsignor Juan Josè Aguirre 


A. Boassa


I media , in questi giorni , hanno denunciato gli orrendi crimini compiuti dai ribelli "Seleka" nella Repubblica Centrafricana contro la maggioranza cristiana . La strage è stata puntualmente segnalata da Amnesty international . 

Ma perché questa ennesima tragedia africana ? E' dovuta alla naturale tendenza degli Africani a risolvere le proprie dispute in modo primitivo ? All'irrefrenabile istinto all'odio tribale ? 

Non porrei queste futili domande se tali credenze non albergassero tra i "civili" europei e tra questi non pochi che si proclamano progressisti , pacifisti , di sinistra . 

I "Seleka" costituiscono un'alleanza tra signori della guerra

Le truppe sono formate in gran parte da mercenari ugandesi , ciadiani , sudanesi ,maliani , nigeriani . Dietro a tirar le fila un grande amico della Francia il Presidente del Ciad Idriss Deby particolarmente gradito ad Hollande per la sua infaticabile opera di destabilizzazione nella regione (Mali , Costa d'Avorio ,Sudan) . Tra i suoi grandi meriti ricordiamo aver messo a disposizione dei Francesi una base in Ciad per favorire l'aggressione democratica in Libia . 

Perché i Seleka potessero tranquillamente devastare il paese era necessario sollevare dal potere un vecchio amico della Francia Bozizè , un fedele criminale che aveva però aperto ai Cinesi , e metterci al suo posto un assassino più affidabile e cioè Michel Dyotodia con il quale si consuma lo sfascio dello stato , il caos tra le forze armate . 

La Repubblica rimane senza controllo . Inevitabile lo scontro tra bande . L'opinione pubblica è scossa . L'Unione europea e l'Onu condannano il clima di violenza . Pacifisti "in divisa" e organizzazioni umanitarie chiedono che si faccia qualcosa , che non si rimanga insensibili davanti a tanto scempio . La Francia raccoglie il testimone e interviene militarmente ,un pò per spirito di generosità e un pò per controllare quelle risorse petrolifere che stavano finendo in mano ai cinesi . 

Ringraziamo Marx 21 per le preziose informazioni da cui abbiamo attinto  nei prossimi paragrafi parliamo delle nobili imprese francesi in Mali , imprese gentilmente concesse dagli Usa che nella loro visione strategica di controllo militare del Continente , hanno comunque bisogno di una manovalanza cui concedere qualche privilegio . 


Africom, il quartier generale militare degli Stati Uniti che sovrintende e coordina le attività militari statunitensi e di addestramento in Africa -

Il colpo di stato militare del 2012 diretto da Sanogo ( addestratosi con le Forze speciali Usa ) allo scopo di intervenire più duramente contro la ribellione jihadista che muovendosi verso sud aveva attaccato la città di Konna ottenne ,come volutamente predisposto dai Francesi , l'effetto contrario . 

Con il nuovo Presidente francofilo Traore , il caos si impadronì dell'esercito e i ribelli poterono prendere il controllo di città importanti come Timbuktu . Se a tutto questo si aggiunge la "punizione" per il golpe della cessazione degli aiuti da parte della Banca mondiale e degli Usa si può facilmente capire a quale livello di fragilità si sia trovato il nuovo governo golpista .

Si può ammirare la regia imperiale francese ancora di più se si tiene a mente che i ribelli in arrivo dall'Algeria e dalla Libia erano stati addestrati dalle Forze Speciali Usa e quindi in grado di ben combattere contro l'esercito regolare . 

L'intervento dell'esercito francese per venire in soccorso del Mali risulta inevitabile a dimostrare quanto dicano il vero illustri statisti come Holland che sentenziano la giustezza di "una nuova guerra dei trent'anni contro il terrorismo

E quindi una volta che ci siamo facciamo bene a rimanere dato che (particolare che non va trascurato) il Mali è assai ricco di materie prime e pare anche di molto petrolio . Un bene prezioso che nè Francesi nè Statunitensi hanno intenzione di cedere ai Maliani e neanche ai cinesi . 

Che dunque sia benedetto questo terrorismo e che sia sempre da coltivare perchè ci da l'alibi mediatico per diffondere sia pure con effetti collaterali la nostra civiltà. Del resto come ci insegna un grande giornalista come William Engdahl niente di nuovo sotto il sole . 

