martedì 21 giugno 2011

La NATO si assume la responsabilità per l'uccisione di civili a Tripoli

voltairenet.org
tradutzioni de SA DEFENZA




Il comando della Nato in Libia ha ammesso la responsabilità della morte di almeno cinque civili durante un attacco aereo su Tripoli, condotte durante le prime ore di Sabato.
E 'detto in una nota il generale Charles Bouchard, capo delle operazioni della Nato in Libia, l'Alleanza ", deplora la perdita di vite civili innocenti e si prende la responsabilità nel fare gli attacchi." Nella dichiarazione ha detto che il bersaglio di bombardamenti aerei era un enclave militare (sic..), ma è girato erroneamente il puntamento del target previsto e l'impatto del proiettile su un quartiere residenziale.

Secondo dati recenti, il recente attacco della NATO ha preso la vita di cinque membri della famiglia, tra cui due bambini e una donna. Bouchard ha detto che l'incidente potrebbe essere stato causato da "un fallimento di un sistema d'arma", ma sono ancora stabilire i dettagli dell'incidente.

Secondo i dati del governo libico, gli attacchi della coalizione occidentale ha finora causato la morte di quasi 900 persone. Dall'inizio della missione NATO in marzo, le autorità libiche periodicamente fanno il report sui morti civili nei bombardamenti dell'Alleanza.

Nel frattempo, nella città di Misurata (a est del paese) la lotta continua tra l'esercito del sovrano libico Muammar Gheddafi e le forze ribelli. Gli scontri di Domenica ha causato la morte di nove persone, mentre 51 sono stati feriti, secondo fonti dell'opposizione libica.

lunedì 20 giugno 2011

USA, pesticidi abbassano il quoziente d’intelligenza dei bambini.

ilfattoquotidiano

Secondo tre ricerche condotte in America, l'esposizione delle donne in gravidanza ai composti chimici usati in agricoltura può avere conseguenze gravi sui livelli di apprendimento dei nascituri

Le donne incinte che si sono esposte ai pesticidi usati in agricoltura metteranno al mondo figli meno intelligenti della media. La notizia è contenuta in tre studi americani, condotti presso l’Università di Berkeley, il Mt. Sinai Medical Center e la Columbia University.

Nonostante le popolazioni monitorate risiedano dalla California allo Stato di New York, i risultati ottenuti sono molto simili: l’esposizione durante la gravidanza ai pesticidi a base di organofosfati (composti chimici molto utilizzati in agricoltura) può portare i propri figli ad avere un quoziente intellettivo molto ridotto già all’età di 7 anni. Più precisamente, un’esposizione prenatale dieci volte superiore alla norma corrisponde ad un calo di 5,5 punti nei test sul QI.

I bambini del campione con i più alti livelli di esposizione agli antiparassitari in fase prenatale hanno ottenuto risultati di anche sette punti inferiori rispetto ai loro coetanei. Per Brenda Eskenazi, professore di epidemiologia e di salute materna e infantile, ciò significa che in futuro più bambini dovranno “essere spostati nella parte bassa dello spettro di apprendimento, e più bambini necessiteranno di servizi speciali a scuola”.

Le analisi sono partite durante la gravidanza delle partecipanti che sono state invitate a visite regolari dove, oltre ai questionari, venivano prelevati campioni di urina e misurate le condizioni dei feti.

Le ricerche della Berkley, iniziate nel 1999 nella comunità californiana di Salinas, un centro agricolo della Monterey County, hanno basato le loro analisi sulla misurazione dei metaboliti (i prodotti del processo del metabolismo) presenti nelle urine materne. Gli studi del Sinai Medical Center e della Columbia University, invece, hanno esaminato le popolazioni urbane di New York City. Come nel caso dei ricercatori di Berkeley, gli scienziati di Mount Sinai hanno campionato i metaboliti, mentre i ricercatori della Columbia hanno esaminato i livelli di clorpirifos (un particolare antiparassitario) nel sangue del cordone ombelicale.

Le rilevazioni della Berkeley University, eseguite su 329 bimbi californiani che hanno sostenuto test sulla comprensione verbale, il ragionamento percettivo, la memoria di lavoro e la velocità di elaborazione, hanno portato solo ora ai primi importanti risultati perché, come ricorda Maryse Bouchard, una degli autori dello studio, “i bambini sono ora in una fase in cui stanno frequentando la scuola, quindi è più facile ottenere valutazioni valide delle funzioni cognitive”.

Ciò che impressiona le ricercatrici Bouchard ed Eskenazi sono anche le forti coincidenze con i risultati ottenuti dagli altri due studi: “È molto raro vedere questa coerenza fra diverse popolazioni studiate”. Un fatto che, secondo gli scienziati, può portare l’esito delle ricerche ad essere “applicabile alla popolazione generale”, e dimostra come “la connessione tra l’esposizione a pesticidi e il QI non sia limitata alle persone che vivono in una comunità agricola”.

I ricercatori hanno raccomandato di ridurre l’uso di pesticidi ed il consumo di prodotti alimentari che abbiano subito troppi trattamenti chimici, osservando che la maggior parte dei parassiti che si trovano nelle nostre case, orti e giardini possono essere controllati anche senza queste sostanze. “Le persone, soprattutto le donne incinte, hanno bisogno di una dieta ricca di frutta e verdura”, afferma la professoressa Eskenazi, ma per i ricercatori è necessario che i consumatori lavino sempre accuratamente frutta e verdura. Un altro consiglio è quello di considerare, quando possibile, l’acquisto di prodotti biologici.

Ma il problema va ben oltre la dieta delle mamme americane ed il quoziente intellettivo dei loro bambini. Anche in Europa l’eccessivo uso di protesi chimiche in agricoltura sta creando non pochi problemi. I cancri infantili, ad esempio, sono aumentati nel vecchio continente dell’1,1% ogni anno negli ultimi trent’anni, e sono 100mila i bambini che muoiono annualmente di cancro. Di questi, il 70% dei casi sono dovuti a fattori ambientali. È quanto riportato nel film francese “I nostri figli ci accuseranno”, una potente denuncia nei confronti dell’inquinamento agro-chimico e dell’abuso di pesticidi e fertilizzanti in agricoltura. Che, sempre per gli autori del documentario, hanno portato i cancri maschili in Francia ad aumentare del 93% nell’arco di soli 25 anni.

sabato 18 giugno 2011

La rivolta degli Aganaktismeni, Indignati: Immense proteste in Grecia



Giorgos Mitralias Γιώργος Μητραλιάς

Tradotto da Giuseppe Oliva
italia.attac.org

Due settimane dopo avere iniziato, il movimento greco degli ‘indignati’ riempie le piazze principali di tutte le città con tantissime persone che gridano la loro rabbia e fanno tremare il governo di Papandreu ed i suoi sostenitori locali ed internazionali.

