Primo Corso on line di Epigrafia nuragica per gli amici di facebook
PAGINA SETTIMA
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Oggi inizieremo ad esaminare e a studiare un altro documento scritto nuragico, il cosiddetto 'brassard' (presunto oggetto per proteggere il braccio dalla frustata della corda dell'arco) di Is Locci Santus, facente parte una volta di una collezione privata e rinvenuto agli inizi della seconda metà del secolo scorso, con ogni probabilità, in un sito nuragico delle campagne di San Giovanni Suergiu.
Il reperto (v. fig.1), una piccola pietra lavorata di forma rettangolare con i lati più lunghi leggermente concavi e quelli più corti leggermente convessi, presenta due fori per parte e apparentemente , graffiti armonicamente per tutta la superficie, sette segni.
Descriviamoli uno per uno.
A partire dalla destra si nota un segno in forma di pesciolino, seguito in alto da un altro segno in forma di 'N' (spezzata e scritta al contrario), seguito a sua volta, più in basso, da un segno in forma di 'X' e da un altro formato da due barrette verticali. Proseguendo ancora verso sinistra notiamo un segno pittografico a schema antropomorfico (in forma umana) seguito in alto da due altri segni pittografici: un sole con sette raggi e un bue o toro.
L'archeologo che lo ha descritto all'inizio (più di venti anni fa), ignaro del tutto dei segni della scrittura nuragica e del modo di riportarli nel supporto, ha pensato ad un oggetto (il brassard) neolitico riciclato , con dei segni appartenenti alla simbologia giudaico - cristiana (il pesce).
Invece si tratta, come già abbiamo avuto modo di dire a proposito del ciondolo di Pranu Antas (v. 'Pagina prima' ), di un'iscrizione nuragica a rebus basata sul mix (mescolamento) di segni pittografici, ideografici e di segni schematici lineari; un' iscrizione di ispirazione protocananaica , ovvero ricavata da quella scrittura di origine orientale siriana che, da quanto si sa, per prima 'inventò' questo codice o sistema di scrittura.
L'oggetto che vedremo tra poco (che non è un parabraccio per soldati o per cacciatori ma ben altro), si compone dei segni che potete vedere indicati nella fig. 2.
Essi fanno parte dei segni fonetici consonantici semitici che si sono già visti nell'alfabeto riportato nella 'pagina seconda' (nella 'seconda lezione') ma si compongono anche di segni ideografici che vanno ulteriormente spiegati, a partire dagli stessi 'fori' presenti nell'oggetto.
Bisogna far presente (tra le prime cose che si devono apprendere dell'alfabeto nuragico) che gli scribi isolani si servivano di qualsiasi immagine del 'doppio' per scrivere la lettera 'beth' ovvero la 'seconda' lettera dell'alfabeto. Pertanto due fori, due punti, due colombe, quattro occhi, una spada a doppia lama, ecc. ideograficamente potevano rendere la lettera beth. Quindi ai due lati dell'oggetto si presentano due lettere 'beth'.
Altro segno, pittografico da una parte e ideografico dall'altra, è l'apparente disco solare che si trova stranamente ad essere disegnato con una parte solo dei suoi raggi (quella inferiore) in numero di sette. Ora si sappia che in nuragico tutte le volte che si trova disegnato un disco o un oggetto in forma circolare si è di fronte alla voce NL/ NR che significa luce. Non siamo quindi di fronte al 'sole', come potrebbe sembrare a prima vista, ma di fronte alla 'luce' del sole e della luna assieme. Sono i due astri congiuntamente che danno la luce ('un occhio solo', come vedremo in una lezione). I 'sette' segni costituiscono non più un pittogramma ma un ideogramma in quanto il sette dà l'idea e simbolizza sempre, per convenzione, la voce 'santo'.
Altro segno complesso ancora della scritta, ma pittografico e consonantico acrofonico (la prima lettera è quella che conta), è il toro. Se voi notate il toro è disegnato come pittogramma 'Toro' ('Ak/'Aleph) ma la sua testa è resa 'maliziosamente' attraverso lettera consonantica (acrofonica) disegnata proprio come si presenta questa lettera nella scrittura schematica, rappresentando una parte per il tutto dell'animale.
Quindi con questi dati possiamo cominciare a individuare la lettura dell'intero documento che, stando all'alfabeto semitico (vedere 'pagina seconda') ci offre, a partire da destra verso sinistra, una 'daleth (il pesciolino), una 'nun' (il serpentello spezzato), una 'taw' (il segno a X), una zayn (le due barrette verticali) e il hē (segno antropomorfico con braccia aperte).
Ora se noi mettiamo in fila i segni avremo:
B D N T Dh/Z H NL SANTA TORO 'A B
Nella lettura destrorsa o sinistrorsa si tenga sempre presente che conta sempre (alla maniera egiziana) il segno più alto procedendo nel senso della lettura. Pertanto il segno della 'nun' precede il segno della 'taw' ed il segno pittografico -ideografico ( luce – santa) precede il pittogramma 'toro' ('Ak/ 'aleph)Per oggi può bastare. Nella prossima lezione (Pagina ottava di Venerdì), attraverso la singolare scrittura, vedremo di capire sia il significato dell'oggetto detto 'brassard' sia il significato dell'intera espressione in esso riportata.
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PAGINA OTTAVA
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Partiamo dunque dalla destra e riprendiamo (v. la lettura consonantica e pittografica della 'Pagina Settima') i primi quattro segni B D N T.
