domenica 11 luglio 2010

Antinucleari e filo-rinnovabili


Mario Agostinelli
www.ilfattoquotidiano.it

MOVIMENTARSI PER NON SUBIRE!
AGIRE PER NON MORIRE!

NO NUKE! UNA RISATA SHARDANICA VI SEPPELLIRA'!!!

Perché mai politici potenti ma inseguiti dalle procure, a partire da Berlusconi e Scajola e una schiera di imprese monopoliste ma da sempre sostenute dall’aiuto pubblico, capitanate da Emma Marcegaglia e dall’AD di Enel, Bruno Conti, si sono messi alla testa del più imponente impegno al mondo per il ritorno al nucleare e vengono sospinti da autorevoli personaggi come Umberto Veronesi e Chicco Testa, “esperti” ma tutt’altro che estranei al mondo delle imprese?

Ci sono motivi che vanno oltre la scelta tecnica e che hanno a che vedere con l’idea di democrazia e partecipazione necessaria a costruire il nostro futuro. Un futuro in necessaria discontinuità con il sistema che minaccia la sopravvivenza della vita sul pianeta e con la globalizzazione a spese dell’ambiente naturale e dell’uguaglianza sociale. In effetti, la cancellazione ad opera del Governo di una decisione popolare assunta con referendum nel 1987, non è dettata da una meditazione lungimirante sulla crisi energetica, ma piuttosto da una vocazione autoritaria di chi non tollera il controllo dell’opinione pubblica e dal collegamento acritico di “opinion leaders” con il mito della crescita, anche se esso porta consumo irreversibile di natura e territorio e disprezzo della salute.

Nella situazione data, i reattori atomici si propongono come la tecnologia già disponibile che, garantendo consumi e livelli di vita attuali, mantiene inalterato il resto del sistema ereditato dalle fonti fossili – stessi megaimpianti (“centrali”, nomen omen), stessa rete di distribuzione, analoghe concentrazioni di capitali, ancora maggiore controllo militare – assicurando comando e controllo dell’economia nelle mani degli attuali ceti dominanti. Per produrre il cambiamento, bisogna al contrario pianificare un passaggio verso stili di vita comunitari, perseguire la sufficienza e la riduzione dei consumi non necessari, instaurare una democrazia partecipativa e un sistema di autogoverno del territorio indispensabili per risolvere la crisi ambientale. Anche se si volesse prescindere dalla tecnologia, le priorità andrebbero ribaltate, mettendo al centro vita, giustizia sociale, relazioni virtuose con la natura, valorizzazione dell’interculturalità e della creatività, sovranità popolare. Questo cambio di visuale è incompatibile con la diffusione del ciclo nucleare, che, al contrario, è incurante del territorio e insensibile alle comunità locali e portatore di sprechi enormi con le sue reti lunghe di fornitura che ricoprono l’intero pianeta. Le reti connaturate alle fonti rinnovabili, invece, sono per definizione policentriche, corte, diffuse e i cicli biologico-energetico-naturali che con esse convivono vengono chiusi localmente e favoriscono l’incontro cooperativo tra domanda e offerta, sottraendo il comando della catena alla spinta del profitto verso consumi individuali inarrestabili. La “nuova energia” si può pianificare diffusamente nell’ambito dell’autogoverno comunale e con la partecipazione della popolazione: anche i piani regolatori e i tracciati urbanistici, la dislocazione e la disposizione degli edifici sarebbero ridisegnati sulla base delle scelte energetiche decise insieme nel territorio.

Per concludere, dobbiamo innanzitutto ribadire su un piano politico che l’energia è vita o morte, innanzitutto; non solo potenza, velocità, trasformazione di materia. È relazione, pensiero, affetti, respiro, mobilità muscolare: oggetto squisitamente sociale; non solo merce e prezzo economico. Opporsi al nucleare significa ripensare e ripensarci, spostarsi da un modello muscolare a uno neuronale, da un’organizzazione centralizzata e autoritaria a una decentrata e partecipativa, far procedere finalmente insieme società e ambiente. Per queste ragioni profonde e non solo per l’insostenibilità e l’immane nocività del nucleare, bisogna rompere un quadro statico e rispondere all’insensato “risorgimento nucleare” che ci viene imposto con un NO e un SI. Antinucleari quindi, ma, contemporaneamente, sobri e filo rinnovabili a tutta forza.





lunedì 5 luglio 2010

ASSEMBLEA COSTITUENTE COMITATO PER IL "SI" AL REFERENDUM CONSULTIVO SUL NUCLEARE IN SARDEGNA

Sayli Vaturu
De Sa Defenza Sotziali

L'ASSEMBLEA E' INIZIATA VERSO LE CINQUE DELLA SERA DI DOMENICA 04 LUGLIO 010, UNA GIORNATA ROVENTE IL TERMOMETRO SEGNAVA ROSSO FUOCO OLTRE 35 GRADI.

