venerdì 24 giugno 2011

Modello energetico post nucleare , Germania insegna...

Dopo i referendum. Durante la crisi il settore italiano dei pannelli fotovoltaici è stato l'unico a veder crescere ricavi e addetti

La Germania entro il 2050 vuole p

rodurre l'80% di energia da fonti rinnovabili

Enrico Bronzo

ilsole24


L'inequivocabile risultato del referendum sul nucleare impone di tornare a parlare di programmare il futuro energetico italiano. La Germania, locomotiva d'Europa in economia, lo sta già facendo, decidendo di mettersi alla testa del convoglio della green economy già da tempo, prima essendo leader nell'approvazione del pacchetto 20-20-20, poi ponendosi l'obiettivo dell'80% dell'energia elettrica da fonti rinnovabili al 2050 e infine con quello ambizioso davvero di sostituire il 17% di contributo del nucleare cui hanno deciso di rinunciare dopo Fukushima senza aumentare gas o carbone e ricorrendo esclusivamente a nuove rinnovabili.


I tedeschi ci indicano una strada che possiamo e dobbiamo percorre anche noi. Già oggi le rinnovabili contribuiscono per oltre un quarto all'energia elettrica che produciamo in Italia, in questi mesi di gravissima crisi quello delle rinnovabili è stato l'unico settore economico in crescita, di fatturato e in termini occupazionali - sono 120mila ormai gli addetti che lavorano nel settore.

Nel 2010 il numero di pannelli fotovoltaici è più che raddoppiato passando da 71.288 a 155.977 (+119%). Ancora più ampia la crescita della potenza efficiente lorda che è passata da 1.144 a 3.469,9 MW (+203%) nel corso del 2010 ed è continuata a crescere molto rapidamente superando 6mila MW in questi giorni. Sul territorio la diffusione del solare è particolarmente rilevante nel Trentino, Marche e Puglia, incui ad una media nazionale di 57W per abitante si superano le tre cifre. La Puglia è leader italiano con circa il 20% della produzione. Numeri che dimostrano come le imprese e il mondo della ricerca sono pronti , come confermato dalla ricerca Greenitaly sviluppata dalla ondazione Symbola, Unioncamere e Istituto Tagliacarne. Lo studio ricostruisce una geografia della filiera italiana delle rinnovabili, dallo stabilimento più grande d'Italia e uno dei grandi d'Europa per la produzione di pannelli fotovoltaici che verrà inaugurato l'8 Luglio p.v. a Catania (Sicily), nato dalla collaborazione di Stm elettronics, Enel green power e Sharp, progettato dalla studio di Am architetti, alla Archimede solar energy (Ase), aziende del gruppo Angelantoni, unico produttore al mondo di tubi ricevitori solari a sali fusi per le centrali del solare termodinamico, passando per l'Università di Ferrara che sta lavorando nel campo dei dispositivi solari fotovoltaici a concentrazione.
Un'altra linea di ricerca interessante è quella condotta nei laboratori del polo organico del Lazio che ospitano una linea pilota per la produzione di celle solari organiche. Il polo, nato dalla volontà della Regione lazio e del dipartimento di Ingegneria elettronica dell'Università di Roma Tor Vergata, è uno dei tre centri di eccellenza a livello modiale, insieme a quelli del Giappone e della Germania , per la ricerca e l'industializzazione di queste nuove celle solari fotovoltaiche.

Sullo sviluppo di tecnologie avanzate per l'impiego dell'energia solare sta lavorando anche il centro di ricerca Eni per le energie convenzionali Guido Donegani di Novara (Piemont), impegnato nello studio di materiali organici polimerici e nanostrutturati che garantiscono costi minori delle attuali tecnologie commerciali.

