venerdì 21 febbraio 2014

ECCEZIONALE INTERVENTO DEL PROF RINALDI IN FRANCIA: ''SALVIAMO L'EUROPA, LIBERIAMOLA DALL'EURO PRIMA DI UNA GUERRA''.

ECCEZIONALE INTERVENTO DEL PROF RINALDI IN FRANCIA: ''SALVIAMO L'EUROPA, LIBERIAMOLA DALL'EURO PRIMA DI UNA GUERRA''.

formiche.net/



È possibile vivere senza l'euro?, e come? Si è posto gli interrogativi il prof Rinaldi durante gli "EFP Parlamentary Days" a Parigi. Benessere degli europei, democrazia, crisi identitaria ed economica saranno al centro delle tavole rotonde organizzate dalla coalizione di euroscettici EFP, per capire in che direzione deve e può muoversi l'Unione Europea nel prossimo futuro anche senza la moneta unica...

Sarò estremamente realistico in questa mia analisi.
 La gravità della situazione che si è determinata in molti dei Paesi membri dell’Unione Europea e in particolare in quelli che hanno adottato la moneta comune, mi legittimano nel fare delle considerazioni che non avrei mai voluto fare. L’Euro è ormai divenuto il principale elemento di contrasto in Europa, costituendo un insormontabile ostacolo all’unione e alla coesione, mentre invece paradossalmente sarebbe dovuto essere il mezzo di principale d’integrazione e aggregazione. Un progetto frettolosamente messo in atto per una scelta prettamente politica al fine di creare nuovi equilibri dopo il dissolvimento dell’Unione Sovietica, non è riuscito però nel suo originario scopo.

Chi credeva che una stessa moneta fosse la conditio sine qua non per realizzare l’assioma “one market, one money” è rimasto profondamente deluso. Nulla è stato fatto affinché si mutuassero le diverse esigenze determinate dalle inevitabili asimmetrie fra economie e strutture nazionali molto diverse fra loro e dopo 22 anni da Maastricht, Bruxelles non è riuscita neanche ad uniformare stesse aliquote IVA (VAT) per stessi beni merceologici e servizi. 

Ecco la relazione tenuta da Rinaldi.

Sarò estremamente realistico in questa mia analisi. La gravità della situazione che si è determinata in molti dei Paesi membri dell’Unione Europea e in particolare in quelli che hanno adottato la moneta comune, mi legittimano nel fare delle considerazioni che non avrei mai voluto fare. L’Euro è ormai divenuto il principale elemento di contrasto in Europa, costituendo un insormontabile ostacolo all’unione e alla coesione, mentre invece paradossalmente sarebbe dovuto essere il mezzo di principale d’integrazione e aggregazione. Un progetto frettolosamente messo in atto per una scelta prettamente politica al fine di creare nuovi equilibri dopo il dissolvimento dell’Unione Sovietica, non è riuscito però nel suo originario scopo.

Chi credeva che una stessa moneta fosse la conditio sine qua non per realizzare l’assioma “one market, one money” è rimasto profondamente deluso. Nulla è stato fatto affinché si mutuassero le diverse esigenze determinate dalle inevitabili asimmetrie fra economie e strutture nazionali molto diverse fra loro e dopo 22 anni da Maastricht, Bruxelles non è riuscita neanche ad uniformare stesse aliquote IVA (VAT) per stessi beni merceologici e servizi. 


Come possiamo pertanto ragionevolmente credere che ci sia una effettiva volontà di procedere verso rapide unioni politiche e fiscali se neanche il gradino più basso per facilitare la libera circolazione dei beni e servizi, non è stato mai costruito? Nella realtà, nell’ambito dei Paesi membri, il mercato comune si è rivelato essere una vera e propria farsa e non perché non si è realizzata la prima conditio nell’ottimizzare i due principali fattori produttivi indispensabili capitale e lavoro, ma perché le regole a supporto della moneta unica sono state esclusivamente utilizzate come mezzo coercitivo per estraniare sempre più i paesi dalle loro rispettive residue Sovranità

A chi fanno riferimento e a chi rispondono coloro i quali hanno avocato a sé questi poteri lasciando all’euro l’esclusiva funzione di sottomettere la maggioranza dei paesi eurodotati alle volontà di una eurocrazia autoreferenziale e soprattutto senza alcun mandato popolare? L’euro si è tristemente dimostrato a nostro danno non una reale moneta, ma un accordo di cambi fissi la cui irrevocabilità e le sue regole sono state utilizzate come un subdolo metodo di governo con cui imporre decisioni fuori dalle democratiche legittime istituzioni dei Paesi membri.

E’ pertanto inutile sforzarsi nel cercare di modificare o correggere l’attuale impianto dei Trattati e dei Regolamenti su cui si regge la moneta unica: risulterà impossibile raggiungere qualsiasi compromesso che possa essere considerato accettabile e i tentativi non faranno altro che procrastinare l’agonia a cui siamo inesorabilmente tutti condannati.

Ma come si è arrivati a questa situazione che ha gettato l’intera eurozona non solo nella più severa crisi economica dopo quella del ’29, ma anche sospendendo i più elementari principii della democrazia?

I più elementari principii della democrazia sono stati infatti completamente bypassati nell’evoluzione della costruzione europea, poiché sono stati estraniati progressivamente i contributi della gran parte dei cittadini europei dai processi decisionali


Abbiamo sempre più assistito impotenti a una delega dei Governi nazionali, non prevista e soprattutto non voluta, che ha consegnato ai burocrati europei meccanismi giuridici ed economici che hanno assoggettato e consegnato a essi l’intera gestione dell’Unione

Si sono sempre più rafforzate un insieme di istituzioni biogiuridiche, che agiscono e si muovono in modo robotizzato senza nessuna certificazione da parte del suffragio universale, non consentendo più alle varie politiche nazionali di poter intervenire a correzione e a proprio supporto in nome di un vincolo esterno che sarebbe dovuto intervenire invece a tutela di tutti i membri.

Quando ci è stato presentato il progetto d’integrazione europea non era stato previsto di estromettere i cittadini dalla condivisione della gestione della casa comune, ma di garantirgli pace, progresso e lavoro con l’attivo contributo di ogni risorsa democratica disponibile. 


Tutto questo non è minimamente avvenuto e il solo organo eletto democraticamente dal popolo è il Parlamento, il quale non ha alcun potere che possa competere con quelli a disposizione della Commissione, che non è eletta direttamente da nessuna volontà popolare e che prendono decisioni sopra la testa di tutti noi senza interpellare preventivamente i rispettivi Parlamenti nazionali o che esercitano pressioni sfacciatamente ricattatorie affinché vengano adottate.

Non dobbiamo mai consentire che questi poteri europei si impossessino definitivamente di ogni spazio decisionale e influenzino e determinino i nostri destini, solo perché la classe politica dei Paesi membri si è rivelata essere troppo accondiscendente e debole, al limite del collaborazionismo, mentre quella contraria non ha ancora la piena forza d’imporsi.

Sono da salvaguardare dei principii imprescindibili, irrinunciabili e non negoziabili che con immani sacrifici sono riusciti a conquistare i nostri padri. 


Ma i cittadini hanno capito ormai perfettamente che questa mutazione si è sempre più rafforzata non al fine di tutela generale, nessun escluso e super partes, ma solo a garanzia di specifici interessi e a discapito dell’intera comunità

Non posso fare a meno di ricordare il vergognoso e inaccettabile comportamento riservato alla Grecia e ai suoi orgogliosi cittadini perché è stato leso un principio irrinunciabile: se si accetta un Paese nell’Unione è assoluto dovere tutelarlo fino in fondo, costi quel che costi, con tutta la solidarietà e mutualità possibile, senza mortificarlo e avvilirlo fino alla suo totale depauperamento, magari al solo fine di salvaguardare interessi finanziari internazionali superiori e palesemente di parte.

Da semplice cittadino di questa Europa chiedo scusa al fiero popolo greco per il trattamento che gli è stato riservato. Anche per loro arriverà il tempo del riscatto.

