sabato 24 marzo 2012

QUIRRA, le Salme? Radioattive: venti indagati, sindaco e medico ..


Salme radioattive: venti indagati
C'è anche il sindaco di Perdasdefogu






IN VENTI SOTTO INCHIESTA A QUIRRA,  EX COMANDANTI,  TECNICI della NATO, UN DOCENTE CAGLIARITANO.

PAOLO CARTA
Salme radioattive: venti indagati C'è anche il sindaco di PerdasdefoguUNA ESERCITAZIONE A QUIRRA

Torio radioattivo è stato trovato nelle salme dei pastori morti dopo aver lavorato nella zona del poligono del Salto di Quirra. Colpa delle guerre simulate, dei brillamenti di munizioni opbsolete, dei test degli oleodotti. Ne è convinto il Procuratore di Lanusei Domenico Fiordalisi, che ieri ha spedito l'avviso di conclusioni delle indagini a venti persone legate a filo doppio con la base militare. Ex comandanti, tecnici incaricati dalla Nato dei controlli ambientali, anche il sindaco di Perdasdefogu Walter Mura e il medico competente Pierluigi Cocco, professore universitario cagliaritano. È la prima tranche dell'inchiesta. 

LE SALME? RADIOATTIVE


Torio nei cadaveri dei pastori a Perdasdefogu: venti indagati
Sotto accusa militari,  universitari , il medico e il sindaco.


Lanusei. Nelle salme dei pastori che lavoravano attorno al poligono di Perdasdefogu e Quirra (in sardo Cirras)  è stato trovato torio radioattivo in misura superiore rispetto a chi non ha mai frequentato quella zona.


Colpa dei lanci dei missili Milan. Ma il disastro ambientale  e le morti sospette in questo angolo di Sardinya , dal 1950 dedicato ai test militari , sarebbero stati causati dai brillamenti di armi obsolete provenienti dagli arsenali di tutta Italia, dalle prove di resistenza degli oleodotti, dalle mancate bonifiche, dal fatto di non avere adottato nessuna precauzione per salvaguardare, oltre la natura, anche la salute di animali e persone.


VENTI INDAGATI. Il Procuratore di Lanusei , Domenico Fiordalisi, non ha dubbi: il disastro ambientale , la contaminazione  di suoli, acqua, e aria con sostanze tossiche e radioattive. le morti di tumore di 160 persone e la nascita di bambini e animali malformati potevano essere evitate. Tutto questo compare nell'avviso di conclusione delle indagini  recapitata ieri a venti persone. EX COMANDANTI  de  poligono di PERDASDEFOGU e del distaccamento  di Capo San Lorenzo (Villaputzu) responsabili sanitari del Comando militare, professori universitari ed esperti della commissione della Difesa, tutti sospettati  di omissione aggravata di cautele contro infortuni e disastri (rischiano condanne da sei mesi a cinque anni), E poi i chimici di una società che per conto della Nato ha controllato l'ambiente nel Salto di Quirra, accusati di falso per aver sostenuto che tutto era in ordine. Poi ancora i comandanti di Perdasdefogu , sospettati di omissione di atti d'ufficio.


SINDACO E MEDICO. A sorpresa, tra glimindagati anche il sindaco di Perdasdefogu Walter Mura, e il medico responsabile della base , il professore universitrio cagliaritano Pierluigi Cocco: sono sospettati di omissione di atti d'ufficio , ostacolo alla difesa da un disastro e favoreggiamento aggravato.


PRIMO FILONE. E' questa solo una tranche dell'inchiesta che vede per la prima volta al mondo di fatto sotto accusa un poligono militare per effetti delle guerre simulate e dei test delle armi su ambiente e salute della popolazione . L'altro filone , che per adesso vede indagati alcuni comandanti di PERDASDEFOGU, ipotizza il reato di omicidio volontrio con dolo eventuale per la morte dei pastori colpiti dai tumori dopo avere frequentato zone contaminate.
Nelle 19 pagine firmate da FIORDALISI  e consegnate ieri alle parti (indagati e avvocati difensori) emergono novità assolute . Per esempio un prim accenno all'esito delle indagini sulle salme riesumate dei pastori dal professor Evandro Lodi Rizzini, fisico di fama mondiale : trovate quantità di torio radioattivo superiori alla norma.