Su questo fronte si segnala un gruppo di ricercatori di Lecce (Puglia) che sta studiando l'evoluzione dei materiali per la fabbricazione di cellule Dssc (dyesensibtized solar cell, Sensibilizzate a colorante): a catturare la radiazione solare è una tintura organica o metallorganica. Mentre è l'aretina (Tuscany) La Fabbrica del sole che ha recentemente lanciato sul mercato l'ecobox un sistema che permette di staccare dalle reti del gas, elettriche e idriche una abitazion. Gli ingredienti ci sono, ora è necessario ragionare sul sistema, a un moderno piano nazionale di efficienza energetica, rivedere gli obiettivi del piano sulle rinnovabili che inviato a Bruxelles nel giugno scorso, largamente superati dai fatti, infine emanatre decreti attuativi relativi al decreto Romani, che permettano al settore di rilanciarsi.


Carlo Rubia
Carlo Rubia


impianto solare termodinamico Archimede

Sulla base di un progetto ideato da Rubbia, i raggi del sole vengono raccolti e concentrati da un sistema di specchi parabolici che, allo stesso modo dei girasoli, saranno in grado di captare in modo continuativo la radiazione solare grazie a un sistema di controllo che ne assesta l’inclinazione in direzione del sole. Un campo solare con un’area di 40 ettari sarà così in grado di produrre energia capace di soddisfare le esigenze di una città di ventimila abitanti senza emissioni né inquinamento e risparmiando l’equivalente di 12.700 tonnellate di petrolio all’anno e minori emissioni di anidride carbonica per 401 mila tonnellate annue.


http://www.qds.it/immagini/589.jpg

Specchi in allestimento nel cantiere dell’impianto termodinamico Archimede di Priolo (Sicily)

mercoledì 22 giugno 2011

Il vergognoso finanziamento del FMI

Attilio Folliero

articulo en español


La Liberia, paese africano tra i più poveri del mondo, ha una popolazione di poco superiore ai 4 milioni di abitanti, un PIL, per l’anno 2010, di poco inferiore a un miliardo di dollari ed un PIl pro capite di 226 dollari USA all’anno (dati di fonte FMI). Il PIL pro capite è dunque di molto inferiore ad un dollaro al giorno.



Il Fondo Monetario, stando ai sui fini statutari, tra gli altri ha il compito di ridurre gli squilibri esistenti fra i vari stati e quindi verrebbe da pensare che un paese povero come la Liberia sia uno di quei paesi che riceve aiuti dal FMI, appunto al fine di ridurre la propia immensa povertà. E’ così? Neppure per sogno! Di quei miseri 226 dollari che ogni liberiano ha annualmente a disposizone, ben 47,69 dollari vanno al FMI; il 21,10% del PIl pro capite va al FMI, sotto forma di quota di partecipazione al fondo (dati di nostra elaborazione su dati di fonte FMI).

Screenshot della pagina FMI riguardante le quote della Liberia; Url consultato il 14/06/2011