Ora, la sequenza consonantica ottenuta non offre un minimo significato in semitico (lingua abituale usata dagli scribi e sacerdoti nuragici). Ma chiunque conosca almeno un po' la lingua latina si accorgerà che, inserendo le vocali, si ottiene una sequenza certa di senso data due parole : BI + DENTE/I. E comprenderà ancora che quella sottile pietruzza, così finemente lavorata e che mai potrà servire per proteggere il braccio dal rinculo della corda dell'arco, in realtà è un oggetto religioso e più precisamente una 'bidente' ovvero una 'bipenne' come sono tutti gli oggetti che gli archeologi si ostinano a chiamare in maniera bizzarra 'brassard'.
A questo punto, per quanto detto, bisogna subito anticipare una obbiezione che potrà sorgere dalla semplice considerazione che, essendo la scrittura molto arcaica essa è logicamente prelatina. Infatti, 'bidente', se uno consulta il vocabolario, è voce da considerarsi non nuragica ma latino -romana.
Che cosa è avvenuto dunque? Il reperto è un falso? Una bufala? Non può essere perché è stato presentato da un archeologo (Atzeni) con tanto di garanzia che non lo è. Se non lo è bisogna cercare allora qualche altra spiegazione che ci possa soddisfare. E l'unica spiegazione possibile è che la voce 'bidente' non sia latino -romana ma nuragica perché bisogna pensare che chi ha fatto quella scritta i Romani, giunti in Sardegna per conquistarla e colonizzarla, non li poteva conoscere. E bisogna ritenere ancora, per logica stringente, che prima che i Romani giungessero nell'Isola il cosiddetto 'latino' c'era già e che quindi esistesse un sardo -latino italide (una lingua certamente un po' diversa ma comune ai due territori), cioè ci fossero due lingue gemelle del cosiddetto ceppo indoeuropeo 'occidentale'.
'Bidente' era, insomma, termine comune sia per la Sardegna che per il Lazio (quello più esteso di allora) . Fare però un' asserzione del genere sarebbe stata una follia se i documenti nuragici, con scrittura nuragica, nel frattempo non ci avessero mostrato altre parole (GIGAHANLOY, CORASH, DHE, Y, GAWAHURU, SORWHEG(U), NONNO, COLORU, ecc.) di ceppo indoeuropeo.
Ognuno potrà comprenderà quale reazione c'è stata di fronte ad un dato di questo genere, ma gli archeologi e i linguisti non se la devono prendere con me, ma con i documenti. Altrimenti devono dimostrare che i documenti che riportano quelle parole sono dei falsi. Ma dovranno farlo non a chiacchiere, ma scientificamente, mostrando cioè, attraverso gli strumenti scientifici che oggi si possiedono, che gli oggetti scritti sono dei falsi.
Ma non è certo il caso di proseguire con questo argomento e cerchiamo di vedere piuttosto se il termine 'bidente' è voce organica che può andare d'accordo con tutto il resto della scritta oppure, al contrario, è una parola che stona e non dà senso compiuto.
Ci restano dunque dopo i primi quattro segni gli altri che, messi in fila, sempre leggendo da destra verso sinistra, ci danno questa sequenza:
BIDENTE DHE (di) HE (lui) LUCE (disco luminoso) SANTA (sette) PADRE ('aba)
cioè la bidente (l'oggetto che fa da supporto alla scrittura) è la bipenne del Dio padre della luce santa. In poche parole: l'oggetto manifesta se stesso con l'aiuto della scrittura, dice che è la 'BIDENTE'.
Molti di voi sicuramente sanno che in Sardegna c'era, forse già prima dell'età del bronzo, il culto della bipenne, che la bipenne è un simbolo molto forte della religiosità di molti popoli, ma forse non sanno che nel frattempo i documenti nuragici ci hanno spiegato ad abundantiam che la BIDENTE, l'oggetto simbolico con due 'pinnae', simboleggia l'androgino cioè il dio che è maschio e femmina nello stesso tempo.
Ma perchè è luminoso? Semplicemente perché il dio della luce, padre della luce, creatore della luce, è il sole e la luna assieme, maschio l'uno e femmina l'altra.
Non intendiamo aggiungere altro, per non andare troppo lontano e complicare le cose, ma sappiate che quando vedete nei musei delle accettine (segureddas piticas) con il segno 'X' vi trovate di fronte non ad un segno 'ponderale' (peso di che?) come dicono e ripetono a 'vanvera' (cioè senza capire) certi archeologi che non riflettono, ma ad una bidente come questa che stiamo esaminando; bipenne che simboleggia il maschio e la femmina, il sole e la luna. In esse (le accettine) c'è scritto semplicemente : 'segno' (taw) della bidente', ovvero del maschio e della femmina, sole e luna. C'è scritto non solo 'segno' ma anche tutto il resto perché in nuragico il supporto il più delle volte va letto, perché anche il supporto fa parte integrante della scrittura e quindi della lettura. E' anch'esso scrittura. Cosa questa non nuova perché la scrittura geroglifica egiziana, per tanto tempo contemporanea e 'parallela' a quella nuragica, usava scrivere con il supporto e dava valore fonetico e quindi di lessico aggiuntivo al resto della scritta. Questa attenzione per il supporto quindi la vedremo altre volte perché altre volte saremo costretti a leggere la sequenza grafica incisa insieme alla voce che offre il supporto.