UN PO DI TORMENTO CON L'IMPIANTO AUDIO CHE NON FUNZIONA, LE SLIDE NON HANNO IL GIUSTO APPLICATIVO E RESTANO IMMOBILI, MA DOPO QUESTA EMPASSE BUSTIANU CUMPOSTU RESPONSABILE DEL COMITATO PROMOTORE REFERENDUM CONSULTIVO SUL NUCLEARE PRENDE LA PAROLA E SPIEGA L'IMPORTANZA DI QUESTO EVENTO PER TUTTA LA NATZIONE SARDA.

IL SALUTO DEL SINDACO DI SANTA GIUSTA ANGELO PINNA E L'ASSEMBLEA SI AVVIA AD UNO SLANCIO PRODUTTIVO DI IDEE E PROPOSTE.

INTERVIENE CLAUDIA ZUNCHEDDU DEI ROSSOMORI E PONE L'ACCENTO SULLE SITUAZIONI DI DEGRADO AMBIENTALE INDUSTRIALE.

GIACOMO MELONI SEGRETARIO DEL SINDACATO ETNICO CSS ARRINGA L'UDITORIO SUI DISASTRI ACCADUTI NEL MONDO DEL LAVORO IN SARDEGNA ED ESPONE ANCHE LE MANCANZE DELLA TRIPLICE SINDACALE ITALIOTA SU QUESTIONI DI IMPORTANZA NOTEVOLE COME IL PROBLEMA SCORIE DELLE ACCIAIERIE DEL NORD (BRESCIA) DA LORO VOLUTE E AVVALLATE PER TENERE IN PIEDI UN LUOGO DI LAVORO CHE E' SOPRATUTTO UN SITO DI STOCCAGGIO DI POLVERI CANCEROGENE, A CUI E' SEGUITO UN ULTERIORE DEGRADO AMBIENTALE, E SEMPRE NEL NOME DEL LAVORO.. GENERANDO NEL SULCIS IGLESIENTE L 'ASSIOMA: LAVORO UGUALE MORTE.

SONO INTERVENUTI IN MOLTI COMITATI E MOVIMENTI CHE LOTTANO A FAVORE DELLA VITA E CONTRO IL NUCLEARE.

OLTRE IL COMITATO PROMOTORE COMPOSTO DA:
SARDIGNA NATZIONE INDIPENDENTZIA E
NO NUKE! UNA RISATA SARDONICA VI SEPPELLIRA',

ERANO PRESENTI:
SPERANTZIA DE LIBERTADI,
COMITATO PRO SARDIGNA,
PROVE DI UN MONDO DIVERSO,
VERDI SARDEGNA,
COMITATO ANTINUCLEARE SANTA GIUSTA -OR-,
COMITATO ATERA ENERGIA PRO SARDIGNA,
COMITATO ANTINUCLEARE SILI',
COMITATO ANTI NUCLEARE TERRALBA -OR-,
NO NUCLEARE SS,
ASSOCIAZIONE 2000 RESISTENZE MONASTIR -CA-,
SI SES DE ACORDIU... MOVIDI',
NO AL NUCLEARE -CA-,
COOP. SOCIALE GIARDINO APERTO,
COMITATO DELLA PLANARGIA DI BASE,
COMITATO NO AL NUCLEARE DI SASSARI
COMITATO ANTINUCLEARE SOLARUSSA IN MOVIMENTO -OR-,
COMITATO PRO IL "SI" SULCIS IGLESIENTE,
COLLETTIVO ANTICAPITALISTA SARDO,
COLLETTIVO COMUNISTA (ML) -NU-,
PRC OR,
PRC MEJLOGU,
A MANCA PRO S'INIPENDENTZIA,
CAGLIARI SOCIAL FORUM,
GETTIAMO LE BASI,
CONFEDERAZIONE SINDACALE SARDA,
SINDACADU DE SA NATZIONE SARDA,
CISL ORISTANO,
iRS-INDIPENDENTZIA REPUBRICA DE SARDIGNA,
PSdAz PARTIDU SARDU,
ROSSOMORI,
RIFONDAZIONE COMUNISTA ,
SINISTRA CRITICA,
CIRCOLO PD SANTA GIUSTA,
STRANOS ELEMENTOS,
ASSOCIAZIONE CULTURALE AI BILOZZIU PATTADA,
SEZIONE PSd’Az OLIENA,
COMUNE DI S. GIUSTA,
COMUNE DI MILIS,
COMUNE DI OLZAI,
COMUNE DI THIESI,
COMUNE DI TISSI,
COMUNE DI LACONI,
COMUNE DI LODINE,
ASSOCIAZIONE CULTURALE "AI BILOZIU" PATTADA,
CHERI SULLA LUNA,
ISTENTALES,
INDIPENDENTE....MENTE,
ARKA (H.C.E.) ASSOCIAZIONE CULTURALE INTERMEDIALE (CA),
LA PERGAMENA,
ASSOCIAZIONE URN SARDINNYA,
SHARDANA CENTRO CULTURALE INDIPENDENTISTA DI AACHEN GERMANIA,
GLOBAL ANTIGOLF MOVEMENT,
SEZIONE DEL PD DI SENORBI'
RIVISTA CAMINERAS

