mercoledì 6 ottobre 2010

Romani accelera sul nucleare: nomine per l'Agenzia entro quest'anno

Paolo Romani conferma l'impegno di accelerare sul nucleare: «Ci sono delle scadenze», ha detto al termine del giro di incontri in programma oggi al ministero di via Veneto con i sindacati, gli amministratori delegati di Enel e Terna, e il numero uno di Finmeccanica, Pierfrancesco Guarguaglini. Romani ha sottolineato come le nomine dell'Agenzia per la sicurezza sul nucleare siano «all'ordine del giorno e assolutamente le faremo entro quest'anno».

Una partita che guarda con estrema attenzione Enel, che, attraverso l'amministratore delegato, Fulvio Conti, ha apprezzato la disponibilità del neo ministro dello Sviluppo economico a lavorare ai tanti provvedimenti «per dare impulso agli investimenti nel settore», che, ha aggiunto, «per noi ammontano a circa nove miliardi nei prossimi anni».

Parole rilanciate da Romani, che si è detto «un convinto assertore del 50-25-25», riferendosi al mix di idrocarburi, nucleare e rinnovabili, e ha aggiunto, che Enel è «l'unica grande azienda che ha a che fare con le tre tecnologie e ho cercato di capire se questa lunga interruzione avesse portato un gap culturale, ma mi hanno spiegato che anzi abbiamo recuperato questo disavanzo».

Romani ha parlato poi di crisi aziendali, sollecitato dal segretario generale della Cgil, Gugliemo Epifani: «ce ne sono 170 e più di 80 in commissariamento», ha detto, ricordando che il problema « ci riguarda, così come riguarda anche Confindustria e il sistema bancario». A giudizio di Romani, «se il sistema Italia si muove nel suo complesso e con un sistema bancario sensibile, è ovvio che tutto diventa più semplice come cabina di regia in sede di governo». Epifani ha comunque detto che non è stato preso in considerazione un calendario preciso per affrontare le crisi, ma sono stati citati i casi di Termini Imerese, Vinyls, Fincantieri e Merloni.

Parlando invece delle deleghe sulle comunicazioni, Romani ha detto di non aver ancora affrontato il tema con il premier Silvio Berlusconi. «Ma forse lo faremo nel consiglio dei ministri di venerdì o più avanti», ha aggiunto. Riferendosi poi ai 126 milioni ancora a disposizione per gli incentivi, ha detto: «stiamo valutando e dobbiamo ripensare a una suddivisione». Ha anche espresso «apprezzamento» per l'iniziativa annunciata da una grande multinazionale, Vodafone, di investire un miliardo per colmare il digital divide mobile in Italia. Peraltro, ha rilanciato, «il progetto è in linea con il piano Romani».

Per l'amministratore delegato di Terna, Flavio Cattaneo, il neoministro si è mostrato disposto a lavorare «da subito sui temi del sistema elettrico, di interconnessione, sugli sviluppi internazionali e nazionali e sul problema delle autorizzazioni». Cattaneo ha ricordato che Terna ha programmato un piano investimenti per 7 miliardi di euro, di cui 1,6 miliardi (fotovoltaico compreso) quest'anno; ma, ha tenuto a ribadire, «gli investimenti dipendono dalle autorizzazioni».

«L'incontro con il neo ministro è andato bene», ha commentato il presidente e amministratore delegato di Finmeccanica, Pierfrancesco Guarguaglini. Romani, ha detto Guarguaglini, ha ripetuto che ci sarà supporto alla nostra azienda, «anche per quanto
riguarda le esportazioni».


Cinquanta comuni idonei per le scorie nucleari. Ecco la mappa dei siti possibili

di Jacopo Giliberto 24 settembre 2010
ilsole24ore.com/

Apriti cielo. La mappa delle possibili collocazioni del deposito per i residui

atomici, pubblicata ieri, ha innescato la slavina prevedibile di dichiarazioni indignate e di comunicati stampa furenti. Chi vuole il generoso centro ricerche e il superbo parco tecnologico con annessi ben due stoccaggi di rifiuti nucleari? (Un deposito per le scorie a brev

e e media radioattività e uno per i residui a lunga attività). Le risposte possono essere riassunte con la locuzione «non qui».

Ma a qualcuno piace il progetto. Quaranta tra aziende e istituzioni – anche colossi dell'energia – sarebbero interessate a entrare nel centro ricerche e deposito atomico, non come costruttori ma soprattutto per aprirvi laboratori e attività di studio.

Oggi pubblichiamo una mappa ancora più dettagliata dei luoghi ritenuti idonei secondo i criteri dell'Aiea adottati dalla Sogin, la società pubblica del nuclea

re, sulla base degli stessi standard che erano stati utilizzati dalla task force dell'Enea nel 2003 e dal gruppo di lavoro stato-regioni nel 2008. Rispetto alla cartina di ieri, nella mappa di oggi è stato adottato un criterio aggiuntivo di selezione scelto dalla Sogin: l'impianto avrà bisogno di 300 ettari, e così le zone indicate sul disegno qui a destra sono solamente quelle che hanno un'area di almeno 300 ettari. Qui ci sono i 52 comuni della lista finale.

Perché tanta emotività contro il progetto? Per Stefano Saglia, bresciano, sottosegretario allo Sviluppo economico, i comuni che si candideranno a ospitare gli impianti avranno vantaggi appetitosi. «L'idea del parco tecnologico è una felice intuizione perché il deposito delle scorie derivanti dalle attività nucleari diventa un polo molto attraente». Ci sono molte esperienze di successo nel mondo. «La Sogin ha potuto seguire quanto hanno fatto per esempio in Francia, Spagna e Olanda, dove gli impianti sono luoghi frequentati da visitatori e affollati di ricercatori. Il progetto della Sogin parla di un grande laboratorio di ricerca in cui saranno anche ricoverate le scorie ma dove soprattutto si esercita un'attività scientifica e divulgativa di forte attrazione, come testimonia il caso dell'uisine nucléaire di Le Hagues, in Francia, visitata da migliaia di persone al giorno».

