domenica 27 novembre 2016

OLTRE 4.000 CIVILI IN FUGA dalle ZONE OCCUPATE DAI MILITANTI A ORIENTE DI ALEPPO NEL NORD DELLA SIRIA

OLTRE 4.000 CIVILI IN FUGA dalle ZONE OCCUPATE DAI MILITANTI A ORIENTE DI ALEPPO NEL NORD DELLA SIRIA

southfront.org


Foto: SANA

Migliaia di civili sono fuggiti dalle aree occupate  dai "militanti" nella città di Aleppo, indotta dalla  avanzata costante delle forze governative nella zona .

Domenica , le forze del regime hanno preso il controllo di due zone limitrofe, Jabal Badra e Baadeen, affermano.
"La rapida avanzata dell'esercito è dovuto alla sua strategia di attaccare ad est di Aleppo su più fronti, indebolendo i ribelli", ha detto il capo dell'Osservatorio Rami Abdel Rahman
Circa 1.700 i civili fuggiti, dice il  governo, dalle parti occupate di Aleppo occidentale nelle ultime 24 ore e circa 2.500 dall'area controllata dai curdi , Sheikh Maksoud, secondo il cosiddetto "Osservatorio siriano dei diritti dell'uomo", 'organizzazione non governativa' un pro-militante ' finalizzata a coprire il conflitto siriano.

La televisione di Stato siriana mostra immagini di una folla di civili, tra cui donne e bambini riuniti intorno autobus verde che sono in attesa di trasportarli via dal quartiere  Masaken Hanano.

Nel frattempo, i media pro-militanti dicono che la "opposizione" stanno consolidando le loro posizioni a Sakhur per opporsi all'avanzamento delle forze armate governative.

L'esercito siriano SAA avanza rapidamente ad est di #Aleppo la mappa è basata su sorgenti sul campo p:http://www.mediafire.com/convkey/1872/etrbvqodi8h115yzg.jpg … 



I civili che ritengono la parte militante-tenuta di Aleppo:
Hundreds of civilians in Bustan Pasha (East Aleppo) freed and evacuated to Kurdish District Shiekh Maqsoud

BREAKING: SOROS BOT finanzia la riconta dei voti, sostenendo Jill Stein del Partito dei Verdi, con bonifici che viaggiano ad una velocità di deposito di 160.000 $ all'ora, sia il giorno che la notte...

BREAKING: SOROS BOT finanzia la riconta dei voti, sostenendo Jill Stein del Partito dei Verdi, con bonifici che viaggiano ad una velocità di deposito di 160.000 $ all'ora, sia il giorno che la notte...



Un   giornalista investigativo riferisce che le donazioni alle campagne di riconteggio di Jill Stein (nella foto) sono stati fatti a livello di codice a una velocità costante di 160.000 $ per ora


Un post su Reddit citando un giornalista investigativo recita come segue: "RED ALERT! JIM STONE SCOPRE riconteggio CAMPAGNA SOROS BOT FINANZIAMENTO JILL Stein A TASSO DI $ 160.000 / ORA !!!! Non addormentarti al volante, Big Time F * CKERY è a piedi !!! "

Secondo il post di donazioni per la campagna di riconteggio elettyorale di Jill Stein sono stati fatti ad un tasso costante di 160.000 $ sul ora ogni ora del giorno.

Il tasso costante delle donazioni, 24 ore al giorno, suggeriscono che un programma di computer viene utilizzato per inviare le donazioni contrariamente a quanto si vuol fare credere che siano persone reali a fare le donazioni di base.

Tuttavia, le donazioni sono state segnalate come donazioni di base da una miriade di sostenitori online per aiutare la verifica dell'integrità delle elezioni.

Tuttavia, se gli individui reali fanno le donazioni reali a quel tasso di donazioni dovrebbe cadere la linea durante la notte quando il traffico internet è basso.

Il tasso dovrebbe poi costantemente prendere durante il corso della giornata e poi culminare durante le " ore di punta di internet" quando raggiunge i picchi di utilizzo, che è di solito è tra 7 e 11 PM.



Per esempio la BBC, equivalente della CNN del Regno Unito, segnala ogni ora di utilizzo medio  di internet è il seguente :



Se per la campagna riconteggio di Jill Stein erano reali  donazioni ,  in realtà non provengono da veri sostenitori dei verdi, poi le donazioni per la campagna dovrebbe far riflettere questa curva in qualche modo.

Tuttavia, essi non seguono la curva di internet tipica ..

Invece stanno arrivando  a una velocità oraria costante di 160.000 $ per ora ogni ora allo scoccare dell'ora.

Per illustrarlo, HNN ha compilato questo grafico delle donazioni di Stein a ore sovrapposte sul grafico della BBC di utilizzo di internet per ora a seconda del dispositivo.



Il grafico illustra le donazioni di Jill Stein in arancione con un contorno rosso che riporta le donazioni che si attestano a un tasso costante del 4,16% all'ora.