ZONA FRANCA. Ma più in generale , emerge il fatto che  i vertici militari della base di Perdasdefogu considerassero il poligono una sorta di zona franca in cui tutto o quasi è lecito: seppellire rifiuti militari come missili o pezzi di radar in pochi centimetri di terra, effettuare billamenti di armi obsolete in dispregio a qualsiasi norma ambientale e senza avvisare nessuno , nemmeno il medico competente che potrebbe essere considerato il responsabile sanitario del comprensorio militare.
Il Procuratore Domenico Fiordalisi - che si avvale per l'ichiesta di consulenti di chiara fama, oltre che dell'instancabile abnegazione degli uomini della Squadra Mobile di Nuoro diretta da Fabrizio Mustaro e della Forestale di Lanusei (guidati da  Giuseppe  Carboni) - è sicuro di aver dimostrato il esso di causa ed effetto tra attività svolte nel poligno e malformazioni e malattie : " Sono state contaminate le falde acquifere che alimentano Escalaplano, Muravera, Villaputzu, e le polveri velenose , grazie ai venti dominanti arrivano a Escalaplano e nella zona di Quirra".




 Sabato 24 marzo 2012

mercoledì 21 marzo 2012

Per un movimento di massa europeo di solidarietà con il popolo greco e di resistenza attiva alle politiche di austerità

Yorgos Mitralias Γιώργος Μητραλιάς 
Tradotto da  Titti Pierini


Atene, 13 marzo 2012-Perché i dolori del popolo greco commuovono tanto l’opinione pubblica in Europa? E perché, giorno dopo giorno, la commozione si fa semprepiù estesa e profonda trasformandosi in voglia di agire, di far qualcosa per esprimere la propria solidarietà alla popolazione greca? La risposta non è difficile: se il dramma greco commuove ed indigna la gente è perché non lo si percepisce più come estraneo alle proprie preoccupazioni, come un caso isolato, un’eccezione alla regola. Perché, insomma, lo si riconosce come quel che è sempre stato, fin dall’inizio, un test inventato ed imposto di forza da chi sta in alto per sperimentare e misurare sulle cavie greche capacità di sopportazione e resistenze delle vittime di fronte alle loro politiche appunto prima di estenderle all’Europa in generale!

Non sorprende, allora, che il confronto tra l’odierna Grecia e la Spagna del 1936 colpisca e sia ripreso da tanti soggetti politici e sociali in Europa. La resistenza del popolo greco nel 2012 argina l’estensione della brutale aggressione del capitale al mondo del lavoro in Europa esattamente come la resistenza dei popoli dello Stato spagnolo fungeva da diga nel 1936 all’espandersi della peste nera – e allo scoppio della guerra – ovunque, in Europa e nel mondo!Se adesso la diga greca cede, presto avverrà l’inondazione dell’intera pianura europea…

Il fatto che vi sia un numero sempre maggiore di cittadini europei, di sindacati operai, di formazioni politiche e di movimenti sociali che percepiscono il dramma greco come emblematico di un’intera nuova fase storica del capitalismo neoliberista costituisce un’assoluta novità, dalle implicazioni molto importanti. Questo infatti significa che in questa Europa il vento sta cambiando, malgrado e contro la propaganda ufficiale sostenuta dai principali mezzi di comunicazione di massa, che non fanno che predicare (da due anni!) che «la colpa è solo e soltanto dei greci». Ma significa soprattutto che ormai esistono settori sempre più consistenti delle società europee disponibili, se non pronti, a dare al loro sentimento di solidarietà con il popolo greco un significato e un contenuto nuovi: quello che fa della resistenza greca alla barbarie capitalistica l’avamposto di una lotta comune più generale, che li concerne direttamente perché si tratta della loro stessa lotta contro le stesse politiche dello stesso nemico di classe!

La conclusione balza agli occhi: esistono ormai gli ingredienti per cercare di costruire un movimento di massa in Europa che sia insieme di solidarietà con il popolo greco e contro le politiche di austerità portate avanti dalle direzioni dell’Unione Europea. Qualcuno potrebbe dire, tuttavia: ma di quale movimento si parla? Quale potrebbero esserne l’ampiezza e la durata, le sue strutture e la sua radicalità?