È già più che un movimento di protesta o perfino una massiccia mobilitazione contro le misure di austerità. Si è trasformato in un genuino sollevamento popolare che si estende a tutto il paese. Un sollevamento che ribadisce l’opposizione del paese di pagare per la ‘sua crisi’ o il ‘suo debito’ mentre fa perdere la riabilitazione ai due grandi partiti neoliberali, se non a tutto il mondo politico. Quanti sono giunti nella piazza Syntagma (piazza della Costituzione, nel centro di Atene) direttamente di fronte all’edificio del Parlamento, domenica 5 di giugno di 2011?
Difficile dirlo poiché una delle caratteristiche di simili mobilitazioni popolari è che non c’è un evento chiave, discorso o concerto, e la gente va e viene. Ma le persone trasportate dal metro di Atene che sa calcolare la quantità di passeggeri, si attesta per lo meno in 250.000 giunti in piazza Syntagma in quella notte memorabile. In realtà, varie centinaia di migliaia di persone si sono aggregate durante le manifestazioni ‘storiche’ nelle piazze principali di altre città greche. Tuttavia, in questa situazione bisogna formulare la domanda: come è possibile che un movimento di massa simile che scuote il governo greco, nel quale l’UE ha un interesse particolare, non si menzioni in assoluto nei media occidentali?
Carte indignés grecs

Durante questi primi dodici giorni non è stata detta praticamente né una parola, né mostrata un’immagine di quelle moltitudini senza precedenti che esprimevano la loro rabbia contro il FMI, la Commissione Europea, la ‘Troica’ [FMI, Commissione Europea e Banca Centrale Europea (BCE)] e contro Frau Merkel ed i dirigenti neoliberali internazionali. Niente. Con l’eccezione occasionale di poche righe su ‘centinaia di manifestanti’ per strade di Atene, seguendo un appello dei sindacati greci.
Questo testimonia una strana predilezione per squallide manifestazioni di burocrati sindacali mentre, ad alcuni centinaia di metri, immense moltitudini manifestano fino alle ore piccole della notte per giorni e settimane.
Place de Syntagma (place de la Constitution)
Seguendo gli ‘indignati’ greci o Aganaktismeni, bisogna dire che il movimento si fissa sempre di più tra le classi umili contro una società greca che è stata conformata per 25 anni da una totale dominazione di un’ideologia neoliberale cinica, nazionalista, razzista ed individualista che ha trasformato tutto in merci.

L’immagine risultante è per questo motivo spesso contraddittoria, poiché mescola la cosa migliore e la cosa peggiore tra idee ed azioni. Come per esempio quando la stessa persona mostra un nazionalismo greco che sfocia in razzismo mentre agita una bandiera tunisina, o spagnola, egiziana, portoghese, irlandesi, argentina, per mostrare solidarietà internazionalista con quei paesi.
Dobbiamo, pertanto, concludere che quei manifestanti sono schizofrenici? Indubbiamente no Come non ci sono miracoli, o sollevamenti sociali politicamente ‘puri’, il movimento diventa gradualmente più radicale dopo essere rimasto contrassegnato da quei 25 anni di disastro morale e sociale.
Manifestants et drapeaux
Ma attenzione: tutti i suoi ‘difetti’ si incorporano nella sua caratteristica principale, cioè il suo rifiuto radicale del Memorandum, della Troica, del debito pubblico, del governo, l’austerità, la corruzione, una democrazia parlamentare fittizia, la Commissione Europea, in sintesi, di tutto il sistema!
Sicuramente non è per caso che nelle ultime due settimane i manifestanti abbiano gridato frasi come non “dobbiamo niente, non vendiamo niente, non paghiamo niente! “, “non vendiamo né ci vendiamo!”, ”Che vadano tutti: Memorandum, Troica, governo e debito!” o “rimaniamo fino a che se ne vanno! “.
Simili tendenze uniscono tutti i manifestanti nella opposizione a pagare il debito pubblico. Per questo motivo la campagna di auditorium per il rifiuto del debito pubblico è un gran successo in tutto il paese. Il suo posto nel mezzo di piazza Syntagma è attorniato costantemente da una moltitudine ansiosa di firmare l’appello o di offrire i propri servizi come volontari.
Benché all’inizio fossero completamente disorganizzati, gli Aganaktismeni di Syntagma hanno sviluppato gradualmente un’organizzazione che culmina nell’Assemblea popolare realizzata ogni sera alle 21 e che attrae centinaia di oratori di fronte ad un’attenta platea di migliaia di persone.
I dibattiti sono frequentemente di gran qualità, per esempio sul debito pubblico, in realtà molto migliori di qualunque cosa che possa venir detta nei principali canali di televisione. Questo, nonostante il rumore nelle vicinanze, stiamo in mezzo ad una città di 4 milioni di abitanti, dozzine di migliaia di persone in costante movimento, e in particolare con la composizione molto diversa di quelle enormi udienze in mezzo ad un accampamento permanente che a volte somiglia ad una Torre di Babele. Tutte le qualità della democrazia diretta che si vivono giorno dopo giorno in piazza Syntagma non ci rendono ciechi davanti alla sua debolezza, la sua ambiguità o per certo suoi difetti come la sua allergia iniziale a qualunque cosa che suona a partito politico, sindacato o collettività stabilita. Benché bisogna riconoscere che simile rifiuto è una caratteristica dominante tra gli Aganaktismeni che tendono a respingere il mondo politico nel suo insieme, bisogna sottolineare il sofferto sviluppo dell’Assemblea Popolare, tanto ad Atene come in Tesalónica che è passata da un rifiuto dei sindacati all’invito di venire e manifestare in piazza Syntagma.
Ovviamente, man mano che passano i giorni, il paesaggio politico in piazza Syntagma si schiarisce, con la destra popolare e l’estrema destra ubicata nella sezione superiore, di fronte al Parlamento, e la sinistra anarchica e radicale nella piazza stessa, con controllo dell’assemblea popolare e dell’accampamento permanente. Per certo, benché la sinistra radicale domina e tinge di un profondo rosso tutti gli eventi e le manifestazioni in Syntagma, questo non significa che i diversi componenti della destra, da populista a nazionalista, razzista e perfino neonazista, non continuino a cercare di impadronirsi di questo massiccio movimento popolare.
I manifestanti persevereranno ed in gran parte dipenderà dalla capacità dell’avanguardia del movimento che questo si stabilisca adeguatamente in vicinati, posti di lavoro e scuole mentre si definiscono chiari obiettivi che stabiliscono le immense necessità immediate ed una rabbia rivendicativa contro il sistema.
Benché abbastanza differente dal movimento spagnolo per le sue dimensioni, la sua composizione sociale, la sua natura radicale e la sua eterogeneità politica, il movimento di Syntagma condivide con la piazza Tahrir in El Cairo e la Porta del Sole a Madrid lo stesso odio all’élite economica e politica che si è impadronita e ha amalgamato di ogni significato la democrazia parlamentare borghese in tempi di neoliberalismo arrogante ed inumano.
Il movimento è sospinto per lo stesso desiderio ardente, non violento, democratico e participativo che si trova in tutti i sollevamenti popolari di inizio Secolo XXI.