PAOLA ALCIONI (POETA)
LEONARDO MELIS (SCRITTORE)
F.BRUNO VACCA (SCRITTORE)
NATALINO PIRAS (SCRITTORE)
ROSANNA ROSSI (ARTISTA)
ANGHELU CREMONE (CUNSILLERI PRVINCIALI DE SU SULCIS)

E MOLTE ADESIONI PERSONALI.

PENSIAMO SIA IMPORTANTE ANCHE CONSIDERARE L'ASPETTO DELL'ETICA NELLA TECNOLOGIA MODERNA E PER QUESTO MOTIVO DIAMO UN ACCENNO AL DIBATTITO CHE IN FILOSOFIA SI E' SVOLTO E CONTINUA AD ESSERE ATTIVO RIPORTIAMO ALCUNI FILOSOFI CHE HANNO DATO VITA A QUESTO DIBATTITO NON MOLTO CONSIDERATO DALLA POLITICA IN GENERALE: L'ETICA.

CERTI CHE QUESTO VI FACCIA PIACERE:

DAL MANUALE DI BIOETICA DI ENGELHARDT

“In una società laica e pluralista l’autorità per le azioni che coinvolgono altri discende dal loro permesso. Di conseguenza , 1) senza tale permesso o consenso non c’è nessuna autorità, e 2) le azioni contro questa autorità sono biasimevoli nel senso che escludono il loro autore dalla comunità morale in generale e rendono lecito (ma non obbligatorio) l’uso della forza ad uso della forza a scopo difensivo, punitivo o di ritorsione. (H.T. Engelhardt manuale di bioetica Il Saggiatore edizioni 1999 pag 143 trad de The fondathions of bioethics Oxford University press 1996)

Hugo Tistram Engelhardt jr. (1941) è un medico, biologo e filosofo statunitense di origini tedesche.
Vede l'accordo come soluzione alla società pluralistica contemporanea, in cui ci sono valori contrastanti, e l'unico principio che devono rispettare è quello di non usare le altre persone senza il loro consenso o permesso. Subordinato a questo principio è il principio di beneficenza, senza il quale l'impresa morale non ha senso, il contenuto dei doveri di beneficenza può derivare da accordi espliciti
Il principio è deontologico, ossia agisce come un vincolo collaterale alle azioni, indipendentemente dalle conseguenze derivanti dall’osservarlo; non si fonda sul valore della libertà e del rispetto reciproco , ma sulle persone come unica fonte dell’autorità morale laica, più precisamente sul fatto che non è lecito usare le persone senza il loro permesso.

Francis Bacon teorizza che l'osservazione della natura deve essere praticata compilando una tabula presentiae e una tabula absentiae in proximitate in cui si mettono per iscritto i dati di temperatura, oggetti anche nel dettaglio di sostanze chimiche e altri fattori ambientali presenti e assenti in un dato momento in cui si è ottenuto un fenomeno di cui si cerca di scoprire i fattori favorevoli e poi la causa determinante. (wikipedia)