Questa la vergognosa attuazione del FMI. Ovviamente la Liberia è un caso estremo, ma tutti i paesi poveri sono fortemente penalizzati ed indebitati da un agire che considerare vergognoso è poco. Andiamo per ordine e vediamo come si finanzia il Fondo.
Al finanziamento del Fondo Monetario Internazionale (FMI) partecipano 187 paesi, che in totale apportano, per l’anno in corso, circa 377.710 milioni di dollari. In che misura avviene l’apporto dei vari paesi? Considerati i fini statutari, cioè cercare di ridurre gli squilibri esistenti fra i vari stati, verrebbe da pensare che il fondo sia finanziato soprattutto dai paesi ricchi al fine di aiutare i più poveri. E’ così?
Se analizziamo gli apporti al fondo in valore assoluto, effettivamente troviamo che I paesi ricchi sono quelli che apportano maggiori quantità di soldi: USA 67 miliardi di dollari circa, Giappone 24, Germania 23, Francia 17, Regno Unito 17, Cina 15, Italia 12, ecc. (Vedasi tabella con l’elenco di tutti i paesi).
Se invece portiamo l’analisi in profondità, analizzando l’apporto di ogni paese in base al proprio PIL, scopriamo che i paesi che più apportano sono quelli poveri. Infatti, confrontando, per ogni paese, la percentuale dei finanziamenti apportati al FMI con la percentuale del proprio PIL nazionale rispetto al PIL mondiale troviamo che i paesi poveri apportano molto di più rispetto ai paesi ricchi.
In questa speciale classifica degli squilibri nel finanziamento al FMI, troviamo in testa proprio la Liberia, il cui PIL nazionale rappresenta lo 0,0015% del PIL mondiale ed invece apporta al FMI una quota di finanziamento pari allo 0,054%; la quota apportata al FMI è del 3.416% in più rispetto a ciò che rappresenta il proprio PIl in relazione al PIL mondiale. Alla Liberia seguono tutti paesi poveri: Tuvalu, Sierra Leone, Burundi, Zimbabwe, ecc. (Vedasi tabella con l’elenco di tutti i paesi).
Se scendiamo ancora più in dettaglio, analizzando la quota pro capite in dollari apportata al FMI dai cittadini dei vari paesi, in valore assoluto i lussemburghesi sono quelli che più di tutti apportano al FMI: 1.319 dollari annui a testa, seguiti dai cittadini del Brunei con 821 dollari, quindi gli svizzeri con 706 dollari a testa; gli statunitensi apportano 206 dollari, gli italiani 207, i venezuelani 145 dollari a testa, i cittadini della Liberia 47,69 dollari a testa; in coda troviamo i cittadini dell’Etiopia con 2,51 dollari a testa (Vedasi tabella con l’elenco di tutti i paesi).
Ma quanto incidono i 1.319 dollari concessi al FMI dai lussemburghesi sul proprio PIL pro capite? Il finanziamento del FMI ai lussemburghesi incide solamente per 1,21% del PIL pro capite; ad ogni statunitense, il finanziamento del FMI incide solamente per lo 0,46% del proprio PIL pro capite. Ed ai liberiani? Quando i liberiani passano al FMI 47,69 dollari cadauno significa che stanno cedendo il 21,10% del proprio PIL pro capite, ammontante a 226 dollari annui! E così tutti gli altri cittadini dei paesi poveri. Ossia più si è poveri, più si finanzia il FMI (Vedasi la lista dei paesi che finanziano il FMI sulla base del PIL procapite).
E questo sarebbe l’organismo che dovrebbe ripianere gli squilibri? E’ chiaro che tale meccanismo non consentirà mai di appianare gli squilibri fra gli stati ed è evidente che questo non è il fine vero di tale organismo. Il fine vero del FMI sembra quello di controllare i popoli, impedendogli di ribellarsi, impedendogli di cercare vie alternative alla dominazione del dollaro e dello strapotere dei paesi ricchi, con l'obiettivo di poterli depredare delle ricchezze naturali di cui sono generalmente ricchi gli stati più poveri.
Mentre gli stati ricchi hanno dilapidato le ricchezze naturali esistenti nei propri territori in poco meno di cento anni di società altamente industrializzata, i paesi sottosviluppati, appunto perchè non sviluppati, hanno ancora intatte le prorie risorse e quindi i paesi ricchi, dopo aver dilapidando le proprie ricchezze naturali, hanno messo gli occhi su queste e pertanto hanno bisogno di controllarli, tenerli sottomessi ed impedire il loro sviluppo, cosa che si raggiunge facilmente con le politiche adottate dal FMI. Sembra questo il vero fine del FMI.
Ovviamente su questo organismo si sono riversate tante critiche, perfino quelle dell’allora vicepresidente del Banco Mondiale, Joseph Stiglitz, non certo un santo! Insomma Il Fondo Monetario Internazionale è un mostro, come ha titolato Angela Pozzi nel suo blog.
In virtù delle numerose critiche piovute, il FMI in una riunione dello scorso novembre ha deciso di apportare delle modifiche al suo modo di funzionare e finanziarsi. Modifiche in peggio o in meglio? Per i paesi poveri la risposta è scontata: in peggio!