E' impossibile che la campagna riconteggio di Jill Stein riceva la stessa quantità di donazioni da parte degli utenti reali online ogni ora allo scoccare dell'ora quando l'utilizzo reale di Internet tra i dispositivi è molto variabile di ora in ora, specificamente ha picchi di sera e diventa praticamente inesistente tra 01:00 e 06:00 del mattino.

Questo indica chiaramente che le donazioni alla campagna di riconteggio non sono eseguite da "utenti di Internet ", ma invece sono il risultato di un programma bot di computer che sta lavorando dietro le quinte per finanziare la campagna.

E' quasi come sconcertante che Jill Stein sia riuscita a raccogliere in meno di 24 ore più denaro di quello che lei abbia raccolto durante tutta la sua campagna, ma questa è un'altra storia. Vale a dire, Hillary Clinton sta girando a Jill denari sporchi riciclati per chiedere un riconteggio in modo che Hillary non sia implicata nel non accettare i risultati delle elezioni.

E ancora, c'è incertezza anche in caso a prima vista per Stein  chiede il riconteggio dato che lei non è riuscita a catturare più del 2% dei voti in qualsiasi stato. Se i repubblicani mantengonoi la loro posizione su questo argomento, Hillary dovrà uscire da dietro la procura e mettere le proprie mani sporche avanti e forzare un riconteggio.


Via Reddit :



http://sadefenza.blogspot.com

tratto da alexanderhiggins

sabato 26 novembre 2016

Cuba rivoluzionaria l'ex presidente Fidel Castro muore all'età di 90 anni

Cuba rivoluzionaria l'ex presidente Fidel Castro muore all'età di 90 anni

Danny F. Quest
wearechange.org

L'ex presidente cubano Fidel Castro, che ha guidato un esercito ribelle alla vittoria, abbracciato il comunismo, in stile sovietico, e sfidato il potere di 10 presidenti degli Stati Uniti durante il suo governo di mezzo secolo, è morto a 90 anni.








Il  rivoluzionario con la barba, che è sopravvissuto a un paralizzante embargo commerciale degli Stati Uniti così come decine, forse centinaia, di piani di assassinio, è morto otto anni dopo la cattiva salute che lo costrinse a consegnare formalmente il potere al fratello minore Raul, che ha annunciato la sua morte Venerdì alla televisone di stato .

Castro ha superato la prigionia del dittatore Fulgencio Batista, l'esilio in Messico e un inizio disastroso per la sua ribellione prima della guida trionfale a L'Avana nel gennaio del 1959 per diventare, a 32 anni, il leader più giovane in America Latina. Per decenni, ha servito da ispirazione e fonte di sostegno ai rivoluzionari dall'America Latina all'Africa.

Il suo impegno per il socialismo è stato costante, anche se il suo potere  cominciò a svanire a metà del 2006, quando un disturbo gastrointestinale lo ha costretto a cedere la presidenza a Raul nel 2008, provvisoriamente in un primo momento e poi in modo permanente.

La sua immagine di sfida si soffermò a lungo dopo ha dato il suo marchio di fabbrica di sigari Cohiba per motivi di salute e la sua cornice di altezza crescevano si chinarono.

Sopravvisse abbastanza a lungo per vedere Raul Castro negoziare una apertura con il presidente degli Stati Uniti Barack Obama il 17 dicembre 2014, quando Washington e L'Avana hanno annunciato che avrebbero agito per ristabilire i rapporti diplomatici, per la prima volta da quando sono stati interrotti nel 1961.

Egli ha benedetto l'accordo storico, con il nemico di tutta la sua vita , in una lettera pubblicata dopo un silenzio che dura un mese.



Castro e Mandela , il presidente cubano Fidel Castro (Dx) esprime la sua gioia nella visita  all'ex presidente sudafricano Nelson Mandela presso l'ufficio di Mandela a Johannesburg 2 settembre 2001. (AFP PHOTO / Yoav LEMMER)

Fidel Castro Ruz è nato 13 agosto 1926, nel paese dello zucchero a oriente di Cuba, dove il padre immigrato spagnolo lavorò prima del  reclutamento per le aziende di zucchero negli Stati Uniti e poi impiantò una propria piantagione prospera.

Castro ha frequentato le scuole dei gesuiti, poi l'Università dell'Avana, ha studiato legge e scienze sociali. La sua vita come ribelle ha avuto inizio nel 1953 con un attacco sconsiderato alla caserma Moncada nella città orientale di Santiago. La maggior parte dei suoi compagni sono stati uccisi e Fidel e suo fratello Raul sono finiti in prigione.

Fidel rivolse la sua difesa di prova in un manifesto che ha fatto uscire di prigione, notoriamente conosciuta , "La storia mi assolverà".

Liberato per grazia, Castro fuggì in Messico dove ha organizzato una banda di ribelli , è tronato in patria nel 1956, navigando attraverso il Golfo del Messico, a Cuba su uno yacht chiamato Granma. Dopo aver perso la maggior parte del suo gruppo, in uno sbarco pasticciato, ha trovato sostegno nella zona orientale  a Sierra Maestra di Cuba.

Tre anni dopo, in decine di migliaia si sono riversati nelle strade dell'Avana per celebrare la caduta di Batista e vedere Castro con la sua carovana di ribelli, arrivati ​​nella capitale l'8 Gennaio, 1959.

