sabato 15 febbraio 2014

MOVIMENTO ZONA FRANCA: BALLU TUNDU A MANU TENTA, SFIDA AL FUTURO ..

BALLU TUNDU A MANU TENTA, SFIDA AL FUTURO......
Vàturu Erriu Onnis Sayli 

S'è chiusa ieri sera a Orgosolo la campagna, breve, elettorale del Movimento Zona Franca -SARDINiA FREE ZONE- 
Auditorium Orgosolo
Si tirano le somme, in questa giornata invernale, dell'impegno estenuante e di tutte le  difficoltà affrontate sia nei giorni pre elettorali che durante questa difficile e oscurata campagna elettorale; attivisti , amici, simpatizzanti e candidati, si accalcano nell'Auditorium nel centro al paese, per ascoltare , gioire e ragionare dell'evento di domenica 16 febbraio, per la nazione sarda.

Orgosolo, paese barbaricino, conosciuto  per le sue lotte  antimilitariste e anticolonialiste, Pratobello docet, è il passepartout di questo movimento apartitico; movimento che ha nelle sue intenzioni  e programmi la voglia e l'intento di spazzare via la melma che questa casta politica incancrenita ha generato con il malgoverno da ormai troppo tempo;  casta malata e assetata di potere e denaro , dimentica dei doveri verso il popolo elettore. 


Orgosolo è un paese di eccellenza nell'ambito dell'economia rurale agropastorale e artigianale, un paese pregno di valori, che dell'elogio della libertà fa sua virtù; di cui il Movimento ZF condivide e rispecchia pienamente.

Il candidato Presidente Gigi Sanna ,un uomo di valore, sardista, grande studioso  di lingue antiche e traduttore dell'antica scrittura nuragica, uomo d'onore di fede e di grande dignità, parla pacatamente e diffonde il suo verbo, su come intende la visione della ZF , lo slogan che campeggia nei  manifesti de sa manu tenta, è la realtà della solidarietà che porge la mano tesa a tutta la comunità sarda. 

Vi mettiamo a disposizione la visione della conferenza pubblica della chiusura della campagna elettorale del MOVIMENTO ZONA FRANCA con cui Gigi Sanna 
ha imbastito le sue critiche e proposte di questo movimento alla politica , alla casta, ai politici, e ai partiti che di moralità nulla hanno da mostrare più, parla dei motivi che hanno portato alla divisione del movimento ZF....






Telegraph: La crisi dell’Eurozona è Appena all’Inizio

Telegraph: La crisi dell’Eurozona è Appena all’Inizio 
vocidallestero.
Mentre ci vengono a dire che la crisi dell'Eurozona volge al termine, Jeremy Warner sul Telegraph analizza i numerosi segnali dello scontro titanico che si profila all'orizzonte tra le forze della sovranità nazionale e le élite del progetto UE, sempre più delegittimato e rovinoso.


 
A prima vista, sembrano mondi differenti. Il referendum svizzero contro la libera circolazione dei lavoratori, la sentenza della Corte costituzionale tedesca sui tentativi della BCE di salvare l'euro, e l'avvertimento alla Scozia che essa non potrà mantenere la sterlina se voterà per l'indipendenza - queste cose potrebbero sembrare scollegate, ma in verità sono tutte parte di uno stallo sempre più esplosivo tra le forze della sovranità nazionale da un lato e dell'integrazione politica ed economica dall’altro.

Mentre le elezioni di maggio daranno probabilmente luogo al Parlamento più euroscettico nella storia dell'UE, la lunga crisi economica e finanziaria europea minaccia di degenerare in una crisi politica totale. Secondo Berlino e Bruxelles, la notte oscura dell'anima europea  – la più grave crisi dalla seconda guerra mondiale – è ora essenzialmente superata, con la promessa di un'economia in lenta ripresa e una rinnovata armonia politica in arrivo. A mio avviso, essa è appena iniziata. L’epico tentativo europeo di imporre l'unione politica a paesi molto diversi tra loro sta per schiantarsi sull'onda delle difficoltà economiche, del malcontento popolare e della crisi finanziaria.