Da secoli , ma con maggiore accuratezza dopo la seconda guerra mondiale , le forze di occupazione hanno lavorato sugli oppositori facilitando azioni che comportavano una reazione motivata degli invasori , creando con infiltrati e provocatori dissidi nel campo avverso per facilitare guerre "tribali" , guerre "etniche" e così favorire , con l'aiuto di intellettuali e media , un intervento pacificatore e risolutivo . 

Niente di nuovo sotto il sole come l'ipocrisia sistematica del civile responsabile democratico umanitario Occidente imperiale

In soccorso del Mali minacciato dal gruppo qaedista AQIM (in gran parte addestrato dalle Forze speciali Usa e dalla Nato) interviene la Francia prontamente . Ma a dire il vero l'operazione di conquista era stata programmata cinque anni prima da Africom il Comando Africa del Pentagono che giudica il Mali la base di lancio per procedere alla militarizzazione e alla ideologizzazione di tutto il Continente . 

Gli statunitensi assecondano di buon grado le aspirazioni della Francia alla ricolonizzazione delle ex colonie perché così possono risparmiare risorse ed energie nel conflitto contro qualsiasi tipo di opposizione , nella consapevolezza di saper poi subordinare Francesi e governi ai propri interessi lasciando agli uni e agli altri qualche briciola di potere e di ricchezza come si conviene ai sottoposti obbedienti . 

I Francesi in effetti sono preoccupati per l'attivismo cinese che con una multinazionale governativa si sono accaparrati nel Mali in affitto e con concessioni gratuite un quarto delle terre fertili . E le cose non vanno meglio per le concessioni minerarie nel Mali come anche nelle ex colonie . 

Ma i francesi poco potrebbero fare contro lo strapotere finanziario della Cina che è ben più abile del Fmi nell'attirare l'attenzione dei governi con ingenti crediti all'esportazione e con prestiti agevolati



Urge un progetto di largo respiro come quello approntato da Africom che spazia su tutto il Continente . Africom nasce nel 2007 con l'amministrazione Bush proprio per far fronte ai troppo grandi successi nell'import-export Africa Cina e ai miliardi di prestiti concessi e promessi all'Africa e con la consapevolezza che una competizione sul piano finanziario ed economico con la Cina sarebbe persa in partenza . 

Per vincere bisogna spostare lo scontro su di un altro versante : quello militare ed ideologico

Innanzitutto stabilire relazioni militari allo stato attuale con 53 nazioni , lavorare a stretto contatto con tutte le ambasciate in Africa , favorire il coordinamento di programmi di formazione (l'ufficiale che ha diretto nel 2012 il colpo di stato nel Mali è stato appunto "formato dalle Forze speciali Usa) , incentivare operazioni militari che promuovano " un ambiente africano stabile e sicuro a sostegno della politica estera degli Stati Uniti

Ingabbiare potrei dire mediante un'opprimente pressione militare ed ideologica i governi africani per poter "suggerire" le scelte di politica finanziaria ed economica a discapito di qualcuno e a favore di qualcun altro . 

I conflitti nell'immediato futuro tra Cina ed Usa con i suoi satelliti (Francia , Italia ...) saranno particolarmente cruenti , come ci ricorda ancora Langdahl , sopratutto sulle coste occidentali ricche di petrolio . Come risponderà la Cina al cappio Usa ? E come risponderanno i popoli e i governi africani ? 




lunedì 30 dicembre 2013

Gli attentati di Volgograd seguono le minacce del Principe Saudita Bandar a Putin...

Gli attentati di Volgograd seguono le minacce del Principe Saudita Bandar a Putin...

Nei mesi precedenti ad oggi dicembre 2013 ,  quando la guerra in Syria infuriava e le legioni dei satanici jiahadisti mercenari al soldo dei Sauditi noti per essere dei mangiatori del fegato o del cuore  delle loro vittime militari in combattimento  imperversavano con il sostegno americano , dell'occidente eurosionista, dei Sauditi sostenuti da Israele.


Il principe Bandar ha avvertito Putin, "I gruppi ceceni .... sono controllati da noi", come dire se non vuoi che alle olimpiadi invernali a Sochi, non ci siamo spargimenti di sangue segui le istruzioni che ti diamo... 