In questa riunione, presieduta dall’allora segretario generale Dominique Strauss-Khan, il FMI ha deciso non solo un riallineamento delle quote fra i vari paesi membri (cosa che apparentemente dovrebbe favorire quelli più poveri), ma anche un raddoppio della quota, portando la disponibilità totale a disposizone dai circa 377 miliardi di dollari ad oltre 750 miliardi. In sostanza anche se fosse ridotta la quota di finanziamento dei paesi poveri, ovviamente di poco, considerato che la quota totale è destinata a raddoppiare, automaticamente i paesi poveri si vedrebbero aumentare e fortemente la propria quota da sborsare.

Immaginiamo che il raddoppio sia stato operato in vista della crescente necessità di “aiuti” da parte di un sempre più alto numero di paesi in crisi. Quindi ciò è da interpretarsi come un ulteriore segnale che si va verso un acuirsi della crisi economica dei paesi occidentali.
Insomma, si è parlato di una importante riallineazione delle quote ed una distribuzione più equa. Staremo a vedere.

Fino ad ora la quota che ogni paese doveva versare scaturiva da un complesso calcolo che considerava il PIL (50%), il grado di apertura ai mercati (30%), la variabilità economica (15%) e le riserve internazionali (5%). La quota versata era anche la base per il calcolo del finanziamento ottenibile: un paese membro poteva ottenere annualmente fino al 200% di quanto versato ed un massimo cumulato del 600% di quanto versato. Insomma, fino ad oggi, se un paese povero vuele ricevere aiuti dal FMI deve sborsare parecchi soldi, arrivando al caso limite della Liberia che versa annualmente il 21% del proprio PIL.


immagine
La bandiera della Liberia



Per concessione di Attilio Folliero
Fonte: http://attiliofolliero.blogspot.com/2011/06/il-vergognoso-finanziamento-del-fmi.html

martedì 21 giugno 2011

La NATO si assume la responsabilità per l'uccisione di civili a Tripoli

voltairenet.org
tradutzioni de SA DEFENZA




Il comando della Nato in Libia ha ammesso la responsabilità della morte di almeno cinque civili durante un attacco aereo su Tripoli, condotte durante le prime ore di Sabato.
E 'detto in una nota il generale Charles Bouchard, capo delle operazioni della Nato in Libia, l'Alleanza ", deplora la perdita di vite civili innocenti e si prende la responsabilità nel fare gli attacchi." Nella dichiarazione ha detto che il bersaglio di bombardamenti aerei era un enclave militare (sic..), ma è girato erroneamente il puntamento del target previsto e l'impatto del proiettile su un quartiere residenziale.

Secondo dati recenti, il recente attacco della NATO ha preso la vita di cinque membri della famiglia, tra cui due bambini e una donna. Bouchard ha detto che l'incidente potrebbe essere stato causato da "un fallimento di un sistema d'arma", ma sono ancora stabilire i dettagli dell'incidente.

Secondo i dati del governo libico, gli attacchi della coalizione occidentale ha finora causato la morte di quasi 900 persone. Dall'inizio della missione NATO in marzo, le autorità libiche periodicamente fanno il report sui morti civili nei bombardamenti dell'Alleanza.

Nel frattempo, nella città di Misurata (a est del paese) la lotta continua tra l'esercito del sovrano libico Muammar Gheddafi e le forze ribelli. Gli scontri di Domenica ha causato la morte di nove persone, mentre 51 sono stati feriti, secondo fonti dell'opposizione libica.

lunedì 20 giugno 2011

USA, pesticidi abbassano il quoziente d’intelligenza dei bambini.

ilfattoquotidiano

Secondo tre ricerche condotte in America, l'esposizione delle donne in gravidanza ai composti chimici usati in agricoltura può avere conseguenze gravi sui livelli di apprendimento dei nascituri

Le donne incinte che si sono esposte ai pesticidi usati in agricoltura metteranno al mondo figli meno intelligenti della media. La notizia è contenuta in tre studi americani, condotti presso l’Università di Berkeley, il Mt. Sinai Medical Center e la Columbia University.