Inutile ricordare, in questa sede, la totale sospensione della democrazia che sta avvenendo in Italia dove sono stati designati gli ultimi tre Premier senza nessuna preventiva certificazione popolare! 


E’ vergognoso che questo sia potuto avvenire in un Paese occidentale che viene ancora accreditato e definito come democratico! 

E’ il prezzo da pagare da questa dittatura economica in atto in Europa, dove i Governi vengono condizionati dalle volontà Troika e non dei propri cittadini! Era questa l’Europa che volevamo e che ci era stata promessa?

E come non accorgersi che questa moneta comune è utilizzata come mezzo tecnico al servizio della Troika per poter realizzare e imporre i suoi disegni? Abbiamo tristemente capito a nostre spese che questa democrazia si è trasformata nella più pericolosa e insidiosa dittatura possibile!


Questo è stato possibile grazie al ricorso sempre più a “piloti automaticiche si sono surrogati e sostituiti in modo subdolo alla mediazione politica, interrompendo il contributo essenziale dei cittadini nei processi decisionali, come ad esempio nel caso del Patto di Stabilità e Crescita, il c.d. Fiscal Compact, l’ESM (European Stability Mechanism), all’Unione Bancaria, ecc.

A riguardo denuncio a gran voce la illegittimità del Fiscal Compact in quanto, come recita lo stesso Trattato sulla Stabilità all’art.2, “Le parti contraenti applicano e interpretano il presente Trattato conformemente ai Trattati su cui si fonda l’Unione Europea”, il cui concetto è ribadito anche nel comma successivo: “Il presente Trattato si applica nella misura in cui è compatibile con i Trattati su cui si fonda l’Unione europea e con il diritto dell’Unione europea”. 

Pertanto il successivo art.3, n.1, lett.a) che prevede testualmente “la posizione di bilancio della Pubblica Amministrazione di una parte contraente è in pareggio o in avanzoè da considerarsi non conforme e pertanto non legittimo, in quanto il Trattato della UE firmato a Maastricht (TUE) all’art.104 c) prot.5, ribadito anche nel Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea di Lisbona (TFUE) all’art.126 (ex 104), fissano invece al 3% il limite dell’indebitamento annuale. E’ stato pertanto palesemente violato il Trattato istitutivo della UE unitamente al TFUE che ne ribadisce, al citato art.126, i limiti dell’indebitamento.

E’ possibile che nessuno dello sconfinato esercito di giuristi e economisti di cui si avvale la Commissione di Bruxelles, non si sia accorto delle inoppugnabili interpretazioni giuridiche del professore emerito Giuseppe Guarino, che ha denunciato questo palese contrasto?

Si è arrivati ad imporre l’inserimento nei dettami Costituzionali dei paesi dell’Unione il vincolo del pareggio di bilancio, per mezzo di un Trattato illegittimo e fortemente stridente con altri articoli e fondamenti delle varie Carte Costituzionali nazionali


Nessuno ha avuto il coraggio e la forza di alzare un dito di fronte a questo evidente errore?
La stessa Banca Centrale Europea è stata concepita esclusivamente come garante e guardiana della stabilità dei prezzi, cioè dell’inflazione, e non per mansioni proprie di una vera Banca Centrale a tutti gli effetti, tesa invece a fornire risorse per la crescita e lo sviluppo per la massima occupazione, ma relegando invece i cittadini e il sistema delle imprese, con l’estenuante ricorso penalizzante della fiscalità (Fiscal overkill), al ruolo di esclusivi prestatori di ultima istanza. Si è preferito lasciare il voto ai mercati per decidere la bontà delle scelte economiche adottate e non ai cittadini per mezzo delle democratiche urne.

Come è stato possibile affidarsi esclusivamente al ricorso fiscale senza valutare preventivamente che avrebbe creato ulteriori problemi proprio perché si sarebbero contratti notevolmente i consumi riducendo a sua volta sia le entrate fiscali stesse, l’entità del PIL (GDP Gross Domestic Product) e aumentando di conseguenza i debiti pubblici? Inoltre la crisi economica ha fatto esplodere anche i debiti privati e le sofferenze dell’intero sistema bancario europeo.


Perché si è rimasti sempre passivi e inerti di fronte all’imposizione tedesca di adottare un modello economico per il sostentamento dell’euro forgiato esclusivamente per le sue esigenze macroeconomiche? 

E’ possibile che non si è voluto perseguire modelli economici alternativi se non orientati esclusivamente al rigore dei conti come esclusivo presupposto per la crescita? 

Per quanto tempo ancora dovremo subire le antiche paure fobiche dei nostri amici tedeschi che vedono ancora nella stabilità dei prezzi e nell’esasperato rigore dei conti gli unici fondamenti su cui basare la crescita?

La maggioranza dei Paesi eurodotati non traggono beneficio da una inflazione tendenziale allo 0,7% se poi, per poterla perseguire, pagano il caro prezzo di un tasso di disoccupazione a livelli da economia di guerra!

La competitività di molti paesi euro non ha più potuto far ricorso allo strumento classico della svalutazione della propria moneta per riequilibrare i suoi fondamentali macroeconomici seguendo la naturale legge della domanda e dell’offerta, ma ha dovuto necessariamente procedere per mezzo della svalutazione interna, cioè alla riduzione dei salari, che sommata alla deindustrializzazione sempre più crescente favorita dalla globalizzazione selvaggia senza regole e alle delocalizzazioni territoriali, hanno permesso nella stessa area valutaria euro che si formassero zone sempre più ricche e zone sempre più povere


Ma il vero effetto negativo di questa dissennata gestione economica che prende come riferimento un modello non compatibile con la gran parte delle economie nazionali europee e nessun riscontro nella letteratura economica, è l’aver gettato gli stessi Paesi in conclamata deflazione, esponendoli ai noti pericoli conosciuti tristemente nel passato perché generati dall’ossessivo perseguimento del contenimento dell’inflazione ad ogni costo.

Chi ignora la Storia è condannato nel riviverla!

Ma perché tutto questo è potuto avvenire? A Maastricht è stata concepita una convergenza verso una moneta diversa da quella che poi è stata realizzata. Questa evoluzione è avvenuta in modo subdolo, senza che ci sia stata la consapevolezza, il consenso e l’approvazione né dei cittadini né tantomeno dei rispettivi Parlamenti nazionali. 


Sono stati attivati quei famosi meccanismi automatici, voluti da una oligarchia autoreferenziale che man mano conquistava il potere nei palazzi di Bruxelles, riuscendo a sottrarre alla gestione delle politiche dei Paesi membri, e pertanto al consenso democratico della Sovranità di ciascun popolo, qualsiasi spazio di autonomia nella determinazione delle politiche economiche per il raggiungimento degli obiettivi di crescita.

E’ stato messo in atto un vero e proprio golpe, infatti il 1.1.1999 è stata partorita una moneta disciplinata dal Regolamento 1466/97, ma diametralmente opposta rispetto a quella contemplata dal TUE, un vero sfregio sotto gli occhi dei cittadini europei ignari e in buona fede e nell’indifferenza più o meno inconsapevole dei rispettivi Governi.

La mutazione, tra quanto previsto dal TUE e dal Regolamento 1466/97 si identifica in quanto il TUE fissa un obiettivo, uno sviluppo conforme al disposto dell’art.2, il cui conseguimento è affidato alle politiche economiche di ciascuno ognuno degli Stati membri, i quali avrebbero tenuto conto della specificità delle reali condizioni dell’economia di ciascun Paese. 


Le rispettive politiche economiche avrebbero potuto utilizzare all’occorrenza, quale strumento per realizzare l’obiettivo, l’indebitamento nei limiti consentiti dall’art. 104 c), da interpretare ed applicare in conformità ai criteri fissati nei commi 2 e 3 del punto 2 dell’art. 104c). 

Il Regolamento in oggetto abroga invece tutto questo, cancellando le politiche economiche degli Stati e di conseguenza qualsiasi loro autonomo apporto. 