Martin Heidegger
Divenuto nel 1916 assistente di Husserl, inizia con lui un periodo di intensa collaborazione e di ricerca, in particolare riguardante Aristotele, Kant e Fichte; nello stesso tempo, svolge esercitazioni accademiche sulla fenomenologia seguendo l'indirizzo tracciato da Husserl. Fra il 1923 ed il 1927, divenuto professore presso l'università di Marburgo, svolge corsi su Platone, Hegel, Cartesio e sull'ontologia medievale; in questo periodo comincia il distacco da Husserl, che si concretizzerà poi nella pubblicazione, nel 1927, di Essere e tempo, la sua opera principale, dedicata al suo maestro e tuttavia segnata da una applicazione molto originale del metodo e ai concetti della fenomenologia. Nel 1928 sarà proprio Heidegger a succedere, a Friburgo, nella cattedra che era stata di Husserl; la sua carriera universitaria lo porterà, in seguito, ad assumere il ruolo di rettore, sia pure per breve tempo, proprio mentre Husserl fu allontanato, a causa delle sue origini ebraiche, dall'insegnamento (ma Heidegger affermerà in seguito la sua estraneità a questo provvedimento, cui in ogni caso non si oppose). (Wikipedia)

L’ETICA DELLA RESPONSABILITA’ M. HEIDEGGER

“ Il Prometeo irresistibilmente scatenato, al quale òa scienza conferisce forze senza precedenti e l’economia imprime un impulso incessante, esige un’etica che mediante auto-restrizioni impedisca alla sua potenza di diventare sventura per l’uomo” (Die Frage nach der Technik, Pfulingen ed. 1954. trad it La questione tecnica , Saggi e discorsi. Mursia ed. Milano 1976)

Heidegger concepiva la tecnica moderna come la forma del disvelamento dell’essere che ha il carattere di una pro-vocazione: un trattare a realtà non più come oggetto, a come fondo (Bestand), ossia qualcosa che ha la sua posizine solo in base alla propria impiegabilità. Tale operare è un’opera puramente umana , ma l’effetto di un appello pro-vocante che Heidegger chiami im-posizione (Gestell); l’im-posizione è un destino, una modalità dello svelamento chui l’uomo viene inviato. La tecnica moderna è perciò la forma estrema e il compimento del pensiero metafisico e scientifico , come destino dell’occultamentodell’essere.

Il percorso teoretico di Hans Jonas si divide in tre tappe: la prima è caratterizzata dallo studio del passato in una prospettiva di storia dello spirito che individua il rilievo filosofico delle religioni gnostiche nell'essere la forma originaria del nichilismo contemporaneo (Germania, 1920-33); la seconda segna un passaggio verso lo studio del presente, come filosofia della natura elaborata in un serrato confronto con il metodo e i risultati delle scienze naturali (Canada, 1949-55); la terza tappa è marcata da un sentimento di paura per il futuro per stornare il quale il nostro autore varca la soglia della filosofia teoretica e si impegna nell'elaborazione di una filosofia pratica, alla ricerca di un'etica e di una politica adeguate alla civiltà tecnologica (Stati Uniti, 1955-93).

Hans Jonas

Etica per la civiltà tecnologica
La paura e la responsabilità di fronte alla realtà come un "tutto" sono al centro della sua opera più conosciuta, Il principio responsabilità (1979). Quest'opera è dedicata ai delicati problemi etici e sociali sollevati dall'applicazione incessante della tecnologia in tutti gli aspetti della vita. In questo testo, che porta all'ordine del giorno della riflessione filosofica europea l'emergenza ecologica, confluiscono tutte le ricerche precedenti dell'autore: religione, natura, tecnica.
Il punto di partenza dell'autore è che "il fare dell'uomo è oggi in grado di distruggere l'essere del mondo".

« Si prenda ad esempio, quale prima e maggiore trasformazione del quadro tradizionale, la vulnerabilità critica della natura davanti all'intervento tecnico dell'uomo - una vulnerabilità insospettata prima che cominciasse a manifestarsi in danni irrevocabili. Tale scoperta, il cui brivido portò all'idea e alla nascita dell'ecologia, modifica per intero la concezione che abbiamo di noi stessi in quanto fattore causale nel più vasto sistema delle cose [...]. Un oggetto di ordine completamente nuovo, nientemeno che l'intera biosfera del pianeta, è stato aggiunto al novero delle cose per cui dobbiamo essere responsabili, in quanto su di esso abbiamo potere e che oggetto di sconvolgente grandezza, davanti al quale tutti gli oggetti dell'agire umano appaiono irrilevanti! La natura come responsabilità umana è certamente una novità sulla quale la teoria etica deve riflettere.»

Dal Principio responsabilità:

" non si deve mai fare dell'esistenza o dell'essenza dell'uomo globalmente inteso una posta in gioco nelle scommesse dell'agire. "

LA FORMULA PROPOSTA DA JONAS

( in: Technology as a Subjet for Etics, trad it Perchè la tecnica moderna è oggetto dell’etica. )

“Agisci in modo che le conseguenze della tua azione siano compatibili con la permanenza di un’autentica vita umana sulla terra.”