La Sogin ha condotto il suo lavoro di analisi con tempismo perfetto. «La legge dava tempo fino al 23 settembre perché la Sogin completasse lo studio, e la s ocietà ha svolto perfettamente il suo ruolo – aggiunge Saglia – come aveva sottolineato il ministro a interim dello Sviluppo economico, Silvio Berlusconi, nella lettera in cui spiegava che la data di consegna non è prerentoria. La mappa, cioè la carta nazionale delle aree potenzialmente idonee, dovrà essere esaminata dall'agenzia della sicurezza nucleare e sarà sottoposta alla valutazione ambientale strategica. Poiché non si possono ancora svolgere queste due tappe fondamentali, va da sé che il documento – specifica il sottosegretario – è una tappa del percorso, e se l'agenzia cambierà i criteri l'elenco potrebbe dare risultati diversi».

Il problema da affrontare non è solamente per le centrali future. «Stiamo lavorando a un progetto che purtroppo tarda da 20 anni. Il programma nucleare del governo ha permesso di riaprire la ricerca di una soluzione per un problema non risolto in 20 anni: oggi l'eredità nucleare e le scorie radioattive che si generano da attività industriali e sanitarie è distribuita fra moltissimi depositi sparsi per l'Italia. Il progetto del deposito nazionale ha un asp

etto innovativo – aggiunge Saglia – e cioè che quando sarà completato l'iter di selezione metteremo in competizione i territori che vorranno ospitare gli impianti. Il parco tecnologico e il deposito producono occupazione di alta qualità, e non solo per la costruzione (500 persone per 10 anni) ma anche perché la località diverrà una piccola capitale della ricerca».

La strategia nucleare del governo – un documento agile – è sostanzialmente pronta e la sua ufficializzazione formale dipende dall'insediamento dell'agenzia di sicurezza nucleare. Il prossimo Cipe potrebbe anche delineare le scelte tecnologiche da adottare per le centrali, ovvero i reattori Epr della francese Areva (per i progetti di EdF ed Enel) e probabilmente la tecnologia statunitense Westinghouse (per la cordata di Eon con Gaz de France Suez); escluse forse altre soluzioni, come i reattori canadesi Candu oppure i Vver russi.

Una veloce selezione dei commenti di ieri rischia di essere ripetitiva: se ne sceglie qualcuno. Ecco le regioni più coinvolte: «Mi opporrò a ogni ipotesi di nucleare», sbotta il presidente della Toscana, Enrico Rossi; «Avranno la più civile, pacifica e partecipata reazione popolare della storia pugliese», aggiunge Nichi Vendola dalla Puglia; «Nulla verrà fatto senza la condivisione dei territori interessati», dice più conciliante il presidente della Basilicata Vito De Filippo; in Lazio insorgono tra gli altri anche i dipietrini e Sinistra ecologia libertà. Protestano per la segretezza dei dati la Legambiente e Greenpeace. Più sereno il leghista piacentino Stefano Cavalli: «Chi, come me, è di Caorso, sa bene quanti problemi e preoccupazioni derivano dall'abitare in prossimità di queste istallazioni, ma la scelta dei siti non sarà imposta dall'alto ma concordata con regioni e comuni».

martedì 5 ottobre 2010

IL COMITATO SI NONUCLE INCONTRA IL GERREI A VILLASALTO

NO AL NUCLEARE !

IN SARDEGNA IL COMITATO PROMOTORE REFERENDUM CONSULTIVO SUL NUCLEARE COSTITUITO DAL MOVIMENTO INDIPENDENTISTA SARDIGNA NATZIONE INDIPENDENTZIA E IL COMITATO NO NUKE UNA RISATA SARDONICA VI SEPPELLIRA' HANNO RACCOLTO 16256 FIRME E PROPOSTO UN REFERENDUM CONSU
LTIVO SUL NUCLEARE CHE SI SVOLGERA' CON LE ELEZIONI AMMINISTRATIVE DI PRIMAVERA 2011

... IL 04 LUGLIO DI QUESTO ANNO SU SPINTA DEL COMITATO PROMOTORE DEL REFERENDUM CONSULTIVO SUL NUCLEARE SI E' COSTITUITO IL COMITATO SI NONUCLE CHE STA DANDO FORMA ALL'INTERVENTO SUL TERRITORIO


FARE AZIONI DI RESISTENZA OGGI E' IMPORTANTE PER SALVAGUARDARE LE GENERAZIONI FUTURE..



SA DEFENZA:

MOVIMENTARSI PER NON SUBIRE

AGIRE PER NON MORIRE!!!

A VILLASALTO SABATO 02 OTTOBRE 2010 ERANO PRESENTI OLTRE AI COMPONENTI DEL COMITATO SI NONUCLE IL SINDACO GIORGIO MURTAS L'ASSESSORE ALL'AMBIENTE SANDRO LORRAI SONO STATE ORE LIETE DI COMUNICAZIONE SUL NUCLEARE E SULLE ENERGIE ALTERNATIVE NON INVASIVE , DII SEGUITO METTIAMO I VIDEO DEGLI INTERVENTI PIU' SIGNIFICATIVI.













giovedì 30 settembre 2010

1-2-3 ottobre: campeggio libertario antinucleare e antimilitare

http://romperelerighe.noblogs.org/

Quello del Salto di Quirra è il poligono sperimentale più grande d’Europa. In questo poligono fabbricanti di morte e militari sviluppano e sperimentano nuovi sistemi d’armi, uomini e donne si addestrano per uccidere.