Il ruolo assegnato dal TUE di Maastricht (art. 102 A, 103 e 104c) per conseguire lo sviluppo che gli Stati avrebbero conseguito in conformità a quanto prescritto negli artt.2 e successivi del Trattato, è pertanto completamente cancellato. 

I singoli Stati, secondo quanto previsto da Maastricht, avrebbero conseguito l’obiettivo utilizzando la propria autonomia e tenendo conto delle condizioni e delle strutture congiunturali del proprio Paese. 

Questo per salvaguardare il corretto principio per il quale gli interventi sarebbero stati necessariamente diversi da Paese a Paese e per ogni anno, capovolgendo radicalmente, dunque, il rapporto tra l’euro e la realtà economica. 

Secondo l’originario TUE, se vi è contrasto, è la gestione dell’euro a doversi adeguare alla realtà economica, mentre secondo da quanto previsto dal Regolamento in oggetto, invece è la realtà economica a doversi adeguare in ogni caso all’euro. In nessun paese del mondo è applicato questo principio!

E’ sempre la moneta al servizio dell’economia e mai l’economia schiava dei dogmi della propria moneta!Esiste pertanto una conflittualità evidente fra quanto approvato dai rispettivi Parlamenti dei Paesi membri che hanno ratificato ai tempi di Maastricht, dopo dibattiti parlamentari condivisi, e quanto invece previsto dal Regolamento 1466/97. 


Conflittualità così forte e evidente da stravolgere completamente l’iniziale natura stessa della moneta unica. Da una parte l’originario Trattato Istitutivo della UE, agli articoli ricordati, che lasciava autonomia nelle scelte di politica economica, dall’altra successivamente il Regolamento avocava questa prerogativa a se, consegnando nelle mani e volontà della Commissione e degli organi tecnici ogni potere decisionale

Vorremmo sapere chi sono gli ideatori e autori di questo golpe a danno di tutti i cittadini europei? Essendo fortemente convinto che l’unico modo per salvare l’euro è di crearne 18 e in alternativa invitare gli amici tedeschi ad abbandonarlo al più presto per togliere finalmente il cappio che si sta inesorabilmente stringendo intorno al nostro collo.

In ogni caso, la Germania, consapevole che si sta avvantaggiando oltremodo di una valuta, l’euro, notevolmente sottovalutata rispetto ai propri fondamentali, ben difficilmente prenderà una decisione in questa direzione e la soluzione più ragionevole rimarrebbe solamente quella di lasciare alle volontà di ciascun Paese la libera facoltà di poter mutare il proprio status di Paesesenza derogaa Paesecon deroga”, così come già previsto dagli artt. 139 e 140 del TFUE e di poter pertanto tornare a conseguire in modo autonomo gli obiettivi di crescita, utilizzando propri strumenti di politica economica e monetaria con il pieno supporto delle rispettive valute sganciate dagli attuali vincoli automatici dimostratisi privi, non solo di validità economica e giuridica, ma anche colpevoli di aver interrotto il collegamento democratico essenziale e irrinunciabile nei processi decisionali fra cittadini e Istituzioni.

Naturalmente con il massimo coordinamento fra i vari Governi nazionali per massimizzare la segmentazione controllata dell’area euro e facendo salvi gli interessi comuni così come indicato e auspicato dall’European Solidarity Manifesto di cui mi onoro di far parte.


L’euro e i suoi dogmi hanno inflitto dei danni molto forti nelle economie dei Paesi membri e le cicatrici di queste ferite saranno visibili per moltissimi anni e il day after sarà visto più come una vera e propria liberazione che una vittoria. La possibilità di poter di nuovo perseguire autonome politiche economiche per il perseguimento della propria crescita dovrebbero rappresentare magnifiche opportunità per chi sarà in grado di compierle, anche se il vantaggio maggiore, come già ribadito più volte, sarebbe quello del ripristino della democrazia interrotta nell’assoluta convinzione che la democrazia, quella vera, non ha prezzo

In questo modo si riporterebbero i cittadini al centro di ogni interesse e non quelli graditi dalla finanza come invece sta perseguendo la dirigenza europea in nome di un neoliberismo esasperato e senza regole. 

Tutti i tecnicismi per il ritorno alle proprie valute nazionali possono essere studiati, analizzati, discussi e tranquillamente risolti, mentre se abdichiamo ai principi della democrazia tutto sarà perso per sempre e non potremo sottrarci dal severo giudizio delle nostre generazioni future. 

Questo nell’interesse generale, ad iniziare dalla Germania perché sarà proprio lei a pagare il prezzo più alto di questo enorme ma effimero attuale vantaggio che presto non mancherà di presentargli un conto tanto più alto quanto più durerà questa situazione. 

Sono fermamente convinto che tutti i Paesi eurodotati siano in possesso di dettagliati e aggiornati “Piani B” per un uscita ordinata e non caotica e scomposta dalla moneta unica.

Questi “Piani B” di salvaguardia sono stati concepiti, da ciascun Paese che ha aderito all’euro, sin dal suo inizio, come una specie di “opting out” segrete predisposte alla stregua di piani per la sicurezza strategica nazionale nel caso in cui il Paese avesse avuto problemi valutando che il costo generale dell’appartenenza all’unione monetaria si fosse rivelata non più conveniente rispetto ai vantaggi ottenuti.


Ma nello stesso modo sono altresì convinto che ormai nessun Paese prenderà l’autonoma decisione di uscita e questo avverrà solamente per un forte shock esterno imprevedibile che agirà da detonatore per un contagio che non sarà possibile governare e gestire. 

Ad esempio una forte inadempienza bancaria, potrebbe innescare una reazione a catena impossibile da imbrigliare con tutti gli attuali strumenti finanziari di tutela a disposizione dalla Troika. 

I titoli pubblici di molti Paesi dell’area euro sarebbero sottoposti a fortissime pressioni speculative e l’unico modo per poter gestire la situazione, senza consegnarsi definitivamente a meccanismi tipo ESM che imporrebbero delle contropartite inaccettabili, sarebbe l’immediato ritorno alle rispettive piene Sovranità monetarie. 

Questo potrà avvenire senza creare ulteriori gravi disagi solamente in funzione della bontà dei “Piani B” predisposti preventivamente dai rispettivi Governi e concertati con tutti gli altri.

Non confondiamo l’Europa con l’Unione monetaria: è nostro supremo dovere salvare l’Europa e pertanto dobbiamo liberarci al più presto dell’euro, perché non vorremo mai camminare sulle macerie di ciò che con immane fatica hanno costruito i nostri padri, ma garantire prosperità alle nostre generazioni future seguendo la strada irrinunciabile della democrazia


Ma forse chiedo troppo, perché la parola democrazia è stata sempre ignorata sia nei Trattati che nei Regolamenti di questa Europa dell’eurocrazia che si è allontanata totalmente dalla realtà dei suoi cittadini! Da italiano confido moltissimo nel ruolo e nelle posizioni che la Francia adotterà nel prossimo futuro.

Se ciascuno di noi avrà la lungimiranza di riprendersi le chiavi della propria casa per poter perseguire con autonomi e corretti strumenti di politica economica la gestione della propria crescita, i benefici saranno per tutti, garantendo ancora al Vecchio Continente il ruolo che si è conquistato in millenni di Storia.

So infine perfettamente che chi combatte questa battaglia può anche perdere, ma chi non combatte ha già perso e fino ad ora abbiamo perso solo una battaglia, NON LA GUERRA e alla fine l’Europa risorgerà perché vincerà la ragione!
L'intervento del Prof. Rinaldi è stato pubblicato da Formiche.net



Nota biografica.