In primo luogo, riteniamo che questo movimento potrebbe e dovrebbe costruirsi in base alle seguenti caratteristiche di fondo: essere europeo, vale a dire allargarsi all’intero continente, essere unitario, “generalizzato”, di massa, di lungo respiro e disporre di strutture stabili alla base delle nostre società (comitati di base autogestiti e federati tra loro). Ci spieghiamo…
  • L’esigenza di essere completamente unitari si fonda sul riconoscimento del fatto che le attuali politiche di austerità colpiscono una larga gamma di settori sociali, minacciandone perlomeno alcuni di vera e propria estinzione! Insomma, se anche i nostri buoni amici americani esagerano pretendendo di parlare a nome del 99% della società, fatto sta che non si è mai vista tanta gente oggettivamente, e a volte anche “soggettivamente”, unita contro uno stesso avversario di classe non solo comune ma – dato importante – percepito come tale. Proprio su tale “comunanza” di interessi occorrerà costruire il carattere profondamente unitario del movimento, evitando qualsiasi settarismo e “avanguardismo”. L’elemento dominante deve essere il “tutti insieme”.
     
  • È ovvio che una situazione del genere (piuttosto inedita!) favorisce la creazione di un movimento di massa, trattandosi della volontà di mobilitare e raggruppare tutte le vittime di questa vera e propria “guerra sociale” del capitale contro la schiacciante maggioranza dei cittadini. Tale caratteristica è accentuata dal fatto che l’offensiva reazionaria non è più esclusivamente “economica” ma deborda in ambito sociale, politico, ed anche culturale ed etico. Essa, insomma, è globale e pone dilemmi davvero esistenziali alla società e ai cittadini.
     
  • Dal momento che queste politiche colpiscono – ancorché con intensità diverse – tutte le popolazioni europee, va da sé che tale movimento possa e debba essere europeo – e che vada organizzato come tale -, altrimenti sarebbe condannato in partenza all’insuccesso…
     
  • La durata prolungata del movimento è resa obbligatoria dal fatto che deve presumibilmente affrontare un’offensiva di lungo respiro del nemico di classe globale, che ci fa entrare in una nuova fase storica. La lunga durata è rafforzata dalla prospettiva – del tutto concreta – che la crisi greca si perpetui senza riuscire ad approdare a breve scadenza a uno sbocco favorevole per l’uno o l’altro campo.
     
  • La conseguenza logica è che il movimento di massa europeo deve prepararsi a una lotta di lungo respiro, pianificare le proprie iniziative e investire in un progetto a lungo termine. La qual cosa vuole anche dire che deve dotarsi di strutture non effimere, ma che abbiano una qualche continuità e stabilità.
     