Praticamente tutte le unioni monetarie ben riuscite sono iniziate con l’unione politica, per poi mettere in comune le garanzie, le istituzioni, i sistemi fiscali, fino ad arrivare a una moneta comune. L’Europa, non c’è bisogno di dirlo, sta cercando di realizzarla al contrario; ha imposto l'unione monetaria a un'opinione pubblica ignara e adesso, tramite la conseguente crisi finanziaria, spera di aprirsi la strada a mazzate verso l’unione fiscale e politica che alla fine potrebbero farla funzionare, per arrivare in conclusione agli Stati Uniti d'Europa.

I sostenitori dell'indipendenza scozzese propongono un approccio ancora più strano. Vogliono rottamare quella che finora si è dimostrata un'unione politica e fiscale relativamente riuscita ma, per il momento almeno, mantenere la sterlina. Ieri, George Osborne, Ed Balls, Sir Nicholas Macpherson e altri membri dell’élite di Westminster si sono riuniti per consegnare il verdetto inevitabile: gli scozzesi non possono avere la sovranità nazionale e insieme l'unione monetaria con il resto del Regno Unito, qualunque regime fiscale possano mettere in atto per aiutare a sostenere una tale costruzione instabile. Devono scegliere tra autogoverno e unione economica.

È una scelta simile a quella che ora deve affrontare la Svizzera e, in effetti, tutta l'Europa. Anche in Germania, che in gran parte finora è sfuggita alle devastazioni della crisi dell'Eurozona, lo scisma sta diventando sempre più evidente.

La scorsa settimana, la Corte Costituzionale tedesca ha fatto una cosa straordinaria; ha affidato in outsourcing la valutazione finale della politica della BCE del “whatever it takes" per salvare l'euro alla Corte di Giustizia Europea. Questo passaggio apparentemente innocuo del testimone può essere letto in due modi. Per i fedeli del progetto europeo, è uno sviluppo positivo che rimuove una minaccia cruciale per l'evoluzione della moneta unica in una forma più sostenibile. La Germania sembra aver rinunciato al suo diritto di veto verso qualunque cosa che possa sembrare un finanziamento monetario dei governi in difficoltà, dando l'ultima parola alla Corte di Giustizia, che adottando quasi sempre un approccio integrazionista, quasi certamente darà il via libera.

Ma c'è una maniera meno ottimista di guardare alla sentenza della Corte tedesca, dal momento che essa contiene un dettaglio velenoso (in cauda venenum, dicevano i latini, ndt). Sì, la Corte di Giustizia deve decidere, ma i giudici tedeschi poi vanno avanti dicendo che le politiche della BCE sono di fatto un finanziamento monetario e sono quindi con tutta probabilità illegali.

Oltre a Dio e alla Bundesbank, non c’è altra autorità in  Germania più alta o più affidabile della Corte Costituzionale, così quando la Corte di Giustizia dovesse decidere di contraddirla, si giungerebbe a uno scontro titanico. La buona disposizione tedesca verso l’euro inizierebbe a spezzarsi.

Nei paesi più chiaramente colpiti dalla crisi finanziaria dell'euro, la disillusione per il progetto europeo e per le sue istituzioni è già estrema. I partiti centristi tradizionali stanno trovando sempre più difficile mantenere la linea.

Uno dei punti sollevati nell'analisi del Tesoro sulla Scozia e la sterlina è che se l’impegno politico per l'unione monetaria viene giudicato carente, la speculazione finanziaria contro di esso diventerà auto-avverante, creando una fuga di capitali, peggiorando i problemi economici e aumentando le pressioni per un'uscita dall’unione.