Ad avviso di jonas , gli aspetti che fanno dell’etica della responsabilità , impone il vincolo sostanziale che le conseguenze a lungo termine dell’azione siano compatibili con la permanenza di un’autentica vita umana sulla terra; l’imperativo di responsabilità impone di fondarsi su estrapolazioni predittive di conseguenza reali a lungo termine per l’inter società mana e perciò implica la priorità della dimensione pubblica sulla privata.

Jonas, annota l’utopismo immanente dell’agire tecnologico moderno , che punta a proiettarci in una condizione altra a quella consueta ( umana), con un immediato impatto sulla realtà grazie a l’ampiezza dei suoi poteri trasformativi E proprio a fronte di tale ampiezza trasformativa che occorre disegnare nuovi princìpi morali, che in mancanza di saggezza possa fungere da freno. La questione è drammatico proprio perché , allo stato attuale, “il massimo di potere si unisce al massimo di vuoto, il massimo di capacità al minimo di sapere intorno agli scopi.”
( da Etica della vita, Massimo Reichlin B. Mondadori)

ECCO L’IMPORTANZA PER LA NOSTRA SITUAZIONE DI METTERE DEI FERMI PRINCIPI ETICI , AFFINCHE’ QUESTI FRENINO L’ESUBERANZA DEL PREMIER ITALIOTA BERLUSCONI, E DEL CARTELLO AFFARISTICO NUCLEARISTA AD ESSO AFFILIATO, POICHE ABBIAMO AMPIAMENTE CAPITO CHE NELLA LORO ZUCCA VI E’ POCO O NULLA DI SAGGIO, E QUESTA SITUAZIONE DI AFFARI SPECULATIVI CON LA COLATA DI MILIONI DI METRI CUBI DI CEMENTO PER LA COSTRUZIONE DI CENTRALI NUCLEARI O DA SITI DI STOCCAGGIO DI SCORIE RADIOATTIVE DA LUI RAPPRESENTATO PUO’ DANNEGGIARE IRREPARABILMENTE L’AMBIENTE A NOI CIRCOSTANTE .

QUESTI SONO CERTAMENTE DEI BUONI MOTIVI PER MOBILITARCI E SUPERARE IL QUORUM DEL 33% E ANDARE A VOTARE AL REFERENDUM CON LA CONSAPEVOLEZZA CHE SARA’ L’INIZIO DI UNA NUOVA PRESA DI COSCIENZA PER LE NUOVE GENERAZIONI, OLTRE AL BENEFICIO DURATURO PER TUTTA LA NOSTRA TERRA!

MOVIMENTARSI PER NON SUBIRE!
AGIRE PER NON MORIRE!

NO NUKE! UNA RISATA SHARDANICA VI SEPPELLIRA'!!!

Bustianu Cumpostu


Sayli Vaturu


Franciscu Sanna

mercoledì 30 giugno 2010

Saluggia, gara deserta per il deposito scorie E il nucleare “made in Italy” fa già flop

Nel paesino piemontese nessuna azienda si è fatta avanti per costruire il nuovo impianto di stoccaggio per rifiuti radioattivi. Il progetto è contestato da chi teme che sia il primo passo per la realizzazione di un sito nazionale
Ambiente & Veleni | di Federico Simonelli
http://www.ilfattoquotidiano.it/

È una saga senza fine quella delle scorie radioattive, fatta di alcuni passi avanti, ma soprattutto di molte battute d’arresto. L’ultimo capitolo si svolge a Saluggia, il paesino piemontese dove si trova l’80% dei rifiuti nucleari liquidi italiani e dove sorge l’Eurex, il vecchio impianto per il riprocessamento del combustibile ex Enea (ora in smantellamento). Qui è andata deserta in questi giorni la gara per la costruzione del nuovo deposito D2 di stoccaggio dei residui radioattivi di categoria 1 e 2.

La Sogin, la Spa statale che si deve occupare del nucleare italiano, ha già pronto un nuovo bando con annessa relazione tecnica e ha modificato leggermente al rialzo l’importo del contratto: da circa 13 a 15 milioni e mezzo di euro. Una scelta, fanno sapere dalla società, dovuta al fatto che «le imprese europee del settore non hanno ritenuto convenienti le condizioni tecnico-economiche» del precedente bando. Sembra poco probabile, tuttavia, che i potenziali concorrenti abbiano deciso di mandare a monte la procedura solo per ottenere un lieve ritocco nel prezzo.