Ma, perché non ci dimentichiamo di quello che si è detto nelle lezioni precedenti (Pagina Terza) sarà bene rileggere (con una leggera variazione iniziale), il ciondolo di Antas in questa maniera, come se la pietra stessa parlasse: 'io sono (appartengo) del Servo Toro Toro Toro padre signore giudice'.
Ma chi è di buona memoria ricorderà che noi abbiamo affermato che i documenti nuragici possiedono, per il 'lusus' (quasi un modo di 'giocare' con l'intelligenza e la fantasia) degli scribi una o più letture aggiuntive. Qui, in questo documento, c'è questa lettura in più? Possiamo ricavarla ?
E' molto difficile ma ci proveremo la prossima volta offrendo però già in questa 'Ottava Pagina' ai più volenterosi qualche aiuto che possa fornire la chiave interpretativa del rebus, perchè, ricordiamocelo sempre, la scrittura nuragica è sempre a rebus, fa del rebus anche e soprattutto arte. Tanto che si può dire che i migliori scribi erano quelli che sapevano usare il rebus non nella maniera scolastica ma in maniera personale, originale, in modo intelligente e sofisticato.
L'aiuto lo diamo suggerendo la particolare attenzione (anche sul minimo dettaglio) a tutte le lettere, per come esse sono riportate. Ricordando inoltre che la scrittura nuragica si basa sempre sul SEGNO + Il SIMBOLO + IL SUONO. Bisogna stare attenti soprattutto al simbolo, ovvero all'idea che esso evoca (lo si può chiamare 'ideogramma' se uno vuole). Bisogna pensare molto su quei 'buchi', su quel 'pesce', su quella 'nun ' spezzata. Ma suggeriamo anche, per facilitare il tutto, di considerare la seconda lettura realizzata ad arte nel solo termine BIDENTE, ovvero in quello che suggeriscono le prime quattro lettere (v. fig. 1). Suggeriamo infine di pensare a cosa serve una scure, una bipenne, ovvero l'arma del dio taurino non sempre benevolo se qualcuno gli ...pestava la coda. Infatti, il dio dei nuragici non era solo toro ma, come sappiamo da tanti documenti, era anche serpente. Era 'ak ma era anche 'nachas'.
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PAGINA NONA
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Ecco la soluzione del rebus della scrittura del 'brassard' di Is locci Santus' (v. fig. 1 e fig. 2):
Nella prima lettura ci dice che cos'è l'oggetto:
La bipenne (l'arma bipenne) é il simbolo di Lui (nella religione nuragica YH, YHH, YHW,YHWH) Luce santa toro Padre .
Nella seconda lettura specifica cosa sono quei due buchi dell'oggetto (che nella lettura precedente avevano funzione ideografica di lettera alfabetica):
I due fori del muto serpente ferito sono il segno di Lui Luce Santa Toro Padre.
La scritta è interessantissima, come si vede, perché spiega che cosa è il cosiddetto 'brassard' con i due fori. E' una bipenne, cioè un oggetto apotropaico che, verosimilmente, era appeso intorno al collo con una cordicella. Così come oggi si appende una croce cristiana. Proteggeva in quanto in esso c'era la forza del toro, la forza doppia o androgina del Dio.
Ma lo scriba maliziosamente con il suo lusus', cioè con il suo saper 'giocare' con la scrittura, ha aggiunto dell'altro, servendosi della possibilità (del tutto convenzionale) di usare gli ideogrammi e non più le lettere alfabetiche acrofoniche. I 'buchi' diventano 'fori', il 'daleth' - pesce diventa 'muto', il 'nun' spezzato (con la coda spezzata) diventa 'serpente ferito'. Così la scritta si carica di ulteriore senso. Ma non di un senso qualsiasi. Allo scriba che è anche e soprattutto un sacerdote nuragico interessa la 'religio', urge far risaltare la doppia natura della divinità che è Toro ma è, come dimostrano ormai tanti documenti, anche Serpente. Il Dio soli -lunare androgino YH per i nuragici è non solo Toro luminoso (come detto nella prima lettura) ma è anche Serpente (come detto nella seconda). Yh è Potenza ma è anche Immortalità.
Lo scriba lo dice naturalmente in modo indiretto, alludendo però con capacità davvero magistrale anche alla 'giustizia' del Dio nascosto, al suo essere 'shardan' e cioè 'Signore Giudice'.
Bisogna badare e riflettere sulle nostre non buone azioni, bisogna stare attenti nel rispettare 'la legge'. Pertanto, attenzione a non... pestargli la coda!