..nessuna attenzione dei media occidentali è stata data,  alla minaccia avvertimento emessa dal principe saudita Bandar bin Sultan ad agosto quando ha detto a Vladimir Putin,  che l'Arabia Saudita avrebbe attivato i gruppi terroristici ceceni da  loro controllati  contro la  Russia, se Mosca  si fosse rifiutata di abbandonare il suo sostegno al presidente siriano Bashar Al-Assad.
Le esplosioni gemelle seguono a distanza di pochi mesi le parole profetiche del Principe della morte saudita, il primo attacco l'esplosione dentro una stazione ferroviaria  della città di Volgograd, hanno ucciso almeno 17 persone, seguono la minaccia dell'Arabia Saudita di attaccare la Russia con terroristi ceceni, oggi i fatti. 



Il secondo attacco è avvenuto nei pressi di un affollato mercato nel quartiere Dzerzinskij di Volgograd. Un autobus pieno di gente sul tragitto di mattina è stato squarciato da un attentatore suicida, uccidendo 14.

Anche se nessun gruppo terrorista ha rivendicato la responsabilità per le esplosioni, il sospetto cade immediatamente su islamisti della regione del Caucaso settentrionale che abitualmente attaccano bersagli facili in Russia.

Mentre i media si sono concentrati sulla minaccia che tali gruppi rappresentano per le Olimpiadi invernali di febbraio a Sochi.

ECCO COME AGISCONO I PAESI "DEMOCRATICI" ED I LORO ALLEATI SAUDITI, SE NON STAI AI NOSTRI DICKTAT TI AGGREDIAMO E ATTERRIAMO CON IL SANO TERRORISMO MADE IN...




giovedì 26 dicembre 2013

FUKUSHIMA: LaTEPCO rileva la nuova perdita di radiazioni record dal reattore nucleare Dai-ichi 2 di Fukushima.

FUKUSHIMA: La TEPCO rileva la nuova perdita di radiazioni record dal reattore nucleare Dai-ichi 2 di Fukushima.

edificio del reattore No. 2  di Fukushima Dai-ichi Nuclear power plant s (AFP Photo / Pool)
rt.com/news
26.12.13
La TEPCO ha rilevato un livello record di radiazioni – 1,9 milioni di becquerels per litro dovuti a sostanze radioattive emittenti raggi beta – nel reattore n° 2. Nelle acque sotterranee del reattore n° 4 è stato poi rilevato del cesio radioattivo. Crescono le paure di nuovi sversamenti nell’oceano. 

 La NHK riferisce che è da novembre che il livello di radioattività nelle acque nel terreno sottostante il reattore n° 2 è in crescita. La precedente più alta rilevazione di radiazioni era del 13 dicembre e relativa al reattore n° 1 con un valore di 1,8 milioni di bequerels/litro di raggi beta. 

 Oggi, quest’ultima rilevazione di radioattività nelle acque profonde nel terreno sottostante al reattore n° 4 solleva serie preoccupazioni circa la possibilità di una nuova fonte di sversamento di sostanze radioattive nelle acque dell’oceano essendo la prima volta – perlomeno ufficialmente – che viene rilevata radioattività da un campione proveniente oltre i 25 metri di profondità sotto al reattore n° 4.

 Il personale della TEPCO ha rilevato poi 6,7 bq/litro di Cesio 137 e 89 bq/litro di stronzio oltre ad altre sostanze radioattive che emettono raggi beta. Le fonti ufficiali della società hanno comunque sostenuto che è presto per parlare di un’altra perdita di radioattività e che saranno necessari altri esami per convalidarla. La TEPCO ha anche suggerito che i valori rilevati possano essere errati perché potrebbero essersi maldestramente mischiate delle sostanze radioattive durante la campionatura. 

 Fin dai primi momenti del disastro di Fukushima nel marzo del 2011, il principale timore per l’ambiente e la popolazione del Giappone ha riguardato la fuga di acque contaminate dalle radiazioni. È un dato di fatto che l’esistenza di fughe dall’impianto nucleare – e di conseguenti sversamenti di acque radioattive nell’oceano – è stata ammessa dalla TEPCO solo alla fine di luglio del 2013, e da allora la TEPCO ha riconosciuto almeno due grandi sversamenti di acque altamente radioattive: una fuga di 300 tonnellate di acque radioattive ad agosto ed una da 430 litri ad ottobre.


mercoledì 25 dicembre 2013

BONA PASCHIXEDHA E NADALE A TOTUS IS SARDUS SIAT IN PATRIA ET A CHINI EST IN SU DISTERRU

BONA PASCHIXEDHA E  NADALE A TOTUS IS SARDUS SIAT IN PATRIA ET A CHINI EST IN  SU DISTERRU

SI DDU NARAUS IN ANTIGA LIMBA DDE IS NOSHTUS ETZUS NURAGICUS


Depus imparai at arreconnosci sa limba antiga dde iks babais ajajus et etzus, ca dda depeus agati in donnia logu chi siat antigu , po si 'onai is ainas de istudiu po nosus e po is noshtus fillus , in sa natzione sarda indipendenti cun linba e scritura dde nosus. 