Negli anni ’50 quando basi e poligoni in Sardegna vennero istituiti, essendo appena terminata la guerra, il rifiuto del militarismo era patrimonio diffuso nelle nostre comunità. Per questo a maggior ragione lo Stato fece credere alle popolazioni che quello che si andava a creare non fosse un luogo di guerra, bensì un poligono dedicato alla ricerca spaziale e civile. Questa favola continua ancora oggi, infatti il ritornello è sempre lo stesso; propagandando un uso civile dell’area si vuole imporre un ampliamento vero e proprio per esigenze strategiche a scopo militare. E anche su quest’imbroglio si basa tutt’ora la pacifica convivenza tra la popolazione e il poligono.

Un’altra favola è quella secondo cui la base è portatrice di ricchezza, benessere e posti di lavoro: a fronte di poche centinaia di civili impiegati occupa 12.000 ettari di territorio, una quindicina di comuni limitrofi sono esposti direttamente alle conseguenze delle attività e sperimentazioni belliche. Decine di ettari di terra per ogni lavoratore assunto in base! Nel frattempo l’emigrazione continua come cinquant’anni fa.

Ciò che realmente la base ha portato è un aumento del controllo e della militarizzazione, un inquinamento insidioso e invisibile, ma che causa in ogni momento malattie e morte tra la popolazione. Basta dire che nella frazione di Quirra si osserva un incidenza di tumori emolinfatici mortali almeno dieci volte superiore alla media regionale, mentre a Escalaplano in un solo anno si sono verificate 8 malformazioni gravissime su 21 bambini nati. Malformazioni, aborti e terribili malattie si verificano con grande frequenza tra il bestiame presente in prossimità del poligono.

Fino a poco tempo fa la risposta dello Stato è stata quella di negare l’evidenza, fino alla grottesca affermazione dell’allora generale Molteni che arrivò a dichiarare che le deformazioni sono dovute al fatto che i sardi si accoppiano tra parenti!

Nel momento in cui non si poteva più fare finta di niente lo Stato ha ammesso le sue colpe concedendo degli indennizzi alle popolazioni colpite dalle attività belliche; ammettendo che le basi sono pericolose, dannose e mortali. Ma al posto di eliminare le cause di morte, inquinamento, malattie e sofferenze dai territori interessati, i progetti delle istituzioni politiche militari prevedono un ampliamento della militarizzazione e un’intensificazione delle attività del poligono, alla ricerca di armi di distruzione sempre più letali e sofisticate.

I fatti dimostrano che la possibilità di convivere con il poligono militare è una pura illusione, alimentata dalla propaganda militarista. Conviviamo con lo sviluppo e la produzione di armi distruttive, utilizzate ogni giorno nelle guerre di sterminio in tutto il pianeta, i soldati nelle strade. Accettare questa convivenza ci rende le prime vittime e i primi complici di questa vergogna.

domenica 26 settembre 2010

SARDEGNA : QUESTIONE ENTRATE SI RIVENDICA LA SOVRANITA' DELLE RISORSE FINANZIARIE NON PERCEPITE DALLO STATO ITALIANO A FAVORE DELLA NAZIONE SARDA

UNIONESARDA

Non uno sciopero ma una manifestazione popolare ha portato stamani in piazza a Oristano almeno 6.000 persone chiamate a raccolta dai sindacati confederali, d'intesa con i comuni (Anci) e le province (Ups), per dire che le misure contro la crisi messe in atto da Governo e Regione sono insufficienti e che le politiche per lo sviluppo e l'occupazione stentano a decollare, mentre lo Stato fatica a riconoscere tutte le entrate dovute alla Sardegna.

Se il Governo continuerà a negarci le risorse che ci spettano, a rimangiarsi gli impegni solennemente sanciti da una legge, porteremo a Roma migliaia di sardi. Si è chiusa con questa promessa la manifestazione popolare indetta a Oristano da Cgil Cisl e Uil, assieme all'Anci e all'Ups, che ha visto in piazza circa 6.000 persone provenienti da tutta la Sardegna.

La crisi morde, l'Isola è in ginocchio con decine di fabbriche chiuse, dal manufatturiero alla chimica, dal tessile alla pastorizia, e la disoccupazione qui tocca i livelli più alti d'Italia. Il Governo, denunciano i sindacati, non fa la sua parte: sale forte la rivendicazione al diritto della Sardegna ad amministrare le entrate tributarie che le spettano in base ai patti sottoscritti con lo Stato e sanciti dallo Statuto d'Autonomia.



Nella piazza centrale, davanti al monumento di Eleonora d'Arborea, proprio a fianco del Municipio, si sono ritrovati sindaci in fascia tricolore con i gonfaloni dei comuni, presidenti di Provincia, politici di tutti gli schieramenti, commercianti, sindacalisti, pensionati, rappresentanti delle associazioni di categoria, del mondo della scuola e delle imprese e tanta gente comune che fatica ad arrivare a fine mese. In apertura un lungo applauso di solidarietà al sindaco di Ottana, Giampaolo Marras, vittima di un attentato che ha coinvolto anche la sua famiglia e per questo deciso a dimettersi. Per un sindaco applaudito un altro fischiato. E' successo a Angela Nonnis, primo cittadino di Oristano, quando dal palco ha riconosciuto meriti a Roma. "In questa crisi - ha detto - il governo ha fatto bene". La folla non ha gradito e ha risposto con una bordata di fischi, intonando "Fuori, fuori". La tensione è subito salita a livelli di guardia: forze dell'ordine pronte a intervenire e i leader sindacali che dal palco hanno invocato la calma. L'episodio si è chiuso senza incidenti. Spazio quindi ai comizi, con i tre leader confederali, Mario Medde (Cisl), Enzo Costa (Cgil) e Francesca Ticca (Uil), e i rappresentanti di Anci e Ups.

LE RICHIESTE - In un documento di due cartelle letto dal palco, vengono riassunte le richieste al Governo e alla Regione: un nuovo patto costituzionale con lo Stato, un nuovo grande Piano di Rinascita dell'isola basato su un programma straordinario per il lavoro, forte accelerazione della capacità di spesa, anche attraverso la revisione del Patto di stabilità, attuazione del federalismo interno.