Nell'Eurozona, è indubbia la volontà degli alti responsabili politici di far funzionare la moneta unica, ma essi sono sempre più distaccati dagli elettori e stanno costantemente perdendo la loro legittimazione. Questo progressivo scollamento tra la classe politica mainstream e la sua base si è evidenziato prepotentemente con la reazione all'esito del referendum svizzero. E' stata minacciata una rappresaglia immediata. E lo stesso genere di invettiva è stata riservata alle proposte britanniche di limitare la migrazione dei lavoratori.

Ma l’élite europea non può non sapere che tutti i paesi ad alto reddito voterebbero allo stesso modo degli svizzeri, se ne avessero la possibilità. L'arroganza dei leader politici, che pensano di sapere cosa è meglio per i loro elettori, poteva essere tollerabile finché l’Europa stava crescendo. Ma oggi sono solo portatori di un disastro economico, cosa che rende la loro posizione, e la legittimazione del progetto dell'Unione europea, sempre più vulnerabili.

Mettiamo insieme tutto questo, e vediamo un arretramento potenzialmente irresistibile verso i principi della sovranità nazionale in un momento in cui la sopravvivenza dell'euro richiede l’esatto opposto – maggiori livelli di integrazione economica, fiscale e politica. Si profila uno scontro titanico. E ci vengono a dire che la crisi dell'Eurozona è finita.
 

venerdì 14 febbraio 2014

LO SCIVOLONE DI MICHELA MURGIA SULLA ZONA FRANCA

LO SCIVOLONE DI MICHELA MURGIA SULLA ZONA FRANCA 

Mario Carboni
Michela Murgia candidata Presidente di Sardegna Possibile


 La candidata alla Presidenza Murgia rispondendo ad una domanda sulla Zona franca ha detto : " Il fatto stesso che l'abbia proposta Cappellacci dimostra che è una cosa poco seria non serve a nulla e non affronta in modo strutturale il reale gap che ha la Sardegna...
 Credo che sia il primo reale e grande suo scivolone in una campagna elettorale portata avanti senza approfondire molto e lasciando i grandi temi a dopo, al futuro, per non dividere un consenso cercato nei piani bassi del sardismo-sovranismo-quasi indipendentismo-rivendicazionismo inclusivista, che strizza l'occhio al l'elettorato di sinistra. 


 Una buona scelta per intercettare i voti in uscita da tante aree sociali diverse interessate dal nuovo vento sardista che sta spirando col quale inizia a surf-are anche una parte della borghesia cagliaritana che da compradora si converte a nazionalista soft

 Archiviata la guerra di successione contro Gavino Sale che la vide unita all'ideologo del non sardismo, non nazionalismo Francesco Sedda, dopo aver fondato Progres regola i conti con lo scrittore de "I sardi sono capaci di amare" che ne fuoriesce e poi fonda il Partito dei sardi e s'installa vittoriosa come leader di Progres e capeggia il progetto elettorale che la vede impegnata in tutta l'isola. 

 Con buoni risultati probabilmente, ma non tali da diventare Presidente né divenire il secondo più votato. 

 La candidata Presidente di un movimento che dimostra vitalità, capacità organizzativa elettorale, buona padronanza dei media e della comunicazione, sopratutto della nuova, riuscito nel suscitare interesse, speranze in tante fasce sociali giovanili e femminili anche perché vittima di una legge elettorale frutto del peggior Consiglio regionale della storia, presumo che non entrerà neppure come consigliere regionale nell'aula di Via Roma. 

 Di ciò me ne dispiace veramente, perché non pochi consiglieri regionali che saranno eletti potrebbero, come si soleva dire, allacciarle le scarpe. 

 È vero che le elezioni a volte sorprendono e potrebbe arrivare seconda. 

 Allora ne sarei felice perché entrerebbe nel Consiglio, in minoranza, un po' di aria fresca e spero a detrimento del centrosinistra e della sua dissoluzione che comprenderebbe gli aggregati indipendentisti da lei già combattuti nella recentissima guerra intestina dell'Irs

Sarei ancora più felice se il psdaz, vincendo il Presidente della coalizione della quale fa parte, si confermasse nel Consiglio regionale e al Governo della Sardegna. 