Gli Stati Uniti sono stati tra i primi a riconoscere formalmente il suo governo, cautamente fiduciosi delle prime rassicurazioni di Castro che ha voluto ripristinare la democrazia, e non installare il socialismo.

In pochi mesi, Castro  impone riforme economiche radicali. I membri del vecchio governo è andato davanti ai tribunali con giudizi sommari, e almeno per 582 sono state scattati i plotoni di esecuzione in due anni. giornali indipendenti sono stati chiusi e nei primi anni, gli omosessuali sono stati ammassati in campi di "rieducazione".

Nel 1964, Castro è accusato di 15.000 prigionieri politici. Centinaia di migliaia di cubani sono fuggiti, tra cui la figlia di Castro Alina Fernandez Revuelta e sua sorella minore Juana.

Ancora, la rivoluzione ha entusiasmato milioni a Cuba e in tutta l'America Latina, e  visto come esempio che gli arroganti Yankees potevano essere sfidati. E molti sull'isola erano felici di vedere il sequestro di beni della classe terriera, l'espulsione dei gangster americani e la chiusura dei loro casinò.

I discorsi di Castro, della durata di sei ore, sono divenuti la colonna sonora della vita cubana e il suo discorso all'Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 1960 i 269 minuti, un record nel mondo per lunghezza, cinque decenni più tardi.

Mentre Castro si sposta nel blocco sovietico, Washington ha iniziato a darsi da fare per cacciarlo, tagliando gli acquisti di zucchero, pilastro dell'economia dell'isola. Castro, a sua volta, ha confiscato $ 1 miliardo di attività degli Stati Uniti.

Il governo americano ha imposto un embargo commerciale, che vieta praticamente tutte le esportazioni degli Stati Uniti verso l'isola ad eccezione di cibo e medicine, e reciso i legami diplomatici il 3 gennaio 1961.

Il 16 aprile dello stesso anno, Castro ha dichiarato la sua rivoluzione socialista, e il giorno dopo, circa 1.400 esuli cubani hanno preso d'assalto la spiaggia di Baia dei Porci sulla costa meridionale di Cuba. Ma l'invasione della CIA non è riuscita.

La debacle ha costretto gli Stati Uniti a rinunciare all'idea di invadere Cuba, ma Washington non si è fermata con i nemici esiliati di Castro. Il conteggio cubano, usato come bersaglio, è di oltre 630 piani di assassinio attuati da militanti esiliati da Cuba e dal governo degli Stati Uniti.

La più grande crisi della guerra fredda tra Washington e Mosca è esplosa il 22 ottobre 1962, quando il presidente John F. Kennedy annunciò che c'erano missili nucleari sovietici a Cuba e ha imposto un blocco navale dell'isola.

L'umanità ha trattenuto il  respiro, e dopo una settimana di tensione della diplomazia, il leader sovietico Nikita Krushchev li ha rimossi. Il mondo non è stato così vicino come allora ad una guerra nucleare.

Castro mette insieme gruppi rivoluzionari insieme al nuovo Partito Comunista di Cuba, con lui come primo segretario. I sindacati perdono il diritto di sciopero. La Chiesa cattolica e le altre istituzioni religiose sono state oggetto di vessazioni. Nei quartieri i "comitati di difesa rivoluzionari" tengono d'occhio tutti.

Castro  esporta la rivoluzione nei paesi dell'America Latina nel 1960, e ha inviato truppe cubane in Africa per combattere i regimi occidentali nel 1970. Nel corso dei decenni, ha inviato medici cubani all'estero per aiutare i poveri, e ha dato rifugio ai fuggitivi leader delle Black Panter  dagli Stati Uniti

Ma il crollo del blocco sovietico  conclude il  miliardario commercio e i sussidi per Cuba, avviando la sua economia in una spirale negativa. Castro sperimenta l'apertura ai capitalisti stranieri, limitata alle imprese private.

Le relazioni con Cuba alla fine della guerra fredda allevia le tensioni globali, molti paesi dell'America Latina ed europei ristabiliscono le relazioni. Nel gennaio 1998, Papa Giovanni Paolo II ha visitato una nazione che era ufficialmente atea fino agli inizi del 1990.

Aiutato dal boom del turismo, l'economia lentamente ha recuperato e Castro ha costantemente mantenuto il controllo del governo, soffocando gran parte della libera impresa limitata e tollerata durante i periodi più duri.

Per quanto esuberante fosse in pubblico, Castro ha cercato di condurre una vita privata modesta. Lui e la sua prima moglie, Mirta Diaz-Balart, da cui ha avuto un figlio prima di divorziare nel 1956. Poi, per più di quattro decenni, Castro ha avuto una relazione con Dalia Soto del Valle. Hanno avuto cinque figli insieme e si dice di averla sposata nel 1980.

Con il tempo Castro si è dimesso, 49 anni dopo il suo arrivo trionfale a L'Avana, è stato a capo del più longevo governo  del mondo, oltre i monarchi.