Antonio Maria Rinaldi, dopo la laurea in economia alla LUISS alla fine del '70 ha svolto molti incarichi operativi in banche italiane per poi passare dalla metà degli anni '80 dal Servizio Borsa della Consob Sede di Milano alla Sofid, capogruppo finanziaria dell'ENI, fino a ricoprirne la carica di Direttore Generale. Attualmente esercita la libera professione ed è docente di Finanza Aziendale presso l'Università Gabriele d'Annunzio di Chieti-Pescara e di Corporate & Investment Banking e Mercati Finanziari & Commercio Internazionale presso la Link Campus University di Roma. Ha pubblicato nel 2011 "Il Fallimento dell'Euro?" e nel 2013 “Europa Kaputt,(s)venduti all’euro” per manifestare tutto il disappunto nell'attuale costruzione e conduzione europea. Con il suo maestro di politica economica, prof. Paolo Savona e con il prof. Michele Fratianni, ha concepito una proposta per il consolidamento del debito pubblico italiano. E’ firmatario del Manifesto di Solidarietà Europea per il ritorno concordato alle valute nazionali e partecipa a convegni e trasmissioni radio-televisive sul tema dell'unione monetaria europea non mancando mai di esprimere la sua forte criticità.

Ucraina: iniziata l’offensiva dell’Impero Europeo a est

Ucraina: iniziata l’offensiva dell’Impero Europeo a est
hescaton.


Leopoli si susseguono scontri, incendi e morti, sia tra le fila dei ribelli sia tra le fila delle forze antisommossa. Per la prima volta, queste ultime hanno imbracciato i kalashnikov e la spettro della guerra civile si fa sempre più nero. La domanda che ci facciamo oggi è: cosa sta succedendo e perché?  Cercheremo di dare una risposta che possa evidenziare le cause profonde di questa situazione.  

 Chi tra i nostri lettori ha letto gli articoli Superstato Europeo e La lunga marcia dell’Eurocrazia, si ricorderà come tra i diversi obiettivi elencati ci siano quelli di voler realizzare il superstato europeo, l’allargamento a tutta l’Europa geografica e l’individuazione di nemici comuni; quest’ultimo punto necessario per spingere i paesi dell’Unione verso un unico esercito. 

 Contemporaneamente a questo articolo, in Ucraina i morti aumentano sempre di più e l’Unione Europea minaccia sanzioni verso il governo ucraino. 

Dopo il fallimento della rivoluzione colorata, i poteri forti hanno deciso la soluzione più cruenta supportando i gruppi ribelli, molti dei quali di ispirazione neonazista per destituire il governo ucraino. Il piano sembra sempre lo stesso: crollo della valuta, un crescendo di proteste, violenze della polizia, armi ai ribelli, prime diserzioni e poi caduta del governo stesso. 

Ora la situazione in Ucraina è più complessa, dato che il governo è appoggiato dalla Russia che non ha intenzione di trovarsi l’Unione Europea ai propri confini, ma al tempo stesso mancano poche settimane al completo collasso economico. Di conseguenza, difficilmente la situazione potrà migliorare, soprattutto perché gli eurocrati e i poteri dietro di loro hanno ormai deciso di conquistare i paesi dell’est e difficilmente potranno essere fermati, dato l’enorme potere finanziario di cui dispongono. 

Sarà interessante analizzare la reazione russa che porterebbe ad un doloroso taglio del gas all’Unione Europea, che potrebbe però essere voluto da quest’ultima e in un altro articolo spiegheremo il perché. Detto questo, sicuramente al lettore non saranno sfuggite le altre rivolte scoppiate tra i paesi confinanti all’Unione, adesso analizzeremo velocemente la situazione dei diversi paesi confinanti:



In queste ore, nelle strade di:

Bosnia: lo sfortunato paese balcanico è tornato agli onori della cronaca per le recenti rivolte che hanno visto incendiare diversi palazzi governativi. I media hanno rievocato gli scontri etnici del recente passato ma questa volta gli scontri hanno coinvolto esclusivamente i manifestanti contro le forze dell’ordine e le motivazioni sono da ricercare nella grave crisi economica e nell’alto tasso di disoccupazione che sfiora il 30%.L’attacco coordinato contro i palazzi del potere fa pensare ad una regia esterna. L’Unione Europea potrebbe aver interesse a creare  una situazione di caos per poi intervenire con l’appoggio dell’ONU e gestire direttamente il paese, liberandosi definitivamente dei politici corrotti locali. (Il diplomatico austriaco Valentin Inzko ha già ventilato questa ipotesi).


Albania:
 dopo gli scontri e i morti di due anni fa, il presidente Berisha, lo scorso anno, è stato sconfitto alle elezioni, ora il nuovo presidente Rama ha avviato una strada di cooperazione con l’Unione, il paese può definirsi conquistato. 

Serbia: nonostante il sostegno dell’attuale presidenza greca dell’Unione Europea all’ingresso della Serbia, l’attuale presidente serbo membro del partito nazionalista al potere, con forti legami con il partito Russia Unita di Putin, non è sicuramente ben visto da Bruxelles. Dopo le recenti manifestazioni in Bosnia, si sono viste anche manifestazioni di solidarietà a Belgrado e secondo molti analisti, con una disoccupazione del 25%, non è da escludersi nei prossimi mesi un estendersi delle sommosse in Serbia. A livello valutario il dinaro serbo continua la sua lenta e inesorabile discesa, in un anno ha perso il 5%. 

Montenegro: anche qui una disoccupazione oltre il 20%, un presidente-padrone corrotto e ricchissimo, ha spinto la popolazione ad invocare la rivoluzione e proprio recentemente ci sono state proteste e scontri. Il paese rischia anche di non poter più pagare le proprie forniture energetiche. A nostro avviso anche qui l’Europa mira a sbarazzarsi attraverso la piazza del filo-russo Djukanovic.


Kosovo:in Kosovo può preoccupare la crescente radicalizzazione religiosa e l’opere di infiltrazione di elementi di al-Qaeda e di fondamentalisti ceceni. 

ex-Macedonia: la crescente povertà e la deriva dittatoriale del governo hanno spinto la popolazione, seguendo l’esempio ucraino, a scendere in piazza. Il paese oltre alla tensione tra popolazione e governo rischia anche lo scontro etnico con la numerosaminoranza albanese. Anche in questo caso, Bruxelles probabilmente necessita di liberarsi dal corrotto governo locale. 

Romania: nonostante la recente crescita economica e la disoccupazione sotto controllo, il governo rumeno continua ad essere mal visto dalla maggioranza della popolazione. A livello valutario il leu rumeno in un anno ha perso circa il 5% ed è attualmente in calo. Da monitorare il ritorno di molti cittadini rumeni da nazioni come Italia, Spagna e Grecia che può far sensibilmente aumentare il tasso di disoccupazione. 

Ungheria: è noto come il presidente Orban sia mal visto da Bruxelles per le sue posizioni forti e per la sua insofferenza nel seguire gli ordini dell’Unione Europea. Abbiamo visto recentemente come siano state sostenute dai media occidentali le proteste contro la deriva autoritaria del governo. Il fiorino ungherese in un anno ha perso quasi il 7%, e nelle ultime settimane ha accelerato la sua discesa. Non è da escludersi a breve un’impennata dei prezzi con tutte le conseguenze del caso. A nostro avviso, il paese sarà a breve scosso da rivolte programmate. 

Moldavia: dopo anni di governo comunista, il paese ha voltato pagina ed è attualmente governato dal partito europeista. A livello valutario il leu moldavo si sta sfracellando ed in un anno ha perso il 15% e nelle ultime settimane la situazione è peggiorata. La Moldavia è essenzialmente divisa in tre parti, la Transinistria, repubblica autoproclamata appoggiata da Mosca prevalentemente di lingua slava, la Gagauzia, regione autonoma di etnia turca e l’ufficiale repubblica Moldava di lingua rumena. Con una situazione frammentata del genere il paese non potrà mai entrare nell’Unione Europea. A nostro avviso gli eurocrati con la complicità della crisi economica potrebbero a breve puntare ad infiammare il piccolo paese europeo con l’obiettivo di liberarsi del corrotto governo della Transinistria ed gestire direttamente il paese. 

Bulgaria: anche la Bulgaria è stata recentemente scossa da proteste anche di una certa intensità. La situazione è da monitorare. 

