La recente mobilitazione contro il muro "con le stellette", fuorilegge e deturpante, in costruzione nell'area militare del porto di Cagliari induce a sperare che la città affronti finalmente anche la questione più ampia del porto militare classificato a rischio nucleare. Riproponiamo una sintesi dell'emergere dell'inquietante realtà e della volontà bipartisan di ignorarla
Comitato sardo Gettiamo le Basi
il Porto di Cagliari
*******************Cagliari porto militare a rischio nucleare , muri abusivi di cemento, muri opportunistici di silenzio
Pinocchi, allodole, ghiri dormienti
2000 Febbraio , “il manifesto” da notizia che 11 città italiane, all’insaputa del Parlamento e della cittadinanza, sono classificate “porto a rischio nucleare”, condannate ad accogliere unità militari straniere a propulsione e armamento nucleare. Cagliari è tra queste (la nuclearizzazione di La Maddalena è nota da sempre).
Conferma il Governo incalzato dai parlamentari di tutti gli schieramenti politici e dalle città/regioni coinvolte (i parlamentari sardi, come sempre, tacciono, tace la Regione Sardegna e tace il Comune). Conferma il Prefetto di Cagliari incalzato dalle richieste di associazioni di base di rendere noto il Piano di Emergenza nucleare come impone la normativa europea recepita con il dl 230/1990.
Gettiamo le Basi si avventura nell’impresa di scuotere dal letargo classe politica e istituzioni. Ottiene un risultato.
Giugno, il sindaco Delogu (oggi senatore del PDL), riferisce in aula la “rassicurante” conferma del Prefetto: Cagliari è porto nucleare, però le unità nucleari non sostano in molo ma in rada. Sapere che i mostri atomici transitano e sostano a distanza di un centinaio di metri dal molo tranquillizza pienamente Sindaco e Consiglio. Nessuno si pone il problema, rimarcato peraltro dalle autorità militari, che la sos ta in banchine dotate di fonti di elettricità comporta lo spegnimento del reattore mentre invece la sosta in rada avviene a reattore nucleare acceso, quindi in condizioni di peggiore insicurezza.
Azzerate le già scarse preoccupazioni e la curiosità superficiale del Comune, cala il silenzio sull'inquietante presenza delle centrali atomiche galleggianti di forze armate straniere.
Dicembre , inchiesta dell’Unione Sarda (19,20/12): il Prefetto conferma di nuovo, la Marina Militare smentisce il Prefetto .
2001 gennaio. In risposta alla nuova ondata di lettere promossa da Gettiamo le Basi per richiedere, ai sensi di legge, il Piano di protezione civile e di evacuazione contro il rischio nucleare, il Prefetto smente la Marina e ammette le negligenze : "Il piano di Emergenza in parola è in fase di totale riesame ed aggiornamento(...) Successivamente al completamento dell'iter di approvazione si procederà ad enucleare le notizie da comunicare alla popolazione civile potenzialmente interessata da emergenza radiologica";
ottobre, cambio dei ruoli e inversione delle parti: il Prefetto smente se stesso : nega che il porto militare di Cagliari comporti rischi nucleari . Il Comando della Marina militare si autosmente e smente il Prefetto : informa che Cagliari è interessata da un Piano Militare di Emergenza per la sosta di unità navali a propulsione nucleare (Videolina "Rapporto S" ottobre/novembre).
Nel cronico letargo delle istituzioni e delle forze politiche la lotta dal basso per denuclearizzare Cagliari va avanti, s’intreccia alla lotta contro la base atomica Usa di La Maddalena e alla lotta delle altre città a rischio nucleare.
2005 febbraio,. in tutta Italia parte una nuova ondata di richieste ai Prefetti delle 11 città classificate “porto a rischio nucleare”.
Aprile, i Prefetti della penisola rispondono con la “fotocopia” della nota del gennaio ‘01 rilasciata dai Prefetti di Cagliari e Sassari (competente per La Maddalena). Il Prefetto di Cagliari invece si mantiene alla versione dell’autunno ‘01 e scrive: “ Si ribadisce che l'esclusione dalla rada di Cagliari di punti di approdo impiegabili per la sosta di unità a propulsione nucleare, è attuale e, conseguentemente, non sussiste la necessità di alcuna pianificazione di emergenza” (21-4-05).
Maggio, incalzato dalle lotte del popolo sardo il Prefetto di Sassari rende pubblico il Piano di Emergenza nucleare per le popolazioni coinvolte dalla base atomica Usa di La Maddalena. Il Piano, incredibilmente messo in vendita al “modico” prezzo di € 36, è subito ribattezzato “il libro delle barzellette” e respinto con indignazione al mittente da Comuni e Province di Sassari e Gallura.
Sapere che non esiste piano che tenga di fronte al rischio atomico non scuote Cagliari e tantomeno i big politici sardi dal loro letargo.
Giugno, in risposta all’interrogazione del deputato Mauro Bulgarelli (non sardo e allora non eletto in Sardegna ) il Ministro smentisce il Prefetto di Cagliari, ribadisce le affermazioni rese al Parlamento nel 2000: Cagliari è porto militare a rischio nucleare. Il Prefetto accetta la smentita, si autosmente e scarica sulla Marina la responsabilità del “disguido informativo”.
Agosto , sotto la pressione popolare Prefetto, Marina e Ministro compiono il miracolo di far coincidere le loro contraddittorie “verità”.
La verità unificata ripropone la versione prefettizia iniziale: è vero che Cagliari è porto nucleare, però, momentaneamente, dal 2005 al 2006, non può ospitare i gioielli militari atomici per “ragioni logistico-operative”; il Piano di tutela della cittadinanza, come la tela di Penelope, è in fase di completamento; la sosta è prevista in un punto segreto lontano dal molo e dalle rotte commerciali. Poco importa se nel golfo non esiste un punto “protetto” lontano dalle rotte civili, poco importa se la sosta in rada con il reattore in funzione comporta rischi maggiori di contaminazione e incidenti. Nessuno coglie le inquietanti implicazioni delle “spiegazioni” delle Autorità competenti: se è vero che le unità militari a propulsione e armamento atomico, limitatamente al periodo 2005-06, non entreranno né in porto né in rada perché mancano le strutture logistico-operative, ne consegue che sono in atto o sono previsti gli interventi per dotare Cagliari delle strutture adeguate ad “assolvere gli obblighi che derivano da accordi internazionali”.
Un mini pezzetto di classe politica entrato in scena all’ultima con gran battage mediatico amplifica le “rassicurazioni”, inneggia al clima di cordialità, “rispetto per la popolazione e le istituzioni democratiche” denotato dai vertici militari e invita la popolazione a pensare ad altro ... tutto tace sul fronte del porto turistico-nucleare