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PAGINA UNDICESIMA
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Risposta alle 40 domande sul documento nuragico scritto di Terralba
1 L'oggetto riporta segni da ritenersi esclusivamente decorativi? NO
2 L'oggetto è in ceramica? NO
3 L'oggetto ha una forma che si potrebbe ritenere fallica ( forma schematica del sesso maschile)? SI
4 L'oggetto va orientato diversamente rispetto all'orientamento offerto dalla foto presentata dagli scopritori? SI
5 Va orientato di 90 gradi a destra? SI
6 Va orientato di 90 gradi a sinistra? SI
7 Nel supporto (l'oggetto) ci sono lettere di scrittura pittografica? SI
8 Ci sono lettere di scrittura schematica (cioè non pittografiche)? SI
9 Le lettere fonetiche alfabetiche sono cinque? SI
10 I segni sono tre? SI
11 Ci sono lettere legate ('agglutinate')? SI
12 Tra le lettere c'è la 'aleph'? SI
13 Tra le lettere c'è la 'beth'? NO
14 Tra le lettere c'è la 'gimel' ? SI
15 Tra le lettere c'è la 'daleth'? NO
16 Il supporto può essere anch'esso 'scrittura'? SI
17 La lettura procede dal basso verso l'alto? NO
18 La lettura procede dall'alto verso il basso? SI
19 Nel caso mettiate il documento con orientamento orizzontale (come nella foto) la lettura procede da destra verso sinistra ? SI
20 L'orientamento della 'lettura' potrebbe essere 'egiziano'? SI
21 Potrebbe esserci questa sequenza: 'A, G, H, N, L? SI
22 Potrebbe esserci questa sequenza L,G, H, N, 'A? NO
23 Oppure questa: M, S, T, B, R, Z, D? NO
24 Il documento possiede una parola nuragica nota? NO
25 Una parola 'poco' nota? NO
26 Una parola 'molto' nota? SI
27 La parola possiede le vocali? NO
28 Possiede le cosiddette 'matres lectionis'? NO
29 Possiede solo le consonanti? SI
30 La lingua della parola è il latino? NO
31 La lingua è sardo -semitica? SI
32 E' una lingua sconosciuta? SI
33 La scrittura è a rebus? SI
34 La scrittura ha una sola lettura? NO
35 Nasconde una seconda lettura? SI
36 La scrittura si deve ritenere mista (in mix)? SI
37 Ci può essere il sistema semitico detto 'protocananaico'? SI
38 Ci può essere il sistema cuneiforme ugaritico? NO
39 Ci può essere il sistema sillabico cipriota ? NO
40 Ci può essere qualche segno del sistema semitico detto ' protosinaitico'? SI
LETTURA DEL DOCUMENTO
- Prima lettura (v. fig.2) : Potenza 'AG He NuL : Potenza del Toro Lui della LUCE.
Si tratta dunque della parola (anche odierna) NuL/R'AGHe che era formata da tre parole delle quali la prima (NL) viene ad essere messa per ultima.
- Seconda lettura (v. fig.3): nachash 'ag, nachash hȇ, nachash nul = serpente Toro, serpente Lui, serpente Luce e cioè 'Toro eterno', 'Lui Eterno', 'Luce eterna'.
Infatti, anche per i nuragici il serpente ('nachash' in semitico) era sinonimo di 'eterno, immortale'. Per capire il secondo serpente criptato dallo scriba dovete ricordare la consonante nuragica (molto comune) caratterizzata dall'avere l'aspetto di corno lunare orientato a sinistra (luna calante). Se l'aveste dimenticata vedete la tabella alfabetica del nuragico nella PAGINA SECONDA.
E' bastato quindi il prolungamento della lettera (curva in alto) per dare 'anche' l'idea del serpente. Quindi si sono ottenuti 'tre' serpenti e non due.
Da questo documento quindi riusciamo a capire ancora di più quello che si è asserito nelle PAGINE precedenti e cioè che un segno alfabetico può essere usato per convenzione come consonante acrofonica oppure per pittogramma logogramma (pittogramma cioè esprimente l'intera parola). Il segno 'nun' infatti è stato usato nelle sue due potenzialità (con valore fonetico di 'n' e con valore fonetico della parola 'nachash'). Gli altri due serpenti invece sono stati ricavati nascostamente dallo scriba attraverso la particolare conformazione delle corna storte del 'toro (del tutto simili al 'nun' che sta più in basso) e attraverso il prolungamento del segno della 'he'.
Osservatelo dalla figura esplicativa (fig.n. 3).
Pertanto avremo 'tre' serpenti ma anche 'tre' tori, ottenuti questi ultimi anche con l'ausilio del supporto fallico. Perchè il fallo e il toro, così' come in egiziano, esprimono lo stesso preciso concetto di 'potenza creatrice'.
Quindi, se ricordate la tematica della PAGINA NONA TORO/SERPENTE del cosiddetto 'brassard' di Is locci Santus, noterete che, ancora una volta, lo scriba tende a preservare le due massime qualità del dio YH (o numero 3 che si voglia scrivere) e cioè quello d'essere TORO (POTENTE al massimo grado) e SERPENTE (IMMORTALE, ETERNO). In seguito vedremo altri simboli della divinità nuragica, come quello di uccello e di albero. Ma è bene andare per gradi.
Chiudiamo questa PAGINA parlando di una delle domande che avete trovato più difficili e cioè la 37. La risposta è 'SI' perché il nuragico assomiglia proprio a quel sistema che gli studiosi (Amadasi, Attardo, ecc.) chiamano ' protocananaico', un codice di scrittura particolarmente usato in territorio 'cananaico' (attuale Siria) che usava scrivere con il mix, cioè con delle lettere arcaiche mescolate a lettere più recenti.