In pensione, Castro ha espresso sostegno incrollabile in Raul che ha lentamente ma  deliberatamente emanato cambiamenti radicali, al sistema marxista che aveva costruito.

La sua longevità ha permesso al fratello minore di consolidare il controllo, forse allungando la rivoluzione ben oltre la vita di entrambi gli uomini. Nel febbraio 2013, Raul ha annunciato che si sarebbe ritirato da presidente nel 2018 e prende il nome di nuovo conio il Vice Presidente Miguel Diaz-Canel come suo successore.

"Avrò presto 90 anni", ha detto Castro al  congresso di aprile 2016 del partito comunista, dove ha fatto la sua più ampia apparizione pubblica negli anni. "Presto sarò come tutti gli altri. Viene il momento per tutti noi, ma le idee dei comunisti cubani rimarranno come prova di fatti che su questo pianeta, se si lavora con fervore e  dignità, si possono produrre beni materiali e culturali di cui gli esseri umani hanno bisogno e necessita la lotta per non rinunciarvi. "

Associated Press


UN ROMANZO COSTITUZIONALE CON CENSURA DELLE PARTI OSCENE

UN ROMANZO COSTITUZIONALE CON CENSURA DELLE PARTI OSCENE

i rappresentanti dei poteri forti massonici e bankster

Il filo-americanismo presenta sempre risorse insospettate. Come già otto anni fa la vittoria di Obama aveva rilanciato il mito della “più grande democrazia del mondo”, persino l’attuale “trionfo” di Trump ha dato il via ai consueti inni in onore degli USA, capaci di sovvertire quel “pensiero unico” che proprio loro avevano imposto al mondo. Ogni speculazione ed ogni elucubrazione andrebbero peraltro corredate di qualche pezza d’appoggio, che invece manca all’appello.

Hillary Clinton è stata abbandonata da una parte consistente dell’elettorato democratico, riscuotendo oltre sei milioni di voti in meno dello spompato Obama delle elezioni di quattro anni fa. Nonostante abbia spaventato l’elettorato democratico con i suoi toni guerrafondai, Hillary Clinton ha strappato comunque più voti di Trump, ed assolutamente nulla indica che i voti da lei persi siano andati al suo avversario, il quale, in definitiva non è riuscito neppure a raggiungere la percentuale elettorale raggiunta dai precedenti candidati repubblicani, McCain e Romney. Trump è risultato alla fine vincente non per aver trascinato le masse, ma solo per le alchimie elettorali del sistema americano, in altre parole per il velato appoggio di una parte dell’establishment. 

Cosa vogliono le lobby che hanno sostenuto Trump? Certamente non solo il protezionismo in sé, che nessun presidente gli aveva fatto mai mancare. Già nel 2007 l’Unione Europea infatti segnalava il protezionismo mascherato degli USA, che ammantava con motivi di sicurezza il blocco delle merci straniere. Oggi c’è in ballo qualcosa di più, cioè una revisione dei trattati commerciali internazionali che, dopo l’orgia delle delocalizzazioni, hanno determinato dei feedback sfavorevoli per il sistema industriale americano.


Chi in Italia si aspetta una replica della Brexit e del trumpismo al prossimo referendum costituzionale, dovrebbe anzitutto chiedersi se in Italia vi sia una parte dell’establishment disposta, come nel Regno Unito, a supportare la probabile vittoria numerica dei no consentendole di risultare al computo dei voti finali. La possibilità di brogli infatti non è un’ipotesi peregrina o complottistica, in quanto trova la sua ragion d’essere nella legislazione vigente sul segreto di Stato, varata nel 2007 dal ministro Amato e concretizzata dallo stesso ministro nel regolamento ministeriale del 2008. Nel regolamento, tra le materie da considerare possibile oggetto del segreto di Stato, vi è infatti la “tutela della sovranità popolare”. L’introduzione di questo concetto appare abbastanza paradossale. Cosa può esservi da segretare in ciò che concerne la “sovranità popolare” se non i brogli elettorali? 

Alcuni commentatori hanno correttamente segnalato nella propaganda di Renzi il suo punto di forza, ma anche il suo punto di debolezza. La propaganda è un genere narrativo seriale, analogo a quello delle fiction televisive, nelle quali si attira l’attenzione dello spettatore con drammatizzazioni esagerate. Le attese così create nello spettatore vengono però regolarmente deluse dalle stesse esigenze del serial, che non si preoccupa del peso attribuito di volta in volta a personaggi e situazioni, ma solo della sua continuità narrativa, perciò tutto ciò che era stato enfatizzato nelle puntate precedenti viene prontamente dimenticato nelle puntate successive. Se il “Jobs Act” aveva costituito quella svolta epocale che avrebbe dovuto attirare investimenti da ogni dove, come mai oggi quegli stessi investimenti sarebbero invece condizionati al sì al referendum? E prossimamente quale altra condizione ci sarà? Le “riforme” non riformano mai abbastanza ed ormai servono soltanto a preparare altre “riforme”, all’infinito.