Il futuro edificio, un bestione da parecchie decine di migliaia di metri quadri destinato proprio ad alcune scorie derivanti dalle lavorazioni Eurex, ancora prima di nascere ha infatti già un vita difficilissima. Il progetto, approvato in deroga al piano regolatore nel 2005, in virtù di un proclamato stato d’emergenza, è fortemente osteggiato da associazioni ambientaliste e opposizione ed è tuttora oggetto di una serie di ricorsi. Tutte noie che potrebbero aver fatto venire qualche dubbio ai potenziali costruttori.

Ma cosa andrà a finire veramente nel deposito? «Rifiuti a bassa pericolosità – assicura Andrea Fluttero, segretario della Commissione ambiente del Senato – se ben costruito non penso proprio che creerà problemi». Ma i detrattori del progetto ribattono che la zona è inadatta a ospitare il deposito di stoccaggio. Il luogo identificato si trova a pochi metri dalla Dora Baltea, il principale affluente del Po, su un terreno ghiaioso e permeabile, «caratterizzato da una vulnerabilità della falda acquifera ufficialmente classificata come “estremamente elevata”, ed a valle del quale, a una distanza di meno di due chilometri, vi sono i pozzi dell’Acquedotto del Monferrato». Questo almeno è quanto si legge nel ricorso al presidente della Repubblica presentato ad aprile da una cittadina del comune del vercellese e appoggiato da associazioni ambientaliste e Pd locale. Molti i punti contestati: la presunta inidoneità del luogo, appunto, ma anche le procedure di concessione delle autorizzazioni.

«Non c’è nessuna ragione per costruire il deposito qui – spiega Gian Piero Godio, responsabile Energia di Legambiente Piemonte – si tratta tra l’altro di un’area depressa rispetto al livello del fiume». Diversa è la questione del Cemex, l’impianto di cementificazione delle vecchie scorie liquide che dovrebbe essere costruito poco lontano. Un progetto che, pur non essendo ancora partito, teoricamente dovrebbe permettere di solidificare i residui, in modo che poi siano trasferiti altrove. «Questo impianto serve eccome – conclude Godio – e speriamo che sia costruito velocemente».

Secondo Paola Olivero, capogruppo PD del consiglio comunale di Saluggia, «il rischio è che il D2 diventi il surrogato del famoso sito nazionale di stoccaggio di cui si parla da anni. Altrimenti perché la priorità, che prima era la costruzione del Cemex, ora sembra essere diventata quella dell’impianto di stoccaggio?». Ma per Fluttero la possibilità che il D2 diventi un deposito a tempo indeterminato «dipende dal successo o meno del ritorno del nucleare in Italia. A quel punto da qualche parte dovremo realizzare un sito nazionale, il che è una cosa assolutamente normale».

Resteremo a vedere. Per ora, il problema dei rifiuti prodotti dalle vecchie centrali procede a rilento: una bella grana per l’Italia soprattutto se, di centrali, vogliamo cominciare a costruirne di nuove.

domenica 27 giugno 2010

NO NUCLEARE DAY 26.06.010 CAGLIARI BASTIONI DI SAINT REMY



Sayli Vaturu
de Sa Defenza Sotziali

Una bella giornata, il sole è alto e la brezza marina ci carezza il viso, la visione che abbiamo dal Bastione di Saint Remy è un panorama spettacolare della città di Cagliari, un po sorniona, un po piccante .... Giovani chiaccherano sulle panchine lungo la balaustra di cisto bianco che attornia la piazza del bastione, e in sottofondo la musica che fà intendere lo svolgersi di un evento.

Bandiere al vento gialle con il sole che ride, ed alcune identitarie sarde.

Il banner del comitato NO NUKE, una risata sardonica vi seppellirà fa capire bene il motivo della mobilitazione


Oggi si svolge una giornata di festa antinuke, il comitato organizzatore Lotta Nucleare ha dato avvio all'iniziativa in varie città dell'Italia oltre che a Cagliari.

Francesco Perra apre la manifestazione con un intervento sul motivo che ha portato il popolo sardo a mobilitarsi contro l'infausto nucleare.

Paola Alcioni del Comitato Promotore Referendum Consultivo sul Nucleare, espone la fatica fatta, da un gruppo di indipendentisti sardi ( Sardigna Natzione Indipendentzia SNI) e del comitato sardo NO NUKE, nella raccolta delle quasi 17.000 firme per portare a fine ottobre i sardi ad un referendum consultivo sul nucleare.

Il quesito referendario proposto agli elettori sardi recita:

"SEI CONTRARIO ALL'INSTALLAZIONE IN SARDEGNA DI CENTRALI NUCLEARI E DI SITI PER LO STOCCAGGIO DI SCORIE RADIOATTIVE DA ESSE RESIDUATE O PREESISTENTI?"