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PAGINA DODICESIMA
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Ieri avete visto ripubblicato sia nella mia pagina di facebook sia nel Blog di Aba Losi il cosiddetto 'coccio' rinvenuto dagli archeologi alcuni anni fa, durante gli scavi del Nuraghe Alvu di Pozzomaggiore. E' un documento di un valore notevolissimo in quanto in esso si trova non solo la scrittura nuragica di ispirazione 'protocananaica' in mix (che abbiamo visto nelle PAGINE precedenti), ma anche perché interessantissimo dal punto di vista epigrafico dal momento che i segni presenti nel coccio sono numerosi, più di una ventina. Bisogna tener presente che pochissimi documenti epigrafici nuragici, trovati o individuati in 20 anni di ricerca, superano questo numero. Vedremo però che il nostro interesse sarà attirato anche e soprattutto dai dati contenutistici (aspetto sempre il più accattivante della ricerca) che ci faranno vedere ancora una volta la simbologia della divinità sarda arcaica espressa attraverso elementi teriomorfi (di animali) e fitomorfi (di piante).
Per oggi fissiamo la nostra attenzione, come sempre, sul dato e epigrafico e paleografico. Cerchiamo cioè di comprendere bene i segni del testo scritto sul supporto (ceramica), di individuarne il numero e dire qualcosa circa la loro antichità.
La trascrizione che proponiamo (quella che si trova nel saggio del marzo 2010) è quella che potete vedere nella figura 1.
Si notano, a partire dalla sinistra e sempre con lettura delle linee da sinistra verso destra, i seguenti segni:
Prima linea
- una 'shin', una 'resh', una 'daleth, una probabile 'nun'
Seconda linea
- una 'aleph', una 'kaph', una 'yod', una 'lamed', una 'hȇ', il numero 4
Terza linea
- una 'hȇ', una seconda 'hȇ', una 'yod' , un segno composto da due lettere ('aleph' + gimel) , una terza 'hȇ'
Quarta linea
- una 'hȇ', una 'nun' pittografica (serpente o nachash), il numero 4
Quinta linea
- un pittogramma albero (kaph), una 'nun' (serpentello), una 'resh', il numero 4.
Per comodità operativa presentiamo la tabella riassuntiva dei segni (v. fig. 2)
I segni dunque, se li si conta, sono 19 a cui però vanno aggiunti quelli numerali (i 'tre' 4). Il numero complessivo di essi è quindi di 22. Ma vedremo, per motivi legati alla scrittura 'numerologica' dei nuragici, che in realtà 'dovevano' essere 24
Quanto alla tipologia e all'antichità di essi si notano per un verso segni pittografici protosinaitici (protome taurina, serpentello, albero) e per un altro segni schematici più recenti ( 'shin' in forma di M, 'lamed', ecc.). Quindi possiamo dire in tutta tranquillità che, anche stavolta, siamo di fronte al mix di lettere arcaiche e meno arcaiche. Che siamo cioè, ancora una volta, davanti al sistema o codice di ispirazione orientale semitica siriana che si chiama, nel campo degli studi dei codici o sistemi semitici, 'protocananaico'.
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PAGINA QUATTORDICESIMA
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Si può scrivere servendosi della forma e dei particolari di un oggetto, di un animale, di una pianta o di un monumento? Oppure possiamo usare la scrittura attraverso l'accostamento di più oggetti, di un animale più un oggetto, di un monumento più un animale e così via? Cioè si può usare la forma, più o meno realistica, più o meno precisa, delle 'cose' per realizzare dei ' segni' che possono poi dare senso attraverso il trasferimento di essi in suoni che a loro volta diano parole? Si può usare inoltre il loro aspetto per realizzare fonetica attraverso le idee e le parole che essi suggeriscono?
Badate che la risposta l'abbiamo già data, soprattutto nella PAGINA NONA, nel commento ad un bel documento nuragico trovato in San Giovanni Suergiu. Ragion per cui sarebbe bene che rileggeste bene ciò che nell'occasione abbiamo scritto.
Ma, al fine di esercitarci ancora di più sulla crittografia o scrittura nascosta negli oggetti, negli animali, nelle piante, nei monumenti ecc., cioè in quella che si può chiamare scrittura 'con' (realizzata 'con' l'aiuto di essi e riposta in essi), vediamo di usare un esempio facile, servendoci di un disegno dove mettiamo affiancati due tori con la coda sollevata, al di sopra dei quali sta un bastone pastorale (v. fig. 1).
Uno lo facciamo di colore nero e uno è di colore bianco. Immaginiamo che il sottoscritto, agendo come uno scriba antico, vi dicesse: 'Cosa c'è scritto'?
Voi certamente verreste sorpresi dalla domanda perchè secondo la vostra idea di scrittura imparata a scuola in quelle immagini non c'è 'scrittura' ma al massimo un disegno 'decorativo'. La vostra sorpresa alla domanda è la stessa di quella di un archeologo che masgari trova un certo documento con dei 'segni' in disegno e stenta a capirlo se non nella parte più immediata; una parte che però non è quella che dà il vero e giusto senso ma solo quello apparente. Stenta a capire semplicemente perché non sa o non calcola ( o non vuole calcolare per incredulità) che non esiste un solo sistema o codice di scrittura ma ci possono essere più modi di scrivere. Uno di questi, antichissimo per concezione (pare che risalga al mesolitico!) è il cosiddetto 'rebus'.
Infatti se io insistessi e vi dicessi, 'state attenti e guardate bene i due animali per come sono fatti e per cosa suggeriscono', ' osservate bene quei due bastoni', sono sicuro che voi vi mettereste a caccia di 'segnali' (indizi) e di segni che possano dare senso fonetico e quindi parole. Infatti, dopo un tempo più o meno lungo, guardando meglio e quindi 'vedendo' (abbiamo detto tante volte che 'guardare' non è 'vedere') scorgereste che la testa è fatta in forma di 'A', che la coda è fatta in forma di 'elle' e che sopra il toro ci sono due bastoni realizzati ancora in forma di 'elle'(orientata diversamente). Ma notereste altresì che un toro è di colore bianco e l'altro di colore scuro.