GLI INTERVENTI - Molti gli interventi dal palco allestito in piazza Eleonora d'Arborea, davanti al Municipio: oltre ai segretari confederali di Cgil, Cisl e Uil, Medde, Costa e Ticca, il presidente dell'Anci Sardegna Salvatore Cherchi e dell'Ups Roberto Deriu, il segretario del sindacato dei giornalisti Francesco Birocchi, e il leader della Confederazione sindacale sarda Giacomo Meloni. Ma anche le testimonianze delle categorie in crisi, con le parole di un pensionato delle Poste, di un cassintegrato, di uno studente e di una insegnante precaria.





venerdì 24 settembre 2010

NOAM CHOMSKY: Le Dieci Strategie della Manipolazione Mediatica

Le Dieci Strategie della Manipolazione Mediatica

Noam Chomsky
vocidellastrada.com

Sa Defenza







Viene qui proposto uno schema che si rifà al linguista Noam Chomsky, dalle cui riflessioni si estrapola un decalogo, una lista delle “Dieci Strategie della Manipolazione” attraverso i mass media.

1-La strategia della distrazione

L’elemento primordiale del controllo sociale è la strategia della distrazione che consiste nel deviare l’attenzione del pubblico dai problemi importanti e dei cambiamenti decisi dalle élites politiche ed economiche, attraverso la tecnica del diluvio o inondazioni di continue distrazioni e di informazioni insignificanti.
La strategia della distrazione è anche indispensabile per impedire al pubblico d’interessarsi alle conoscenze essenziali, nell’area della scienza, l’economia, la psicologia, la neurobiologia e la cibernetica. “Mantenere l’Attenzione del pubblico deviata dai veri problemi sociali, imprigionata da temi senza vera importanza. Mantenere il pubblico occupato, occupato, occupato, senza nessun tempo per pensare, di ritorno alla fattoria come gli altri animali (citato nel testo “Armi silenziose per guerre tranquille”).

2- Creare problemi e poi offrire le soluzioni. 
 
Questo metodo è anche chiamato “problema- reazione- soluzione”. Si crea un problema, una “situazione” prevista per causare una certa reazione da parte del pubblico, con lo scopo che sia questo il mandante delle misure che si desiderano far accettare. Ad esempio: lasciare che si dilaghi o si intensifichi la violenza urbana, o organizzare attentati sanguinosi, con lo scopo che il pubblico sia chi richiede le leggi sulla sicurezza e le politiche a discapito della libertà. O anche: creare una crisi economica per far accettare come un male necessario la retrocessione dei diritti sociali e lo smantellamento dei servizi pubblici.

3- La strategia della gradualità.

Per far accettare una misura inaccettabile, basta applicarla gradualmente, a contagocce, per anni consecutivi. E’ in questo modo che condizioni socioeconomiche radicalmente nuove (neoliberismo) furono imposte durante i decenni degli anni 80 e 90: Stato minimo, privatizzazioni, precarietà, flessibilità, disoccupazione in massa, salari che non garantivano più redditi dignitosi, tanti cambiamenti che avrebbero provocato una rivoluzione se fossero state applicate in una sola volta.

4- La strategia del differire.

Un altro modo per far accettare una decisione impopolare è quella di presentarla come “dolorosa e necessaria”, ottenendo l’accettazione pubblica, nel momento, per un’applicazione futura. E’ più facile accettare un sacrificio futuro che un sacrificio immediato. Prima, perché lo sforzo non è quello impiegato immediatamente. Secondo, perché il pubblico, la massa, ha sempre la tendenza a sperare ingenuamente che “tutto andrà meglio domani” e che il sacrificio richiesto potrebbe essere evitato. Questo dà più tempo al pubblico per abituarsi all’idea del cambiamento e di accettarlo rassegnato quando arriva il momento.

5- Rivolgersi al pubblico come ai bambini.

La maggior parte della pubblicità diretta al gran pubblico, usa discorsi, argomenti, personaggi e una intonazione particolarmente infantile, molte volte vicino alla debolezza, come se lo spettatore fosse una creatura di pochi anni o un deficiente mentale. Quando più si cerca di ingannare lo spettatore più si tende ad usare un tono infantile. Perché? “Se qualcuno si rivolge ad una persona come se avesse 12 anni o meno, allora, in base alla suggestionabilità, lei tenderà, con certa probabilità, ad una risposta o reazione anche sprovvista di senso critico come quella di una persona di 12 anni o meno (vedere “Armi silenziosi per guerre tranquille”).

6- Usare l’aspetto emotivo molto più della riflessione.

Sfruttate l'emozione è una tecnica classica per provocare un corto circuito su un'analisi razionale e, infine, il senso critico dell'individuo. Inoltre, l'uso del registro emotivopermette aprire la porta d’accesso all’inconscio per impiantare o iniettare idee, desideri, paure e timori, compulsioni, o indurre comportamenti….

7- Mantenere il pubblico nell’ignoranza e nella mediocrità.

Far si che il pubblico sia incapace di comprendere le tecnologie ed i metodi usati per il suo controllo e la sua schiavitù.

“La qualità dell’educazione data alle classi sociali inferiori deve essere la più povera e mediocre possibile, in modo che la distanza dell’ignoranza che pianifica tra le classi inferiori e le classi superiori sia e rimanga impossibile da colmare dalle classi inferiori".

8- Stimolare il pubblico ad essere compiacente con la mediocrità. 

Spingere il pubblico a ritenere che è di moda essere stupidi, volgari e ignoranti ...

9- Rafforzare l’auto-colpevolezza. 

Far credere all’individuo che è soltanto lui il colpevole della sua disgrazia, per causa della sua insufficiente intelligenza, delle sue capacità o dei suoi sforzi. Così, invece di ribellarsi contro il sistema economico, l’individuo si auto svaluta e s’incolpa, cosa che crea a sua volta uno stato depressivo, uno dei cui effetti è l’inibizione della sua azione. E senza azione non c’è rivoluzione!