D’altra parte questo “epocalismo” e queste attese palingenetiche di cui il renzismo si nutre, costituiscono il minore degli aspetti del problema. Gli aspetti più gravi riguardano il non detto, l’ignoto ai più, o addirittura il falso. Tutta la questione dell’illegalità istituzionale viene infatti percepita nei suoi risvolti infimi, come le ruberie ed i privilegi.

Hegel diceva che lo Stato è l’ingresso di Dio nel mondo. Il problema è che l’esistenza dello Stato è persino più dubbia di quella di Dio. Anche rappresentare lo Stato come un apparato di classe gli attribuirebbe un’organicità che in effetti non possiede. Lo Stato è in parte un’astrazione giuridica, in parte una superstizione, ma soprattutto esso rappresenta un’etichetta ed un alibi per le lobby affaristiche prevalenti, lobby delle privatizzazioni, lobby finanziarie, lobby coloniali. E non c’è certezza del diritto che tenga di fronte agli interessi delle lobby che operano nelle istituzioni pubbliche. 

Nel 2013 i ministeri hanno imposto un balzello di seicento euro (poi portato addirittura a seicentocinquanta) per poter presentare il ricorso straordinario al Presidente della Repubblica. Per i dipendenti pubblici che sono vittime dei soprusi della lobby delle privatizzazioni ciò rappresenta un ulteriore ostacolo alla possibilità di difendersi. Il Consiglio di Stato ha rilevato l’incostituzionalità, l’illegittimità e l’illegalità del balzello, ma poi lo stesso Consiglio di Stato, invece di pronunciarsi per la sua abolizione, ha demandato al governo la risoluzione della questione con un’apposita legge, che ovviamente non si farà, se non in senso peggiorativo. In pratica il Consiglio di Stato se ne è lavato le mani (o, meglio, se le è sporcate insieme col governo). 

Un altro risvolto del tutto oscurato dalle fumerie mediatiche riguarda le vere finalità della legislazione fiscale. L’opinione pubblica più “arrabbiata” percepisce il fisco come un’austerità che si è resa necessaria per tamponare i buchi creati dalle ruberie presenti e passate, ignorandone i risvolti lobbistici e coloniali. Ad esempio, nell’ultimo ventennio le tasse sulla casa hanno determinato un crollo dei valori immobiliari. La Banca Centrale Europea ci fa sapere che l’Italia non è riuscita neanche ad agganciarsi alla ripresa europea del valore degli immobili. 

Sta di fatto che il crollo dei prezzi degli immobili italiani ha consentito una penetrazione di “investitori” esteri, i quali non hanno atteso la vittoria del sì per arraffare quegli immobili a prezzi stracciati. Le acquisizioni degli immobili sono operazioni coloniali condotte con capitali esteri, ma anche da lobby italiane che concorrono a manovrare quei capitali. Si è quindi creato un establishment interno che trae profitto e vantaggio dalla collaborazione coloniale. Occorrerà vedere se questo establishment consentirà la vittoria dei no, o anche se non sia già pronto a gestirne gli effetti con nuove misure di “austerità”. 

A dettare le scadenze di un Paese non sono i risultati elettorali ma le “emergenze”, specialmente quelle artificiose. L’europeismo, come già ci aveva fatto sapere Altiero Spinelli, si alimenta di emergenze, la più ghiotta delle quali sarebbe quella di una guerra, fredda o calda, contro la Russia. La recentissima mozione del parlamento europeo che paragona la minaccia russa a quella dell’Isis, va certamente in questo senso.
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manifestazione russofobica

venerdì 25 novembre 2016

LINGUA SARDA: FASCISMO E SEMINARIO DI CUGLIERI. LA ‘CATASTROFE’ ANTROPOLOGICA DEL SARDO

LINGUA SARDA: FASCISMO E SEMINARIO DI CUGLIERI. LA ‘CATASTROFE’ ANTROPOLOGICA DEL SARDO

Prof. Luigi Amedeo  Sanna 










Sabato scorso alla Conferenza sulla ‘prosa’ in lingua sarda ho fatto vedere con dati scientifici alla mano (1), e cioè con la documentazione, che un colpo quasi mortale fu inferto, tra gli anni trenta e quaranta, alla lingua dei Sardi, con due operazioni che, anche se non combinate, si diedero una mano per raggiungere ‘a bolla o a marolla’ (2) l’obiettivo.

Fu infatti l’avvento del fascismo degli anni venti/trenta con la sua ideologia integralista della nazione e della patria unica e pressoché nello stesso periodo la fondazione del Seminario teologico di Cuglieri che ‘tagliarono’ con cosciente programmazione e determinazione l’elemento base e fondante dell’identità. Poi arrivò il giacobinismo della scuola ‘antropologica’ (politica) della seconda metà del Novecento con i suoi ‘miti al contrario’ (le bufale storiche) a tentare il completamento del successo in una guerra linguistica e psicologica ad ami impari (3) che aveva lasciato quasi solo macerie Ma quest’ultima è una storia sull’antisardismo, tutta da scrivere, non trattata nella Conferenza, che abbiamo lasciato alle successive Conferenze degli anni a venire, quelle annunciate che organizzerà il Comune di Assolo (4).