giovedì 16 giugno 2011

Dolce veleno

Gary Taubes,

The New York Times Magazine,
È difficile evitare la
conclusione che lo
zucchero provoca il
tumore, anche se
questa affermazione
può sembrare drastica
e senza precedenti

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Nella figura qui sopra potete osservare le quattro strutture ad anello possibili per il fruttosio. Due strutture con un ciclo a sei atomi, dette piranosiche, e due strutture con cinque atomi, dette furanosiche.


Il 26 maggio 2009 Robert Lustig ha tenuto una conferenza dal titolo “Zucchero: l’amara verità”,
che nel luglio del 2010 è stata postata su YouTube. Da allora il filmato è stato visto più di 800mila volte e ha avuto una media di 50mila nuovi spettatori al mese. Sono numeri piuttosto
sorprendenti per una dissertazione di un’ora e mezza sulla biochimica del fruttosio e la fisiologia umana.

Lustig è uno specialista di endocrinologia pediatrica e il massimo esperto di obesità infantile alla School of medicine dell’università della California di San Francisco, una delle migliori facoltà di medicina degli Stati Uniti.

Ma il successo della conferenza ha poco a che vedere con le credenziali di Lustig e si deve piuttosto alla sua convincente tesi sullo zucchero, che lui definisce una “tossina” o un “veleno”. Con il termine “zucchero” Lustig non intende solo la sostanza bianca e granulosa che mettiamo nel caffè – tecnicamente conosciuta come saccarosio – ma anche lo sciroppo di mais ad alto contenuto di fruttosio, quello che Lustig definisce “l’additivo più demonizzato che si ricordi”.

Se Lustig ha ragione, l’eccessivo consumo di zucchero è la causa principale del vertiginoso aumento dei casi di obesità e diabete negli Stati Uniti negli ultimi trent’anni. Ma la sua tesi ha altre conseguenze. Implicherebbe che il consumo di zucchero è anche la probabile causa di molte patologie generalmente attribuite allo stile di vita occidentale, come le cardiopatie, l’ipertensione e vari tipi di tumori.

Il fatto che tante persone abbiano visto il video della conferenza significa che forse le parole di Lustig cominciano a essere ascoltate. I ricercatori e i funzionari del servizio sanitario che ho intervistato per questo articolo, spesso mi dicevano: “Sicuramente avrà già parlato con Robert Lustig”. E non perché Lustig abbia fatto ricerche fondamentali sullo zucchero, ma perché, a differenza di tanti studiosi, è sempre pronto a ribadire pubblicamente che lo zucchero è una sostanza tossica di cui si abusa. Secondo lui va considerato come l’alcol e le sigarette: un vero e proprio killer.

Una cosa è affermare, come quasi tutti i nutrizionisti, che una dieta sana richiede un maggior consumo di frutta e verdura, e forse meno grassi, carne rossa e sale, o che bisogna mangiare meno. Ben diverso è sostenere che un elemento particolarmente piacevole della nostra dieta non solo è poco salutare, ma potrebbe addirittura essere tossico. Eppure Lustig ha raccolto e sintetizzato una montagna di prove che giudica

Si sa che troppo zucchero fa male. Ma secondo alcuni ricercatori è più nocivo di quello che si pensa: potrebbe essere responsabile dell’aumento dei casi di diabete e di obesità. E all’origine di certi tumori abbastanza valide per condannare definitivamente lo zucchero.
Ho deciso di esaminarle perché la tesi di Lustig mi è sembrata convincente. Ho passato gran parte degli ultimi dieci anni a fare inchieste giornalistiche sull’alimentazione e le malattie croniche e sono arrivato a conclusioni analoghe a quelle di Lustig.

Cominciamo con il chiarire alcune questioni, a partire dal fatto che Lustig usa il termine “zucchero” per indicare sia il saccarosio – lo zucchero di barbabietola bianco e quello di canna scuro – sia lo sciroppo di mais ad alto contenuto di fruttosio. È un punto essenziale, soprattutto perché lo sciroppo di mais è ormai diventato “la causa principale della generale diffidenza nei
confronti degli alimenti lavorati”, dice Marion Nestle, nutrizionista della New York university e autrice di Food politics.

Eppure gli effetti biologici delle due sostanze sono di fatto identici. “Non c’è nessuna differenza tra lo sciroppo di mais ad alto contenuto di fruttosio e lo zucchero”, ha detto Lustig in una conferenza del 2010 a cui ho partecipato. “Sono entrambi nocivi – ugualmente nocivi eugualmente velenosi”.

Le calorie vuote

Lo zucchero raffinato, cioè il saccarosio, è formato da una molecola di glucosio legata a una di fruttosio. È il fruttosio, che è quasi due volte più dolce del glucosio, a distinguere lo zucchero da altri alimenti ricchi di carboidrati come il pane o le patate, che durante la digestione si scompongono in solo glucosio.