10- Conoscere agli individui meglio di quanto loro stessi si conoscano. 

Negli ultimi 50 anni, i rapidi progressi della scienza hanno generato un divario crescente tra le conoscenze del pubblico e quelle possedute e utilizzate dalle élites dominanti.Grazie alla biologia, la neurobiologia, e la psicologia applicata, il “sistema” ha goduto di una conoscenza avanzata dell’essere umano, sia nella sua forma fisica che psichica. Il sistema è riuscito a conoscere meglio l’individuo comune di quanto egli stesso si conosca. Questo significa che, nella maggior parte dei casi, il sistema esercita un controllo maggiore ed un gran potere sugli individui, maggiore di quello che lo stesso individuo esercita su sé stesso.


Fonte: http://www.visionesalternativas.com.


NUCLEARE Piano in alto mare Così il Corsera corre in aiuto della Sogin



il manifesto.it
C'è chi si lamenta per l'assenza di un ministro per lo sviluppo economico. Gente senza coscienza. Un ministro facente funzione c'è e si chiama Silvio. Giorni fa, per esempio, Silvio ha scritto una letterina su carta dello Sviluppo economico, all'ingegner Francesco Mazzuca, commissario della Sogin, società dedicata alla gestione delle scorie nucleari, per fargli sapere che a causa della «attuale mancata operatività» dell'Agenzia di sicurezza nazionale vi era un «inevitabile
slittamento dei termini previsti per l'identificazione delle aree dovuto all'esigenza che siano preventivamente definiti i criteri tecnici di sicurezza in base ai quali poter individuare i territori potenzialmente idonei alla realizzazione degli impianti e del deposito».

Un po' contorto,
ma in fondo comprensibile. Non sono stati individuati i siti né i criteri per sceglierli e neppure l'agenzia che si dovrebbe occupare della bisogna: questo scrive Berlusconi al commissario Sogin. Alla Sogin sono preoccupati: un altro anno sta saltando. Quindi si guardano in giro e cercano alleati, evidentemente alleati filonucleari. Ne trovano al Sole 24 Ore che sotto un titolo corretto «Stop al piano per le scorie nucleari», descrive una situazione in cui si sono scartate tutte le aree inadatte e si lasciano filtrare quelle che avrebbero le caratteristiche per il deposito di scorie atomiche, prevedendo una gara tra gli enti locali per assicurarsi il ricco compenso connesso al deposito stesso. Il giorno dopo, ieri, tocca al Corriere della Sera che titola così: «Scorie nucleari, ecco le aree. Pronta una lista con 52 siti» e ripete le grandi linee delle anticipazioni del quotidiano giallognolo.

Greenpeace Italia è un punto di riferimento essenziale per chi voglia conoscere le verità nascoste e le cifre del progetto nucleare nostrano. Alla nostra richiesta, Greenpeace ci ha rimandato al suo blog, preparato da Pippo Onufrio, il direttore esecutivo.

Con qualche taglio, si tratta di questo: 1) I criteri per la definizione dei siti idonei dovr
ebbero essere quantomeno "validati" da un'Agenzia per la sicurezza nucleare, che in tutti i Paesi in cui questa tecnologia esiste, è la massima autorità di garanzia per la sicurezza.
Purtroppo l'Agenzia non esiste ancora e dunque non può aver emesso alcun criterio di scelta. Peraltro, quando verrà costituita, avrà un centinaio di tecnici (ce ne vorrebbero almeno 400) provenienti da Ispra ed Enea, molti dei quali prossimi alla pensione.

2) Lo studio andrebbe prima sottoposto a Valutazione ambientale strategica. Ma, si sa, in Italia le valutazioni ambientali è meglio non farle. Il governo Berlusconi mostra dunque un'arroganza che viola ogni principio di trasparenza e dibattito democratico: si producono gli studi di
localizzazione prima di aver presentato criteri di esclusione e valutazioni ambientali.

Un'altra ragione, non esplicita, riguarda forse probabili elezioni della prossima primavera: nonostante la martellante propaganda a favore del nucleare, non sembra che gli italiani siano favorevoli. Ma forse la lettera del Presidente è arrivata troppo tardi alla Sogin. Giusto per completare il quadro della «truffa nucleare» del governo, corre voce che si voglia dare all'elettricità da nucleare oltre che la precedenza sulla rete elettrica anche un prezzo fisso (dunque fuori mercato) di 90-100 euro al MWh: il 50-60% in più del prezzo attuale alla Borsa elettrica.


A meno che la truffa nucleare non sia molto più semplice: creare un quadro giuridico per poter firmare i contratti che, si sa, non verranno mai rispettati, emanare un decreto che copre con garanzie pubbliche questi contratti e poi scaricare le penalità sulle bollette degli italiani. Un assalto alla diligenza che oltre a dare risorse a qualche gruppo industriale (francese e italiano) fermerebbe lo sviluppo delle rinnovabili.

P.S. Nel frattempo giunge oggi notizia che la francese Gas de France-Suez, società attiva anche nel nucleare, ha abbandonato il progetto di costruire un
reattore Epr a Penly, in Francia. Chissà che il rapporto commissionato dal governo sullo stato confusionale dell'industria nucleare francese abbia consigliato di lasciar perdere.