Cosa mai ci sarà scritto con quelle lettere che, badate, devono procedere secondo un ordine preciso o da destra o da sinistra? Mettiamole in sequenza dunque e avremo:
LLA nero/ LLA bianco
Che significa? Ancora niente. Vuol dire che bisogna insistere per cercare la soluzione
Questa si ottiene se, sempre partendo da sinistra, voi prendete l'iniziale di coda usandola per sillaba (questo procedimento esiste nella scrittura antica e si chiama sillabico) capirete che c'è scritto COLLA SCURA /COLLA BIANCA. Quindi i tori e i bastoni non c'entrano nulla per il significato 'reale' , c'entra un altro messaggio fonetico -linguistico
Noi quindi in teoria potremmo inviare in un negozio di ferramenta una e-mail con quel disegno per farci mandare due barattoli di colla di colore diverso. In teoria però, perché nessuno, tranne un esperto di rebus, potrebbe tradurre il messaggio riposto con il disegno dei tori e dei bastoni.
La differenza fondamentale quindi tra una scrittura a rebus e una scrittura che potremmo chiamare 'normale' è che l'ultima si fa comprendere senza difficoltà, l'altra invece con più o meno difficoltà
Ora, la scrittura nuragica si presenta quasi tutta a rebus per vari motivi che qui è impossibile riassumere ma soprattutto perché ha lo scopo, essendo 'sacra ' ('sacer' in latino vuol dire che non deve essere 'toccato, contaminato'), di non essere 'afferrata, compresa' da tutti. Solo gli scribi, avvezzi com'erano, sin da piccoli, a sciogliere i rebus, la comprendevano. Ma soprattutto erano 'autorizzati' a comprenderla perchè erano servi e ministri del Dio.
Tutto questo ci serve per introdurre oggi un oggetto in pietra di fattura nuragica che è decisamente scritto da uno scriba di 2500 anni fa, anche se uno giurerebbe che si tratta di una semplice coccinella scolpita e realizzata nella pietra. Niente di più. Invece le cose non stanno così e l'animaletto è solo un pretesto per 'scrivere' qualcosa di 'monumentale' e di molto importante per la religione nuragica.
Che cosa? Cercate di risolverlo voi osservando tutti i 'segni' presenti nell'animaletto e nel contempo facendo tesoro di tutto quello che si è detto nelle PAGINE precedenti.
Tutto vi deve aiutare nell'intento, compreso il calcolo numerico. Ma un aiuto lo dobbiamo offrire anche se indiretto: state molto attenti alle antenne della coccinella. Sono solo un pretesto perché le 'antenne' non si disegnano così; anzi non si 'scrivono' così. Sono 'scritte' in modo anomalo così da rendere non tanto due antenne quanto due lettere alfabetiche semitiche le quali, una volta individuate, non possono che darvi il nome 'Dio' in semitico.
La spiegazione del rebus si trova in una mostra della scrittura nuragica (insieme a tanti documenti e a tante altre spiegazioni di rebus) curata dal sottoscritto e dalla Associazione Culturale Solene di Macomer nella casa del famoso poeta sardo Melchiorre Murenu.
Detta mostra è aperta al pubblico da diversi anni e, se qualcuno si trova nelle vicinanze, può recarsi a visitarla e in anteprima vedere, tra l'altro, se la sua soluzione circa la lettura della 'babaiola' o 'maioba' è giusta o è sbagliata.
Buon lavoro e, se volete, 'spassiaisì' (buon divertimento).
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PAGINA QUINDICESIMA
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La soluzione (parziale) del rebus della coccinella nuragica 'scritta' la trovate nella fig.1..
Come abbiamo proceduto?
Individuando tutti i segni presenti nell'animaletto che, in qualche modo (forma del segno, quantità dei segni, accostamento dei segni ecc.), ci possano dare senso.
Nella PAGINA QUATTORDICESIMA avevamo avvertito di concentrarsi in maniera particolare sulle antenne della coccinella perché sono esse che, in particolare, offrono l'indizio sicuro che l'animaletto è scritto secondo la tecnica del rebus. Infatti, non si troveranno mai delle coccinelle con antenne che abbiano quella precisa forma di due comuni consonanti dell'alfabeto semitico, ovvero della 'aleph (consonante aspirata laringale) e della 'lamed' (consonante liquida). Due segni alfabetici che potete trovare comodamente nel repertorio che è stato messo da noi a disposizione nella PAGINA SECONDA.
La bestiolina non solo ci fornisce due consonanti con le sue 'strane' antenne, ma ci offre anche una ben precisa parola che è 'AL che significa 'Dio'. Si sappia che 'AL (da leggere 'EL) si scrive e si dice anche, nei documenti nuragici, IL, ILI, ILO. Osservate ad es. che alla PAGINA DODICESIMA nel documento del Nuraghe Alvu di Pozzomaggiore la parola è scritta IL ( terzo e quarto segno della seconda linea) e osservate ancora che il segno della 'lamed' è formalmente lo stesso di questo della nostra 'maioba'.