  •  Il movimento deve anche essere “generale”, e cioè non limitarsi a una resistenza parziale (ad esempio, strettamente economica) all’offensiva reazionaria che è “globale”, perché è a un tempo economica, sociale, culturale, patriarcale, ambientale , nonché “filosofica” ed etica. Deve perciò raggruppare sotto lo stesso tetto organizzativo tutte le resistenze, cercando – cosa non scontata in partenza – di dotarle di un denominatore comune per unificarle nella lotta.Detto questo, c’è ancora da individuare con maggior precisione il ruolo che deve giocare in questo movimento europeo la solidarietà con il popolo greco. Va detto, per prima cosa, che la solidarietà con la Grecia non è un peso ma una risorsa rilevante per la costruzione e lo sviluppo di un movimento di massa contro le politiche di austerità. La resistenza del popolo greco colpisce – a giusto titolo – milioni di europei, facilitando così enormemente la presa di coscienza di come le sofferenze dei greci mostrino quale sorte riservino a tutti noi i potenti di questo mondo. Reagendo in un primo momento “di pancia” di fronte al dramma greco, i lavoratori e gli altri cittadini europei prendono subito dopo coscienza di essere loro stessi parte di questo dramma, al di là delle frontiere e dei cosiddetti interessi “nazionali”, al di là e contro tutta la propaganda ufficiale. Essi scoprono, insomma, la comunanza di interessi di quelli che stanno in basso e l’internazionalismo in atto, un elemento di capitale importanza, in un periodo di crisi sistemica così cataclismica da resuscitare i “fantasmi” (nazionalisti, razzisti e anche… guerreschi) degli anni Trenta in vari settori della borghesia europea…
Va, tuttavia, riconosciuto che il senso di solidarietà non è eterno, va alimentato giorno per giorno perché sia abbastanza forte e diffuso da poter sorreggere un movimento di solidarietà di lungo respiro, dotato anche di comitati di base ovunque in Europa. E allora, le prospettive del “laboratorio” greco servono a mantenere vivi l’interesse, l’emozione e soprattutto il senso di solidarietà attiva che il dramma greco suscita?
La risposta a questa domanda cruciale è un “SÌ” categorico. Sì, esse possono garantire tutto questo, e per due ragioni: a) perché tutto sta ad indicare che non esiste uno sbocco ravvicinato al dramma greco in quanto nessuno dei suoi due protagonisti (quelli in alto e quelli in basso) dispone dei mezzi per schiacciare l’altro. E, questo, ci porta a concludere che l’attuale equilibrio instabile potrebbe protrarsi all’infinito, con la conseguenza sia di far marcire la situazione, sia di ulteriori esplosioni sempre più violente ma senza sbocco. In ogni caso, si può star certi che la crisi greca è destinata a permanere e a dominare a lungo l’attualità europea (e internazionale); b)perché la collera dell’immensa maggioranza della popolazione greca è talmente profonda che la storia successiva sarà costellata di eventi ed esplosioni di ogni genere in grado di mantenere mobilitata l’opinione pubblica europea favorevole alla lotta del popolo greco. Vi saranno certamente “tempi morti”, ma non tali da far scendere la tensione del movimento di solidarietà, tanto più che già possiamo prevedere che si verificheranno sempre più “avvenimenti” analoghi in altri paesi europei.
D’altro canto, sono la crisi greca e la lotta del popolo greco ad offrire in maniera del tutto naturale l’obiettivo e la parola d’ordine centrale del movimento europeo: rifiuto e disconoscimento del debito che non è nostro e rifiuto completo delle misure e dei piani di austerità. E, il tutto, all’insegna squisitamente etica del concetto fondamentale di “stato di necessità” del diritto internazionale, che impone che la soddisfazione dei bisogni elementari degli esseri umani abbia la priorità assoluta rispetto alla soddisfazione dei creditori. Nell’attuale situazione di polarizzazione crescente di quanti caldeggiano la sottomissione all’austerità in nome del saldo del debito e di quanti invece respingono categoricamente questo ricatto, questi due obiettivi/parole d’ordine sarebbero largamente sufficienti perlomeno a lanciare questo movimento europeo. Tanto più che ciascuno (movimento sociale, sindacato, forza politica o semplice individuo) sarebbe libero in seno al movimento di sostenere e proporre le proprie concezioni quanto al contenuto e alle forme delle lotte da portare avanti, purché ovviamente si condividano e si sostengano i due obiettivi centrali richiamati sopra.
Ovviamente, l’accettazione di un quadro programmatico così scarno non è esente da rischi o pericoli per lo sviluppo del movimento. Tuttavia, sono rischi che vanno accettati e assunti con piena consapevolezza, visto che adesso quel che conta di più è che vi sia il maggiore raggruppamento possibile di tutte le forze dietro al rifiuto chiaro e netto delle politiche di austerità della reazione europea. Questo tipo di raggruppamento, il maggiore possibile, è imposto dal bisogno urgentissimo di fare apparire a livello europeo una forza di massa in grado di rivaleggiare con il nostro comune avversario di classe, così ben rodato, organizzato, sperimentato, coordinato, iperarmato e soprattutto deciso a risolvere la partita con la plebe. Qui gioca un ruolo cruciale il fattore tempo e ignorarlo significa già spalancare la porta perché venga schiacciata. Non ci si può permettere il lusso di aspettare che maturino né le famose “condizioni oggettive”, né la misteriose “condizioni soggettive”, perché il nemico di classe non sta ad aspettare e sta già lanciando un’offensiva frontale contro la quale dobbiamo difenderci prima che sia troppo tardi. Prima, cioè, che il movimento popolare sia sconfitto e perda ogni capacità di resistenza – probabilmente – per decenni!...
Ecco quindi un primo sbocco per un progetto che riguarda l’urgente esigenza di costruire e far sviluppare in Europa la risposta di chi sta in basso alla guerra che sta scatenando contro di loro la Sant’Alleanza dell’Unione Europea, del Fondo Monetario Internazionale e del capitale. La discussione è aperta. Passiamo all’azione…



Per concessione di Movimento operaio
Fonte: http://www.tlaxcala-int.org/article.asp?reference=7002

martedì 20 marzo 2012

Occupare Union Square: NYC, Join Us In segno di protesta!