Il successo di Murgia, che anche se fosse inferiore ai suoi desideri, sarebbe un segnale importante per il sardismo, categoria entro la quale disdegna con forza di poter essere annoverata, per molti motivi che dovrebbero essere attentamente analizzati per un suo rilancio all'altezza del vento nazionalista sardo che sta spirando e che potrà essere intercettato con il referendum autogestito sull'indipendenza proposto dal psdaz

 Infatti, se si legge con attenzione la campagna elettorale di Murgia, si ricava la convinzione di una sua organicità alla sinistra italiana autonomista

 Tutti i principali temi sono quelli della sinistra urbana italiana radicale nelle sue componenti cattoliche e post comuniste. Per questo la sinistra la teme come il fuoco temendo la sottrazione di rilevanti consensi che le costeranno una bruciante sconfitta. 

 Non a caso Murgia ha sposato il tema più sinistro possibile in antagonismo all'eccesso di promozione di Cappellacci, il no alla Zona franca

 Ma la sua scelta rivela anche, ammesso che sia vera la strumentalità, anche una profonda ignoranza del tema zona franca che è alle origini più lontane e basilari dell'indipendentismo sardo e del progetto di una repubblica sarda che governi la sua fiscalità. Ignora evidentemente l'ABC della questione sia dal punto di vista economico che sopratutto politico

 Al contrario avrebbe potuto dire che la Zona franca può essere coniugata con diverse sensibilità e prospettive, con diversi percorsi e modulazioni, e che il suo punto di vista è diverso da quello di Cappellacci, anche in maniera radicale. 

 Ma allora avrebbe dovuto, in risposta alla domanda, illustrare il progetto di Zona franca da lei auspicato. 

 Invece, come a volte si esprime chi ignora ma vuole evitare che si noti , ha scelto con arroganza la negazione assoluta ( è una stupidaggine e non serve a nulla ) come ad esibire una grandissima competenza, con una caduta prima di stile che di contenuti, quasi che la Zona franca fosse nata con Cappellacci e ripetendo la demonizzazione ed il disprezzo del competitore politico, come fosse il diavolo o l'anticristo, facendo emergere i tratti fondanti della sua appartenenza culturale alla peggiore sinistra italiana illiberale

 Queste osservazioni scontano un punto di vista sardista che proprio sulla critica al zona franchismo di Cappellacci e di suoi alleati ha rotto l'alleanza di governo nella passata legislatura, dando prova di abbandono di poltrone a fronte di principi e patti programmatici posti in discussione. 

 Chissà forse un'eventuale posizione sulla Zona franca di Murgia sarebbe potuta risultare simile a quella sardista. 

 Cosa che la realtà ha mostrato non possibile in quanto, anche in questo e della stessa pasta della sinistra post comunista sarda ( dal 1948 e dalla Consulta almeno ) la posizione della Murgia sulla Zona franca si alimenta anche di un antisardismo " dae sas intragnas" che non è generico ma decisamente orientato contro il psdaz

 Ed è proprio l'antisardismo, al netto di tutte le critiche e osservazioni negative che si potrebbero fare a questa lista Progres che la esprime che caratterizzano nel profondo sia la candidata Presidente Murgia che il suo movimento. 

 Con un certo tatticismo che non guasta, conserva purtroppo ancora un modello organizzativo settario, non a caso da diversi critici accomunato a una scientology alla sarda, aggravato dal permanere del culto della personalità ( prima Sale, poi Sedda ed ora Murgia ) . 