Nella forma consumata più comunemente, lo sciroppo di mais è per il 55 per cento fruttosio e per il rimanente 45 per cento quasi tutto glucosio. È stato lanciato per la prima volta sul mercato alla fine degli anni settanta e quando viene usato nelle bibite non si distingue dallo zucchero raffinato. Dato che entrambi questi zuccheri nell’intestino si trasformano in glucosio e fruttosio, il corpo umano reagisce a entrambi allo stesso modo e gli effetti fisiologici sono identici. In uno studio del 2010, Luc Tappy, un ricercatore dell’università di Losanna considerato la massima autorità mondiale negli studi sul fruttosio, ha scritto che non esiste “neanche un indizio” del fatto che lo sciroppo sia più nocivo di altre fonti di zucchero.

La questione, quindi, non è se lo sciroppo di mais è meglio o peggio dello zucchero, ma cosa fanno al nostro organismo e come lo fanno. L’opinione più difusa è che gli zuccheri al massimo provocano la carie e forniscono “calorie vuote” (cioè senza sostanze nutritive come proteine o vitamine) che tendiamo ad assumere in eccesso perché hanno un buon sapore.

Vera o falsa che sia, la tesi delle “calorie vuote” è sicuramente molto comoda perché permette di dare la colpa dell’obesità e, per estensione, del diabete (due condizioni così strettamente legate che alcuni esperti hanno coniato il termine “diabesità”), all’eccessivo consumo di alimenti in generale e allo scarso esercizio fisico, dal momento che il punto è la quantità di calorie ingerite e una caloria è sempre una caloria.

La tesi di Lustig, però, non riguarda il consumo di calorie vuote, ed era già stata avanzata dai biochimici, anche se con meno clamore. Il problema è che lo zucchero ha caratteristiche specifiche – soprattutto per il modo in cui il corpo umano metabolizza la componente di fruttosio – in grado di renderlo particolarmente nocivo, per lo meno se consumato in certe quantità.

Dritto al fegato

La definizione usata da Lustig quando spiega questo concetto è “isocalorico ma non isometabolico”. Significa che possiamo assumere 100 calorie di glucosio (da una patata, un panino o altri amidi) oppure 100 calorie di zucchero (metà glucosio e metà fruttosio), e queste calorie saranno metabolizzate in modo diverso e avranno un effetto diverso sul nostro corpo. Le calorie sono le stesse, ma le conseguenze metaboliche sono molto diverse.

Il fruttosio presente nello zucchero e nello sciroppo di mais è metabolizzato principalmente dal fegato, mentre il glucosio presente nello zucchero e negli amidi è metabolizzato da ogni cellula del corpo. Consumare zucchero (fruttosio e glucosio) significa più lavoro per il fegato che se avessimo assunto la stessa quantità di calorie di amido (glucosio). E se si consuma quello zucchero in forma liquida – una bibita o del succo di frutta – fruttosio e glucosio colpiranno il fegato più rapidamente di quando mangiamo una mela (o varie mele, per ottenere quella che i ricercatori definirebbero la dose equivalente di zucchero). La rapidità con cui il fegato deve svolgere la sua funzione influenza anche il modo in cui metabolizza il fruttosio e il glucosio.

Negli animali, o almeno nei ratti e nei topi di laboratorio, quando il fruttosio colpisce il fegato in quantità sufficiente e con sufficiente rapidità, il fegato ne trasforma buona parte in grasso. A quanto sembra questo induce una condizione nota come insulino-resistenza, che oggi è considerata il problema fondamentale dell’obesità e il diffetto alla base delle cardiopatie e del diabete di tipo 2, quello che si riscontra spesso nelle persone obese o sovrappeso. Potrebbe anche essere il punto di partenza per spiegare diverse forme di tumore.

Se quello che succede ai roditori di laboratorio succede anche agli esseri umani, e se mangiamo tanto zucchero da farlo succedere, allora siamo nei guai.
L’ultima volta che un’agenzia del governo statunitense ha esaminato a fondo la relazione tra zucchero e salute è stato nel 2005, in un rapporto dell’Institute of medicine, un istituto che fa parte delle National academies. Gli autori ammettevano che lo zucchero può aumentare il rischio di patologie cardiache e diabete, facendo perino salire il colesterolo Ldl – il cosiddetto colesterolo “cattivo” – ma non consideravano definitivi questi studi. La questione era piuttosto confusa: non era neppure possibile stabilire in quale quantità lo zucchero fosse efettivamente troppo.

Riprendendo il rapporto del 2005, uno studio dell’Institute of medicine pubblicato nell’autunno del 2010 ribadiva: “Non c’è consenso scientifico sulla quantità di zuccheri che si possono consumare in una dieta equilibrata”. Era la stessa conclusione a cui era arrivata la Food and drug administration (Fda), l’agenzia statunitense per il controllo dei farmaci e dei prodotti alimentari, l’ultima volta che aveva affrontato il problema dello zucchero, nel 1986. Gli esperti della Fda avevano detto che a parte il contributo calorico, “nessuna prova conclusiva dimostra che vi siano rischi per la popolazione quando gli zuccheri vengono consumati ai livelli attuali”. È un altro modo per dire che le prove non confutavano affatto tesi come quelle avanzate oggi da
Lustig e già allora da altri ricercatori, ma solo che non erano definitive o incontrovertibili.

Quello che dobbiamo tenere presente, sostiene Walter Glinsmann, amministratore della Fda, principale autore del rapporto del 1986 e oggi consulente della Corn reiners , l’associazione dei rainatori di mais, è che lo zucchero e lo sciroppo di mais ad alto contenuto di fruttosio possono anche essere velenosi, ma qualunque altra sostanza può esserlo se consumata in modi e in quantità innaturali per gli esseri umani. La questione è sempre la stessa: quale dose rende nociva una sostanza innocua? Quanta ne dobbiamo consumare prima che diventi pericolosa?
Quando Glinsmann e i suoi colleghi della Fda decisero che nessuna prova conclusiva dimostrava la pericolosità dello zucchero, si basarono su un consumo medio pro capite di circa 18 chili all’anno oltre alla quantità assunta naturalmente da frutta e verdura: 18 chili all’anno di “zuccheri aggiunti”, come dicono i nutrizionisti.

Questa dose equivale a 200 calorie di zucchero al giorno, cioè meno di quante ne contengano una lattina e mezza di Coca-Cola o due bicchieri di succo di mele. Se veramente consumassimo questa quantità di zuccheri aggiunti, la maggior parte dei nutrizionisti sarebbe molto soddisfatta, Lustig compreso.