translate SA DEFENZA 


occupare

Dopo il brutale attacco sul tentativo di ri-occupazione di Liberty Square dal NYPD per NON DIMENTICARE  i 6 mesi di attività  del movimento # OWS, un certo numero di occupanti hanno trasferito la loro base di Azione/occupazione a Union Square nel cuore di Manhattan, un punto di convergenza di diversi N. OWS che protestano negli ultimi 6 mesi.
Secondo quanto riportato sul terreno, varie decine di persone dormivano nel parco dopo il raid illegale e violento a  Liberty Square. Più di 70 persone restano, e sono al terzo giorno di occupazione. Anche se tende e tavoli, sono ancora interdetti, gli occupanti hanno portato coperte e attrezzi per dormire.Molti la stanno chiamando ¨ La nuova occupazione. ¨ Oltre a tenere assemblee generali, a Union Square gli occupanti stanno fornendo supporto vitale in carcere agli arrestati su # M17 in quanto sono liberato dalla custodia NYPD (polizia di NY). Finora, il NYPD non ha fatto alcun tentativo per rimuovere gli occupanti o impedire loro di dormire nel parco.
La nostra capacità di occupare i beni comuni, al fine di far sentire la voce del dissenso  è un diritto vitale politico. Non abbiamo bisogno di un permesso di esistere nello spazio pubblico. Ci appelliamo a tutti coloro che sono per l'uguaglianza, la giustizia, e la libertà - e contro le banche, le società, le élite ricche, e politici corrotti che hanno rubato la nostra democrazia e rovinato la nostra economia - di unirsi con noi adesso. Anche se i nostri piani sono flessibili e in continua evoluzione, dobbiamo essere  tutti insieme uniti con un solo interesse a questo movimento che lotta contro l'avidità di Wall Street e prendere parte alla conversazione per l'evoluzione. La primavera sta arrivando. il tempo per essere coinvolti è questo!



Visualizzazione ingrandita della mappa

Union Square è raggiungibile con la 14th St - Union Sq [N, Q, R, L, 4, 5, 6] stazioni della metropolitana. I manifestanti stanno occupando il lato sud del parco, la zona  dei gradini. Tornate qui a http://occupywallst.org per gli aggiornamenti! Naturalmente, non tutti possono stazionare nel  campo  per ovvi motivi- ma per favore sentitevi liberi di fermarvi in qualsiasi momento della giornata per dire un  ciao e mostrare la tanto apprezzata vostra solidarietà.

Finché c'è ingiustizia, fino a quando il paese è diviso tra ricchi e poveri, e finché l'1% continua ad esercitare il controllo sulle nostre vite, non andremo via. Continueremo a utilizzare lo spazio pubblico per ricostruire una vera democrazia, creare reti per sostenerci gli uni  l'altro, fornire servizi a coloro che soffrono la crisi economica,  e avviare lo scioglimento violento delle disuguaglianze in tutto il mondo.
Noi difenderemo coloro che devono affrontare pignoramenti sleali e la perdita di importanti servizi sociali, e noi continueremo ad accusare i banchieri di Wall Street e dirigenti aziendali che stanno approfittando di queste politiche atroci!

NYPD: gli Squash in un parco, che riapparirà in un altro! Non si può sfrattare un'idea il cui tempo è arrivato!