Bielorussia: il rublo bielorusso sta crollando velocemente ed ha perso in un anno più del 20%. Questo deve far riflettere su quale potrebbe essere il prossimo obiettivo dopo l’Ucraina. Ricordiamo come la Bielorussia sia praticamente una dittatura e come Bruxelles voglia presto sbarazzarsene per arrivare fino alle porte di Mosca. 

Russia: anche il rublo russo sta crollando ed ha perso circa il 20 % in un anno. A nostro avviso il gigante russo sta fortemente rallentando e i problemi interni potrebbero presto aumentare e la primavera est europea potrebbe presto estendersi anche in Russia. Recentemente si sono svolte manifestazioni per richiedere il rilascio di molti oppositori arrestati nelle proteste del 2012. La pressione occidentale su Mosca è un indizio di quello che presto potrebbe accadere. Questo blog sta andando controcorrente, abbiamo sempre sostenuto che l’Unione Europea non crollerà e non si dividerà. I fatti sembrano darci ragione, la Germania è governata da un governo di unità nazionale, l’Italia dal pupazzo dei poteri forti Renzi, la Grecia idem. Ed ora si passa all’attacco dei paesi confinanti. L’Euro non crolla ed anzi sembra diventare la vera valuta di riferimento mondiale. Chi pensa che la grave crisi attuale in Europa sia dannosa per gli eurocrati non ha capito invece che solo dal caos potrà avvenire la definitiva immolazione degli stati nazionali in nome dell’unità europea. Quindi se in Italia, Francia, Grecia, Spagna la situazione sociale esplodesse, non aspettatevi un rivoluzione come in Egitto o un’eventuale uscita dall’Unione ma aspettatevi piuttosto una repressione in nome della democrazia.
Concludendo, possiamo dire che è in atto l’espansione “dell’Impero Europeo” ad est, massacri e scontri stanno arrivando ai nostri confini.

Con i tuoi risparmi riempiremo i buchi della finanza

Con i tuoi risparmi riempiremo i buchi della finanza


Huw Jones 
Tradusiu de  Bosque Primario

I risparmi dei 500 milioni di cittadini dell'Unione europea potrebbero servire per finanziare gli investimenti a lungo termine, per rilanciare l'economia e per aiutare a riempire il vuoto lasciato dalle banche dopo la crisi finanziaria. Questo è quanto si legge da un documento della UE.

L'Unione europea sta cercando un modo per svezzare i 28 paesi membri del blocco dalla loro forte dipendenza dai finanziamenti bancari e sta cercando come trovare altri mezzi per finanziare le piccole imprese, con progetti infrastrutturali e con altri tipi di investimento.

"La crisi economica e finanziaria ha compromesso la capacità che aveva il settore finanziario nel convogliare fondi verso l'economia reale, in particolare per gli investimenti a lungo termine" si legge nel documento che ha visto la Reuters.


Nella seconda metà di quest'anno la Commissione chiederà garanzie e metterà i suoi cani da guardia a controllare i paesi del blocco per studiare un eventuale progetto di legge "per mobilitare una maggior  quantità di fondi pensionistici individuali da spostare nei finanziamenti a lungo termine" sempre secondo il documento.

Le banche si sono lamentate per gli ostacoli, che devono superare prima di poter prestare soldi all'economia, a causa delle regole post-crisi che le costringe a mantenere dei cuscinetti di sicurezza su capitali e liquidità, molto superiori a quello che vorrebbero.

Il documento rivela che la "congruità" dei capitali e delle norme sulla liquidità dei paesi della UE per i finanziamenti a lungo termine saranno riesaminate entro i prossimi due anni, un processo che potrebbe essere portato avanti negli Stati Uniti o altrove, per scongiurare qualsiasi rischio che le banche della UE possano approfittare di situazioni vantaggiose per trarne guadagni sleali.

Entro la fine di quest'anno l'esecutivo della UE completerà uno studio sulla possibilità di introdurre un conto di risparmio europeo, che potranno sottoscrivere le persone, i cui fondi potrebbero essere messi in comune e poi investiti nelle piccole imprese.

La Commissione intende inoltre studiare, nel corso di quest'anno, se saranno necessarie modifiche per contribuire a finanziare le piccole imprese attraversola creazione di un mercato secondario liquido e trasparente con cui poter negoziare le obbligazioni delle società europee.

Si sta anche cercando di rilanciare il mercato delle cartolarizzazioni, per raccogliere fondi per i prestiti, come i mutui in obbligazioni, che le banche potranno vendere per raccogliere fondi per sé o per le imprese. Il mercato è rimasto sotto la nebbia della crisi finanziaria da quando le obbligazioni legate ai mutui USA per la casa, nel 2007, hanno cominciato a non essere rimborsati, scatenando il tracollo in tutti i mercati globali per i due anni successivi.

Il documento dice che la Commissione "dovrà tener conto di possibili futuri aumenti della liquidità di un certo numero di prodotti di capitalizzazione" nel momento in cui si tratterà di mettere in atto nuove regole su quello che le banche potranno includere come "nuove riserve di liquidità". Questo dà un segnale di un possibile allentamento su quanto potrà essere incluso tra le attività che saranno giudicate "idonee" dal settore bancario, che controlla i paesi del blocco UE.

Entro la fine di quest'anno, la Commissione intende inoltre " rivedere" quali saranno le norme comunitarie che trattano le obbligazioni garantite - dice il documento - un passo che sarà ben accolto dalla Danimarca per il suo grande mercato di obbligazioni utilizzate dalle banche per finanziare i mutui per la casa.
Altre misure per aumentare i finanziamenti della UE sono i prossimi passi che serviranno a raccogliere fondi, nei quali molte persone potranno contribuire con somme di denaro relativamente piccole che serviranno però a creare un consistente bacino di finanziamento.
Il documento rivela anche che gli investitori e i gestori patrimoniali avranno un ruolo che potrà proporre una revisione delle norme comunitarie in materia di diritti degli azionisti per"garantire una migliore diffusione delle politiche di coinvolgimento e di voto degli investitori istituzionali".
Con maggiori difficoltà, la Commissione valuterà se l'uso di un "fair value" - di "un prezzo dei beni equo" - potrà tenere il ritmo con le nuove regole contabili, che saranno concordate a livello mondiale "sarebbe giusto, in particolare per quel che riguarda i modelli del business degli investimenti a lungo termine" .

giovedì 20 febbraio 2014

Suicidi di Dirigenti Bancari, frode, manipolazione finanziaria: JPMorgan Chase Advisor Tony Blair non interviene

Suicidi di Dirigenti Bancari, frodi, manipolazione finanziaria: JPMorgan Chase Supervisore Tony Blair.

riceviamo e pubblichiamo 
l'art. del Prof Michel Chossudovsky
Global Research, 14 febbraio, 2014
URL di questo articolo:
tradusiu de Sa Defenza 


JPMorgan Chase è l'architetto inespresso di frodi, corruzioni, per non parlare della creazione del più grande schema Ponzi nella storia del Mondo. Il suo fine  è quello di appropriarsi della ricchezza altrui attraverso la manipolazione dei mercati. 

"Lo scorso mese, JPMorgan Chase ha riconosciuto che  ha facilitato la più grande truffa della storia, fatta con il noto modello dello schema Ponzi , non guardando come Bernie Madoff operava sfacciatamente sul suo conto nella banca d'affari JPMorgan Chase un'operazione di riciclaggio di denaro sporco senza precedenti che avrebbe scattare i campanelli, e sirene d'allarme in qualsiasi altra banca.

Il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ha permesso a JPMorgan di sistemare tutto pagando 1,7 miliardi dollari e firmare un accordo di impossibilità di persecuzione lasciando in libertà i malfattori, il che significa che nessuno va in galera a JPMorgan . 