Cument tenint sa limba et iscritura insoru is arabus (عَرَبيْ), i cinesus (汉语) is indianus cun sa indi (हिन्दी o हिंदी), et ebreus (עברית).... aici siat po nosus sardus.


martedì 24 dicembre 2013

.... sulla maxi conferenza stampa di Putin

Commento sulla maxi conferenza stampa di Putin

Fonte: La Voce della Russia.


Da Mosca “La Voce della Russia”! Quattro ore di domande e risposte, giornalisti che cercavano in tutti i modi di farsi notare dal protagonista della conferenza, striscioni strategici svolazzanti. Stiamo parlando della maxi conferenza stampa di fine anno del presidente Putin, con più di mille e trecento giornalisti russi e stranieri.




Quattro ore di domande e risposte, giornalisti che cercavano in tutti i modi di farsi notare dal protagonista della conferenza, striscioni strategici svolazzanti. Stiamo parlando della maxi conferenza stampa

di fine anno del presidente Putin, con più di mille e trecento giornalisti russi e stranieri.

Per un commento a caldo “La Voce della Russia” si è rivolta a Dario Citati, direttore del programma di ricerca “Eurasia” dell’Istituto di Alti Studi in Geopolitica e redattore della rivista “Geopolitica”. Ai nostri microfoni le riflessioni di Dario Citati, che ha seguito la conferenza stampa in diretta dall’Italia.
Corrispondente: L’Ucraina è stato uno dei temi più caldi durante la conferenza stampa. Rispondendo alla domanda di un giornalista, Putin ha detto che “c’è disinformazione nel contesto dell’integrazione europea.” Putin ha affermato che si tratta di “una lotta politica interna. La firma dell’associazione è solo un pretesto”.
Secondo Lei l’associazione con l’UE è solo un pretesto delle manifestazioni a Kiev? Si tratta anche a suo avviso di una lotta politica interna?
Citati: Si tratta anche di una lotta politica interna. Non credo invece che si tratti di un pretesto quando parliamo dell’accordo di associazione con l’Unione Europea. Ogni volta che in Ucraina si affronta il problema dei rapporti con la Russia o l’Unione Europea, nel bene e nel male, si ha a che fare con una forte ideologizzazione. È molto difficile che le posizioni espresse tanto dai manifestanti quanto dai gruppi politici riescano ad analizzare la questione da un punto di vista spassionato per ovvie ragioni storiche e culturali, che legano l’Ucraina sia alla Russia che all’Europa.
Vero è, invece, che c’è una forte disinformazione degli elementi tecnici, non sempre facili da comprendere. Uno di questi è il caso del prestito di 15 miliardi, che la Federazione Russa ha deciso di concedere. È difficile comprendere perché ci sia stato questo accordo con la Russia, se non si tengono ben presente le condizioni molto dure che il Fondo Monetario internazionale imponeva all’Ucraina. Questo è solo un esempio di disinformazione e in questo caso potrebbe passare il messaggio di un atteggiamento troppo invasivo della Federazione Russa, che invece mette l’Ucraina in condizione di scegliere una forma di sussidio a costi convenienti. L’Ucraina ha un debito pubblico abbastanza oneroso, questo elemento viene un po’ oscurato dai dibattiti animati della piazza.

Corrispondente: Lei ha seguito in diretta la conferenza stampa. A suo avviso qual è stata una delle domande più “scomode”?
Citati: Domande prettamente scomode e polemiche non ci sono state. Ci sono stati alcuni punti che hanno riguardato le problematiche interne: quando è stata associata la parola “oligarchi” alla gestione del colosso di stato dell’energia Gazprom, oppure la domanda sulle sproporzioni interne alle regioni della Federazione Russa, sia in termini di produttività e retribuzioni, per esempio per i dipendenti pubblici. Da un lato lo sviluppo della Russia è legato alla decentralizzazione, alla valorizzazione delle realtà locali. Al tempo stesso la decentralizzazione si è sempre accompagnata al rischio di una frammentazione del Paese. Mantenere un governo centrale conciliandolo alle vigenze locali senza suscitare spinte di separatismo è ancora una delle questioni irrisolte.

Corrispondente: Una domanda da parte di una giornalista della CNN riguardava l’importanza crescente dei valori religiosi nella politica di Putin rispetto al passato. La giornalista ha chiesto perché per il presidente è importante criticare i valori dell’Occidente. In risposta Putin ha detto che “la questione non sta nel fatto di criticare o meno i valori occidentali, ma l’importante sono i valori tradizionali, senza i quali la società va verso il degrado. Dobbiamo basarci sulla nostra antica e profonda cultura”.
Potrebbe dirci com’è percepita in Italia la posizione di Putin nella questione dei valori?
CitatiIn Italia esiste un grande divario tra la percezione della Russia veicolata dai mass media e quella della popolazione. Per rendersene conto è sufficiente confrontare i titoli e i contenuti degli articoli delle testate nazionali. Sono prevalentemente negativi e danno della Russia un’immagine arretrata e reazionaria, clericale. Bisogna confrontare questi articoli con i commenti dei lettori sui siti internet degli stessi quotidiani. I commenti rivelano che una parte forse maggioritaria considera spesso le posizioni russe in difesa dei valori religiosi e tradizionali come dettate dal buon senso.
Inoltre credo che le pressioni sulla Russia in materia dei diritti civili vadano analizzate da un punto di vista del soft power. In questo senso possono apparire come dei cavalli di battaglia sul piano etico – politico con cui alcuni Paesi tentano di dimostrare sul piano internazionale la superiorità dell’Occidente su una Russia sempre arretrata in assenza di altri argomenti. Se si guarda la maggioranza delle questioni sociali, economiche di politica estera, non vi è dubbio che la situazione di alcuni Paesi, che spesso criticano la Russia per le sue leggi interne, penso agli Stati Uniti e alla Francia, è molto difficile.
Proprio nel 2013 la popolarità di Barak Obama e François Hollande ha toccato il punto più basso. Questi politici, secondo molti osservatori, hanno profondamente deluso le aspettative. Si pensi alla politica fiscale francese o alla riforma sanitaria di Obama. Sulla scena internazionale gli Stati Uniti e i Paesi della NATO in generale hanno perso credibilità in questo 2013: il caso dei Paesi colpiti dalle primavere arabe, la guerra in Libia, la gestione fallimentare della crisi siriana.
Le polemiche dei Paesi occidentali contro la Russia rientrano in una strategia di “guerra di informazione” piuttosto che motivate da un reale dibattito sulle posizioni etiche e sulle leggi emanate dai diversi Paesi.

Corrispondente: La conferenza è durata più di quattro ore. I temi toccati erano tantissimi. Tirando le somme, secondo Lei quali sono stati i temi salienti della lunghissima conferenza?
CitatiRispetto agli anni passati, c’è stata una maggiore attenzione ai problemi della politica interna. Sul piano della politica internazionale la maggior parte delle domande ha riguardato l’Ucraina. Vi sono stati degli accenni ai rapporti con la Georgia, la Repubblica popolare cinese e in fondo poco spazio dedicato alle relazioni russo-americane. Questo è indicativo in un 2013 in cui la Russia esce positivamente sul piano di immagine a livello internazionale: la presidenza del G20 a San Pietroburgo, la gestione del conflitto siriano. In Russia anche i più critici nei confronti del presidente Putin, raramente obiettano la sua gestione della politica estera e il vero dibattito riguarda questioni di politica interna.
Concludo ricordando che l’approccio del presidente Putin verrà sicuramente rappresentato come aggressivo e sfidante nei confronti degli Stati Uniti sulla maggior parte dei mass media occidentali. In realtà il suo unico riferimento diretto è stato positivo: Putin ha ricordato che nella questione iraniana, per esempio, i successi che sembrano profilarsi all’orizzonte non sarebbero stati possibili se tutto fosse stato dovuto solo all’attività della Russia. Il contributo dell’Unione Europea e degli Stati Uniti è stato molto importante. Sono proprio questi aspetti purtroppo che vengono poco alla ribalta. Tutta la dimensione collaborativa è spesso oscurata da elementi polemici o frasi estrapolate da un contesto di un discorso più ampio.

intervista sulla conferenza stampa di fine anno di Putin che Dario Citati, direttore del programma di ricerca “Eurasia” dell’Istituto di Alti Studi in Geopolitica e redattore della rivista “Geopolitica”, ha rilasciato a Tatiana Santi.

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