Union Square il 11.17.11
Union Square # occupata il 17 novembre 2011

per liberare Teulada e Capo Frasca e ammodernare Quirra

a cura de 
Comitato 

sardo Gettiamo le Basi



Il Pisq e la sindrome di Quirra
È la base militare sperimentale più grande d’Europa, costruita intorno al 1954 ed estesa su circa 13.500 ettari a terra, con una ulteriore superficie che si estende a mare fino a superare l’intera superficie della Sardegna (quasi 29 mila Kmq). Rappresenta la quasi totalità del demanio militare sparso in tutta la penisola. La presenza della base ha inferto un colpo mortale al movimento cooperativistico sorto negli anni ’45-50.
Sindrome di Quirra: l’elevata incidenza di malformazioni, aborti e moria di animali adulti e neonati, insieme alla diffusione di malattie tumorali tra gli allevatori della zona e gli abitanti delle zone circostanzi la base, fece parlare di Sindrome di Quirra, insieme a quella dei Balcani che aveva visto morire numerosi soldati impiegati nelle operazioni militari. La relazione di due veterinari mostra come il 65% del personale che lavora nel raggio di 2,7 km dalla base, risulta colpito da gravi malattie tumorali. Tra il 2009-2010 si evidenzia un incremento di neoplasie tumorali tra gli allevatori della zona, fino alla morte di un pastore 24enne il 10 luglio 2010.
Sulle cause ha lavorato la ricercatrice Antonietta Morena Gatti, direttrice del laboratorio di biomateriali dell’Università di Modena:
«Con il super microscopio elettronico ho trovato polveri sottilissime di metalli nelle foglie di lentischio prelevato a Quirra e nelle scarpe che avevo adoperato durante un sopralluogo nella base, e poi nei linfonodi, nel fegato, nei reni, nello sperma dei soldati e dei civili malati. Le stesse che avevo scoperto nei tessuti dei militari reduci della missioni nell’ex Jugoslavia. Nanoparticelle che per forma e dimensione possono essere causate solo da combustioni a certe temperature e da esplosioni: ci sono metalli combinati tra loro che non esistono sui libri».
Le nano particelle di materiali esplodenti e di metalli, quindi, insieme alla presenza di un campo magnetico elevato (frutto delle attività dei radar militari) tra le principali cause delle neoplasie al sistema emofiliaco.

progetto-appello Scanu 
 Condivisibile, previi imprescindibili chiarimenti, la parte su Teulada, Capo Frasca .


Irricevibile la parte sul poligono della morte Salto di Quirra.

Fallimentare come tutto-unico indivisibile.

Il progetto ripropone, con alcuni aggiornamenti di dettaglio, quello messo a punto nel 2005 dall’allora governatore della Sardegna. Ebbe un “successo” parziale. Come era facilmente prevedibile, i ministri (Martino del PDL, Parisi dei DS) accettarono esclusivamente la parte del baratto che dava l’assenso della Sardegna ai giochi di morte a Quirra. Non si scorgono segnali che possano far pensare che questa volta andrà diversamente, quindi, facendo tesoro dell’esperienza scindiamo le due parti  della proposta Scanu. Entriamo nel merito.

1   Premessa: l’esigenza della bonifica prevale sull’esigenza della smilitarizzazione, ha la priorità.  
La Sardegna ha visto sempre gli avvoltoi prendere il largo lasciando lo scempio ambientale, veleni impercettibili e montagne di rifiuti nocivi e pericolosi (La Maddalena, Furtei, Porto Torres, solo per citare alcuni casi oggi alla ribalta). Elucubrare progetti di riconversione in un’area contaminata è criminale. Una zona avvelenata, satura di ordigni bellici esplosi e inesplosi può essere usata solo come centrale nucleare e sarcofago delle scorie radioattive, intramontabile progetto governativo, al momento solo accantonato.
I regolamenti Nato impongono la bonifica subito dopo ogni esercitazione, in Sardegna non sono mai stati applicati, la bonifica non è mai stata fatta. Lo studio del CNR – commissionato nel 2005 dal ministro della Difesa -  attinente solo una porzione del mare militarizzato di Teulada ha calcolato in 30 anni il tempo necessario solo per rimuovere la ferraglia bellica, ovviamente a poligono spento. La stima è in linea con le stime standard dei centri studi delle Forze Armate Usa. Il costo dell’operazione è logicamente stellare.
Come si prevede di rintracciare ed eliminare i contaminanti invisibili (nano particelle, radiazioni ionizzanti, torio, uranio ecc.), i più pericolosi?
Come si pensa di costringere lo Stato ad osservare l’obbligo di bonifica? L’infinita vertenza entrate mostra bene l’arduità dell’impresa. Nella finanziaria 2007, grazie soprattutto all’impegno dell’allora senatore Bulgarelli, si strappò lo stanziamento di 25 milioni per tre anni, una goccia, ma il governo successivo (2008, Berlusconi) dirottò anche la goccia su altre “priorità”. Proposta per ottenere un minimo di garanzie: accendere una forte ipoteca su palazzo Chigi, Quirinale e via elencando e , soprattutto, sul patrimonio personale di  tutti gli eletti in Parlamento.
Si pensa forse di scaricare sulla vittima Sardegna i costi astronomici della decontaminazione?