La domanda più grande che nessuno può o a cui non vuole rispondere è: com'è possibile che alla JPMorgan   il personale antiriciclaggio  e gli uffici legali  hanno ignorato per anni centinaia di trasferimenti per miliardi di dollari susseguitesi con manovre illecite tra Madoff e il conto di Norman Levy? Anche una sola di queste manovre avrebbe dovuto far partire un'indagine. (Levy è  morto ed anche  il vice presidente di JPMorgan, vittime di Madoff così è stabilito.)"Pam Martens, Russ Martens, JPMorgan Vice President’s Death Shines Light on Bank’s Close Ties to the CIA , WallStreetParade.com, 12 feb 2014)

Per implementare con successo le varie operazioni finanziarie, JP Morgan Chase controlla non solo i politici di alto rango, ma utilizza anche i politici in pensione per svolgere funzioni consultive.

 Tony Blair è stato nominato prontamente ad una posizione di consulenza d'alto rango della JPMorgan Chase, la sua retribuzione iniziale, per questa attività di consulenza part-time, era un modesto fermo di £ 500.000  annui (€600.000) saliti poi a 2 milioni e mezzo di €.
Tony Blair è stato criticato di aver utilizzato  la sua rete di relazioni politiche clientelare in Gran Bretagna e Medio Oriente per servire gli interessi di JPMorgan Chase. Ha lavorato a stretto contatto con l'amministratore delegato e presidente Jamie Dimon, recentemente oggetto di polemiche.
"Gestiamo la nostra attività in tutto il mondo", ha detto Jamie Dimon:
"E Tony Blair fornirà ai nostri dirigenti e clienti una prospettiva globale unica e preziosa,  che è particolarmente decisiva in tempi turbolenti come questi. La nostra azienda trarrà grande beneficio dalla sua conoscenza ed esperienza "(JPMorgan gennaio 2008 Comunicato stampa)
 Vale la pena rammentare che nel 2003, dopo l'invasione dell'Iraq, durante il mandato di Tony Blair come primo ministro, JP Morgan Chase è stato designato per dirigere la Trade Bank of Iraq.
Tony Blair è un criminale di guerra che ha legami con una rete bancaria dedita alla frode.

Le morti misteriose di Dirigenti esperti di Wall Street Bank in queste ultime settimane

Il 28 gennaio scorso, un Vice Presidente JP Morgan Chase nel Regno Unito, Gabriel Magee, "è stato trovato morto sul tetto del 9° piano di un palazzo di 33 piani quartier generale europeo della banca nella sezione Canary Wharf di Londra."

Il 10 febbraio, Ryan Henry Crane, 37 anni, un altro importante dirigente di JPMorgan Chase è morto in circostanze misteriose, Crane è stato responsabile per la negoziazione del programma globale di JPMorgan.
La morte di Crane arriva dopo "una valanga di suicidi" nel periodo di sei settimane, e coinvolgono tre banchieri di primo piano:  Gabriel Magee della  JPM, l'ex economista della Federal Reserve Mike Dueker e William Broeksmit, ex alto dirigente di Deutsche Bank, che è stato trovato "appeso in  casa sua,  apparentemente suicidiato ". Broeksmit era, secondo i rapporti, collegato al processo di manipolazione sui mercati dei cambi.

Nomina di Tony Blair: Testo gennaio 2008 Comunicato JP Morgan Chase Press Release
NEW YORK, January 10 [2008]/PRNewswire-FirstCall/ -- JPMorgan Chase announced
 today that it has appointed former British Prime Minister Tony Blair in a
 senior advisory capacity to the firm, effective immediately. Mr. Blair will
 also join the company's International Council.

     Mr. Blair will advise JPMorgan Chase's CEO and senior management team
 on a part-time basis - drawing on his immense international experience to
 provide the firm with strategic advice and insight on global political
 issues and emerging trends.

     In addition, Mr. Blair will participate in select events and
 conferences for the company including senior-level client events and will
 provide briefings on political trends to the firm's Board of Directors.

     "We're honored that Tony Blair has chosen to join JPMorgan Chase as a
 senior advisor to our executive team and Board," said Jamie Dimon, Chairman
 and CEO. "We operate our business all over the world, and Tony Blair will
 bring our leaders and clients a unique and invaluable global perspective
 that is especially critical in turbulent times like these. Our firm will
 benefit greatly from his knowledge and experience."

     Mr. Blair added, "It is a great opportunity to be able to contribute to
 the work of JPMorgan Chase. They are a leading company at the cutting edge
 of the global economy, with a footprint in virtually every part of the
 world. I look forward to advising them on how they approach the huge
 political and economic changes that globalisation brings. I am excited at
 the prospect of joining Jamie Dimon, for whom I have a lot of respect, and
 the whole team, adding my own experience to their work and helping them to
 grow."

     JPMorgan Chase & Co. (NYSE:   JPM) is a leading global financial services
 firm with assets of $1.5 trillion and operations in more than 50 countries.
 The firm is a leader in investment banking, financial services for
 consumers, small business and commercial banking, financial transaction
 processing, asset management, and private equity. A component of the Dow
 Jones Industrial Average, JPMorgan Chase serves millions of consumers in
 the United States and many of the world's most prominent corporate,
 institutional and government clients under its JPMorgan and Chase brands.
 JPMorgan Chase is committed to investing in education, economic
 opportunity, development and environmental programs that enable people and
 communities to thrive. Information about the firm is available at

http://www.jpmorganchase.com.

Copyright © 2014 Global Research

mercoledì 19 febbraio 2014

Renzi, le lobbies di potere e la fine della democrazia. Possibile che nessun quotidiano ne parli?

Renzi, le lobbies di potere e la fine della democrazia. Possibile che nessun quotidiano ne parli?


Decidere quale sia il peggior quotidiano nazionale è un’impresa difficile. Se la giocano in tanti per il podio. 

Probabilmente LaRepubblica è in testa a tutti sulla disinformazione, seguita subito dopo da Il Corriere della Sera che, in quanto all’elusione di notizie rilevanti, non ha rivali. 

Il Giornale non è un giornale, La Stampa dovrebbe chiudere, Il Fatto Quotidiano s’impegna ma potrebbe fare di più, L’Unità si dichiara di sinistra ma è di destra, Il Manifesto è di sinistra fin quando non diviene sconveniente, Il Messaggero e compagnia bella tutti servi del sistema. 
Ah si c’è Libero: mi vergognerei a comprarlo anche se fossi berlusconiano convinto. 

E’ possibile che nessun quotidiano dia risalto allo scandalo Barca-De Benedetti che mette in luce quali poteri ci siano realmente dietro la nostra politica? Possibile che nessun quotidiano metta in risalto il fatto che Renzi, in pochi anni, abbia ricevuto miliardi di euro da strane associazioni? 

Possibile che nessun quotidiano evidenzi il fatto che Renzi faccia convegni a porte blindate con banchieri ed elite dell’alta finanza? 

Avrebbero l’obbligo morale, se si trattasse realmente di giornali e giornalisti, di spiegare chi è Michael Ledeen, la mente della politica estera di Renzi
Ledeen è stato consulente strategico per CIA e Casa Bianca, teorico della guerra all’Iraq durante l’amministrazione Bush, consulente del ministero degli esteri israeliano

Implicato in scandali come Iran-Contra e Nigergate e P2 di Licio Gelli. Secondo il New York Post (non parliamo di Repubblica o Corriere della Sera) Renzi è appoggiato dalla destra repubblicana americana, gli ambienti delle lobbies ebraiche. Per approfondimenti si veda pure l’eccellente dossier di Franco Fracassi.

Poi ci sono Franco e Marco Bernabè, padre e figlio, che hanno ottimi legami con Israele. C’è Marco Carrai, amico di Renzi e suo finanziatore da anni; ha veri e propri contatti commerciali in Israele

C’è Davide Serra della Morgan Stanley, una delle banche responsabili della crisi mondiale, a guidare Renzi sul piano economico
Ci sono Diego Della Valle, Carlo De Benedetti, Fedele Confalonieri, Vittorio Colao e tantissimi altri nomi dell’elite della finanza e banchieri dietro Renzi

Ma non è finita qui. 