Sulla energia con la quale il fascismo cercò di sradicare la lingua dei Sardi, persino giudicando obsoleta ed inutile la poesia, tutti sanno (o in molti dovrebbero sapere). E’ notissima nella storia della lingua e della letteratura in Sardegna la polemica che ci fu in quegli anni tra il fascista Anchisi e il nostro Antioco Casula (Montanaru), l’uno detrattore quasi fino al disprezzo della ‘poesia’ sarda e l’altro difensore, soprattutto con l’esempio dei suoi versi dell’espressione unica ed originale letteraria sarda.
Tanto difensore che mentre in Italia ci si affannava, attraverso il dibattito teorico ‘poesia’ e ‘non poesia’ del filosofo Croce e dei suoi antagonisti (tra questi il sardo Gramsci), a dare una definizione di ‘poesia’, il poeta di Desulo sornionamente e con garbo insuperabile così entrava, in lingua sarda, nel detto dibattito: It’est sa Poesia? Esta sa lontana/ bella immagine bida e non toccada/ unu vanu disizu, una mirada/ unu raggiu ‘e sole in sa ventana/ Sas armonias de una serenada/ o sa ‘oghe penosa e disperada de su ‘entu / tirende a tramontana […] It’est sa poesia? Sa poesia est totu / si nos animat cudd’impetu sinceru / e nos faghet cun s’anima cantare.
Si era lontani ancora dal tentare di valorizzare, come accadde dagli anni Ottanta in poi del Novecento, anche la prosa in lingua sarda ma la nascita ( dei racconti e dei romanzi di oggi) e la crescita di questa va ricercata nella resistenza del poeta sardo che fece vedere con le ‘cose’ la qualità dell’espressione, anche storica e non solo del suo periodo, del sardo in tutte le sue varianti.

Sulla prosa letteraria in lingua sarda si hanno idee sbagliate e confuse sulla sua esistenza storica. Mi è capitato più di una volta di polemizzare con studiosi della letteratura della Sardegna che hanno negato o taciuto sulla sua consistenza quando invece, lasciando da parte la ‘prosa alta letteraria formale’ del Carta del logu), dal Concilio Tridentino in poi si diede inizio alla creazione di un vero e proprio genere formale prosastico e cioè alla predica recitata e scritta in ‘vulgari sermone’ (5) , si può dire, in ogni angolo della Sardegna. Una prosa che, in pochissimo tempo crebbe tanto da essere ‘normata’ da rigide regole che praticamente furono del tutto ‘codificate’ con il Consiglio plenario provinciale del 1606, indetto dal Vescovo Bacallar. In questo venne sancita la forma della prosa in sardo, prima ovviamente da scriversi e poi da recitarsi (6) . Si noti questo canone (7) delle deliberazioni : Caveant concionatores ne ostendendae doctrinae causa difficiles admodum atque inanes quaestiones exagitent et a jocosis et ridiculis verbis prorsus abstineant (Si guardino i concionatori, mossi dall’intento di ostentare la loro dottrina e la loro eloquenza, dal trattare argomenti troppo difficili e senza utilità pratica; e si astengano del tutto dall’uso di un lessico scherzoso e che susciti la risata).

La prosa della predica in lingua sarda (vulgaris sermo) viene così disciplinata: argomenti semplici, recitati in modo semplice ma in modo ‘gravis’, sempre serio. Naturalmente questa fu la traccia ma chiunque legge una predica in sardo del Seicento (5), del Settecento, dell’Ottocento e della prima metà del Novecento si rende subito conto che i predicatori cercarono sempre di rendere la forma espressiva e/o molto espressiva trattandola ‘letterariamente’, cioè con tutti gli espedienti tipici della prosa oratoria del passato (latina e greca) e del presente, anche sulla base di ‘exempla’ castigliani (spagnoli) e italiani. E leggendo alcune prediche del famosissimo Pietro Casu di Berchidda ci si rende conto che, con il garbo e l’opportunità, qualche volta anche il ‘riso’ degli ‘iscurtantis’ poteva essere provocato, soprattutto se esso aveva il fine di allontanare il peccatore dal peccato. Nell’Ottocento sorse in Oristano, per merito dell’Arcivescovo di Oristano, Antoni (7) Soggiu una vera e propria scuola di produzione di prediche e di recitazione con tanto di manuale (8) che, anche se indirizzato ai seminaristi del Seminario Tridentino di Oristano, in realtà era esteso a tutti i Seminari della Sardegna (9).

Questa prosa, ignorata dagli studiosi, sardi e non, praticamente sino alla nostra pubblicazione sulla letteratura sarda alla fine del secolo scorso (10), ebbe quindi una vita lunghissima (quasi quattro secoli!) e fu abbondantissima. Le nostre ricerche, solo per le Diocesi di Oristano, Ales e Terralba, hanno permesso di individuare una produzione manoscritta (ma qualche volta anche data alle stampe) di oltre seicento prediche in lingua ‘campidanese’ (il più dei casi) e in lingua ‘logudorese’, quindi nella lingua della koinè (11) dei due macrosistemi della lingua sarda. Questo vuol dire che, con ogni probabilità delle ricerche più mirate, nel resto della Sardegna potrebbero portare quel numero al doppio o al triplo facendo vedere quale importanza sul piano della predica ma anche sul piano della ‘forma prosastica’ ebbe la produzione oratoria dei preti, dei canonici, dei vescovi e degli arcivescovi Sardi.