L'ARTICOLO DEL CORRIERE CONTESTATO
Energia Secondo i tecnici potrebbe esserci lo slittamento di 12 mesi sulle centrali
Roberto Bagnoli
corriere.it
Scorie nucleari, ecco le aree Pronta una lista con 52 siti
Ma per il piano Palazzo Chigi chiede di aspettare l' Agenzia

ROMA - La Sogin, la società controllata dal Tesoro per la gestione degli impianti nucleari, ha individuato 52 aree con le caratteristiche giuste per ospitare il sito per le scorie radioattive. Ogni area, che ha le dimensioni di circa 300 ettari, deve essere in grado di accogliere, oltre ai depositi per le scorie di varia gradazione, anche il parco tecnologico che a regime avrà oltre mille ricercatori. Le zone adatte sono sparse su tutto il territorio italiano con particolare riferimento al Viterbese, alla Maremma, all' area di confine tra la Puglia e la Basilicata, le colline emiliane, alcune zone del Piacentino e del Monferrato. Ma la scelta del deposito nazionale per le scorie non sarà imposta, e avverrà d' accordo con le Regioni, con una sorta di asta: la comunità che accetterà i depositi radioattivi sarà infatti compensata con forti incentivi economici. Il lavoro svolto dalla Sogin e terminato ieri, al quale i ricercatori hanno lavorato un anno, è tuttavia finito in cassaforte in attesa della creazione dell' Agenzia per la sicurezza del nucleare che doveva già essere pronta prima dell' estate. Così ha voluto il governo, ricordando alla Sogin (ancora commissariata e in attesa di un «normale» consiglio di amministrazione) di rispettare l' articolo 27 del decreto 31 del febbraio scorso che vincola ogni decisione della società alla vigilanza della nascente authority. Anche questo è un altro tassello che porta il programma nucleare a sforare dai tempi programmati. La prima pietra per il nucleare era stata annunciata per il 2013, ora si parla già del 2014. Almeno un anno di ritardo. «Il rischio drammatico che si corre è quello del gioco dell' oca, dove si torna sempre indietro di una casella». La denuncia ufficiale dei tempi più lunghi per avviare la produzione di energia atomica è arrivata dal direttore per lo sviluppo sostenibile del ministero dell' Ambiente Corrado Clini. Intervenendo a un seminario organizzato dall' ambasciata francese e dallo stesso ministero, Clini ha anche affermato che occorre «riconsiderare tutta l' architettura normativa, senza fermare l' avvio delle procedure». Insomma un pasticcio complicato dall' assenza ormai da 5 mesi del ministro competente. Così alla Sogin non si riesce a nominare il vertice (5 membri) e la società resta commissariata nelle persone di Francesco Mazzuca e del suo vice Giuseppe Nucci. Clini ieri ha avvertito di muoversi con i piedi di piombo. Il rischio è di rovinare tutto scatenando la rivolta delle popolazioni. «Dobbiamo evitare quello che è accaduto con il deposito unico di Scanzano Jonico - ha affermato - non si può decidere che si va lì se prima non si sono verificate le condizioni di fattibilità».

mercoledì 22 settembre 2010

Monitoraggio-truffa in corso nel poligono della morte Salto di Quirra

Comitato sardo Gettiamo le Basi

tel 346 7059885 --070823498


1 L’UNIONE SARDA (21-09-2010),
il giornalista Paolo Carta intervista il senatore PD Gian Piero Scanu (in allegato)

Per la prima volta un parlamentare sardo denuncia alla stampa il monitoraggio-truffa in corso nel poligono della morte Salto di Quirra, fa sua la priorità, imposta dal buon senso e dalle norme internazionali, di bloccare le stragi in atto, chiudere i poligoni di Quirra/Perdasdefogu, Teulada, Capo Frasca.
Pur non condividendo affatto l’ottimismo del senatore sulla nuova Commissione Parlamentare d’Inchiesta (la terza), pur non scorgendo segnali concreti per far valere l’esigenza prioritaria di fermare i killer, tuttavia, vogliamo interpretare le sue affermazioni come una crepa nel muro di silenzio omertoso sulle indagini infinite sedicenti scientifiche mirate a NON trovare traccia di contaminazione, quindi assolvere e lasciare mano libera ai responsabili dello scempio sanitario e ambientale consentendo persino di eludere le norme che sanciscono il diritto al risarcimento delle vittime. 
Auspichiamo che l’on. Scanu porti avanti con coerenza le posizioni espresse nell’intervista giornalistica ricorrendo a tutti gli strumenti istituzionali e politici di sua competenza,contrasti con coraggio il becero coro PD - Pdl, particolarmente forte in Parlamento, blaterante di nuovi aeroporti di guerra, droni e quant’altro, invocante il potenziamento della schiavitù militare inflitta alla Sardegna. Come primo atto di serietà politica e trasparenza ci aspettiamo il suo contributo per fare chiarezza sui troppi chi non hanno voluto utilizzare i fondi per la bonifica stanziati con la prima finanziaria del governo Prodi (grazie all’emendamento Bulgarelli), li hanno lasciati marcire un anno intero fino alla caduta del governo per poi consentire al governo Berlusconi di dirottarli altrove.

2 Scienza di Stato

Il Piano di caratterizzazione-monitoraggio del poligono della morte Salto di Quirra (Pisq) – mirato a “tranquillizzare (cioè sedare, narcotizzare) la popolazione locale nonché il personale del Pisq”, gestito da ministro della Difesa, Forze Armate e Namsa (agenzia Nato) con gran dispendio di pubblico denaro extra budget Difesa - ha appaltato la ricerca delle nano particelle alla ditta SGS una partecipata FIAT, l’inquilina fissa da mezzo secolo del Pisq, presumibile corresponsabile del disastro sanitario e ambientale. La SGS cerca le nanoparticelle, come da contratto, con microscopi che non sono in grado di vederle ( ingrandiscono fino a 8.000, non scendono agli 80.000/120.000 necessari per individuarle), per di più si concentra su campioni di suolo e acque.La richiesta avanzata da alcuni enti territoriali e soprattutto dal comitato Gettiamo le Basi di analizzare le matrici biologiche, i bioaccumulatori (metodologia di ricerca che finora ha fornito le maggiori informazioni) è stata recepita raggiungendo gli abissi del grottesco: nel poligono più vasto d’Europa – kmq 130 a terra, kmq 28.400 una sola delle aree a mare militarizzate, superficie che supera quella dell’intera Sardegna - si cerca la “verità” sulla sindrome di Quirra in 7 vermi sette, 9 cozze “straniere” portate in villeggiatura per 1/3 mesi nelle acque militari, alcuni agnelli sani, 71 specie vegetali (evviva l’abbondanza!), non sappiamo se autoctone o provenienti da chissà dove come le nove cozze.