A OTTOBRE VOTIAMO " SI "
CONTRO IL NUCLEARE
PER DIRE SI ALLA VITA!

La voce di Paola entra nel cuore e nell'anima di tutti gli astanti facendo comprendere l'importanza della partecipazione delle soggettività nazionali sarde al voto antinuke!

Roberto Copparoni dei Verdi ha dato le cifre della demenza della strada nucleare enumerando la illogicità di tale dispendio di energie denari e il malaffare che si concentra dietro tanta quantità di denaro sperperato.

Sayli, Valter Erriu, di NO NUKE ha messo in evidenza la questione etica che c'è alla base del ragionamento nucleare, ci si chiede come è nata l'idea delle centrali nucleari il motivo è chiaro stando alla storicità degli eventi ci richiama l'attenzione allo scopo , quello bellico.
L'irragionevolezza dell'uso dell'uraniopre produrre energiaè fondato dagli effetti nel suo uso: deturpa l'ambiente di estrazione del minerale come vediamo in Niger le conseguenze sanitarie sono pesanti sulle persone che vi risiedono, esse sono soggette a una varietà di malattie incurabili, il tutto grazie alla multinazionale francese AREVA che da oltre settanta anni sfrutta le miniere e distrugge l'ambiente circostante.

La stessa azienda AREVA a cui il premier italiano Berlusconi si è rivolto per avviare il suo progetto di morte nucleare in Sardegna ed in italia.

Mariella Cao del Comitato Sardo Gettiamo le Basi, ha fatto la cronistoria delle lotte in Sardegna contro il nucleare e le basi militari , argomento correlato e simbiotico.

La lotta contro le basi militari a partire della base militare americana nell'isola di Santo Stefano a La Maddalena, ha dato idea della proprozione del danno subito dal nostro territorio, i danni ambientali da irradiazione sono ingenti, ancora latente e nascosti i dati sull'inquinamento da radiazione non si dice ovviamente per non allarmare la popolazione , ma , è necessario esporlo e denunciarlo.

Gli americani sono andati via senza sborsare un soldo per la bonifica ambientale del territorio da loro avuto in gestione senza controlli di sorta per oltre 40 anni.

La morte invisibile La Maddalena c'è e continua a mietere vittime sacrificali sull'altare del nucleare.

La manifestazione ha avuto anche un preludio di musica etno-jazz eseguita dal maestro Mario Massa che ha deliziato le orecchie degli estimatori presenti.

Si è svolto anche un Mobe Flash che ci ha portato in una decina di persone di fronte al palazzo della regione in rappresentanza della sovranità a cui Presidente Cappellacci deve dare risposta seria e ferma contro il nucleare.

Paola Alcioni comitato Promotore Referendum Consultivo


"Sayli" Valter Erriu comitato sardo NO NUKE!

martedì 22 giugno 2010

NO AL NUCLEARE, SI AL REFERENDUM


di Andrea Pili (delegato di Sperantzia de Libertadi, jovunus de SNI)

Sperantzia de Libertadi è l'organizzazione giovanile di Sardigna Natzione Indipendentzia. Siamo stati molto attivi nel sostegno del referendum sull'installazione delle centrali nucleari in Sardegna, in particolar modo con la raccolta firme o con eventi di sensibilizzazione popolare come il Chernobyl Day e la manifestazione del 9 dicembre. La nostra organizzazione è nettamente contraria al nucleare nella nostra isola e abbiamo constatato la medesima avversione nei nostri coetanei e colleghi in università e nelle scuole superiori.

Senza dimenticare le implicazioni che le centrali nucleari potrebbero avere su salute e ambiente, noi pensiamo che i problemi fondamentali- e le questioni su cui premere- siano riguardanti l'ambito economico- sociale, in quanto ci offrono dei dati oggettivi e condivisibili. I motivi con cui lo stato italiano vuole giustificare la costruzione dei siti nucleari sono: l'abbassamento degli attuali costi energetici; la ripresa del comparto industriale sardo e quindi la creazione di appetibili opportunità di lavoro- specie dopo le delicate questioni di Eurallumina, Vinyls, Alcoa ecc