Nonostante le popolazioni monitorate risiedano dalla California allo Stato di New York, i risultati ottenuti sono molto simili: l’esposizione durante la gravidanza ai pesticidi a base di organofosfati (composti chimici molto utilizzati in agricoltura) può portare i propri figli ad avere un quoziente intellettivo molto ridotto già all’età di 7 anni. Più precisamente, un’esposizione prenatale dieci volte superiore alla norma corrisponde ad un calo di 5,5 punti nei test sul QI.

I bambini del campione con i più alti livelli di esposizione agli antiparassitari in fase prenatale hanno ottenuto risultati di anche sette punti inferiori rispetto ai loro coetanei. Per Brenda Eskenazi, professore di epidemiologia e di salute materna e infantile, ciò significa che in futuro più bambini dovranno “essere spostati nella parte bassa dello spettro di apprendimento, e più bambini necessiteranno di servizi speciali a scuola”.

Le analisi sono partite durante la gravidanza delle partecipanti che sono state invitate a visite regolari dove, oltre ai questionari, venivano prelevati campioni di urina e misurate le condizioni dei feti.

Le ricerche della Berkley, iniziate nel 1999 nella comunità californiana di Salinas, un centro agricolo della Monterey County, hanno basato le loro analisi sulla misurazione dei metaboliti (i prodotti del processo del metabolismo) presenti nelle urine materne. Gli studi del Sinai Medical Center e della Columbia University, invece, hanno esaminato le popolazioni urbane di New York City. Come nel caso dei ricercatori di Berkeley, gli scienziati di Mount Sinai hanno campionato i metaboliti, mentre i ricercatori della Columbia hanno esaminato i livelli di clorpirifos (un particolare antiparassitario) nel sangue del cordone ombelicale.

Le rilevazioni della Berkeley University, eseguite su 329 bimbi californiani che hanno sostenuto test sulla comprensione verbale, il ragionamento percettivo, la memoria di lavoro e la velocità di elaborazione, hanno portato solo ora ai primi importanti risultati perché, come ricorda Maryse Bouchard, una degli autori dello studio, “i bambini sono ora in una fase in cui stanno frequentando la scuola, quindi è più facile ottenere valutazioni valide delle funzioni cognitive”.

Ciò che impressiona le ricercatrici Bouchard ed Eskenazi sono anche le forti coincidenze con i risultati ottenuti dagli altri due studi: “È molto raro vedere questa coerenza fra diverse popolazioni studiate”. Un fatto che, secondo gli scienziati, può portare l’esito delle ricerche ad essere “applicabile alla popolazione generale”, e dimostra come “la connessione tra l’esposizione a pesticidi e il QI non sia limitata alle persone che vivono in una comunità agricola”.

I ricercatori hanno raccomandato di ridurre l’uso di pesticidi ed il consumo di prodotti alimentari che abbiano subito troppi trattamenti chimici, osservando che la maggior parte dei parassiti che si trovano nelle nostre case, orti e giardini possono essere controllati anche senza queste sostanze. “Le persone, soprattutto le donne incinte, hanno bisogno di una dieta ricca di frutta e verdura”, afferma la professoressa Eskenazi, ma per i ricercatori è necessario che i consumatori lavino sempre accuratamente frutta e verdura. Un altro consiglio è quello di considerare, quando possibile, l’acquisto di prodotti biologici.

Ma il problema va ben oltre la dieta delle mamme americane ed il quoziente intellettivo dei loro bambini. Anche in Europa l’eccessivo uso di protesi chimiche in agricoltura sta creando non pochi problemi. I cancri infantili, ad esempio, sono aumentati nel vecchio continente dell’1,1% ogni anno negli ultimi trent’anni, e sono 100mila i bambini che muoiono annualmente di cancro. Di questi, il 70% dei casi sono dovuti a fattori ambientali. È quanto riportato nel film francese “I nostri figli ci accuseranno”, una potente denuncia nei confronti dell’inquinamento agro-chimico e dell’abuso di pesticidi e fertilizzanti in agricoltura. Che, sempre per gli autori del documentario, hanno portato i cancri maschili in Francia ad aumentare del 93% nell’arco di soli 25 anni.