3 Scienza sgradita ai potenti

Giro il testo di Stefano Montanari sull’estromissione, per la seconda volta, della dott.ssa M.A. Gatti dall’uso della strumentazione che le ha consentito la scoperta delle nanoparticelle nei tessuti dei malati esposti, sia ai veleni degli inceneritori, sia ai veleni di guerra prodotti nei teatri di guerra e nei poligoni di guerra accollati alla colonia Sardegna. E’ una storia da manuale sul come lisciare e gabbare la società civile più attenta e sul come azzoppare con burocratica neutra dolcezza una ricerca scientifica che individuacause e mandanti delle due diverse, silenziose stragi infinite: l’apparato militar-industriale, il business inceneritori, la nomenclatura politica, gli interessi forti che ruotano sulla libertà d’inquinare. Le potenti lobby non si sporcano le mani, agiscono, coscientemente o incoscientemente, enti e cittadini aldilà da ogni sospetto. Suscita forti perplessità la discrepanza tra la prima e l’attuale fase del ruolo svolto da Beppe Grillo in questa storiaccia, forte impegno ieri,afasia e apatia totale oggi.
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22 agosto 2010-08-22
Stefano Montanari

Nel 2004 la dottoressa Antonietta Gatti (mia moglie) era a capo di un progetto di ricerca europeo comunitario chiamato Nanopathology. Sotto la sua direzione operavano istituzio ni di prestigio tra le quali, per esempio, l’Università di Cambridge. L’argomento era una sua scoperta di qualche anno prima: le polveri di dimensione da qualche micron giù fino a frazioni di micron, polveri prodotte da combustioni e, tra le combustioni, stanno a buon diritto le esplosioni di armamenti, possono essere inalate o ingerite, così entrando nell’organismo senza possibilità di uscita.

La conseguenza è una lunga lista di malattie che Antonietta chiamò “nanopatologie”, dove il prefisso “nano” sta ad indicare che le malattie sono indotte da nanopolveri, vale a dire granelli da pochi micron di diametro giù fino a frazioni di micron. E queste malattie sono vari tipi di cancro, sono ictus, infarto cardiaco, malattie ghiandolari (per esempio tiroiditi e diabete), malformazioni fetali, ecc.

Per la ricerca Antonietta usava come strumento principe un microscopio elettronico acquistato in parte con fondi comunitari e in parte con fondi suoi.
Un giorno l’Università di Modena chiuse di fatto la possibilità di continuare a svolgere la ricerca nel laboratorio universitario di cui Antonietta era, ed è, responsabile, semplicemente impedendo l’uso di una cappa di aspirazione (di proprietà dell’Università stessa) giudicata non a norma di legge.

Mancando appena qualche mese al tempo concesso dalla Commissione Europea per la chiusura della ricerca e rischiando con la chiusura anticipata di non avere i risultati sperati (il che avrebbe comportato, tra l’altro, la restituzione dei fondi concessi), Antonietta ed io aprimmo in fretta e furia un laboratorio nel quale trasferimmo il microscopio, così concludendo, e con grande successo, il progetto.

Terminato il compito, le ricerche non si arrestarono, continuando nel laboratorio che avevamo fondato, stante la perdurante impraticabilità del laboratorio universitario.
Malauguratamente quelle ricerche davano fastidio.

Accademia, politica, grande industria, militari non vedevano certo di buon occhio risultati che, con prove sempre più stringenti, inchiodavano sul banco degl’imputati le polveri prodotte dall’atto del bruciare e, in aggiunta, dimostravano le connivenze tra quelle pratiche e la scienza cosiddetta ufficiale, dove l’aggettivo ufficiale non ha nulla a che spartire con quella che è la verità ma indica solo personaggi nell’ambito universitario disposti a prostituirsi per quattro soldi, negando evidenze scientifiche e pronti ad ostacolarci in ogni maniera, per immorale che questa maniera fosse.

Insomma, con pretesti a dir poco ridicoli, il microscopio fu portato via, imballato e dimenticato in un corridoio.

Fu allora che il comico Beppe Grillo, che io conoscevo da poco più di un anno e ai cui spettacoli avevo qualche volta partecipato, propose di allestire una raccolta popolare di fondi finalizzati a raccogliere i 378.000 Euro necessari per acquistare un microscopio che rimpiazzasse quello sottratto.

Così, per un anno, io occupai più o meno una decina di minuti in parecchi degli spettacoli del comico per illustrare gli effetti delle nanoparticelle e per chiedere che si donassero quattrini per comprare il sospirato apparecchio indispensabile alla continuazione delle nostre ricerche. In aggiunta, nel corso di quell’anno, tenni più di duecento conferenze su e giù per l’Italia, il tutto costantemente volto alla raccolta di fondi.

Per una mia ingenuità imperdonabile, per evitare che si potesse insinuare che Antonietta ed io volessimo impadronirci di un apparecchio tanto costoso, io chiesi che il denaro non arrivasse a noi ma ad una onlus e, per puro caso, scelsi, l’Associazione Onlus Carlo Bortolani di Reggio Emilia presentatami da un giornalista locale che conoscevo.

Il denaro arrivava, ma, a dispetto delle richieste di Antonietta e mie, la Onlus non ci permise mai di controllare i conti e, dunque, non abbiamo idea di quanto effettivamente sia arrivato.
Comunque, i 378.000 Euro si resero disponibili e il microscopio fu acquistato.
Per motivi che ignoro, della Onlus Bortolani non avemmo più notizie, e questo malgrado i tentativi di avere contatti personali, telefonici ed epistolari.