Ma 18 chili l’anno erano 16 chili in meno della quantità calcolata all’epoca dagli analisti del ministero dell’agricoltura – circa 34 chili all’anno a testa – e di regola le stime di questo ministero sono considerate le più affidabili. All’inizio degli anni 2000, sempre secondo il ministero dell’agricoltura, il consumo di zuccheri era passato a più di 40 chili all’anno pro capite.
Poiché questo aumento ha coinciso con l’epidemia di obesità e diabete, la tentazione di dare la colpa del problema al saccarosio e allo sciroppo di mais è forte. Nel 1980 circa un americano su sette era obeso e quasi sei milioni erano diabetici, e i tassi di obesità non erano cambiati in modo significativo rispetto al ventennio precedente.
All’inizio degli anni 2000, quando il consumo di zucchero ha raggiunto il picco massimo, un terzo degli americani era obeso e 14 milioni erano diabetici.

Grasso e resistente

Medici e autorità sanitarie hanno ormai accettato l’idea che una condizione nota come sindrome metabolica sia uno dei maggiori se non il maggiore fattore di rischio per la cardiopatia e il diabete. Secondo le stime dei Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie, oggi ne soffrono circa 75 milioni di americani.

Il primo sintomo che i medici cercano per diagnosticare la sindrome metabolica è l’aumento della circonferenza vita. Questo significa che se una persona è sovrappeso ha una buona probabilità di avere la sindrome metabolica, e di conseguenza ha più possibilità di avere un infarto o di diventare diabetica (o entrambe le cose). Ma anche i magri possono avere la sindrome metabolica, e in questo caso hanno un rischio maggiore di cardiopatia e diabete rispetto ai magri che non hanno questa sindrome.

Quando una persona ha la sindrome metabolica le cellule del suo corpo ignorano attivamente l’azione dell’insulina, un ormone che attivando diversi processi metabolici e cellulari riduce la concentrazione di glucosio nel sangue. Questa condizione è tecnicamente nota come insulino-resistenza.

Da cosa è provocata l’insulino-resistenza? Ci sono diverse ipotesi, ma i ricercatori ritengono che una probabile causa sia l’accumulo di grasso nel fegato. In base agli studi che hanno tentato di rispondere a questa domanda, dice Varman Samuel, che studia l’insulino-resistenza alla Yale school of medicine, la correlazione tra presenza di grasso nel fegato e insulino-resistenza nei
pazienti, magri o obesi che siano, è “decisamente forte”.

Questo fa sorgere un’altra domanda: cosa provoca l’accumulo di grasso nel fegato? Una delle ipotesi più comuni è che ingrassare renda più grasso anche il fegato, ma questo non spiega il fegato grasso nelle persone magre. In parte il fenomeno potrebbe essere attribuito a una predisposizione genetica ma, tornando a Lustig, c’è anche la possibilità molto concreta che sia
provocato dallo zucchero.

Nei primi anni 2000, i ricercatori che studiavano il metabolismo del fruttosio avevano già confermato alcuni risultati e avevano valide spiegazioni biochimiche per quello che stava succedendo. Se si alimentano gli animali con abbastanza fruttosio puro o abbastanza zucchero, il loro fegato converte il fruttosio in grasso – l’acido grasso saturo palmitato per essere precisi
– che si ipotizza provochi cardiopatie perché fa aumentare il colesterolo Ldl.

Il grasso si accumula nel fegato e poi arrivano l’insulino-resistenza e la sindrome metabolica.
Secondo Michael Pagliassotti, un biochimico della Colorado state university che alla fine degli anni novanta ha condotto molti studi sugli animali, se gli animali mangiano enormi quantità di fruttosio e di zucchero (il 60 o il 70 per cento delle calorie della loro dieta) questi cambiamenti
possono verificarsi anche in una sola settimana. Ci vogliono mesi, invece, se mangiano quantità di zucchero più simili a quelle che consumano gli esseri umani: il 20 per cento circa delle calorie della loro dieta (negli Stati Uniti). In entrambi i casi, basta abolire lo zucchero e il fegato grasso scompare rapidamente portando via anche l’insulino-resistenza.

Effetti simili sono stati riscontrati anche nelle persone, però di regola i ricercatori – come Luc Tuppy in Svizzera o Peter Havel e Kimber Stanhope dell’università della California a Davis – hanno basato i loro studi solo sul fruttosio.

Anche se le ricerche sullo zucchero aumentano, si può ancora sostenere che non ci sono prove conclusive. Gli studi sui roditori non sono necessariamente applicabili agli esseri umani. E il genere di studi condotti da Tappy, Havel e Stanhope – somministrare bibite dolcificate con il fruttosio e paragonare gli efetti a quelli che si ottengono consumando bibite dolcificate con il
glucosio – non sono applicabili all’esperienza umana, perché nessuno di noi consuma mai fruttosio allo stato puro. Lo prendiamo sempre insieme al glucosio, nella composizione in parti quasi uguali dello zucchero o dello sciroppo di mais. E poi di regola la quantità di fruttosio o saccarosio somministrata in quegli studi ai roditori o ai volontari umani è enorme.
Proprio per questo le valutazioni delle ricerche efettuate finora sull’argomento concludono invariabilmente che occorrono altri studi per stabilire a quali dosi zucchero e sciroppo di mais cominciano a diventare, come dice Lustig, “tossici”.

Il combustibile insulina

Per il momento sappiamo che lo zucchero e lo sciroppo di mais, a causa delle particolarità della metabolizzazione del fruttosio e nelle quantità che consumiamo oggi, potrebbero determinare un accumulo di grasso nel fegato seguito da insulino-resistenza e sindrome metabolica, scatenando un processo che causa patologie cardiache, diabete e obesità. Forse sono davvero velenosi, ma ci vogliono anni perché arrivino a causare danni. Non succede dalla sera alla mattina.

Fino a quando non saranno condotti studi a lungo termine, non potremo sapere niente di certo.
Quali sono le possibilità che lo zucchero sia ancora più dannoso di quello che pensa Lustig?
L’obesità, il diabete e la sindrome metabolica sono tutte condizioni che fanno aumentare l’incidenza dei tumori. Per questo accennavo al fatto che l’insulino-resistenza potrebbe essere alla base di molti tumori, così come è alla base del diabete di tipo 2 e delle cardiopatie.