sabato 18 giugno 2011

La rivolta degli Aganaktismeni, Indignati: Immense proteste in Grecia



Giorgos Mitralias Γιώργος Μητραλιάς

Tradotto da Giuseppe Oliva
italia.attac.org

Due settimane dopo avere iniziato, il movimento greco degli ‘indignati’ riempie le piazze principali di tutte le città con tantissime persone che gridano la loro rabbia e fanno tremare il governo di Papandreu ed i suoi sostenitori locali ed internazionali.

È già più che un movimento di protesta o perfino una massiccia mobilitazione contro le misure di austerità. Si è trasformato in un genuino sollevamento popolare che si estende a tutto il paese. Un sollevamento che ribadisce l’opposizione del paese di pagare per la ‘sua crisi’ o il ‘suo debito’ mentre fa perdere la riabilitazione ai due grandi partiti neoliberali, se non a tutto il mondo politico. Quanti sono giunti nella piazza Syntagma (piazza della Costituzione, nel centro di Atene) direttamente di fronte all’edificio del Parlamento, domenica 5 di giugno di 2011?
Difficile dirlo poiché una delle caratteristiche di simili mobilitazioni popolari è che non c’è un evento chiave, discorso o concerto, e la gente va e viene. Ma le persone trasportate dal metro di Atene che sa calcolare la quantità di passeggeri, si attesta per lo meno in 250.000 giunti in piazza Syntagma in quella notte memorabile. In realtà, varie centinaia di migliaia di persone si sono aggregate durante le manifestazioni ‘storiche’ nelle piazze principali di altre città greche. Tuttavia, in questa situazione bisogna formulare la domanda: come è possibile che un movimento di massa simile che scuote il governo greco, nel quale l’UE ha un interesse particolare, non si menzioni in assoluto nei media occidentali?
Carte indignés grecs

Durante questi primi dodici giorni non è stata detta praticamente né una parola, né mostrata un’immagine di quelle moltitudini senza precedenti che esprimevano la loro rabbia contro il FMI, la Commissione Europea, la ‘Troica’ [FMI, Commissione Europea e Banca Centrale Europea (BCE)] e contro Frau Merkel ed i dirigenti neoliberali internazionali. Niente. Con l’eccezione occasionale di poche righe su ‘centinaia di manifestanti’ per strade di Atene, seguendo un appello dei sindacati greci.
Questo testimonia una strana predilezione per squallide manifestazioni di burocrati sindacali mentre, ad alcuni centinaia di metri, immense moltitudini manifestano fino alle ore piccole della notte per giorni e settimane.
Place de Syntagma (place de la Constitution)
Seguendo gli ‘indignati’ greci o Aganaktismeni, bisogna dire che il movimento si fissa sempre di più tra le classi umili contro una società greca che è stata conformata per 25 anni da una totale dominazione di un’ideologia neoliberale cinica, nazionalista, razzista ed individualista che ha trasformato tutto in merci.