Abbondantissima certo, ma essa (incredibile a dirsi!) scomparve, come si è detto, nel giro di qualche decennio, con le imposizioni politiche del fascismo e con gli atti cogenti religiosi didattici del Seminario di Cuglieri. Fu quest’ultimo in particolare la causa di una vera e propria catastrofe antropologica di cui paghiamo ancora le conseguenze con i dibattiti più o meno accesi a proposito de ‘sa limba’. Gli insegnanti di Cuglieri, tutti o quasi tutti continentali di Torino, imposero ai giovanissimi seminariristi, l’uso dell’italiano non solo nelle aule a scuola ma anche al di fuori di queste e annullarono lo studio della storia della Sardegna (12). Ma, fatto gravissimo per le sue conseguenze, trattennero quelli che erano poco più che bambini, in tempo di vacanze estive e natalizie, per impedire loro di usare il sardo a casa o, perlomeno, usarlo il meno possibile. Credo che non ci voglia molta intelligenza per capire che gli insegnanti torinesi volessero ottenere il risultato pratico di giovani sacerdoti che sarebbero andati nelle loro parrocchie di affidamento parlando in italiano, insegnando in italiano, celebrando in italiano e predicando in italiano.

Per far vedere gli effetti di quella che non a caso abbiamo chiamato ‘catastrofe’ (mutamento radicale) forniamo una tabella sulla predicazione in sardo e in italiano del canonico Efisio Marras di Allai e un documento scritto del 1938 relativo all’inizio di una predica in sardo campi danese sempre dello stesso Marras (13):
Dal Corpus (preigas) .
Prediche recitate in Oristano dal canonico in 12 chiese:
in lingua sarda campi danese : 63
in lingua italiana: 23
Prediche recitate nelle ville delle diocesi di Oristano, Ales e Terralba:
in lingua sarda campidanese: 591
in lingua italiana: 92
Incipit della predica su Santu Lussurgiu (Corpus, 74) recitata in Usellus (anno 1928)

Cristianus carissimus, nosaterus seu fillus de Santus: su sanguni chi scurrit in is venas nostras est sanguni de is martiris de sa fidi. Sa storia nostra giaghì non est ateru che storia de continua sclavitudini amada de si gloriai de su splendori de cuscus erois chi hant combattiu po dogna giusta libertadi, sa libertadi de sa patria e sa libertadi de sa religioni. Calis custas glorias? Sa storia nostras sunt pagas paraulas: Cartagini, Roma, is Vandalus, Pisa e Genova, Sa Spagna. Is monumentus nostrus funti is nuraghis, is casteddus isciusciaus, is barracas de is pastoris. Is erois nostrus? Amsicora, Yosto, Eleonora, Leonardo de Alagon, Giovanni Maria Angioi. E custu est totu su chi teneus de grandu memorias, de is calis podeus imparai e pigai ispirazioni po s’avvenire de sa patria. Ebbenis ancora chi pagas siant is glorias civilis nos si depit cunfortai su pentzai chi de medas e ateras glorias si podeus gloriai ….


Questa era dunque la situazione del sardo meno di un secolo fa e questi erano i predicatori amanti della storia della Sardegna. Poi in venti anni ci fu un vero e proprio tsunami e tutto o quasi tutto fu raso al suolo. Quante sono oggi le prediche reciate in sardo ? Nessuna. Le conoscete oggi le prediche dei parroci sardi dissardizzati o dei vescovi sardi e continentali? Se non le conoscete, dato il loro squallore e l’assenza totale di passione ‘nazionale’ e ‘patria’, non vi perdete nulla. Neanche l’arte della predica in italiano, non dico in sardo.