Il collegamento tra obesità, diabete e tumore è stato documentato per la prima volta nel 2004 in alcuni studi sulla popolazione condotti da ricercatori dell’Agenzia internazionale per la ricerca
sul cancro dell’Organizzazione mondiale della sanità. Non è una tesi in discussione: chi è obeso e affetto da sindrome metabolica ha maggiori probabilità di ammalarsi di cancro. La maggior parte dei ricercatori è d’accordo sul fatto che il rapporto tra dieta o stile di vita occidentale e tumore si manifesta attraverso questa associazione con l’obesità, il diabete e la sindrome metabolica, vale a dire l’insulino-resistenza.

Come funziona? Gli studiosi di tumori oggi ritengono che il problema dell’insulino-resistenza è che fa secernere più insulina, e l’insulina (così come un ormone correlato noto come fattore di crescita insulino- simile) di fatto facilita la crescita dei tumori.

Come mi ha spiegato Craig Thompson, che ha fatto gran parte di queste ricerche e oggi è presidente del Memorial Sloan-Kettering cancer center a New York, le cellule di molti tumori dipendono dall’insulina per trovare il combustibile (lo zucchero nel sangue) e i materiali di cui hanno bisogno per crescere e moltiplicarsi. L’insulina e il fattore di crescita insulino-simile (così come i fattori di crescita correlati) forniscono anche il segnale per avviare questo processo.
E per le cellule tumorali, più insulina c’è meglio è.

Quello che questi ricercatori chiamano segnale dell’insulina (o del fattore di crescita insulino simile) sembra essere un passaggio necessario per molti tumori umani, soprattutto quelli al seno e al colon. Lewis Cantley, direttore del centro tumori al Beth Israel deaconess medical center della Harvard medical school, sostiene che fino all’80 per cento dei tumori dipende da mutazioni o da fattori ambientali che operano aumentando o mimando l’efetto dell’insulina sulle cellule del tumore incipiente.

La maggioranza dei ricercatori che studiano il rapporto tra insulina e cancro sembra interessata soprattutto a trovare un farmaco in grado di sopprimere il segnale dell’insulina nelle cellule del tumore incipiente e quindi di inibire o scongiurare completamente la loro crescita. Molti esperti che scrivono di questo rapporto dal punto di vista della salute pubblica partono dal presupposto che livelli di insulina cronicamente elevati e insulino-resistenza siano causati dall’essere sovrappeso o dall’ingrassare.

Ma alcuni ricercatori, come Cantley e Thompson, sostengono che se l’insulino- resistenza è causata da qualcosa di diverso dall’essere semplicemente più grassi, questo qualcosa con ogni probabilità è la causa alimentare di molti tumori. Se è lo zucchero a provocare l’insulino-resistenza, allora è difficile evitare la conclusione che lo zucchero provoca il tumore – o almeno alcuni tumori – anche se questa affermazione può sembrare drastica e senza precedenti.
“Ho eliminato lo zucchero rainato dalla mia dieta e mangio il meno possibile”, mi ha detto Thompson, “perché in definitiva credo che così potrò diminuire il mio rischio di cancro”. Cantley lo dice chiaramente: “Lo zucchero mi spaventa”.

Lo zucchero ovviamente spaventa anche me. Vorrei mangiarlo con moderazione. Sicuramente vorrei che i miei due figli fossero capaci di mangiarlo con moderazione, senza consumarne quantità eccessive, ma non so cosa signiichi veramente.

Una cosa è dire che lo zucchero ci fa ingrassare: quando cominciamo a prendere peso,
possiamo mangiarne di meno. Ma stiamo parlando anche di cose che non si vedono: fegato grasso, insulino-resistenza e tutto quello che ne consegue. Ufficialmente non dovrei avere paura perché le prove non sono conclusive, però sono preoccupato lo stesso.











L’AUTORE
Gary Taubes è un giornalista statunitense.
Il suo ultimo libro è Why we get fat: and what
to do about it (Alfred A. Knopf 2010). Ha un
blog: garytaubes.com.

mercoledì 15 giugno 2011

Escalation militare: “fase due” della guerra in Libia

Prof. Michel Chossudovsky, Global Research, 1 giugno 2011


Traduzione di Alessandro Lattanzio

Una nuova fase della guerra sta conducendo al processo di escalation militare che si concluderà con lo sbarco di commandos USA-NATO sulle coste della Libia. Uno spiegamento senza precedenti di potenza navale nel Mediterraneo è in corso. Il 1° giugno, gli Stati membri dell’Alleanza Atlantica (NATO), a Bruxelles hanno deciso di “rinnovare la missione“, vale a dire estendere la guerra alla Libia, “per altri 90 giorni, fino a tutto settembre“.
Dall’inizio della guerra il 19 marzo, più di 10.000 sortite sono state condotte. La NATO riconosce un totale di 9.036 sortite, tra cui 3.443 attacchi, nel corso di di due mesi, (31 marzo 2011-31 maggio 2011). Le operazioni militari non sono più limitate a una campagna di bombardamenti ad alta quota, dove gli obiettivi degli attacchi sono “pre-approvati” e pianificati in anticipo. Il dispiegamento di elicotteri e aerei per le operazioni a bassa quota è già previsto. Questi ultimi supporteranno lo schieramento di commando USA-NATO e le forze ribelli a terra.
Ciò che si sta svolgendo è una escalation delle operazioni militari, che nello stesso tempo sta portando ad una guerra di lunga durata. La Superportaerei USS George H. W. Bush, la nave più avanzata nel arsenale navale statunitense, insieme con il suo gruppo imbarcato e d’attacco, è entrata nel Mediterraneo, per unirsi alla Sesta Flotta a Napoli. La Superportaerei USS George HW Bush (CVN77) è la più grande nave da guerra del mondo: con “quattro ettari e mezzo di spazio sul suo ponte di volo, che la rende in grado di ospitare 90 aerei ed elicotteri. Ha un equipaggio di 5.500 effettivi“. Dotata di sofisticati sistemi di guerra elettronica, è la più grande “base militare mobile” del mondo (Manlio Dinucci, “Stivali sul terreno”: Sarkozy e Cameron preparano lo sbarco in Libia, Global Research, 31 maggio 2011). Il USS George HW Bush Carrier Strike Group è stato inviato per il suo “viaggio inaugurale” nell’area delle operazioni navali della Sesta Flotta, vale a dire il Mediterraneo. E’ stato “certificato pronto per le operazioni di combattimento“, un mese prima dell’inizio della guerra in Libia. (USS George HW Bush Strike Group Certified Combat Ready, 21 febbraio 2011)

Sottomettere totalmente il nemico
Le dimensioni della Superportaerei USS George HW Bush, i suoi avanzati sistemi d’arma, le sue capacità distruttive, per non parlare del suo costo, sono l’espressione pura e semplice delle folli ambizioni imperiali degli USA. Sotto la dottrina “Shock and Awe“, la USS George H. W. Bush è destinato a scioccare e sottomettere totalmente il nemico.