L’immagine risultante è per questo motivo spesso contraddittoria, poiché mescola la cosa migliore e la cosa peggiore tra idee ed azioni. Come per esempio quando la stessa persona mostra un nazionalismo greco che sfocia in razzismo mentre agita una bandiera tunisina, o spagnola, egiziana, portoghese, irlandesi, argentina, per mostrare solidarietà internazionalista con quei paesi.
Dobbiamo, pertanto, concludere che quei manifestanti sono schizofrenici? Indubbiamente no Come non ci sono miracoli, o sollevamenti sociali politicamente ‘puri’, il movimento diventa gradualmente più radicale dopo essere rimasto contrassegnato da quei 25 anni di disastro morale e sociale.
Manifestants et drapeaux
Ma attenzione: tutti i suoi ‘difetti’ si incorporano nella sua caratteristica principale, cioè il suo rifiuto radicale del Memorandum, della Troica, del debito pubblico, del governo, l’austerità, la corruzione, una democrazia parlamentare fittizia, la Commissione Europea, in sintesi, di tutto il sistema!
Sicuramente non è per caso che nelle ultime due settimane i manifestanti abbiano gridato frasi come non “dobbiamo niente, non vendiamo niente, non paghiamo niente! “, “non vendiamo né ci vendiamo!”, ”Che vadano tutti: Memorandum, Troica, governo e debito!” o “rimaniamo fino a che se ne vanno! “.
Simili tendenze uniscono tutti i manifestanti nella opposizione a pagare il debito pubblico. Per questo motivo la campagna di auditorium per il rifiuto del debito pubblico è un gran successo in tutto il paese. Il suo posto nel mezzo di piazza Syntagma è attorniato costantemente da una moltitudine ansiosa di firmare l’appello o di offrire i propri servizi come volontari.
Benché all’inizio fossero completamente disorganizzati, gli Aganaktismeni di Syntagma hanno sviluppato gradualmente un’organizzazione che culmina nell’Assemblea popolare realizzata ogni sera alle 21 e che attrae centinaia di oratori di fronte ad un’attenta platea di migliaia di persone.
I dibattiti sono frequentemente di gran qualità, per esempio sul debito pubblico, in realtà molto migliori di qualunque cosa che possa venir detta nei principali canali di televisione. Questo, nonostante il rumore nelle vicinanze, stiamo in mezzo ad una città di 4 milioni di abitanti, dozzine di migliaia di persone in costante movimento, e in particolare con la composizione molto diversa di quelle enormi udienze in mezzo ad un accampamento permanente che a volte somiglia ad una Torre di Babele. Tutte le qualità della democrazia diretta che si vivono giorno dopo giorno in piazza Syntagma non ci rendono ciechi davanti alla sua debolezza, la sua ambiguità o per certo suoi difetti come la sua allergia iniziale a qualunque cosa che suona a partito politico, sindacato o collettività stabilita. Benché bisogna riconoscere che simile rifiuto è una caratteristica dominante tra gli Aganaktismeni che tendono a respingere il mondo politico nel suo insieme, bisogna sottolineare il sofferto sviluppo dell’Assemblea Popolare, tanto ad Atene come in Tesalónica che è passata da un rifiuto dei sindacati all’invito di venire e manifestare in piazza Syntagma.
Ovviamente, man mano che passano i giorni, il paesaggio politico in piazza Syntagma si schiarisce, con la destra popolare e l’estrema destra ubicata nella sezione superiore, di fronte al Parlamento, e la sinistra anarchica e radicale nella piazza stessa, con controllo dell’assemblea popolare e dell’accampamento permanente. Per certo, benché la sinistra radicale domina e tinge di un profondo rosso tutti gli eventi e le manifestazioni in Syntagma, questo non significa che i diversi componenti della destra, da populista a nazionalista, razzista e perfino neonazista, non continuino a cercare di impadronirsi di questo massiccio movimento popolare.
I manifestanti persevereranno ed in gran parte dipenderà dalla capacità dell’avanguardia del movimento che questo si stabilisca adeguatamente in vicinati, posti di lavoro e scuole mentre si definiscono chiari obiettivi che stabiliscono le immense necessità immediate ed una rabbia rivendicativa contro il sistema.
Benché abbastanza differente dal movimento spagnolo per le sue dimensioni, la sua composizione sociale, la sua natura radicale e la sua eterogeneità politica, il movimento di Syntagma condivide con la piazza Tahrir in El Cairo e la Porta del Sole a Madrid lo stesso odio all’élite economica e politica che si è impadronita e ha amalgamato di ogni significato la democrazia parlamentare borghese in tempi di neoliberalismo arrogante ed inumano.
Il movimento è sospinto per lo stesso desiderio ardente, non violento, democratico e participativo che si trova in tutti i sollevamenti popolari di inizio Secolo XXI.



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