Note e indicazioni bibliografiche

1. I dati statistici e storici sono stati offerti sulla scorta della documentazione di oltre 500 prediche manoscritte e sulle circa 100 prediche pubblicate nel corso di tre secoli e più di predicazione.
2. Volenti o nolenti (lett. con voglia o di mala voglia)
3. Negli anni cinquanta e sessanta del secolo scorso, complici anche le Università della Sardegna e i docenti delle facoltà umanistiche (tranne qualche esempio di studiosi come il linguista Antonio Sanna) fu organizzata una lotta politica contro il ‘sardismo’ (e l’autonomismo in generale) e contro quelli che venivano giudicati ‘miti’ creati ad arte dai sardi ‘sconfitti’ e sublimanti la triste realtà con un passato di ‘glorie’ mai esistito. Sulle basi di un internazionalismo di maniera e di un nazionalismo italocentrico, fu negato tutto di tutto: che i Sardi costituissero una ‘nazione’, che avessero una lingua, che avessero una loro specifica letteratura, un loro grandioso passato. A tale scopo furono fondate delle riviste falsamente ‘gramsciane’, perché prive spesso di qualsiasi rigore storicistico, dedite soprattutto ad abbattere sistematicamente gli idoli storici (quelli così fortemente ‘gridati’ invece dai predicatori sardi dell’Ottocento e del Novecento). Le aule universitarie, dove più dove meno, furono palestre di annichilimento della sardità anche di quella più moderata. Ricordiamo una conferenza che si tenne in Oristano sul Basso Medioevo durante la quale alcuni giovani storici sardi fecero a gara, sulla base di categorie critiche non pertinenti, per ridimensionare il ruolo di Eleonora d’Arborea nella storia della Sardegna. Persino la Carta de Logu fu giudicata ‘in fondo’ ben poca cosa. La Presidente della Camera dei deputati Nilde Jotti, presente al Convegno, perse letteralmente le staffe (anche come donna) per quella ‘ingenerosità’ collettiva accademica, tenendo una lezione di equilibrio magistrale sulla ‘grandezza’ della Giudicessa oristanese (regina) di quel tempo, ritenendola una delle donne più rappresentative nel panorama politico, sociale e legislativo europeo. E tutti zitti zitti, naturalmente, dopo le sonore bacchettate di ‘vertice’.
4. Questa la promessa del Sindaco Minnei. Certo è che un piccolissimo comune che si mettesse alla guida su di un campo così specifico come quello della ‘prosa’ in lingua sarda potrebbe infondere coraggio per ‘comunità’, anche più grandi, in grado di arrestare politicamente il fenomeno della scomparsa della lingua sarda. Sulla base anche della considerazione che la desertificazione della Sardegna rurale non è dovuta a motivi solo economici ma anche e soprattutto culturali. I sardi né carne né pesce, privi della loro identità, soprattutto linguistica, non hanno saputo dare (e ancora non sanno dare) risposte adeguate alla ‘crisi che non è di questi giorni, mesi e anni, ma di cinquanta e più anni, con la nascita dell’era industriale. Forse studi specifici, condotti con rigore, su materie specifiche possono contribuire a risanare e ad riequilibrare una società come quella sarda sempre di più priva di ‘valori’, ‘invidiosa’ delle ‘tanche’ altrui e sempre più ingannata psicologicamente dalla globalizzazione.
5. L’espressione ‘vulgaris sermo’ non ha connotazioni negative. Significa, alla lettera, la lingua del ‘vulgus’, cioè del popolo sardo.
6. Sanna G., 2002, Pulpito, politica e letteratura. Predica e predicatori in lingua sarda. S’Alvure editore Oristano, passim.
7. Sanna G., 2002, Pulpito, politica, ecc. cit. cap. 4, p. 41.
8. Soggiu A., 1841,Lezioni di sacra predicazione per i seminaristi di Oristano.
9. Sanna G., 2002, Pulpito, politica, ecc. cit. cap. 7, pp. 71 - 81.
10. Atzori G. - Sanna G., 1996 -1998, Lingua Conunicazione Letteratura, voll. I – II, Edizioni Castello, Quartu Sant’Elena (Cagliari).
11. L’aspetto che più colpisce della produzione delle prediche in lingua sarda è quello della koinè linguistica elaborata e, direi, quasi codificata, nel corso di due secoli. Per consenso comune, forse solo con saltuarie consultazioni epistolari e senza i dibattiti defatiganti di oggi sul come scrivere il sardo e ‘quale’ sardo adoperare, si formarono praticamente due lingue di livello prosastico medio-alto. In ragione di questo notevole ‘deposito’ linguistico letterario, Il sardo odierno della prosa, secondo me, dovrebbe rifarsi e ispirarsi anche ai due modelli otto - novecenteschi, soprattutto ai modelli della prosa alta e stilisticamente valida della predicazione, purtroppo così poco conosciuta nonostante la ricchissima documentazione.
12. Si ricordi che detto studio all’unanimità era stato promosso nel 1924 nei lavori delle sessioni del Consiglio plenario dei vescovi sardi cioè poco tempo prima. Va detto subito, per la verità storica, che la chiesa sarda in genere cercò di fare resistenza e si mostrò alquanto ostile alle iniziative dirigistiche ‘italianiste’ e non furono pochi gli attriti tra le due istituzioni. Sta di fatto però che, anno dopo anno, la politica culturale del Seminario di Cuglieri fece scuola e in tempi molto rapidi. E la dissennata dissardizzazione linguistica e storica del clero sardo dell’Isola, subito intuita e pertanto osteggiata dai vescovi sardi, interpreti e garanti questi della specificità e della sardità nella ‘cura animarum’, apportò un' immane catastrofe alla ‘nazione’ sarda.
13. Efisio Marras nacque in Allai nel 1883 da Giuseppe e da Peppica Pippia. Fu alunno e poi, una volta conseguita la laurea in Teologia a Roma, insegnante nel Seminario Tridentino di Oristano. Dirigente e attivista dell’azione cattolica, valentissimo e rinomato predicatore, ci ha lasciato un corpus di 175 prediche. Di queste 134 in lingua sarda campidanese o meridionale. Morì nel 1966 presso le suore dell’Opera Pia Cottolengo. Il corpus delle prediche si trova custodito presso la biblioteca del Seminario oristanese.

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