Innanzitutto, spesso non si tiene mai conto dell'incisione sui prezzi dei tassi di interesse correnti nel periodo in cui inizieremo a pagare le bollette da energia atomica; dunque si entrerebbe anche in questo caso in dati non quantificabili con assoluta certezza. Comunque, qualunque sia il costo, non esiste alcuna convenienza atomica per la edificazione delle centrali. Infatti, l'Agenzia Atomica dell'Onu (IAEA) stima l'esaurimento delle scorte d'uranio in un periodo che va dal 2026 e il 2035; sappiamo che la centrale di terza generazione di Olkiluoto (Finlandia) ha iniziato ad essere costruita nel 2005 ed il suo completamento è stato posto nel 2012- ma doveva essere pronta nel 2009. Il rischio è quello di finire la centrale nucleare proprio quando mancherebbe solo poco tempo per l'esaurimento dell'uranio e quindi alla vicina fine anche dell'utilizzo delle stesse. Inoltre, l'energia dall'atomo inevitabilmente sarà oggetto di salite del prezzo proprio perché ci sarà sempre meno uranio a fronte della domanda. Il nucleare quindi piuttosto che la soluzione dei costi è soltanto un loro rinvio a data da destinarsi.

Per quanto concerne il riavvio dell'industria sarda o la creazione di nuovi posti di lavoro in Sardegna, non facciamoci illusioni: lo stato italiano non ha mai realizzato nulla di buono per il popolo sardo ogni qualvolta ha messo piede nella nostra economia e ne sono una dimostrazione le ultime vicende operaie che hanno- ancora una volta- mostrato come il popolo sardo sia vittima di un modello economico imposto da altri per gli interessi di multinazionali e slegato completamente dalle risorse della sua terra. Quindi non c'è nessuna ragione al mondo per cui l'Italia da Dracula si trasformi improvvisamente in Babbo Natale! Il nucleare è soltanto l'ultima imposizione dell'Italia, destinata a fallire inesorabilmente lasciando i nostri lavoratori ad aspettare l'ennesima elemosina o l'ennesimo ricatto! Perché possiamo proprio parlare di un autentico ricatto occupazionale! Si vuole costringere il nostro popolo ad accettare il nucleare come unico possibile sbocco lavorativo. Inoltre, si afferma che la Sardegna sarebbe la terra più adatta per costruire le centrali necessarie al fabbisogno energetico italiano, in quanto al sicuro da eventuali calamità naturali. Però noi ci domandiamo: per quale motivo i sardi dovrebbero fare questo favore allo stato italiano, un'istituzione che si è presentata sempre da arrogante colonizzatrice! Per ora è l'Italia in debito con noi, dal momento che ancora attendiamo di vedere i dieci miliardi di euro che ci spettano!

Che piaccia o no, prima o poi il sistema energetico dovrà basarsi sulle fonti rinnovabili ed è dunque su queste che la Sardegna deve investire in quanto sono le uniche risorse che le assicurerebbero l'autosufficienza. L'uso di tali fonti- inoltre- è destinato a creare sul serio nuove opportunità di lavoro come già avviene in Spagna, in Germania e sta succedendo in Usa grazie al piano Obama che dovrebbe creare 30200 posti l'anno. Le teorie di economisti quali Jeremy Rifkin sostengono che ingenti occasioni lavorative nascerebbero dalla conversione di tutti gli edifici per fare sì che ogni edificio diventi centrale di stesso con l'utilizzo di sole, vento, calore terrestre. In questo modo si rimetterebbero in moto anche edilizia e architettura.
L'eolico in Sardegna sarebbe un'interessante prospettiva: in aree come la Gallura o il sud-est dell'isola soffia il vento con la più alta classe d'intensità europea (più di 9.4 m/s). Quindi pensate cosa potrebbe accadere se potessimo gestirci l'eolico al di fuori delle tristi speculazioni di cui abbiamo avuto notizia e che sarebbero conseguenza della sudditanza della politica sarda nei confronti di loschi figuri italiani.

Occorre una decisa presa di coscienza di tutti i giovani sardi contro il nucleare e per la sovranità! L'evoluzione inevitabile verso le energie rinnovabile danno conferma a noi indipendentisti di non essere dei matti visionari ma di stare dalla parte giusta. Infatti, finiti petrolio e uranio, arriverà il giorno in cui tutti i paesi saranno costretti a rivedere il proprio modello di sviluppo centralizzato per abbracciare le nuove fonti che garantirebbero l'autonomia energetica a moltissime comunità. Noi ci occuperemo di accelerarla venuta di quel giorno per utilizzare la nostra sovranità energetica per costruire quella economica e quella politica. Alla costante autoritaria dello stato italiano contrapporremo la costante resistenziale sarda.
Siamo pronti a creare tante Pratobello in tutta l'isola e ovunque l'Italia avrà in mente di fare i suoi siti nucleari!



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