Perché forse per i quotidiani, per i media mainstream e per i tg è normale che in Italia il Presidente del Consiglio si cambi a piacimento dei poteri forti e non a scelta popolare (vedi elezioni democratiche), per noi invece non è normale

Soprattutto se consideriamo che la rotazione Bersani poi Letta poi Renzi la sta decidendo un partito, il PD, che è stato votato da 8,6 milioni di persone, il 17% degli aventi diritto al voto. 1 italiano su 6

Peggio ancora se consideriamo che Renzi è stato “votato” (se votazioni regolari si possono chiamare) e quindi scelto da 2 milioni di persone nelle primarie PD

Il 4,2% degli italiani aventi diritto al voto ha scelto Renzi. 

Bella democrazia.


SI REALIZZA IN SARDEGNA IL PROGETTO DI VELTRONI. DUE SOLI CONTENDENTI IN UN'AULA LEGISLATIVA . ANTEPRIMA PROPIZIATORIA PER RENZI-BERLUSCONI

SI REALIZZA IN SARDEGNA IL PROGETTO DI VELTRONI. DUE SOLI CONTENDENTI IN UN'AULA LEGISLATIVA. ANTEPRIMA PROPIZIATORIA PER RENZI-BERLUSCONI.

A. Boassa.


Un partito progressista e un partito conservatore secondo il modello della "grande democrazia" americana , litigiosa sì ma concorde nell'accettazione del neoliberismo e nella volontà di dominio imperiale.


La percentuale altissima di assenteismo si accorda del resto ai desiderata di Mieli che riteneva confacente alle democrazie mature una percentuale non superiore al 50%.


Si dirà che non si tratta ancora di partiti ma di coalizioni . Ma data la complessità politico-culturale del sistema sia in Sardegna che in Italia sarebbe stato velleitario in questa fase fare piazza pulita dei partitini .



Servono sia al partito progressista sia al partito conservatore per poter vincere la contesa , propagandare mediaticamente l'idea di una libera capacità di espressione multipolare che naturalmente nei momenti decisionali chiave dovrà essere zittita o per lo meno arrangiata dal partito di riferimento appellandosi ai diktat di Bruxelles e di Francoforte

Riuscirà il duo Renzi-Berlusconi a procreare una legge elettorale che soddisfi gli appetiti di Veltroni ...e non solo ? Il cruccio che potrebbe arrecare questa legge ventura è che probabilmente non riusciranno ad estromettere il 5Stelle dal Parlamento a meno che non li si scoraggi prendendoli a botte in aula (tanto Boldrini non vede e non sente) e diffamandoli con le televisioni di partito . 

Comunque sia , per chi si interessa dei problemi della pace e delle avventure belliche così ampiamente e sciaguratamente diffuse nel pianeta , ricordo che, al di là delle parole di circostanza , in Sardegna, nell'aula legislativa ora si sono accomodati due partiti che non sono interessati realmente alla pace . Quirra e Teulada saranno sempre di più bombardate e devastate


Si tenterà forse di nuovo di piazzare i radar e si aumenterà la presenza militare nell'isola (vedi Mauro) . E per quanto riguarda l'oltre isola (a titolo esemplificativo) si pensi al progetto "irrinunciabile" di quell'orrore che è la Stazione di telecomunicazioni satellitari di Niscemi . E per quanto riguarda le missioni di pace si pensi al sostegno finanziario e militare ai terroristi Jihadisti che in Siria hanno compiuto delle stragi grazie anche alla collaborazione dei partiti di governo .



Qualche buona notizia ? 

Il successo di Michela Murgia forse , la tenuta morale di due partiti indipendentisti ...e l'assenteismo forse non è solo indifferenza...
Ma la sinistra antagonista che fa ? 

A Cagliari come a Roma e così difficile incontrarsi per prendere almeno un cappuccino al bar ?

martedì 18 febbraio 2014

ELETZIONI SARDINYA: Vincono le élite, (il PD rappresenta gli interessi delle élite private) mentre la maggioranza del popolo geme e s'astiene.

ELETZIONI SARDINYA: Vincono le élite, (il PD rappresenta gli interessi delle élite private) mentre la maggioranza del popolo geme e s'astiene.
Vàturu Erriu Onnis Sayli



Quanto s'è realizzato non è il massimo per la Sardinya
Si vede una classe di élite che avanza, e riempie di demagogia la pancia vuota del popolo sofferente.

La forte astensione denota un sentimento di forte opposizione alla casta politica, ora addirittura più elitaria.

Il blog Sa Defenza ha  ripreso l'opposizione giudiziaria alla legge elettorale fatta dal ParIS di Doddore Meloni, denunciandone la malversazione politica dei contenuti tutti atti a favorire  una maggioranza esclusiva, accaparratoria e antidemocratica.

Doddorela legge Statutaria N1. Pubblicata sul B.U.R.A.S. IL 14 Novembre 2013.(legge elettorale regionale.) In particolare voglio evidenziare la scarsa 
considerazione del concetto democratico sancito e garantito sul diritto universale di ogni persona, Garanzia, difesa in tutto il mondo dai governi democratici, ma non garantita gia' dal momento della loro candidatura,dai candidati alla Presidenza del Governo Sardo.
La legge statutaria elettorale della Regione Sardegna, emanata ai sensi dell'art. 15 dello Statuto speciale della Sardegna, nel capo I riguardante il sistema elettorale, all’art. 1, rubricato “Elezione del Presidente della Regione e del Consiglio regionale”, al 7 comma così dispone:“1. Il Presidente della Regione  e il Consiglio regionale sono eletti contestualmente a suffragio universale e diretto con voto personale, eguale, libero e segreto.2. Il Consiglio regionale è eletto con voto attribuito a liste circoscrizionali concorrenti ciascuna collegata, a pena di esclusione, ad un candidato alla carica di Presidente della Regione.3. Il Presidente della Regione è eletto sulla base di candidature individuali regionali.4. E’ eletto Presidente della Regione il candidato presidente che ha ottenuto nell’intera Regione il maggior numero di voti validi.5. Il Presidente della Regione e il candidato alla carica di Presidente della Regione che ha conseguito un numero di voti validi immediatamente inferiore fanno parte del Consiglio regionale.6. Alla coalizione collegata al presidente eletto è attribuito un premio nei casi e con le  modalità previste dall’articolo 13.7. Sono esclusi dall’attribuzione dei seggi: a) i gruppi di liste che fanno parte di una coalizione che ottiene meno del 10 per cento del totale dei voto validi ottenuti da tutti i gruppi di liste a livello regionale; b) i gruppi di liste non coalizzati che ottengono meno del 5 per cento del totale dei voti ottenuti da tutti i gruppi di liste a livello regionale”.
Col senno di poi , forse sarebbe stato meglio fare dura opposizione prima a questa legge, si doveva sostenere l'opposizione giudiziaria e chiedere con forza un giusta legge rappresentativa di tutti i sardi.

La Murgia s'è accorta della trappola della legge elettorale , ma forse essendo molto positiva durante la sua campagna elettorale non ne era pienamente cosciente, oggi i buoni risultati della coalizione Sardegna Possibile evidenzia l'antidemocraticità della legge voluta dalle élite.. (finanziarie e bancarie). 


Le dichiarazioni di Michela Murgia si evincono da sè,  su che legge sia, questa Statutaria N1,  quando dice: "Sette mesi fa non esistevamo, ora siamo al 10 per cento e solo una legge antidemocratica e liberticida impedirà che che i molti sardi che ci hanno scelto siano rappresentati da noi in Consiglio regionale. Quel voto è preziosissimo perché misura la speranza di cambiamento, la voglia di uscire dalla gabbia, il bisogno impellente di rimettere al centro la Sardegna e i sardi."
La consapevolezza che la legge elettorale sia una porcata la si può vedere anche dalle parole espresse di Mauro Pili che ha  ha sfiorato il 6%, più delle quattro liste che lo sostenevano Unidos, Fortza Paris, Mauro Pili presidente e Soberania, che hanno raggiunto il 5,43%.