Ora voi capite che senza la certezza dell'esistenza di questi due segni che danno la parola 'EL difficilmente ci saremmo avventurati a parlare di scrittura perché tutti gli altri segni sono per così dire 'normali' e chiunque ovviamente avrebbe potuto obiettare che lì su quel masso c'era raffigurata una coccinella e basta. Non ci sarebbero state le prove scientifiche per affermare l'assunto della scrittura.
Naturalmente il fatto che esista il sistema scrittorio nuragico a rebus (l'abbiamo potuto vedere ormai in diversi documenti) ci spinge a sospettare che la lettura non finisca con la sola parola che si è individuata.
Infatti, osserviamo gli altri segni e noteremo che c'è il numero sette (le sette palline caratteristiche della coccinella, detta per questo motivo dagli zoologi 'septempunctata'), ma ci sono anche due segni molto noti per forma, messi uno sopra l'altro, ovvero la 'yod' e la 'he' che potete vedere anch'essi attestati nella documentazione nuragica (servendovi del suddetto repertorio). Infine, aspetto questo fondamentale della scrittura nuragica, ricordatevi che, il più delle volte, il supporto della scrittura offre senso e talvolta il senso più importante. Un 'segno' circolare è indice sempre, per frequentissima attestazione nuragica, della voce NL che significa 'LUCE' (può essere scritta anche NR), parola che veniva pronunziata indifferentemente NUL/ NOL, NUR/NOR (Riteniamo che sia inutile dire quante volte questa parola si trova nella toponomastica sarda di tutta la Sardegna!).
Quindi partendo con la lettura dalla coda della coccinella avremo la sequenza che in apertura di PAGINA abbiamo subito presentato nella fig. 1, con la soluzione del rebus.
La coccinella deve il suo significato profondo al fatto che diventa simbolo della 'luce santa di YH 'EL' (cioè di 'YHWH Dio').
Prima però di spiegare cos'è nel 'profondo' la coccinella (cioè perché si trova lì, in quel preciso luogo) ricordiamo che il numero 'sette' per i nuragici (ma anche per tantissimi altri popoli dell'antichità') era sinonimo di 'santità' e di purezza. Quindi la luce di YH 'El è 'luce santa'. Forse qualcuno di voi sa che in lingua sarda per esclamare 'per dio!' in un vasto territorio dell'oristanese si dice 'SU SANTU DOXI'!.
E' questa una espressione unica al mondo se voi pensate che è composta dal numero 'sette' e dal numero '12', numero quest'ultimo che ovviamente indica i 12 mesi solari (e lunari) e quindi sempre la 'luce'.
SETTE DODICI = SANTU DOXI = SANTO DIO.
Per sincerarvene ritornate ora alla PAGINA NONA del nostro Corso e troverete che nel 'brassard' di 'Is Locci Santus' di San Giovanni Suergiu c'è, per indicare la 'luce santa', lo stesso schema del disco e del sette della coccinella. Solo che nel 'brassard' ci sono le linee e nella coccinella ci sono i punti. Ma, dal momento che ci siamo con l'informare, bisogna dire e sapere che i nuragici procedevano con la numerazione sia per 'linee' sia per ' punti'. Le linee per indicare il numero 'cinque' e per indicare il numero 'quattro' le abbiamo viste rispettivamente con il ciondolo di Allai e con il coccio del Nuraghe Alvu (PAGINE SECONDA e DODICESIMA).
Abbiamo detto però del significato 'profondo' della coccinella che non è solo quello che da 'sola' ci comunica. Essa è in quel luogo perché, con ogni probabilità, quello era un luogo 'santo' in quanto sede di culto della 'LUCE', ma era anche 'santo' perché l'animaletto indicava e indica con esattezza (come ci hanno confermato gli amici di Gadoni) il punto preciso in cui nasce il sole, l'astro dell'espressione massima della luce. Quindi la lettura completa (bellissima lettura perché è su due piani, anche astrale e non solo terrena), è questa (ovviamente quando si verifica l'evento astronomico):
GIORNO DELLA NASCITA DELLA LUCE SANTA DI YH 'EL.
Ora, qualcuno ci chiederà perchè ho detto a Leo Melis che era 'fuori strada' circa il significato del numero delle palline della coccinella. Per me lo è in quanto S'URDONE o BURDONE non ha in sardo il significato di 'Pleiadi' (v. unanimi Wagner, Pittau, Puddu, ecc.) ma di 'costellazione di Orione', costellazione nella quale le stelle più visibili sono quattro a croce (tanto che sono chiamate 'sa ruche de Santu Martinu', Sos Bastones, Sos Istentales). Quindi 'S'Urdone/i non c'entra con la nostra coccinella che assume il suo 'profondo' significato in virtù nella LUCE SANTA della nascita del Sole il 21 di Dicembre. Non in virtù di costellazioni Pleiadi o Orione che possano essere.
Ognuno di voi per altro può fare una ricerca sistematica sul significato popolare della coccinella e vedrà che per tantissimi popoli l'animaletto è associato alla luce solare e lunare. E' è un animaletto simpatico, vivace e che denota soprattutto 'vitalità', tanto che lo si incita, come si sa, a non star fermo, a 'volare', anche nella simpatiche canzoncine in sardo e in italiano. Perchè lo si fa? Semplicemente perché anche il 21 di Dicembre si incita la Santa Luce del sole a non fermarsi, al volo annuale, senza il quale non ci sarebbe la vita ma la morte per il creato. La coccinella è 'beneaugurante'.