A fine giugno 2009, del tutto a sorpresa, ricevemmo una raccomandata dalla presidentessa della Onlus la quale c’informava di aver “donato” l’apparecchio all’Università di Urbino. Il perché non era dato sapere, ma in seguito il pretesto comunicato pubblicamente fu il mettere a disposizione l’apparecchio di scienziati di altre discipline.

Va da sé che la cosa era moralmente inaccettabile: al di là del fatto che la stragrande maggioranza del lavoro di raccolta l’avevo svolto io del tutto a mia cura e spese e senza che la Onlus facesse nulla, sempre si era dato ad intendere ai donatori che lo scopo era solo quello di fornire il microscopio a mia moglie e a me e mai si era accennato ad altre destinazioni.

Insomma, di fatto, si era usato il mio lavoro e il nostro nome per raggranellare il denaro sufficiente ad acquistare un apparecchio non per i destinatari dichiarati ma per l’Università di Urbino, un ente, sia detto, che mi contrastò quando io mi opposi con successo alla costruzione di un inceneritore a biomasse proprio nei pressi di quella città. Così, chi si era illuso di fornire un’arma per combattere tecnologie pericolose come, tra le altre, l’incenerimento, si ritrovò ad avere armato proprio l’avversario.

Nonostante il nostro impegno per impedire la sottrazione, il 22 gennaio scorso lo strumento fu traslocato ad Urbino e da allora è là, inutilizzato e, nei fatti, inutilizzabile, non essendo mai stato ricalibrato, un’operazione costosa e impegnativa che necessita dei tecnici della casa costruttrice. Ora, imbarazzata, l’Università sta cercando di sbolognare il microscopio alla sede di Pesaro dell’ARPA marchigiana.

Beffardamente, la Onlus Bortolani impose la condizione che noi, Antonietta ed io, potessimo avere accesso “almeno una volta la settimana” al microscopio, condizione non rispettata né rispettabile perché l’apparecchio è spento, non esiste un locale adatto ad ospitare il nostro tipo di ricerca, non ci sono gli strumenti che servono di contorno, né c’è il personale competente che possa supportarci. Se e quando il microscopio finirà a Pesaro, nulla cambierà nelle condizioni.
Al di là della disinvoltura morale, è fin troppo evidente che la manovra ha come unico scopo quello di fermare le nostre ricerche.

L’incenerimento dei rifiuti è un business multimiliardario, l’inquinamento di alimenti e farmaci è cosa di cui è bene il pubblico non sappia, delle malformazioni fetali, dei cancri e di tutte le altre malattie così frequenti nelle zone inquinate, e chi abita in Sardegna ne sa qualcosa, è prudente tacere. Dunque, figuraccia o no, imbavagliarci era una mossa indispensabile.
Ora, dal punto di vista logico, chi ha problemi di salute o di ambiente legato alle polveri dovrebbe rivolgersi all’Università di Urbino, all’Associazione Onlus Carlo Bortolani e, perché no?, al comico Beppe Grillo che, pur non avendo la minima autorità per farlo, per motivi spiegabili solo con gl’interessi che il personaggio difende, ha dato il suo placet alla manovra, sempre sfuggendo ad un confronto, pubblico o privato che sia, con me sull’argomento.

La tentazione di mollare tutto, di mandare tutto al diavolo, per noi è forte. Ma quando ci s’imbatte in ragazzi che schiattano di cancro, in bambini malformati in maniera orrenda, in persone che soffrono senza che si possa imputare loro una colpa, e questo ogni giorno, il coraggio di essere vili, scompare. Quando, poi, non si riesce a non vedere che queste sofferenze sono la conseguenza cinica di avidità di denaro e di potere, ogni dubbio scompare.
Se, però, si chiede il nostro aiuto, una mano ce la si deve dare perché noi due, da soli, non abbiamo speranze.

lunedì 20 settembre 2010

Presa diretta NUCLEARE






NO AL NUCLEARE , IN SARDEGNA IL MOVIMENTO INDIPENDENTISTA SARDIGNA NATZIONE INDIPENDNTZIA E IL COMITATO NO NUKE UNA RISATA SARDONICA VI SEPPELLIRA' HANNO RACCOLTO 16256 FIRME E PROPOSTO UN REFERENDUM CONSULTIVO SUL NUCLEARE


... IL 04 LUGLIO DI QUESTO ANNO SI E' COSTITUITO IL COMITATO SI NONUCLE CHE STA DANDO FORMA AL COMITATO PER IL SI CONTRO IL NUCLEARE

IL REFERENDUM CON MOLTA PROBABILITA' SI TERRA' IN PRIMAVERA ESTATE 2011


FARE AZIONI DI RESISTENZA OGGI E' IMPORTANTE PER SALVAGUARDARE LE GENERAZIONI FUTURE..

MOVIMENTARSI PER NON SUBIRE

AGIRE PER NON MORIRE!!!



Presa diretta Nucleare 19 09 2010
Le centrali nucleari sono sicure per la salute di quelli che ci vivono attorno? Che fine fanno le centinaia di tonnellate di scorie radioattive prodotte dalle centrali?
E infine, come sono le centrali nucleari che il Governo Berlusconi vuole far costruire in Italia?
Per rispondere a questa domanda PRESADIRETTA ha mandato i suoi inviati in Finlandia, Germania, Francia, Inghilterra, i paesi europei che da più anni convivono con l'industria nucleare dell'energia.

Con NUCLEARE Presadiretta vi fa conoscere i più importanti studi scientifici internazionali sull'aumento della frequenza dei tumori attorno alle centrali nucleari; vi fa vedere da vicino i grandi depositi di riprocessamento e di stoccaggio delle scorie in Germania, Francia e in Inghilterra, vi porta negli unici due cantieri dell'EPR, la centrale nucleare francese di nuova generazione che l'Italia sta per comprare, per sentire cosa ne pensano i progettisti, gli ingegneri e i lavoratori che le stanno costruendo.


NUCLEARE è un racconto di Vincenzo Guerrizio, Riccardo Iacona, Alessandro Macina.













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