Mauro Pili di UNIDOS, già deputato della R.I. ed ex Presidente della RAS dichiara con amarezza: " Vorrei dirvi: l’urlo della vostra coscienza vale più di qualsiasi vittoria… Abbiamo contrastato, da soli e contro tutti, i nemici veri della Sardegna, quelli di dentro e quelli di fuori. Abbiamo rigettato il bavaglio che volevano imporci, con il silenzio e l’inganno, con l’arma più vile della propaganda. Hanno tentato in ogni modo di fermarci. Non ci sono riusciti…  Ci sarà tempo per analizzare i risultati, per decidere come portare avanti la nostra sfida."
Pier Franco Devias de l FIU, non dice nulla sula legge, ma rinforza un giudizio negativo per i d candidati delle élite Pigliaru e Cappellacci, ed afferma:"Lui e Cappellacci sono uguali, li distingue solo la particolarità degli interessi che rappresentano, ma restano entrambi servitori dell’Italia".  Niente cambierà: "Nulla fa pensare a uno stop dell’emorragia di sardi che emigrano per cercare lavoro, né che si possa fermare l’invasione di prodotti stranieri, che la lingua sarda avrà un futuro o che spariranno le servitù militari."

Il Movimento Zona Franca  esprimeva la presidenza del professore Gigi Sanna, dopo la spaccatura dovuta alla scelta della Drsa. M. Rosaria Randaccio di schierarsi con Cappellacci, ci dice e racconta:
Amici del Blog, questo ho scritto oggi nel mio 'diario' per il movimento. Serve qui un po' per informare e un po' per dare qualche risposta a chi è rimasto un po' sorpreso della mia discesa in campo dopo tanto tempo di inattività partitica (non politica). Si dice, a chiacchiere, che bisogna rinnovare la politica. La si rinnova scendendo tutti in campo e appassionandoci per il bello e per l'onesto. Per sconfiggere la cosa più indecente del mondo della politica: il cosiddetto 'pragmatismo', cioè l'arte dei meschini e dei gaglioffi. 
A Santa Giusta eravamo all'inizio (creazione 'formale' del movimento politico) un centinaio di persone. Quasi tutti attivisti. Oggi il Movimento Zona Franca -Ballu tundu, con la sua discesa in campo, può contare su quasi 6000 (seimila) simpatizzanti. Sparsi un po' in tutta l'isola. Il numero sarebbe stato molto più consistente se -come si sa - una donna scellerata e linguacciuta, di capacità politica zero ( e i fatti l'hanno dimostrato), non avesse affidato una parte del movimento al Cappellacci e soprattutto al Berlusconi che lo ha fatto letteralmente naufragare con il suo atteggiamento televisivo grottescamente mafioso. 
I 6000 simpatizzanti riteniamoli la base di partenza di un progetto economico - politico e culturale (come da programma) che ormai, del tutto libero dalle pastoie del padrinaggio cappellacciaro, potrà fare al completo la sua strada in tutta autonomia e in piena libertà. Sono ora gli 'orgolesi' dalla schiena diritta i vincitori non i servetti lecca pentole dalla mala lingua e dalle parole in libertà. 
Queste elezioni hanno dunque sancito, non solo per quello che ci riguarda, la morte del 'pragmatismo' servile con il fallimento definitivo della politica di coloro che tradiscono lo spirito indipendentistico appoggiandosi al più forte. Gavino Sale e, purtroppo, lo storico, da tempo non più riconoscibile, Partito Sardo hanno fatto, sia a sinistra che a destra la fine che hanno fatto: scomparso l'uno e dimezzato l'altro. 
Sul leaderismo (cioè su chi confonde da oltre un decennio il vasto cielo e la luce con il suo cervello) non aggiungo nulla a quello che ho detto tante volte e che è stato scritto ieri anche da Appeddu.Diverso, ma non tanto, è il discorso sul tentativo di Michela Murgia che ha avuto soprattutto il torto di spiazzare tutto il movimento 'teorico' partendo per prima e come prima della classe. 
Ma già da oggi non è più tempo delle 'critiche' (quante me ne dovrei fare per primo io!) ma quello della 'mano tesa' e soprattutto 'tenta'. Con Pigliaru ci aspetta (non ci vuole molto a capirlo) il quinquennio più grigio e fallimentare della storia della Sardegna; con un Centro destra allo sbando, cioè del tutto incapace di proporsi come opposizione.

I risultati di queste elezioni sono questi, secondo quanto si dice sull'unione sarda:

Ecco da chi potrebbe essere formato il Consiglio regionale.
Il quadro non è completo perché la composizione esatta dipenderà dal calcolo dei resti.

Di certo si va verso un consiglio regionale con 36 onorevoli che sostengono Francesco Pigliaru (un seggio è assegnato al candidato presidente). 
Alla coalizione che ha sostenuto Ugo Cappellacci dovrebbero andare 24 consiglieri (uno sarà il candidato presidente). 
Non hanno ottenuto neanche un seggio Sardegna possibile di Michela Murgia e la Coalizione del popolo sardo di Mauro Pili, che avrebbero dovuto tagliare il traguardo del 10 per cento delle preferenze, ma si sono fermate rispettivamente al 6,8 e al 5,4 per cento. Fuori anche Pier Franco Devias e Gigi Sanna (sarebbe bastato il cinque per cento perché avevano solo una lista di riferimento). Il Fronte indipendentista unidu ha raccolto lo 0,69 per cento e il movimento Zona Franca lo 0,73. 

In attesa che gli uffici elettorali procedano con la proclamazione degli eletti riportiamo un'ipotesi di composizione della nuova assemblea regionale.

CENTROSINISTRA - Nel Pd a Cagliari entrano Piero Comandini; Valter Piscedda; Cesare Moriconi; Lorenzo Cozzolino; Gigi Ruggeri. A Sassari: Gianfranco Ganau; Gavino Manca; Salvatore Demontis; Luigi Lotto. A Nuoro: Roberto Deriu; Daniela Forma A Oristano: Antonio Solinas, Mario Tendas. Medio Campidano: Sandro Collu; Rossella Pinna. In Gallura: Giuseppe Meloni Nel Sulcis: Pietro Cocco In Ogliastra: Franco Sabatini Gli eletti di Sel A Cagliari Francesco Agus; Eugenio Lai A Sassari: Daniele Cocco Nel Sulcis: Luca Pizzuto Gli eletti dei Rossomori: A Cagliari Paolo Zedda A Nuoro: Emilio Usula Gli eletti di Rifondazione sinistra sarda A Cagliari Fabrizio Anedda a Sassari Giommaria Deriu Gli eletti del Centro democratico A Cagliari: Anna Maria Busia A Sassari: Roberto Desini Gli eletti dell'Italia dei Valori A Sassari: Francesco Paolo Dore Per il Partito dei sardi A Sassari: Pier Mario Manca A Oristano: Augusto Cherchi Per il Partito socialista A Cagliari Mondo Perra Per la Base A Nuoro Efisio Arbau Per l'UPC A Sassari Gaetano Ledda Per IRS A Sassari entra Gavino Sale  
CENTRODESTRA - Forza Italia: a Cagliari: Alessandra Zedda; Stefano Tunis, Edoardo Tocco; Alberto Randazzo a Sassari: Antonello Peru; Marco Tedde a Oristano Oscar Cherchi; a Nuoro: Pietro Pittalis Gallura Giuseppe Fasolino nel Sulcis Ignazio Locci Gli eletti dell'UDC: a Cagliari Giorgio Oppi; a Sassari: Gian Filippo Sechi a Oristano: Gianni Tatti nel Sulcis Gigi Rubiu Per Fratelli d'Italia: a Cagliari: Paolo Truzzu Per i Riformatori a Cagliari: Michele Cossa a Oristano: Attilio Dedoni a Nuoro: Luigi Crisponi Per l'Uds: a Cagliari: Mario Floris Per il Partito sardo d'azione a Cagliari: Christian Solinas a Sassari: Marcello Orrù Per il Movimento Sardegna zona franca a Cagliari: Luca Sanna

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