E di chi è mai questa luce, qual'è il Dio che la forma, la crea? E' il dio della Genesi, quello che abbiamo visto scritto nella coccinella. Incredibile davvero, no?
I corsisti sappiano però che ci sarebbe ancora tanto da dire su questo ed altri animaletti 'scritti' significativi della cultura religiosa nuragica. Ma questo, lo ripetiamo ancora, è un corso di 'epigrafia' per principianti dove si parla degli aspetti più elementari e significativi della scrittura nuragica. Niente di più.
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Ecco la traduzione del brano proposto nella PAGINA SEDICESIMA:
IL CORSO DI EPIGRAFIA NURAGICA TERMINERA' ALLA FINE DEL MESE DI MAGGIO E RIPRENDERA' ALLA FINE DEL MESE DI SETTEMBRE DOPO LE VACANZE. GRAZIE A TUTTI PER LA PARTEPIPAZIONE
In queste due ultime pagine (di oggi martedì e di venerdì prossimo) proponiamo un documento che ci permetterà di capire che un certo tipo di 'decorazione' che spesso si rinviene negli oggetti, nei monumenti, nella pietra e nella ceramica ecc., non è affatto motivo attinente all'estetica, ovvero alla volontà dello scriba di comporre dei motivi per ottenere il bello e il formalmente piacevole, ma attinente ancora alla scrittura.
La presunta 'decorazione' è quella che viene chiamata dagli archeologi, al fine di renderne l'idea, a 'zig-zag' cioè con delle linee o tratti obliqui che si susseguono procedendo continuativamente ora verso l'alto ora verso il basso.
Prendiamo allora il cosiddetto ciondolo della fig. 1, un oggetto in pietra di piccole dimensioni (4 cm x 3) trovato alcuni decenni fa in Solarussa. Esso è stato pubblicato perla prima volta nel Blog del giornalista Gianfranco Pintore dallo scrittore Franco Pilloni.
Come si noterà una delle due superfici reca al di sotto del 'grande' foro passante della cordicella tre linee costituite, almeno all'apparenza, dal segno detto a 'zig - zag'.
Ma se noi lo osserviamo bene si noterà che:
nella prima linea, partendo con la lettura dalla destra, il motivo ad asta obliqua si ferma per poi proseguire con il segno a ' V' rovesciata il quale a sua volta si interrompe prima del segno a 'V' rovesciata successivo.
nella seconda linea, sempre procedendo da destra verso sinistra, il primo tratto obliquo risulta staccato dagli altri due segni a 'V' rovesciata che stavolta risultano uniti.
nella terza linea si hanno tutti i tre segni uniti e quindi il motivo completo a zig -zag.
Chiediamoci come prima cosa: il segno obliquo oppure verticale ed il segno a 'V' rovesciata sono segni noti nella scrittura nuragica? Basta prendersi il solito repertorio per notare che entrambi i segni sono presenti con il loro specifico valore fonetico. Il primo non è altro che uno dei modi per rendere la lettera semitica ' yod' (segno maschile) e l'altro ugualmente uno dei modi per rendere la lettera semitica 'he' (segno femminile).
Quindi in tutte e tre le linee risulta scritta la voce YHH che è, come sanno tutti i biblisti, uno dei modi per rendere (in qualche modo) il nome di Dio. Essa significa 'Maschio -Femmina Lui (cioè LUI, il dio, è androgino) Ricordiamo che le altre tre voci (accettate dai biblisti) sono YH, YHW e YHWH.
Quindi l'oggetto apotropaico (che allontana il male) di Solarussa reca incisa per tre volte, ma in modo diverso la voce YHH. Una volta con la consonante 'yod' agglutinata (legata) alla prima 'he', una seconda volta con la consonante yod non legata alle altre due 'he', e una terza con tutte e tre le consonanti legate.
Ovviamente ci chiediamo che senso mai possa avere la parola scritta in tre modi differenti e lo troviamo considerando il modo di scrivere dei nuragici che oltre alla scrittura epigrafica (i segni tracciati nel supporto) consideravano anche e soprattutto la scrittura ottenuta con i numeri.
Ora, noi avremo il numero 1, il numero 2 ed il numero tre o se si vuole il 3, il numero 2 e l'uno, se si considerano i segni quando sono liberi o in legatura. Abbiamo già detto nelle PAGINE PRECEDENTI che due o tre segni il legatura costituiscono sempre nella scrittura nuragica un segno solo. Quindi nell'ultima linea avremo un segno, nella penultima due segni, nella prima tre segni.
Ma il numero 'tre' non c'è scritto in questo solo modo perché c'è riportato altre due volte ovvero dalla parola yhh scritta per 'tre' volte e dalle tre linee in cui essa è riportata. Insomma nell'amuleto magico il tre sacro (segno della perfezione) diventa ancora più forte e protettivo perché si trova moltiplicato per se stesso. Il numero perfetto e potente al massimo grado.
Ma con che cosa si lega questo tre, tre, tre?
Lo comprendiamo se comprendiamo anche che c'è una seconda lettura nascosta o a rebus. Essa è data dal significato del supporto più i detti numeri 'tre'.
Riuscite da soli a individuarlo?
Insomma non c'è scritto solo (scrittura immediata apparente)
YHH
YHH
YHH
ma c'è scritto anche (scrittura nascosta o a rebus)
SUPPORTO + 3 3 3. Cioè....
Primo Corso online di Epigrafia nuragica per gli amici di facebook
PAGINA DICIOTTESIMA
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