Escalation militare
Dall’inizio della guerra, il 19 marzo, più di 10.000 sortite sono state condotte. La NATO riconosce un totale di 9.036 sortite, tra cui 3.443 attacchi nel corso di due mesi (31 marzo 2011-31 maggio 2011). Con lo schieramento della USS George HW Bush e del suo Carrier Strike Group, insieme ad altri navi da guerra alleate, una nuova fase della guerra si sta aprendo.
Le operazioni militari non sono più limitate a una campagna di bombardamento ad alta quota, dove gli obiettivi degli attacchi erano “pre-approvati” e pianificati in anticipo. Il dispiegamento di elicotteri e aerei le operazioni a bassa quota, è previsto. Questi ultimi supporteranno lo schieramento dei commando USA-NATO e le forze ribelli a terra.
La HMS Ocean inglese, inviata a Cipro, è una portaelicotteri equipaggiata con elicotteri Apache. Gli Apache saranno inviati dalla HMS Ocean, la più grande nave da guerra della Gran Bretagna. A metà maggio, si sono svolte esercitazioni navali al largo della costa di Cipro che coinvolgevano navi da guerra delle marine britannica e olandese, con la HMS Ocean che giocava un ruolo centrale come portaelicotteri. “L’esercitazione includeva la difesa aerea e il tiro dal vivo in mare, con esercitazioni anfibie nelle acque costiere“.
A sua volta, la Francia ha confermato che avrebbe schierato i suoi elicotteri da combattimento Tiger. Possiamo quindi aspettarci, nelle settimane a venire, un importante cambiamento nella natura delle operazioni militari; l’invio di commando in sostegno delle operazioni di terra, con lo schieramento di elicotteri e aerei a bassa quota, giocano un ruolo importante. (Questi voli a bassa quota non saranno limitati ai droni Predator). La natura delle operazioni aeree sarà, pertanto, più mirata. L’obiettivo dichiarato è di “portare la campagna aerea più vicina al terreno“. La Superportaerei USS G. H. W. Bush e il suo gruppo d’attacco giocheranno un ruolo chiave nell’attuazione della fase successiva della guerra.

Simulare il teatro di guerra del Mediterraneo: l’esercitazione “Saxon Warrior
Nella settimana prima del suo “viaggio inaugurale” nel Mediterraneo, la USS G. HW Bush (CVN77) insieme con il suo Carrier Strike Group 2, ha partecipato alle esercitazioni di guerra su vasta scala al largo della costa della Cornovaglia (UK), sotto l’egida della Royal Navy (19-26 maggio 2011). Soprannominato “Exercise Saxon Warrior“, i giochi di guerra sono stato effettuate in un ambiente marittimo, con la partecipazione di navi da guerra inglesi, statunitensi, francesi, tedesche, svedesi e spagnole. Tutto sommato, i giochi di guerra hanno visto la partecipazione di 26 unità navali distinte. (EGFE Movements Exercise Saxon Warrior).
Sul suo significato, la “Saxon Warrior” è tra le più grandi esercitazioni condotte dalla Royal Navy, in stretto collegamento con la Marina degli Stati Uniti, la NATO e il Pentagono:
[Sono] destinate a perfezionare le competenze del Bush Carrier Strike Group… in modo che possa cooperare senza problemi con le forze europee, nel corso della sua implementazione corrente. [Nel Mediterraneo nei confronti della Libia ((MC)]”
“Il George HW Bush Strike Group è ben preparato a questa missione”, ha detto l’ammiraglio Nora Tyson, il comandante della gruppo navale – e la prima donna ammiraglio di una forza portaerei statunitense. “Siamo felici di essere protagonisti di Saxon Warrior. Rappresenta l’occasione ideale per tutte le navi del gruppo per migliorare la nostra capacità di operare, in modo trasparente ed efficace, con le altre unità della NATO.” (George Bush bound for Portsmouth after war games with Royal Navy, navynews.co.uk)
I giochi di guerra hanno una relazione diretta con la “guerra vera“. Saxon Warrior ha simulato sia la struttura di comando multi-nazionale, nonché la configurazione della guerra navale condotta dalla NATO nel Mediterraneo, ossia in termini di eventuali operazioni della marina e dell’aviazione, dello schieramento di elicotteri e di possibili forze di terra. I 5500 marinai a bordo della USS George HW Bush sono destinati ad essere utilizzati in caso di sbarco commando in territorio nemico:
[Saxon Warrior è] “un’esercitazione per sviluppare specifiche competenze di combattimento di teatro, ma anche a rafforzare la cooperazione tra le forze multi-nazionali e le agenzie governative… Saxon Warrior presenta una miriade di sfide, per la forza multi-nazionale e multi-piattaforma, poste dalla creazione di un ambiente di guerra vario e imprevedibile basato su di scenari geo-politici e militari fittizi.” (George HW Bush Strike Group Participates in Saxon Warrior.)
Mentre viene condotta sotto l’egida della Marina britannica, esercitazioni di aeromobili militari che volano a bassa quota e di elicotteri sono state effettuate anche nel Sud Ovest dell’Inghilterra e nel Galles, simulando le condizioni di un fittizio paese nemico. L’attenzione sugli elicotteri e le operazioni di volo a bassa quota è pienamente coerente con la fase successiva della guerra in Libia (come detto in precedenza).
L’esercitazione “Saxon Warrior” è vista dai militari USA volta a fornire “un’opportunità, come forza dispiegata, ad integrare i partner della coalizione nella nostra struttura di comando, cosa che viene effettuata per la prima volta“, (capitano Patrick O. Shea, Ufficiale Comandante della USS Gettysburg. Military News: Gettysburg Participates in Saxon Warrior, 24 maggio 2011). Mentre la Royal Navy ha coordinato i giochi di guerra, la forza navale statunitense, in termini di schieramento militare e di “strutture di comando simulate” era di gran lunga il giocatore chiave. L’esercitazione di otto giorni ha coinvolto scenari di “singole missioni” in solitario “che comprendevano combattimenti di superficie, sottomarini e aerei.” L’ultimo giorno, il 26 maggio, è culminato “con una guerra simulata” in un ambiente marittimo.
Mentre sulla base di “finti” scenari geopolitici e militari, i partecipanti a “Saxon Warrior” erano profondamente consapevoli che si stavano addestrando per la guerra in Libia:
Ci stiamo addestrando in una operazione di sbarco, in modo da migliorare la nostra disponibilità, se dovremo essere coinvolti in operazioni reali”. (Ibid.)
Saxon Warrior presenta l’opportunità di affrontare una varietà di situazioni geopolitiche che cambiano di giorno in giorno…
“Saxon Warrior ci offre un ambiente stimolante in cui utilizzare le nostre abilità di combattere una guerra”. “Dobbiamo pensare in fretta al di fuori della scatola. Più agili siamo, più saremo pronti per qualsiasi missione che si presenterà durante lo sbarco. Questa è la bellezza di Saxon Warrior”.
“La bellezza di operare con i partner della coalizione è che facciamo pratica con loro, impariamo i loro punti di forza e, quindi, leghiamo questi punti di forza insieme per avere la più potente coalizione di forze possibile.” (George HW Bush Strike Group participates in Saxon Warrior 11. Norfolknavyflagship.com, 26 maggio 2011)