2    Poligono della morte Salto di Quirra (Pisq )
Il progetto di ristrutturazione della struttura, ripristino della pacifica convivenza e ritorno all’idilliaco “su connottu” si regge su una premessa bislacca: i risultati del recente monitoraggio 2008-11 “ hanno mostrato la sussistenza di reali impatti negativi sulle aree ad alta intensità militare e zone adiacenti accanto ad ampie porzioni di territorio che non sembrerebbero interessate da significative contaminazioni”. 
La frase astrusa è un gioco di sottili ambiguità ed equilibrismi linguistici, la sentiamo martellare da un anno dai cosiddetti superesperti promossi consulenti del senatore e della terza Commissione Parlamentare d’Inchiesta. Tentiamo di tradurla in linguaggio accessibile e analizziamo:
  Superficie esaminata: 500 ettari sui 13.000 a terra, 133 sui 2.840.000 a mare.
La mini frazione di poligono esaminata (aree ad alta intensità militare e zone adiacenti) è risultata inquinata(sussistenza di reali impatti negativi), dunque, deducono “i nostri”, le aree non esaminate -gli altri 12.500 hm a terra più i milioni di ettari a mare– sono pulite (non sembrerebbero interessate da significative contaminazioni), dunque, si da il via immediato agli ammodernamenti funzionali agli interessi dell’onnipotente apparato industriale - militare con una spruzzatina di necessaria “ricerca scientifica”. La logica del ragionamento ci sfugge, appare folle. Ci sono o ci fanno o pensano di prenderci? Qual è l’ipotesi peggiore?
“Porzioni di territorio che non sembrerebbero interessate da significative contaminazioni ”, cioè quasi certamente incontaminate.
1  Comprendono la zona di Is Pibiris e quella a mare dove la procura di Lanusei ha scoperto le megadiscariche di materiale nocivo e pericoloso, perfino un missile inesploso carico di tritolo. Gli ettari 500 + 133 controllati sono stati scelti dal controllato, Forze Armate e ministri della Difesa (l’indicazione dei Comuni è stata confinata alle zone fuori poligono). E’ “comprensibile” che il controllato abbia evitato i controlli nei punti con qualche “problemuccio”. Incomprensibile, invece, l’ostinazione dei “nostri” a non mettere in discussione le loro stravaganti certezze.
2 Comprendono la frazione di Quirra dove si registra il maggiore numero di leucemie e linfomi, persino tra persone che non  frequentano le “aree ad alta intensità militare” esaminate. Come si spiega? Dobbiamo puntare i sospetti sugli Ufo cattivi o pensare al castigo divino? O dobbiamo pensare che qualcuno intenda prenderci per mentecatti?
Confidiamo nella disponibilità del senatore per risolvere gli arcani.

2   Teulada- Capo Frasca  
E’ ineludibile l’esigenza che la Sardegna si riappropri della sua terra e del suo mare, puliti e incontaminati come lo erano prima di essere sottoposti a schiavitù militare. E’ improcrastinabile ripristinare la legalità, l’osservanza da parte del ministero della Difesa (dunque del governo) dell’obbligo di legge di provvedere all’equa redistribuzione sul territorio nazionale dei gravami militari concentrati al 60% in Sardegna. L’iter è imposto dalle norme vigenti fin dal 1990. Finora tutti i ministri, tutti i governi hanno evaso l’obbligo.
 Il progetto Scanu, con divisibilissimo nell’obiettivo finale, si regge, anche in questo caso, su una base traballante, la stessa del 2005, che consiste nella valutazione, meramente soggettiva, di Capo Teulada e Capo Frasca come inutili residuati della guerra fredda. La controparte, invece (Stati Maggiori, ministri) considera CapoTeulada “uno dei due gioielli della Corona” (l’altro è il Salto di Quirra) in linea con la stima dei centri studi delle forze armate Usa che lo annoverano tra i tre poligoni di eccellenza a livello planetario. Impostare la contrattazione su un diamante sostenendo che è un fondo di bottiglia è mera perdita di tempo o fumo negli occhi per elettori sprovveduti.  

Conclusione 
Se non si vuole scadere nel proclama senza gambe, o peggio, funzionale a depistare l’attenzione popolare su miraggi per mettere al riparo il poligono della morte Salto di Quirra, il progetto-appello non può essere un tutto unico che di fatto si configura come una sorta di baratto autolesionista. Su questo Gettiamo le Basi conferma la valutazione del progetto “originale” del 2005: “politicamente fallimentare, tecnicamente irrazionale e moralmente ripugnante”.
L’obiettivo di liberazione di Capo Teulada e Capo Frasca è nostro da sempre e della stragrande maggioranza del popolo sardo. E’ altamente positivo che sia anche l’obiettivo delle Istituzioni che ci rappresentano. Merita di essere approfondito con serietà individuando strade percorribili, tappe necessarie e strumenti efficaci.