 Ad aggravare il tutto, non avendo al proprio interno soci in grado di elaborare alcunché sul piano culturale e politico ( con posizioni sulla lingua sarda e sull 'identità nazionale a volte aberranti ) ma solo in grado di rimasticare malamente vecchi argomenti sardisti di dominio pubblico, circola nelle loro vene l'abbondante lascito velenoso dell'Ideologo transfuga nel partito dei sardi Francesco Sedda, ai cui principi ancora si rifanno, quali non sardismo, non nazionalismo, l 'odio per la bandiera dei quattro mori, il superamento della rivendicazione linguistica sarda in favore di una nazione sarda che parli italiano ed inglese,la distorsione fuori contesto della storia del sardismo, la convinzione che la storia dell'indipendentismo sia nata con loro, il disprezzo elitario per le idee e l'esistenza stessa dei competitori politici visti tutti come avversari e peggio moralmente inferiori. 

 Tutto questo ed altro ancora è concentrato nella spocchiosa dichiarazione di Murgia sulla Zona franca. Solo per questo merita di perdere e la sconfitta è auspicabile apra le strade politiche e le menti ad una riflessione che risponda a due semplici parole che i fanti della Sassari, esattamente un secolo fa' mettendo le basi del Psdaz, origine di tutto il sardismo anche di quello che non sa di esserlo, ci hanno trasmesso: Fortza paris.



GLI USA: PRESI CON LE MANI NEL SACCO

USA: PRESI CON LE MANI NEL SACCO

DI MIKE WHITNEY
counterpunch.org
“Fuck the EU”. Con queste parole la segretaria di Stato aggiunta, Victoria Nuland, massima responsabile americana delle relazioni con il Vecchio continente



Una registrazione segreta rivela il complotto sostenuto dagli Stati Uniti per ribaltare il presidente ucraino democraticamente eletto
"Nell’ultima figuraccia del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti e dell’ amministrazione Obama, l’Assistente Segretario di Stato Victoria Nuland è stata registrata mentre ordiva strategie per il partito ucraino all’opposizione insieme all’Ambasciatore Americano in Ucraina, Geoffrey Pyatt. Non si può più negare, quindi, che l’operazione di cambio di regime in Ucraina è, in un certo modo, diretta da Washington.  La conversazione registrata chiariva inequivocabilmente che,  mentre il Segretario di Stato John Kerry condanna qualsiasi ingerenza straniera negli affari interni dell'Ucraina, il suo Dipartimento di Stato è praticamente al comando dell’ intero processo.". – Daniel McAdams, “‘F** the EU" una registrazione rivela che sono gli Stati Uniti a guidare l’opposizione Ucraina”. Ron Paul Institute Tape Reveals US Runs Ukraine Opposition“, Ron Paul Institute.

Washington torna con i suoi vecchi trucchi. Si poteva pensare che dopo i fiaschi in Afghanistan e Iraq qualcuno del team politico avesse detto ai fantasisti di darci un pò un taglio. E invece no.


giovedì 13 febbraio 2014

Starving hives : le api raccolgono il 57% in meno di polline causa pesticidi

Starving hives: Pesticides cause bees to collect 57% less pollen, study says

Nuovo studio: le api raccolgono il 57% in meno di polline causa pesticidi
Reuters / Leonhard Foeger


Ricercatori britannici rivelano che le api esposte a “quantitativi realistici” di insetticidi raccolgono meno della metà del quantitativo normale di polline, mettendo così a rischio di fame le api giovani. Mentre alcuni scienziati sottolineano con forza l’importanza dei risultati, i produttori di insetticidi rimangono del tutto indifferenti.

Grazie ad una recente indagine, un team di ricercatori britannici ha dimostrato come i prodotti chimici tossici utilizzati in agricoltura e contenuti nei neonicotinoidi, influenzino il compito fondamentale delle api: la raccolta del polline, ovvero del nettare dei fiori. 

Il professor Dave Goulson, della University of Sussex, direttore della ricerca, ha spiegato che “il polline è per le api l’unica fonte di proteine, vitale per far crescere i piccoli. Senza una quantità sufficiente di polline, l’alveare avrà seri problemi”. 

La più recente ricerca di Goulson, intitolata "Dosi realistiche del pesticida imidaclopride riducono la capacità delle api di raccogliere il polline" è stata pubblicata nel numero della fine di gennaio della rivista Ecotoxicology

 Gli scienziati hanno esposto alcune api a basse dosi di imidaclopride e ne hanno seguito i movimenti con l’aiuto di segnalatori elettronici. Sono state tracciate anche le api non esposte al trattamento. Per valutare la quantità di polline raccolta, ogni esemplare che usciva è stato pesato al rientro dell’alveare. 

È risultato che le api esposte ai neonicotinoidi tornavano con del polline solo dal 40% dei loro voli, rispetto al 63% di voli utili realizzati dalle api “in salute”. 

Le api “intossicateraccoglievano un terzo in meno di polline; nel complesso lo studio comparativo dimostra che gli alveari esposti al pesticida ricevevano il 57% in meno di polline

Hannah Feltham, della University of Stirling – altro componente della squadra di ricercatori – dichiara: “Anche dosi quasi infinitesimali di tali neurotossine sembrano essere in grado di sconvolgere la capacità delle api di raccogliere il cibo”. 

Il calo di raccolta si manifesta con una netta riduzione della quantità di cibo ricevuta dall’alveare e per la Feltham questa ricerca è utile per aggiungere un altro pezzo al puzzle del perché le api siano ultimamente in grande calo

Dopo che la European Food Safety Authority ha condotto uno studio su numerose ricerche che dimostrano come i diffusi pesticidi costituiscano un pericolo per la popolazione delle api, l’Unione Europea ha temporaneamente proibito 3 controversi tipi di neonicotinoidi. 

Goulson ha dichiarato a riguardo: “Non è ben chiaro cosa accadrà quando scadrà la proibizione da parte della UE, dato che le aziende agroalimentari che producono tali sostanze hanno in essere un contenzioso legale proprio contro tale decisione. Il nostro recente lavoro contribuisce a far rendere definitiva questa proibizione”. 

Ma la disputa sul ruolo dei pesticidi nel cosiddetto Colony Collapse Disorder (CCD) [Disturbo del Crollo della Colonia, ndt], od estinzione di massa delle api, è lungi dall’essere finita, come dimostrato dalla reazione ai risultati della ricerca. 

Lynn Dicks, ecologista della University of Cambridge, ha dichiarato: “Si tratta di una ricerca molto importante perché fornisce ulteriori dettagli di come il rifornimento da parte delle api diventi meno efficiente nei casi di esposizione a quei livelli di imidaclopride”; la Dicks trova tuttavia discutibili il livello di prodotti chimici impiegati dagli scienziati britannici quale “dose realistica sul campo”. 

I livelli in questa ricerca, soprattutto il livello del polline, sono di poco superiori a quanto si verifica sul campo e sembrano essere superiori rispetto ai livelli ai quali sono di fatto esposte le api che non si cibano esclusivamente di olio di semi di colza”. 

I produttori di pesticidi sembrano liquidare i risultati di questo studio ancor più di quanto non facciano con i risultati provenienti da studi condotti con alimentazione forzata in laboratorio. 

Julian Little, portavoce di uno dei principali produttori tedeschi di imidaclopride – la Bayer AG – ha dichiarato: “Sembrerebbe che le api siano come forzate ad alimentarsi con alti livelli di pesticidi posti in soluzioni zuccherine piuttosto che essere libere di nutrirsi su piante trattate. I veri studi sul campo – come quello che ha avuto inizio in Inghilterra quest’autunno – daranno dai dati più realistici inerenti al tema in questione”. 

Se queste ricerche in campo aperto forniranno dati più equilibrati è un altro tema sul quale rimane aperta la disputa fra scienziati. Alcuni sostengono che le prove in campo aperto siano molto difficili da condurre in modo controllato dato che i neonicotinoidi sono stati già ampiamente utilizzati e per via del fatto che durante la raccolta di polline le api spaziano su grandi aree.


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