L’asse militare anglo-statunitense
Questi giochi di guerra sono parte di un quadro di una avanzate cooperazione militare tra Londra e Washington, che prevede l’integrazione di fatto delle strutture di comando britannica e statunitense. I giochi di guerra sono stati pianificati per coincidere con la visita di Stato ufficiale del presidente Barack Obama nel Regno Unito, per evidenziare la “Special Relationship” tra Gran Bretagna e America. Significativo, le riunioni ad alto livello tra il presidente Barack Obama e il primo ministro David Cameron, hanno portato alla costituzione formale di un comune National Security Board, con il compito di coordinare il processo decisionale militare, nonché la politica estera. Guidato dai consiglieri di sicurezza nazionale degli Stati Uniti e della Gran Bretagna, l’articolazione dell’Ufficio della Sicurezza Nazionale è intesa a consolidare ulteriormente l’asse militare anglo-statunitense.

La prossima fase della guerra in Libia
Ciò che si sta svolgendo è una escalation delle operazioni militari, che nello stesso tempo sta portando ad una guerra di lunga durata. Questo cambiamento nella direzione delle operazioni militari, orientata al sostegno aereo e elicottero dei commandos degli “scarponi sul terreno“, non porterà necessariamente ad una invasione totale, almeno nel futuro prevedibile.
L’USS G. HW Bush e il suo gruppo avranno un ruolo chiave nel sostenere le operazioni di terra attraverso le sortite di elicotteri e aerei a bassa quota.
La portaerei George HW Bush è affiancata da un gruppo di battaglia composto dai cacciatorpediniere lanciamissili Truxtun e Mitscher, dagli incrociatori lanciamissili Gettysburg e Anzio e da otto squadroni aerei, che andranno a rafforzare la Sesta Flotta, il cui comando è a Napoli, assieme ad altre unità, compresi i sottomarini nucleari Providence, Florida e Scranton. Si sono anche aggiunti alla Sesta Flotta uno dei più potenti gruppi di assalto anfibio, guidato dalla USS Bataan, che da sola può sbarcare più di 2.000 marine, dotati di elicotteri e aerei a decollo verticale, artiglieria e carri armati. E’ affiancata da altre due navi d’assalto anfibio, la Mesa Verde e la Whidbey Island, che il 13-18 maggio hanno visitato Taranto, in Italia. La Whidbey Island ha quattro enormi hovercraft da sbarco che sono in grado di inviare 200 uomini, assai rapidamente verso la costa di un paese, entro un raggio di 300 miglia, senza che la nave sia visibile da terra”. (Manlio Dinucci, “Stivali sul terreno”: Sarkozy e Cameron preparano lo sbarco in Libia, Global Research, 31 Maggio 2011)
Le forze speciali sono sul campo, in Libia, dall’inizio della campagna aerea. Anche forze mercenarie a contratto della NATO vi sono schierate. (Cfr. Manlio Dinucci, Un esercito di mercenari per il Medio Oriente e il Nord Africa, Global Research, 24 maggio 2011).

“Shock and Awe”
Come parte della strategia “Shock and Awe“, le bombe anti-bunker BLU-109 da 1000 kg vengono sganciate sulla Libia dai caccia Tornado della RAF della Gran Bretagna. Shock and Awe è parte della “dottrina del dominio rapido” o della “forza decisiva“, utilizzato per intimidire l’avversario fino alla sottomissione, così come a terrorizzare la popolazione civile. (Vedasi video)

Armi nucleari contro la Libia
Vale la pena notare che l’uso di armi nucleari tattiche, nello Shock and Awe contro la Libia, è prevista come parte di questa “guerra umanitaria“. Nel 1996, la Libia è stato il “paese prescelto” del Medio Oriente e Nord Africa per essere preso di mira dalle armi nucleari tattiche B61-11. Quest’ultima è una bomba distruggi-bunker dotata di una testata nucleare.
Il piano per bombardare con armi nucleari la Libia non è mai stato abbandonato. Di massima importanza, poco dopo l’inizio della campagna di bombardamenti del 19 marzo, il Pentagono ha ordinato la verifica della funzionalità delle bombe nucleari B61-11. Questi test sono stati condotti impiegando gli Stealth Bomber B2, della stessa base militare del Missouri utilizzata per coordinare i bombardamenti degli Stealth B2 sulla Libia, all’inizio della guerra, il 19 marzo. (Vedasi Michel Chossudovsky, Dangerous Crossroads: Is America Considering the Use of Nuclear Weapons against Libya? Global Research, 7 aprile 2011)
Questi vari sviluppi puntano ad un pericoloso processo di escalation militare, che potrebbe potenzialmente estendersi oltre i confini della Libia. Le implicazioni economiche e geo-strategiche di questa guerra sono enormi.

NOTA
Il George H.W. Bush Strike Group è composto da:
Carrier Strike Group (CSG) 2
USS George H.W. Bush (CVN 77), Stormo Imbarcato (CVW) 8
Squadrone Cacciatorpediniere (DESRON) 22 componenti
Incrociatori lanciamissili USS Gettysburg (CG 64) e USS Anzio (CG 68),
Cacciatorpediniere lanciamissili USS Truxtun (DDG 103) e USS Mitscher (DDG 57)

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