Comitato sardo Gettiamo le Basi tel 3467059885
::.
image

lunedì 19 marzo 2012

I predatori dell'oceano




PAOLA DESAI    il manifesto
2012.03.16
 

Altroché pirateria: è un saccheggio in grande stile quello che si consuma lungo le coste dell'Africa occidentale. Un affare nell'ordine di grandezza del miliardo e mezzo di dollari l'anno. È la pesca illegale: l'oceano di fronte all'Africa occidentale è uno dei più pescosi del pianeta, con grandi riserve di cernie, dentici, sardine, maccarelli, gamberi. Ma proprio per questo è anche zona di incursione per intere flotte di enormi pescherecci stranieri che fanno razzia, pescando anche in zone protette, nel mare sottocosta riservato alla pesca artigianale, magari con reti a maglie più piccole di quanto prescritto e comunque senza licenze. Una pesca selvaggia, possibile un po' grazie alla corruzione di cui si accompagna, un po' perché i paesi che ne sono vittima, dalla Costa d'Avorio alla Sierra Leone, Mali e altri, non hanno il personale e gli equipaggiamenti per fermare i pescherecci abusivi. Tanto che un alto funzionario della Fao, David Doulman, ieri dichiarava all'agenzia Reuters che «la pesca illegale in Africa occidentale è fondalmentalmente fuori controllo».

Un'organizzazione ambientalista londinese, la Environmental Justice Foundation, in uno studio ha cercato di descrivere questo saccheggio. Gran parte della pesca illegale è condotta da grandi pescherecci battenti bandiera cinese, sudcoreana o di paesi europei, spiega (li definisce Iuu, illegal, unreported, unregulated - illegali, non segnalati e privi di licenze). Pesce proveniente dall'Africa occidentale è stato visto ad esempio nei mercati di Londra, in scatole «con il logo della Cnfc, azienda statale cinese proprietaria di numerosi pescherecci Iuu che operano nel golfo di Guinea». L'Unione europea fa sapere che sta studiando un sistema di certificazioni per impedire che roba pescata illegalmente finisca sul mercato. 

Lo studio spiega come il pesce preso illegalmente sottocosta (zona riservata alla pesca locale) viene poi travasato in altomare su altri pescherecci con magazzini frigoriferi, spesso cinesi o europei, che poi lo rivenderanno come se l'avessero pescato in altomare. È un giro d'affari notevole: gli Stati uniti e l'Unione europea stimano che la pesca illegale ammonti ogni anno al valore di 23 miliardi di dollari in tutto il mondo. E la proporzione più alta di questa pesca illegale, il 37 per cento, avviene proprio nel mare dell'Africa occidentale.
I paesi coinvolti non riescono a fermare questo saccheggio in parte per la mancanza di mezzi: poche motovedette e poco personale per intercettare le flotte illegali. In parte perché le norme non sono adeguate, le multe ridicole. Peggio ancora, per la corruzione: si parla di pescherecci che si comprano l'impunità "oliando" autorità doganali e di sicurezza con tangenti di solito di qualche migliaio di dollari.

I pescatori locali sono i più direttamente danneggiati, perché i grandi pescherecci drenano il meglio: e considerato che la pesca rappresenta circa un quarto dell'occupazione in Africa occidentale, secondo la Fao, è chiaro che le incursioni di pescherecci illegali sono la causa diretta dell'impoverimento delle popolazioni costiene dalla Mauritania in giù. A volte i pescatori locali diventano parte dell'impresa illegale: con le loro barche più piccole fanno da tramite in zone troppo vicine alla costa per entrarvi con i grandi pescherecci. La Reuters cita il caso di pescatori senegalesi con le loro piroghe: escono dal porto di St. Louis, vengono issati a bordo da un peschereccio sudcoreano e portato per migliaia di chilometri, fino ai terreni di pesca del Gabon: la mattina sono calati in mare, pescano sottocosta, la sera tornano a bordo e ricevono un prezzo scontato per il loro pescato. Inutile biasimarli, in fondo sono l'ultima pedina di un gigantesco affare illegale.

► Potrebbe interessare anche: